san camillo news - Fondazione Ospedale San Camillo

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san camillo news - Fondazione Ospedale San Camillo
SAN CAMILLO NEWS
HOUSE ORGAN DELLA FONDAZIONE OSPEDALE SAN CAMILLO - IRCCS
Periodico di Informazione iscritto nel registro della stampa presso il Tribunale di Venezia n. 11 in data 07/08/2010 · Direttore responsabile: Lisa De Rossi · Stampa: Grafiche Liberalato srl - Mestre VE
N. 3 - MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO 2012
Ricerca: il Ministero “premia”
i progetti del San Camillo
Per il secondo anno il Ministero della Salute finanzia
dei progetti che permetteranno di migliorare la riabilitazione
e la diagnosi, in particolare nei pazienti colpiti da ictus e Alzheimer
Ogni anno il Ministero della Salute
pubblica un bando per progetti di ricerca finalizzata. Le graduatorie sono state
ora pubblicate. Tre progetti presentati
dall’IRCCS San Camillo di Venezia, sono
stati ammessi al finanziamento ministeriale. I progetti sono stati valutati da una
commissione esterna americana, più precisamente dai revisori del NIH (National
Institute of Health di Bethesda, USA),
l’Agenzia Nazionale di Ricerca Sanitaria
degli Stati Uniti.
Il primo progetto dal titolo “Planar
haptic device and virtual reality tools for
hand and finger rehabilitation”, proposto
in collaborazione con l’Università di Padova e cofinanziato da Khymeia, azienda padovana produttrice di strumenti
tecnologici nel settore della medicina,
riguarda l’utilizzazione di uno specifico strumento robotico realizzato nei
laboratori dell’IRCCS, per favorire il
recupero della mano e delle dita nei
pazienti colpiti da ictus.
Lo studio durerà tre anni e vedrà impegnati ingegneri, medici e fisioterapisti.
Si tratta di un passo in avanti notevole
sul fronte tecnologico, in cui il San Camillo è all’avanguardia, poiché in commercio
esistono numerosi apparecchi robotici per
il recupero dell’arto superiore, ma nessuno per il recupero di mano e dita.
Il secondo progetto dal titolo “Cognitive efficiency and functional connectivity
across the lifespan Is there a signature of abnormal cognitive decline”, punta all’iden-
tificazione di un marcatore biologico
di malattia per la diagnosi preclinica
del Morbo di Alzheimer, prima ancora
che si sviluppi la demenza.
Il progetto è finalizzato allo studio delle
basi biologiche dell’efficienza cognitiva (attenzione, ragionamento, linguaggio, memoria) per arrivare a differenziare un invecchiamento normale da quello patologico.
La diagnosi preclinica di un possibile
decadimento potrebbe essere molto importante: intervenendo infatti in tempo
si possono stabilizzare i sintomi, sia con
un intervento di tipo riabilitativo di
stimolazione cognitiva, sia con un intervento farmacologico, ritardando così
la fase di demenza e mantenendo una
qualità di vita accettabile.
Attualmente sono circa 150 i pazienti
tra i 60 e i 65 anni in carico all’ambulatorio per i Disturbi della Memoria del San
Camillo. Si tratta sia di soggetti con deficit
di memoria lievi e iniziali, sia di pazienti
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con diagnosi di Malattia di Alzheimer.
Il terzo progetto dal titolo “Development of brain-targeted epigenetic drugs
for the treatment of neurodegenerative
disorders and brain ischemia”, proposto
in collaborazione con l’Università di
Brescia e cofinanziato dalla Epitech,
azienda chimica con sede a Saccolongo
(PD), riguarda lo studio di nuovi farmaci per la riduzione dei danni cerebrali e per il recupero motorio e cognitivo
nei pazienti colpiti da ictus.
L’efficacia di questi farmaci, già rilevata in un modello preclinico di ischemia acuta, studiata su animali analizzando parametri di recupero neurologico e funzionale nell’arco di un mese
di trattamento. Successivamente, se i
primi risultati preclinici saranno soddisfacenti, si potrà passare ad uno studio
pilota su pazienti.
Al San Camillo ogni anno vengono ricoverati circa 200 pazienti colpiti da ictus. •
1
Il Patriarca di Venezia
in visita al “San Camillo”
Al tramonto dello scorso 15 maggio, il
nuovo Patriarca di Venezia - Mons. Francesco Moraglia, genovese - ha iniziato
la sua visita conoscitiva nella Comunità
Pastorale del Lido di Venezia: parrocchie,
realtà religiose, associazioni, etc. Il primo
impatto con l’isola è avvenuto proprio
con la Comunità Religiosa del San Camillo. Con compiacimento, è stato accolto all’imbarcadero dal Superiore, padre
Mariano Florio, e dal Direttore Generale,
dottor Francesco Pietrobon.
La breve visita è cominciata incontrando privatamente la Comunità Religiosa, presente nell’isola fin dal 1928 e
che per oltre 80 anni ha gestito direttamente la complessa opera sanitaria.
L’illustre ospite ha desiderato conoscere
tutti i 16 religiosi presenti, uno ad uno,
con particolare attenzione verso quelli
più feriti dalla vita e dall’anagrafe.
Padre Mariano ha voluto esprimere
al Patriarca la genuina riconoscenza per
la seppur fugace visita in questa rinomata
istituzione sanitaria, eco di sofferenza, ma
anche emblema di umanità e speranza. Il
presule, a sua volta, ha inteso ringraziare
religiosi e direzione per la presenza significativa e la testimonianza umana e cristiana in questo lembo di terra veneziana.
Successivamente, accompagnato dal
dott. Pietrobon, Mons. Moraglia ha
Patriarca Mons. Francesco Moraglia,
P. Mariano - Superiore della Comunità,
dott. Francesco Pietrobon - Dir. Gen. IRCCS
voluto salutare, altrettanto rapidamente, gli ospiti di un reparto “Opera San
Camillo” e uno dell’ “Ospedale San Camillo IRCCS”. A tutti ha dispensato un
sorriso, una preghiera, una benedizione,
promettendo ad ospiti ed operatori sanitari una prossima e più prolungata visita.
Da questa pagina, la Comunità Religiosa e quella del San Camillo ringraziano il Patriarca per questo gesto di
squisita cortesia, gesto beneaugurante
per una sua permanente attenzione verso
l’istituzione stessa. •
Al
San Camillo
tariffe
agevolate
sulle
prestazioni
L’Ospedale San Camillo ha adottato una linea comune per agevolare
gli utenti sui costi e sui tempi delle
prestazioni mediche. Come tutte le
strutture private, anche l’IRCCS San
Camillo offre prestazioni ambulatoriali in convenzione con l’ULSS, rispettando un limite finanziario massimo fissato dall’ULSS stessa.
Per alcune di queste prestazioni
la richiesta rimane comunque molto
alta; per questa ragione la Direzione
del San Camillo ha deciso di incrementare la disponibilità di visite ed
esami, inserendo prestazioni aggiuntive a pagamento con tariffe molto
contenute.
Questo consente di andare incontro all’utenza, e in modo particolare
alle persone con limitate possibilità
economiche, snellendo le liste d’attesa
con conseguente riduzione dei tempi.
Tra le prestazioni a tariffa contenuta rientrano le visite neurologiche,
fisiatriche, cardiologiche, ortopediche
e urologiche.
Le tariffe contenute sono applicate
anche alle terapie fisiatriche e ad altri
esami diagnostici quali elettroencefalogramma, elettromiografia, elettrocardiogramma, ecografia cardiaca,
uroflussometria, radiografie scheletriche, ecografie.
Le prestazioni si effettuano dal lunedì al venerdì. •
Per informazioni
e prenotazioni
Tel. 041 2207244
oppure allo 041 2207205
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SAN CAMILLO NEWS
I “giovedì scientifici” del San Camillo
I seminari interni. Aprile - Dicembre 2012
Il 26 aprile sono iniziati nella sala convegni i “giovedì scientifici” del San Camillo. Si tratta di seminari interni tenuti dai nostri medici:
neurologi, neuropsicologi e da psicologi e fisioterapisti. I seminari si concluderanno il 13 dicembre.
Giovedì 26 Aprile
Antonio Merico: Efficacia del trattamento neuroriabilitativo nel ridurre la fatica muscolare ed incrementare la
forza muscolare dei pazienti affetti da Sclerosi Laterale
Amiotrofica. Studio preliminare.
Giovedì 18 Ottobre
Annamaria Vallelunga: Approcci biomolecolari nello
studio della M. di Parkinson.
Giovedì 10 Maggio
Clara Genna: Vie di implementazione di sistemi BCI.
Giovedì 25 Ottobre
Andrea Turolla: Up to Date degli studi sulle sinergie
muscolari.
Giovedì 17 Maggio
Dario Campagnolo: La relazione terapeutica con il fisioterapista per l’ integrazione della persona con disabilità.
Giovedì 8 Novembre
Giulia Cisotto: Metodi innovativi di analisi del segnale
neurofisiologico.
Giovedì 24 Maggio
Carla Zucconi: Utilizzazione di un feedback virtuale per
il recupero dell’arto superiore dopo l’ictus.
Giovedì 7 Giugno
Elena Baldin: Modificazioni muscolari nei musicisti.
Giovedì 14 Giugno
Roberta Biundo: Profilo cognitivo nei pazienti con M.
di Parkinson.
Giovedì 21 Giugno
Marcello Tiozzo: Esperienze con Smart Balance Master.
Giovedì 5 Luglio
Marco Pitteri: How to differentiate hemianesthesia
from left tactile neglect: A preliminary case report.
Giovedì 19 Luglio
Isabella Koch - Serenella Pegoraro: Questionario
di valutazione per i parenti di pazienti con disturbi
disfagici.
Giovedì 6 Settembre
Pawel Kiper: Effetti della realtà virtuale nel primo anno
dopo l’ ictus.
Giovedì 15 Novembre
Antonio Merico - Marianna Cavinato: Valutazione della funzionalità del Sistema Nervoso Autonomico in neuroriabilitazione: studi eseguiti presso IRCCS S Camillo.
Giovedì 22 Novembre
Raffaella Flaibani: Polimorfismi genetici e riabilitazione
post-stroke.
Giovedì 29 Novembre
Gioia Marcassa: Analisi preliminare dei dati del progetto multicentrico SIG Occupational Therapy”.
Giovedì 6 Dicembre
Chiara Volpato: Correlati elettrofisiologici dell’apprendimento probabilistico nella Malattia di Parkinson.
Giovedì 13 Dicembre
Francesco Piccione - Paolo Tonin: La MEG al San Camillo.
Giovedì 13 Settembre
Francesca Meneghello: Potenzialità riabilitative nei pazienti con “Mild Cognitive Impairment”.
Giovedì 4 Ottobre
Michela Agostini - Martina Garzon: Verso la riabilitazione intensiva domiciliare.
Giovedì 11 Ottobre
Manuela Pilleri: Correlati anatomici dei disturbi della
marcia nella Malattia di Parkinson.
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La curiosità dei giornalisti d’Oltremanica si spinge al San Camillo
Quando la memoria è eccezionale:
indagini sul cervello, la parola alla
Risonanza Magnetica
Uno studio sulla memoria può aiutare nella terapia post-ictus
Prof.ssa Annalena Venneri e Aurelien
Sono le 10 del mattino quando la
troupe dello studio Lambert, produttore di documentari scientifici per Chanel
Four, rete nazionale della Gran Bretagna, entra all’Ospedale San Camillo. I
giornalisti vogliono realizzare un documentario e il protagonista è il cervello
di Aurelien, un ragazzo gallese di 20
anni con una memoria autobiografica
(del passato) eccezionale.
La coordinatrice dello studio è la
prof.ssa Annalena Venneri, responsabile del laboratorio di neuroimaging
funzionale al San Camillo e ordinaria
all’università di Sheffield in Gran Bre-
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tagna, che vanta una lunga esperienza
nelle applicazioni cliniche e sperimentali della risonanza magnetica funzionale. Al San Camillo è arrivata anche
la prof. ssa Giuliana Mazzoni, ordinaria all’Università di Hull in Gran Bretagna, con una lunga esperienza nello
studio della memoria autobiografica e
che ha condotto una serie di esperimenti cognitivi per studiare le straordinarie capacità di Aurelien. La prof.
ssa Venneri ha portato lo studente gallese al Lido di Venezia per studiare le
basi biologiche della sua straordinaria
capacità di rievocare ricordi dettaglia-
SAN CAMILLO NEWS
ti del suo passato; Aurelien ha passato
oltre tre ore sul lettino della Risonanza
Magnetica; l’obiettivo era capire se il
suo cervello è diverso.
Prof.ssa Venneri, come si è svolto lo
studio con la risonanza magnetica?
Abbiamo sottoposto Aurelien ad
una serie di indagini di risonanza magnetica strutturale e funzionale per
studiare il volume del suo cervello, focalizzandoci sui centri depositari della
memoria. Abbiamo studiato in dettaglio, con la Risonanza Magnetica Funzionale, la connettività funzionale tra
alcune strutture chiave di questo circuito e il resto della corteccia cerebrale,
per vedere se il cervello di Aurelien è
così efficiente.
Nel pomeriggio abbiamo sottoposto il ragazzo ad una lunga serie di test,
“interrogandolo” su date che corrispondevano ad eventi della sua vita e
altre che non corrispondevano a nessun tipo di ricordo. Mentre Aurelien
effettuava questo compito, abbiamo
registrato, sempre usando la Risonanza
Magnetica Funzionale, i cambiamenti
di attività cerebrale.
Il risultato è stato impressionante:
Aurelien si ricordava ora, giorno, mese,
anno di un determinato episodio non
fondamentale da poter rimanere impresso nella memoria. Aurelien ricordava a che ora si era alzato, l’ora in cui
aveva cominciato a piovere e l’ora in
cui aveva smesso, la temperatura. Tutto
verificato, tutto corrispondeva. Tutto
questo è straordinario per il livello di
profondità del dettaglio.
Rispetto ad un cervello “normale”,
quello di Aurelien che cos’ha?
In realtà non ha nulla di diverso nella struttura della memoria (nessuna dif-
Aurelien
ferenza dell’ippocampo, l’area deputata
alla registrazione, alla memoria), ma la
Risonanza Magnetica ha rivelato che
il cervello di Aurelien ha il supporto
di aree della corteccia posteriore visiva e della corteccia frontale destra che
sono più sviluppate rispetto al cervello
dei ragazzi della sua età. Inoltre c’è una
maggiore connettività tra le strutture
chiave nel circuito della memoria e al-
tre aree della corteccia, soprattutto con
quella frontale destra.
Studiare la memoria può essere
importante per trovare nuove “strade
terapeutiche” e in quali casi?
È importante studiare questi casi –
ci spiega la prof.ssa Venneri - perché ci
aiutano a capire meglio come funziona
la nostra memoria in condizioni normali ed eccezionali e può darci strumenti
utili, in caso di ictus o trauma, per cercare di aiutare i pazienti a compensare,
con il “reclutamento” di altre strutture,
la capacità perduta di memoria residua.
Aurelien infatti utilizza canali diversi a
supporto delle sue abilità di memoria e
il risultato è straordinario.
É sempre un vantaggio avere una
memoria autobiografica eccezionale?
Non sempre è un vantaggio avere
una memoria autobiografica così dettagliata. Nel corso dell’evoluzione il
nostro cervello ha sviluppato meccanismi per dimenticare o per far sbiadire
i ricordi o per rimuovere, ad esempio,
dettagli irrilevanti, esperienze dolorose. Non essere in grado di dimenticare
oppure di modificare il ricordo di un
evento personale può essere un problema in alcune circostanze, quali ad
esempio il coinvolgimento in un evento traumatico. •
www.ospedalesancamillo.net
Riaperta
agli esterni
la Risonanza
Magnetica
Per continuare il percorso di condivisione con gli utenti, è stata
riaperta agli esterni la Risonanza
Magnetica.
Verranno effettuate in regime
convenzionato, in accordo con
l’ULSS 12, risonanze della colonna vertebrale, cervicale, dorsale,
lombo-sacrale per diagnosticare
patologie discali (ernia del disco
intervertebrale) e malattie neurologiche correlate. Il servizio a pagamento è esteso anche, con tariffe a
pagamento agevolate, alle risonanze cerebrali. •
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U N I T À
O P E R A T I V E
UOC Gravi Cerebrolesioni Acquisite
Incontriamo il direttore dr. Vincenzo Iaia
Benvenuti nel nostro Dipartimento di Neuroriabilitazione.
Anche se un breve “viaggio” in un territorio così complicato come le discipline riabilitative
potrà sembrare impervio, vorremmo accompagnarvi con questo speciale, attraverso un percorso di condivisione tra ospedale, pazienti e famigliari. Nessuna pretesa di rendere “semplice” quello che semplice non è, ma una guida per capire quante competenze e quanta passione
sono alla base del lavoro quotidiano di tutto il personale.
Dott. Vincenzo Iaia
Tutte le nostre Unità Operative sono
affollate di pazienti, soprattutto il lunedì, giorno dei ricoveri o degli “ingressi”,
come si dice tecnicamente.
Un lungo corridoio al secondo piano ospita l’Unità Operativa Complessa
Gravi Cerebrolesioni, diretta dal dr. Vincenzo Iaia.
“Accogliamo pazienti – ci spiega Iaia
- che provengono dai reparti di rianimazione e di neurochirurgia del Veneto;
il 20% circa proviene da fuori regione.
Sono pazienti che presentano elevate esigenze assistenziali e riabilitative, nell’ambito delle quali è spesso previsto anche
un forte coinvolgimento dei famigliari”.
Chi sono i nostri pazienti
Le patologie più frequenti che vengono trattate nella nostra Unità Operativa
sono i traumi cranici, le lesioni cerebrali
anossiche conseguenti di solito ad arresto cardiaco, le gravi emorragie cerebrali.
Trattiamo anche pazienti oncologici con
patologie benigne provenienti dalle neurochirurgie. I più gravi hanno uno stato
di coscienza compromesso, sono soggetti, che al momento dell’ingresso, hanno
un basso livello di responsività che presentano gravi deficit di natura motoria,
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cognitiva e comportamentale; alcuni arrivano nella fase di risveglio o ancora in
stato di coma.
“Accogliamo un centinaio di pazienti
all’anno – prosegue Iaia – perché la degenza da noi può essere molto lunga. Nei
tre anni da direttore di questa Unità ha
registrato un numero crescente di anossie
cerebrali secondarie a patologie cardiache
e di gravi emorragie cerebrali; sono aumentati anche i traumi cranici sul lavoro.
Tutto è riabilitazione
“Il percorso riabilitativo è lungo e
complesso – sottolinea Iaia.
I nostri pazienti, all’ingresso, vengono visitati e valutati da una equipe medico/infermieristica e riabilitativa motoria/cognitiva; nel giro di qualche giorno
viene impostato un protocollo diagno-
SAN CAMILLO NEWS
stico - terapeutico in cui si delinea il
progetto riabilitativo individuale, detto
PRI, nell’ambito del quale un primo e
fondamentale passo è la presa in carico
da parte del personale sanitario del reparto. L’assistenza da parte loro, oltre alle
normali esigenze assistenziali di base, è
rivolta alla prevenzione dei danni secondari da allettamento, come blocchi articolari e retrazioni tendinee, che possono
compromettere in modo significativo il
recupero futuro.
“L’assistenza a questi pazienti - ci spiega anche Antonella Chinellato, coordinatrice infermieristica del reparto - è frutto
di tanta esperienza e di aggiornamento
continuo; sono pazienti delicati, che vanno lavati, posizionati correttamente, mobilizzati più volte nelle 24 ore”.
Approccio assistenziale e rapporto
medico-paziente
Il rapporto medico-paziente in questi
casi è molto complesso e dipende naturalmente dal grado di responsività; comunque non si da mai per scontato che
il paziente, pur gravissimo, non riesca a
cogliere messaggi dall’ambiente intorno.
“L’approccio è fondamentale e personalizzato – ribadisce Antonella Chinellato
- quando arriviamo nel letto di un malato
grave in stato vegetativo o di minima coscienza, gli parliamo informandolo di tutto quello che facciamo. Entriamo quasi in
simbiosi con loro, nella loro testa e nel loro
corpo, riconosciamo il paziente persino
dalla tosse. Ognuno è diverso dall’altro”.
Condizioni cliniche a parte, con i pazienti e i famigliari c’è un rapporto continuo: arrivano in reparto con delle aspettative, per cui l’attenzione nel trasmettere
non solo ai malati, ma anche ai parenti
le notizie che riguardano le condizioni
del loro congiunto è molto alta. Tutte le
informazioni ai pazienti sono state prima
discusse e concordate con l’equipe medica.
Il dopo ospedale, la continuità assistenziale
Conclusa la fase di riabilitazione in
regime di ricovero, il paziente necessita
di solito anche di assistenza sociale. Fondamentale a questo punto è la valutazione e la compatibilità del domicilio con
le condizioni del paziente. L’abitazione
infatti deve essere adeguata alla disabilità. Le indicazioni sugli ausili da fornire
e su come sistemare la casa per dare la
possibilità al paziente di muoversi senza
problemi, vengono date dal fisioterapista che ha preso in cura il paziente ed
eventualmente dalla ditta che fornisce gli
ausili, in collaborazione con le strutture
sanitarie di appartenenza (MMG, Distretto Sanitario, ULSS).
Da non dimenticare poi l’indispensabile trattamento riabilitativo di
mantenimento, a domicilio o ambulatoriale, che permette a questi pazienti
di conservare le migliorie ed i benefici
cosi faticosamente raggiunti durante i
trattamenti intensivi. •
La vita in sedia a rotelle
di un uomo “fortunato”
Le tre vite di Giovanni
Giovanni lo ripete sempre: “ Sono sopravvissuto a tre incidenti, sono paralizzato e sono
qui, vi rendete conto? Sono fortunato, potrei
essere morto! E invece è vivo. 37 anni ed un
sorriso da attore, dice lui… Giovanni Galifi è
un nostro paziente. Un incidente, il 9 dicembre del ’95, lo ha costretto in una carrozzina.
Stava tornando dalla sua festa di compleanno, lui era il passeggero, guidava un amico.
L’uscita di strada, la corsa in ambulanza, la
rianimazione, gli esami e la diagnosi: “Questo non camminerà più”. Lo ha saputo dal
padre medico, mancato nel ‘98: “Giovanni,
non potrai più fare le cose che facevi prima”,
ma lui lo aveva già sentito dire da dietro il
paravento del suo letto d’ospedale.
Cosa hai provato davanti ad una
diagnosi così impietosa?
Ho apprezzato la verità. Ero disperato,
(ma durante l’intervista dice: mi è andata
bene). Mi è crollato tutto addosso, ho pensato di non farcela. L’anno prima avevo perso
in un incidente in moto mio fratello di 27
anni, il 1° maggio, anche per lui era il giorno
del suo compleanno. Piangevo tutti i giorni,
non mangiavo più e in ogni persona vedevo
le cose che non avrei potuto più fare.
Non avresti voluto arrenderti? Non
ti sei mai sentito stanco con la voglia
di dire basta?
Ho tanta fede e prego ogni giorno.
Mi è stato tolto tanto, ma tanto mi è
stato dato. Anche i miei ricoveri ciclici
qui al San Camillo, due mesi all’anno,
mi hanno ridato speranza. Mi sono riorganizzato la vita. Avevo 21 anni quando ho avuto il primo incidente, lavoravo in un‘azienda nel settore del mobile
dove sono tutt’ora. Avevo un diploma di
scuola alberghiera in tasca e un biglietto
pronto per gli Stati Uniti, avrei voluto
lavorare negli alberghi. Ci sono stato nel
2004, a Miami, esperienza bellissima.
Un’altra battuta d’arresto nella tua
vita. Che cosa è successo il 9 dicembre
del 2009?
Il secondo incidente, ho invaso la corsia opposta perché mi sono sentito male,
stesso giorno del primo, stessa infermiera. Non era grave ma quattro mesi prima
i medici si erano accorti che avevo un
problema alle vertebre cervicali che mi
procura tutt’ora un dolore cronico, ho
continuato comunque a lavorare.
Un duro lavoro su te stesso e sul
tuo corpo e poi…
Sono arrivato al San Camillo nel
2010, sono rimasto due mesi per un
www.ospedalesancamillo.net
Giovanni Galifi
ciclo di fisioterapia, sono uscito la vigilia di Natale, ho ripreso a lavorare. Il 3
gennaio 2011 un altro frontale; qui ho
avuto un peggioramento. Fino al 2008
stavo in piedi, camminavo male e con il
bastone, ma questo terzo incidente mi
ha dato il colpo di grazia.
E il merito di questo “sorriso da attore” di chi è?
Ho tanti amici, anche tra i medici e
il personale del San Camillo, che dimezzano le mie sofferenze e moltiplicano le
mie gioie. Gli incidenti mi hanno indebolito nel fisico, ma fortificato nell’anima. La mattina è il momento più duro,
scrivo una frase d’incoraggiamento su
Facebook e poi parto.
Che cosa ti manca? Se potessi dare
un calcio alla sedia a rotelle per un
giorno...
Andrei a sciare e poi a farei una partita di tennis. Ma va bene così, questa è la
mia grande conquista. •
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Un altro aspetto della riabilitazione:
la terapia occupazionale
Storia di una vecchia bicicletta, di un calendario, di un fiore
di carta e di un libro di ricette... anche questa è terapia!
Ore 10. Primo piano dell’ospedale San Camillo. I pazienti lavorano con i fisioterapisti nelle palestre. In
un’altra stanza capita di imbattersi in un paziente che aggiusta una bicicletta, altri che laboriosamente creano fiori di carta, qualcuno ai fornelli che prepara un cous cous o una peperonata. Benvenuti nella stanza
della terapia occupazionale, qui si lavora e si fa riabilitazione. I pazienti hanno difficoltà motorie, di deambulazione, di motilità fine delle mani e di coordinamento.
La bicicletta
L’idea di recuperare una bicicletta vecchia e abbandonata è venuta ai fisioterapisti, in
quanto essendo le attività divise in base al genere (ci sono occupazioni più adatte alle
donne e altre più affini agli uomini), numericamente prevalgono i maschi e così la
“riparazione meccanica” è toccata a loro!
La vecchia bici è entrata con le “ossa rotte” nell’agosto dello scorso anno. Cinque “pazienti-meccanici”, alcuni in carrozzina, hanno grattato il telaio per togliere la ruggine,
passato l’antiruggine e infine l’hanno dipinta di bianco. Controllate le gomme, la bici è
tornata nuova.
Il boccolo
Mentre in cinque si dedicavano alla meccanica, il lato romantico di altri pazienti si
esprimeva al meglio nel creare un fiore di cartapesta da regalare alle fisioterapiste il 25
aprile, giorno in cui a Venezia si festeggia il patrono San Marco e anche la tradizionale Festa del Bocolo. L’usanza vuole che l’innamorato doni un bocciolo di rosa alla
propria amata. Presto fatto! I pazienti hanno così navigato in internet per saperne di
più ed in 15 giorni hanno creato 35 boccioli di ogni colore.
Il calendario
La creatività non si era ancora esaurita. E così Marcello, un nostro paziente, dopo aver
raccolto foto di altri pazienti, cimentandosi con il computer, ha pensato bene di fare un
calendario con la collaborazione del Gruppo Pazienti di Terapia Occupazionale. Dodici
mesi raccontati con colori e immagini suggestive, anche del San Camillo.
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SAN CAMILLO NEWS
Oggi cucino Io!
E che dire del fascicolo di ricette “Oggi cucino io”? 24
ricette tra dolci e salate, raccolte tra il 2008 e il 2012.
“Questo piccolo fascicolo - c’è scritto nel frontespizio raccoglie parte delle ricette proposte, realizzate e gustate
in terapia occupazionale in questi ultimi quattro anni.
Ogni ricetta ha una sua storia, un suo ricordo. Questo piccolo libro non ha la presunzione di essere un
libro di cucina, ma soltanto una raccolta di sapori e
profumi delle persone che sono passate per la terapia
occupazionale che vorremmo condividere con voi”.
In un ospedale i pazienti possono anche lavorare,
la condizione è che il lavoro sia “terapeutico”. Sono
pazienti che ci mettono più tempo ma attraverso i gesti quotidiani si riappropriano delle loro conoscenze e del loro ruolo sociale. Buon appetito!
Paziente che cucina
Terapia occupazionale.
Il terapista occupazionale ottimizza le risorse fisiche del soggetto, quelle ancora risparmiate dalla malattia, insegna ai pazienti a compiere i gesti quotidiani, lavora sull’autonomia, che non significa solo camminare, ma anche telefonare o mangiare. Il
terapista occupazionale è quella figura che aiuta il paziente a raggiungere il massimo grado di autonomia compatibilmente
con la gravità della malattia.
Le iniziative dei nostri pazienti…
Una vita per l’archeologia
C’era molta emozione quel 16 maggio
nella stanza n. 18 del secondo piano
dell’ospedale, si stava realizzando quello
che fino a qualche settimana prima era
soltanto un’idea di un nostro paziente,
Gabriele Rossi Osmida, confidata al cappellano dell’ospedale Padre Eugenio Sartore: poter parlare ancora di archeologia.
Gabriele, archeologo veneziano, famoso nel mondo per gli scavi in Asia
Centrale (vedi intervista pag. 10) ricoverato da noi per la riabilitazione in seguito ad un ictus. Gabriele, in Turkmenistan ha lasciato gli scavi aperti, le sue
scoperte, le sue adorate statuette.
Ricoverato nell’ottobre del 2011,
a maggio di quest’anno era pronto per
affrontare il suo pubblico, i pazienti del
San Camillo ed i suoi amici più cari.
Dopo il placet dei suoi medici e del Direttore Generale, con la collaborazione
anche del personale, è partita la macchina organizzativa: un piccolo evento in
sala convegni con la proiezione di un video sulla scoperta della Civiltà delle Oasi
nel deserto del Karakum. Immagini di
un mondo sconosciuto. La moglie Anna,
sua assistente da sempre, ha preparato la
locandina affissa poi in tutto l’ospedale e
così il 16 maggio si è svolto l’evento. 25
minuti di video dove scorreva la vita in
una città emersa dopo 5 mila anni, tutto
sotto l’occhio attento di Gabriele che,
dopo un breve scambio di battute con
il pubblico, ci ha confidato di sentirsi di
nuovo a casa: “Mi è bastato parlare ancora di archeologia”. •
Da sinistra: Emiliano Nisi, Gabriele e Anna Rossi Osmida
www.ospedalesancamillo.net
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Conosciamo i nostri pazienti…
La mia odissea: dal Turkmenistan
a Venezia in barella
Intervista ad Anna Rossi Osmida
2 ottobre 2011, deserto del Karakum - Turkmenistan. Per l’archeologo Gabriele Rossi Osmida, il primo nel mondo per le sue scoperte in Asia
Centrale, era stata una giornata stupenda. Aveva scoperto una tomba ancora integra del III mill. a.C. colma di vasi e oggetti. Non vedeva
l’ora di andare a dormire per poter ricominciare il mattino seguente.
Anna, suo marito lo scoprirete dopo un
calvario lungo 20 giorni, ha avuto un
ictus durante una spedizione in Turkmenistan. É stato l’inizio di un’odissea che val la pena di raccontare…
“Ringrazio chi sta in alto per avermi
donato questa giornata”. Sono le ultime
parole di Gabriele prima dell’ictus. Gabriele si è sdraiato a letto, non riusciva più
a parlare, era andato come in corto circuito. Lo spingevo e mi accorgevo che non
reagiva. Pensavo scherzasse. Lui è fatto
così. Ho capito che qualcosa non andava.
L’unica cosa che riusciva a dire strascicando le parole era “papusse” (in veneziano
ciabatte), voleva alzarsi. Ho chiesto subito
aiuto. Ore 23. Siamo partiti dal deserto
in auto diretti al primo paese. Tre ore su
strade quasi impraticabili. Gabriele aveva
gli occhi chiusi ma era cosciente.
Siamo arrivati all’ospedale, una struttura senza macchinari.
Solo analisi del sangue e il giorno
dopo. Dovevamo prenderci noi le barelle. Una sorta di autogestione dell’ospedale. Era un reparto misto: donne, uomini, bambini. Un inferno.
Il linoleum del pavimento era alzato,
i letti senza lenzuola. Le infermiere portavano da casa scampoli di stoffa. Sotto
il materasso c’era un sacco d’immondizia
al posto della tela cerata. Il catetere? Una
bottiglia di plastica tagliata. Il clistere?
Sempre una bottiglia ma di acqua calda.
Le persone erano gentili ma non avevano niente. Abbiamo vissuto per dieci giorni in queste condizioni, non c’era alcool,
sono andata a comperare la vodka per disinfettare le piaghe di mio marito. E intanto medici e infermieri non si erano accorti
che aveva una trombosi alla gamba.
Come siete riusciti a sopravvivere
in quella situazione?
Non c’erano letti con sponde, hanno
legato i polsi di Gabriele con delle corde.
Sono rimasta al capezzale di mio marito
seduta su una sedia senza schienale, che ho
fatto io rudimentalmente con una cinghia.
Impossibile accedere ai bagni. La prima
notte ho chiamato il console italiano in
Turkmenistan. Lui si trovava nella capitale
Ashgabat per attivare i medici. Non avendo fatto la Tac avevamo una diagnosi approssimativa fatta dai medici della capitale
a distanza e ogni giorno in aereo mandavano la terapia, Gabriele non si poteva spostare. Io dall’Italia, attraverso la Lufthansa
e il console, mi facevo arrivare i farmaci per
la pressione. Intanto, sono riuscita ad avere una stanza singola. Data l’importanza
dell’ospite, ci ha fatto visita, su indicazioni
del Ministero degli Esteri del Turkmenistan, il Governatore della regione di Mary
e così sono arrivati lenzuola e copriletto!
Ad un certo punto sembrava che
qualcosa si stesse muovendo…
Dopo 10 giorni ed un consulto, abbiamo rischiato, abbiamo deciso di trasferirlo nella capitale in elicottero. Lì
non si poteva restare, non c’era nessuna possibilità, si poteva solo pensare al
peggio. In aeroporto però il comandante non si prendeva la responsabilità del
trasferimento del paziente. Allora sono
intervenuti i militari, bisognava aggirare la burocrazia. A bordo dell’elicottero
c’erano due medici della capitale. Siamo
arrivati, ci sembrava un ospedale vero
anche se non c’era ala cucina e i il mangiare lo portavo io da fuori. Finalmente
una Tac. Avevamo una diagnosi? No. Ho
aspettato due giorni. Il medico che doveva leggere la Tac era svizzero. Avevamo
una diagnosi? Si, ictus. Io dicevo sempre:
guardate la gamba, poi in Italia scoprimmo che aveva fatto una trombosi.
Finalmente verso casa?
Dopo altri sette giorni è partita l’organizzazione per tornare a casa. Nel verbale
di rilascio c’era scritto: “trasportabile” ma
Gabriele e Anna Rossi Osmida
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SAN CAMILLO NEWS
non avevano messo “anche in aereo”. Comunque erano tutte piccole grandi conquiste. Potevamo prenotare l’aereo ad una
condizione: che Gabriele avrebbe dovuto
essere trasportato con un medico a fianco, cosa impossibile perché per ottenere
i visti o di uscita o di entrata in paese le
attese erano lunghissime e non avevamo
tempo. Io in quei giorni avevo continui
lampo di genio. Dovevo. Ho pensato:
un medico dal Turkmenistan a Istanbul
e poi uno italiano da Istanbul a Venezia.
Il biglietto aereo per Gabriele costava
molto, occupava cinque posti. Avevamo
problemi con la scadenza dei nostri visti,
ero angosciata. Cinque ore all’aeroporto
e la telefonata del console: “Deve firmare
altri documenti del Ministero degli Esteri”. Ho firmato dichiarando che c’era un
medico a bordo ma non sapevo ancora se
ci sarebbe stato. Siamo al 19 ottobre.
Ad un certo punto avete incontrato
un “angelo” all’aeroporto di Istanbul…
Un rappresentante italiano di macchinari per la produzione di succhi di
frutta, che vive a Istanbul e che lavora in
Turkmenistan, ci ha fatto da interprete
e ha volato con noi. Da casa mia figlia è
riuscita, con la collaborazione della Turkish – Airlines di Venezia e con la grande sensibilità del Direttore dell’ospedale
all’Angelo di Mestre Onofrio Lamanna,
ad organizzare in tre ore la partenza per
Istanbul di un medico, Paolo Caputo,
Direttore del 118 dell’Ulss 12. Un altro
angelo ci veniva in aiuto. Le prime parole del medico: “Anna, la gamba è il problema più grave, continua a fare danni,
una condizione così non l’ho mai vista
“. Arrivati a Venezia ci aspettava l’ambulanza e via verso l’ospedale. 25 giorni di
terapia intensiva e poi il ricovero qui al
San Camillo. Il resto è storia. Siamo qui.
Gabriele, è vicino a me, sta molto meglio
e sta recuperando ma non riuscendo a
stare fermo, ha già organizzato un incontro presso l’auditorium del San Camillo
e ha fatto partecipi tutti i pazienti e gli
operatori delle sue scoperte. Di quei 20
giorni ne parliamo tra noi, ma per fortuna non ricorda quasi nulla. •
Le iniziative dei nostri pazienti...
Sport: campioni due volte...
Diamo spazio alle idee dei nostri pazienti. Partendo da questo concetto, è nato
l’evento “Sport: campioni due volte”.
L’input è partito da Giovanni Galifi un
nostro paziente con un sacco di amici e tanta voglia, nonostante la sedia a
rotelle, di dare voce al mondo sportivo
dei disabili. Una voce che ha trovato un
coro unanime al San Camillo, fortemente impegnato sul fronte dello sport come
riabilitazione e reinserimento sociale. E
così dopo aver coinvolto medici e fisioterapisti, sono partiti gli inviti. Il pubblico:
ancora una volta pazienti, medici, tutto
il personale e tanti amici. Un confronto
tra atleti disabili, fondazioni Onlus, e il
mondo delle associazioni.
Il dott. Antonio Merico e la dott.ssa
Gioia Marcassa hanno introdotto l’iniziativa, poi la parola è passata agli ospiti.
Da Belluno è arrivato Oscar De Pellegrin, pluricampione Paralimpico di tiro
con l’arco. Oscar ha 49 anni. Ha cominciato a frequentare i poligoni di tiro a
segno nel 1984 a 21 anni, esattamente
dopo sei mesi dall’incidente sul lavoro
che l’ha reso paraplegico. “Grazie a una
persona conosciuta durante la riabilitazione ho cominciato a provare diversi
sport, alla fine ho scelto di fare l’arciere”.
L’atleta ha girato il mondo in maglia
azzurra, ha partecipato a sei Paralimpiadi,
salendo tutte le volte, o quasi, sul podio.
Altro successo il bronzo olimpico a squadre di Pechino 2008, e ora sarà il portabandiera alle Paralimpiadi di Londra.
Oscar è inoltre impegnato con la sua
associazione sociale Sportiva Invalidi. De
Pellegrin ha portato dei filmati di alcune
performance sportive, belle, le guarda e
si commuove, non ci sono le sue e dice:
“Non mi piace essere autoreferenziale” e
aggiunge che, sulla sedia a rotelle, con
arco e frecce in mano, non si sente diverso dagli altri atleti normodotati.
Tra un filmato e l’altro, di microfono
in microfono, la parola passa a Lisa Trevisan, Lisa Festa per gli amici, così chiamata perché le piace divertirsi. Una bella
ragazza di 30 anni dagli occhi sagaci e
una volontà da schiacciasassi, com’è stata definita nella prefazione di uno dei
suoi libri. Lisa aveva 21 anni quando
è stata colpita da un ictus. Otto anni
per riprendersi la vita. Nel 2008 con
tutti i limiti, ha partecipato alla maratona di New York, 42 km e 195 m
in 7 ore.
Tra i libri scritti da Lisa ricordiamo “Si, si, New York!”, la sua storia
dalla sedia a rotelle alla maratona più famosa del mondo e “Si, no Miami”, la sua
www.ospedalesancamillo.net
storia dai tacchi a spillo all’ictus e ritorno. I titoli li ripeteva spesso quand’era in
coma, non potevano non diventare libri!
20 minuti in piedi per raccontarsi. Non
ha mai pensato di perdere questa sfida e
non ha mai pensato di sedersi…
Da Trieste è arrivato Enrico Boaretto, disabile dalla nascita, affetto
da tetra-paresi spastica. Una laurea,
il Master e oggi si occupa di diverse
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continua a pagina successiva
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Giovanni Galifi e Enrico Boaretto
prenditoriali. É un socio fondatore di
Easy Action che opera in Friuli Venezia Giulia. Nell’Associazione porta la
sua esperienza di vita, la testimonianza
verso un nuovo approccio alla disabilità, le sue conoscenze professionali, i
contatti e le capacità tecniche, la consapevolezza che tutte le “barriere fisiche” possono essere superate.
Boaretto ci parla di uscite in mare con
Derive Accessibili. L’associazione dispone di una flotta di imbarcazioni adattate
che permettono, anche alle persone con
disabilità, di navigare in maniera sicura
e confortevole. Ci apre una finestra sulla possibilità di andare per mare anche in
sedia a rotelle. Nel frattempo da Milano
sono sbarcati Davide Romani e Roberto
Bortolato sempre vicini a tutte le iniziative de “La Colonna” - Associazione Lesioni Spinali fondata da Giancarlo Volpato,
una giovane promessa del rugby italiano
costretto all’immobilità a causa di un incidente sul campo. La colonna nata nel
2001 con l’obiettivo di accendere i riflettori sulle persone che hanno subìto lesioni alla colonna vertebrale per raccogliere
fondi a destinare alla ricerca scientifica.
Le iniziative in questo senso sono molte.
Proprio Davide Bortolato un passato da
rugbista molto legato a “Gianca” al San
Camillo ha portato il filmato della sua
straordinaria impresa per raccogliere fondi da destinare all’Associazione, il viaggio
a piedi da Venezia San Marco a Santiago
de Compostela. Sulla scia di altre imprese
compiute da rugbisti vicini all’Associazione, come le traversate a nuoto promosse
dal campione John Kirwan. Roberto, partito il 30 aprile con la benedizione dell’allora Patriarca Angelo Scola, è arrivato a
Santiago il 22 giugno. Ha consumato tre
paia di scarpe ma ha dato il suo grande
contributo. •
Antonio D’Andrea - ricercatore
Valentina Pegoraro - ricercatrice
Elena Baldin - fisioterapista
Davide Di Sotto - infermiere
Lisa Longo - dietista
Simone Preziosi - infermiere
Giovanna Santarello - fisioterapista
Maria Ponticorvo - infermiera
Nicole Bacci - assistente sociale
Alessia Boscolo Cremondin - infermiera
Oscar De Pellegrin
Benvenuto a…
Dario Campagnolo - fisioterapista
Lyudmila Titarenko - OSS
Nela Jelcic - ricercatrice
Salutiamo...
Marco Fregnan - OSS
Martina Marangon - infermiere
Fondazione Ospedale San Camillo via Alberoni, 70 - Lido di Venezia
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CONTATTI
Centralino: 041-2207111
Centro Unico Prenotazioni CUP: 041-2207205
Accettazione Sanitaria e Registrazione Ricoveri: 041-2207148
Ufficio Stampa: 041-2207264
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ORARI
Visite Ospedale IRCCS: tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00
CUP - Centro Unico di Prenotazione: da lunedì a venerdì dalle ore 7.45 alle 14.50
Messe Chiesa San Camillo: feriali alle ore 16.45 - sabato e festivi alle ore 10.00
Bar: aperto tutti i giorni dalle ore 6.45 alle 17.00
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