6 Patience Lobé - United World Project

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6 Patience Lobé - United World Project
Reti di luci per abitare il pianeta
Sabato, 2 aprile 2016
Seminario: Città al lavoro
Laboratorio internazionale di cittadinanza
Dibattito
Lavorare nella città e per la città – intervento di Patience Lobé, Funzionario
pubblico e imprenditrice (Camerun)
Lo sguardo sulla mia città
Mi chiamo Patience Lobé, vengo dal Camerun, sono vedova senza figli. Sono ingegnere
civile. Ho lavorato per 30 anni al Ministero dei lavori pubblici dove, posso dire, ho vissuto
anni di morte e risurrezione.
Come funzionaria avevo uno stile di vita che mi permetteva di avere il necessario, ma attorno
a me vedevo la miseria: come fare? Spesso più si possiede più sembrano aumentare le
necessità. Mi sembrava, contemporaneamente, di non avere abbastanza per sollevare le
sofferenze degli altri.
Avevo conosciuto l’Ideale dell’Unità già da giovane, e con il poco che i miei genitori mi
davano, facendo qualche sacrificio, potevo aiutare le mie colleghe di scuola. Come mai
adesso mi sentivo incapace?
Nel Movimento abbiamo la pratica della comunione dei beni, sentivo di fare comunque la
mia parte, forse facevo anche un po’ di più, ma mi sembrava che non bastasse. L’amore di
Dio mi ha aperto gli occhi mostrandomi in modo nuovo alcune realtà.
Una sera, uscendo da una festa con mio marito, verso le due, incontriamo una ragazza di 1415 anni. Ci fermiamo, le chiediamo dove va, ci indica la sua casa e l’accompagniamo.
Abbiamo avuto un breve colloquio con i parenti, veri genitori? non lo sappiamo. Questo
incontro è stato per me un vero shock. Io non ho figli, ma mi sono chiesta: _A parte la
comunione dei beni che faccio ogni mese, mi sono mai domandata se i figli delle mie
compagne possono tutti frequentare la scuola?_. Questo è diventato un pensiero fisso per
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Sabato, 2 aprile 2016
Seminario: Città al lavoro
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me. Spesso succedeva che chiedevo aiuto ai colleghi per aiutare a pagare la scuola di una
figlia di una amica o di qualche persona che mi chiedeva aiuto in tal senso.
Un’altra volta, dopo un incontro, ci accorgiamo che tante ragazze sono per strada la notte.
Non era la prima volta che percorrevo quella strada per accompagnare una delle nostre
amiche del Movimento dopo un incontro. Quel giorno però eravamo sbalordite dalla scena
che si presentava davanti ai nostri occhi. Una settimana dopo, quando ci siamo incontrate
nuovamente, ognuno di noi raccontava come aiutava i vicini. Ci è venuta l’idea di metterci
insieme, per non disperdere le forze ed essere più incisive nelle nostre azioni. Abbiamo così
deciso di aprire un centro di ascolto per ragazze. Anche se non avevamo da dare
materialmente, sentivamo di poter dare il nostro ascolto, offrire consigli.
Fino ad oggi abbiamo potuto seguire circa 300 ragazze. Da un punto di ascolto siamo passati
a tre centri per poter essere più presenti sul territorio.
In questi centri proponiamo alle ragazze anche un’educazione morale, lezioni di cucito, di
ricamo e insegniamo alcune attività di artigianato. Dopo un periodo iniziale le ragazze sono
orientate a proseguire gli studi in un campo idoneo alle loro attitudini.
L’esperienza in questi centri è molto stimolante: vediamo che non soltanto arriviamo a
recuperare tante ragazze, ma che anche donne che hanno avuto le stesse difficoltà in
gioventù, aiutandoci in questo lavoro, fanno dei passi verso una vita moralmente più sana.
Il passo successivo è stata la creazione di nostri centri di formazione professionale, per
garantire una continuità nella linea educativa cominciata nei centri di ascolto. E’ stato
realizzato un centro per cucito e ne stiamo progettando uno informatico.
Tante ragazze lasciano i villaggi e i propri genitori per recarsi a studiare in città. Spesso però
i parenti che vivono in città non le aiutano a studiare come promesso. Questa situazione mi
ha spinta a creare nella piccola città dove sono nata, che è situata nei pressi di una grande
metropoli, una cooperativa per donne. Questa cooperativa ha dato la possibilità a tante di
cambiare la propria vita e ora lavorano insieme.
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Sabato, 2 aprile 2016
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Poi ho coinvolto delle donne benestanti, originarie come me della piccola città, in una
associazione che ha come obiettivo sostenere con borse di studio ragazze meritevoli ma
indigenti.
Nella mia vita non sono mancate anche occasioni di aiutare e sostenere attivamente alcuni
giovani a sviluppare i loro talenti: per esempio, un giovane artista che ha potuto esporre le
sue opere in alcune mostre o un giovane che ha potuto studiare all’istituto alberghiero e che
ha poi aperto un ristorante. Altre volte ho potuto aiutare personalmente ragazzi che
volevano trovare un’occupazione nel campo dell’agricoltura o dell’allevamento.
Quando Chiara Lubich ha lanciato l’Economia di Comunione, con altre amiche, abbiamo
deciso di aderire al suo appello. Abbiamo cominciato con piccoli commerci per poi creare
una fattoria per l’allevamento delle galline. Fin dall’inizio ci siamo rese conto dell’importanza
della formazione per poter ottenere risultati economici. Nella mia vita non avevo mai preso
in considerazione l’idea di creare un azienda, anche perché, come natura non so vendere,
ma vedevo in questa impresa l’occasione che Dio mi dava di aiutare i più bisognosi. Per
acquisire un po’ di esperienza, essendo questo un campo completamente nuovo per me,
usavo le vacanze. Sono stata, per esempio, in Brasile, dove è nata l’Economia di Comunione
e dove hanno tanta esperienza in questo campo. Ho contattato tanti allevatori nel mondo
per confrontarmi e avere suggerimenti. L’azienda ha funzionato per quasi dieci anni, fino a
che abbiamo dovuto chiudere per la difficoltà ad assumere, da parte mia, tutti gli impegni e
le responsabilità dovuti all’amministrazione.
Non ho trovato nessuno che potesse sostituirmi e ho sofferto nel lasciare questa attività,
proprio perché sento che ogni idea è una responsabilità. Tuttavia tutti gli impiegati hanno
potuto trovare lavoro in altre aziende o hanno colto l’occasione per mettersi in proprio.
Questi dieci anni sono stati, per tanti, l’occasione di imparare oltre al lavoro nella fattoria
altri mestieri. Per esempio uno adesso fa il taxista, un’altra lavora come impiegata in una
banca, un’ altra ancora si occupa di agricoltura nel suo villaggio. Per tutti, questi anni passati
insieme sono stati importanti, sia perché hanno potuto lavorare sia perché hanno avuto la
possibilità di scoprire i loro talenti.
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Questa esperienza non è finita: un ragazzo che ho aiutato a laurearsi in meccanica, ha deciso
di riprendere in mano una parte della fattoria. Aiuta i piccoli allevatori nel confezionare i loro
prodotti.
Per i più piccoli, ragazzi dagli 8 ai 16 anni, con la collaborazione e l’entusiasmo di un giovane,
abbiamo appena fondato un’associazione sportiva.
Sappiamo che finché viviamo, niente è mai compiuto. Finché siamo nelle nostre città con la
tensione a vivere la fratellanza universale, Dio suscita idee e azioni.
Patience Lobé
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