Focus numero 261 Luglio 2014 Le social street italiane sono ormai
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Focus numero 261 Luglio 2014 Le social street italiane sono ormai
Tecnologia Libri gratis. Una “Little free library” a Bologna, dove chiunque può prendere uno o più libri a patto di lasciarne uno in cambio. Giovanni Marasco Sono fatti miei 2 | Focus Luglio 2014 Yimby, Yes in my back yard, è l’acronimo che descrive i nuovi cittadini attivisti. Grazie a strumenti digitali a basso costo, si alleano e passano all’azione per risolvere quel che non va sul loro territorio. Luglio 2014 Focus | 3 n Giappone misurano la radioattività di Fukushima. A Barcellona l’anidride carbonica (CO2), la temperatura e l’umidità. A Firenze invece la qualità dell’aria, a Venezia l’acqua alta e in Spagna la moria delle api. Sono la nuova generazione di Yimby (acronimo inglese di Yes in my back yard ovvero “Sì nel mio giardino”): cittadini che ospitano nel perimetro della loro proprietà beni o strumenti di pubblica utilità, contrapposti ai Nimby (Not in my back yard cioè “Non nel mio giardino”) che si oppongono a inceneritori, autostrade o discariche sulla soglia di casa. Ma si sono evoluti rispetto al passato: se un tempo gli Yimby installavano pannelli solari sui tetti o pale eoliche nei cortili, oggi fungono da “sensori” in Rete, cardini della nuova città intelligente. Lo scopo? Benessere e conoscenza collettivi ottenuti tramite la raccolta di dati “aperti”, cioè disponibili a tutti. SVILUPPO METROPOLITANO. Vent’anni fa i futurologi davano le città per morte: solo nel 2003 il sociologo contemporaneo Zygmunt Bauman, in Fiducia e paura nella città, vi intravvedeva lo strumento di rinascita. «È nei luoghi che l’esperienza umana si forma, si accumula e viene condivisa, e il suo senso viene elaborato, assimilato e negoziato. Ed è nei luoghi, e grazie ai luoghi, che i desideri si sviluppano, prendono forma, alimentati dalla speranza di realizzarsi». Aveva ragione: le grandi metropoli oggi si rivelano nuclei di aggregazione e di contaminazione per ricerca, arte, finanza, università e capacità tecniche. Nulla di nuovo. «La città è sempre stata all’origine dell’innovazione» spiega Alessandro Balducci, docente di pianificazione e politiche pubbliche del Politecnico di Milano. 4 | Focus Luglio 2014 inhabitat.com L’inquinamento a Firenze, l’acqua alta a Venezia, il degrado a Napoli, libri gratis a Bologna: gli italiani si alleano in Rete per ottenere risultati concreti «Questa è la quarta ondata di innovazione che investe la città» (v. riquadro a pag. seguente). E l’informatizzazione ha fatto il resto: le città di oggi si fondano su Internet e sulla rivoluzione multimediale. Connessioni. Il traino dell’innovazione odierna è infatti l’integrazione di prossimità fisica e relazioni a distanza attraverso le reti tecnologiche e i nuovi media. I nuovi cittadini sono continuamente connessi e questo consente lo stabilirsi di reti di interesse. «Si creano nuovi network, comunità a distanza» continua Balducci. E nelle comunità virtuali, spesso legate ai social network, i cittadini diventano contemporaneamente produttori e fruitori di informazioni grazie a tecnologie a basso costo che forniscono la risposta ai bisogni e la soluzione dei problemi. Fukushima, Giappone, 11 marzo 2011: uno tsunami danneggia gravemente l’impianto nucleare Daichi. Si saprà poi che è fuso il nocciolo del reattore, ma le dichiarazioni delle autorità sono lacunose. Quattro giorni dopo l’incidente gli smanettoni tecnologici sono già all’opera con Arduino, un processore programmabile ed economico (ma soprattutto open source), inventato a Ivrea nel 2005. In breve, producono bGeigi, un contatore Geiger che rileva la radioattività e invia i dati geolocalizzati a una piattaforma collettiva, Safecast (safecast.org): a fine 2011, oltre 1,5 milioni di auto giapponesi trasportano un bGeigi, che ogni 5 minuti invia la sua misura della radioattività ambientale. Oggi Safecast è un progetto globale, coinvolge 47 Paesi e collabora persino con l’Iaea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Retake Roma I www.fab10.org Tecnologia a basso costo. Progetto Beehive per monitorare gli alveari: si basa sulla tecnologia Arduino qui sotto. arredo urbano. Per combattere il vandalismo, Retake Roma ha foderato i cassonetti con carta da parati. Monitoraggi ambientali, strumenti digitali condivisi, crowdfounding: così il cittadino passa all’azione è destinato ad aumentare e a diventare un problema, ma mancano dati. Nel novembre 2010, Oreste Venier, progettista elettronico di Mestre, seguendo le operazioni della protezione civile durante l’alluvione, notò che mancava un misuratore portatile dell’altezza dei fiumi. Così realizzò e brevettò un tubo in plastica con un sensore di livello, e la relativa elettronica. Ne ha messi 15 a disposizione dei Giuseppe Filippini Anche altre Reti si occupano di temi ambientali su scala globale. La moria delle api, la cui causa non è ancora completamente decifrata, è tema del progetto Open Source Beehives (www.opensourcebeehives.net), che ha coagulato l’Università di Barcellona e un’ampia comunità mondiale: ogni individuo ospita un alveare appositamente progettato che contiene un altro processore basato su Arduino che invia i dati del monitoraggio della colonia a una piattaforma. A questo progetto, come a molti altri, collabora la rete di FABlab (fabrication laboratory) sparsi ormai in tutto il mondo (su www.fablabitalia.it il network nel nostro Paese): piccole officine che offrono l’uso di strumenti digitali e servizi per la realizzazione di idee. www.flickr.com/photos/jasoneppink Acquitrino ghiacciato. Un tubo perde? Due newyorkesi hanno costruito il ponte che salva i passanti dal ghiaccio. UNA MAREA di sensori. Altre volte in- vece il tema è strettamente locale, come nel caso dell’acqua alta di Venezia. Con il riscaldamento del clima il fenomeno Cleanap: pulisci napoli. Risolto il degrado delle mura greche di Piazza Bellini, ora tocca a Piazza Calenda. CHE SUCCEDE IN CITTÀ Nel 2012 la popolazione mondiale ha raggiunto i 7 miliardi di persone, oltre il 50% delle quali vive in città; nel 2050 saranno il 70%. Nel 1900 erano solo il 10%. Molti problemi, ma anche un valore se le città sono il motore della innovazione. «Grazie al concentrarsi di ricchezza, arte e commercio sono state centri cultural-intellettuali come Atene nel 500 a. C., Firenze nel Rinascimento, Londra nel 1600, Vienna nel 1800. O centri tecnologico-produttivi come Manchester nel 1770, Detroit 1900, Palo Alto nel 1950. 6 | Focus Luglio 2014 veneziani per il progetto collettivo sperimentale Acqualta (www.acqualta.org), con «l’obiettivo di creare una rete libera e aperta di sensori per rilevare la marea di Venezia», condividendo i dati su un database pubblico a scopo scientifico. Perché «la condivisione è cura». Poi ci sono problemi generali, come l’inquinamento, tema di molti progetti. Fra gli altri, quello degli abitanti di via della Scala a Firenze preoccupati per i danni da particolato PM2,5, quello più pericoloso per la salute. Si sono rivolti ad Annibale Biggeri, ordinario di statistica dell’Università di Firenze, per il monitoraggio (www.pm2.5firenze.it): per oltre un anno una centralina, installata in un giardino privato, ha misurato l’inquinamento dimostrando che raramente scende sotto la soglia di 10 microgrammi per metro cubo (indicata dall’Oms a tutela della salute), con picchi che a dicembre e gennaio sono anche 5 volte superiori. Dati alla mano, i cittadini aspettano al O centri cultural-tecnologici, come per esempio Los Angeles nel 1920» spiega Alessandro Balducci del Politecnico di Milano. Oggi le città sono punto di incontro tra tecnologia e design e favoriscono la nascita di comunità, sempre più allargate, con interessi comuni. Delta Metropolis, nei Paesi Bassi, è una “metropoli nazionale” che unisce Amsterdam, Rotterdam, L’Aja e Utrecht. In Gran Bretagna, l’Area A4 si è sviluppata lungo l’autostrada che congiunge Londra al Galles Meridionale. Stanno sorgendo persino metropoli transnazionali, come quella dell’Øresund, unita dal ponte che lega Copenhagen (in Danimarca) e Malmö (in Svezia). http://blog.safecast.org/ varco il neoeletto assessore alla mobilità di Firenze, perché la novità di queste comunità è la loro capacità di influenzare i decision makers. Come dimostrano i veneziani che sono stati a un passo dal ricomprarsi per 99 anni la concessione dell’isola di Poveglia, un fazzoletto di terra nella laguna veneta messo all’asta dal Demanio. Tutto è iniziato un po’ per gioco a marzo, al Palanca, bar osteria della Giudecca, ma poi 4.000 8 | Focus Luglio 2014 erba alta. Detroit: alla manutenzione dei parchi provvede una “gang” di circa 50 abitanti. persone (solo per metà veneziane) hanno messo mano al portafogli ponendo sul piatto 310 mila euro: il crowdfunding ha trasformato il Palanca nel quartier generale dell’associazione “Poveglia per tutti” (www.povegliapertutti.org). All’asta del Demanio è stata battuta da un imprenditore privato, ma non tutto sembra perduto: si stanno muovendo le istituzioni, sollecitate dall’impegno dei cittadini. BENI COMUNI. Oggi il fenomeno Yimby si estende oltre il cortile di casa: vie, parchi, quartieri e monumenti sono diventati “beni comuni” nel vero senso della parola. Le social street italiane sono oltre 260, idealmente riunite in una più grande comunità (www.socialstreet.it). L’obiettivo è dichiarato: socializzare con i vicini, ma anche “portare avanti progetti collettivi di interesse comune”: dalla pulizia dei centri storici alle “little free library”, biblioteche gratis di zona. Brutta aria. A sinistra., monitoraggio del PM2,5 a Firenze. A lato i contatori Geiger portatili. A Napoli, CleaNap (www.cleanap.org) ha preso sotto la sua tutela il sito archeologico delle mura greche di Piazza Bellini. Il 4 marzo hanno iniziato a inondare la Sovrintendenza di mail per documentare il degrado, 20 giorni dopo la nettezza urbana terminava l’intervento straordinario di pulizia. Ogni lunedì mattina un cleanapper posta la foto delle mura sul sito, pulite ora una volta la settimana, e CleaNap è passata al monitoraggio delle mura di Piazza Calenda e di Piazza degli artisti, e agli arredi di Via Nuova Marina nel tratto Piazza Mercato-Portosalvo. Il cittadino Yimby dà un senso nuovo alla partecipazione, passa direttamente all’azione, e fa giungere la propria voce a chi governa. E la Pubblica amministrazione? Se non collabora viene sbeffeggiata sui mass media, com’è avvenuto ad Agrigento quando Marcello La Scala e il figlio Raf faele, dopo aver ripetutamente denunciato il degrado dei giardini di Villa Lizzi, proprietà del Comune, hanno tagliato l’erba alta. Invece di essere dichiarati benemeriti sono stati diffidati e tutta la storia è finita in Rete. In realtà la legge è dalla parte del mondo Yimbi: il nuovo articolo 118 della Costituzione, modificato nel 2001, parla chiaro: “Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà”. Amelia Beltramini Tom Nardone (2) Le social street italiane sono ormai più di 260 e si sono riunite a loro volta in una grande comunità