Avvenire – 20 gennaio
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Avvenire – 20 gennaio
26 DOMENICA 20 GENNAIO 2013 Sci:festa azzurra Innerhofer vince la libera diWengen Calcio e Sla: via a ricerca in Lombardia ■ MILANO. Morbo di Gehrig o Sla (Sclerosi Razzismo: interrotta partita della Berretti laterale amiotrofica) e calcio, un legame possibile? Per fare chiarezza su questo enigma sta partendo una ricerca scientifica triennale, che prenderà in considerazione i giocatori di Serie A, B, C e D residenti in Lombardia dal 1970 a oggi. WENGEN. Christof Innerhofer ha vinto la discesa libera di Wengen, valida per la Coppa del Mondo di sci alpino. L’azzurro, al quinto successo in carriera, il secondo stagionale dopo quello ottenuto nella libera di Beaver Creek, si è imposto con il tempo di 2’29’’82, precedendo gli austriaci Kroell e Reichelt. Brutta caduta, fortunatamente senza conseguenze, per il norvegese Svindal che guida ancora la classifica generale con 285 punti, davanti al nostro Innerhofer che sale a quota 233 punti. n altro “caso Boateng” e un’altra U interruzione per razzismo, questa volta nel corso di Casale-Pro Patria, gara Del Piero cala un poker da record ■ SYDNEY. Nel momento più duro dell’esperienza australiana, Alessandro Del Piero celebra la sua rinascita con un’impresa: il primo poker di gol. Quello che non gli era riuscito in 19 anni alla Juventus, Alex l’ha realizzato con la maglia azzurra del Sydney Fc, che ha guidato alla vittoria contro il Wellington Phoenix, con il punteggio record di 7-1. Recupero di B: Varese-Grosseto 4-0 ■ VARESE. Gli ultimi otto minuti della sfida fra Varese e Grosseto, sospesa lo scorso 15 dicembre per nebbia, al 37’ della ripresa, sono serviti al ai lombardi per portarsi sul 4-0 (gol di Ebagua) e salire al 4° posto in classifica, agganciando l’Empoli. Boateng reagisce agli insulti razzisti Ancora di mezzo la Pro Patria In campo volano insulti razzisti a Ribeiro (Casale) che reagisce e viene ammonito. I compagni allora sospendono la gara valida per il campionato Berretti. Il razzismo colpisce in maniera preoccupante anche i campi dei tornei del settore giovanile della Lega Pro e il caso vuole che, come per l’amichevole interrotta dal Milan, sia ancora protagonista, in negativo, la Pro Patria. Per Boateng a Busto Arsizio l’interruzione fu causata dai tifosi della Pro Patria, ieri sul campo del Casale i presunti insulti a sfondo razzista sono avvenuti all’interno del campo, tra giocatori della stessa età. I fatti: al 38’ del primo tempo i nerostellati padroni di casa erano sotto di due gol, quando durante un contrasto di gioco, l’attaccante casalese di origine brasiliana Fabiano Ribeiro, viene pesantemente ingiuriato da un avversario: «Alzati negro di m....», sarebbero state le parole proferite dagli avversari. Insulto a cui il giocatore ha istintivamente reagito, così che l’arbitro, ignaro degli insulti, ha pensato di sanzionare il giocatore lombardo con un semplice cartellino giallo. L’intero Casale a quel punto, come il Milan con Boateng, si è compattato a difesa del proprio compagno - in lacrime per l’ingiustizia subita - e indignato ha preso la decisione di abbandonare il campo, proprio come fecero i rossoneri a Busto Arsizio. L’insulto sarebbe stato sentito in maniera nitida anche da alcuni genitori che stavano assistendo alla partita, visto che il fallo che ha scatenato i fatti si è verificato in prossimità della rete di recinzione. La dirigenza del Casale ha appoggiato la scelta dei propri ragazzi e ha inoltrato una riserva scritta alla Federazione per motivare la propria decisione di abbandonare il terreno di gioco, chiedendo che l’incontro possa venire nuovamente disputato. A livello sportivo però, l’arbitro non avendo sentito nulla, sul referto molto probabilmente scriverà che il Casale ha abbandonato il campo senza una particolare motivazione e pertanto oltre alla sconfitta incorrerà in altre sanzioni disciplinari. Intanto, il giocatore insultato e un proprio familiare hanno esposto una denuncia ai Carabinieri, chiamati ad intervenire sul posto dai dirigenti de Le Grange che gestiscono l’impianto sportivo. In serata ferma la condanna del presidente della Lega Pro, Mario Macalli: «Tali comportamenti razzisti non possono essere più ammessi e tollerati. Andremo fino in fondo all’indagine, il calcio deve essere un veicolo di valori umani e sportivi». © RIPRODUZIONE RISERVATA In attesa del Napoli i bianconeri allungano a più 5 dalla Lazio che ha perso un’occasione CALCIO SERIE A La Juve rialza la “cresta” La capolista torna al successo: 2 gol di Super Pogba, poi Vucinic e Matri mandano l’Udinese al tappeto JUVENTUS UDINESE 4 0 DI MARCO BIROLINI ue folgori di Pogba e una fiammata di Vucinic (più ciliegina di Matri nel finale) inceneriscono l’Udinese e ricacciano la Lazio a 5. La pazzesca doppietta dell’enfant prodige francese fa capire una volta per tutte perché in estate sir Ferguson si era tanto arrabbiato nel vederlo abbandonare il suo Manchester: è come se la Juve gli avesse rubato un purosangue dalla stalla. Lo statuario 19enne non si accontenta di svolgere al meglio il ruolo di controfigura dell’assente Pirlo, recitando da protagonista assoluto. Come se i due gol non bastassero, conferma di aver classe e personalità: trattasi di uno dei talenti più puri piovuti in Italia negli ultimi anni. Se non è un top D player, ci assomiglia molto. Complimenti alla Juve, che l’ha acquistato a parametro zero. Conte se lo coccola ma fino a un certo punto, scagliandogli contro proverbiali e impietosi urlacci quando il ragazzone cede all’indolenza e si mette a ciondolare a centrocampo. Lui allora si scuote e si scatena, spargendo danni come un elefante in una cristalleria: l’Udinese va in mille pezzi e la Juve ritrova il passo sicuro della capolista dopo due partite deludenti. Una vittoria che conforta i campioni d’Italia, anche perché le assenze costringono Conte a ridisegnare la squadra. Ma chi va in campo non fa rimpiangere i titolari. Pogba si veste da Pirlo, Giaccherini surroga a dovere Marchisio. In difesa tocca ancora a Caceres tamponare l’assenza di Chiellini, davanti rispunta Vucinic dal primo minuto. Guidolin festeggia le 500 panchine in serie A, ma tiene in freezer l’ac- LA 21ª GIORNATA Giocate ieri Palermo-Lazio 2-2 Juventus-Udinese 4-0 Oggi ore 12.30 Fiorentina-Napoli Ore 15 Atalanta-Cagliari Chievo-Parma Genoa-Catania Milan-Bologna Pescara-Torino Siena-Sampdoria Ore 20,45 Roma-Inter La classifica: Juventus 48 punti; Lazio 43; Napoli 42; Inter 38; Fiorentina 35; Roma 32; Milan 31; Udinese e Parma 30; Catania 29; Chievo 24; Torino 23; Atalanta 22; Bologna e Samp 21; Pescara 20; Cagliari 19; Genoa 17; Palermo 16, Siena 11. ciaccato Di Natale: Muriel è l’unica punta. La Juve cerca subito i sentieri verticali, ma stenta a trovare la via della porta. Il primo a inquadrarla è Vidal con un sinistro da fuori che trova la mano di Padelli. I bianconeri lievitano e comprimono l’Udinese nella sua area, a tratti il gioco scorre con la velocità dei tempi migliori e anche lo spirito è quello antico. Al 18’Vucinic lancia Giaccherini: tiro in corsa e parata di piede, alla Garella, di Padelli. Ci prova anche Caceres di testa, ma la mira è sballata. L’Udinese traballa, però resta in piedi. Ci pensa Pogba a stenderla al 41’con un missile da 32 metri. Gol potente (la palla supera i 90 km orari) e bellissimo, che fa esplodere lo Juventus Stadium. Dagli spogliatoi non esce Giovinco, ancora una volta incompiuto: dentro Matri. Il primo brivido della ripresa lo prova Buffon, con Muriel che manca la girata a pochi metri da lui. Guidolin scongela Di Natale e l’Udinese alza il baricentro. La Juve non si scompone più di tanto e al 65’ colpisce ancora. Ci pensa ancora Pogba, stavolta con un destro a pelo d’erba che non dà scampo a Padelli. Una doppietta memorabile, da scolpire nella storia recente juventina. Al 72’Vucinic arrotonda il bottino, Matri cala il poker al 79’: la festa è completa. La Juve torna a vincere con una grande prestazione corale, esaltata però dagli acuti dei suoi tenori. Dietro il collettivo spuntano, finalmente, anche grandi individualità. Per gli avversari è una gran brutta notizia. Il 19enne francese della Juventus Paul Pogba esulta dopo la doppietta rifilata all’Udinese IL POSTICIPO Roma: operazione recupero L’Inter rinuncia a Cassano, “Strama” si affida a Palacio ROMA. La notizia della vigilia della sfida dell’Olimpico tra Roma e Inter è che l’ex giallorosso Antonio Cassano non ci sarà. Non è stato convocato da Stramaccioni che per fermare la fabbrica del gol di Zeman (in casa non resta a secco di reti da 32 gare) si affida alla vena ispirata dell’argentino Palacio e all’ex laziale Rocchi, non al meglio peraltro e a caccia del 100° gol in A. È comunque un’Inter in piena emergenza perché oltre al “separato in casa” Sneijder, non ha a disposizione Milito, Coutinho e Alvarez. Palacio dell’Inter Situazione non ideale per chi, dopo dieci successi in fila, lontano da San Siro ha perso cinque volte su cinque e non segna da 366 minuti. La Roma rincuorata dalla vittoria in coppa Italia e il passaggio in semifinale (se la vedrà mercoledì sempre con l’Inter) recupera invece anche capitan Totti. Zeman davanti tornerà ad avere l’imbarazzo della scelta, ma pare quasi sicuro il tridente titolare: Osvaldo al centro dell’attacco,Totti e Lamela sugli esterni. Con questa formula qui, la Roma cercherà di giocarsi le ultime carte nelle rincorsa al sogno-Champions. «Mancano 18 partite e cerchiamo di farle una alla volta per recuperare sulle altre. Sfida decisiva? Così poteva essere anche la prima di campionato, vediamo alla fine», bofonchia nel suo stile Zeman. «Contro questa Roma se vuoi giocartela devi disputare 90 minuti di grandissima attenzione perché sono in grado di creare pericoli in ogni momento e attaccano con moltissimi giocatori», l’avvertimento di Stramaccioni ai suoi. L’Inter dall’inizio è probabile che schiererà Palacio unica punta e dietro, nel ruolo di guastatore Guarin, con Rocchi pronto a subentrare in caso di necessità. © RIPRODUZIONE RISERVATA la storia DI MASSIMILIANO MORELLI bancare Palermo e ritrovarsi seppure per una sola notte in vetta al fianco della Juve, presumibilmente rappresentava per il vecchio cuore biancoazzurro un sogno irripetibile e la sensazione di aver cambiato la storia. Perché, statistiche alla mano, ci si rende conto del fatto che neanche nelle annate degli scudetti (1974 e 2000) le cose filavano lisce come adesso. E così è stato per un’ora e poco più, con la Lazio in vantaggio e il Palermo ad arrancare. Però poi è finita 2-2, senza vincitori né vinti. Pensate: stavolta al Renzo Barbera era bastato un golletto di Sergio Floccari - pallonetto di testa su imbeccata di Ledesma e Ujkani uccellato - per risolvere una partita considerata difficile se non altro perché gli ultimi 6 punti incamerati, in casa contro Cagliari e Atalanta, si vociferava fossero stati stati sovvenzionati da qualche magagna arbitrale. Macché sviste, tutti a spiegare che i Petkovic-boys “bussano e camminano”, macinano gioco e guadagnano punti, sognano l’aristocrazia europea e azzardano perfino l’idea del sorpasso ai danni della Vecchia Signora. Anche perché successivamente al vantaggio del calabrese, rientrato nelle grazie dopo aver rischiato la cessione a più riprese, ci aveva pensato saracinescaMarchetti a incanalare la partita S sul binario vincente. La Lazio nell’ex Favorita pareva giocare al piccolo trotto, forse perché come dicono tutti questo è il suo anno fortunato. Forse, aggiungiamo, anche perché il Palermo è lontano anni luce dalla squadra che sognava Maurizio Zamparini, che è pure sostenitore dei tartassati d’Italia. Ma stavolta, dopo aver assistito a due terzi di Palermo-Lazio, rischiava proprio lui di indossare i panni dell’esattore nei confronti di Gianpiero Gasperini, pure se al vulcanico patron la separazione costerebbe un salasso e c’è un assegno da 300mila euro da sborsare già pronto in caso di esonero. Poi però è accaduto quel che rende bello il calcio, la capacità di sbalordire, e in un minuto i siculi, che cercavano per lo meno di recuperare il salvabile, si sono ritrovati in vantaggio: prima Rios ha pareggiato; poi Dyabala, instradato da Miccoli, ha raddoppiato. Così, svanito il sogno d’essere “regina per una notte”, ma salvata dal ko grazie al rigore-gol di Hernanes, la Lazio agguanta il 15° risultato utile di fila (10 vittorie e 5 pari), mentre i siculi (2 punti nelle ultime 6 gare) smuovono appena la classifica. Sì, il Palermo deve intervenire sul mercato. Ma Zamparini per una volta si affidi all’usato sicuro e accantoni l’idea dell’emerito sconosciuto da valorizzare. Non c’è più tempo per scommettere. © RIPRODUZIONE RISERVATA I sogni di Samia finiti in fondo al mare DI MASSIMILIANO CASTELLANI amia in arabo significa «colei che si solleva», ovvero donna che si eleva dalla moltitudine, quindi «nobile». Ed era proprio così Samia Yusuf Omar, un animo nobile, nonostante le umili origine. Primogenita, di sei fratelli, di una famiglia povera di Mogadiscio: genitori fruttivendoli e orfana di padre, ucciso da un proiettile d’artiglieria. Samia avvertì fin da piccola che la vita era troppo dura e breve e che i sogni bisogna rincorrerli e sperare di afferrarli, in velocità. Non poteva essere altrimenti per una bambina nata in Somalia nell’annus horribilis 1991. La stagione sanguinosa dell’infinita guerra civile nella repubblica federale somala. Un Paese dove tutto è estremamente difficile, anche fare sport. Figurarsi partecipare alle Olimpiadi. Eppure Samia con le sue scarpette di gomma dure, maglietta bianca e i fu- S l’altro anticipo Palermo-Lazio, pari di rigore 2-2 Hernanes salva i biancoazzurri seaux neri, a 17 anni c’era riuscita. Momenro dello starter. Poi, corse con tutto l’amore ti di gloria quando nel 2008 atterrò sulla piper l’atletica che era in lei e con quanto fiasta d’atletica dello stadio olimpico di Pechito aveva incamerato quel petto adolescente, no. Piccola e filiforme, stava lì, stupita, amma era impossibile stare dietro a Veronica e mantata e sorridente sotto alla bandiera delle altre. Arrivò ultima, staccata di un’eternità. la Somalia. «Solo questo, portare la bandieNessuno in Somalia quel giorno vide la sua ra del mio Paese è già una vittoria», smozcorsa, perché la gara non venne trasmessa. zicò timida a qualche taccuino curioso, priIl mondo però, cominciò a farsi domande su ma della batteria dei 200 metri. Su uno scatquell’ultima classificata, mentre nel suo Paeto che a rivederlo ora stringe il cuore, è lei la se tutti ignoravano che la ragazzina di Moragazzina della corsia 2. La mina vagante al gadiscio, tra mille sacrifici, era arrivata fin nastro di partenza, confusa e felice nel dosotto la Grande Muraglia per gridare il suo urver inseguire le donne più veloci del mondo. lo di libertà. Un canto libero strozzato in goLa statuaria giamaicana la appena rientrata in paVeronica Campbell, che tria. Prigioniera dell’inL’atleta somala in gara nei avrebbe conquistato l’oro differenza prima e poi inolimpico, si voltò verso di catenata a quel pregiudi200 ai Giochi di Pechino lei, chiedendosi: «Chi sei zio violento chiamato Al provò a fuggire in Italia, baby?». Samia ricambiò lo Shabaab: l’integralismo sguardo con un sorriso che non ammette svaghi ma a 21 anni ha trovato gentile e un battito di nessuna forma di attila morte nel mare di Sicilia evità cuore più forte dello spasportiva, specie se a LA CORSA praticarla è una donna. Impossibile rimanere un istante di più. Con gli occhi pieni di paura, Samia pensò che la fuga in Etiopia fosse l’unica possibilità per continuare a coltivare ancora il suo sogno: correre. Nei 200 aveva capito che non aveva grandi chance di rivincita e allora coL’atleta somala Samia Yusuf Omar scomparsa ad aprile minciò ad allenarsi su orizzonti più lunghi. Aveva trovato la giusta distanza nei 1500. L’obiettivo fisso in teda lì in Libia. «Ma qui venne imprigionata», ricorda Teresa Krug, scrittrice e giornalista sta era riprovarci: a Londra, Olimpiadi del di Al Jazeera che aveva progettato una bio2012. Prima però bisognava allenarsi bene e grafia sulla sua storia. Una storia purtroppossibilmente in un centro attrezzato che po inabissata. La ragazzina di Mogadiscio non poteva essere più quello del rifugio ealla fine c’era riuscita a salpare verso l’Itatiope. «Per andare a Londra devo prepararlia, ma a largo di Lampedusa, la bagnaromi in Italia», pensò Samia che, zainetto in la che la trasportava – assieme a tante anispalla, tentò quel viaggio della speranza conme perse – andò a fondo. E con essa, tutti diviso con migliaia di clandestini del contii sogni di Samia. nente nero. Sfuggendo a rapimenti e ai blitz © di bande armate riuscì a passare in Sudan e RIPRODUZIONE RISERVATA Roma: nel nome di Miguel e Samia Oggi a Roma alle ore 10 prende il via la 14ª edizione della “Corsa di Miguel” intitolata alla memoria di Miguel Sanchez,m poetamaratoneta argentino desaparecido ucciso nel 1978 Record di partecipazione italiano, 5mila iscritti per una corsa podistica di 10 chilometri che avrà come evento collaterale la passeggiata non competitiva di 4 km (partenza ore 10.45 dal Ponte della Musica). dedicata proprio alla memoria di Samia Yusuf Omar.