Il tempo degli zingari

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Il tempo degli zingari
Marzo 2005
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IN-FORMAQ5firenze
n FLORIDA
Olmatello
Il tempo degli zingari
NUOVE CARICHE PER
LA GESTIONE DEL CAMPO
Ad aprile anche per celebrare la festa internazionale dei Rom
Si sono tenute il 15 gennaio scorso presso il campo nomadi
dell’Olmatello le elezioni dei rappresentanti del popolo Rom
nel Comitato di gestione del campo. Questo Comitato,
infatti, è previsto dal regolamento del 1997 e si occupa delle
decisioni che riguardano il campo; ne fanno parte, oltre
a due rappresentanti rom, la Presidente del Quartiere 5, il
dirigente del Quartiere 5, l’Ufficio rom del Quartiere 5, le
responsabili del servizio sociale e del distretto sanitario, due
rappresentanti delle associazioni di volontariato.
In particolare i due rappresentanti dei rom vengono eletti a
maggioranza dalla popolazione del campo. Le elezioni dei
rappresentanti del popolo Rom nel comitato di gestione
si svolgono ogni 5 anni e i requisiti necessari per potersi
candidare sono: di avere sufficiente conoscenza della lingua
italiana, di avere età non inferiore a 18 anni, di essere
autorizzato a risiedere nel campo Olmatello, di essere a
conoscenza del regolamento del campo e di accettarne
le norme, di non aver in corso procedimenti penali e di
non rispetto del regolamento del campo, di non aver
riportato condanne penali. Inoltre, il mancato rispetto del
regolamento del campo può comportare la decadenza dalla
carica.
Il 15 gennaio scorso è stato eletto per la prima volta Kamberi
Baskim mentre Pavci Skender è stato riconfermato.
Gli aventi diritto al voto erano 96 - 54 uomini e 42 donne
- e hanno votato in 56 - 23 donne e 33 uomini: il quorum
necessario del 50%+1 è stato quindi raggiunto ed è stata
giudicata soddisfacente la partecipazione delle donne del
campo.
di Manuela Giuffrida
Arriva ad aprile al Teatro Cantiere Florida (via Pisana 111) una
Trilogia teatrale molto speciale:
Il tempo degli Zingari. Il Cristo
Gitano andrà in scena mercoledì
13 aprile, Tele Rom (la televisione degli zingari) mercoledì 27 e
venerdì 29 Zingarità (del legame,
dal legame). Ognuno dei tre
spettacoli è il centro d’attrazione
di altrettanti temi che segnano
l’essere zingari e che fanno da
contraltare alla nostra identità: lo
Spirito, l’Immaginario, l’Amore.
Questo progetto di teatro Rom è
realizzato con il contributo della
Provincia di Firenze con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione
e l’Assessorato alle Politiche
Sociali, del Comune di Firenze
con l’Assessorato alle Politiche
dell’Accoglienza e dell’Integrazione e l’Assessorato alla Cultura, dei Consigli di Quartiere
4 e 5. La direzione artistica è
di Daniele Lamuraglia mentre
Sonia Fantoni ha curato la direzione organizzativa. Il Teatro del
Legame è la compagnia di italiani
e rom, attori e musicisti, diretta
da Daniele Lamuraglia e Sonia
Fantoni, che metterà in scena la
Trilogia che raccoglie il lavoro
di tre anni svolto con i Rom di
Firenze, sulla loro esistenza nel
passato ed oggi. Sono tre anche
gli obiettivi del progetto: ridare ai
rom la possibilità di una professionalità artistica che così tanto
gli è appartenuta storicamente;
entrare nei meandri della loro
antica tradizione anche per rimettere in discussione la nostra;
portare alla luce e testimoniare
la reale situazione che vivono ai
nostri giorni attraverso lo strumento teatrale.
Non è un caso se queste rappresentazioni andranno in scena ad
aprile: l’8, infatti, si celebra la
festa internazionale dei Rom e
quindi la luce dei riflettori del
teatro farà emergere l’antica
storia di questo popolo per tutto
il mese. Questa data è stata di
recente acquisita come nostra
ricorrenza cittadina: l’8 aprile,
infatti, è stata istituita a Firenze
la “Giornata della Memoria del
PORRAJMOS” riferita alla persecuzione razziale e allo sterminio
del popolo Rom da parte del nazifascismo. Ma non è finita qui:
questo giorno rappresenta per
il popolo ROM anche una data
nella quale celebrare la partenza
dall’India, loro terra d’origine;
inoltre proprio il 7 e l’8 Aprile
del 1971 si è tenuto a Londra il 1º
Congresso Internazionale del popolo Rom e in quell’occasione si
sono poste le basi per costruire
l’identità di un Popolo dotandosi
di un’unica e comune Bandiera,
Inno, Lingua (romanes) e Nome,
Rom.
A questo punto è interessante
andare a curiosare in questa
speciale Trilogia, per cercare di
capire meglio di cosa si tratta.
Il Cristo Gitano è lo spettacolo
ha dato l’avvio al progetto: è
nato da un’idea condivisa con
Antonio Tabucchi che ha suggerito l’idea dell’antica leggenda
zingara. Questa è stata riscritta
da Daniele Lamuraglia in una
forma moderna che conserva
lo stile mitologico, per divenire
una specie di vangelo di una religiosità Rom che vive nel tempo
presente, un nuovo avvento, una
morte ed una resurrezione dello
spirito, come possibilità aperta
per tutti. Sul palcoscenico di un
teatro, un gruppo di Rom è stato
chiamato per mettere in scena
la Via Crucis, da rappresentare
nei giorni della festa. Per loro
inizialmente è inteso come un
cambiamento economico delle
loro vite ma il rom che li ha misteriosamente “convocati” - e che
diverrà poi Cristo Gitano - li porterà a comprendere la necessità
di un cambiamento spirituale:
un ritorno agli antichi valori
della loro religiosità, che possa
tornare a fecondare l’attualità
della loro presenza nella storia.
Il Cristo Gitano, portatore di una
paradossale esperienza profondamente terrena – contro Gesù
cattolico – sembra prefigurare
e prospettare un mondo sacro
fondato su degli antichi valori
pre-cristiani, quasi pagani, nei
quali ciò che costituisce il senso
è l’azione e non l’ideale, la materia, e non lo spirito. Ma nella
sua parabola che lo condurrà
alla Croce, il Destino – come
anche forse in Cristo – prende il
sopravvento su tutto e tutti, mostrando come nel senso ultimo
del sacro – nel dono di sé – si
possa riscoprire grazie all’antica
ritualità, il significato primitivo
ed essenziale del cristianesimo,
come di ogni autentica religione,
e soprattutto di ogni spiritualità:
sempre più necessaria in un
mondo che rischia di soffocare
nell’unica alternanza di razionalità e irrazionalità.
Anche per quanto riguarda Tele
Rom - la televisione degli zingari
testo e regia sono di Daniele Lamuraglia: la compagnia di Rom
piomba nel mondo della televisione, per raccontare storie vere,
le proprie vicende e vite personali. Siamo nello studio di registrazione di TeleRom, una nuova
emittente gestita dai Rom e per
i Rom, che cerca di riutilizzare
tutti i tipi di format più diffusi e
di maggior audience, rielaborandoli per il proprio target: dando
vita fra gli altri al TgRom, la
Telenovela Zingara, lo zio Ersan
Show, il reality show “Il Grande
Olmatello – cinque anni chiusi
in un container”. Difficile però
far passare la vera vita dallo strumento televisivo, che ben presto
si rivela essere doppiamente
grottesco: per l’effetto surreale
e kitsch che suscita quando deve
rappresentare la realtà e perché
in questo caso è gestita da un
popolo così naturalmente anti-televisivo come i Rom. Che però in
questo spettacolo-televisivo sono
in grado di produrre un grande
effetto surreale e anche comico, mostrando una folle ironia
proprio verso se stessi e la loro
complessa e dura esistenza. Le
loro vere vite compariranno nella
seconda parte dello spettacolo,
quando lo studio e il suo artificio
scenografico crolleranno sotto
i colpi della verità, attraverso
delle immagini video-registrate,
che come ombre proiettate nel
vuoto mostreranno i frammenti
di queste loro storie drammatiche, tragiche, straordinarie.
La televisione è recitata teatralmente, il teatro della vita reale
viene mostrato in video: apparirà
il racconto della vita dignitosa e
“normale” nella Yugoslavia tollerante e accogliente prima della
guerra e il rapporto d’amicizia
con le altre etnie e culture, come
quella albanese, quella serba e
tutte le altre; il tremendo impatto
con la guerra, voluta da interessi
internazionali, la distruzione
delle città, le proprie case in
fiamme, lo sterminio etnico; la
dissoluzione delle famiglie, la
fuga in traghetto o in gommone
in Italia; la ricerca del cibo, il
furto, lo scippo, il carcere, visti
da chi c’è dovuto passare; l’arrivo nei nostri campi “nomadi”, la
vita di esclusi dai diritti umani
che oggi conducono ai bordi
estremi delle nostre periferie e
della nostra “civiltà”.
Infine, anche per “Zingarità del
legame, dal legame” Daniele Lamuraglia si è occupato del testo e
della regia: in questo spettacolo
si cerca d’indagare nel profondo
su quanto ci sia di zingaresco
nella nostra attuale civiltà, nella
sua nuova etica, nei costumi,
nelle usanze. Il titolo e il sottotitolo specificano il tema di fondo:
l’”essere zingari” nella migliore
delle accezioni è divenuto sinonimo di “essere liberi” mentre in
realtà esistono dei legami molto
forti nel popolo Rom.
Il racconto dal quale è stata tratta
ispirazione è Makar Ciudra di
Maksim Gorki mentre altri riecheggiamenti emergono da Gli
zingari di Puskin. Questi testi
sono stati suggeriti dallo studioso
di cultura rom Zoran Lapov: si
entra quindi nel mondo gitano dal
versante russo. In assenza di una
letteratura scritta propriamente
rom, si è fatto riferimento a quegli
autori che hanno dimostrato una
grande conoscenza e sensibilità:
sguardi “esterni” ma che mostrano il desiderio di lasciarsi invadere
la coscienza da questo popolo così
differente da tutti e così inafferrabile. I musicisti della compagnia
accompagneranno il percorso di
ricerca ed eseguiranno i brani
dal vivo.
Prenotazioni: tel.055 350986
www.teatrodellegame o chiamare
il 347 3004650 dalle ore 15 alle 18
Orari: scuola ore 10 serali ore 21
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M.G.
RETTIFICA
Vi invitiamo a prendere noto dei numeri telefonici
giusti del Punto Anagrafico di Viuzzo delle Calvane
0553282453 e 0553282454 e non 055301526
come indicato a pag. 8 del numero del mese di
gennaio dove si riportavano le varie sedi di servizio e
le attività in esse svolte.
Ci scusiamo con tutti i lettori e in particolare con
coloro che hanno subito il disguido.
Parnaso
IL GIARDINO DELL’ORTICOLTURA
NON È PIÙ DIVISO
Se la mattina dell’8 febbraio vi siete trovati a passare da
via Trento e avete visto un coloratissimo drago cinese che
si muoveva per il giardino, non preoccupatevi: non era
uno scherzo di carnevale ma la festa di inaugurazione
dell’apertura del camminamento che dagli Orti del Parnaso
porta direttamente alla parte sottostante del Giardino
dell’Orticoltura senza passare dalla strada. Visto che in quei
giorni si celebrava anche il capodanno cinese e nella parte
superiore dell’area verde si distende un bellissimo drago
di pietra è nata spontanea l’idea di un’inaugurazione più
particolare del solito. Erano presenti alla festa oltre ai residenti
e a tanti bambini in maschera, l’assessore all’Ambiente Claudio
del Lungo, la presidente del Quartiere 5 Stefania Collesei, i
rappresentanti della Comunità Cinese, l’unità tecnica che ha
realizzato il progetto e i Consiglieri del Quartiere 5.
L’apertura del passaggio pedonale è stato reso possibile grazie
alla collaborazione tra il Quartiere 5, l’Ufficio Città sicura e
l’Assessorato all’Ambiente. “Questo percorso - ci ha detto
la Presidente del Quartiere 5 Stefania Collesei - è un piccolo
accorgimento che permette di padroneggiare tutti gli spazi
del giardino. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che
hanno collaborato alla realizzazione dell’intervento”.
L’assessore Claudio del Lungo ci ha parlato degli Orti del
Parnaso. “È uno spazio verde poco conosciuto ma è uno
dei più belli e più romantici della città, per la splendida vista
panoramica e per il dragone della fine degli anni ‘80. Inoltre,
questo è il Giardino dei Giusti: in tante città è stata dedicata
un’area alla memoria non solo alla tragedia ebraica ma
anche ad altri personaggi importanti per l’umanità. Inoltre, a
primavera in questa parte del giardino si terranno mostre di
arte contemporanea”.
I rappresentanti della Comunità Cinese ci hanno spiegato
che la presenza del drago a questa festa è un simbolo dei
buoni rapporti che hanno sempre avuto con il Quartiere 5.
“La Comunità Cinese - hanno raccontato - è una presenza
consistente nel Quartiere 5 ma non è vero che siamo chiusi
su noi stessi: molti giovani della Comunità sono nati in
Italia e sono perfettamente integrati nella realtà fiorentina,
l’importante è trovare nuovi stimoli esterni e nuovi momenti
di incontro”.
Il vero protagonista è stato il drago che, con la sua armonica
e frizzante discesa attraverso il nuovo percorso, ha affascinato
grandi e piccini: è importato dalla Cina dove viene realizzato
interamente a mano, usando bambù per la struttura interna e
tessuto per l’esterno. È lungo 25 metri e a sostenerlo c’erano
dieci giovani fiorentini praticanti di arti marziali presso l’Istituto
di Wushu.
Quasi per magia, questo strano animale ha fatto incontrare
non solo le due metà del giardino dell’Orticoltura ma anche
Firenze con l’Oriente e l’inaugurazione del passaggio con gli
auguri di buon anno!
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