la danza delle gocce - Provincia di Genova

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la danza delle gocce - Provincia di Genova
Premio FIABA PIÙ DIDATTICA
LA DANZA DELLE GOCCE
di Angela PIZZORNO
Era una bellissima giornata di primavera, di quelle con il cielo azzurro; tutto ad un tratto però ciuffi di nuvole bianche
come bambagia, avanzando, venivano a turbare quella limpidezza, formando disegni che si scomponevano in
continuazione per via del vento che le spostava un po’ a destra e un po’ a sinistra.
A poco a poco quei cirri si unirono tra di loro, formando nuvole sempre più compatte che da bianche si fecero scure e
man mano sempre più minacciose.
Nelle nubi vi era un pigia pigia di gocce che le facevano diventare sempre più pesanti. Alcune gocce si stringevano per
far posto alle compagne che, incalzando, facevano gonfiare le nuvole a dismisura, incapaci così di contenerle.
Molte protestavano perché c’era chi spingeva troppo.
Erano tutte eccitate per l'avventura: chi già pratica per aver fatto in precedenza quell'esperienza, chi nuova che si
trovava lassù per la prima volta.
Non vi era più posto nelle nuvole che erano gonfie fino all'eccesso e facevano fatica a trattenere tutta quell'acqua.
Il segnale di via non era ancora stato dato.
Qualche tuono si levava, brontolando, quasi a voler calmare quel brusio impaziente.
Finalmente, dopo le solite raccomandazioni, venne dato il segnale di partenza; incominciarono a scendere le prime
gocce, bene ordinate, centomila per volta.
Erano belle e grosse e si lasciavano cadere dolcemente, posandosi sulla terra con un saltello. Altre le seguivano,sempre
ordinatamente battendo sul selciato, facendo tonfi e schizzi per via del suolo già bagnato dalle altre.
Cic, ciac, cic, ciac, era un piacere vederle ! Cic, ciac, Sembravano tante ballerine di danza classica.
L'aria profumava di pioggia, mista ad un onore buono di terra. Quel ticchettio cadenzato formava una musica dolce: era
uno spettacolo bellissimo.
Le gocce erano felici e man mano che cadevano, saltellando, disegnavano per terra cerchietti, come soldoni, che
diventavano via via sempre più grandi, unendosi gli uni agli altri, formando piccole pozzanghere.
Tutto procedeva bene, con calma, e le gocce continuavano danzare, divertendosi molto.
Lassù, dentro la nuvola,vi erano delle gocce impazienti che spingevano le altre, desiderose di poter provare subito
quella bella emozione. La nuvola protestava, non era più in grado di trattenerle, ma queste non l’ascoltavano nemmeno
e continuavano a spingersi con insistenza.
Si sentì uno strappo e la nuvola lacerata si aprì. Tutte insieme le gocce precipitarono disordinatamente, sballottate,
cercando di aggrapparsi le une alle altre, rovesciandosi sulla terra con un gran fragore. Le pozzanghere, causate dalla
loro caduta, si allargarono immediatamente, formando rigagnoli che, unendosi, si dirigevano giù verso valle, travolgendo
ogni cosa.
Con grandi balzi l'acqua s'incanalava nel torrente e tale era la spinta che formava gorghi e onde spumeggianti e
velocemente si dirigeva verso il mare. La forza dell’acqua aumentava tanto da sradicare anche qualche alberello,
cresciuto sull'argine del torrente, che diventava sempre più sporco e impetuoso.
Il gioco non era più tale e le gocce spaventate gemevano e si aggrappavano le une alle altre, formando un agglomerato
di acqua sporca, mista a remi secchi e cartaccia.
La festa per colpa di alcune di loro era diventata mesta, quasi tragica. Il cielo si era fatto scuro e tuoni assordanti
laceravano l’aria e per le gocce sembrava non vi fosse più alcuna speranza; la corrente le trasportava sempre più giù,
fino ad arrivare ad una massa d'acqua che pareva ribollire. Erano sconvolte, non sapevano più in cosa sperare, quando
vennero accolte e consolate da gocce salate che si unirono a loro agitandosi tra le onde.
Queste nuove amiche le rassicurarono, spiegando loro che quello era il mare, che, se pur agitato, si placava. Anche il
sole ritornava, con il suo bel faccione a riscaldare il mondo e con il suo calore le faceva ritornare in cielo, su, fino alle
loro nuvole, che benevole le raccoglievano.
Sistematesi una accanto all'altra, tutte le gocce promisero di comportarsi bene per l'avvenire.
La lezione era servita, adesso sapevano che se non avessero ubbidito agli ordini, sarebbe nuovamente successo quel
pandemonio e non avrebbero più potuto danzare.
Erano nuovamente compresse nella nuvola, ciascuna al suo posto e, anche se un po’ strette, non spingevano.
Questa volta erano tutte eccitate, sapevano che il giuoco si sarebbe ripetuto solo se si fossero comportate bene,quindi
cercarono di mantenersi calme per poter saltare nel vuoto e poi danzare sulla terra come ballerine classiche.
Non stavano più nella "pelle" dalla gioia. La nuvola che le ospitava era grande e paziente, si lasciava spingere di qua e
di là dal vento. Era già parecchio tempo che girava nel cielo, pronta a sganciare il suo contenuto, quando il vento, con
una raffica forte, la spinse con tanta violenza che qualche goccia sprizzò fuori nell’aria. La nuvola, spaventata, veniva
sospinta verso nord ad una velocità impressionante;un freddo gelido la sfiorava e la faceva tremare tutta.
"Mamma mia,dove mi porta ?" pensava angosciata la nuvola.
Con tutta la sua forza tratteneva stretta dentro di se tutte le gocce, quando un colpo inaspettato la fece trasalire.
Aveva cozzato contro un’altra nuvola. Nell'urto persero tutte e due il loro carico. Ma… meraviglia!!! Le gocce erano
diventate tutte bianche come bambagia e volavano adagio, lasciandosi cullare nell'aria; era un'emozione meravigliosa
quella che provavano, molto più bella di quella dalla pioggia.
Si erano trasformate in cristalli delicatissimi che, raggruppandosi in due o tre, formavano fiocchi candidi.
Essendosi calmato il vento, dondolavano pian pianino, spostandosi dolcemente nell'aria. Alla fine del volteggio si posavano un po’ dappertutto; chi sugli alberi, chi sui tetti delle case, oppure sulla terra dove ve ne erano già delle altre,
formando una coltre bianca, soffice, immacolata.
Questa volta, nella loro discesa sentirono gridolini di gioia, erano i bimbi, felici di poter giocare con la neve.
Furono partecipi di giochi dei più piccoli, che ne facevano palle da tirarsi a vicenda e a quelli dei grandicelli che
costruivano statue con faccioni sorridenti e buffi.
Quando lo strato di neve si fece più compatto, venne usato come campo per- far capriole o per esser percorso con gli
slittini e persino con gli sci. A quei giochi partecipavano anche gli adulti.
Tutto intorno era bianco, intonato da mille colori degli indumenti della gente che felice si divertiva.
La neve si fermò per parecchi giorni, sino all'arrivo della primavera, quando il calore del sole incominciò a modificare la
sua forma e a farne poltiglia.
Anche questa volta fu il sole a ricomporle facendole salire nuovamente in cielo, sotto forma di vapore acqueo e ancora
una volta andarono a sistemarsi dentro la propria nuvola.
Ciascuna goccia raccontava alle altre la propria avventura, quando sentirono la voce di una veterana dire: "Speriamo
che non capiti come quella volta! …”.
Tutte rizzarono le orecchie, curiose di sapere il fatto. "Quella volta, proseguì la goccia, il freddo fu così intenso che non
cademmo né danzando come pioggia né come neve, diventammo, per il gran freddo, tutte dure come palline e
cademmo sulla terra con tale forza da rovinare ogni cosa; picchiettando la frutta e danneggiando tutta la verdura.
Ricordo ancora con terrore il male patito,altro che danza! La gente era spaventata e correva al riparo, imprecando contro
di noi. Eravamo diventate grandine”.
Tutte le gocce., al sentire quel racconto, ebbero paura e in silenzio fecero scongiuri per evitarsi quel pericolo.
La goccia anziana, vistole così impaurite, le rassicurò dicendo: “Quel fenomeno accade assai raramente e poi oggi non
fa freddo e il vento ci è favorevole, godiamoci dunque il giuoco e: non pensiamoci più”.
Ritornò così l’allegria e tutte, ancora una volta, erano pronte per un’altra avventura.