– 1 – ENRICO SAGGESE, Commissario straordinario dell`ASI

Transcript

– 1 – ENRICO SAGGESE, Commissario straordinario dell`ASI
“Pianificazione della politica spaziale italiana e della programmazione in ambito europeo”
ENRICO SAGGESE, Commissario straordinario dell’ASI.
Grazie, presidente.
L’argomento di oggi, che ringrazio il presidente di aver introdotto, comprende le
due guide dell’attività spaziale italiana: la Conferenza ministeriale dell’ESA, che si
svolgerà la prossima settimana, tra lunedì e mercoledì; e il piano triennale di attività,
riformulato dall’Agenzia spaziale italiana (ASI), che oggi è sottoposto al vaglio dei
sindacati e che verrà sottoposto all’attenzione del ministero la settimana prossima.
Per quanto riguarda il piano dell’ASI, noi abbiamo svolto delle osservazioni
riguardo al precedente piano che, quindi, è stato riemesso e che attualmente prevede
l’attività del periodo 2008-2010, ma solo formalmente, perché in realtà riguarda il
periodo 2009-2011. Abbiamo sfruttato l’occasione per aggiornarlo.
In qualche modo, quindi, esso coincide col prossimo piano aero-spaziale, ma
anche con gli impegni della prossima Conferenza ministeriale dell’ESA, che
dovrebbe coprire il periodo fino al 2011, data della successiva Conferenza
ministeriale.
Il piano triennale di attività verrà pubblicato a breve sul sito dell’ASI e, quindi,
verrà diffuso a tutti gli interessati. Il vincolo principale è quello dettato dal limite di
lavorare con un budget costante, in termini assoluti. Attualmente abbiamo circa 585
milioni di euro da parte del ministero, che rimarranno costanti nel tempo. Questo
vincolo è particolarmente importante.
All’interno del piano aero-spaziale nazionale, che verrà emesso il prossimo anno,
identificheremo due linee di condotta per cercare di incrementare questo ammontare.
Ve ne parlo subito, perché in qualche modo ciò offre un indice anche della nostra
volontà politica relativamente a questi aspetti.
La prima linea di condotta tende a favorire quelle che si chiamano Public Private
Partnership (PPP), cioè la possibilità di finanziare con il privato dei satelliti che
abbiano connotazioni di tipo tecnologico. Abbiamo ricevuto diverse proposte al
–1–
“Pianificazione della politica spaziale italiana e della programmazione in ambito europeo”
riguardo, sia nel campo delle comunicazioni, sia nel campo scientifico.
In secondo luogo, a livello nazionale esiste un piano delle infrastrutture legato
alle risorse pubbliche messe a disposizione dall’Unione europea, e che attualmente
non vengono utilizzate, per la creazione di infrastrutture nelle regioni meridionali.
Nel corso del CIPE di ieri è stata accolta con piena disponibilità una relazione del
sottosegretario, onorevole Pizza, relativamente all’utilizzo di tali risorse nei piani
spaziali nazionali.
Vi sono, quindi, risorse aggiuntive che dovrebbero essere mobilizzate, se il piano
per lo sviluppo economico ci aiuterà in questa direzione.
Vi è poi una terza linea, quella delle regioni. Abbiamo ricevuto proposte da
almeno tre regioni (Sicilia, Molise e Basilicata) per inserire delle loro risorse nelle
attività spaziali che possono svolgersi sul loro territorio, con disponibilità già
esistenti a livello regionale.
Con queste risorse noi crediamo di poter incrementare significativamente il
budget, che oggi è composto essenzialmente dai suddetti 585 milioni di euro, cui si
aggiungono circa 480 milioni provenienti dai residui attivi; altre piccole risorse
derivanti dal sistema Galileo e, quindi, dalla legge n. 10/2001; e ad alcune altre
risorse, ammesso che riusciamo a mobilizzarle, del Ministero della difesa, per
esempio, nell’ambito di COSMO di seconda generazione.
Parliamo ora della prossima Conferenza ministeriale, che ripercorrerà i temi già
assunti nel 2005. Non ci sono, dunque, grandi temi nuovi. Come grandi aree,
abbiamo i programmi GMES – ribattezzato «Kopernicus» dall’Unione europea – ed
ExoMars, la stazione spaziale e i lanciatori.
L’attenzione dell’Unione europea si concentra sulle infrastrutture: così come ha
già fatto per Galileo, l’Unione europea desidera investire in infrastrutture europee, in
particolare in quelle di osservazione della terra, quindi GMES, investendo delle
risorse che, al momento, sono relativamente modeste (parliamo di 700 milioni di
euro).
–2–
“Pianificazione della politica spaziale italiana e della programmazione in ambito europeo”
L’attenzione che viene portata in ESA e da tutti gli enti spaziali è verso il sistema
del bilancio dell’Unione europea del 2014, nella prospettiva di inserire in quel
bilancio risorse in una linea dedicata per lo spazio.
Chiaramente, vi sono Paesi molto favorevoli – come Italia e la Francia – e Paesi
relativamente meno favorevoli, perché hanno dato un alto contributo all’Unione
europea e hanno avuto un ritorno inferiore a livello dell’industria nazionale. Noi
speriamo di convincerli, perché diventa particolarmente importante creare queste
infrastrutture.
Nel frattempo, l’ESA si sta muovendo anche nell’ottica di creare infrastrutture.
Benché vi sia l’accordo tra ESA e Unione europea, secondo cui la prima farà ricerca
e sviluppo, mentre la seconda svilupperà le infrastrutture, in Kopernicus, per
esempio, l’ESA fa anche i satelliti ricorrenti e, quindi, realizza anche delle
infrastrutture.
È abbastanza chiaro, pertanto, che esiste un movimento europeo che vorrebbe che
gli enti cosiddetti «di ricerca», nel passato, si muovano verso le infrastrutture.
Questo concerne uno degli argomenti politici più importanti, vale a dire se il
debito pubblico debba poter essere incrementato per favorire le infrastrutture. È
estremamente chiaro, dal punto di vista politico – spero che poi il presidente mi dia
il suo conforto nella X Commissione – che anche l’ASI deve poter investire e creare
infrastrutture per il Paese.
Il punto-chiave, quindi, è che con questi programmi, già decisi, l’investimento,
per l’Italia, si attesta intorno ai 400-420 milioni di euro annui, rappresentando il
maggior driver delle nostre attività.
Il punto principale è che le risorse europee, che vengono in qualche modo
saturate da questa Conferenza ministeriale ESA, nel breve termine non
consentiranno all’Europa, in generale, di rispondere a eventuali sfide o
collaborazioni in settori di cui tutti quanti noi dello spazio abbiamo parlato nei mesi
e negli anni scorsi, ossia la Luna e Marte.
–3–
“Pianificazione della politica spaziale italiana e della programmazione in ambito europeo”
Sono attività assolutamente non compatibili con questa Conferenza ministeriale,
che dall’Europa, raccoglierà risorse per circa 10 miliardi di euro.
Voglio lanciare un messaggio alla comunità in questo settore: al di là di pochi
studi – per la Luna sono previsti studi per 30 milioni di euro nei prossimi cinque
anni – probabilmente non si procederà in questa direzione e la concentrazione
dell’interesse, quindi, deve focalizzarsi nei settori di cui abbiamo parlato.
Nell’ambito ESA, vorrei rassicurare tutti – o preoccupare tutti – dicendo che le
risorse che mettiamo sono quelle in larga parte già previste, anche se ne abbiamo
fatto un’attenta distribuzione. Ebbene, per esempio, il programma ExoMars crescerà
fino a 900 milioni di euro. L’Italia, attualmente, si propone di spendere tra i 250 e i
280 milioni di euro in funzione della difesa dei ruoli industriali delle nostre aziende.
Siamo in una situazione in cui dobbiamo ribattere a tutti coloro che cercano di
ottenere forti ritorni nella parte operativa, e in cui Inghilterra e Spagna cercano di
rubarci il ruolo, dal punto di vista dei centri di controllo del rover marziano.
La nostra nazione dovrebbe essere, comunque, ancora capofila, con le risorse
massime.
Il settore francese dei lanciatori, in questo momento, versa in una crisi che
concerne il ruolo che deve avere Arianespace, e in cui anche la nostra posizione
diventa veramente critica. Si tratta di decidere, nel momento in cui Arianespace
perde il proprio capitale e, dal punto di vista economico, azzera il suo bilancio, se il
capitale debba essere ricostituito dalle agenzie spaziali – benché gli shareholder
rimangano le aziende o l’Agenzia spaziale francese (CNES) – o se invece le aziende
spaziali debbano occuparsi della commercializzazione.
Questa è una situazione che i francesi non hanno risolto e che ci porta ad
un’impasse sui lanciatori.
Vi sono, invece, delle grosse spese sulla stazione spaziale internazionale, che è
molto spinta dalla Germania, la quale ha ottenuto delle risorse notevoli, che vuole
spendere al più presto possibile, prima che la crisi che comincerà ad attanagliare
–4–
“Pianificazione della politica spaziale italiana e della programmazione in ambito europeo”
anch’essa rischi di ridurre tali risorse.
Loro vogliono stanziare risorse importantissime per la stazione spaziale – almeno
350 milioni di euro l’anno, cumulativamente, per l’Europa – guidando al rialzo le
spese relative.
Vi ricordo che la stazione spaziale è il settore in cui l’Italia ha il peggior
sottoritorno. Il nostro ritorno è pari al 62 per cento e, quindi, investire in quel campo
significa, in qualche modo, alimentare industrie di altre nazioni.
Faccio una piccola annotazione tecnica per dirvi che le spese sulla stazione
spaziale sono pesate in una maniera assai differente rispetto a quanto avviene negli
altri programmi. Gli enormi sovraritorni o sottoritorni, infatti, per l’Italia sono
compressi in una scala da uno a tre; pertanto, quando ci dicono che abbiamo un
sottoritorno di 40 milioni, in realtà esso è pari a circa 100 milioni; e quando in ESA,
cumulativamente, siamo in pareggio, ciò significa che abbiamo un sovraritorno di 40
milioni, contro i 40 della stazione spaziale, ma nel totale abbiamo un enorme
sottoritorno.
Se devo dare un suggerimento alla piccola e grande industria, quindi, è quello di
essere estremamente attivi sulla stazione spaziale, rispetto alla quale paghiamo
moltissimo e otteniamo scarsissimi ritorni.
In ambito internazionale, chiaramente continuano le collaborazioni con la
Francia, in Athena-FIDUS; abbiamo una riorganizzazione su Symbol-X, in cui
desideriamo investire non più 150, ma 50 milioni; stiamo però verificando con altre
nazioni la possibilità di allargare le collaborazioni.
La Germania è sempre un punto nodale: noi desideriamo tanto collaborare con
questo Paese, ma abbiamo difficoltà nel riuscirci concretamente, anche perché esso,
in qualche modo, è legato strettamente alla Francia, essendo l’industria tedesca sotto
la guida dell’industria francese; ed è più legata al sistema politico di quel paese che
al nostro, quindi c’è una difficoltà di collaborazione, mentre la collaborazione
meriterebbe di essere molto più ampia.
–5–
“Pianificazione della politica spaziale italiana e della programmazione in ambito europeo”
Naturalmente, con la NASA la relazione è estremamente importante.
Non vorrei entrare troppo nello specifico del piano triennale di attività, perché lo
vedrete, entro tre giorni – la prossima settimana – sul sito dell’ASI, dove potrete
trovare tutti i dettagli.
Tra gli argomenti importanti, però, vorrei riferirmi al sistema COSMO-SkyMed,
che offre l’opportunità di sviluppare satelliti di seconda generazione. COSMOSkyMed vi verrà presentato in una prossima relazione. Il terzo satellite sta andando
molto bene e, probabilmente domani, speriamo di ricevere la prima fotografia di
COSMO-SkyMed, per poi metterlo in funzione e affrontare la parte di test in orbita.
È importante, quindi, programmare la seconda generazione. Il nostro programma
prevede il lancio per il 2013-2014, anche se speriamo che l’allungamento della vita
di COSMO-SkyMed, che è di prima generazione, porti alla necessità di differirlo.
Naturalmente noi ci organizziamo comunque per la data programmata, che per noi è
una data importante.
Per quanto riguarda le attività di navigazione satellitare, siamo di fronte al totale
esaurimento dei fondi; a livello di Presidenza del Consiglio, quindi, stiamo
chiedendo di rifinanziare la legge n. 10 del 2001.
Sottolineo questo argomento al presidente, perché l’interesse per questo
rifinanziamento è teso a catturare una quota importante di quei 3,4 miliardi
dell’Unione europea, laddove per l’Italia si tratterebbe di finanziare circa 100-125
milioni. Chiediamo, quindi, attenzione sull’argomento.
In ambito nazionale, vi ho parlato già altre volte dell’attenzione – che
desideriamo consolidare – alle piccole e medie imprese, che credo trarranno grande
soddisfazione dal settore.
L’altro punto che secondo noi deve essere difeso è quello della presenza, per
esempio, della convenzione con il CIRA, che rappresenta una realtà industriale di
ricerca abbastanza conosciuta, ma non pienamente sfruttata.
Probabilmente, l’ottica del CIRA deve essere in qualche modo indirizzata verso
–6–
“Pianificazione della politica spaziale italiana e della programmazione in ambito europeo”
l’aero-spazio (la parte stratosferica dello spazio) in misura maggiore di quanto
accade oggi o, comunque, rispetto all’impiego degli Unmanned aerial vehicle
(UAV).
Vi ricordo che questo tipo di attenzione l’abbiamo già nell’ESA, nel cui sistema
IXV (il sistema di un veicolo di rientro unmanned, da lanciare con Vega) l’Italia ha
investito o investirà qualcosa come 130 milioni di euro.
Vi chiedo ancora, quindi, di dedicare un’attenzione precipua a questo tipo di
attività, che ha uno sfogo notevole in attività commerciali e nell’uso dei veicoli
senza pilota. C’è una attenzione formidabile, a riguardo. La NASA ha chiesto e
ottenuto due Global Hawk, veicoli senza pilota con sensori militari e civili – nel
caso nostro, soltanto civili – che vuole dispiegare nel Mediterraneo; ed ha chiesto
all’Italia di ospitare uno di questi veicoli: stiamo cercando di metterci d’accordo con
l’industria e col settore militare per ospitarlo.
Il settore dei veicoli non pilotati, quindi, è un settore assolutamente
fondamentale; è uno dei settori che l’ASI in qualche modo affronterà, sebbene nel
passato non sia stato molto presente all’interno delle nostre attività.
Concludo questa presentazione mostrandovi, in questa viewgraph, gli impegni di
spesa.
Potete notare che l’ESA costituisce per noi una delle spese più grandi; dopodiché,
vi è l’impegno contrattuale sui programmi nazionali, che ammontano a circa un
terzo delle uscite; le spese interne per l’organizzazione e il funzionamento pesano
per il 15 per cento.
A tal proposito, verificheremo con il settore politico se non sia magari più
importante ottenere un mutuo per la nostra sede, la cui realizzazione è stata avviata
da qualche anno e che speriamo venga ultimata nel 2010. Il suo costo è superiore ai
100 milioni di euro, che certamente andremo a sottrarre al settore industriale.
Probabilmente con dei meccanismi di finanziamento immobiliare si potrebbe
ottenere una mobilizzazione di queste risorse.
–7–
“Pianificazione della politica spaziale italiana e della programmazione in ambito europeo”
Potete anche notare che le basi operative (formazione e divulgazione, costi interni
all’agenzia) sono molto limitate. È quindi vero quanto viene sempre ripetuto, ossia
che le risorse spese per i costi interni all’ASI – noi abbiamo soltanto 250 addetti –
sono sicuramente una delle voci meno forti dell’intera spesa.
Il carico di lavoro delle risorse umane, come potete notare, è veramente notevole.
Spero possiate considerarlo nel rapporto con l’Agenzia.
Ho così concluso e rimango a disposizione, se il presidente lo desidera, per vostre
eventuali domande.
–8–