Vol.8 N.2 - Studio Castellucci
Transcript
Vol.8 N.2 - Studio Castellucci
La preparazione dei canali radicolari con i ProTaper® manuali Patrick S.K. Tseng, DDS, MscD, FICD, FADI Figura 1 I ProTaper® manuali provvisti di manici di plastica. 1 Pag. - 18 La detersione e sagomatura del sistema dei canali radicolari rappresenta la fase più importante della Triade Endodontica descritta da Grossman nel 1988. Nonostante il fatto che le altre due fasi della triade siano di uguale importanza, dalla sagomatura dipende la possibilità di penetrare più in profondità con le soluzioni irriganti e quindi la qualità dell’otturazione. L’introduzione all’inizio degli anni ’90 degli strumenti rotanti in nichel titanio per sagomare i canali ha rappresentato una vera rivoluzione per l’utilizzo di una lega che consentiva di costruire strumenti canalari estremamente flessibili. Questa flessibilità li ha resi relativamente sicuri quando vengono utilizzati in rotazione continua su di un apposito manipolo e sono state descritte diverse tecniche di utilizzo per i vari strumenti e le loro diverse sezioni. Ciononostante, non tutti i canali si possono preparare con questi strumenti né le diverse configurazioni anatomiche possono essere trattate con successo da tutti i clinici. Un comune incidente è rappresentato dalla frattura degli strumenti, soprattutto quando essi vengono sottoposti a stress sempre maggiori, come quelli subiti nella preparazione di canali curvi, di canali con doppia curva ad “S”, di canali confluenti e di canali relativamente lunghi e sottili. Gli strumenti rotanti in nichel titanio ProTaper® hanno una sezione unica e conicità variabili in ciascuna lima. Le loro conicità, infatti, sono minori nelle porzioni apicali e aumentano progressivamente nelle pozioni coronali. Questo contribuisce ad aumentare la flessibilità apicale e consente agli strumenti di eseguire un allargamento coronale precoce quando utilizzati nella sequenza raccomandata. La sezione triangolare convessa, inoltre, conferisce agli strumenti un’eccellente capacità di taglio mentre l’angolazione delle lame che varia lungo la parte lavorante degli strumenti garantisce una grande robustezza, senza compromettere la flessibilità. Tuttavia, nelle mani inesperte capita frequentemente che gli strumenti si fratturino. Recentemente, è stato raccomandato di usare i ProTaper® a mano e ciò ha reso il sistema più versatile, in quanto, usati manualmente, si ha un maggior controllo e quindi predicibilità di risultati: dal punto di vista anatomico, le sagomature sono migliori e vengono eseguite in maniera più efficace rispetto a qualsiasi strumento manuale in acciaio disponibile in commercio. I ProTaper® (Fig. 1) usati a mano con il movimento tradizionale di rotazione o con le “forze bilanciate” modificate hanno il vantaggio di essere complementari ad altri strumenti rotanti in nichel titanio nella preparazione delle anatomia endodontiche più complesse, assicurando all’operatore una maggiore sensibilità L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 2005 tattile e maggiori informazioni sulle complessità anatomiche esistenti. Sequenza 1. Cavità d’accesso La cavità d’accesso deve essere preparata, come sempre, in modo da fornire un accesso rettilineo a tutti i canali (Fig. 2). Una volta reperiti gli imbocchi, i canali vengono sondati inizialmente con strumenti sottili in acciaio a mano, con movimento tipo caricamento di orologio, per i due terzi coronali, che vengono allargati fino ad un calibro 15 (Fig. 3). 2. Allargamento coronale I due terzi coronali del canale vengono ora svasati utilizzando il ProTaper S1 a mano, seguito dal SX usati con il movimento raccomandato (Figg. 4-7). Movimento delle lime manuali: - Spingere la lima apicalmente, fino ad impegnarla contro le pareti canalari - Ruotare la lima in senso orario per 3 o 4 giri, fino a che non si blocca, quindi ruotarla in senso antiorario per disimpegnarla e ruotarla di nuovo in senso orario per tagliare a quella profondità; a questo punto, estrarla, pulire le sue lame e continuare fino a raggiungere la profondità desiderata. Oppure (indicato per i neofiti): - Spingere la lima apicalmente, fino ad impegnarla contro le pareti canalari - Ruotare la lima in senso orario da 3/4 a un giro completo, ruotare di nuovo in senso antiorario di mezzo giro per disimpegnare la lima, estrarla dal canale, pulire le lame e ripetere fino a raggiungere la profondità desiderata. 3. Determinazione della lunghezza di lavoro A questo punto i canali vengono sondati Figura 2 Cavità con accesso rettilineo. 2 3 Figura 3 Il canale viene sondato fino al calibro 15. Figura 4 Svasatura coronale con S1. 4 5 Figura 5 Svasatura coronale con SX. Pag. - 19 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Patrick Tseng si è laureato in odontoiatria presso la National University of Singapore nel 1985 ed ha conseguito con lode il Master of Science in Endodontics presso l’Università di Londra nel 1990. Attualmente è Senior Consultant e Clinical Coordinator of the Dental Services of the National University Hospital e Senior Clinical Lecturer nel Department of Restorative Dentistry della National University Figura 6 Orifizio coronale prima dell’utilizzo di S1 e SX. Figura 7 Orifizio coronale dopo l’utilizzo di S1 e SX. 6 per tutta la lunghezza di lavoro con lime sottili in acciaio fino al calibro 15 e la lunghezza viene confermata con l’uso di un localizzatore elettronico apicale e/o con un esame radiografico (Fig. 8). 4. Preparazione dei terzi medio e coronale Si utilizzano ora i ProTaper® manuali S1 ed S2 con lo stesso movimento (rotazione) fino a raggiungere la lunghezza Figura 8 Determinazione e conferma della lunghezza di lavoro. Figura 9 Misurazione del calibro del forame apicale con le lime manuali in acciaio. Pag. - 20 8 9 7 di lavoro. Questo serve a dare al canale la caratteristica “sagomatura profonda”, richiesta per facilitare l’ulteriore preparazione apicale e per consentire una più profonda penetrazione dei plugger durante la fase dell’otturazione. 5. Preparazione apicale La preparazione apicale si ottiene usando i ProTaper® manuali F1, F2 ed F3 (se necessario), sempre con lo stesso tipo di movimento, fino a raggiungere la lunghezza di lavoro. La preparazione apicale viene quindi rifinita utilizzando le corrispondenti lime in acciaio per misurare il calibro del forame e per levigare le pareti canalari preparate. A questo punto i canali sono pronti per essere otturati (Fig. 9). 6. Otturazione La sagomatura conferita ai canali radicolari bene si adatta ad essere otturata con una grande varietà di tecniche, come le tecniche di condensazione laterale a caldo/a freddo, la compattazione verticale o la tecnica della guttaperca termoplastica con carrier (Figg. 10-12). Conclusioni I ProTaper® manuali hanno numerosi vantaggi, che risolvono alcuni dei problemi associati con l’uso della maggior parte di strumenti rotanti in nichel tita- of Singapore. È Associate Editor del Singapore Dental Journal. Il Dr. Tseng è Fellow of the International College of Dentists (FICD) e della Academy of Dentists International (FADI). Conferenziere internazionale, ha tenuto numerose conferenze e corsi pratici in molti Congressi Internazionali. L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 2005 Figura 10 Curvature canalari mantenute. 10 11a Figura 11a Radiografia di controllo della lunghezza di lavoro: si noti la curva ad “S” del canale distovestibolare. Figura 11b La radiografia postoperatoria mostra che la curva ad “S” della radice distovestibolare è stata mantenuta. 11b 12a Figura 12 La curva del canale mesiovestibolare è stata mantenuta. 12b 13 Figura 13 La notevole curvatura del canale distovestibolare è stata mantenuta. nio e si dimostrano particolarmente utili nelle seguenti situazioni: - Sono ottimi strumenti per insegnare agli studenti del corso di Laurea - Sono un’alternativa senz’altro superiore agli strumenti manuali in acciaio - Rappresentano un buon punto di partenza per coloro che non hanno mai usato gli strumenti rotanti - Rispetto ai rotanti, hanno un costo iniziale notevolmente più basso - Mantengono una buona sensibilità tattile - Sono complementari ai rotanti - Sono particolarmente utili in caso di difficoltà anatomiche (Figg. 13, 14) - Sono particolarmente utili in caso di difficile accesso con il manipolo - Sono particolarmente utili per superare ed eliminare gradini naturali e iatrogeni. Pag. - 21 La preparazione dei canali radicolari con i ProTaper® manuali Figura 14a Doppia curvatura del canale distovestibolare. Figura 14b Il canale distovestibolare è curvo sia in direzione distale che linguale. 14a Figura 15 Radiografia postoperatoria del terzo molare inferiore sinistro di difficile accesso. 15 Traduzione dell’articolo originale: Root canal preparation with hand ProTapers Contemporary Endodontics 2004, 14-16 Pag. - 22 14b Il raggiungimento dell’eccellenza in endodonzia: il trattamento dei canali curvi Richard E. Mounce, DDS Figura 1 Perdita di pervietà apicale con perforazione apicale. Figura 2 Ottenimento della pervietà apicale ideale. 1 Un’eccellente preparazione dei canali curvi si fonda in primo luogo sulla completa valutazione preoperatoria che consenta di localizzare le curvature presenti, sul mantenimento della concentrazione sulla zona d’intervento onde evitare danni iatrogeni e, infine, sull’ottenimento e il mantenimento della pervietà apicale. Molti canali ritenuti “calcificati” sono in realtà bloccati da fango dentinale (accumuli di frammenti di polpa e limatura dentinale) che si è accumulato nelle zone di diametro via via più stretto dell’anatomia del canale radicolare, e non è stato rimosso mediante irrigazione e/o l’utilizzo di strumenti di controllo della pervietà. Ottenere nuovamente la pervietà, una volta perduta, può essere molto difficile.4 Sfortunatamente è facile perdere la pervietà e dunque il “controllo” di un caso che presenta una curvatura significativa, a scapito del risultato finale (Figg. 1, 2). Per contro, e per fortuna, grazie alle varie strategie specifiche sotto indicate, si può riuscire, lavorando con cura e perseveranza, a preparare alla perfezione 2 Pag. - 24 canali simili. Malgrado i proclami di alcune case produttrici, non esiste alcun sistema di strumenti in nichel-titanio che possa o debba essere utilizzato da solo per trattare qualsiasi curvatura. In altre parole, è ingannevole quel tipo di pubblicità secondo cui basta seguire, come in un libro di ricette per cucina, un unico set di strumenti per preparare qualsiasi canale presenti una curvatura significativa. È importante che il clinico conosca i limiti del sistema di strumenti rotanti che utilizza e che tenga presente che i vari sistemi non sono tutti uguali. Di seguito raccomanderemo un preciso sistema di strumenti, ma ci sono alcuni (per fortuna molto pochi) canali che è preferibile preparare, nel terzo apicale o in presenza di una curvatura significativa, usando la strumentazione manuale. Ciò detto, alcuni sistemi rotanti hanno un campo di applicazione più ampio rispetto ad altri e, usati nel modo giusto, sono in grado di produrre sagomature più prevedibili, riducendo al minimo il rischio di frattura degli strumenti. Dopo aver sperimentato tutti i sistemi rotanti disponibili nel Nord America, sono divenuto uno strenuo sostenitore del sistema in nichel-titanio K3 (SybronEndo, Orange, CA, USA). La sua efficienza di taglio è eccellente e la sensazione tattile che si sperimenta maneggiandolo è davvero impareggiabile. Grazie all’asimmetria del design della sezione trasversa, possiede un’eccezionale resistenza alla frattura e non tende ad avvitarsi nei canali come fanno altri strumenti in cui il design della sezione trasversa è più simmetrico. Il sistema K3 è un elemento imprescindibile nella mia preparazione dei canali curvi, e altrettanto essenziali sono i passi descritti qui di seguito: 1) Il riconoscimento della curvatura L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 2005 canalare va ben oltre l’atto di guardare una singola radiografia e decidere se il canale è curvo o diritto. La linea retta non esiste in natura, perciò tutti i canali presentano un qualche grado di curvatura, compresi quelli che, all’esame radiografico, appaiono diritti. Specificatamente, nella prassi clinica non distinguiamo mai le curvature in direzione vestibolo-linguale, che ci apparirebbero evidenti se potessimo vedere il dente in proiezione mesiale o distale. Dal punto di vista clinico, queste curvature non sono meno significative di quelle che si vedono comunemente in direzione mesio-distale. Per sviluppare un’immagine tridimensionale del dente, è importante effettuare delle radiografie preoperatorie da molteplici angolazioni (frontale, mesiale e distale) ed esaminarle attentamente una per una, osservando l’intera lunghezza di tutte le radici per individuare eventuali curvature. Un esame così attento dovrebbe consentire due scoperte che non sarebbero possibili con un’osservazione meno accurata: le lesioni di origine endodontica si verificano ovunque lungo l’apparato di sostegno (specialmente lungo la superficie laterale della radice) e le brusche curvature sono presenti nel terzo apicale, conferendo spesso al canale una forma ad “S” lungo la metà apicale della radice. Le lesioni laterali sono le responsabili dello sbuffo di cemento, visibile dopo avere eseguito l’otturazione finale che conduce alle lesioni di origine endodontica, il che assicura al clinico di aver rimosso con l’irrigazione i detriti dal forame laterale. Le curvature brusche, inoltre, richiedono di essere manipolate delicatamente sia con gli strumenti manuali che con i rotanti, come descritto qui di seguito. 2) Dopo aver valutato le curvature iniziali nella fase preoperatoria, è fondamentale ottenere un accesso il più possibile rettilineo e sondare attentamente il canale con le lime K .06-10. A tal fine occorre utilizzare queste piccole lime dopo averle precurvate e farle avanzare lentamente in modo da stabilire la pervietà del canale dopo averlo irrigato con ipoclorito di sodio ed EDTA in gel, in particolare all’inizio della sequenza di strumentazione (vedi sotto, al punto 3). Uno strumento eccellente per precurvare le lime K sono le pinze EndoBender (SybronEndo, Orange, CA, USA) (Fig. 4). Le piccole lime K in acciaio consentono una valutazione completa della curvatura canalare, in quanto questa si imprime letteralmente sulla lima. Rimuovendo quest’ultima dal sistema canalare, si ottengono sicure informazioni sulla reale traiettoria del 3 Figura 3 Il sistema di strumenti rotanti K3 di SybronEndo, Orange, Ca, USA Pag. - 25 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dottor Mounce esercita la sua attività limitatamente all’endodonzia a Portland, Oregon. Tiene lezioni e conferenze in tutto il mondo e pubblica articoli con continuità. Il dottor Mounce non ha alcun interesse commerciale nell’Elements Diagnostic o nei prodotti SybronEndo. Figura 4 Le pinze EndoBender di SybronEndo, Orange, Ca, USA Pag. - 26 canale, informazioni che saranno preziose nella successiva fase di strumentazione. modo che il controllo della pervietà venga eseguito automaticamente con facilità. 3) Nei denti vitali, dopo aver eseguito la cavità d’accesso, si colloca in camera pulpare l’EDTA in gel. Ciò consente l’emulsificazione della polpa, che viene così tenuta in sospensione in modo che i frammenti di residui pulpari vengano portati fuori dal canale con le soluzioni irriganti invece di essere compattati nel terzo apicale. 4) È preferibile utilizzare una strumentazione con approccio crown-down. Secondo questa tecnica, i terzi del sistema canalare vengono strumentati in sequenza: prima il terzo coronale, poi il medio e infine il terzo apicale. È essenziale irrigare dopo ogni strumento e fare delle ricapitolazioni nella zona apicale per mantenere la pervietà. Clinico e assistente devono stabilire un ritmo di lavoro che agevoli il mantenimento di un’irrigazione adeguata. L’ideale è che l’assistente porga al clinico la siringa con l’irrigante dopo l’introduzione di ogni strumento e, subito dopo l’irrigazione, gli avvicini una piccola lima K su una spugna, in 5) È importante che, osservando le radiografie preoperatorie, il clinico stabilisca l’appropriata dimensione della conicità finale e quindi della lima apicale master, da preparare prima di cominciare a lavorare nel canale. Ad esempio, per una radice ampia con una curvatura minima l’ideale è generalmente una conicità finale .06 mentre per le radici sottili, calcificate e molto curve è più adatta una conicità .04. Allo stesso modo, più larga è la radice, più grande sarà la dimensione della lima master apicale. Mediamente, le radici palatine e le radici distali dei molari inferiori saranno strumentate, approssimativamente, con una lima K n° 35, mentre i canali dei premolari, i canali mesiovestibolari e mesiolinguali dei molari inferiori e i canali mesiovestibolari e distovestibolari dei molari superiori e dei denti anteriori richiederanno una lima K n° 30, fatta eccezione per i casi di riassorbimento, di anatomie insolite e precedente trasporto del forame apicale, ecc... Tra l’altro, determinare l’effettiva lunghezza di lavoro prima di iniziare la preparazione del canale è importante per costruire mentalmente queste dimensioni e le conicità. Per esempio, se un dente è eccezionalmente lungo, 25 mm o più, generalmente non sarà preparato con lo stesso grado di conicità né verrà preparato con la stessa lima master apicale di altre radici. Infatti, ottenere conicità notevoli in una radice molto lunga, specialmente in presenza di curvature significative, richiede spesso la rimozione di una quantità di struttura dentale maggio- 4 L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 re di quella effettivamente necessaria per ottenere la detersione biologica e la sagomatura desiderate. 6) Prevenire la rottura delle lime è estremamente importante poiché, qualora si spezzino, rimuoverle è tecnicamente impegnativo e non sempre possibile. La correlazione tra la riuscita a lungo termine o il fallimento dell’intervento e la presenza o meno di uno strumento fratturato non è tuttavia del tutto chiara.1,2,3,5 Si potrebbe scrivere un intero articolo su come prevenire la rottura di uno strumento rotante. Esistono diverse strategie di prevenzione possibili, ma in primo luogo occorre evitare di impegnare troppo la lima nel canale. Nel caso specifico, l’ideale sarebbe impegnare ciascuno strumento rotante per 1-2 mm per volta e certamente non spingerlo per più di 4-6 mm nel canale. Evitare l’eccessivo impegno nel canale è fondamentale per evitare l’accumulo nelle leghe metalliche di fatica ciclica e di stress torsionale (vedi sotto) responsabili della frattura. La lima deve essere inserita per 1-2 mm fin dove si avverte una leggera resistenza e poi ritirata; a questo punto è possibile reinserirla e farla avanzare oltre in direzione apicale. Appena si avverte la minima resistenza, occorre rimuoverla, reinserirla e così via. Dopo aver inserito uno strumento rotante per una o al massimo due volte, occorre irrigare il canale, controllare la pervietà e pulire le lame della lima, in modo che esse possano continuare ad asportare i detriti canalari. Utilizzando gli strumenti in sequenza crown-down, dalle lime più grandi a quelle più piccole (come già detto in precedenza), sempre inserendo lo strumento per 1-2 mm, si potrà evitare di impegna- re eccessivamente la lima ed evitare quindi il rischio di una sua frattura. Impegnare eccessivamente la lima nel canale la espone al rischio di frattura per accumulo di stress torsionale. Se la lima si blocca all’interno del canale (essendo troppo impegnata) mentre il motore gira ancora, la frattura avviene nel giro di una frazione di secondo. Imparando a dosare la quantità di forza da esercitare sulla lima e facendola avanzare poco per volta (1-2 mm) nel canale, riuscirete a poco a poco ad acquisire un’eccellente padronanza degli strumenti, così da sfruttare al massimo le loro potenzialità e ridurre al minimo il rischio di frattura. È importante tenere bene a mente che nessuno strumento rotante deve essere mai forzato per raggiungere un determinato punto o una lunghezza di lavoro prestabilita: mai! Se lo strumento non vuole proseguire, non bisogna forzarlo. Qualora incontriate una resistenza considerevole, potete scegliere tra inserire una lima più piccola che sia in grado di superare la zona problematica o usare una lima di dimensioni maggiori per allargare il canale al di sopra dell’ostacolo, ma in nessun caso dovete forzare una lima che non sta avanzando per risparmiare tempo. Da un quadro del genere alla frattura il passo è breve. Se, dopo aver determinato la lunghezza di lavoro e prima di introdurre gli strumenti rotanti ci accertiamo che in quel canale è stato creato un eccellente sentiero di percorribilità per mezzo di una sequenza di lime K manuali fino al calibro 15, gli strumenti rotanti scivolano facilmente senza bisogno di forzarli. In altre parole, dopo la determinazione della lunghezza di lavoro e l’esplorazione del terzo apicale, è importante preparare il canale fino a Pag. - 27 2005 Il raggiungimento dell’eccellenza in Endodonzia: il trattamento dei canali curvi portare una lima K n° 15 prima di inserire uno strumento rotante alla lunghezza di lavoro. Una volta portata a termine manualmente la creazione del sentiero di percorribilità, si potrà inserire una lima n° 15 con conicità .02 e una lima 20 K3 con conicità .02 fino all’effettiva lunghezza di lavoro per rifinire e delineare interamente il sentiero che verrà seguito dalle successive lime K3. Tale modo di procedere è fondamentale per prevenire la perdita della lunghezza di lavoro nei canali curvi. 7) La preparazione dei canali curvi è enormemente facilitata dell’utilizzo della diga di gomma e del microscopio operatorio. Lo standard di qualità impone di usare sempre la diga di gomma. Tenere sotto controllo la zona d’intervento senza la diga risulta problematico se non impossibile, per il forte rischio di contaminazione microbica tramite saliva, a parte il comfort per il paziente e la sua protezione. È difficile immaginare come un dente possa essere adeguatamente irrigato con ipoclorito di sodio senza l’uso della diga di gomma. Inoltre sia quest’ultima che il microscopio operatorio possono aiutare il clinico a concentrarsi meglio sulla zona d’intervento, senza cedere a distrazioni di sorta. L’illuminazione fornita dal microscopio operatorio è l’ideale per visualizzare tutte le ramificazioni dello spazio canalare e in particolar modo per la localizzazione degli imbocchi canalari, delle ostruzioni, dei detriti ecc... Chiunque obiettasse che le lenti di ingrandimento e le lampade frontali vanno benissimo e forniscono sufficiente luce e ingrandimento, probabilmente non ha mai utilizzato clinicamente un microsco- Pag. - 28 pio operatorio. La sua efficacia rispetto a questi strumenti è come quella di un aereo paragonato a una nave da crociera per attraversare l’Atlantico. Entrambi sono in grado di portarci a destinazione, ma il microscopo operatorio garantisce un grado di velocità, comfort ed efficienza impensabile con altri mezzi. In conclusione, quando si perde la pervietà canalare e/o si verifica un danno iatrogeno, è bene considerare l’errore o il problema come un’esperienza istruttiva di cui far tesoro per evitare che si crei la stessa situazione in futuro. Col tempo, il clinico acquisirà la capacità di prevenire l’errore, riuscendo così ad eseguire trattamenti di maggiore successo. A parte i suggerimenti pratici sopra elencati, per ottenere e mantenere la pervietà nonché preparare i canali curvi con perizia e fiducia in se stessi è fondamentale che il clinico mantenga la concentrazione sulla zona d’intervento per arrivare ad ottenere i risultati migliori. È facile che, durante il trattamento, l’operatore ceda alla stanchezza o alle distrazioni oppure che l’effetto dell’anestesia cessi prima della conclusione dell’intervento. Esiste una naturale tendenza a fare presto, al costo di rinunciare a raggiungere la lunghezza di lavoro o a portare a termine la procedura correttamente. Come una squadra di calcio che non perde mai la concentrazione fino al fischio finale, così da non buttar via la partita beccandosi uno stupido goal nei minuti di recupero, anche noi clinici dobbiamo rimanere concentrati e dare il meglio di noi stessi per tutta la durata del trattamento. Solo così porteremo a termine nel modo migliore la preparazione di tutti i canali (non solo di quelli che presentano curvature eccezionali). Un canale deterso e sagomato L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 2005 5b 5a e poi otturato dall’orifizio canalare fino al minor diametro apicale è un risultato che si accompagna costantemente con la riuscita a lungo termine dell’intervento (Fig. 5A-C). Il dottor Mounce desidera ringraziare il Dr. Arnaldo Castellucci, il Dr. Gary Carr, la EIE 2, PERF e “The digital office for Endodontists” per le immagini delle figure 1 e 2. Il dottor Mounce non ha alcun interesse di natura commerciale nei prodotti dentali menzionati in questo articolo o altrove. 5c Figura 5 a-c Casi trattati con ottenimento e mantenimento della pervietà apicale come considerazioni basilari. Traduzione dell’articolo originale: Creating endodontic excellence. Management of curved canals Irish Dentist, September 2004:25-27 BIBLIOGRAFIA 1) - Crump, M.C., Natkin, E.: Relationship of broken root canal instruments to Endodontic case prognosis: a clinical investigation. . J. Am.Dent. Assoc. 80:1341-1347, 1970. 2) - Feldman, G., Soloman, C., Notaro, P.: Retrieving broken Endodontic Instruments. J Am.Dent. Assoc. 88:588, 1989. 3) - Hulsmann, M.: Methods for removing metal obstructions from the root canal. Endod. Dent. Traumatol. 9:223-237, 1993. 4) - Molven, O.: Nonpenetrable root canal as assessed by a standardized instrumentation procedure. Oral Surg. 35:232-237, 1973. 5) - Roig-Greene, J.L.:The retrieval of foreign objects from root canals: a simple aid. J. Endod 9(9):394-397, 1983. Pag. - 29 Alcune considerazioni in tema di “Lunghezza di Lavoro” Parte II. Il limite dell’otturazione canalare Dr. Arnaldo Castellucci Figura 1 La giunzione cemento-dentinale è difficilmente localizzabile anche istologicamente. Figura 2 Il fascio vascolo-nervoso della polpa ha le stesse caratteristiche sia prima che dopo aver attraversato il forame apicale. Figura 3 La costrizione apicale in questo caso è dovuta ad un restringimento del lume del canale e non alla giunzione cemento-dentinale. 1 Giunzione cemento-dentinale Come è già stato accennato nel precedente articolo,4 molti Autori, in accordo con quanto sostenuto da Grove 9 nel 1929, sostengono che l’otturazione canalare deve fermarsi a livello della giunzione cemento-dentinale, in corrispondenza della quale esiste la massima costrizione apicale. In quel punto inoltre termina il tessuto pulpare ed inizia il tessuto parodontale. Le pareti non sono più formate da dentina, ma da cemento. In teoria, questo modo di vedere le cose è giustissimo, in quanto la costrizione apicale dovrebbe assicurare un buono stop al nostro materiale da otturazione che deve avere il massimo rispetto per il parodonto. Otturando fino a quel punto, si ottura il canale radicolare senza invadere i tessuti periapicali e si favorisce così la chiusura fisiologica del canale radicolare da parte dei “grandi attori del meccanismo di guarigione dell’apice” con formazione di cemento.22 In pratica però le cose vanno diversamente. Coolidge 5 già nel 1929 scriveva che la 2 Pag. - 32 sede della giunzione cemento-dentinale è così variabile, che tentare di usarla come guida può essere di scarso aiuto per l’operatore. Tale giunzione, infatti, ha spesso limiti non netti e si può trovare a differenti livelli all’interno del canale stesso (Fig. 1). La giunzione cemento-dentinale può addirittura trovarsi sulla superficie esterna della radice.26 Anche Skillen 33 sottolinea l’impossibilità, dal punto di vista istologico, di definire una netta linea di demarcazione tra polpa da una parte e “membrana parodontale” dall’altra, per cui risulta impossibile anche istologicamente trovare un punto all’interno del canale nel quale finisca il tessuto pulpare e cominci quello parodontale (Fig. 2). Orban,21 in accordo con quanto scritto da Coolidge, afferma come da un punto di vista pratico sia impossibile usare la giunzione cemento-dentinale come confine dell’otturazione endodontica e che quando questo si verifica, il più delle volte è per caso. Bisogna inoltre tenere presente che, sempre da un punto di vista pratico, la localizzazione della giunzione cemento-dentinale, come sede della massima costrizione apicale, affidata alla sensibilità tattile può essere spesso ingannevole. La massima costrizione del lume canalare può essere infatti dovuta alla presenza di un restringimento del canale (Fig. 3) o ad una calcificazione più o 3 L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 2005 meno lontana dal reale termine dell’endodonto (Fig. 4). In conclusione, sia per motivi istologici che per motivi clinico-pratici, è purtroppo impossibile, anche se sarebbe auspicabile, terminare l’otturazione ogni volta con esattezza nella sede della giunzione cemento-dentinale. Inoltre, la chiusura dell’estremità della radice con cemento radicolare, se da una parte è possibile e desiderabile, dall’altra è più facilmente dimostrabile nell’animale da esperimento che nell’uomo (Fig. 5) ed inoltre non è necessaria per la salute e la funzionalità del parodonto apicale.27 Secondo Langeland 14 sono ben pochi i ricercatori che la hanno dimostrata istologicamente con sezioni seriate: ciò che spesso viene interpretato come chiusura biologica dell’apice, è in realtà la dentina della parete del canale, il quale, rispetto alla sezione in esame, girava in altra direzione. Sempre secondo Langeland,25 la deposizione di tessuto calcifico da parte del moncone pulpare apicale non può essere considerata un processo fisiologico di guarigione. Egli infatti ricorda come in patologia generale la calcificazione (a parte la deposizione di sali di calcio 5b 5c Figura 4 In questo caso la costrizione apicale è dovuta alla presenza di una calcificazione distante alcuni millimetri dalla giunzione cemento-dentinale, peraltro difficilmente identificabile. 4 5a 5d Figura 5 A. Il primo molare inferiore sinistro di questa paziente è stato trattato endodonticamente con tecnica di condensazione laterale, restando corti dall’apice radiografico, fiduciosi nella chiusura “biologica” del forame apicale da parte dei “grandi attori” della guarigione dell’apice. Il dente ha una frattura verticale della radice mesiale e pertanto deve essere estratto. B. Il dente estratto mostra evidente la frattura verticale. C. Il dente fotografato dall’apice. D. Il forame apicale della radice distale fotografato a maggiore ingrandimento: il forame è rimasto aperto e la porzione di canale non otturata può fare da riserva di batteri ed essere una chiara causa di fallimento! Pag. - 33 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Arnaldo Castellucci dal 1979 esercita la professione limitatamente all’Endodonzia. Attualmente è Professore a Contratto di Endodonzia Clinica presso il Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi dell’Università di Firenze. Past President dell’ IFEA e della SIE, è anche Active Member della American Association of Endodontists (AAE) e della European Society of Endodontology durante il turn-over osseo) è definita come “la deposizione di sali di calcio in tessuto in via di necrosi o già necrotico”.38 Pertanto, termini come “chiusura biologica” o “chiusura fisiologica” sono errati, in quanto sono fenomeni che avvengono in presenza di infiammazione. Infine, in un recente articolo Ricucci e Langeland 25 affermano che il limite della preparazione e dell’otturazione non solo non deve essere il termine radiografico del canale, non solo non deve essere la giunzione cemento dentinale né la distanza di un millimetro dall’apice radiografico, bensì deve essere la “costrizione apicale”, la cui localizzazione anatomica non può essere determinata clinicamente con accuratezza (dato che la sua distanza dall’apice radiografico cambia continuamente anche all’interno dello stesso canale) e che è stato visto essere anche a 3,8 mm dall’apice anatomico!11 Secondo i suddetti autori, l’unica maniera per poter localizzare la “costrizione apicale” consiste nell’avere a portata di mano delle buone radiografie, nel possedere una buona conoscenza dell’anatomia endodontica ma soprattutto nell’utilizzare la sensibilità tattile, mentre i localizzatori apicali non sarebbero di alcuna utilità! In altre parole, la preparazione e l’otturazione canalare dovrebbero terminare là dove si fermano gli strumenti, semplicemente perché con le nostre dita non siamo in grado di farli procedere più apicalmente! (Fig. 6). E ciò per il rispetto del moncone pulpare apicale, che sarebbe sempre vitale, anche in presenza di lesioni periapicali e che, se diventasse necrotico, verrebbe rimosso dalla circolazione parodontale e dalla reazione da corpo estraneo! D’altra parte, numerosi altri autori, tra cui Blaskovic e coll.3, Olson e coll.20, sostengono che la regola arbitraria per 6 Pag. - 34 cui la preparazione canalare deve terminare 1 mm (o più) corta rispetto all’apice radiografico sta diventando sempre più inaccettabile nella moderna endodonzia: questa tecnica infatti potrebbe risultare in una strumentazione corta rispetto al vero termine del canale, con la possibilità di lasciare al di là materiale necrotico ed infetto, predisponendo il caso ad un fallimento Secondo Schilder,29 infine, l’avere otturato un canale radicolare tridimensionalmente fino a 0,5-1 mm dal termine radiografico del canale, vuol dire in pratica averlo riempito nella sua totalità, ed è questo che ha dato il successo alla terapia, più che il rispetto dei “grandi attori della guarigione dell’apice”, come sostenuto da Pecchioni.22 Volendo definire la regione apicale e chiarire la confusione esistente in letteratura, ricordiamo che per termine radiografico del canale s’intende il punto di incontro del canale radicolare, evidenziato dallo strumento endodontico che lo percorre, con il profilo esterno della radice. Questo non deve essere confuso con l’apice anatomico, che rappresenta il vertice geometrico della radice, né con l’apice radiografico, che rappresenta l’apice anatomico visto in radiografia. L’apice endodontico o apice fisiologico, inoltre, indica la giunzione cemento-dentinale, corrispondente di solito (ma non necessariamente) al punto di massimo restringimento del lume canalare, mentre con il termine forame apicale si indica l’apertura del canale radicolare sulla superficie esterna della radice (Fig. 7). Termine radiografico del canale Secondo altri Autori è preferibile estendere l’otturazione fino al termine radiografico del canale, in quanto ciò dà maggiori garanzie di aver otturato il 100% del sistema dei canali radicolari, anche (ESE). Relatore di fama internazionale, è autore del testo “Endodonzia”, è direttore responsabile del Giornale Italiano di Endodonzia, è Direttore Responsabile e Scientifico della rivista “L’Informatore Endodontico”, è fondatore del Centro per l’Insegnamento della Micro-Endodonzia, con sede in Firenze, dove insegna e tiene corsi teorico-pratici di Endodonzia Clinica e Chirurgica al microscopio. L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 se ciò comporta talvolta un’iperestensione dell’otturazione di qualche frazione di millimetro oltre apice. Ovviamente, siamo tutti d’accordo con Schilder quando afferma che alcuni canali molto curvi emergono nelle loro radici in punti che non sono visibili sulle radiografie e che distano svariati millimetri dall’apice anatomico: in questi casi è da evitare l’otturazione al termine radiografico del canale, perché ciò comporterebbe un notevole eccesso. In tali casi limite è da evitare anche l’otturazione a 0,5-1 mm, perché saremmo fuori ugualmente (Fig. 8). Questi casi sono tuttavia l’eccezione e non la regola e devono essere trattati all’“apice elettronico”. Il successo dei casi otturati fino al termine radiografico del canale (Fig. 9) è pertanto dovuto alla completezza e alla tridimensionalità dell’otturazione e la minima iperestensione verticale è irrilevante così come lo era la minima sottoestensione verticale. Sjogren e coll.32 hanno studiato le percentuali di successo di denti i cui canali radicolari erano stati otturati sia lunghi che corti, con culture batteriche sia positive che negative in ciascun gruppo al momento dell’otturazione. Essi hanno dimostrato che le alte percentuali di successo potevano essere ottenute indipendentemente dal fatto che l’otturazione fosse lunga o corta, solo quando le colture batteriche risultavano negative, mentre quando esse erano positive, andavano incontro a successo solo i casi otturati interamente. Gli autori ipotizzarono che il successo veniva raggiunto perché i restanti batteri erano stati seppelliti all’interno dei canali. Sia che fossero infetti sia che non lo fossero (tra i batteri presenti al momento dell’otturazione dei casi successivamente guariti perfettamente, gli autori dello studio avevano isolato 2005 � � � Figura 6 In un caso come questo, fermarsi alla “costrizione” significa restare corti di 7 o forse più millimetri, data la posizione coronale della calcificazione, che rappresenta una “costrizione” canalare che impedirà di portare gli strumenti alla “giusta” lunghezza di lavoro. � 7 Figura 7 A: Apice anatomico. F: Forame apicale. D: Giunzione cemento-dentinale. E: Apice endodontico. � Peptostreptococcus anaerobious, Actinomyces naeslundii, Fusobacterium nucleatum e il tanto studiato Enterococcus faecalis), tutti i casi andavano incontro a successo quando i canali erano stati riempiti fino al loro termine o anche al di là! 8a Figura 8 Il forame apicale in questo premolare inferiore non è visibile radiograficamente. Si noti la distanza del forame dal vertice della radice. A. Aspetto vestibolare. B. Aspetto mesiale. 8b Pag. - 35 Alcune considerazioni in tema di “Lunghezza di lavoro” Parte II. Il limite dell’otturazione canalare Figura 9 A. Radiografia pre-operatoria dell’incisivo centrale inferiore destro da trattare endodonticamente per motivi parodontali e protesici. B. Radiografia post-operatoria: l’otturazione è stata eseguita al termine radiografico del canale. C. Il dente è stato estratto per motivi parodontali otto anni dopo ed è stato fotografato allo stereomicroscopio: si noti la guttaperca che sigilla il forame apicale senza la minima estrusione. D. Lo stesso apice fotografato da un altro angolo. 9a 9b 9c 9d Da questo interessante studio possiamo trarre le seguenti conclusioni: - dal momento che nessuno può assicurare la completa sterilità in alcun canale radicolare, le maggiori possibilità di ottenere il successo clinico si ottengono quando il sistema dei canali radicolari, con tutte le sue complessità, viene riempito fino alla sua massima estensione sia apicale che laterale, anche se questo può comportare un surplus di materiale al di là dei confini dello spazio endodontico; - è infine vero il vecchio adagio secondo il quale addirittura non sarebbe necessario otturare i canali radicolari se solo potessimo creare nel loro interno un ambiente assolutamente sterile e posizionare al di sopra un perfetto e duraturo sigillo coronale;30 - lo scopo ultimo dell’otturazione canalare è quello di prendersi cura dei batteri involontariamente sfuggiti alle manovre anche le più accurate di detersione. Questo è in accordo con i risultati dello studio di Peters e coll.24 che hanno Pag. - 36 dimostrato che la presenza di un a coltura batterica positiva al momento dell’otturazione non influenza il risultato del trattamento, in quanto il materiale da otturazione priva i microrganismi rimasti delle sostanze nutritizie e non lascia loro lo spazio per moltiplicarsi in numero sufficiente da provocare o mantenere la patologia. Soprattutto nel caso di denti necrotici, anche Pecchioni 22 si dichiara favorevole ad un riempimento maggiore rispetto a quello eseguito a 0,5-1 mm dall’apice radiografico, in quanto si deve evitare di lasciare residui gangrenosi o infetti o uno spazio vuoto all’estremità apicale del canale radicolare Sovrariempimento e iperestensione È necessario a questo punto fare una distinzione tra sovra- e sotto-riempimento e tra iper- e ipo-estensione. Iper- e ipo-estensione si riferiscono solo alla dimensione verticale dell’otturazione al di là o al di qua del forame apicale radicolare. L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 10a 10b Sotto-riempimento si riferisce ad un’otturazione che è stata eseguita in maniera inadeguata in tutte le dimensioni (ad esempio un cono d’argento corto e sottile in un canale più lungo e più ampio; un’otturazione in solo cemento, corta e piena di immancabili vuoti). Sovra-riempimento si riferisce ad un’otturazione che è stata eseguita nelle tre dimensioni, nella quale una piccola porzione di materiale estrude al di là del forame. Pertanto è ben diversa la situazione di un canale con un leggero sovrariempimento, nel quale l’otturazione riempie il 100% dell’endodonto nelle sue tre dimensioni ed un sovrappiù di materiale fuoriesce dal forame apicale, rispetto alla situazione presente in un canale con un’iperestensione verticale ed un sottoriempimento. In quest’ultimo caso, infatti, il materiale da otturazione sporge oltre apice senza però sigillare quel forame apicale e quindi senza otturare tridimensionalmente quel sistema di canali radicolari. Ciò che causa il fallimento in questi casi non è la punta del cono d’argento o di guttaperca che “buca” il parodonto, ma il fatto che essa non sigilla il forame apicale. Può essere allora indicato 10c 2005 Figura 10 Il materiale in eccesso rappresenta un’indicazione al trattamento chirurgico solo se non sigilla il sistema dei canali radicolari e l’intervento in questo caso è mirato, più che a rimuovere l’eccesso, a migliorare il sigillo per via retrograda. A. Radiografia pre-operatoria dell’incisivo laterale superiore sinistro. Si noti la preparazione cilindrica che era stata data al canale. Quel cono di guttaperca, anche se sporge oltre apice, non sigilla. L’otturazione è iperestesa ma il canale è sottoriempito: c’è l’indicazione all’intervento di apicectomia per l’esecuzione di un’otturazione retrograda. B. Radiografia post-operatoria. C. Radiografia di controllo dopo 2 anni dall’intervento. l’intervento chirurgico, al solo scopo di migliorare il sigillo del sistema dei canali radicolari per via retrograda (Fig. 10). Ingle,13 inoltre, afferma che in Endodonzia si raggiunge un’alta percentuale di successo nonostante i sovrariempimenti. Weine 37 afferma che fortunatamente la guttaperca è così ben tollerata dai tessuti periapicali, che un insuccesso endodontico si accompagna solo raramente ad un sovrariempimento. Nella maggior parte dei casi radiograficamente non si nota niente di anormale (Fig. 11), 11 Figura 11 Radiografia dell’incisivo centrale superiore sinistro, reimpiantato dopo avulsione traumatica 3 anni prima. La radice ha subito un riassorbimento con sostituzione. La guttaperca appare radiograficamente a contatto con l’osso e non è apprezzabile alcun segno radiografico di infiammazione. Pag. - 37 Alcune considerazioni in tema di “Lunghezza di lavoro” Parte II. Il limite dell’otturazione canalare Figura 12 A. Radiografia pre-operatoria dell’incisivo laterale superiore destro. B. Radiografia post-operatoria: la punta del cono è scivolata oltre apice di 2-3 mm, probabilmente perché quel cono aveva il “tug-back” coronale, anziché apicale. C. Radiografia di controllo dopo 12 mesi: il materiale in eccesso appare sezionato a livello del forame apicale. D. Radiografia di controllo dopo 24 mesi: la punta del cono giace ora orizzontale sull’apice della radice. E. Radiografia di controllo dopo 7 anni: del materiale in eccesso non è rimasto che una minima traccia. F. La radiografia di controllo eseguita dopo 20 anni conferma che il materiale scivolato involontariamente oltre apice in un canale che peraltro è tridimensionalmente sigillato, NON è causa di fallimento NE’ rappresenta un’indicazione per la chirurgia. 12a 12b 12c 12d 12e 12f mentre in alcuni casi si assiste ad una vera e propria amputazione del sovrariempimento con secondaria fagocitosi della massa fuoriuscita (Fig. 12). Schilder 27 afferma di non avere mai trovato un caso di insuccesso per sovrariempimento. I casi che vengono etichettati come fallimenti per la presenza di materiale oltre apice sono verosimilmente casi sottoriempiti, con iperestensione verticale dell’otturazione e il fallimento è legato alla presenza di batteri rimasti all’interno del sistema canalare non tridimensionalmente otturato. 15 La letteratura infatti ha ampiamente dimostrato che Pag. - 38 la causa dei fallimenti in endodonzia va ricercata o in un’inadeguata detersione o in un incompleto sigillo del sistema dei canali radicolari,8,15,19 mentre l’estensione apicale dell’otturazione stessa non è un fattore determinante.12,31,32 Il materiale in eccesso al di là della giunzione cemento-dentinale non gioca nessun ruolo nella guarigione 6,10 e può pertanto essere considerato irrilevante. Va evitato solo perché non è necessario e perché può dare qualche disturbo al paziente al momento dell’otturazione.27 Le ricerche esclusivamente cliniche fatte sull’influenza del materiale in eccesso nel determinare il fallimento non pos- L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 sono essere prese in considerazione, in quanto escludono troppe varianti, circa la maniera in cui questi canali sono stati detersi e sagomati e circa la reale tridimensionalità dell’otturazione. Ricerche istologiche condotte sull’animale da esperimento da Deemer e Tsaknis,6 da Tavares e coll.36 hanno dimostrato che la guttaperca è perfettamente tollerata dai tessuti circostanti ed i loro risultati concordano con quelli di Schilder 28 condotti su materiale umano. Gutierrez e coll.10 hanno inoltre dimostrato nell’animale da esperimento che la guttaperca in contatto con i tessuti ed i fluidi tissutali viene disintegrata ed in seguito rimossa dai macrofagi. Questo corrisponde al fenomeno clinico notato nella regione periapicale di denti umani. Bergenholtz e coll.2 affermano che nel caso di sovrariempimenti, il materiale da otturazione di per sé non è necessariamente la causa immediata dell’insuccesso. La guttaperca, sia in vitro con le colture cellulari,34 sia in vivo con impianti nell’animale da esperimento,7,35 ha dimostrato di essere compatibile con i tessuti vitali. Recenti studi radiografici hanno dimostrato che il materiale estruso oltre apice viene col tempo rimosso dai tessuti periradicolari.1,12 Di conseguenza i fattori che impediscono la guarigione in caso di sovrariempimenti vanno ricercati altrove. Per quanto riguarda il tanto temuto granuloma da corpo estraneo attorno al materiale in eccesso, Yusuf 38 in un suo recente articolo ha dimostrato la presenza di infiammazione attorno ai frustoli di dentina e cemento ritrovati oltre apice nel tessuto di granulazione dove si comportano come corpo estraneo. Al contrario, frustoli di amalgama o di altri materiali da otturazione canalare erano di solito associati ad una reazione fibrosa con loro incapsulamento, in assenza di infiammazione attiva. Questa è un’ulteriore conferma della tollerabilità tissutale del materiale per otturazione canalare, per cui il sovrariempimento accidentale di un canale correttamente deterso, sagomato e tridimensionalmente riempito NON è un’indicazione alla rimozione chirurgica dell’eccesso (Figg. 13, 14). Se ciò è vero per gli eccessi di guttaperca, è ancora più vero per gli eccessi di cemento, che, nel caso del Pulp Canal Sealer, è stato dimostrato avere un buon grado di biocompatibilità. Pertot e coll.23 infatti hanno dimostrato nell’animale da esperimento che 12 settimane dopo l’impianto di Pulp Canal Sealer nell’osso della mandibola i macrofagi, i linfociti e le plasmacellule non erano più presenti (Fig. 15). In molti casi, era stata osservata la formazione di nuovo osso in diretto contatto con il cemento. L’assenza di un’anche moderata reazione infiammatoria dopo 12 settimane indica che la citotossicità del cemento appena preparato descritta in vitro dalla letteratura 16-18 diminuisce fino a sparire con il tempo. Se inoltre si accetta il materiale che sporge oltre il forame apicale di molti millimetri nei casi di impianti endodontici, a maggior ragione deve essere accettata la frazione di millimetro di guttaperca che accidentalmente può sporgere oltre apice in un canale tridimensionalmente riempito. Infine, se il materiale da otturazione canalare è ben tollerato dal moncone pulpare lasciato intenzionalmente nelle ultime porzioni apicali dei canali vitali da chi vuole stare più o meno corto, come può essere responsabile dei granulomi da corpo estraneo e quindi dei fallimenti endodontici una volta spinto accidentalmente oltre apice in un canale tridimensionalmente riempi- Pag. - 39 2005 Alcune considerazioni in tema di “Lunghezza di lavoro” Parte II. Il limite dell’otturazione canalare to? Ricordiamoci che di “madre natura” dentro a quei canali ce n’è molto poca, mentre attorno a quella goccia di cemento o a quella punta di guttaperca c’è l’intero paziente con tutte le sue dife- Figura 13 A. Radiografia pre-operatoria del primo molare inferiore destro già trattato endodonticamente in maniera incongrua: il canale distale è sottoriempito, mentre dai due canali mesiali fuoriescono due sottili coni di guttaperca, visibili all’interno della lesione che circonda entrambi gli apici radicolari. B. Radiografia intraoperatoria: nonostante il tentativo di rimuovere in toto la guttaperca dai canali mesiali, il materiale rimane oltre apice. C. Radiografia post-operatoria: i due sottili coni sono sempre visibili nella lesione. D. Radiografia di controllo dopo 7 mesi. E. Radiografia di controllo dopo 3 anni: la lesione è guarita completamente e i due coni di guttaperca non sono più presenti. Evidentemente, la radiotrasparenza era dovuta ad una lesione di origine endodontica e non era un granuloma da corpo estraneo sostenuto dai due frammenti di guttaperca presenti nei tessuti periapicali. Figura 14 A. Radiografia preoperatoria del primo molare inferiore destro, già trattato endodonticamente in maniera incongrua: si nota una radiotrasparenza soprattutto a carico della radice mesiale ed è presente del materiale da otturazione (cemento e/o guttaperca) nei tessuti periapicali. B. Nel corso del ritrattamento è stata accertata la presenza di due canali radicolari dimenticati dal precedente operatore: il canale distolinguale ed il canale mesiale mediano. Radiografia post-operatoria. C. Radiografia di controllo dopo 5 anni: non solo è guarita la lesione, ma è sparito anche il materiale oltre apice, a conferma che non si trattava di un granuloma da corpo estraneo! Pag. - 40 se immunitarie e tutto il suo potenziale di guarigione. Sarebbe ora che chi sostiene quelle cose la smettesse di prendere in giro con le sue chiacchiere! 13a 13b 13c 13d 13e 14a 14b 14c L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 15a 15b Figura 15 Reazione ossea dopo 12 settimane dall’impianto di Pulp Canal Sealer. A. L’osso neoformato è in diretto contatto con il Pulp Canal Sealer, senza interposizione di connettivo fibroso o di cellule infiammatorie (Ingrandimento originale x 10. Masson Tricromica). B. Aspetto normale dell’osso neoformato, con osteociti vivi e spazi midollari normali (Ingrandimento originale x 50. Ematossilina-eosina). (Per gentile concessione del Dr. Wilhelm-Joseph Pertot) BIBLIOGRAFIA 1) - AUGSBURGER, R.A., PETERS, D.D.: Radiographic evaluation of extruded obturation materials. J. Endod. 16: 492, 1990. 2) - BERGENHOLTZ, G., LEKHOLM, U., MILTHON, R., ENGSTROM, B.: Influence of apical overinstrumentation and overfilling on retreated root canals. J. Endod. 5:310, 1979. 3) - BLASKOVIC-SUBAT,V., MARICIC, B., SUTALO, J.: Asymmetry of the root canal foramen. Int. Endod. J. 25:158, 1992. 4) - CASTELLUCCI, A.: Alcune considerazioni in tema di lunghezza di lavoro. Parte I. Il limite della preparazione canalare. L’Informatore Endodontico. 8(1):32-41, 2005. 5) - COOLIDGE, E.D.: Anatomy of the root apex in relation to treatment problems. J. Am. Dent. Assoc. 16:1456, 1929. 6) - DEEMER, J.P., TSAKNIS, P.J.: The effects of overfilled polyethylene tube intraosseous implants in rats. Oral Surg. 48:358, 1979. 7) - FELDMANN, G., NYBORG, H.: Tissue reactions to filling materials. Comparison between gutta-percha and silver amalgam implanted in rabbit. Odontol. Revy. 13(1):1, 1962. 8) - FUKUSHIMA, H.,YAMAMOTO, K., HIROHATA, K., SAGAWA, H., LEUNG, K.P., WALKER, C.B.: Localization and identification of root canal bacteria in clinically asymptoma- 2005 tic periapical pathosis. J. Endod. 16:534, 1990. 9) - GROVE, C.J.: A simple standardized technic for filling root canal to dentino-cemental junction with perfect fitting impermeable materials. J. Am. Dent. Assoc. 16:1594, 1929. 10) - GUTIERREZ, H.H., GIGOUX, C., ESCOBAR, F.: Histologic reactions to root canal fillings. Oral Surg. 28:557, 1969. 11) - GUTIERREZ, H.H., AGUAYO, P.: Apical foraminal openings in human teeth. Number and location. Oral Surg. 79:769, 1995. 12) - HALSE, A., MOLVEN, O.: Overextended gutta-percha and kloropercha N-o root canal filling. Radiographic findings after 10-17 years. Acta Odontol. Scand. 45:171, 1987. 13) - INGLE, J.I.: Root canal obturation. J. Am. Dent. Assoc. 53:47, 1956. 14) - LANGELAND, K.: Comunicazione personale.VIII Congresso S.I.E. Napoli, 1987. 15) - LIN, L.M., SKRIBNER, J.E., GAENGLER, P.: Factors associated with endodontic treatment failures. J. Endod. 18:625, 1992. 16) - LINDQVIST, L., OTTESKOG,P.: Eugenol liberation from dental materials and effect on human diploid fibroblast cells. Scand. J. Dent. Res. 89:552, 1981. 17) - MERYON, S.D., JAKERMAN, K.J.: The effects in vitro of zinc released from dental restorative materials. In. Endod. J. 18:191, Pag. - 41 Alcune considerazioni in tema di “Lunghezza di lavoro” Parte II. Il limite dell’otturazione canalare 1985. 18) - MERYON, S.D., JOHNSON, S.G., SMITH, A.J.: Eugenol release and the cytotoxicity of different zinc oxide-eugenol combinations. J. Dent. Res. 16:66, 1988. 19) - NAIR, P.N.R., SJOGREN, U., KREY, G., KAHNBERG, K.E., SUNDQVIST, G.: Intraradicular bacteria and fungi in root-filled, asymptomatic human teeth with therapyresistant periapical lesions: a long-term light and electron microscopic follow-up study. J. Endod. 16:580, 1990. 20) - OLSON, A.K., GOERIG, A.C., CATAVAIO, R.E., LUCIANO, J.: The ability of the radiograph to determine the location of the apical foramen. Int. Endod. J. 24:28, 1991. 21) - ORBAN, B.: Why root canal should be filled to the dentino-cemental junction. J. Am. Dent. Assoc. 16:1086, 1930. 22) - PECCHIONI, A.: Endodonzia. Manuale di tecnica operativa. IV ed. I.C.A. Milano, 1986. 23) - PERTOT, W.J., CAMPS, J., REMUSAT, M., PROUST, J.P.: In vivo comparison of the biocompatibility of two root canal sealers implanted into the mandibular bone of rabbits. Oral Surg. Oral Med. Oral Pathol. 73:613, 1992. 24) - PETERS, L.B., WESSELINK, P.R., MOORER, W.R.: The fate and the role of bacteria left in root dentinal tubules. Int. Endod. J. 28:95, 1995. 25) - RICUCCI, D., LANGELAND, K.: Apical limit of root canal instrumentation and obturation, part 2. A histological study. Int. Endod. J. 31:394, 1998. 26) - ROBBINS: Pathologic basis of disease. In: Cotran, R.S., Kumar,V., Robbins, S.L. eds, 5th edn. Cellular Events. Philadelpia and London: WB Saunders Co. 1994. pp 30-1. 27) - SCHILDER, H.: Filling root canals in three dimensions. Dent. Clin. North Amer., Pag. - 42 1967, pp. 723-744. 28) - SCHILDER, H.: Advanced course in Endodontics. Boston University School of Graduate Dentistry. Boston, MA, 1978. 29) - SCHILDER, H.: Corso di Endodonzia Avanzata. ISINAGO. Firenze, 1987. 30) - SELTZER, S.: Endodontology: Biologic considerations in endodontic procedures. New York, NY. McGraw-Hill, 317, 1971. 31) - SJOGREN, U., HAGGLUND, B., SUNDQVIST, G., WING, K.: Factors affecting the long-term results of endodontic treatment. J. Endod. 16: 498, 1990. 32) - SJOGREN, U., FIDGOR, D., PERSSON, S., SUNDQUIST, G.: Influente of infection at the time of root filling on the outcome of endodontic treatment of teeth with apical periodontitis. Int. Endod. J. 30:297, 1997. 33) - SKILLEN, W.G.: Why root canal should be filled to the dentino-cemental junction. J. Am. Dent. Assoc. 16:2082, 1930. 34) - SPANGBERG, L.: Biological effects of root canal filling materials. Toxic effect in vitro of root canal filling materials on HeLa cells and human skin fibroblasts. Odontol. Revy. 20:427, 1969. 35) - SPANGBERG, L.: Biological effects of root canal filling materials. Reaction of bony tissue to implanted root canal filling material in Guinea pigs. Odontol. Tidskr. 77:133, 1969. 36) - TAVARES, T., SOARES, I.J., SILVEIRA, N.L.: Reaction of rat subcutaneous tissue to implants of gutta-percha for endodontic use. Endod, Dent. Traumatol. 10:174, 1994. 37) - WEINE, F.S.: Endodontic therapy. 3rd ed. The C.V. Mosby Company, St. Louis, 1982. 38) - YUSUF, H.: The significance of the presence of foreign material periapically as a cause of failure of root treatment. Oral Surg. 54:566, 1982. Il nuovo “Elements Diagnostic System” per stare “sintonizzati” Rickard E. Mounce, DDS Figura 1 Il punto ideale in cui terminare l’otturazione di un canale radicolare è la costrizione apicale, sotto indicata con la lettera “B”. A = apice radiografico B = costrizione apicale C = canale radicolare F = forame apicale 1a Pag. - 4 Praticare il Windsurf può essere estremamente eccitante quando si sta su una tavola delle giuste dimensioni, c’è un bel vento e tutto è in sintonia. E’ difficile descrivere la sensazione che si ha quando si è spinti in velocità da un forte vento e stiamo letteralmente volando attraverso l’acqua, su di un cuscino di aria. E’ come essere legati ad un missile! Gli appassionati di windserf questo lo chiamano “essere sintonizzati”, quando tutti gli elementi che compongono la loro attrezzatura e la posizione del loro corpo sono perfettamente in sintonia, per dare il massimo della velocità e del bilanciamento. Veleggiare bene in tali condizioni avviene praticamente senza quasi alcuno sforzo. Al pari di un’attrezzatura inadeguata per un windsurfer, un localizzatore apicale inaffidabile o complicato da usare può trasformare un trattamento endodontico in un lavoro difficoltoso e frustrante per il clinico. Utilizzare il nuovo localizzatore apicale di quarta generazione con abbinato il test elettrico, chiamato Elements Diagnostic Unit (SybronEndo, prima conosciuta come Analytic, Orange, CA) mi riporta ai giorni in cui praticavo il windsurf. Quando uso l’Elements Diagnostic Unit, mi sento come se stessi “planando” senza sforzo verso l’apice, esattamente come se stessi sulla mia tavola quando tutto sta funzionando alla perfezione. La determinazione della lunghezza di lavoro deve essere un processo multifattoriale e deve poter incorporare più metodi per poter assicurare una maggiore accuratezza nel caso che una singola tecnica si dimostri inaffidabile. I canali radicolari devono essere strumentati fino al livello del minore diametro apicale, all’altezza della giunzione cemento-dentinale (Fig. 1). I quattro metodi per determinare la corretta lunghezza di lavoro sono: 1) sensibilità tattile 2) radiografia 3) punto di sanguinamento 4) localizzatore elettronico apicale. Fare endodonzia senza un localizzatore apicale attendibile è come fare surf con una sola misura di vela. Una vela di una certa dimensione può funzionare solo in una determinata condizione di vento, ma può rivelarsi molto pericolosa in situazioni differenti. Sapere in ogni momento della sagomatura a che altezza siamo del sistema dei canali radicolari è di importanza fondamentale per ottenere un’eccellente detersione ed evitare un sacco di errori procedurali (gradini, trasporti, perforazioni, intasamenti, etc.) che capitano quando l’operatore lavora nel canale senza avere la cognizione esatta di dove si trova. Lo scopo di questo articolo è descrivere il nuovo strumento Elements Diagnostic Unit che, paragonato ai suoi predecessori, è basato su nuovi criteri e nuovi principi matematici ed elettronici. Si L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 2005 daranno qui di seguito anche dei suggerimenti pratici per il suo utilizzo. I localizzatori apicali sono strumenti generalmente molto accurati, ma affinché risultino più efficaci occorre usarli in combinazione con almeno uno degli altri tre metodi sopra elencati per la determinazione della lunghezza di lavoro. Una lunghezza di lavoro confermata da almeno due metodi è da considerarsi molto accurata, purché il risultato sia lo stesso in entrambi i casi. I localizzatori apicali sono inestimabili per il trattamento dei denti di cui per una varietà di ragioni anatomiche è difficile effettuare delle radiografie. Si rivelano inoltre preziosi nel caso di pazienti per i quali è auspicabile una riduzione dell’esposizione a radiazioni (gravidanza), disabili o persone che presentano un forte riflesso del vomito. I localizzatori apicali delle generazioni precedenti (in particolare quelli di terza generazione) erano in grado di ricavare l’impedenza dai segnali utilizzati. Per rilevare la lunghezza di lavoro le unità dovevano eseguire una gran quantità di calcoli matematici, la qual cosa determinava frequenti “blocchi”, proprio come accade a un computer quando contemporaneamente sono aperti molti programmi. Ciò andava a scapito dell’accuratezza della lettura o causava delle letture confuse. L’ Elements Diagnostic Unit misura la resistenza e la capacitanza, permettendo direttamente all’apparecchio di consultare un set interno di valori precalcolati molto simili agli assi x/y dei diagrammi cartesiani. In altre parole, poiché la macchina determina la resistenza e la capacitanza, essa è in grado di localizzare la punta della lima istantaneamente senza eseguire tutti i calcoli necessari per il funzionamento dei sistemi delle precedenti generazioni. Questo rende possibili letture più accu- rate e costanti, qualsiasi tipo di fluido si trovi all’interno del sistema dei canali radicolari: sangue, pus, ipoclorito di sodio, EDTA, acqua, etc. L’ Elements Diagnostic Unit (Fig. 2) è munito di un monitor separato chiamato “satellite” che può essere fermato con una clip al tovagliolino del paziente o su qualunque superficie si desideri per facilitarne l’uso (Figg. 3 a, b). Questa caratteristica ergonomica consente all’operatore di guardare il satellite, rimanendo concentrato sulla zona da trattare, mentre le unità convenzionali lo costringerebbero a voltarsi indietro per vedere lo schermo del monitor. A differenza del satellite, tutti i cavi dell’unità sono autoclavabili. La Pinnacle Dental Products ha ideato una custodia di protezione fatta su misura e chiamata “Cover-All” (modello #3700-C) per prevenire la contaminazione incrociata. Il satellite è collegato alla macchina per mezzo di un cavetto. Sia il monitor principale che il satellite hanno superfici anabbaglianti, molto facili da leggere anche a distanza. L’ Elements Diagnostic Unit ha una fun- Figura 2 Il nuovo localizzatore di 4° generazione Elements Diagnostic Unit della SybronEndo (Orange, CA). 1a Pag. - 5 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dottor Mounce esercita la sua attività limitatamente all’endodonzia a Portland, Oregon. Tiene lezioni e conferenze in tutto il mondo e pubblica articoli con continuità. Il dottor Mounce non ha alcun interesse commerciale nell’Elements Diagnostic o nei prodotti SybronEndo. punte che consentono di effettuare elettricamente la misurazione della vitalità pulpare e la localizzazione dell’apice in una varietà di contesti clinici (punta per la misurazione della vitalità pulpare tradizionale e per denti rivestiti da corone, clip da collegare alle lime endodontiche e sonda biforcata per appoggiarla ad esse). Questi sono i suggerimenti per usare lo strumento. Alcuni di essi sono ovviamente validi per tutti i localizzatori apicali e per l’ Elements Diagnostic Unit in particolare. 3a Figura 3a Il “satellite” può essere fermato con un morsetto al tovagliolino del paziente. Ciò consente una facile lettura senza dover allontanare troppo lo sguardo dalla posizione della lima nel canale. Figura 3b La protezione Pinnacle per prevenire l’infezione incrociata usando il satellite. 3b zione di spegnimento automatico per risparmiare le batterie. Queste sono ricaricabili e una singola carica dura per diverse settimane. L’unità è autocalibrante, vale a dire è pronta all’uso senza che siano necessarie ulteriori operazioni per adattarla al singolo paziente, il che comporta un notevole risparmio di tempo. L’unità è munita di varie sonde e Pag. - 6 1.Usate la lima di diametro maggiore che raggiunga la lunghezza desiderata nel canale. Utilizzare lime piccole e quindi non impegnate in canali ampi può compromettere l’accuratezza della lettura. 2.Nei canali ampi, è opportuno collegare la clip ad uno strumento rotante in nickel titanio dopo la creazione di un sentiero di percorribilità. Ciò consente di valutare la posizione dello strumento mentre scende nel canale durante la strumentazione, specialmente nel terzo apicale. 3.Tutti i localizzatori apicali sono più efficaci quando la stragrande maggioranza del tessuto pulpare è già stata rimossa dal sistema canalare. Usarli prima della rimozione del maggiore volume possibile di tessuto pulpare tende a riempire i terzi apicali dei piccoli canali con frammenti di polpa, che in seguito possono rivelarsi invalicabili, o aumentare il rischio di letture non accurate. 4.Malgrado il localizzatore apicale possa essere utilizzato in una miriade di modi diversi, molti endodontisti lo usano solo dopo che hanno sostanzialmente terminato la strumentazione del canale per verificare la lunghezza di L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 lavoro finale. All’inizio del trattamento si è soliti eseguire una radiografia intraoperatoria che mostra una lima all’interno del canale e portare la strumentazione alla lunghezza desiderata a partire da questa immagine. L’effettiva lunghezza di lavoro viene quindi confermata dal localizzatore apicale dopo la strumentazione. Successivamente, la lunghezza di lavoro viene di nuovo controllata dalla presenza di una piccola macchia di sangue sulla punta del cono di carta prima di eseguire l’otturazione (indice della pervietà apicale) o con la radiografia dei coni in prova. Un caso trattato in maniera simile è presentato nelle figure 4 A-D. Il dottor Dave Rosenberg di Vero Beach, Florida, ha recentemente pubblicato un eccellente articolo (L’Informatore Endodontico, n° 2 2003) in cui spiega come usare i coni di carta per la deter- 4a 4c 2005 minazione della lunghezza di lavoro. 5.Nei casi in cui l’estremità della radice non sia completamente sviluppata, c’è da aspettarsi che il localizzatore offra una rilevazione non del tutto accurata. In tali situazioni la verifica radiografica è essenziale. L’ Elements Diagnostic Unit necessita di essere testato in ambito universitario con uno studio che la confronti con strumenti simili disponibili in commercio. Penso che superi brillantemente il paragone. Ho potuto infatti verificare empiricamente che questo localizzatore apicale è più stabile, accurato e più facile da leggere rispetto ai modelli più vecchi che ho usato in precedenza. Quando la lima scende giù per il canale, l’unità rileva una lunghezza, che intuitivamente “sentiamo giusta”, data l’informazione tattile che contemporaneamente riceviamo sulla punta delle nostre dita. 4b 4d Figure 4 a-d Il caso è stato trattato con l’Elements Diagnostic Unit. Si noti la radiografia della prova dei coni di guttaperca e due radiografie post-operatorie di cui una effettuata con una diversa angolazione per separare i canali mesiali e valutare ciascuna otturazione individualmente. Pag. - 7 Il nuovo “Elements Diagnostic System” per stare “sintonizzati” Quindi il monitor ci mostra una lettura che conferma la percezione che l’operatore ha di quanto sta accadendo effettivamente nel canale, man mano che la lima avanza in direzione dell’apice. Finora non ho mai visto né “sentito” un localizzatore apicale funzionare in questo modo. Il suono che si produce al momento della localizzazione del forame apicale è regolabile, così da offrire un’alternativa più piacevole allo stridore delle macchine che usavo in precedenza. Per me era molto frustrante non riuscire ad ottenere una lettura accurata, quando ormai il trattamento era a buon punto, per ragioni spesso incerte e imprevedibili. Con l’ Elements Diagnostic Unit non ho mai verificato questo tipo di incostanza. L’unità funziona costantemente nelle mie mani ed è stato facile imparare ad usarla. A differenza dei sistemi precedenti, non ho mai avuto bisogno di Traduzione dell’articolo originale: The Elements Diagnostic System: Getting Dialed In Oral Health, 42-45, December 2003 Pag. - 8 capire se la macchina “mentiva” né di tentare un’azione elusiva come si faceva un tempo. In altre parole, l’Elements Diagnostic non richiede di essere interpretato come ho sempre fatto con gli altri localizzatori apicali di cui mi sono servito. Qualsiasi progresso consenta un trattamento endodontico più efficace, accurato, piacevole e pratico è un passo avanti nella giusta direzione. Un’accurata determinazione della lunghezza di lavoro è fondamentale per la riuscita di un trattamento endodontico. Se finora non avete usato un localizzatore apicale o se il vostro localizzatore non è stato sempre sincero con voi, l’Elements Diagnostic Unit (anche se purtroppo non può raddoppiare la velocità del vostro windsurf!) vi aiuterà a rendere il vostro trattamento endodontico più prevedibile, consentendovi di ottenere risultati eccellenti. La radiografia digitale nella pratica endodontica Dr. Koh Eng Tiong L’acquisizione quasi istantanea di immagini di alta qualità, la facilità di funzionamento e un buon pacchetto software sono i notevoli vantaggi che la radiografia digitale offre al dentista impegnato in interventi complessi come i trattamenti endodontici. Il cuore del sistema è il sensore CCD, Charge Coupled Device (dispositivo ad accoppiamento di carica), in una variante progettata appositamente per la radiologia diagnostica. Il sensore viene posizionato nella cavità orale, avvalendosi o meno di un posizionatore, e può essere utilizzato con qualsiasi generatore di raggi x che funzioni con tempi di esposizione brevi (Fig. 1). Dopo l’esposizione, l’immagine digitale appare sul monitor e può essere facilmente memorizzata nel database. Il software è costantemente impegnato nell’acquisizione dati: il sensore rivela automaticamente la presenza dei raggi X e acquisisce l’immagine, che il sistema invia al software senza richiedere alcun intervento da parte dell’operatore. Esperienze cliniche Uno dei principali vantaggi della radiografia digitale rispetto ai metodi convenzionali è la minore quantità di radiazione emessa durante ciascuna esposizione. Per ogni trattamento canalare occorre effettuare almeno 3 radiografie. Una preoperatoria, una intraoperatoria di misurazione della lunghezza di lavoro, e una post-operatoria. Poiché il sensore CCD è estremamente sensibile, per catturare un’immagine di alta qualità è sufficiente un tempo di esposizione breve. Il software è inoltre capace di regolare la luminosità e il contrasto dell’immagine 1b 1a Pag. - 10 1c L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 2005 2a ovviando così alla necessità di ripetere la radiografia in caso di sovra o sottoesposizioni. Sia per i denti anteriori sia per quelli posteriori, è necessario utilizzare sempre un tempo di esposizione di soli 0,08 secondi. Le dimensioni dell’immagine digitale possono essere ingrandite o ridotte. Ciò comporta un notevole vantaggio, soprattutto perché consente di mostrare al paziente un’immagine più grande rispetto a una minuscola radiografia periapicale convenzionale (Fig. 2). Esiste un rischio di infezione incrociata, in particolare, nella fase di valutazione della lunghezza di lavoro. L’uncino della diga di gomma può infatti tagliare la pellicola di plastica lasciando che la saliva contamini il sensore CCD. Per ovviare al problema, si può utilizzare la doppia guarnizione mostrata in figura 3. Poiché il sistema permette di ottenere un’immagine istantanea mentre il sensore è ancora nella cavità orale, è possibile 4a 2b Figura 2 Presentazione del caso al paziente. a. Radiografia tradizionale. b. Radiografia digitale. 3 Figura 3 Il sensore provvisto di protezione. regolare la posizione del fascio di raggi x in modo da rendere più dettagliata la radiografia. In questo modo appariranno più evidenti le caratteristiche dell’anatomia del canale radicolare, come ad esempio la presenza di due canali nella radice mesiovestibolare (Fig. 4). Con un localizzatore apicale elettronico a doppia frequenza e con la radiografia digitale in cui le immagini appaiono quasi istantaneamente, quando posso effettuare la radiografia diagnostica o misurare la lunghezza di lavoro? 4b Figura 4 a. Radiografia pre-operatoria. b. Radiografia post-operatoria. c. La radiografia digitale angolata mostra i due canali della radice mesiovestibolare. 4c Pag. - 11 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Koh Eng Tiong si è laureato in odontoiatria presso l’Università Nazionale di Singapore nel 1984 e ha conseguito il Master Degree in Endodontics (cum laude) presso l’Università di Londra nel 1995. Membro dell’Accademia di Medicina di Singapore, lavora anche come insegnante part-time presso la facoltà di Odontoiatria della Università Nazionale di Singapore. Attualmente esercita la professione limitatamente all’Endodonzia. 5a 5b 5c Figura 6a-c Il microscopio permette di evidenziare la perforazione. A meno che non vi siano dubbi riguardo alla lunghezza di lavoro, di norma non eseguo una radiografia diagnostica. I localizzatori elettronici apicali di ultima generazione sono molto accurati e di solito riconfermo la lunghezza di lavo- 6b 6a Pag. - 12 ro nel corso dell’otturazione, dopo aver posizionato la mia prima porzione di guttaperca. La radiografia digitale è uno strumento ideale per chi sceglie di lavorare in questo modo, in quanto si può procedere senza indugio con il backfill (Fig. 5). Il programma garantisce inoltre un’estrema versatilità nella gestione di qualsiasi tipo di immagine digitale (ad esempio, filmati ottenuti con la videocamera a colori) nei file clinici del paziente, come mostrato nella figura 6. Da quando ho cominciato a esercitare la professione, più di due anni fa, ho evitato di usare la radiografia periapicale convenzionale, scegliendo il formato digitale per tutti i miei pazienti (Fig. 7). Prima di questo, ho lavorato per quattro anni in ospedale, dove tutte le cartelle dei miei pazienti contenevano radiografie periapicali convenzionali. Per raccogliere il materiale di ricerca e la documentazione per le conferen- 6c L’Informatore Endodontico Vol. 8, Nr. 2 ze, utilizzavo la videocamera digitale collegata al microscopio operatorio per acquisire le immagini radiografiche con il programma VixWin. Il bello di questo metodo è la velocità. Basta premere la barra spaziatrice sulla tastiera, e l’immagine a raggi X è catturata quasi all’istante. Se non si è soddisfatti dell’immagine, è possibile cancellarla, mentre, una volta ottenuto il risultato desiderato, basta salvarlo nel sistema. Utilizzare lo scanner per fare lo stesso lavoro comporta un notevole spreco di tempo. Nele immagini delle figure 8 e 9 si può osservare la disposizione delle apparecchiature ed un esempio delle immagini ottenute con il metodo appena descritto. 2005 7 Figura 8 Uso del microscopio per acquisire le immagini delle radiografia convenzionali con il software VixWin. 8 9b Per stampare le radiografie, si può utilizzare carta fotografica e stampante a getto di inchiostro. La carta nel formato A4 può essere tagliata in quattro parti e si possono stampare tutte le copie che uno desidera. Di solito consegno una copia al 9a Figura 9a, b Diapositiva 35mm e immagine radiografica periapicale, acquisite mediante il microscopio operatorio con il software VixWin. 10 Figura 10 Al referring dentist si può dare una copia della doppia radiografia (a sinistra) o, meglio, una stampa con tutte le nostre immagini (a destra). dentista che ha inviato il paziente e una al paziente stesso, qualora la richieda. La radiografia periapicale convenzionale consente di ottenere al massimo due copie (Fig. 10). I metodi di archiviazione sono una parte Pag. - 13 La radiografia digitale nella pratica endodontica Figura 11 Disco rigido esterno da 10 o 20 GB. 11a essenziale dell’uso dei computer. Se il database non è stato archiviato, un guasto dell’hard disk comporterà la perdita dei dati acquisiti. Per ovviare al problema, si possono utilizzare vari metodi di archiviazione: floppy disk, CD o formato Zip (Fig. 11). L’inconveniente di questi metodi è lo scarso spazio di memoria. Di recente, si Traduzione dell’articolo originale: Digital radiography in an endodontic practice. Contemporary Endodontics 2002, 25-27 Pag. - 14 11b è ovviato al problema introducendo hard disk portatili la cui memoria arriva fino a 80 Gigabyte; sono piccoli e utilizzano un’interfaccia FireWire.