Numero 70 - Edizioni Traguardi Sociali

Transcript

Numero 70 - Edizioni Traguardi Sociali
Edizioni TRAGUARDI SOCIALI srl - Poste Italiane S.p.A. - Sped. A.P. - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma - Taxe percue - Tassa riscossa - Roma - Italy - € 2,00
FEBBRAIO-MARZO 2015
ISSN 1970-4410
N. 70 SERIE 2015
Parla Annamaria Furlan, Segretario Generale Cisl
La visione
sociale
ed economica
di Papa Francesco
Carlo Costalli (*)
“Cambiamo il sistema fiscale
nel segno dell’equità”
R
iforme, ruolo dei sindacati e dei corpi intermedi, rilancio del mercato del lavoro: il nostro Paese
si trova nel bel mezzo del guado, con pochi positivi segnali all’orizzonte e ancora tante, troppe,
incertezze che incombono sul presente di tutti noi. Ne abbiamo parlato con Annamaria Furlan, Segretario Generale della Cisl.
Segue a pagina 3
“Q
uesta economia uccide” è il titolo che Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi hanno voluto scegliere per il libro che noi presentiamo in diverse città italiane. Il volume è dedicato alla visione
sociale ed economica di Papa Francesco, e la approfondisce, così come emerge dalla Evangelii Gaudium e dai numerosi interventi nei quali il Papa ha
affrontato ed approfondito tali tematiche, compresa
un’inedita illuminante intervista dello stesso Pontefice. Gli autori hanno scelto un titolo forte capace di
scuotere. L’espressione più dirompente usata dal Papa a proposito di economia. Ed hanno fatto bene:
perché la situazione determinata dalla globalizzazione, e dalla sempre più evidente egemonia dell’economia finanziaria, costituisce un “unicum” nella
storia dell’umanità. Un “unicum” tanto sconvolgente da esigere tinte forti, anzi fortissime, per spiegarlo e farlo comprendere.
Quest’osservazione vale, anche e soprattutto, per
i problemi del mondo del lavoro ai quali, proprio per
la natura ed il carisma del nostro Movimento, siamo
specificamente interessati. E’, infatti, innegabile e
di tutta evidenza che, già negli ultimi decenni del
secolo scorso, con l’affermarsi della globalizzazione
e dell’egemonia della finanza sull’economia reale si
sono consolidate teorizzazioni e scelte che hanno
frantumato la centralità del lavoro cancellando, di
fatto, l’occupazione dall’ordine delle priorità sociali
e politiche.
E’, così, nato un pensiero economico “eticamente distorto” che teorizza la cosiddetta “jobless
growth”: la crescita economica senza creazione di
posti di lavoro. Tale pensiero si concretizza in devastazione sociale laddove il progresso tecnologico
consente di produrre sempre più beni e servizi con
minore impiego di persone e, soprattutto nelle delocalizzazioni, laddove l’assoluta autonomia dei mercati e la conseguente libertà dei movimenti di capitale mette a contatto i capitali con altri capitali, bypassando di fatto il lavoro. Ricchezza finanziaria
crea ricchezza finanziaria. Il risultato è una divaricazione sempre più forte fra redditi da lavoro e profitti, tra crescita economica ed occupazione. Tale fenomeno Papa Francesco lo ha colto, in anticipo sui
tempi, al suo primo profilarsi quando, come primate
d’Argentina, sperimentò, in prima persona, il crudele e devastante approccio con quell’“imperialismo
internazionale del denaro” di cui, dopo la crisi del
’29, Pio XI scrisse nella Quadragesimo anno.
Un tema sul quale egli ritornerà sistematicamente, non solo nella Evangelii Gaudium ma anche in
occasione delle sue visite pastorali: in particolare
nella Sardegna flagellata dalla crisi e dalla disoccupazione.
Segue a pagina 2
Le presentazioni del libro a Roma e Milano
Papa Francesco:
quest’economia uccide
Pier Paolo Saleri - (*)
“G
li autori hanno scelto un titolo forte, capace di scuotere. L’espressione più dirompente usata dal Papa a proposito di economia. Ed
hanno fatto bene”. E’ un’osservazione tratta dall’intervento del Presidente del MCL, Carlo Costalli, alla presentazione romana, lo scorso 12 febbraio, del libro di Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi: “Papa Francesco. Questa economia uccide”.
Parliamo di un volume dedicato alla visione sociale ed economica di Francesco che viene puntualmente ricostruita e approfondita, dagli autori, attraverso le parole dello stesso Pontefice, tratte non solo dalla Evangelii Gaudium ma, anche, dai numerosi discorsi da lui tenuti nelle più svariate occasioni
del suo Ministero. Un’inedita e illuminante intervista, che il Papa stesso ha voluto affidare agli autori,
proprio a completamento di quest’opera, conclude il
volume che, nel suo complesso, ci presenta una visione davvero nuova e dirompente della crisi economico-sociale che ancora stiamo vivendo. Una visione tale da rendere assolutamente pertinente la notazione di Costalli.
Segue a pagina 9
Nell’interno:
SERGIO MATTARELLA NUOVO PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
PRESENTATO A ROMA IL VI RAPPORTO SULLA DSC
CONVEGNO NAZIONALE A MATERA “LAVORO, POLITICHE
GIOVANILI, NUOVO WELFARE”
DAL 1° MAGGIO AL VIA L’EXPO 2015
V I TA E C C L E S I A L E
SEGNI DEI TEMPI
Pasqua
fonte di un rinnovato atteggiamento
L
“(…) è dovere
permanente
della Chiesa di
scrutare i segni
dei tempi e di
interpretarli
alla luce del
Vangelo (…).
Bisogna infatti
conoscere e
comprendere il
mondo in cui
viviamo, le sue
attese, le sue
aspirazioni e il
suo carattere
spesso
drammatico”,
Gaudium et Spes, 4
a nostra partecipazione nella fede alla Pasqua del Signore Gesù non è altro che una partecipazione all’esperienza
di Morte e Resurrezione che Egli ha vissuto per la salvezza di
tutti noi e del mondo intero. Per noi, quindi, festeggiare la Pasqua significa partecipare liberamente a queste due esperienze, o dimensioni essenziali della vita. Anzitutto alla Resurrezione del Cristo, senza la quale non saremmo qui a parlare, e
grazie alla quale si ha liberazione, salvezza, vita, oltre che la
stessa gioia di vivere.
Da qui l’impegno della Chiesa e dei cristiani di testimoniare al mondo finito e caduco le realtà del “Cielo”; le realtà
eterne che non passano e sulle quali si gioca il destino definitivo di ogni uomo. Dobbiamo dirlo con franchezza: poco si
parla di questa dimensione trascendente ed escatologica della nostra fede. O comunque sia, non quanto se ne dovrebbe
parlare, anche nella Chiesa stessa. Così San Paolo ci ammonisce: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per
questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini”
(1Cor 15,19).
Infatti, è in questa dimensione che noi troviamo la ragione
profonda della nostra speranza di Vita, e le ragioni del nostro
amore per gli altri. Per tale motivo non possiamo dimenticare
o sminuire tale aspetto escatologico e trascendente della nostra fede, per la quale la Chiesa nel mondo è Sacramento universale di salvezza, e sacramento dell’intima unione con Dio
(cfr. LG1).
Senza la Resurrezione di Gesù Cristo tutto sarebbe vano!
Anche l’impegno mondano della Chiesa. Lo stesso nostro impegno sociale.
Ma la Chiesa e i cristiani non partecipano solamente alla
Resurrezione di Gesù Cristo, e della gioia della Domenica.
Noi partecipiamo anche del Venerdì di Gesù Cristo, alla passione e morte del Redentore del mondo. Partecipiamo, cioè,
di quella dimensione “storica” della Pasqua sintetizzata dal
Dono che Cristo fa di se stesso a tutti gli uomini, e per la quale noi – membra del suo Corpo – siamo chiamati a vivere.
Se la Domenica è la fonte della nostra consolazione e della nostra gioia di vivere, il Venerdì di Gesù è la ragione
profonda del dono di noi stessi agli altri e, quindi, anche la
ragione del nostro impegno sociale; come pure la radice
profonda del nostro operare quali cittadini e lavoratori che li-
beramente si associano, in un Movimento d’impegno sociale
come il MCL, e che si lasciano ispirare dal Cristo nel dono di
se stessi agli altri.
Anche noi, quindi, siamo chiamati a fare Pasqua vivendo
nel nostro ambito e con i nostri limiti la missione messianica
di Gesù, che culmina nel Venerdì del sacrificio e dell’offerta.
Cioè nel dono gratuito di noi stessi agli altri, che si dovrebbe
manifestare in due tipi fondamentali di “azione”, le quali in
ambito sociale non solo esprimono in modo essenziale l’agire
messianico di Gesù, ma tendono anche a realizzare il Regno
di Dio nella storia, e quella “Civiltà dell’amore” di cui parlava Paolo VI. Il primo tipo fondamentale di azione (di movimento), che traduce storicamente sul piano sociale il dono di
noi stessi agli altri, è il nostro impegno contro ogni forma di
Stato oppressivo presente nel mondo. Sia sotto forma di potere politico, sia sotto forma di potere economico-finanziario,
sia sotto forma di potere mediatico, finanche di potere religioso. Tale tipo di movimento è teso a realizzare il primo principio della Dottrina Sociale della Chiesa: il Bene della singola
persona umana.
Il secondo tipo di azione (di movimento), che traduce concretamente il dono di noi stessi agli altri in ambito sociale, è
il nostro impegno per la realizzazione di una vera fraternità,
ma questa in prospettiva veramente universale. Tesa ad esplicitare, cioè, l’altro principio fondamentale della Dottrina Sociale della Chiesa che è il Bene comune; il Bene di una Comunità, di un Popolo, di tutta l’Umanità. In tal modo la Chiesa esprimerà anche il suo essere Sacramento universale dell’unità del genere umano (cfr. LG1).
La testimonianza concreta da parte nostra di questi due
tipi di impegno varrebbe come testimonianza di quel “Vangelo sociale” di cui parla Papa Francesco nella Evangelii
Gaudium al Cap. IV; ed esprimerebbe la libera vocazione
sociale del nostro Movimento, tesa a rispondere all’esigenza
di un nuovo protagonismo sociale dei cattolici in ambito civile ed ecclesiale. Non solo, ma sull’esempio del Maestro e
del Signore, saremmo autenticamente partecipi della Sua
Pasqua.
Don Ernesto Lettieri
Assistente Ecclesiastico Nazionale MCL
Segue dalla prima pagina
In quell’occasione il Papa ne parla in modo semplice e diretto aprendo uno squarcio che consente di
vedere le ragioni profonde della crisi: “la mancanza
di lavoro ti porta a sentirti senza dignità! Dove non c’è
lavoro manca la dignità! E questo non è un problema
della Sardegna soltanto… non è un problema soltanto
dell’Italia o di alcuni Paesi d’Europa, è la conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che
porta a questa tragedia; un sistema che ha al centro un
idolo che si chiama denaro”.
Infatti, specifica il Papa, “la crisi finanziaria che
attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi
è una profonda crisi antropologica: la negazione del
primato dell’essere umano!”. Ed ovviamente la negazione del primato dell’essere umano porta immediatamente con sé il disconoscimento del valore della persona e, di conseguenza, della centralità del lavoro,
che viene ridotto a semplice “variabile dipendente”
delle esigenze del profitto e dei mercati con tutte le
devastazioni e tragedie che ne conseguono. Il primato
della persona e la centralità del lavoro nel processo
economico produttivo sono incompatibili “con un
orientamento antropologico che riduce l’essere umano
ad uno solo dei suoi bisogni, il consumo”. Ma il Papa
non si limita soltanto a un appello; indica anche la
2
strada concreta attraverso cui mobilitarsi e costruire:
la strada della solidarietà. Francesco spiega l’urgenza
e l’esigenza di “ripensare la solidarietà, non più come
semplice assistenza nei confronti dei più poveri, ma come ripensamento globale di tutto il sistema, come ricerca di vie per riformarlo e correggerlo in modo coerente con i diritti fondamentali dell’uomo e di tutti gli
uomini”. Non è, infatti, “la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società,
quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile; non è questa, ma la cultura della solidarietà; la cultura della solidarietà è vedere nell’altro non un concorrente, o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo
fratelli!”.
Diventa, a questo punto, di tutta evidenza come la
strada per una vera, sana ed equilibrata crescita economica debba necessariamente passare attraverso il
rovesciamento dei falsi idoli e dei falsi valori che la
“finanza globale” impone. Un rovesciamento che Papa Francesco sintetizza magnificamente in una brevissima ed efficacissima frase: “Il denaro deve servire
e non comandare”. Questo ripensamento globale di
tutto il sistema, secondo la logica della solidarietà, incrocia necessariamente la cruciale questione della
partecipazione. Nella società egemonizzata dall’eco-
nomia finanziaria assieme al lavoro diminuisce anche
la partecipazione, sia in senso generale - di partecipazione politica -, sia di partecipazione economica. La
“dittatura del denaro” svuota di ogni contenuto tanto
la democrazia politica che quella economica. E’, invece, proprio dalla partecipazione che bisogna ricominciare se davvero si vuole il “ripensamento globale di
tutto il sistema”.
L’annichilimento dell’economia produttiva reale
da parte della finanza speculativa crea, infatti, una
nuova e diversa contrapposizione che supera e vanifica la vecchia contrapposizione marxista tra capitale e
lavoro: quella tra produttori (lavoratori ed imprenditori, soprattutto se piccoli e medi) e speculazione finanziaria. In questo quadro diventa essenziale e strategico il rilancio della partecipazione dei lavoratori alla
gestione dell’impresa, il rafforzamento dell’impresa
cooperativa e solidaristica, il ruolo dei corpi intermedi che qualcuno vuole rottamare. Temi tradizionali
per la Dottrina Sociale della Chiesa che, nel nuovo e
tragico contesto della globalizzazione finanziaria, tornano a manifestare, con forza dirompente, tutta la loro attualità.
(*) - Presidente Movimento Cristiano Lavoratori
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
L AV O R O E S O C I E TÀ
Parla Annamaria Furlan, Segretario Generale Cisl
“Cambiamo il sistema fiscale
nel segno dell’equità”
R
iforme, ruolo dei sindacati e dei corpi intermedi, rilancio del mercato del lavoro: il nostro
Paese si trova nel bel mezzo del guado, con pochi
positivi segnali all’orizzonte e ancora tante, troppe,
incertezze che incombono sul presente di tutti noi.
Ne abbiamo parlato con Annamaria Furlan, Segretario Generale della Cisl.
Secondo i progetti del Governo, l’entrata in
vigore del Jobs Act e dei decreti delegati dovrebbe dare una netta accelerazione alla crescita del mondo del lavoro in Italia, riportando il nostro Paese ai livelli standard europei.
Una visione che non incontra certo, però, univoci consensi. Qual è il parere della Cisl?
Noi abbiamo sempre sostenuto che il lavoro si
crea con gli investimenti e non certo con nuove
norme di legge sul mercato del lavoro. Ci hanno
provato tutti i governi degli ultimi anni e i risultati
sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo un livello di
disoccupazione giovanile che sfiora il 50%, abbiamo perso più di un milione di posti di lavoro nell’ultimo anno, con tanti lavoratori in cassa integrazione e mobilità. Non sono le regole che creano i
posti di lavoro, ma un fisco meno oppressivo su lavoratori e imprese, energia meno cara, infrastrutture moderne, una pubblica amministrazione efficiente.
Tuttavia, qualche segnale positivo da questo governo è arrivato. Per la prima volta il contratto a
tempo indeterminato costerà meno di altre tipologie contrattuali. Ma purtroppo non c’è stata la svolta che la Cisl auspicava sull’effettiva cancellazione
delle forme di precarietà selvaggia, sottopagate e
senza tutele, che sono proliferate in questi anni nel
mondo del lavoro. Non ci ha convinto poi la norma
assolutamente sbagliata che cancella il reintegro
sui licenziamenti collettivi.
La Cisl, per quanto ci riguarda, continuerà a
battersi per affidare le materie del lavoro alla contrattazione, che è oggi lo strumento più efficace per
favorire gli investimenti, la produttività, le riorganizzazioni aziendali e garantire l’ingresso stabile
dei giovani nel mondo del lavoro.
E’ recente la polemica sul ruolo dei corpi intermedi in una società in trasformazione. Secondo lei quali spazi possono esserci per questa
forma di rappresentanza?
Le società complesse si governano solo con il
contributo dei corpi intermedi. E’ illusione pensare che la politica possa essere autosufficiente e fare a meno del contributo delle parti sociali. Il confronto e il dialogo sono il sale della coesione sociale e della democrazia partecipativa. Immaginare
che attraverso le consultazioni online, con un numero irrisorio di cittadini che partecipano, si crei il
consenso sociale è molto demagogico e immaginare di farlo per delle riforme importanti può essere
anche controproducente. Ignorare i corpi intermedi
andando in una direzione opposta, rispetto a quanto fanno gli altri governi europei, è semplicemente
assurdo. L’Italia potrà uscire dalla crisi solo se ope-
reremo in sinergia e collaborazione gli uni con gli
altri. Ora più che mai è necessario un patto sociale
se vogliamo aiutare realmente il Paese a rialzarsi e
tornare a crescere e a competere. Chi ha orecchie
per intendere, intenda.
Da sempre riteniamo le riforme una priorità assoluta per il Paese, in particolare quella fiscale. Cosa ne pensa? E su quali linee guida ritiene si debba intervenire?
La gente è stufa di sentire parlare di riforme
astratte e dei teatrini mediatici a cui spesso assistiamo. L’unico patto che servirebbe oggi sarebbe
quello per l’occupazione, gli investimenti, un fisco
più equo, una pubblica amministrazione efficiente.
Per questo la Cisl non starà ferma: raccoglieremo
nei prossimi mesi migliaia di firme per una legge di
iniziativa popolare che cambi il sistema fiscale nel
segno dell’equità. Occorre estendere il bonus di
mille euro a tutti i lavoratori sotto i 40 mila euro, ai
pensionati, agli incapienti, agli autonomi, ai collaboratori. Chiederemo l’introduzione di una tassa
sui grandi patrimoni oltre i 500 mila euro, ma esentando la prima casa dalle imposte. Bisogna redistribuire equamente la ricchezza che oggi è cresciuta
solo per il 4% della popolazione italiana, mentre
tutti gli altri hanno fatto sacrifici immensi per tirare la carretta.
Può darci un parere sul recente decreto sulle Banche Popolari?
Le Banche popolari, in Italia ed in Europa, hanno rappresentato una “zona franca”, ispirate a un
modello di democrazia economica attraverso il voto
capitario, indipendente dal volume di azioni possedute. La presenza di multi-stakeholders negli organi di governo ha garantito una profonda integrazione con le economie e con le comunità di riferimento. Non a caso il 65% del credito per le piccole e
medie imprese è stato erogato in questi anni dalle
banche popolari e cooperative, molto più delle Banche SPA. Non si capisce perché il Governo vuole
smantellare per decreto questo patrimonio storico
del nostro Paese con il rischio di invasioni straniere da parte di quei colossi bancari internazionali interessati alla finanza speculativa e predatoria.
Lo scandalo dei “derivati” nel Monte dei Paschi
di Siena aveva messo bene a nudo non solo tutti i
limiti dei controlli pubblici (Banca d’Italia e Consob), ma la sostanziale ininfluenza degli stakeholders e dei lavoratori sulle decisioni assunte dal management. Il modello delle Banche Popolari, fondato sulla partecipazione, è invece la strada per
‘democratizzare’ il sistema del credito, lo strumento per migliorare la qualità dei servizi, aumentare
la produttività delle aziende, in modo da renderle
più competitive e concorrenziali sul mercato sempre più globale.
Dopo i recenti ‘distinguo’ da parte delle organizzazioni sindacali sui vari snodi istituzionali del cambiamento italiano, quali rapporti
oggi ritiene possibile intrattenere con le altre
organizzazioni sindacali confederali?
La Cisl ha sempre cercato di conciliare la proprie posizioni con quelle degli altri sindacati. L’unità non è un obiettivo astratto o aprioristico, ma
si costruisce con grande responsabilità, quotidianamente, sulle scelte e sugli obiettivi concreti che
si vogliono raggiungere, senza fughe in avanti o
primarie. Ci sono tante cose sulle quali i sindacati hanno la stessa posizione, ma purtroppo esistono tante questioni che ci dividono ancora sul piano culturale e politico. Lo sforzo che dobbiamo fare tutti è quello di partire da quello che ci unisce
e lavorare per dare a questo Paese un sindacato
capace di favorire gli investimenti, conciliare gli
interessi particolari con quelli generali, e di tutelare con la contrattazione il mondo che noi rappresentiamo.
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
3
AT T U A L I TÀ
Sergio Mattarella
nuovo Presidente
della Repubblica
D
a sabato 31 gennaio l’Italia ha un nuovo Presidente della Repubblica: il giudice costituzionale Sergio Mattarella - uomo riservato, democristiano
con un lungo cursus honorum - è il nuovo inquilino
del Colle eletto alla quarta votazione.
L’elezione del Presidente della Repubblica è uno
dei momenti più importanti per la vita della nazione
e l’elezione di Sergio Mattarella, avvenuta con larga
maggioranza, ha segnato un importante momento di
unità per il nostro Paese.
Il presidente Carlo Costalli ha espresso grande
soddisfazione per l’elezione del Presidente Mattarella ed ha così commentato: “Una cultura cattolico-popolare sarà garanzia per un’attenzione particolare alla dignità delle persone e del lavoro, ai
problemi e bisogni della nazione, senza partigianeria, ma con un carico di speranza di cui il Paese ha
tanto bisogno”.
Al neo-Presidente della Repubblica gli auguri di
buon lavoro a nome di tutto il Movimento.
Il ricordo indelebile di un uomo impegnato, generoso, giusto
Da dieci anni Enrico Del Freo non è più con noi
E
nrico ci ha lasciati il 19 febbraio 2005, a seguito di un susseguirsi di problemi dovuti a un intervento chirurgico,
dopo aver speso tutta la sua vita nell’associazionismo cattolico e nell’impegno politico e sindacale.
Del Freo era un combattente, un uomo libero che non si arrendeva mai, un credente convinto che ogni cattolico dovesse partecipare alla vita della società e della Chiesa. Si schierava sempre dalla parte dei più deboli, promuovendo
la solidarietà e il coinvolgimento di tutti nella vita religiosa, culturale, sociale. Non sopportava veder soffrire tanta
umanità e invitava tutti a rimboccarsi le maniche per contribuire a dare soluzione alle tante ingiustizie sociali, cercando sempre di infondere fiducia e
speranza.
Al momento della sua scomparsa era membro dell’Esecutivo nazionale del nostro Movimento, cui è stato legato fin dall’origine e in cui ha ricoperto,
negli anni, numerosi incarichi. Esperto di problemi del lavoro, di previdenza, di formazione professionale, di emigrazione, ha ricoperto ruoli di responsabilità in vari organismi nazionali e internazionali. Tra gli altri è stato per molti anni, ed era ancora, vice presidente nazionale del Patronato SIAS.
Un impegno forte e costante contro le povertà, le miserie e la disperazione che attanagliano molti popoli, per i quali, sosteneva, “non basta reclamare
o proclamare a parole diritti uguali per tutti, occorre anche impegnarsi per raggiungerli”. Di qui il suo impegno per la cooperazione internazionale e la
sua convinzione che è necessario far crescere una cultura della pace e lavorare affinché la pace non sia solo una bella parola. Simbolicamente, nel 2002,
è stato insignito del titolo di Cavaliere della Pace dal prestigioso Centro Internazionale per la Pace fra i Popoli di Assisi.
Ancora oggi tutti noi conserviamo vivo il ricordo di quest’uomo, generoso e giusto, nei nostri cuori.
4
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
G I O V A N I E C U LT U R A
A Brescia la Winter School per i giovani MCL
Una Chiesa ‘in uscita’
il Magistero del Beato Paolo VI
Maria Pangaro - (*)
U
n progetto educativo autentico è quello che aspira a condurre la persona a scegliere il bene convintamene e volentieri, costruendo spazi di relazione,
all’interno dei quali la persona (e in particolare il giovane) possa sbocciare e intuire qual è la propria vocazione, il suo apporto unico e insostituibile alla società.
ciale, porta spalancata all’avvento di un “umanesimo
nuovo”, strada su cui camminare insieme per favorire il progresso dei popoli, per essere cristiani nuovi e
sentirsi Carità in cammino. Un Papa che ha parlato
soprattutto ai giovani, indicando ad essi Cristo come
il loro Messia.
In questa tre giorni sono stati ripercorsi alcuni
passaggi fondamentali del vissuto di Papa Paolo VI:
in particolare, quei valori di ricerca della Verità e di
Carità intellettuale cui Montini consacrò integralmente il suo ministero sacerdotale e pastorale. Essi
costituiscono ancora oggi lo stile e l’impulso cui il nostro Movimento torna costantemente ad attingere per
la sua missione negli ambienti che esso abita.
Esperti studiosi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore si sono confrontati su alcuni aspetti fondamentali del mandato di Papa Paolo VI: in particolare,
sono stati affrontati i temi dell’università e dei giovani, il suo contributo al Magistero sociale della Chiesa
e il significato che Egli seppe attribuire ai suoi viaggi e al dialogo ecumenico fra le Chiese, ma soprattutto l’interdipendenza planetaria e lo sviluppo umano
integrale dalla Populorum progressio alla Evangelii
gaudium. La Populorum Progressio di Paolo VI ha
avviato la modernità, ossia la coscienza del mondo,
ha superato i quarant’anni ma la sua attualità appare
evidente. Il beato di Concesio è stato il precursore
della ‘Chiesa in uscita’ di cui parla Papa Francesco
nella Evangelii Gaudium: “se la Chiesa è nata cattolica, vuol dire che è nata ‘in uscita’, che è nata missionaria”. Su questa riflessione si è aperta la tavola
rotonda di sabato 28 febbraio, che ha concluso il percorso formativo di Brescia. L’evento è stato coordinato dal professor Evandro Botto, direttore del Centro di
Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa. Sono in-
Rispetto a questo tipo di finalità educativa, preziosi sono i percorsi formativi che il Movimento Cristiano Lavoratori offre ai suoi giovani.
La formazione dei giovani è uno degli assi di interesse del MCL. Il Movimento, nel dare continuità al
percorso formativo della Summer School di Milano,
quest’anno ha offerto una possibilità in più: la Winter
School di Brescia. Un’alta formazione per i più qualificati del Movimento, che si è svolta dal 26 al 28 febbraio presso l’Università Cattolica di Brescia con la
direzione scientifica e organizzativa del Centro di
Ateneo per la Dottrina sociale della stessa Università.
Il tema trattato “Per una Chiesa in Uscita. Frontiere aperte dal Beato Paolo VI nella prospettiva del
“nuovo umanesimo” , il rapporto tra Chiesa e mondo
e, in particolare, i percorsi avviati da Paolo VI.
Un Papa che ha cambiato la Chiesa, cancellando
abitudini superate, proponendo le novità del Concilio
come programma di vita ecclesiale, comunitaria, sotervenuti il dott. Ungari in rappresentanza dell’On.
Emilio Del Bono, il presidente dell’Aseri prof. Lorenzo Ornaghi, il vaticanista dott. Andrea Tornielli, il
presidente nazionale MCL dott. Carlo Costalli, il quale ha detto “abbiamo bisogno di un Cristianesimo vero e autentico. Il Magistero di Papa Montini ha promosso una Chiesa ‘in uscita’: è proprio questo il senso di questa tavola rotonda”. Inoltre il preside della
facoltà di Scienze della formazione Luigi Pati e l’assistente ecclesiastico dell’Ateneo, nonché presidente
della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Claudio Giuliodori.
Papa Montini non ha cercato la gloria, ha ricevuto
la Croce. Da uomo colto e sensibile, ha traghettato la
Chiesa nella modernità, offrendo al mondo un “nuovo
umanesimo”: la voglia di camminare insieme, e di assaporare il gusto dell’essere Chiesa.
(*) – Delegato nazionale Giovani MCL
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
5
P U B B L I C I TÀ
C O N V E G N O
Ore 9.30
N A Z I O N A L E
Inizio dei lavori
Ore 15.00
Saluto di Nunzio CALICCHIO
Presidente Regionale del MCL Basilicata
6
Presiede Antonio DI MATTEO
Vicepresidente Nazionale MCL
Ore 10.15
“Lo Stato sociale tra presente e futuro”
Dott.ssa Concetta FERRARI
Direttore Generale Ministero del Lavoro
Ore 11.00
Interventi programmati
Ore 12.30
Intervento di Carlo COSTALLI
Presidente Nazionale del MCL
-
S I A S
TAVOLA ROTONDA
“Lavoro, legalità, sussidiarietà:
sfide per il protagonismo del territorio”
Introduce:
Saluto di S.E. Mons. Salvatore LIGORIO
Arcivescovo di Matera-Irsina
Ore 10.00
M C L
Guglielmo BORRI
Presidente Nazionale Patronato SIAS
Intervengono: On.le Alfredo MANTOVANO
Magistrato
Vincenzo MASSARA
Presidenza Nazionale MCL
Francesco MOLLICA
Vicepresidente Consiglio Regione
Basilicata
e Commissione Attività Produttive
Ore 17.30
Con
Co
Conclusione dei lavori
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
ESTERO E MIGRAZIONI
L’impegno del MCL nei Balcani
Dal Montenegro a Belgrado
Sarajevo a Tirana, da Lubiana a Zagabria, da Podgorica
a Belgrado. E proprio a Belgrado, dove dal 17 al 19
aprile prossimo il MCL promuove un seminario sul tema “Unione Europea e ampliamento nell’area balcanica,
le sfide per una integrazione istituzionale e per la riconciliazione sociale”, si vivono le stesse problematiche e le
stesse speranze.
La realtà è che non c’è ancora la vera e piena libertà
di espressione e di stampa, mentre forme di censura o
di auto limitazione riescono ancora a condizionare il
pensiero ufficiale.
Questo già basta per rendere una corsa ad ostacoli la
discussione sui Trattati Europei, discussione che si è
aperta il 21 gennaio 2014 e che, ad oggi, non ha ancora raggiunto il consenso neppure su un articolo.
La sfiducia della gente è reale, le difficoltà sono
grandi.Ma è proprio per questo che è necessario lavorare per sconfiggere le tentazioni antieuropeiste: i Paesi
balcanici non hanno futuro al di fuori della prospettiva
di integrazione nell’Ue.
Dalla libera circolazione delle merci e dei lavoratori a
quella dei servizi e dei capitali, dalle regole sugli appalti al nuovo diritto societario, dal dialogo sociale alla sicurezza, notevoli sono gli sforzi ulteriori che vengono richiesti affinché il negoziato possa avviare il completamento
dell’azione che è premessa per l’integrazione europea.
Piergiorgio Sciacqua
S
e al tempo della Jugoslavia il Montenegro rappresentava uno Stato tra i più piccoli della federazione
- che, passando sotto diversi assetti istituzionali, governava il territorio occidentale della penisola balcanica -,
oggi, mentre permangono difficoltà di ogni tipo, l’indipendenza raggiunta non ha ancora completamente favorito il ritorno al pieno dialogo con gli ex partner e, anche al suo interno, permangono grandi sfide e difficoltà
democratiche.
Nei giorni scorsi, visitando Podgorica per un seminario promosso dal Mcl sulla delicata e attualissima
questione dell’integrazione europea, è emerso con forza
il sentimento di una profonda sfiducia: aleggia tra la
gente comune, infatti, un sottile ma deciso pessimismo.
Tuttavia le aspettative della gente, della povera gente,
seppur velate da sfiducia, nella sostanza sono ben ancorate al cambiamento che l’Ue rappresenta. Tutto questo
ci rafforza nella convinzione che sia anche nostro dovere di Movimento cooperare per la possibile realizzazione di un processo di formazione della nuova classe dirigente anche nella società civile.
Sostenere e incrementare questo nuovo percorso è il
filo conduttore di un costante lavoro che il Movimento
porta avanti da circa vent’anni nell’area balcanica, da
S
E
M
I
N
A
R
I
O
I
N
T
E
R
N
A
Z
I
O
N
A
L
E
D
I
Se la storia della separazione tra Serbia e Montenegro fu, nel 2006, una complessa procedura referendaria,
oggi la necessità di un più forte e concreto dialogo si fa
urgenza e pilastro indispensabile per rafforzare la coesione sociale e sviluppare, dall’agricoltura all’industria,
nuove opportunità di lavoro.
L’integrazione europea di questi due Paesi passa
anche attraverso la ripresa tra loro di un vero dialogo
sostanziale, politico, economico e sociale. Il dialogo
sociale è infatti l’unica risposta possibile, l’architrave della coesione nei Balcani, l’unica via per plasmare il dibattito politico affinché le nuove relazioni industriali possano favorire la creazione di un’economia sociale di mercato dove la persona sia centro
dell’interesse di tutti.
Il MCL, che da molti anni intrattiene col sindacato
serbo indipendente Nezavisnost ottimi rapporti di collaborazione, soprattutto nel settore della formazione di
quadri dirigenti, torna a Belgrado proprio per favorire
questo dialogo tra tutti gli attori della società civile.
I rappresentanti di associazioni di sindacati liberi di
tutta l’area ex jugoslava saranno coinvolti con noi in
questa azione formativa che vuole significare, soprattutto, un gesto, un piccolo gesto di riconciliazione sociale.
Ritornare a parlare, dopo una guerra, e ancor di più
parlare del futuro, è sempre una conquista importante.
S
T
U
D
I
E
U
R
O
P
E
I
“Unione Europea ed ampliamento nell’area Balcanica:
le sfide per una integrazione istituzionale e per la riconciliazione sociale”
Belgrado - Serbia - 17 - 19 aprile 2015 - Hotel Moscow - Balla ska, 1 - Belgrado
Manifestazione promossa con il contributo U.E.
P
R
O
G
R
A
M
Venerdì 17 aprile 2015
Mattina
Arrivo e sistemazione dei partecipanti
ore
12.00
Presentazione del Seminario
ore
15.30
Apertura dei lavori
A
“La realtà europea del dopo crisi: le sfide per trovare il motore
della crescita di domani”
Iliev YASEN
Dirigente Fondo Europeo Investimenti
Lussemburgo/Bulgaria
“Il dialogo sociale è l’architrave della nuova società europea:
prospettive per un nuovo sviluppo”
Fritz NEUGEBAUER
GOD - Austria
Carlo COSTALLI
Presidente MCL
ore 15.00
Bartho PRONK
Presidente EZA
“L’Unione Europea tra crisi dell’ordine liberale internazionale e il
fallimento delle politiche di vicinato”
Vittorio Emanuele PARSI
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Tavola Rotonda
“Integrazione europea, dialogo sociale e nuova coesione verso
la nuova società dei Balcani”
Presiede
Antonio DI MATTEO
Vicepresidente EULDC e MCL
Partecipano:
“Il dialogo sociale nell’esperienza della Serbia: tra resistenze e
prospettive di integrazione UE”
Branislav CANAK
Segretario generale NEZAVISNOST - Serbia
Srdja KEKOVIC
Presidente USSCG - Montenegro
Kresimir SEVER
Presidente HNS - Croazia
Sabato 18 aprile 2015
ore 9.00
M
Presiede
Piergiorgio SCIACQUA
Co-presidente EZA e Presidenza MCL
“I Balcani sudoccidentali e l’urgenza dell’integrazione europea.
La sfida del dialogo per la nuova coesione sociale”
Franjio TOPIC
Presidente Napredak - Bosnia Erzegovina
Mons. Cesare LODESERTO
Vicario Generale della Diocesi di Chisinau - Moldavia
Domenica 19 aprile 2015
ore 9.00
Valutazione del Seminario, chiusura e partenza dei partecipanti.
Lingue di lavoro: Italiano - Croato-Serbo - Inglese
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
7
AT T U A L I TÀ
Presentato a Roma il VI Rapporto sulla DSC
“La rivoluzione della donna,
la donna nella rivoluzione”
Fiammetta Sagliocca
Q
uella femminile è stata vera rivoluzione o involuzione? Se ne è parlato a Roma il 3 marzo, alla presentazione del VI Rapporto della Dottrina sociale della Chiesa nel mondo - a cura del MCL e
dell’Osservatorio Cardinale Van Thuan -, quest’anno dedicato al tema “La rivoluzione della donna, la
donna nella rivoluzione”.
Tema impegnativo, quello della condizione femminile in un mondo che cambia rapidamente verso
una sempre maggiore secolarizzazione, abbattendo
a colpi di scure un intero universo di prerogative
femminili.
“Le principali rivoluzioni in atto passano soprattutto da una revisione, spesso contraria al progetto di Dio, della natura e del ruolo della donna”,
ha detto il Presidente del MCL, Carlo Costalli, introducendo il dibattito. “Mi riferisco ai noti pungenti temi della procreazione, della maternità, dell’identità sessuale, del gender, delle ‘nuove famiglie’, della filiazione”.
Frontiere abbattute dal passaggio della spinta
femminista, attraverso l’esasperazione individualista, fino all’ideologia del “gender”. Ma pur sempre
frontiere oltre le quali si aprono nuovi orizzonti con
i quali siamo costretti, volenti o nolenti, a confrontarci, a trovare risposte.
In questi tempi – che vedono le donne passare
dal ruolo di ‘liberate’, come il femminismo prometteva, a quello di ‘vittime’ della mancanza di punti
di riferimento, e di una violenza che ne è l’esasperata conseguenza – serve una bussola per mantenere l’orientamento: la questione della donna oggi è
deve essere affrontata “con alle spalle la sapienza
umana e cristiana della DSC”, è la via indicata da
Costalli.
8
Ma c’è dell’altro. Temi che “sembravano appannaggio solo di terre ricche, in realtà sono diventati
globali”, ha sottolineato il giornalista di Avvenire
Andrea Galli, moderatore del dibattito. E la Chiesa
mostra un grande coraggio nel confrontarsi “con
l’opinione del mondo secolarizzato, se non addirit-
Trieste ed autore, con Stefano Fontana, del VI Rapporto – “la rivoluzione della donna ha aperto in maniera drammatica la questione antropologica: l’uomo che abbiamo sempre considerato un progetto
ora è diventato un prodotto che si fa nei laboratori
e si vende nei mercati”.
tura ostile, avendo a riferimento un modello arduo
di donna da difendere, controcorrente”.
Per Eugenia Roccella, autrice del saggio che dà
il nome al Rapporto, “è facilissimo essere trascinati in un giudizio tollerante, che accetta tutto nel nome delle libertà. Il tema va invece correttamente ricondotto nella prospettiva definita da Sciascia
‘l’essere custodi dell’umano’. Donne custodi, attraverso il proprio corpo, della vita: un ruolo che ora
si sposta al di fuori, entrando nei laboratori”. E, di
qui, in un luogo ancora più astratto, come il mercato, attraverso i contratti: sempre comunque fuori
dalle relazioni naturali fra uomo e donna”, ha continuato la deputata Ncd.
In questa realtà “la donna è diventata soggetto
fragile, in nome del trionfo e alla mercé di un’autodeterminazione che finisce col trasformarsi in fragilità”, ha concluso.
D’accordo Mons. Fabiano Longoni, Direttore
dell’Ufficio Problemi sociali e il Lavoro della CEI,
che ha ammonito: “In questa società pagana la nostra missione è annunciare con forza i valori
profondamente legati alla dimensione umana”. Diversamente “il grande rischio cui va incontro l’umanità è quello di perdere contatto con l’altro”, con
chi è differente da noi. Ma “la lettura di questo e
dei precedenti Rapporti ci rende sempre più capaci di una visione globale, dove tutto ciò che viviamo ha il timbro del superamento di ogni confine”.
Per Mons. Giampaolo Crepaldi - Arcivescovo di
Di fronte a tutto ciò, ha spiegato Crepaldi, il tentativo è quello di “ricollegare le problematiche della
biopolitica alla DSC: lo esige la realtà che ci incalza, già dal 1978, con la nascita della prima bambina
concepita in provetta, Louise Brown. All’epoca non
se ne potevano prevedere le conseguenze, oggi sì”.
Quindi un invito a rilanciare la presenza e l’unità dei cattolici in politica: “Il rilancio della DSC,
voluto fortemente dal Santo Giovanni Paolo II e,
poi, dal Beato Benedetto XVI, stenta a prendere
piede... forse anche perché i cattolici in politica sono pochi e, per di più, quei pochi sono anche divisi. Si ha l’impressione che abbiano abbandonato lo
schema di convergere in Parlamento contro quelle
leggi che colpiscono al cuore la persona, la famiglia: se si va avanti così la fede non avrà più niente da dare alla politica e la politica dimenticherà
sempre più i valori della fede”. “Per questo Papa
Francesco ci invita a guardare in faccia la realtà:
per andarle incontro con chiarezza di proposte”, ha
concluso Mons. Crepaldi.
Un tema coraggioso, si diceva, quello del ruolo
della donna, affrontato da un punto di vista ben
diverso dalla banalizzazione che va in scena come
ogni anno l’8 marzo. Al suo posto un chiaro riferimento alla famiglia, che la Chiesa ha a cuore, (per
alcuni in modo ossessivo). La famiglia è il primo
veicolo di Dio, dell’idea di bene. Non difenderla
significa andare verso la disumanizzazione della
società.
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
AT T U A L I TÀ
Le presentazioni del libro a Roma e Milano
Papa Francesco:
quest’economia uccide
Pier Paolo Saleri - (*)
“G
li autori hanno scelto un titolo forte, capace di scuotere. L’espressione più dirompente usata dal Papa a proposito di economia. Ed
hanno fatto bene”. E’ un’osservazione tratta dall’intervento del Presidente del MCL, Carlo Costalli, alla presentazione romana, lo scorso 12 febbraio, del
libro di Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi: “Papa Francesco. Questa economia uccide”.
Parliamo di un volume dedicato alla visione sociale ed economica di Francesco che viene puntualmente ricostruita e approfondita, dagli autori, attraverso le parole dello stesso Pontefice, tratte non solo dalla
Evangelii Gaudium ma, anche, dai numerosi discorsi da lui tenuti nelle più
svariate occasioni del suo Ministero.
Un’inedita e illuminante intervista, che il
Papa stesso ha voluto affidare agli autori,
proprio a completamento di quest’opera,
conclude il volume che, nel suo complesso, ci presenta una visione davvero nuova
e dirompente della crisi economico-sociale che ancora stiamo vivendo. Una visione tale da rendere assolutamente pertinente la notazione di Costalli.
Il focus principale del libro è, appunto, costituito da un’approfondita ricostruzione della lucida analisi critica
svolta da Francesco in riferimento
all’“economia che uccide”; un’analisi di
ampio respiro teologico condotta sulle
ragioni del Vangelo.
Il grande merito che va riconosciuto
agli autori è quello di aver contestualizzato il pensiero del Papa in campo economico mettendone in adeguato risalto,
per un verso, l’assoluta fedeltà, senza alcuna soluzione di continuità, alla Dottrina Sociale della Chiesa e, per l’altro, la
radicale e “rivoluzionaria” critica all’egemonia dell’economia finanziaria globalizzata che distrugge l’economia reale
ponendo al centro, in nome della “cultura dello scarto”, non la persona ma il
profitto fine a se stesso. Si evidenzia in tal modo,
precisamente, la vera e propria ideologia che genera “l’economia che uccide” di cui parla il libro in
questione.
Altri due punti focali trattati nel volume sono
l’approfondita e radicale confutazione e “destrutturazione” dell’accusa di marxismo lanciata contro
Francesco, in ragione della sua aperta condanna
della degenerazione finanziaria del capitalismo in
un’“economia speculativa che insegue l’idolo del
denaro che si produce da se stesso” e la puntuale
analisi degli ambienti culturali, e in qualche caso
anche ecclesiali, da cui tale critica proviene.
Si tratta, soprattutto, di taluni ambienti neoconservatori nordamericani che, assieme all’accusa di
marxismo, imputano a Francesco di mettere in secondo piano, e quasi rimuovere, la questione antro-
pologica, rispetto al primato evangelico della povertà e alla denuncia delle “inequità” sociali.
Un’accusa che trascura, disinvoltamente, che il Papa non solo interviene continuamente in difesa della famiglia e della vita ma specifica anche, inequivocabilmente (Evangelii Gaudium n.55), come all’origine della crisi finanziaria che attraversiamo vi
sia “una profonda crisi antropologica: la negazione
del primato dell’essere umano!”.
Le due importanti e affollatissime presentazioni
del libro, organizzate la prima a Milano, il 4 feb-
braio scorso, dalla Curia arcivescovile, da Vatican
Insider e dal MCL; la seconda a Roma, il 12 febbraio, dal MCL e da Vatican Insider, hanno finito
con l’incentrarsi, sostanzialmente, proprio su questi argomenti di cui abbiamo, fin qui, detto. Né,
d’altro canto, poteva essere diversamente, visto il
ruolo fondamentale che essi rivestono nel pensiero
del Papa.
Intervento centrale, alla presentazione di Milano, è stato quello del Cardinale Arcivescovo Angelo Scola; alla presentazione di Roma quello del
Cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente
di Caritas Internationalis e coordinatore della
“Commissione degli Otto”, istituita da Papa Francesco per la riforma della Curia. A Roma, assieme
al Cardinal Maradiaga, sono intervenuti come relatori anche il presidente del MCL, Carlo Costalli, e
il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,
Graziano Delrio.
A Milano il Cardinale Scola, nel corso del suo
intervento ha così risposto alle accuse di marxismo
e pauperismo contro Papa Francesco: “il Papa dà
una lettura non ideologica del Cristianesimo” che
“non ha nulla a che fare con il pauperismo. Guarda a tutti i problemi in una prospettiva di umanesimo realista” avendo compreso che occorre tornare
“all’originalità non negoziabile” dell’esperienza
cristiana che non può accettare “l’economia come
una realtà staccata ed immutabile, mentre è un fatto di cultura che interpella la
nostra libertà e proprio questa libertà ci
consente di cambiarlo!”.
Estremamente significative, dirette e
calate nella realtà storica dell’oggi, anche le parole dal Cardinale Maradiaga
alla presentazione romana. “Se l’economia non è per l’uomo bisogna avere il coraggio di cambiarla”, ha affermato il Presidente della Caritas Internationalis,
puntando il dito sulle modalità di azione
degli organismi finanziari internazionali,
prima in America Latina ed ora anche in
Europa: “parlano di austerità ma l’austerità è una virtù cristiana. Quelle che
chiedono sono misure durissime che fanno soffrire soprattutto i più poveri. Per
questo serve il grido del Santo Padre”.
Su questa stessa linea, quella della
libertà dell’uomo che può ben essere in
grado di cambiare anche un’economia
dalle conseguenze perverse, ha richiamato l’attenzione, sempre alla presentazione di Roma, il presidente Costalli,
sottolineando come l’analisi di Papa
Bergoglio, pur nella sua realistica crudezza, non chiuda in nessun modo le
porte alla speranza e all’azione riformatrice: “deve essere ben chiaro che questa estrema e giustificata crudezza nelle
parole che il Papa usa per illustrare le
ragioni profonde della crisi, non indulge
in alcun modo né alla resa né al pessimismo di una visione rinunciataria. Anzi,
al contrario, il Papa ci esorta a ‘lottare tutti insieme
perché la speranza possa andare avanti’ e a ‘non lasciarci rubare la speranza’”.
Non si può, infine, omettere di citare, sempre
per quanto riguarda la serata romana, l’intervento
del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Graziano Delrio, il quale ha circoscritto il focus del
proprio ragionamento a tematiche specificamente
economico-scientifiche sottolineando come il libro,
con gli argomenti che affronta, rappresenti un’occasione importante per l’economia “perché le parole del Papa sul tema sono molto moderne: in esse,
infatti c’è tutta la sostanza di un economista lungimirante come Keines”.
(*) - Vicepresidente Fondazione Italiana Europa
Popolare
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
9
ESTERO E MIGRAZIONI
Le nuove sfide europee: piano per la crescita, sostegno alle Pmi,
mercato unico dei capitali, lotta all’evasione
I primi 100 giorni
di Jean Claude Juncker
lla fine ha dovuto ricredersi anche il suo più
grande oppositore. I primi 100 giorni di Jean
Claude Juncker al timone della Commissione europea pare siano bastati per convincere pure il primo
ministro inglese David Cameron, che ha fatto di tutto
per fermare la corsa dell’ex premier lussemburghese
al 13esimo piano di Palazzo Berlaymont.
L’Unione dei mercati dei capitali è certamente un
progetto a lungo termine che richiederà un impegno
costante per diversi anni, ma in alcuni settori i primi
progressi saranno visibili fin dai prossimi mesi, sostiene il vicepresidente della Commissione Jyrki Katainen, responsabile per l’occupazione, la crescita,
gli investimenti e la competitività: “Si tratta della prima iniziativa strutturale a garanzia del fatto che il piano di investimenti per la crescita non sarà una
misura una tantum”.
E nella nuova struttura di un’Europa che il progetto Juncker vuole rendere meno vulnerabile ai venti
di crisi e più attrattiva per gli investimenti extra UE,
c’è un terzo ma non meno importante tassello, non
fosse altro perché rappresenta uno dei dieci punti
chiave del programma del successore di Barroso: la
lotta all’evasione fiscale, anche alla luce del caso
In tre mesi è già successo molto, a cominciare dall’effetto domino che sta creando il piano d’investimento da 315 miliardi (EFSI) presentato alla fine del
2014. Proprio nei giorni scorsi, infatti, la Commissione ha avviato un’accelerazione su tre fronti considerati strategici. A cominciare dai prestiti alle Pmi, che
potranno essere erogati già dal mese di maggio, o al
più tardi prima dell’estate. In quel periodo, l’EFSI
non sarà ancora operativo (si cerca un’intesa per avviare i finanziamenti da settembre), ma la Bei (Banca
europea per gli investimenti) ha deciso di iniziare a
sostenere le imprese con il Fondo europeo per gli investimenti, dopo aver prestato 77 miliardi nel 2014,
raggiungendo addirittura con 6 mesi di anticipo gli
obiettivi per il triennio 2013-2015.
Il via libera ai fondi per le imprese rappresenta il
percorso più naturale, osserva l’esecutivo Ue, per la
creazione di un vero e proprio mercato unico dei capitali, altra priorità importante del pacchetto Juncker,
che come tale rimuova le barriere agli investimenti
transfrontalieri nell’Unione Europea che impediscono alle aziende di accedere ai finanziamenti, sbloccando quindi quella liquidità da mettere al servizio
soprattutto delle piccole e medie imprese.
Un mercato unico di capitali, rileva la Commissione, potrebbe offrire diverse opportunità: se, per esempio, i mercati dei capitali di rischio nell’Ue avessero
lo spessore di quelli degli Stati Uniti, tra il 2008 e il
2013 le imprese europee avrebbero potuto beneficiare di finanziamenti supplementari pari a 90 miliardi
di euro. Bruxelles ha avviato una consultazione, che
durerà tre mesi, per gettare le basi per definire un
piano d’azione che contribuisca a sbloccare fondi non
bancari che facciano prosperare le start-up.
LuxLeaks, gli accordi segreti tra il governo lussemburghese e 300 aziende di tutto il mondo per spostare
ingenti flussi di denaro pagando poche tasse. Sempre
nei giorni scorsi, l’UE ha annunciato che a marzo presenterà un pacchetto per la trasparenza fiscale, primo
atto di una strategia più complessiva, fondata sul
principio che le società devono pagare le imposte nel
Paese in cui sono generati i profitti e non devono poter evitare l‘imposizione grazie ad aggressivi piani di
ingegneria fiscale. La prima proposta sarà su una direttiva che favorirà l’ampliamento dello scambio automatico di informazioni sui cosiddetti rulings, gli accordi fiscali preventivi, sui quali l’Antitrust europeo
ha già aperto quattro indagini (su Fiat e Amazon in
Lussemburgo, Apple in Irlanda e Starbucks in Olanda). Quegli stessi accordi, si fa notare da più parti,
che ufficialmente tutti i governi criticano, per poi
però essere puntualmente difesi e tutelati dalle stesse
cancellerie in sede di Consiglio, altrimenti non si
capisce perché tutte le proposte di scambio automatico di informazioni finanziarie fin qui formulate siano
state bocciate con la scusa delle “eccezioni” sollevate dai singoli Stati membri.
Permettere alle imprese d’investire e ai consumatori di riacquistare fiducia, rileva la Commissione,
significa dotare l’Europa di sistemi fiscali equi,
trasparenti e prevedibili. E’ inaccettabile, secondo
l’esecutivo Ue, che le autorità fiscali debbano aspettare le fughe di notizie per far rispettare le norme
in materia di tassazione.
Entro l’estate, poi, Bruxelles rilancerà la proposta
(fatta nel 2011 e rimasta bloccata in Consiglio) sulla
base imponibile comune per le società, considerato il
primo grimaldello contro il dumping fiscale tra i 28.
Prosegue anche in questo numero la corrispondenza da Bruxelles, curata dal giornalista Pierpaolo Arzilla. ‘Una finestra sull’Europa’ questa volta si occupa
dei primi 100 giorni della Commissione guidata da
Juncker, e delle nuove sfide che attendono l’Europa:
piano per la crescita, sostegno alle Pmi, mercato unico dei capitali, lotta all’evasione
Pierpaolo Arzilla
A
10
Piano per la crescita, sostegno alle Pmi, mercato
unico dei capitali, lotta all’evasione: il paradigma,
secondo non pochi osservatori, che qualcosa è cambiato anche e soprattutto sul piano organizzativo. L’imperativo è “legiferare meno, legiferare meglio”, tanto
per marcare in maniera decisiva la discontinuità con
il decennio barrosiano. La sfida, infatti, è snellire i
prossimi 5 anni di lavoro con appena 23 proposte,
contro le 650 presentate dalla precedente Commissione (130 ogni anno).
Juncker vuole cambiare l’immagine della Commissione, secondo la ricercatrice del Cer (Centro per
le riforme europee) Agata Gostynska, con almeno tre
“mosse”: scrivere e imporre l’agenda Ue piuttosto che
“lasciare che altri lo facciano per lui”, fare poche
cose ma farle bene e riavvicinare la Commissione ai
cittadini europei.
La nuova struttura organizzativa raggruppa i commissari in gruppi tematici sotto la supervisione di
pochi vicepresidenti, una svolta che secondo gli analisti potrebbe scuotere e non poco “la letargica
macchina burocratica” di Bruxelles, facilitando il coordinamento tra le politiche e permettendo all’Europa
di essere più efficiente nelle risposte.
Dedicarsi a pochi, ma fondamentali dossier
(crescita, occupazione, unione dei capitali, unione
energetica, mercato digitale), fa notare il capogruppo
Ppe a Strasburgo, Manfred Weber, “permetterà finalmente all’Ue di accreditarsi come il valore aggiunto
per i cittadini, perché mai come in questo momento
la collaborazione tra Commissione e Parlamento europeo è stata così stretta”. L’Europa, aggiunge Weber,
“dovrebbe essere grande sui grandi temi e piccola su
quelli piccoli”. Ed essere più flessibile laddove ce
n’è davvero bisogno. Tra i punti fondamentali del programma Juncker, infatti, c’è il superamento della troika con l’obiettivo di dare una legittimazione più democratica alle decisioni sui Paesi della zona euro in
difficoltà, dunque con un maggior controllo parlamentare a livello comunitario e nazionale, nella valutazione dell’impatto sociale dei programmi di riforme,
e anche nella revisione del Six pack e del Two pack.
Entro giugno, il presidente della Commissione
scriverà con Draghi, Dijsselbloem e Tusk un rapporto sul futuro della governance nell’Eurozona, sull’opportunità di creare nuove istituzioni comuni per l’Ue
a 19. Juncker vuole esaminare “fino a che punto sia
sufficiente l’attuale condivisione di sovranità e se sia
desiderabile una maggiore condivisione dei rischi di
bilancio”, e quali siano, dunque, le condizioni necessarie per arrivare a un rilancio dell’Eurozona.
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
ESTERO E MIGRAZIONI
Aperti due nuovi uffici del Movimento e del Patronato in Australia
Visita della delegazione italiana
in Australia
Guglielmo Borri - (*)
S
toricamente la presenza del Patronato Sias nel mondo ha radici lontane. Recentemente sono state aperte anche due sedi in Australia e oggi, alla luce della riforma contenuta nella legge di stabilità, esse sono ancor più importanti, poiché uno dei requisiti fondamentali di esistenza per i patronati è proprio quello di
avere sedi in almeno otto Stati esteri.
Tra la fine di febbraio ed i primi giorni di marzo una delegazione in rappresentanza del MCL e del Patronato, composta dal Presidente Sias Guglielmo Borri e
dal Direttore generale Alfonso Luzzi, si è recata in visita alle sedi MCL-SIAS in
Australia e, in particolare, ai due uffici del patronato aperti recentemente: uno a
Sydney, nello Stato del Nuovo Galles del Sud, e l’altro a Perth, nello Stato dell’Australia Occidentale.
Si è trattato della prima visita di una delegazione del MCL e del Patronato in
Australia, ed è stata un’occasione molto importante e interessante per conoscere
le strutture australiane, gli operatori che vi lavorano e toccare con mano l’attività
che vi si svolge, ma anche per incontrare la comunità italiana. Non solo: è stata
un’opportunità per capire il lavoro che vi si svolge, le problematiche che si incontrano nel rapporto con gli enti di previdenza italiani e per conoscere l’organizzazione di quel Paese, principalmente in materia di Welfare.
Ad accogliere la delegazione italiana a Sydney sono stati la presidente MCL
Teresa Todaro Restifa e gli operatori dell’Ufficio di Sydney, Pietro Murgida e Maria Grazia Storniolo, insieme a tanti altri collaboratori.
L’ufficio è situato in un’area di Sydney a forte concentrazione di italiani – Five
Dock –. Aperto da circa tre anni e in piena espansione, con un’attività orientata
prevalentemente a supporto dei tanti italiani residenti in Australia, legato al riconoscimento delle pensioni italiane in favore dei nostri connazionali, ma anche ad
altre pratiche sempre in favore degli italiani residenti. E’ inoltre importante sottolineare il rapporto e l’assistenza prestata anche nei confronti dell’Ente previdenziale Australiano, Centrelink.
In Australia - Paese dove è da sempre molto importante la presenza degli italiani - da anni vi è un costante flusso migratorio, che ultimamente ha conosciuto
ancora nuovo impulso. Proprio per conoscere meglio e approfondire il ruolo ed il
peso della comunità italiana in Australia, e in particolare a Sydney, la delegazione italiana ha incontrato il Console Generale d’Italia a Sydney, Dott. Sergio Martes, con il quale vi è stato un cordiale e proficuo scambio di informazioni sulle attività del patronato e della comunità italiana, che conta nell’area di Sydney circa
40mila persone. Grande apprezzamento è stato manifestato dal Console per l’attività dei patronati - in particolare del patronato Sias -, giovane presenza in Australia ma già affermato e stimato nell’opinione pubblica locale, non solo italiana.
La delegazione italiana ha avuto molti altri incontri, tra i quali quello con un
rappresentante del Governo federale Australiano, la Senatrice Concetta Fierravanti, sottosegretario al Welfare, con la quale si è raggiunta una comunione di intenti nel creare le condizioni per un’ulteriore collaborazione e sviluppo della presenza del patronato Sias nel Paese.
Significativo, poi, l’incontro con tanti italiani al Club Marconi, struttura associativa ricreativa-culturale, realizzata nel dopoguerra dai nostri connazionali, la
più grande nel genere dell’emisfero sud. Molti altri luoghi di aggregazione sono
stati visitati dalla delegazione italiana, tra questi alcune strutture assistenziali per
anziani gestite dai Padri Scalabriniani – dove i nostri operatori si recano periodicamente per fornire assistenza alle persone che non possono più spostarsi –.
Da sottolineare, ancora, la grande attenzione riposta dalla stampa locale di
Sydney per la visita della delegazione italiana, che ha incontrato i giornalisti della carta stampata dell’unico periodico che si stampa in lingua italiana - “La Fiamma” - e di emittenti radiotelevisive come SBS (Special Broadcasting Service) che
producono informazione in lingua italiana.
Altrettanto importante e interessante è stata la visita presso la sede del Patronato di Perth, capitale dello Stato dell’Australia Occidentale. Una sede che opera
da oltre cinque anni e che ormai ha raggiunto grandi livelli di attività, rappresentando un chiaro punto di riferimento per i nostri connazionali residenti in quella
parte di Australia.
Ad accogliere la delegazione italiana il Presidente MCL Basini e il responsabile dell’ufficio di Perth, Fernando Capone. Qui a Perth MCL e patronato Sias
hanno aperto un grande ufficio che offre un servizio costante e puntuale di assistenza agli italiani residenti in Australia Occidentale, in forte collegamento con le
comunità italiane e con la Chiesa Cattolica della regione. Merita di essere ricor-
dato l’incontro in occasione della seconda domenica di Quaresima, con i sacerdoti e la comunità della Chiesa del Sacro Cuore di Perth, frequentata dalla comunità
italiana e molto attiva con numerose iniziative formative e sociali.
La visita in Australia ha fatto conoscere una realtà attiva e dinamica di Movimento e di Servizi di patronato. E’, infatti, significativo sottolineare come dove vi sono i servizi di Patronato ci sia una forte presenza del MCL, che si è costituito in quelle aree e che ha promosso l’apertura degli uffici Sias. La presenza del MCL in Australia costituisce, infatti, un punto di riferimento politico-sociale per la comunità italiana, svolgendo un capillare lavoro di sostegno agli italiani, ma anche offrendo il proprio contributo sociale alla società australiana.
Il MCL e il patronato Sias, sono, dunque, soggetti attivi e protagonisti anche
nella società Australiana, con la presenza di servizi di patronato ma anche con iniziative formative e culturali. Basti ricordare la Giornate Montiniane, recentemente organizzate dal MCL a Sydney per ricordare la figura di Papa Paolo VI, in collaborazione con la Chiesa locale.
(*) – Presidente del Patronato Sias-MCL
TESSERAMENTO
MCL 2015
I SERVIZI MCL
A.L.S. Associazione Lavoratori Stranieri
C.A.F. MCL Centro di Assistenza Fiscale
E.F.A.L. Ente Formazione Addestramento Lavoratori
E.N.Te.L. Ente Nazionale Tempo Libero
Feder.Agri. Federazione Nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura
S.I.A.S. Servizio Italiano Assistenza Sociale
S.N.A.P. Sindacato Nazionale Autonomo Pensionati
UNICAA Centro Autorizzato di Assistenza Agricola
Servizio Civile
F.P. - MCL
Federazione Pensionati MCL
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
www.mcl.it
11
AT T U A L I TÀ
La Feder.Agri in difesa di valori essenziali
Agricoltura: non solo economia,
ma cibo per il Pianeta
Leonardo De Marco (*)
L’
applicazione delle regole dell’industria alla dimensione rurale è stato un motivo di distruzione, non soltanto dell’ambiente ma anche della sostenibilità
sociale e della sostenibilità agricola di tutto il pianeta.
Laddove c’è agricoltura industrializzata senza barriere, soprattutto nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, continua ad esserci povertà.
Gli uomini che lavorano questo tipo di terra sono destinati a dileguarsi, a trovare soluzioni occupazionali nelle aree metropolitane o, addirittura, trovare altre
soluzioni di vita lavorativa. Infatti, mentre ai tempi dell’agricoltura della lavorazione tradizionale in un ettaro di terreno trovavano occupazione dieci persone, oggi in un ettaro di terreno ne trova occupazione una sola.
L’agricoltura è una componente essenziale dell’economia e della società italiana ed europea. Un arretramento produttivo dell’attività agricola comporta un calo
del Pil e dell’occupazione in tutte le filiere che si interfacciano con il settore
agroalimentare. Ed è per queste ragioni che la Feder.Agri si è data alcuni obbiettivi primari nel cercare di salvaguardare la natura e il territorio, proprio attraverso politiche sostenibili per un’agricoltura di valori che riprenda il percorso dalle
zone rurali, oggi fortemente abbandonate dai giovani. La terra dataci in custodia
dal Creato, noi come cristiani, abbiamo il dovere di custodirla e farla generare
senza stravolgerla.
L’agricoltura è la cinghia di distribuzione del motore economico della maggior
parte delle aree rurali, la base su cui si fonda il settore agroalimentare europeo.
E bene ha fatto il ministro Martina, peraltro già ospite molto gradito tra di noi
nella 64^ Giornata Nazionale del Ringraziamento svoltasi a Milano, nel commentare positivamente i dati pubblicati dal Censis, da dove risulta come l’agricoltura,
ad oggi, sia l’unico comparto produttivo del Paese a registrare incrementi di crescita in termini di valore aggiunto che contribuisce a frenare l’ulteriore calo del
Pil nazionale. Possiamo dire che è un fatto positivo che la politica nazionale e il
governo, finalmente, si siano resi conto che l’agricoltura rappresenta un piano
strategico del Paese per uno sviluppo occupazionale.
Basterebbe saper comparare i dati per comprendere come il settore agricolo sia
in grado di creare opportunità non solo occupazionali ma anche, e soprattutto, di
risorsa alimentare per un pianeta ormai povero nel fabbisogno del cibo.
E’ sufficiente ricordare che l’aumento della popolazione mondiale, i cambiamenti climatici ed i processi di accelerazione delle desertificazioni di intere regioni del pianeta, la sempre e costante scarsità di acqua potabile e il consumo di
suolo, non fanno che rendere sempre più urgente la necessità di preoccuparci della produzione agricola e del cibo per il pianeta.
Per tali ragioni riteniamo che, per poter andare avanti con una politica agricola, diventa necessario creare un nuovo modello di sviluppo, magari iniziando
a privilegiare proprio l’agricoltura rurale dei territori. Trovando anche il coraggio di dire ‘basta’ al finanziamento con le risorse economiche della Pac, che finiscono con l’alimentare gli usurai della terra e i produttori di mezzi meccanici
e di agenti chimici.
I soldi della Pac vadano a chi fa agricoltura biologica e agricoltura tradizionale, a chi si cimenta nella riconversione in tal senso, ricreando fertilità dei suoli e
difendendo il territorio. I soldi della Pac debbono andare a chi salvaguarda sape-
ri tradizionali, a chi garantisce la manutenzione dei territori, a chi contribuisce a
risparmiare acqua, ai giovani dei quali il settore agricolo ha urgente bisogno.
Smettiamo di dare soldi a chi coltiva per fare biogas, a chi abusa della chimica
che uccide le api, sterilizza il suolo ed avvelena le acque.
C’è bisogno che, con questi denari pubblici, si finanzi la produzione agricola
per un cibo buono, pulito e giusto per tutto il Pianeta.
(*) - Componente Giunta Nazionale Feder.Agri
Parla l’imprenditore Giorgio Jannone
80 euro di “immagine” per il Governo, che non cambiano la realtà
Sabrina Trombetti
V
isibilmente soddisfatto per le novità sul caso
Ubi, più cauto sulle misure economiche del
governo Renzi: ampia l’analisi di Giorgio Jannone,
presidente dell’Associazione degli azionisti Ubi
Banca, ma anche noto imprenditore, Presidente e
Ad delle storiche Cartiere Paolo Pigna, ed ex parlamentare PdL. “Riscontro solo qualche segnale
positivo per l’azienda-Italia ma la crisi economica
resta acuta - sottolinea- e il contributo degli 80 euro, ad esempio, rientra solo tra i provvedimenti di
pura ‘immagine’ per l’esecutivo, occorrono interventi più coraggiosi per sostenere le imprese e il
mondo del lavoro. Serve una cura shock”.
Presidente Jannone, quali novità di rilievo sono emerse nella vicenda Ubi?
È stata effettuata una seconda perquisizione
della Guardia di Finanza ordinata dalla Procura
12
della Repubblica di Bergamo. I vertici della banca sono indagati per diverse fattispecie di reato.
Lei ha vinto una sua battaglia storica...
Non è una battaglia personale ma è una guerra di tutti gli azionisti, i soci e i clienti di una
grande banca per troppi anni vessati e sfruttati
da chi aveva il compito di governare con equità e
criteri più giusti.
Si occupa con successo della sua azienda.
Può darci un parere sulla situazione economica italiana?
La nostra azienda, come molte altre nel Paese,
risente di un periodo di crisi che sembra non finire mai e che rischia di vedere scomparire moltissime realtà produttive, anche storiche. All’orizzonte si intravede qualche segnale di ripresa,
ma senza l’intervento del sistema bancario a sostegno delle imprese non si potrà tornare in tempi ragionevoli a una situazione meno critica.
Il governo Renzi sta, a suo parere, dando
risposte per la disoccupazione?
Certamente il governo Renzi ha intrapreso,
anche coraggiosamente, la strada delle riforme,
ma per garantire nuova occupazione le politiche
adottate risultano tuttora insufficienti e necessitano di un forte sostegno a livello europeo. L’Italia deve puntare su innovazione, tagli alle spese
e sviluppo.
Quali le ricette per risolvere i problemi sociali? Bastano gli 80 euro?
Gli 80 euro rientrano tra i provvedimenti di
“immagine” per il governo, ma personalmente
non ritengo abbiano sortito effetti concreti sulla
ripresa dei consumi e sulla qualità della vita della popolazione. Sono altre le riforme e le decisioni che servirebbero, e solo riforme strutturali
possono risultare risolutive.
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
AATTTTUUAALLIITTAÀ’
Dal 1° maggio al via l’Expo 2015
Nutrire il pianeta,
energia per la vita
Giovanni Gut
I
l prossimo 1° maggio inizierà l’Esposizione universale di Milano sul tema “Nutrire il pianeta,
energia per la vita”. Nella preparazione di questo
grande evento - sostanzialmente caratterizzata dalle polemiche sulla realizzazione degli spazi espositivi, dei padiglioni, del programma - è accaduto
qualcosa di imprevisto che ha cambiato la prospettiva con cui guardare la kermesse milanese. Qualche settimana fa, alla presenza dei rappresentanti
dei 140 Paesi che parteciperanno a Expo 2015, si
è svolto l’incontro tra 500 esperti sul tema “Le idee
di Expo 2015” per elaborare la cosiddetta “Carta di
Milano”. La “Carta di Milano” sarà il lascito immateriale dell’Esposizione universale ed ha l’ambizione di tratteggiare una sorta di road map sui temi affrontati ad Expo 2015.
All’interno di questa manifestazione ha fatto
sentire la sua voce, tramite un video messaggio,
Papa Francesco. Il Pontefice ha lanciato una
sfida a tutti i partecipanti – e tramite loro a tutto il mondo – chiedendo di mettere al centro di
ogni riflessione e piano d’azione la persona. Per
far questo ha tratteggiato alcune linee guida:
essere capaci di andare a fondo delle cause del
problema della fame, della povertà, del sottosviluppo; essere testimoni della carità; essere
custodi, e non padroni, della terra. Si tratta di
uno sguardo che ci aiuta a superare la tentazione di ridurre un evento importante come Expo
2015 ad una grossa fiera e, allo stesso tempo, ci
permette di vivere i prossimi mesi con uno
slancio capace di rinnovare la nostra presenza
nella società. La lotta alla povertà, alla fame, al
sottosviluppo, alla “cultura dello scarto”, deve
essere liberata dal moralismo e dai “sofismi”
con cui solitamente si affrontano questi temi,
per riscoprire il valore fondativo della testimonianza.
Sono parole che non possono non interrogarci e
che non possono essere lasciate cadere. La veridicità della nostra presenza richiede una testimonianza autentica che non ha paura di sporcarsi le
mani, che non teme di andare e di vivere nelle periferie esistenziali.
Così l’impegno per la campagna “Dal seme a cibo”, organizzata dal MCL assieme al Cefa, non si
riduce ad una, pur nobile, raccolta fondi, ma ci
permette di vivere i mesi di Expo 2015 e, soprattutto, la nostra vita associativa a partire dalle parole
del Pontefice: “scegliere a partire dalle priorità: la
dignità della persona; essere uomini e donne testimoni di carità; non aver paura di custodire la terra
che è madre di tutti”.
Milano attende nei sei mesi dell’Esposizione
universale circa venti milioni di persone. La domanda che tutti si pongono è se davvero riusciremo ad avvicinarci ad una cifra simile, se le infrastrutture della città riusciranno a resistere e
veicolare un così alto numero di persone (una
delle perplessità maggiori), se l’evento porterà
lustro e sviluppo economico a Milano e all’Italia.
Domande giuste, ma che non toccano il cuore
della questione: quale messaggio lanceremo da
Expo 2015 ad un mondo che guarda verso di noi
per cercare di affrontare problemi gravissimi e
urgenti come la fame nel mondo, la povertà o la
tutela del creato?
La presenza del padiglione della Santa Sede, la
presenza – per la prima volta nella centenaria storia delle Esposizioni universali – del Terzo Settore
attraverso la Fondazione Triulza – di cui il MCL è
membro – fanno ben sperare che l’Expo possa essere una grande occasione per operare concreta-
mente a favore di uno sviluppo che sia pienamente
umano.
Il MCL ha potuto recentemente riconfrontarsi
con la figura del beato Papa Paolo VI durante la
Winter School organizzata con l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Brescia. Proprio l’autore della Populorum Progressio ci ha insegnato che “lo
sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico dev’essere
integrale, il che vuol dire volto alla promozione di
ogni uomo e di tutto l’uomo“. Parole che ci raggiungono attraverso Papa Francesco e che danno forma
al nostro impegno.
VINCE FAME E POVERTÀ
MCL sostiene l’autosufficienza alimentare
di 10.000 famiglie del Sud del mondo.
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
13
AT T U A L I TÀ
Il ruolo del MCL nella formazione di una nuova classe dirigente
Gli enti locali nella bufera
Fortunato Romano - (*)
L
a nostra concezione della Democrazia, fondata
sul pluralismo delle Istituzioni, pone gli “Enti
Locali” come corpi intermedi tra la persona e lo Stato, a presidio e a tutela della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e della loro autonoma capacità
di governo.
Nell’attuale situazione di crisi della politica, e in
presenza di una crisi economica che ha imposto una
pesante revisione della spesa dello Stato, si è resa necessaria la ristrutturazione dell’ordinamento degli
Enti locali con il tentativo di sopprimere le Province,
la creazione delle “Città metropolitane” e la proposta
di fusione dei piccoli Comuni.
Ora, se le Province sono agonizzanti, non si può dire che gli altri enti – dai Comuni alle Regioni – goda-
no di buona salute. Tutt’altro! L’affidamento di maggiori compiti, unitamente ad una consistente riduzione
delle risorse e alla spending review, ha determinato una
situazione estremamente difficile da gestire.
Tale congiuntura fa pagare un prezzo altissimo alle famiglie, alle imprese e ai cittadini, soprattutto a
quelli più deboli, abbassando la quantità e la qualità
dei servizi e alzandone, talvolta in modo spropositato,
il costo. Ed è così che all’interno dei palazzi in cui si
“governa” la cosa pubblica osserviamo amministratori affaticati, che devono arrampicarsi sugli specchi
per far fronte alle spese fisse e per evitare il blocco
dei servizi essenziali; tecnici e politici che vedono
come un miraggio la possibilità di effettuare investimenti infrastrutturali per lo sviluppo e come incubo
l’avvio di una procedura fallimentare a carico del
proprio ente.
Genocidio Armeno,
cento anni di memoria
Varoujan Aharonian
C
ento anni dal primo genocidio del XX secolo, cento anni trascorsi nel ricordo di quei tragici fatti, lo
sterminio premeditato di un popolo, il crimine più efferato che l’uomo possa commettere: questo è
stato il genocidio armeno.
E’ passato un secolo esatto da quel 1915, presente e vivo nella memoria di tutti gli armeni perché,
nonostante il tempo trascorso, nonostante la verità storica evidente, continua la negazione di tale crimine da parte degli eredi di chi lo perpetrò, rappresentando in tal modo l’atto finale del genocidio che contribuisce significativamente a rendere perfetto tale crimine. Ogni genocidio viene progettato, perpetrato
e dimenticato, così come aveva pianificato Hitler con gli Ebrei, ricordandosi della tragedia armena. Il
massacro di circa un milione e mezzo di armeni avvenne verso la fine dell’impero ottomano, dapprima
nel 1894-1896 ad opera del sultano Abdul Hamid II, poi durante il periodo dei “Giovani Turchi” e, infine, la seconda ondata di morte e persecuzioni colpì nel 1915 con lo stesso Kemal Ataturk, padre della patria turca, durante la Prima guerra mondiale.
Gli armeni furono oggetto di un vero e proprio genocidio: perché cristiani, istruiti e appartenenti alla classe media, le loro scuole vennero chiuse, le loro chiese vietate e distrutte, e subito dilagò una vera e propria caccia con uccisioni, violenze, stupri, umiliazioni. A questi fatti fecero seguito le deportazioni nel deserto, le fosse comuni, i treni colmi di sfollati e incendiati.
Le testimonianze e documenti sono sempre più numerosi, soprattutto a seguito dell’apertura di archivi e biblioteche.
La ricorrenza storica del Centenario deve essere il momento della memoria del passato. Un passato
che non deve più tornare. Tra le testimonianze più significative del genocidio occorre certamente ricordare Armin Wegner, ufficiale tedesco che fu testimone oculare dello sterminio del popolo armeno: documentò lo sterminio con le fotografie che riuscì a scattare segretamente, fece pervenire parte del materiale fotografico in Germania e negli Stati Uniti e, ancora oggi, le sue foto sono tra le testimonianze storiche più preziose di quanto avvenne in quel periodo. Così scriveva Wegner sul suo diario: “Mi hanno raccontato che Gemal Pascià, il carnefice, ha proibito, pena la morte, di scattare fotografie nei campi profughi. Io conservo le immagini di terrore e di accusa legate sotto la mia cintura… So di commettere un
atto di alto tradimento, e tuttavia la consapevolezza di aver contribuito per una piccola parte ad aiutare
questi poveretti mi riempie di gioia più di qualsiasi cosa abbia fatto”. Il consuntivo numerico del genocidio è di circa un milione e mezzo di persone eliminate nelle maniere più atroci, in pratica i due terzi
della popolazione armena residente nell’Impero ottomano fu soppressa e regioni abitate da armeni per
millenni non vedranno più in futuro nemmeno uno di essi; circa centomila bambini vennero prelevati da
famiglie turche e da esse allevati smarrendo così la propria fede e la propria lingua.
Nel corso della storia purtroppo gli interessi strategici, economici e politici hanno prevalso sui diritti dell’uomo, sulla storia. Da quel 1915 l’Armenia ha sopportato settant’anni di regime comunista che ha
impedito di trattare il tema del “Grande Male”. Dopo l’indipendenza del 1991, l’Armenia ha dovuto fronteggiare una situazione drammatica conseguente al terremoto del 1988, della guerra con l’Azerbaijan,
dei confini chiusi a est e ovest, costruendo lentamente un percorso di normalizzazione del Paese tuttora
in corso.
Oltre che in terra Armena anche altrove si stanno organizzando numerose iniziative culturali e istituzionali in ricordo delle vittime del genocidio che dureranno per tutto l’anno; inoltre sarà celebrata una
messa da sua Santità Papa Francesco, il prossimo 12 Aprile nella Basilica di San Pietro, giorno della Divina Misericordia e che vedrà una cospicua presenza di armeni provenienti da ogni parte del mondo.
14
Cosa fare di fronte a un sistema che si sgretola,
data l’impossibilità di mantenere la propria funzione
originaria?
Il MCL può cogliere l’occasione di questa stagione di riforme per riorganizzare il settore enti locali a
tutti livelli – nazionale, regionale, provinciale e locale – con una vera e propria “mobilitazione” che risponda ai nuovi e grandi bisogni sociali.
È evidente che sia questa la sfida più difficile,
perché di fronte alla sfiducia e al pessimismo finora
le risposte sono state essenzialmente dettate dal qualunquismo, dal populismo e dall’antipolitica.
E’ necessario ritrovare la forza di affrontare le
questioni che ostacolano la promozione sociale delle
nostre comunità, la partecipazione civile e democratica, lo sviluppo e la realizzazione del bene comune.
D’altronde, quali soggetti sociali sono più adeguati del MCL per fornire gli strumenti di lettura della
realtà, presentare criteri di giudizio degli avvenimenti e proporre scelte che realizzino comportamenti individuali e costumi sociali virtuosi? Quali agenzie
educative possiedono le coordinate di pensiero per
interpretare la complessità sociale del nostro tempo e
per aiutare efficacemente i soggetti sociali deboli verso l’obiettivo della promozione umana? Gli “insegnamenti sociali della Chiesa”, che costituiscono il nostro patrimonio culturale, sono da considerarsi – in
assoluto – la più valida “scienza di vita”. Senza presunzione ma senza complessi d’inferiorità il MCL può
concorrere alla realizzazione di questa complessa
operazione sociale.
In questa visione, il nostro impegno sarebbe inconsistente se si limitasse alla fase di studio del nuovo ordinamento degli EE.LL.. C’è bisogno di realizzare anche una forte “azione sociale” dei Circoli, dei
Comitati Provinciali e Regionali, su tutte le materie
degli EE.LL. che interessano i bisogni primari della
gente: il lavoro e lo sviluppo, le questioni ambientali,
la mobilità urbana, i servizi sociali e l’accoglienza, il
verde pubblico e, in genere, i servizi per migliorare la
qualità della vita. Bisogna tener sempre presente che
il nostro interlocutore privilegiato è la “persona” e
non le Istituzioni.
Dobbiamo vigilare per evitare che le “riforme” si
esauriscano in un mero depauperamento della democrazia o in un vuoto nominalismo o che, peggio, si trasformino in “macelleria sociale”, consumata sul tavolo
dei “conti economici”. Si avverte inoltre un grande bisogno di formazione per nuovi amministratori - guardando in particolare ai tanti giovani impegnati nel Movimento - e di riqualificazione di quelli già in carica.
Si sa che la risposta a questi bisogni primari non
può venire solo dall’adozione di deliberazioni delle
Amministrazioni Comunali e dall’emanazione di leggi e decreti, ma che c’è anche bisogno della “partecipazione attiva” della cittadinanza. E’, perciò, il momento di esaltare la soggettività sociale del MCL e di
mettere in evidenza la specificità del nostro ruolo rispetto a quello dei Sindacati e dei Partiti, in linea con
lo scopo statutario della “promozione sociale dei lavoratori attraverso la formazione, l’azione e la partecipazione”.
Il Movimento, qui e ora, può essere chiamato a
diffondere un nuovo “senso civico” nelle nostre comunità per trasformarle in “comunità attive” e per far
crescere una “classe dirigente” che abbia forte il
“senso dello Stato” e il rispetto della dignità di ogni
singola persona.
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
(*) – Responsabile Enti Locali MCL
TA C C U I N O
Direttore:
Carlo Costalli
Direttore Responsabile:
Vincenzo Conso
Il Presidente Carlo Costalli, accompagnato da Piergiorgio Sciacqua, incontra il Presidente del Sindacato Sauatt, Bilbil Kasmi, in una recente visita in Albania.
PRESENTATO A STRASBURGO IL RAPPORTO DI MIGRANTES “ITALIANI NEL
MONDO 2014”, DURANTE L’ANNUALE RIUNIONE DEI GIOVANI MCL
E’ stato presentato a Strasburgo il Rapporto “Italiani nel Mondo 2014” della Fondazione Migrantes: un rapporto che analizza le ragioni della mobilità degli italiani all’estero evidenziandone statistiche, ragioni, limiti e prospettive in un momento storico in cui l’emigrazione è al centro delle
questioni del nostro tempo.
“Siamo qui per riflettere sulle motivazioni che inducono le nuove partenze e ripensare il ruolo delle
nostre rappresentanze” ha dichiarato il Presidente
del MCL, Carlo Costalli, che ha aggiunto: “l’obiettivo è quello di riorganizzare una presenza che vada oltre le ragioni del rilascio del passaporto”.
L’occasione della presentazione annuale del Rapporto Migrantes costituisce un appuntamento importante anche per la formazione delle nuove generazioni che saranno la classe dirigente di domani – un tasto, questo, da sempre di importanza
primaria per il MCL -: del resto, ha precisato il
Presidente del MCL, “essere giovani italiani all’estero oggi vuol dire promuovere la nostra lingua,
la nostra cultura, il made in Italy”. Un compito di
rilevanza evidente. “Dobbiamo ragionare sulla
mobilità degli italiani: dopo anni, infatti, è torna-
to a crescere il numero dei concittadini che lasciano il ‘Bel Paese’ per cercare un’occupazione all’estero”, ha spiegato Mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes. “Sebbene il contesto sia oggi cambiato, molte sono le coincidenze
problematiche condivise con i migranti della prima e seconda generazione”.
All’incontro, oltre al Presidente Costalli e Mons.
Perego, ha partecipato anche Mons. Paolo Rudelli, rappresentante della Santa Sede al Consiglio
d’Europa. Inoltre, per il MCL: Piergiorgio Sciacqua della Presidenza generale, Angelo Maria Piu,
Presidente del MCL Francia, Maria Pangaro, delegato nazionale dei giovani MCL, oltre che numerosi dirigenti del Movimento provenienti da
Germania, Belgio, Gran Bretagna, Svizzera e
Francia.
La presentazione del Rapporto è avvenuta nell’ambito dell’incontro annuale dei giovani del MCL
che, dall’8 all’11 marzo, sono riuniti a Strasburgo
– dove visiteranno anche la sede del Parlamento
Europeo – , come è ormai tradizione da 25 anni a
questa parte. “Essere ancora italiani nel mondo”
è il tema dell’incontro di quest’anno.
CONTINUANO GLI AIUTI ALLA MOLDAVIA, TERRITORIO SEMPRE
PIÙ STRATEGICO
La Moldavia è uno dei Paesi più poveri d’Europa
e il MCL, che concretizza il suo impegno sociale
anche nelle “periferie” del mondo, non è rimasto
insensibile di fronte alle necessità di una terra così difficile qual è la Moldavia.
Da anni il MCL collabora con la Fondazione Regina Pacis, un’organizzazione moldava che conosce bene le esigenze e le speranze di questo territorio, e numerosi sono gli obiettivi raggiunti grazie
a questa proficua collaborazione.
Nell’ultimo anno la fondazione Regina Pacis, incrementando una presenza già molto attiva, si è occupata principalmente di servizi al consultorio familiare e di formazione nel carcere minorile di Goian.
Tutte iniziative in piena sintonia con lo spirito del
Movimento e nel segno della fedeltà ai valori che
condividono e uniscono la Fondazione al MCL.
La collaborazione, visti gli ottimi risultati, non si
ferma qui. Anzi, si propongono per l’anno in corso
obiettivi sempre più ambiziosi e necessari: la specializzazione del personale presente nei consultori
per dare risposte sempre più qualificate alle innumerevoli e diverse richieste; la creazione di un’equipe di intervento per la prevenzione degli abusi
sessuali sui minori, in famiglia e fuori; l’allargamento della rete di informazione nelle zone rurali
e periferiche; la creazione di una pagina, all’interno di un magazine ‘online’, per una veicolazione
più facile e estesa dei messaggi culturali ed educativi; l’accrescimento dei supporti informatici e
l’allargamento dell’azione del Consultorio anche
al territorio separatista della Transnistria.
Di particolare importanza è intensificare la presenza, in modo sempre più consistente, nella sottile striscia di terra sdraiata sulle rive del fiume
Dnistro, che sempre più si trasforma in “terra di
nessuno”, rischiando di diventare fin troppo facile
terreno di scontro in un’area geografica dove la
pace è già fortemente compromessa.
Obiettivi ambiziosi ma preziosi, in un territorio che
ha bisogno di partecipazione e di attenzione per
non perdersi nelle maglie di una crisi profonda.
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015
Comitato di Redazione:
Antonio Di Matteo
Noè Ghidoni
Tonino Inchingoli
Stefano Ceci
Guglielmo Borri
Michele Cutolo
Enzo De Santis
Vincenzo Massara
Nicola Napoletano
Piergiorgio Sciacqua
In Redazione:
Fiammetta Sagliocca
Antonella Pericolini
Direzione e Redazione:
TRAGUARDI SOCIALI
Via Luigi Luzzatti, 13/A
00185 ROMA
Tel. 06/7005110
Amministrazione, Pubblicità
e Distribuzione:
EDIZIONI TRAGUARDI SOCIALI s.r.l.
Via Luigi Luzzatti, 13/A
00185 ROMA
Tel. 06/7005110
Fax 06/7005153
E-mail: [email protected]
www.edizionitraguardisociali.it
Progetto grafico:
BRUNO APOSTOLI
[email protected]
Impaginazione e realizzazione:
Tonino Inchingoli
Stampa:
Tipolitografia TRULLO s.r.l.
Via Ardeatina, 2479
00134 ROMA
Tel. 06/6535677
Finito di stampare: marzo 2015
Registrazione al Tribunale
di Roma n° 243 del 3-5-1997
Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004
n. 46 - art. 1 comma. 1)
Edito da EDIZIONI TRAGUARDI SOCIALI srl
ISSN 1970-4410
Questo periodico è associato
alla Unione Stampa
Periodica Italiana
15
P U B B L I C I TÀ
• 730 • RED (Certificazioni Reddituali) • DSU • ISEE (Indicatore
Situazione Economica Equivalente) - ISEU (ISEE per il
diritto allo studio Universitario) • Bonus Energia
• Bonus Gas • IMPOSTE COMUNALI (ex IMU) •
INVCIV (ICRIC - ICLAV - ACCAS) • DETRAZIONI • UNICO
• successioni • colf e badanti • contratti locazione • ANF/MAT
DIREZIONE GENERALE
Via Luigi Luzzatti, 13/a - 00185 Roma
Tel. +39.06.700.51.10 - Fax +39.06.700.51.53
E-mail: [email protected]
www.cafmcl.it
16
TRAGUARDI SOCIALI FEBBRAIO-MARZO 2015