La normativa nazionale e regionale - MORGANTINI
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La normativa nazionale e regionale - MORGANTINI
Ruoli e responsabilità: la normativa nazionale e regionale Dott. Fausto Morgantini U.O. Igiene Alimenti e Nutrizione Dipartimento Prevenzione ASL 2 Nel mondo Nel 1859 Florence Nightingale scriveva: Thousands of patients are annually starved in the midst of plenty” “ Paradosso della scarsità nell’abbondanza • U. E. esposti al rischio povertà: – 78 milioni, di cui 19 milioni di bambini – food insecurity e componente alimentare povertà, diffuse in tutti i paesi Scarsità alimentare Spreco alimentare Sovrapproduzione Eccesso di offerta DECISIONE N. 1098/2008/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 22 ottobre 2008 riguardante l’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale (2010) povertà alimentare principali ostacoli a dieta sana e bilanciata – costo – accessibilità – conoscenza La percezione del problema … Nel 1994 appaiono i primi dati nazionali relativi all’incidenza della malnutrizione ospedaliera a seguito di una ricerca multicentrica coinvolgente 10 U.O. di Dietetica e Nutrizione clinica. Nel 1999 vengono raccolti dati dalla rete dei Servizi di Dietetica e Nutrizione clinica del Piemonte (incidenza malnutrizione tra il 22 e il 35%) Nel settembre 2005 termina lo studio PIMAI (Project Iatrogenic MAlnutrition in Italy) che ha coinvolto 13 strutture ospedaliere in 13 Regioni per un campione di 1830 soggetti con l’obiettivo di raccogliere dati sulla malnutrizione iatrogenica nel nostro Paese (una patologia indotta nei pazienti ricoverati in ospedale per lunghi periodi e negli anziani istituzionalizzati). Lo studio ha rilevato un tasso di malnutriti all’ingresso in ospedale pari al 31%. (Lucchin et al. 2009) Council of Europe. Public Health Committee. Comittee of expert on nutrition, food safety and consumer health. Reports Nel novembre 2002 il Comitato dei Ministri della Sanità del Consiglio d’Europa emana una risoluzione teoricamente vincolante per i Paesi firmatari, dal titolo “Food and nutritional care in hospital”, che prende in esame il problema della malnutrizione in Europa e le strategie finalizzate ad affrontarlo Con il Report “Nutrition in care homes and home care. From recommendations to action” (2009) il Consiglio d’Europa ribadisce che la ristorazione assistenziale è parte integrante della terapia clinica e che il ricorso al cibo rappresenta il primo e più economico strumento per il trattamento della malnutrizione Council of Europe Publishing F-67075 Strasbourg Cedex http://book.coe.int ISBN 978-92-871-6596-1 © Council of Europe, 2009 Printed in France “Il cibo sia la tua medicina e la tua medicina sia il cibo” cibo” Ippocrate, 400 a.c. Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano INTESA 16 dicembre 2010 (Supplemento Ordinario N. 39 alla G. U. N. 37 del 15 febbraio 2011) Sancisce intesa tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sulle linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera e assistenziale, allegato sub A, parte integrante del presente atto. LINEE DI INDIRIZZO NAZIONALE PER LA RISTORAZIONE OSPEDALIERA ED ASSISTENZIALE LINEE DI INDIRIZZO NAZIONALE PER LA RISTORAZIONE OSPEDALIERA ED ASSISTENZIALE Riconoscono quali elementi portanti: • la centralità del paziente istituzionalizzato • il rispetto delle sue esigenze nutrizionali specifiche Affermano, con forza, la necessità di inserire la Nutrizione a pieno titolo nei percorsi di diagnosi e cura Destinatari delle Linee di indirizzo • Amministrazioni delle strutture residenziali extraospedaliere, Residenze Socio Assistenziali, Centri di ospitalità per anziani e altre strutture socio assistenziali per anziani • Amministrazioni Comunali • Servizi competenti delle Aziende USL (servizio di dietetica e nutrizione clinica, Servizi di igiene alimenti e nutrizione) • Gestori del servizio di ristorazione Soggetti coinvolti • • • • • Medici Medicina Generale Personale sanitario di assistenza Personale addetto alla preparazione dei pasti Servizi dietetica e nutrizione clinica delle aziende USL Servizi di igiene degli alimenti e della nutrizione Motivazioni • Colmare le disomogeneità marcate esistenti tra Regioni e, spesso, nell’ambito della stessa Regione, tra le diverse strutture, non solo a livello di qualità nutrizionale ma anche nell’approccio alle varie problematiche (quali: modalità di distribuzione del pasto, livello di conoscenza degli operatori, figure professionali impiegate, consapevolezza del ruolo dell’alimentazione nella promozione della salute) • Individuare le strategie gestionali e clinico-nutrizionali da adottare per la prevenzione e la cura della malnutrizione • Descrivere le modalità organizzative della ristorazione • Formalizzare ruoli e competenze Conseguenze cliniche della Malnutrizione E’ documentato che la malnutrizione comporti: • un aumentato rischio di piaghe da decubito • un aumentato rischio di fratture • una riabilitazione più lunga dopo traumi/fratture • un maggior impiego di farmaci • un maggior numero di ospedalizzazioni • più frequenti complicanze postoperatorie (soprattutto infezioni, sepsi) • una ritardata guarigione delle ferite • una più lunga durata di degenza • mortalità più elevata • costi sanitari più elevati. Conseguenze economiche della Malnutrizione Dati di letteratura suggeriscono che la malnutrizione correlata a patologia costi al Regno Unito 7,4 miliardi di sterline/anno (Elia et al., 2005), solo per quanto riguarda i costi diretti, essendo difficile quantificare l’impatto economico in termini socio-psicologici e di maggiore vulnerabilità alla malattia. Considerato che la malnutrizione iatrogena attesa negli ospedali non è inferiore al 15,7% e l’allungamento della degenza media a causa della PEM (protein energy malnutrition) è 54,9%, (media ponderata dei 6 studi europei più recenti dal 2000 al 2008), le giornate di degenza a causa della PEM iatrogena recuperabili annualmente ammontano a circa 8,5% in ospedali di 800-900 posti letto. Se si recuperasse solo metà di detta percentuale, detratti anche i costi relativi al trattamento nutrizionale, l’utile previsto sarebbe comunque 1-3 milioni di euro/anno per singolo ospedale (L.Lucchin, 2009) La prevalenza della Malnutrizione nell’anziano La malnutrizione nell’anziano è fortemente correlata all’ambiente in cui vive • • • • la prevalenza è 4-10% quando vive in casa in casa di riposo raggiunge il 20% in ospedale il 40% in lungodegenza il 70% Varia rispetto al setting e alla metodologia di screening seguita La malnutrizione per difetto nell’anziano è quindi un grave problema sanitario, che spesso si configura come concausa di complicanze anche letali e riveste pertanto un'importanza rilevante sia sul piano clinico che economico; inoltre è una condizione che spesso non viene riconosciuta e quindi non trattata. Sarebbe utile, già in fase preclinica, individuare e valutare gli indici precoci di malnutrizione, al fine di interrompere e trattare in maniera più efficace casi destinati ad evolvere inevitabilmente verso condizioni più critiche e complicate. Screening del rischio nutrizionale La valutazione precoce del rischio nutrizionale deve costituire la prassi ed essere effettuata tempestivamente da personale appositamente identificato in ciascuna struttura sanitaria La procedura per la valutazione dello stato nutrizionale dovrebbe comprendere: • Rilevazione di peso e statura • Calcolo dell’IMC • Rilevazione e valutazione del calo/incremento ponderale negli ultimi 3-6 mesi • Valutazione della gravità della malattia (in particolare il rischio aumenta in caso di ricoveri in terapia intensiva, traumi, ustioni, fratture, interventi chirurgici, lesioni da decubito, sepsi, complicanze acute in corso di malattia cronica) • Rilevazione e valutazione dell’introito alimentare secondo schemi codificati Screening del rischio nutrizionale è sempre necessario rilevare al momento dell’accettazione statura e peso corporeo e monitorare quest’ultimo durante la degenza lo screening nutrizionale può essere utilizzato da infermieri, dietisti e medici all’ingresso in reparto Lo Screening nutrizionale Permette di definire: • Il paziente non a rischio, ma che deve essere controllato a specifici intervalli di tempo (es. settimanalmente durante la degenza ospedaliera) • Il paziente a rischio che necessiti di un piano nutrizionale • Il paziente a rischio con complicanze metaboliche o funzionali che impediscono di portare avanti il piano di cura nutrizionale • Se esiste il dubbio che il paziente sia a rischio di malnutrizione Timing dello Screening nutrizionale • Lo screening del rischio nutrizionale deve essere effettuato su tutti i pazienti che vengono ricoverati presso tutte le divisioni ospedaliere con una previsione di ricovero superiore a 5 giorni • La procedura va eseguita da parte del personale sanitario del reparto di degenza entro le 48 ore dall’accettazione e ripetuta ogni 7 giorni, anche nei pazienti senza rischio di malnutrizione all’ingresso in ospedale Strumenti di screening nutrizionale validati • Nel 2002 l’Education and Clinical Pratice Committee dell’ESPEN (European Society of Parenteral and Enteral Nutrition) ha elaborato il documento Guidelines for Nutrition Screening 2002 con lo scopo di fornire linee guida in merito allo screening nutrizionale attraverso strumenti applicabili a diversi contesti (comunità, ospedale, popolazione anziana) e basati su evidenze validate • Gli strumenti di screening devono essere semplici, economici, accessibili, accurati, efficienti, validati e affidabili. Strumenti di screening nutrizionale validati • Malnutrition Universal Screening Tool (MUST) per adulti residenti in comunità. Scopo: identificare la malnutrizione sulla base di conoscenze circa l’associazione tra stato nutrizionale deteriorato e alterazioni funzionali: presenta una elevata attendibilità tra operatoririlevatori e una notevole validità predittiva (durata degenza, mortalità) • Nutritional Risk Screening (NRS). Scopo: determinare la presenza di malnutrizione e il rischio di svilupparla in ambiente ospedaliero. Contiene i componenti nutrizionali del MUST e, in aggiunta, il grado di severità di malattia come responsabile delle maggiori richieste nutrizionali. • Initial Mini Nutritional Assessment (MNA). Scopo: identificare la malnutrizione e il rischio di svilupparla negli anziani ricoverati in strutture di riposo, in case di cura e il ospedale. È in grado di identificare il rischio di malnutrizione nella maggior parte degli anziani e nel suo stadio iniziale. Include aspetti fisici e mentali, così come un questionario sull’alimentazione Strumenti di screening nutrizionale validati • Il MUST consente di identificare lo stato nutrizionale in modo semplice, rapido e riproducibile • È stato sviluppato principalmente per essere usato nelle comunità • Caratteristiche: ripetibilità («reliability») – validità («validity») • Considera determinati parametri individuali (ad es. il sottopeso, l’entità del decremento ponderale, le patologie presenti) e giunge a calcolare un punteggio totale che, se superiore a determinati valori soglia, indica la presenza di un rischio lieve, moderato o grave di malnutrizione • Tempo di valutazione previsto per il MUST: < 2 minuti Il MUST Il MUST è costituito da cinque step che prendono in esame i seguenti parametri: • Peso e altezza per il calcolo dell’IMC • Perdita di peso involontaria negli ultimi 3-6 mesi • Presenza di un eventuale stato patologico acuto o di un ridotto apporto nutrizionale • Calcolo del punteggio • Identificazione del rischio, della sua gravità e definizione delle strategie da attuare MUST: Step 1 – B.M.I. score MUST. Step 1. Calcolo del Body Mass Index: •Misurare peso e altezza •Calcolare B.M.I. o usare nomogramma BMI >20 BMI 18,5 – 20 BMI <18,5 =0 =1 =2 Misurazioni alternative: altezza • Se l’altezza non può essere misurata, a causa di ipomobilità e/o disabilità e/o per configurazioni particolari del rachide o il soggetto non la conosce o è incapace di riferirla, possono essere utilizzate alcune misure alternative Misurazioni alternative: altezza Lunghezza dell’ulna -Si determina tra olecrano al gomito e processo stiloideo dell’ulna al polso, con l’avambraccio flesso e in diagonale sul torace e le dita della mano appoggiate verso la spalla opposta -Si utilizza poi l’apposita tabella per convertire la misura (cm) in altezza (m) Misurazioni alternative: altezza Demispan -Nei pazienti allettati la statura può essere predetta a partire dalla semiapertura della braccia o demispan -Si localizza e si segna il punto medio dell’incavo sternale -Si chiede al soggetto di alzare il braccio destro fino a che non sia orizzontale rispetto alla spalla (aiutando il soggetto se necessario) -Si colloca il metro con lo zero alla radice del dito medio -Si allunga il metro attraverso tutta la lunghezza del braccio fino al punto medio dell’incavo sternale e si annota la misura approssimandola allo 0,5 cm più vicino -Si utilizza poi l’apposita tabella per convertire la misura (cm) in altezza (m) Misurazioni alternative: altezza Altezza al ginocchio -Si misura con ginocchia e caviglie flesse a 90°, fra superficie inferiore del tallone (sulla pianta del piede) e faccia anteriore della coscia in corrispondenza dei condili femorali -si utilizza poi l’apposita tabella per convertire la misura (cm) in altezza (m) o un nomogramma Misurazioni alternative: altezza • Se l’altezza non può essere misurata, si può utilizzare un dato recentemente rilevato o l’altezza autoriportata (se affidabile e realistica) Bilancia pesapersona per disabili su sedia a rotelle Oltre alla tara rappresentata da carrozzina e/o ausili, sarà necessario stabilire preliminarmente se sottrarre il peso degli abiti, individuando un peso da sottrarre ad ogni rilevazione. Es: 1 kg per abbigliamento invernale, 0,5 kg per abbigliamento estivo Misurazioni alternative: peso • Se il soggetto non può essere pesato, si può usare un peso recentemente documentato o utilizzare il peso riferito (se affidabile e realistico) Misurazioni alternative: B.M.I. • Se né l’altezza né il peso possono essere misurati o ottenuti, il BMI può essere stimato mediante la misura della circonferenza del braccio al 1/3 medio-prossimale (MUAC – mid-upper arm circumference) dell’arto non dominante • La circonferenza del braccio costituisce un utile indice delle riserve energetiche dell’organismo e della sua massa proteica MUST: Step 2 – calo ponderale Calcolare la percentuale di perdita non intenzionale di peso negli ultimi 3-6 mesi ALTRI CRITERI Qualora non sia possibile ottenere né il BMI né la perdita di peso negli ultimi 3-6 mesi si può procedere con altri criteri di valutazione di tipo soggettivo che comunque possono aiutare il clinico a farsi un’idea del rischio complessivo di malnutrizione BMI Indicare l’impressione clinica: chiara magrezza (molto magro), magro, peso accettabile, sovrappeso, obesità (molto sovrappeso) PERDITA DI PESO Osservare se abiti o bigiotteria sono palesemente larghi Raccogliere la storia di diminuito introito di cibo, ridotto appetito o disfagia da più di 3-6 mesi e chiari segni di disabilità psicologica o fisica che possono causare perdita di peso STIMA IL RISCHIO DI MALNUTRIZIONE IN BASE ALLA TUA VALUTAZIONE Si raccomanda di utilizzare questi criteri non come risultato di un attuale rischio di malnutrizione ma come aiuto per indicare se il soggetto ha un aumentato rischio di malnutrizione MUST: Step 3 – effetto patologia acuta sull’alimentazione Se il soggetto è affetto da una malattia acuta e si è verificato o si prevede per almeno 5 giorni un introito nutrizionale insufficiente + 2 punti allo score complessivo MUST: Step 4 valutazione globale del rischio di malnutrizione Si sommano i valori dello score ottenuti negli step 1, 2 e 3 MUST: Step 5 Piani di cura appropriati in linea con l’organizzazione sanitaria locale A seconda del livello di rischio di malnutrizione rilevato si intraprendono i trattamenti opportuni, che si differenziano a seconda che il paziente sia a domicilio o ricoverato in RSA MUST: Step 5 Piani di cura appropriati A seconda del livello di rischio di malnutrizione rilevato per il singolo paziente, si intraprendono i trattamenti opportuni 0 = Basso rischio: assistenza routinaria • In residenze assistenziali: ripetere lo screening ogni 6 mesi 1 = Medio rischio: osservare • Aiutare con scelte alimentari/consigli dietetici • registrare l’assunzione dei consumi alimentari per tre giorni ed eventualmente applicare procedure terapeutiche adeguate; • In residenze assistenziali: ripetere lo screening ogni mese 2 = Alto rischio: trattare • Migliorare o incrementare l’intake nutrizionale • Monitorare e rivedere il piano di cura mensilmente • Prevedere la consulenza di personale specializzato (dietista, team di supporto nutrizionale). L’ intervento nutrizionale Obiettivo: • nei soggetti sani, mantenere e promuovere la salute con una dieta che risponda ai fabbisogni nutrizionali e alla capacità di alimentarsi • nei soggetti nutrizionalmente vulnerabili, con grado di rischio medio o elevato o con malnutrizione in atto, ha finalità terapeutiche specifiche e/o di prevenzione delle complicanze, attraverso un immediato supporto nutrizionale e la scelta di un percorso terapeutico nutrizionale personalizzato Gli strumenti a disposizione per la terapia nutrizionale sono il Dietetico e l’eventuale ricorso ad una integrazione con prodotti dietetici specifici per os e la Nutrizione Artificiale (N.A.) La valutazione degli scarti • la valutazione degli scarti dei pasti somministrati rappresenta un momento di estrema importanza nella gestione degli aspetti nutrizionali dei pazienti, sia per la valutazione ed il monitoraggio dello stato nutrizionale sia per l’impostazione di un adeguato supporto nutrizionale • possono essere impiegati strumenti anche di semplice utilizzazione e lettura quali ad es. questionari semiquantitativi in grado di valutare se l’assunzione da parte del paziente degli alimenti previsti dalla dieta è totale o parziale Esempio di Questionario semiquantitativo per la stima degli scarti alimentari Ruoli e responsabilità in ambito extraospedaliero Ruoli e responsabilità in ambito extraospedaliero Ruoli e responsabilità in ambito extraospedaliero Ruoli e responsabilità in ambito extraospedaliero FORMAZIONE • Promuovere la conoscenza dei contenuti delle Linee di indirizzo • Trasmettere la consapevolezza della valenza terapeutica che può assumere il pasto all’interno del processo di cura e della situazione passiva ed emotivamente fragile del paziente istituzionalizzato Fruitori della Formazione • Impegnati nelle diverse fasi della preparazione dei pasti, al fine di adottare corretti comportamenti in grado di garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale • Addetti ai servizi economali al fine di sviluppare competenze nella stesura dei capitolati per l’acquisizione di beni/servizi • Appartenenti ai reparti di degenza (coordinatori infermieristici e figure infermieristico assistenziali • Ove presente, personale dei servizi dietetici e clinici, con lo scopo di fare acquisire e sviluppare adeguate conoscenze sugli alimenti e sui principi nutrizionali Riepilogando …. • Il rischio nutrizionale di tutti i pazienti deve essere valutato al momento del ricovero e monitorato periodicamente • Le cartelle cliniche e infermieristiche devono contenere informazioni circa lo stato di nutrizione di ogni degente • Una volta identificati, i pazienti a rischio nutrizionale devono essere sottoposti ad un piano di trattamento dietetico-nutrizionale e alla valutazione della risposta • La dieta va considerata come elemento integrante della terapia • Il tipo di dieta prescritta, l’effettivo apporto di cibo (anamnesi alimentare, valutazione degli scarti), così come i supporti alimentari (N.A.), devono essere registrati in apposite cartelle cliniconutrizionali • Medici e infermieri devono lavorare in un’ottica di collaborazione e sinergia per fornire la cura nutrizionale La Legge 8 novembre 2000, n. 328 «Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali» definisce l’autorizzazione e l’accreditamento e li individua, all’art. 11, quali strumenti per garantire standard di qualità adeguati e affida ai Comuni la competenza in materia di autorizzazione, accreditamento e vigilanza dei servizi e delle strutture gestite da soggetti pubblici e privati sulla base di quanto stabilito dalle Regioni Il processo di accreditamento: Il Comune nel cui territorio è ubicata la struttura, rilascia l’accreditamento a seguito della presentazione di dichiarazione sostitutiva sottoscritta dal legale rappresentante della struttura, in ordine alle seguenti condizioni: (L.R. •Possesso dell’autorizzazione al funzionamento 41/2005) •Possesso dei requisiti contenuti nel regolamento di attuazione della L.R. 82/2009 (Regolamento n. 29/R/2010) AUTORIZZAZIONE all’esercizio (obbligatoria per le strutture pubbliche e private) ACCREDITAMENTO istituzionale (obbligatorio per le strutture pubbliche e facoltativo per le strutture private) Legge Regionale 82/2009 - Soggetti Strutture, soggetti pubblici e soggetti privati convenzionati obbligo Strutture non convenzionate e soggetti privati non convenzionati facoltà Legge Regionale 82/2009 – art. 4 «accreditamento delle strutture» Strutture art. 21 L.R. 41/2005 COMUNE competente per territorio Dichiarazione sostitutiva Elenco strutture accreditate In ordine a: • Possesso autorizzazione • Possesso requisiti Legge Regionale 82/2009 – art. 6 «attività di controllo» COMUNE competente per territorio CONTROLLO avvalendosi della Commissione multidisciplinare (art. 20 Decreto Presidente Giunta n. 15/R del 26 marzo 2008) Strutture accreditate REQUISITI definiti con REGOLAMENTO Requisiti generali e specifici Tra i requisiti specifici previsti per le strutture residenziali e semiresidenziali sono richiesti: •Definizione di protocolli per il controllo del peso degli ospiti; •Presenza di procedure per la somministrazione del cibo Inoltre, sono presenti indicazioni specifiche sulle caratteristiche dei menù Gestione del rischio clinico I piani sanitari degli ultimi anni (PSR 20052007; PSR 2008-2010) hanno previsto essenzialmente due fasi, iniziate con la costituzione del Centro Gestione Rischio Clinico e Sicurezza dei Pazienti: 1.la costruzione di un sistema regionale secondo un modello a rete e la messa a punto di strumenti operativi 2.la creazione di indicatori di verifica e la promozione di buone pratiche finalizzate al consolidamento del sistema Malnutrizione come rischio clinico • Definizione del rischio clinico: possibilità che un paziente sia vittima di un evento avverso, cioè subisca un danno o disagio imputabile, ance se in modo involontario, alle cure mediche prestate durante il periodo di degenza • I dati epidemiologici e gli studi clinici hanno ben evidenziato come il percorso assistenziale della nutrizione risulti fortemente correlato al rischio clinico (possibilità di eventi avversi correlabili allo stato nutrizionale di una persona) Tra le buone pratiche sviluppate e diffuse dal Centro e dalla Rete GRC, entrate a far parte dei requisiti di accreditamento istituzionale, è stata inserita anche la Buona pratica per la prevenzione del rischio nutrizionale (Delibera Giunta Regionale n. 135 del 25/02/2008) il sistema di gestione del rischio clinico Appropriatezza terapia antibiotica Rischio nutrizionale Prevenzione infezioni CVC Corretta identificazione paziente Audit clinico Gestione del dolore Incident reporting Segnalazione evento sentinella Rassegna mortalità e morbilità Gestione Terapia Anticoagulante Orale Prevenzione Trombosi Venosa Profonda Emorragia post-partum Prevenzione distocia di spalla Gestione farmaci antiblastici Prevenzione ulcere da pressione Adozione indice deterioramento cardiaco Igiene mani Scheda Teraputica Unica Requisiti di accreditamento: rischio clinico. Obiettivi generali • Favorire l’adozione di scelte appropriate per soddisfare bisogni nutrizionali specifici delle persone anziane • Migliorare l’organizzazione del servizio di ristorazione nelle strutture assistenziali OBIETTIVI Gli obiettivi trasversali da perseguire da parte di tutti gli attori, pubblici e privati, possono essere sinteticamente riassunti nei seguenti punti: • soddisfazione dell’utenza • prevenzione della malnutrizione • sicurezza e conformità alle norme • appropriatezza rispetto ai bisogni, in termini non solo di caratteristiche nutrizionali delle ricette e proposte alimentari, tecnologie di cottura, derrate utilizzate, ma anche in termini di gradimento sensoriale • rispetto dei tempi e delle modalità del servizio • comfort e accessibilità. GLI ATTORI • soggetti titolari del servizio • utenza • gestore del servizio di ristorazione • personale della struttura • Azienda Sanitaria Locale. IL RISCHIO NUTRIZIONALE • porre maggiore attenzione alla valutazione del rischio nutrizionale • elaborare protocolli di rilevazione dei fabbisogni nutrizionali degli ospiti delle strutture residenziali o semiresidenziali • promuovere conoscenza ed attenzione al problema, a partire dalle persone più direttamente coinvolte nell’assistenza. • coinvolgere in maniera commisurata al problema e specifica tutti i professionisti che svolgono un ruolo determinante nell'assistenza all'anziano istituzionalizzato Al fine di pervenire ad un corretto e completo inquadramento clinico, tutti gli anziani dovrebbero essere sottoposti ad un test di screening per la valutazione del rischio nutrizionale sia al momento dell'ammissione che routinariamente durante la loro permanenza nelle strutture di assistenza e cura L’effettuazione del test di screening è un compito infermieristico, volto ad assicurare che l’infermiere identifichi e riferisca al medico/dietista i pazienti a rischio nutrizionale, prima che avvengano deleterie modificazioni dei processi fisiologici. Il risultato del test deve poi essere opportunamente registrato in cartella clinica, così da poter essere consultato da tutto il personale sanitario coinvolto nel processo di cura e di assistenza, inclusi i medici di Medicina Generale In relazione al livello di rischio riscontrato, dovrebbe poi essere effettuata una attenta valutazione dello stato nutrizionale e pianificato un adeguato intervento nutrizionale da parte del dietista, seguito da un attento piano di monitoraggio degli intake alimentari e dello stato nutrizionale del soggetto Le Linee di indirizzo regionali, quindi, individuano nella corretta definizione del processo assistenziale della nutrizione, inteso come sequenza strutturata di attività, risorse professionali (multidisciplinari) e materiali, chiamate ad interagire al fine di soddisfare le esigenze dei cittadini nelle diverse realtà assistenziali e situazioni personali e collettive, un elemento indispensabile per l’appropriatezza del processo e per la sicurezza nutrizionale degli anziani istituzionalizzati LA VALIDAZIONE DEI MENU‘ La Delibera stabilisce l’obbligo sostanziale da parte dei responsabili delle strutture assistenziali residenziali e semiresidenziali, sia pubbliche che private, di sottoporre il piano nutrizionale adottato alla valutazione e validazione da parte dei Servizi di Igiene degli Alimenti e Nutrizione (SIAN) delle ASL. MENU’ MENU’ Impepata di cozze Spaghetti al nivuro di siccia Sarde a beccafico Triglie fritte Polpettine di polipetti Caponatina La validazione, premessa indispensabile per l’adozione ed applicazione del piano stesso, sarà rilasciata dal SIAN sulla base delle linee guida e degli indirizzi nutrizionali derivati dalla letteratura scientifica, tenendo conto del target specifico Per la validazione, il richiedente dovrà inviare al SIAN un documento (piano nutrizionale) che comprenda un menù redatto da personale qualificato, articolato su almeno 4 settimane (salvo diverse e motivate esigenze della struttura), suddiviso in estivo/invernale, corredato da tabelle dietetiche in cui sia riportato il peso in grammi a crudo e al netto degli scarti delle materie prime che compongono ciascun piatto (“grammatura”), con relativa definizione degli apporti energetici e di nutrienti sia per ogni singolo pasto (colazione, spuntini, pranzo e cena) che per l’intera giornata. Ogni piano nutrizionale dovrà essere sottoposto alla valutazione e validazione da parte del SIAN, oltre che al momento della prima adozione, anche quando vengano apportate variazioni sostanziali. Il SIAN, nel caso in cui rilevi la mancata validazione di un piano nutrizionale effettivamente applicato in una Struttura, chiederà per scritto al responsabile della gestione del servizio di attivare immediatamente le procedure per il suo ottenimento e ne darà contemporaneamente informazione al Sindaco, alla Commissione Interdisciplinare di vigilanza (di cui all’art. 20 L.R. 41/05 e art. 18 DPGR 15/R del 26/03/2008) e, se presente, all’organismo di rappresentanza delle persone accolte, delle loro famiglie o tutori. IL CONTROLLO DELL’APPLICAZIONE DEI MENU‘ Per quanto riguarda il controllo da parte della Azienda USL, accanto alle attività istituzionali nell’ambito del controllo ufficiale degli alimenti, i SIAN inseriranno nella propria programmazione annuale il controllo della ristorazione relativamente agli aspetti nutrizionali Obiettivi specifici del controllo saranno rappresentati dalla verifica dell’applicazione dei menù formalizzati e l'avvenuta validazione degli stessi, il gradimento dei pasti e le modalità di gestione di aspetti importanti ai fini del gradimento da parte degli utenti (tempi/temperature, modalità/luoghi di somministrazione ecc.). La valutazione "in campo" dovrà essere prioritariamente effettuata nelle mense o comunque nei luoghi individuati per il consumo dei pasti, e dovrà essere accompagnata dalla valutazione del piano nutrizionale adottato e validato per la struttura in cui viene svolto il sopralluogo Qualora a seguito del controllo emergano necessità di integrazione o modifica del piano nutrizionale o di altri aspetti significativi in rapporto alla qualità nutrizionale dei pasti serviti, il SIAN emanerà a carico del Soggetto gestore del servizio delle prescrizioni finalizzate all'eliminazione delle non conformità riscontrate, stabilendo un adeguato termine temporale. Di tali prescrizioni e del relativo termine sarà data contestualmente informazione al Sindaco, alla Commissione multidisciplinare di vigilanza (di cui all’art. 20 della L.R. 41/05 e all'art. 18 del DPGR 15/R del 26/03/2008) e, se presente, all’Organismo di rappresentanza delle persone accolte, delle loro famiglie o tutori, anche al fine di favorire la risoluzione dei problemi rilevati attraverso la concertazione tra tutte le parti interessate. Nel caso in cui vengano riscontrate gravi anomalie gestionali in ambito nutrizionale tali da poter compromettere la salute degli ospiti, il SIAN potrà proporre al Sindaco, direttamente o tramite la Commissione, l’applicazione di quanto previsto dall’art. 24 della L.R. 41/05 e dall’art.7 del DPGR 15/R del 26/03/2008 in materia di sanzionatorio (decadenza dell’autorizzazione) LA FORMAZIONE IN AMBITO NUTRIZIONALE DEGLI ADDETTI ALLA PREPARAZIONE E SOMMINISTRAZIONE DEI PASTI È opportuno prevedere interventi di formazione e aggiornamento per tutti i soggetti coinvolti nella ristorazione assistenziale, mirati a trasmettere la conoscenza dei principi di base di una corretta alimentazione, accanto a concetti generali relativi ai diversi aspetti della ristorazione quali quelli trattati nelle presenti Linee di indirizzo. Considerata l’alta prevalenza di anziani malnutriti, dovrà inoltre essere prevista una specifica formazione su tematiche inerenti la valutazione del rischio nutrizionale La Sorveglianza Nutrizionale negli anziani Il Progetto R.S.A. dell’ASL 2 Interventi di sorveglianza nutrizionale Sorveglianza nutrizionale in anziani istituzionalizzati TARGET • soggetti di età superiore ai 65 anni • Istituzionalizzati • in varie condizioni di salute (autosufficienti, parzialmente autosufficienti, non autosufficienti) • ospiti presso alcune Residenze Sanitarie Assistite a gestione diretta o in regime di convenzione con l’ASL 2 di Lucca: Le R.S.A. monitorate: • • • • • • • • • R.S.A. Monte S. Quirico R.S.A. “Arcobaleno” Maggiano R.S.A. “Villa S. Maria” a Maggiano, R.S.A “Pia Casa” a Lucca R.S.A. “Villa Gori “ a Marlia R.S.A. “Pierotti” a Coreglia Antelminelli R.S.A. “Grassi” a S. Romano Garfagnana R.S.A. “G. Pascoli” a Barga R.S.A. “Belvedere” a Barga. elencazione delle funzioni garantite per l'area della Prevenzione collettiva • Profilassi delle malattie infettive e parassitarie • Tutela della collettività da rischi sanitari connessi agli effetti sanitari degli inquinanti ambientali • Tutela della collettività e del singolo dai rischi infortunistici connessi agli ambienti di lavoro • Sanità Pubblica veterinaria (sorveglianza epidemiologica delle popolazioni animali, farmacovigilanza veterinaria, vigilanza dei mangimi, etc) • Tutela igienico-sanitaria degli alimenti • Sorveglianza e prevenzione nutrizionale Attività U.O. Igiene Alimenti e Nutrizione AUSL 2 nelle RSA • Controllo del peso e dello stato nutrizionale degli anziani istituzionalizzati utilizzando le procedure del programma di screening “MUST”, per individuare i soggetti malnutriti o a rischio malnutrizione; • Valutazione dei piani nutrizionali adottati nelle RSA e della loro applicazione e verifica della loro corrispondenza alle Linee Guida Nazionali ed alle Linee di indirizzo regionali per la ristorazione assistenziale • Realizzazione di corsi di formazione per gli operatori addetti all’assistenza degli anziani In totale, nel corso del 2011 sono stati sottoposti a sorveglianza 267 soggetti, con netta prevalenza per il sesso femminile (73%) e per età superiori a 75 anni (83,1%), distribuiti in 9 RSA, quattro della Zona “Valle del Serchio” e cinque RSA della Zona “Piana di Lucca”. Il 90,6% dei soggetti risulta con adeguato stato nutrizionale, il 7,2% a rischio e solo il 2,2% in stato di malnutrizione. Da notare che all’interno dei soggetti “con adeguato stato nutrizionale” si colloca una rilevante quota di obesi (BMI > 30) che rappresenta il 17,2% del totale degli anziani valutati. GRAZIE PER L’ATTENZIONE……..