Marco Basta Blue Thursday 22 giugno – 21 luglio, 2012 Opening

Transcript

Marco Basta Blue Thursday 22 giugno – 21 luglio, 2012 Opening
Marco Basta
Blue Thursday
22 giugno – 21 luglio, 2012
Opening: 21 giugno, 6:30 pm
Essere parte di un gruppo – una comunità, una squadra, una famiglia – è il nostro
unico desiderio: essere presenti nello stesso luogo e nello stesso momento per
affermare la volontà di condividere di un’esperienza; quindi permettere che tale
compartecipazione generi stima, fiducia, amore reciproci.
In cuor nostro, tuttavia, sappiamo di vivere in un momento storico che non lascia
emergere narrazioni collettive: l’aderenza – a uno stile, a un principio – è giudicata
espressione di “fanatismo”; il senso di appartenenza rapidamente genera inquietudine.
Come cani randagi, soffochiamo la posa nell’istinto e l’istinto nella posa.
A volte i nostri corpi individuano uno scenario, interagiscono attivamente tra loro,
ma quella loro interazione non origina alcuna produzione discorsiva dello scenario
evocato. Le nostre relazioni non hanno nomi.
La forma di produzione creativa che più ci entusiasma è il mixtape – che niente
conserva dello spirito vitalistico del collage dadaista o del pastiche postmodernista.
È piuttosto sempre teso alla malinconia, perché nasce nel compiacimento della
solitudine e qui si conferma nient’altro che un esercizio di stile. Fondamentalmente è
l’arte più onanistica che esista.
Noi crediamo negli uomini e crediamo nelle donne; ma vorremmo poter
credere anche nei loro figli, poter credere nel futuro, nel farsi della storia. Spesso ci
chiediamo se i personaggi di DIS Magazine fanno sesso per davvero. Noi abbiamo
bisogno di realtà. Abbiamo bisogno di voi – io di te.
Senza titolo (Riflessi) (2010) è tra le prime opere che si incontrano nella
produzione artistica di Marco Basta (1985, Milano). È una serie di sei stampe
a getto di inchiostro su carta giapponese nelle quali degli specchi sono disposti
caoticamente in uno spazio indistinto – le superfici specchiati sono dipinte a
gofun, un pigmento perlaceo ottenuto dalla polverizzazione di gusci d’ostrica.
Nella quinta stampa un corpo maschile nudo entra nello spazio; gli specchi ne
riflettono solo alcuni dettagli degli organi genitali. Nella sesta stampa si ripropone
una dinamica simile, ma qui il corpo è femminile.
I due corpi non hanno nomi – sono un uomo e una donna “universali” – come
non ha nome la loro relazione.
L’opera è la narrazione di un incontro; tuttavia la sensualità suggerita dall’idea
di due corpi nudi nello stesso spazio rapidamente evapora quando si prende
coscienza che quei corpi forse non si incontreranno affatto. Senza titolo (Riflessi)
evoca infatti gli spettri dell’impotenza, dell’insensibilità, della diffidenza. Evidenzia
uno scenario nel quale l’intimità non è data, ma deve essere costruita.
Domani l’artista si trasferirà in una nuova casa. Giardino (Spider Orchids) (2012)
è l’ultima opera prodotta nella stanza nella quale ha vissuto nel corso degli
ultimi tre anni. L’opera è un disegno a pennarello blu su feltro; rappresenta una
palma Licuala Grandis, ai cui piedi spuntano delle orchidee della famiglia delle
Caladeniae e delle biscuttelle. La dimensione del feltro corrisponde esattamente a
un interstizio che nella stanza dell’artista esiste tra l’armadio e la parete.
Giardino (Spider Orchids) è l’opera “alter ego” di Giardino (2010-11),
anch’essa un disegno a pennarello blu su feltro, nel quale l’artista combina piante
appartenenti a ecosistemi differenti – papiri, panacee, fiori di loto, ninfee, ecc.
Anch’essa è una porzione della stanza, in questo caso un angolo inutilizzato.
A proposto di queste due opere, l’artista ha scritto: “I due disegni su feltro
rappresentano per me una delimitazione ‘sentimentale’ del mio spazio. Esporli
significa portare nello spazio espositivo dei frammenti di intimità, delle porzioni
di uno spazio immaginario nel quale una persona può davvero sentire di essere”.
Il giardino, come luogo nel quale alla natura viene conferito un assetto specifico,
diventa la metafora di come un’identità si definisca dalla sintesi tra istintualità e codici
comportamentali, “io” pubblico e “io” privato.
Queste opere suggeriscono come il romanticismo generi narrazioni differenti da
quelle che invece nascono dai sentimenti.
In occasione di “Blue Thursday”, la prima mostra personale dell’artista in uno
spazio espositivo a Milano, sono presentate tre opere: Giardino, Giardino (Spider
Orchids) e Senza Titolo (2012), un disegno a olio su carta del Bhutan. La mostra può
essere interpretata come una narrazione di cui i due disegni su feltro costituiscono
l’intreccio, mentre quello su carta è una chiusa, un fade-out.
Magari vivessimo in un altro momento storico, allora dedicheremmo questa mostra
al nostro uomo o alla nostra donna e scriveremmo: “Io e te siamo come le due opere
in questa stanza: siamo nati nello stesso luogo, definendoci tratto dopo tratto uno
l’alter ego dell’altro, condividendo lo stesso linguaggio, lo stesso progetto. La società
ha reso pubblica l’intimità che duramente abbiamo costruito – è venuta a prenderci,
brutalmente, pretendendo di conoscere il nostro destino, raccontandoci una versione
idealizzata di ciò che siamo… Questa stanza è la prova che, seppure in un nuovo
luogo, siamo ancora io e te. Più forti che mai, accogliamo tra noi la società che,
inerme, in silenzio, non può nient’altro che contemplare ciò che abbiamo creato.”