TAVOLO 7 “RAGGI COSMICI” - I@PhT

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TAVOLO 7 “RAGGI COSMICI” - I@PhT
STAGE DI FISICA
14-19 Marzo 2011
TAVOLO 7 “RAGGI COSMICI”
Paolo Tamagno(1), Luca Torchio(2), Andrea Chiavassa(3)
(1)
Liceo Scientifico Curie di Pinerolo
Liceo Scientifico Newton di Chivasso
(3)
Dipartimento di Fisica Generale dell’Università di Torino
(2)
1. I muoni nei raggi cosmici
2. Semplici misure con un rivelatore Geiger
3. La “cosmic box”
Approfondimenti e integrazioni
- Che cosa sono i raggi cosmici
- I raggi cosmici in Italia
- Scheda di uso dei moduli elettronici “NIM”
Monitoraggio della radioattività ambientale
Scheda di rilevamento dati
1. Come usare il contatore Geiger
a) Osservare attentamente il rivelatore. Aiutandosi con le figure, individuare
- la finestra di lettura: riporta il numero di conteggi. Per scegliere le unità, in cui si vuole che
i conteggi siano espressi, occorre usare il “bottone di selezione”: la modalità da utilizzare è
quella di conteggi totali, “TOT”, come in figura;
- la levetta di posizione: in posizione “OFF” il rivelatore è spento e i conteggi vengono
azzerati; per avviare i conteggi portarla in posizione “2” e far partire contemporaneamente
il contasecondi;
- il bottone di selezione: pigiando il bottone, si attivano le varie unità in cui esprimere i
conteggi; premere più volte finché nella finestra di lettura compare la modalità “TOT”,
come in figura;
- la finestra di ingresso: la parte sensibile del rivelatore è posta dietro questa finestra.
b) Per eseguire la misura, collocare il contatore in un posto preciso e non muoverlo per tutta la
durata della misura. Per avviare la registrazione dei conteggi, spostare la levetta di posizione
sul “2” e contemporaneamente far partire il contasecondi. Pigiare poi il bottone di selezione
fino a quando nella finestra di lettura compare la modalità “TOT”. Si consiglia di lasciar
andare avanti i conteggi per una decina di minuti.
rivelatore
visto dall’alto
rivelatore visto
dal lato frontale
bottone di
selezione
indicatore
di posizione
conteggi
totali
finestra
d’ingresso
2. Conteggi: unità di misura e incertezza
a) L’unità di misura dell’attività è il “bequerel” (simbolo Bq), che è il numero di conteggi per
secondo (maggiori informazioni sulle unità di misura della radioattività sono date in
appendice). Per calcolare l’attività occorre quindi dividere il numero di conteggi effettuati per
la durata dell’intervallo di tempo espressa in secondi. Se, ad esempio, contando per 5 minuti si
sono registrati 95 conteggi, i conteggi medi in 1s sono 95/300=0,32: questo valore è una misura
dell’attività. Come si vede, il numero medio di conteggi e quindi anche l’attività non è in
generale un numero intero: infatti non rappresenta un numero effettivamente registrato dal
rivelatore (che può essere solo intero!), ma un numero ottenuto facendo la media sui conteggi
registrati in molti secondi (in questo esempio i secondi di registrazione sono 300).
b) Correzione per la risposta del rivelatore. Volendo confrontare fra di loro i dati ottenuti dai
diversi rivelatori, occorre correggere per la diversa soglia di sensibilità di ciascuno. Ogni
rivelatore infatti, per piccole diversità nella composizione della sostanza sensibile o per piccole
differenze nell’elettronica di controllo, ha una propria soglia energia depositata al passaggio di
una particella ionizzante, al di sotto della quale il passaggio non viene più rivelato e quindi non
scatta il conteggio. I conteggi di tutti i rivelatori sono quindi stati confrontati in eguali
condizioni ed è così stata determinata una costante di calibrazione per la quale va moltiplicata
la media ottenuta al punto precedente al fine di poter confrontare le diverse misure.
c) L’incertezza sul numero di conteggi è data dalla radice quadrata del numero stesso. Ad
esempio, se si sono registrati 164 conteggi, l’incertezza è pari a 164 =12,8, che si può
arrotondare a 13. Il numero N di conteggi si esprime perciò come: N = 164 ± 13
d) Come propagare l’incertezza. Supponete di aver ottenuto il conteggio N sopra riportato
misurando per 9 minuti. Se volete calcolare il conteggio medio N1s in un intervallo di tempo di
un secondo, dovete dividere N9m per 9*60=540. Quanto varrà l’incertezza su N1s? E’ semplice:
basterà dividere anche l’incertezza per 540. Inoltre, se la costante di calibrazione è diversa da 1,
dovrete moltiplicare anche l’incertezza per la costante di calibrazione. Ricordate di arrotondare
il valore del risultato usando un po’ di buon senso!
3. Misura della radiazione di fondo in due diversi posti
a) Prima posizione
- breve descrizione della locazione …………………………………………………….
conteggi ……… ± …….. ;
intervallo di tempo .…… min = ……. s
- attività
……… ± ……. Bq
b) Seconda posizione
- breve descrizione della locazione ……………………………………………………
conteggi ……… ± …….. ;
intervallo di tempo
.…… min = ……. s
- attività
……… ± ……. Bq
c) Confronto fra le misure fatte nelle due posizioni
- trovate un criterio che vi permetta di stabilire se la differenza fra i conteggi fatti
nelle due diverse posizioni è “significativa”,
- suggerite altre prove che converrebbe fare per essere più sicuri circa le conclusioni
tratte in base al criterio sopra descritto.
2
4. Misura dell’attività di un “campione” di materiale da esaminare
a) Disporre il rivelatore con la finestra di ingresso
vicino al campione da esaminare e avviare il
conteggio. Lasciar andare avanti il conteggio per
una decina di minuti badando a non spostare né il
rivelatore né il campione. Mentre il conteggio
prosegue, registrare anche, ogni 10 secondi, tutti i
valori intermedi utilizzando la tabella predisposta
per l’attività 5, in modo da poter riutilizzare i dati
per l’analisi temporale proposta in quella attività.
Alla fine calcolare l’attività totale registrata, che è la
somma dell’attività del campione più quella
“ambientale” dovuta alla radiazione di fondo. Per
ottenere la sola attività del campione, occorre
sottrarre il valore di quest’ultima, usando il valore
determinato nelle misure precedenti (fare la media
dei due valori) .
- conteggi ……… ± ……..
;
- attività totale
……… ± ……. Bq
- attività del campione
……… ± ……. Bq
intervallo di tempo
campione
di sabbia
conteggi
totali
.…… min = …… s
b) Ripetere la misura e i calcoli dopo aver allontanato il rivelatore di una ventina di
centimetri dal campione.
- conteggi ……… ± ……..
;
- attività totale
……… ± ……. Bq
- attività del campione
……… ± ……. Bq
intervallo di tempo
.…… min = …… s
c) Confronto fra le due misure
- trovate un criterio che vi permetta di stabilire se la differenza fra i conteggi fatti nelle
due diverse posizioni è “significativa”,
- suggerite altre prove che converrebbe fare per essere più sicuri circa le conclusioni
tratte in base al criterio sopra descritto.
3
Unità di misura dosimetriche
Sono state introdotte per valutare gli effetti sul un corpo dell’assorbimento di energia dovuta alle
radiazioni di origine nucleare (“ionizzanti”).
Unità di misura:
- “attività”Æ bequerel (Bq): numero di particelle ionizzanti che colpisce il corpo; l’unità storica,
peraltro ancora usata, è il curie (Ci), che è pari a 3,7⋅1010 Bq
- “dose assorbita”Æ gray (Gy): energia depositata per kg di peso; 1Gy = 1J/kg
- “dose equivalente”Æ sievert (Sv): dose assorbita per il “fattore di qualità” della radiazione (alto
per neutroni e nuclei pesanti, =1 per elettroni e gamma);
- “esposizione”Æ roengten (R): è una unità di misura storica, peraltro ancora usata, ed è la carica
elettrica, di ambo i segni, che si sviluppa nello sciame prodotto al passaggio in aria della
particella ionizzante (1R=2,58⋅1010 C/kg).
Tipicamente
- la radiazione cosmica è circa 0,3 mSv/anno al livello del mare (circa il doppio a 1000 m)
- i radionuclidi presenti nel corpo umano producono una dose di circa 0,3 mSv/anno
- la radioattività ambientale varia molto da zona a zona
Radioattività ambientale in alcune città italiane (mSv/anno)
Ancona
Aosta
Bari
Bologna
Cagliari
Campobasso
Firenze
Genova
L’Aquila
Milano
0.85
0.49
0.83
0.80
0.86
0.69
0.77
0.75
0.82
0.82
Napoli
Palermo
Perugia
Potenza
Reggio Cal.
Roma
Torino
Trento
Trieste
Venezia
2.13
0.90
0.86
1.31
1.28
1.58
0.86
0.84
0.76
0.77
Limite raccomandato di esposizione annua: 15 mSv/anno
Dose letale: ~ 3 Gy
4
Misura di raggi cosmici con la “cosmic box”
Scopo della misura
Misurare il numero di passaggi in “coincidenza” attraverso la “cosmic box”, formata da due
scintillatori piani messi parallelamente a una distanza variabile, spostabili facilmente in diverse
zone
La “cosmic box”
È un rivelatore di particelle ionizzanti formato da due lastre
di scintillatore di 15 x 15 cm2, parallele fra di loro, poste a
una distanza che può essere variata fino a un massimo di 28
cm. La luce prodotta in ciascun scintillatore dal passaggio di
una particella ionizzante è convogliata da guide ottiche
verso una camera a CCD. I segnali in uscita dai due CCD
sono inviati a una piastra centrale che contiene l’elettronica
con la logica di conteggio. Selezionando il solo scintillatore
superiore (selettore di sinistra) oppure il solo scintillatore
inferiore (selettore di destra) si hanno i rispettivi conteggi
singoli, selezionandoli entrambi si contano le coincidenze
fra i due scintillatori, cioè il passaggio di una particella
attraverso entrambi gli scintillatori. I pulsanti a destra di
“start”, “stop” e “reset” fanno partire il conteggio, lo
arrestano o riazzerano il contatore.
Osservazioni e misure
1. La catena di rivelazione
scintillatore
- Esaminare come funziona la catena elettronica
che permette di convertire il segnale lasciato nei
elettronica
singoli scintillatori dal passaggio della particella controllo CCD
ionizzante; riconoscere e individuare i diversi
selettore down
stop
elementi: i due scintillatori, l’elettronica
start
reset
selettore up
associata al singolo scintillatore, i cavi che
portano i segnali alla scheda elettronica centrale;
conteggi 0001456
elettronica
- provare a eseguire conteggi per un certo
controllo display
intervallo di tempo attivando solo lo
elettronica
scintillatore “up” (interruttore di sinistra) oppure
controllo CCD
quello “down” (interruttore di destra”) e
confrontare i conteggi;
- attivare il conteggio in coincidenza dei due
scintillatore
scintillatori e discutere il valore ottenuto,
- calcolare il numero N di particelle che hanno attraversato entrambi gli scintillatori in un secondo
con relativa incertezza;
- ripetere il conteggio registrando il numero N e la durata in secondi;
- confrontare le due misure di coincidenze fra di loro e valutare se le differenze sono
statisticamente significative.
1
2. Conteggio delle coincidenze in funzione dell’angolo di orientazione
Ripetere la misura delle coincidenze inclinando (con precauzione) di 30° circa la cosmic box
nella direzione NORD/SUD e poi EST/OVEST.
Registrare i dati e discutere le differenze trovate.
3. Conteggio delle coincidenze a diverse profondità
Misurare le coincidenze portando la cosmic box a diversi piani dell’edificio, posizionandola
sempre verticalmente.
Registrare i dati e discutere le differenze trovate.
Mettendo insieme tutti i dati registrati, costruire un grafico di attenuazione del flusso di particelle
in funzione della profondità e ricavate l’effetto medio di schermo del singolo piano dell’edificio.
2
I raggi cosmici in Italia
Lo studio dei raggi cosmici è stato generoso con i fisici: attraverso di essi si sono osservate per la prima
volta particelle previste dalle teorie ed oggetti inaspettati.
Intanto la scoperta del muone è emblematiche in quanto la si può includere nel folto gruppo di scoperte
avvenute… per sbaglio!
Dopo che Enrico Fermi aveva postulato l’esistenza di una cosiddetta forza nucleare forte che doveva
essere responsabile della stabilità dei nuclei e bilanciare la repulsione colombiana dei protoni, negli anni
1934/35 il teorico giapponese Ideki Yukawa formulò una teoria secondo la quale dovevano esistere
particelle di massa intermedia tra quella del protone e quella dell’elettrone che vengono scambiate tra i
nucleoni: protoni e neutroni, scambiandosi questa particella battezzata mesone (dal greco mèsos, che sta
in mezzo), possono restare avvinghiati in un nucleo. Un anno più tardi, Anderson - lo scopritore del
positrone - pensò di aver identificato, proprio nei raggi cosmici, questa particella: le rivelazioni furono
ripetute in differenti luoghi fornendo gli stessi risultati e la scoperta venne accreditata presso tutta la
comunità scientifica.
Dovranno passare una decina d’anni perché, superata l’immane tragedia della guerra, si potesse tornare
su questi studi. Ed ecco che a Roma tre fisici italiani, Marcello Conversi, Ettore Pacini ed Oreste
Piccioni, dimostrarono che le particelle di Anderson non potevano essere i mesoni previsti da Yukawa
in quanto, pur avendo una massa intermedia (ca. 200 volte quella dell’elettrone) vivono cento volte più a
lungo ed interagiscono debolmente con i nucleoni.
Dal momento che la particella di Yukawa era già stata indicata come mesone π quella di Anderson la si
continuò a chiamare impropriamente mesone μ , termine soppiantato con il più corretto “muone”.
Il mesone π rimarrà latitante ancora per poco. Lo cattureranno nel 1947 l’inglese Cecil F. Powell, il
nostro Giuseppe Occhialini ed il suo studente brasiliano C.M.C. Lattes, servendosi di una nuova
sensibilissima emulsione fotografica, portate fino ai 2800 metri del Pic du Midi sui Pirenei francesi
(molto bello il sito ufficiale dell’osservatorio: www.omp.obs-mip.fr/omp/Pic/index.html).
Si accertò tra l’altro che anche le masse delle due particelle sono alquanto diverse pur nello stesso
ordine di grandezza: quella del “pione” è 273 volte quella dell’elettrone, quella del muone solo 207.
La scoperta condusse subito a due premi Nobel: Yukawa nel 1949 e Powell nel 1950.
L’Osservatorio astronomico e Meteorologico del Pic du
Midi, ha avuto un’epopea scientifica a dir poco eroica. I suoi
dati e le sue immagini hanno consentito all’uomo di
raggiungere la Luna e di conoscere meglio il Sole. Eppure,
una decina d’anni fa la scure dell’economia sembrò
condannarlo alla chiusura e all’oblio, dopo quasi un secolo di
onorato servizio. Ma i tenaci francesi del Midi-Pirenées non
l’hanno permesso e più determinati che mai si sono stretti
attorno al loro osservatorio, hanno trovato risorse e fomentato
entusiasmi, hanno riportato a nuova vita l’istituzione
proiettandola nel mondo della cultura e del turismo
internazionale. Proprio nel giugno 2000 una funivia nuova di
zecca, costruita appositamente, porterà i turisti a godere di
una visita di grande qualità. Già sull’autostrada un’area di
sosta concepita come punto di informazione scientifica,
propone un filmato 3D sull’osservatorio e i suoi risultati, il
suo ambiente, la sua storia, invogliando gli automobilisti ad
una visita indimenticabile. Sarebbe così difficile ispirarsi a
tanto, noi italiani, sempre così pronti all’esterofilia, con le
parole, di rado con i fatti? Se poi pensiamo che al Plateau la
funivia c’è già…
[da Nimbus.it]
La scoperta del muone si può inserire in quel lungo elenco di casi di quella che gli scienziati amano
definire “serendipità”. Questo curioso termine indica la fortuna o meglio il dono di scoprire cose
meravigliose mentre si sta cercando tutt’altro; Fleming non cercava certo la penicillina ma “l’ha
trovata”. Altri biologi, tornando dalle vacanze, non si sarebbero accorti di quella muffa
batterica…Dunque la fortuna aiuta oltre che gli audaci (e i distratti…) anche i bravi ricercatori. Il
termine “Serendipity” risale al 1754 ed al letterato inglese Horace Walpole, che lo derivò dall’isola di
Serendip, antico nome dello Sri Lanka (Ceylon).
La scoperta (riconosciuta però solo a posteriori) del muone ha però un secondo “triste” aspetto in
comune con altro famoso caso di serendipità: quello della scoperta delle Pulsar, avvenuta nel 1967
1
grazie alla laureanda Jocelyn Bell ; Jocelyn, oltre al merito della tenacia nel perseguire il suoi intuito
scientifico, ebbe pure il suo bel daffare per vincere lo scetticismo del suo professore Tony Hewish, al
quale venne poi assegnato il premio Nobel. Così al laureando brasiliano Lattes, che si sobbarcò l’attento
e paziente esame di centinaia di lastre fotografiche non venne attribuito l’ambito riconoscimento (come
pure al nostro “Beppe” Occhialini).
Chissà se pensava proprio a Jocelyn Bell, il famoso fisico Isaac Rabi, Nobel per la scoperta delle
proprietà magnetiche dei nuclei, quando scrisse queste parole incise sul bronzo di una targa all’Istituto
Rabi al centro studi di Erice:
La Fisica ha bisogno di Nuove Idee.
Ma è un compito molto difficile… non significa solamente scrivere qualche riga in una pubblicazione.
Se voi veramente volete avere la paternità di una nuova idea, dovete dedicare le vostre energie
intellettuali a cercare di capire tutti i dettagli e a trovare qual è il modo migliore per sottoporre
questa nuova idea alla prova sperimentale.
Tutto ciò può richiedere anni di lavoro. Ma non dovete arrendervi. Se voi credete che la vostra idea sia
buona, dovete lavorare intensamente e non avere mai paura di arrivare al punto in cui un nuovo
venuto può, con minimo sforzo, trovare quel risultato che voi, per così tanti anni avete cercato di
conseguire.
Il nuovo venuto non potrà mai togliervi il privilegio di essere stato il primo ad aprire, con la
vostra intelligenza, la vostra immaginazione, e il vostro assiduo lavoro, un nuovo campo di
attività.
Non abbiate timore ad incoraggiare gli altri a continuare il vostro sogno.
Se si avvererà, la comunità scientifica non dimenticherà mai che voi siete stato il primo ad aprire
questo campo.”
2
Isidor I. Rabi - Erice, 1972
Bibliografia:
R. Merton, Elinor Barber – Viaggi e avventure della Serendipity – Ed. Il Mulino, 470pp
Richard Feynman (sì, proprio Lui…) – Il piacere di scoprire – Adelphi 284 pp.
1
2
Per chi desiderasse saperne di più sulla scoperta delle pulsar, scrivere al prof. Torchio: [email protected]
Isidor Isaac Rabi (1898 ÷1988): Nobel per la fisica, fondatore della prestigiosa scuola di fisica della Columbia
University (N.Y), fondatore del Comitato Scientifico della NATO; co-fondatore dell’Ettore Majorana Foundation and
Center for Scientific Culture (EMFCSC) nel 1962 al Cern, che riuscì negli anni ottanta a porre attorno ad uno stesso
tavolo i cervelli delle due superpotenze (USA-URSS) impegnate nella corsa agli armamenti nucleari. I seminari sulle
Guerre Nucleari hanno riscosso l’attenzione dei leader policiti (Ronald Reagan – Michail Gorbachev – Deng Xiaoping)
grazie al manifesto di Erice. per la fisica. Il premio avrebbe dovuto essere diviso con Jocelyn Citare e vedere articolo
pacini e data I non riconosciuti : pulsar emulsioni - Rabi. E
Istruzioni aggiuntive sul funzionamento dei diversi moduli di elettronica “NIM”
Modulo “discriminatore”
Il discriminatore (v. pag. 2 delle dispense) è un dispositivo elettronico che serve a
filtrare il segnale proveniente dall’uscita del fotomoltiplicatore: è un segnale in
tensione elettrica, molto breve, la cui ampiezza massima V è proporzionale
all’energia depositata nello scintillatore (che è stata tradotta in tensione elettrica
attraverso il fotomoltiplicatore e l’elettronica collegata). Il discriminatore lascia
cioè passare solo i segnali “più forti”, quelli provocati dal grosso deposito di
energia luminosa al passaggio della particella ionizzante, e blocca i segnali deboli
dovuti al “rumore di fondo”, cioè alle piccole fluttuazioni di energia luminosa
nello scintillatore oppure di corrente di elettroni nel fotomoltiplicatore o nel
circuito di amplificazione.
Per filtrare il segnale, lo confronta con un livello minimo Vs di tensione, detta
tensione di soglia (v. pag. 4 delle dispense) che può variare fra 0 e -255 mV (tutta
l’elettronica dei segnali lavora con tensioni negative): se |V|>|Vs| viene generato
in uscita un segnale Vout che ha un’ampiezza e una durata standard, indipendente
dall’ampiezza del segnale originale V, nel caso opposto Vout è nullo.
È chiaro che in questo modo si perde l’informazione sull’ampiezza del segnale e
quindi sull’energia depositata nello scintillatore dalla particella (si sa solo che è al
di sopra della soglia scelta), però si ha un segnale standard “digitale”, nel senso
che può valere solo “1” o “0” (il segnale “c’è” o “non c’è”), che semplifica molto
le operazioni successive che consistono in “conteggi” e “coincidenze”.
Il modulo di “discriminazione” può trattare contemporaneamente fino a 8 segnali
(detti “canali”). Il cavo che porta il segnale dal fotomoltiplicatore va inserito nel
connettore di ingresso di un certo canale. Tramite l’interruttore posto in basso e
messo nella posizione “sel” si seleziona il canale corrispondente: a ogni “click”
del selettore la selezione avanza di un canale e, corrispondentemente, si accende il
LED rosso del canale. A questo punto si regola la soglia tramite la rotellina “set”
portandola al valore desiderato, che si legge sul display; ottenuto il valore
desiderato, lo si blocca portando l’interruttore di selezione in posizione “lock”.
Nel corrispondente canale “OUT” si ha il segnale in uscita: vengono forniti due
segnali OUT e un OUT negato1.
È possibile selezionare contemporaneamente tutti e 8 i canali: in questo caso la
stessa soglia viene imposta su tutti.
Modulo di coincidenza (“mixer”)
Il modulo di coincidenza serve a selezionare segnali che sono in coincidenza
temporale, come avviene ad esempio (vedi pag.5 delle dispense) per i segnali
prodotti da una particella che attraversa entrambi gli scintillatori. In realtà
funziona da semplice sommatore (mixer), esegue cioè la somma di tutti i segnali
inviati in ingresso (IN). Volendo controllare se due segnali provenienti dai due
scintillatori sono in coincidenza occorre inviare i due segnali “OUT” prelevati alle
uscite corrispondenti del discriminatore a due ingressi del mixer.
In uscita il mixer fornisce vari segnali “OUT”. Quello che serve a noi è l’ultimo
segnale in basso a destra, sotto cui è indicato “1/10”: questo significa che
l’ampiezza del segnale è diviso per 10.
1
IN
0
1
2
3
4
5
6
7
OUT
0
1
0
1
2
3
2
3
4
5
4
5
6
7
6
7
054
sel
lock
set
IN
1
2
3
4
5
6
7
9
8
10
11
12
13
14
15
16
OUT
1/10
Il segnale “negato”, che non useremo, ha lo “zero logico” a -800 mV e “l’uno logico” a 0V.
1
Se pertanto si verificano due segnali in coincidenza, ciascuno dei quali di -800 mV, su questa uscita
si avrà un segnale di -160 mV (cioè -1600/10); con un solo segnale, in uscita si hanno -80 mV.
Basterà pertanto inviare questo segnale a uno degli ingressi del discriminatore chiedendo una soglia
fra -80 mV e -160 mV (ad esempio -120 mV) per avere un segnale nella corrispondente uscita solo
se si è verificata la coincidenza.
Modulo per i conteggi (“scaler”)
Lo scaler serve a contare i segnali che arrivano in un certo intervallo
di tempo. I segnali da contare vanno inviati a uno degli 8 ingressi
che si trovano in basso e il risultato del conteggio viene visualizzato
nella riga corrispondente del display numerico che si trova nella
parte alta: converrà collegare, ad esempio, la seconda uscita OUT del
discriminatore del segnale del primo scintillatore al primo ingresso
dello scaler, quella del secondo scintillatore al secondo ingresso e
quella delle coincidenze al quarto ingresso. Il modulo fornisce anche,
ogni millisecondo, un segnale di “clock” all’uscita indicata appunto
come “clock”: abitualmente la si collega all’ingresso 8, in modo da
avere il tempo in ms sul canale più basso del display.
Sono infine presenti dei pulsanti di “start”, “stop” e “reset” che
servono per far partire, fermare o azzerare tutti i segnali allo stesso
istante.
canale 1 ……………………...
canale 2 ……………………...
canale 3 ……………………...
canale 4 ……………………...
canale 5 ……………………...
canale 6 ……………………...
canale 7 ……………………...
canale 8 ……………………...
start stop reset
clock
1
2
3
4
5
6
7
8
2