Una - Morija
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Una - Morija
Settembre 2003 No 1 3 4 Associazione umanitaria La scuola, garanzia per il futuro In questa edizione ✦ Maestri sui banchi di scuola ✦ Una mensa molto apprezzata ✦ Allievi finanziano un pozzo www.morija.org Sommario Editoriale: In classe Foto Jean-Pierre Tharin S iamo nel 1803 in un villaggio valdese, in Svizzera. La classe è piccola, male illuminata. Niente di strano, ancora non esiste l’elettricità. In inverno ci si riscalda con la stufa. Ogni alunno porta un ceppo. Alcuni sono partiti mentre faceva ancora notte. Hanno camminato mezz’ora, persino un’ora, per arrivare in tempo. Il professore ha l’aria severa: con più di 60 allievi da sorvegliare, la disciplina si impone! Le ragazze sono sedute in fondo all’aula, e tengono in mano un lavoro a maglia. Ascoltano attentamente, ma non hanno diritto di parola. In certi villaggi, talvolta è consentito loro rispondere e le più dotate hanno l’onore di raggiungere il banco dei ragazzi. Una lavagna, un quaderno, gessetti e una penna vanno bene. I libri? Bisogna dividerli. L’istitutore lavora molto oralmente e rischia di restare senza fiato! Dalle 7 alle o insegna religione e le lezioni continuano fino alle 16. Dopo i migliori restano per lo studio fino alle 20. Abbecedario, catechismo, grammatica e ortografia, storia, geografia, aritmetica, scienza: l’istitutore deve conoscere tutto e districarsi con le varie età e i diversi livelli della sua classe. Se l’allievo non ha imparato la lezione, guai a lui! Quando arriva la bella stagione la classe si svuota poco a poco. Gran parte degli scolari non verrà affatto in estate, perché i genitori hanno bisogno dei figli per i lavori nei campi. La scuola è obbligatoria. Nonostante le ammende, solo il 50% dei bambini è scolarizzato. Il pastore passa di casa in casa, cercando di convincere i genitori della necessità di inviarli tutti a scuola. Le classi dell’istituto scolastico di Romanel (ovest di Losanna) hanno fatto un viaggio nel tempo in occasione del bicentenario della creazione del cantone di Vaud. In una sola mattinata si sono messi nei panni degli allievi di una classe del 1803. Tutto ciò sembra assai lontano, e tuttavia si capisce che oggi in Ciad e negli altri paesi del Sahel la scuola presenta strane somiglianze con gli usi dell’epoca. Sede sociale: Collombey-le-Grand Associazione senza scopo di lucro Fondata nel 1979 conformemente agli Articoli 60 e seg. del Codice Civile Svizzero Grafia: Steve Lörtscher, Jordi SA, Belp Revisore dei conti: Fiduciaria R. Künzlé SA – Monthey Redazione: L’Avènement Stampa: Jordi SA, Belp Mensa di Paalga: che successo! (pagina 5) Un pozzo costruito grazie agli alunni (pagina 7) L’equipe di Morija Scopo: Assistenza al bisognoso popolo africano, del Sahel in particolare, senza distinzione alcuna di razza o religione. ASSOCIAZIONE UMANITARIA En Reutet 1868 COLLOMBEY-LE-GRAND Tel 024/472.80.70 Fax 024/472.80.93 E-Mail: [email protected] CCP 19-10365-8 Le nostre scuole sulla cresta dell’onda (pagina 4) Mensile d’informazione Prezzo dell’abbonamento: CHF 25.– Abbonamento di sostegno: CHF 50.– Qualsiasi contributo aggiuntivo sarà ben accetto. GRAZIE I maestri sui banchi di scuola P er il terzo anno in Ciad il centro di formazione dei maestri ha promosso una nuova iniziativa per le scuole comunitarie cristiane (SCC). Ricordiamo che queste scuole sono istituite e finanziate dai genitori degli alunni, in collaborazione con animatori e formatori. Quest’anno avevamo 20 alunni da tutto il paese, maestri già esperti o che non avevano mai insegnato. Essere insegnante comunitario nel mondo rurale equivale al sacerdozio. Nessun dubbio in proposito quando si sa che gli stipendi oscillano tra CHF 12.50 e 25.– al mese, con effettivi di 45 alunni per classe in media. La questione della formazione dei maestri è vitale per la qualità dell’istruzione offerta ai bambini. Una delle sfide principali è legata alla pratica del francese. In effetti, in molti paesi dell’Africa francofona, il fatto che il francese sia la lingua ufficiale non significa necessariamente che molte persone lo parlino. In Ciad il 20% della popolazione si esprime in francese, contro l’80% nel Gabon. Il francese è innanzitutto una lingua «amministrativa». In realtà, le vere lingue di comunicazione sono l’arabo del Ciad al nord e il «sara» al sud. Si tratta di lingue parlate, non scritte. E vi sono anche circa 150 dialetti parlati sull’insieme del territorio. Allievi e formatori addetti alla formazione dei maestri in sei mesi. A destra, Jean-Christophe Huet I giornali e gli altri mezzi di comunicazione sono poco diffusi. L’unico quotidiano del paese, stampato in 5000 copie è nato meno di 5 anni fa. Solo 50 000 persone acquistano almeno un giornale alla settimana per una popolazione di 7 milioni di persone, ovvero lo 0,71% di lettori! Una goccia d’acqua in un oceano di analfabetismo. Allora quale strategia adottare per apprendere una lingue così poco praticata? Come insegnare una lingua che né papà né mamma parlano? Una delle sfide principali è legata alla pratica del francese Anche i maestri devono studiare! Il compito dei maestri è dunque arduo. Le metodologie utilizzate in Europa hanno uno scarso impatto, e richiedono uno sforzo di preparazione che alcuni maestri non sono in grado di fornire, per mancanza di formazione. Le diverse difficoltà legate all’apprendimento del francese sminuiscono le possibilità di successo del bambino. Le omissioni sono frequenti. Ad esempio, siccome ci muoviamo in una sociétà orale, il bambino evita facilmente lo sforzo della lettura e della decifrazione per una più facile «memorizzazione». Il maestro ha bisogno di supporti pedagogici adatti. Vista la loro scarsità, deve ricorrere a tutta la sua ingegnosità. Quindi, in questo progetto di sostegno, dobbiamo cercare di far acquisire loro una padronanza di tutti gli strumenti che potrebbero utilizzare per raccogliere la sfida. E’ una delle prime vocazioni del nostro centro di formazione per i maestri in sei mesi. Jean-Christophe Huet Le nostre scuole sulla cresta dell’onda U na decina di nuove scuole hanno aderito alle FSCC nel 2003, portando la rete ad una sessantina di scuole associate, che raggruppano oltre 5000 allievi. Il boom delle scuole comunitarie. In questi ultimi dieci anni – che non riguarda solo le SCC – si spiega in parte con la preoccupazione dei genitori di assicurare la scolarità dei figli. Ma il debole potere d’acquisto di queste comunità costituisce un freno. Aderendo alla FSCC (Federazione Scuole Comunitarie Cristiane), le scuole ricevono gratuitamente forniture, libri, lavagne, sgabelli, tavoli ecc., sessioni di formazione per i maestri, nonché un’assistenza pedagogica e semineri per i membri degli uffici AGA (Associazioni Genitori degli Allievi). La percentuale di successo agli esami e ai concorsi degli alunni SCC costituisce un altro elemento interessante. Quando visitiamo una nuova Una riunione dell’ufficio APE scuola candidata, sentiamo quasi sempre la stessa frase: «Vogliamo che la nostra scuola funzioni come la quella SCC del villaggio vicino.» Guerdjita Appolinaire Perché la scuola? In Europa ci è stato chiesto a volte se non sarebbe preferibile lasciare che gli africani facciano da soli in ambito scolastico ed educativo. Ecco due elementi di risposta: – Non siamo venuti a costruire scuole a nome nostro, a nome di una società considerata più evoluta. Sono stati i genitori a cercarci. Non abbiamo aperto nessuna scuola. Sono sempre i genitori a crearle e a chiedere il nostro aiuto. – Gli occidentali tendono a idealizzare un’età dell’oro africana che sarebbe esistita molto tempo fa, una sorta di paradiso perduto da ritrovare. Ciò mi faceva pensare ad un esploratore, Smith, che nel XIX secolo partecipava alla grande ricerca di Tombouctou, una città mitica che faceva sognare. Quando alla fine scoprì Tombouctou, fu assai sorpreso nel vedere che al mercato si vendevano lame di rasoio inglesi! L’Europa non aveva ancora trovato Tombouctou, ma Tombouctou aveva già trovato l’Europa! Per tornare al contesto attuale, si tratta di rispondere ad un’esigenza: quella degli analfabeti, vulnerabili in una società che si evolve. Jean-Christophe Huet ✂ Sostenete una scuola nel sud del Ciad Gli abitanti dei villaggi costruiscono e curano la scuola, fissano e pagano lo stipendio dell’istitutore e le sue trasferte, acquistano i quaderni e i manuali scolastici. Ma è impensabile per chi vive con il raccolto dei propri campi (miglio, cotone) finanziare l’infrastruttura delle ECC, cioè la formazione dei maestri, gli stipendi del consigliere pedagogico e del coordinatore, nonché i veicoli per visitare le scuole e svolgere il lavoro di sensibilizzazione. CHF 100.– al mese è la quota di cui gli abitanti dei villaggi possono farsi carico. Mi impegno a sostenere una scuola e a versare…….. CHF al mese Cognome …………………………………………...……. Nome …………………………………….........……. Indirizzo …………………………………………………………………………………………………………..… Data ………………………………………………. Firma ………………….….….….….………….…… Mensa di Paalga: che successo! D al gennaio 2003, la scuola Paalga a Ouagadougou (Burkina Faso) è dotata di una mensa scolastica il cui menù è composto da due piatti, il «riso bollito» e il «riso ai fagioli». Ciò ha segnato un grande cambiamento nella vita degli alunni: alcuni bambini che non possono rientrare a mezzogiorno perché abitano troppo lontano restano ormai tranquillamente all’ombra dei grandi manghi della scuola e studiano la lezione dopo avere mangiato; gli orfani e i figli di famiglie povere che non sanno dove trovare da mangiare a mezzogiorno hanno trovato la soluzione al loro problema, soprattutto perché la mensa è gratuita; i più piccoli, che si rifiutavano di venire a scuola prima ora vi si recano senza imposizioni! Sul piano del rendimento scolastico, è stato notato un netto miglioramento. Al mattino gli allievi lavorano bene perché sanno che potranno mangiare a mezzogiorno e al pomeriggio perché hanno mangiato bene e si sono un po’ riposati invece di camminare sotto il sole. I responsabili, insegnanti, genitori e allievi sono entusiasti e sperano vivamente che la mensa possa continuare a funzionare. I bambini si presentano con il piatto per ricevere il pasto Testimonianza di un allievo «Mi chiamo Diasso Abibata, sono in CE1 (3° anno). I miei genitori non hanno lavoro, quindi noi non mangiamo a mezzogiorno. Quando mia madre ha qualcosa mi dà un po’ di denaro perché possa comprarmi da mangiare, diversamente torno a scuola nel pomeriggio con lo stomaco vuoto. Ma dall’apertura della mensa sono molto contenta perché posso mangiare come tutti.» «A stomaco vuoto non si ragiona» Potreste pensare un solo istante che i vostri figli possano concentrarsi in classe a stomaco vuoto? E’ tuttavia una situazione che alcuni allievi di Paalga hanno vissuto per molti anni. Pensate a loro affinché la mensa continui a funzionare. Con CHF 30.–, permettete di nutrire un bambino per tutto l’anno scolastico. Testimonianza di un genitore di un alunno «Mio figlio, che ogni mattina dovevo obbligare ad andare a scuola, non è più lo stesso dall’apertura della mensa. La scuola non gli piaceva. Ma grazie ai pasti che gli vengono serviti, ha iniziato ad amare la scuola. E’ un vantaggio per tutti noi genitori che non abbiamo sempre i mezzi per nutrire i nostri figli come si deve.» 5 La scuola secondo i genitori del Burkina Faso Per alcuni genitori, il bambino deve lavorare invece di andare a scuola Possiamo distinguere quattro categorie di genitori: – quelli che hanno compreso la validità della scolarizzazione dei bambini, maschi e femmine. Essi sanno che oggi non si può intraprendere nulla con successo senza un minimo di istruzione – coloro che pensano solo all’istruzione dei figli maschi, perché le femmine sono fatte per badare alla casa. Essi mandano il figlio a scuola nella speranza che riesca a diventare funzionario: l’uomo che trascinerà la famiglia fuori dalla miseria. Tutta la famiglia spera in lui. Questi genitori credono che la figlia un giorno lascerà la famiglia per sposarsi e che non potrà più occuparsi di loro, oppure che abbia minori possibilità di successo. Ciò spiega la debole percentuale di scolarizzazione delle ragazze – quelli che sono contrari alla scuola perché renderebbe i figli pigri. E’ l’opinione dei contadini dei villaggi più isolati. Secondo loro il bambino che va alla scuola Per i contadini, la scuola rende i figli pigri dei bianchi non vogliono più coltivare la terra e sorvegliare le greggi. Il suo modo di vedere la vita è totalmente diverso e non vuole più vivere al villaggio, fuggendo in città. – Vi sono anche i genitori poveri, che temono di non potersi permettere le tasse scolastiche. Tuttavia il fatto di avere frequentato la scuola è un grande vantaggio per un contadino del Sahel. Oggi tutto si modernizza e senza un minimo di conoscenze non si può riuscire in ciò che si intraprende. Un contadino analfabeta non potrà applicare le nuove tecniche dell’agricoltura o dell’allevamento. I computer nella scuola Paalga L’arrivo di una decina di computer è stato salutato come un evento fuori dal comune alla scuola Paalga. Nel Burkina Faso pochi hanno accesso al computer e la maggior parte degli studenti termina gli studi senza aver toccato una tastiera. Ma la scuola Paalga ha potuto avviare quest’anno 6 un’iniziazione all’informatica, un’iniziativa vivamente auspicata dai responsabili della circoscrizione didattica da cui dipende la scuola, dai parenti e dagli alunni. Immaginate la gioia e l’orgoglio che animano questi bambini quando sanno che utilizzeranno questo strumento. Nonostante un accesso difficile dovuto al sottosviluppo, l’informatica diventa sempre più inevitabile nella nostra società, soprattutto dall’avvento di Internet. Avere una certa conoscenza di questo settore è una condizione sine qua non per accedere a certi impieghi. Nei servizi, pubblici o privati, si tende a informatizzare tutto. I computer ricevuti a Paalga saranno dunque molto utili per formare i nostri allievi alle realtà di domani. Issaka Nikiéma Seduta di iniziazione all’informatica alla scuola Paalga Un pozzo costruito grazie agli studenti Con lo slogan «L’acqua è vita», alcuni allievi della scuola Sternmatt (nel cantone di Zoug, Svizzera tedesca) hanno venduto bottiglie di acqua minerale per finanziare la costruzione di un pozzo nel Sahel. Il loro obiettivo è stato raggiunto, poiché hanno raccolto CHF 5000.– necessari. I l sole splendeva quel mattino del 5 aprile sul mercato di Bail, già affollato. Accanto agli stand tradizionali di verdure e fiori, gli alunni delle due classi della scuola Sternmatt avevano montato uno stand con 1000 bottiglie di acqua minerale da parte dell’impresa Zurzach. Ciascuna bottiglia era venduta CHF 5.–, allo scopo di raccogliere la somma necessaria alla costruzione di un pozzo nel Burkina Faso. Lo stand presentava schemi che mostravano le varie tappe della costruzione di un pozzo, nonché le informazioni raccolta dagli alunni su questo argomento, sul Sahel e sull’acqua in generale. Si potevano trovare allievi per gruppi di due o tre in tutto il mercato, cercando con il massimo zelo di convincere i curiosi sull’importanza del loro progetto, e apparentemente con successo perché con il passare delle ore si vedeva un numero crescente di persone con una bottiglia d’acqua in mano. «All’inizio ero molto timido e non sapevo come avvicinare le persone. Ma quando ho visto che ci ascoltavano attentamente e a che punto erano generosi, mi sono sentita molto più sicura di me per andare loro incontro, osserva», osserva Daniela. Quanto a Gerhard, doveva rifornire il suo carrello ogni mezz’ora.: «Non è stato difficile convincere la gente. Non appena vedevano che la nostra vendita era finalizzata da una buona causa, non c’erano più problemi. Ho venduto 80–100 bottiglie in meno di tre ore», dice con orgoglio. Alla fine del mercato lo stand è stato smontato, portando via le bottiglie restanti. Ma CHF 3800.– erano già rientrati nella cassa. Nelle settimane seguenti, gli alunni hanno dovuto lavorare molto per raggiungere il loro obiettivo. Ma il fatto di essere La maggior parte delle persone ha mostrato un grande interesse per l’iniziativa «L’acqua è vita» vicini alla meta li ha stimolati a dare il meglio di sé. Alcune ragazze sono tornate al mercato di Baar. Anche i genitori hanno collaborato, come quel padre che ha acquistato cento bottiglie per il suo negozio e l’albergatore che ha proposto le bottiglie speciali ai suoi clienti. Infine la somma raccolta è stata inviata a Morija, con l’auspicio che la costruzione del pozzo si concludesse prima della stagione delle piogge. Nella sua lettera di ringraziamento, Morija si «Ho venduto 80–100 bottiglie in meno di tre ore» complimenta con i giovani per il loro lavoro esemplare. Anche i maestri responsabili delle due classi, Simon Carrel e Daniel Delaloye, si rallegrano per il progetto entusiasmante portato avanti con i loro allievi. Simon Carrel e Daniel Delaloye Tre alunni in piena attività al mercato di Baar 7 Una classe della Svizzera offre il suo aiuto ad una classe del Ciad G li alunni dell’8° anno del Collegio Léon Michaud a Yverdon devono trovare idee per i loro progetti interdisciplinari. Due insegnanti, Claude Horner e Philippe Ray, hanno proposto loro di svolgere un’attività a favore degli allievi delle scuole comunitarie della savana sostenute da Morija, nel sud del Ciad. La classe riceve la visita di una collaboratrice di Morija, che mostra il video sulle scuole. Le domande sono già pronte: perché i bambini del Ciad sono così poveri? Come sarà utilizzato il denaro raccolto? Quanti alunni vi sono per ogni classe? Gli allievi sono molto colpiti: «Noi abbiamo quasi tutto e loro niente… Loro vanno a scuola a piedi nudi e sono contenti, noi no… Noi abbiamo molte penne e altri oggetti per la scuola, loro appena una matita e un quaderno.» Sono stupiti per il fatto che siano i genitori degli alunni a costruire le scuole, a scegliere i maestri e pensano che ciò sia giusto. L’impulso è stato trasmesso, gli allievi svizzeri vogliono aiutare gli alunni del Ciad. Nelle ore dedicate a questo progetto e nel tempo libero, lavano macchine, riportano carrelli nei magazzini, vendono pasticcini, accompagnano persone anziane. In totale hanno raccolto CHF 2100.–, e sono fieri di avere raggiunto l’obiettivo di sostenere una scuola della savana per un anno. Hanno ricevuto i complimenti del preside dell’istituto. Anche noi non possiamo che congratularci e ringraziarli, a nome degli alunni del Ciad, per l’attività svolta. Anne-Marie Grand d’Hauteville ✂ Ora tocca a voi! Hanno offerto se stessi, il loro tempo... Anche voi, se desiderate rendervi utili al prossimo, a chi ha fame, a chi ha sete, a chi soffre, non esitate ad unirvi ai nostri gruppi di volontari! Contattateci e insieme troveremo lo strumento più adatto alle vostre competenze. ❑ Desidero organizzare un’azione spontanea o unirmi ad un gruppo di volontari. Anne-Marie Grand d’Hauteville Coordinatrice dei volontari Cognome: ________________________________________ Nome: _____________________________________ Via e n: ________________________________________ NPA-Località: _____________________________________ Tel.: ________________________________________ E-Mail: _____________________________________ Da rispedire a: Morija / All’att. di Anne-Marie Grand d’Hauteville – En Reutet – 1868 Collombey-Le-Grand o via fax: 024 472 80 93. Potete inoltre scriverci all’indirizzo e-Mail seguente: [email protected]