Germini sopra le quaranta meretrici

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Germini sopra le quaranta meretrici
ACCADEMIA del TRE
Anonimo
I Germini sopra quaranta meretrice della città
di Firenze
51 Stanze (ottave) per 408 endecasillabi
seguite da un sonetto caudato di 16 endecasillabi e un settenario.
pubblicato da Bartolomeo di Michelagnolo, Firenze 1553
Trascritto da Bagatella il 20 novembre 2009.
L!intestazione di ogni parte raffigura i Baccanali affrescati nel Castello Estense di Ferrara.
Alla fine di ogni parte sono riportate minchiate o germini da un mazzo del XVIII secolo.
Introduzione.
Componimento burlesco in ottave, come l!Orlando Furioso. Il mazzo dei Germini o
Minchiate consisteva di 92 carte, di cui ben 40 erano briscole, chiamate in Toscana
Germini. Il mazzo deriva con buona evidenza dal mazzo dei tarocchi del Nord Italia. I venti
germini bassi corrispondono a venti dei ventidue trionfi dei tarocchi. La scala gerarchica
adottata per questi venti germini bassi è la stessa dei tarocchi bolognesi. Questi e altri
indizi fanno sospettare gli studiosi che il mazzo dei tarocchi sia arrivato in Toscana da
Bologna intorno alla metà del Quattrocento, per essere trasformato con l!aggiunta di altri
venti briscole per accelerare la dinamica del taglio propria del gioco dei tarocchi.
Il componimento è su cinque parti. La prima parte consiste di nove ottave per settantadue
endecasillabi complessivi. Dopo averci spiegato il motivo che l!ha spinto a scrivere il
componimento burlesco, l!autore ci informa di essersi premunito con quattro salamandre,
corrispondenti a quattro ruffiane. A ogni ruffiana vengono assegnate nove meretrici.
Ogni ruffiana e le sue nove compagne costituiscono una parte dell!opera. Ogni donna
viene identificata con un germine. Si tratta dunque d!un impianto simile al genere popolare
dei “tarocchi appropriati”, dove ogni trionfo veniva identificato con una gentildonna di città.
Parlare invece di prostitute era un ulteriore accrescimento della comicità del componimento, con toni vicini al grottesco. Non è escluso che dietro le sembianze delle ruffiane e
delle meretrici i lettori del tempo potessero riconoscere gentildonne fiorentine.
La prima ruffiana è il germine 19, e le sue prostitute sono i germini dal 40 al 32.
La seconda ruffiana è il germine 18, e le sue prostitute i germini dal 31 al 23.
La terza ruffiana è il germine 17 , e le sue prostitute i germini 22-20 e 15-10.
La quarta ruffiana è il germine 16, le sue prostitute sono i germini 9-1.
Le ruffiane presentano sé stesse, le prostitute a volte sono descritte dalla loro ruffiana, a
volte si presentano direttamente. Le prostitute di numero alto sono belle e in salute, ma
scendendo la scala gerarchica, progressivamente la bellezza, la salute e le condizioni
economiche peggiorano, con gran spasso dei lettori.
Per la storia dei giochi di carte, questo testo è interessante perché riporta l!ordine dei
germini sia numerale che iconografico. Ordine che è rimasto invariato fino all!estinzione
del gioco all!inizio del Novecento. Alcuni appassionati hanno costituito recentemente
l!associazione I Germini, per recuperare questo antico gioco toscano all!indirizzo
<http://germini.altervista.org/>
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Indice
Stanze in iscusa dell!autore, vv 1-72
pag . 4
La prima ruffiana, vv 73-168
pag. 8
La seconda ruffiana , vv 169-248
pag. 13
La terza ruffiana , vv 249 -328
pag. 17
La quarta ruffiana
pag. 21
Alla magnifica signora Venera la Susanna in nome
di tutte le cortigiane.
Pag. 24
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Stanze in iscusa dell'autore
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15
Poi che forzato son da tanti amici
con dolci preghi che germini dimostri
qua per incipiar fuor in vil pendici,
contento son saziar gli animi vostri
acciò non diventiate mia nemici
vo' contentarvi, et però gli ho composti:
benchè questo mestier non feci mai,
farei per voi cose maggiori assai.
E s'i versi non fussin misurati,
come richiede alle Signorie vostre,
la debilmente mia vo' che scusiate
che non ho più simil cose composte,
e nato son di povere brigate,
e uso andar con pecore alle coste,
alle valle, a' boschetti a pasturarle,
uso con tor, con vacche, e con cavalle.
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40
Pur m'à dato natura tanto ingegno
Pur m’ha dato natura tanto ingegno
Ch' i' penso satisfar chi m'à pregato,
benchè d'esser pregato i' non sia degno,
ch' aspetto sol che mi sia comandato
e per non fare error fatto ho disegno
d’avere le quattro salamandre allato
e per il mio poter le fo ruffiane.
E se bramate il nome mio sapere
andate a dimandarne a Simeone,
che mai non dice se non cose vere,
e di virtù è vero paragone
e nimico mortale e delle pere
amico e parzial della ragione
compagno de' non posso che si chiama
e tutta la sua fede è nella lama.
Vedendo che non posso a casa mia,
sapendo che mio padre componea,
che nell'orecchio mel porse una spia
me d'accanto chiamando mi diceva:
da te vorremmo qualche fantasia,
io ascoltavo quel che mi diceva,
mi chiese e disse: un par di Germin voglio
di buona stampa e fatti di buon foglio.
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Io gli dissi ch'andasse al Padovano,
ch'io non sapevo alle carte giuocare,
dicendo, come vuo' tu ch'un villano
che sta ne' boschi, sappi i Germini fare,
e che per quei era venuto invano,
perchè non lo potevo contentare;
et lui ridendo mi rispose, ascolta,
poi che vuoi ch 'i' tel dica un'altra volta:
Io dico che vorrei che tu facessi
i Germini nel mo' che ti diremo;
quaranta trionfi, e col pazzo in essi,
una puttana a ciaschedun daremo
e vorremo che in quattro contenessi
chi à savio il cervello, e chi l'à scemo,
chi à sana la vita e chi ammalata
senza averne nissuna riguardata.
E mi mostran per tal modo la via,
e mi scrivon per mo' la vita loro
con le quattro ruffiane in compagnia,
ch' i' mi levai subitamente a volo
entrandomi tal cosa in fantasia,
e sperando d'aver qualche ristoro
io gli promessi loro; i' gli ò lor fatti,
e ch'a nessun gli dien facemmo i patti.
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Ecco viene in campo le ruffiane
che m'ànno d'ogni cosa ragguagliato.
A ciascuna ch' i' do nove puttane:
il diciannove, il primo è nominato
che vuol nelle sue nove por le mane;
però vi lascio e mi tiro d'allato
ch'il diciannove giunge a gran furore,
che vuol girar suo trionfo maggiore.
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La prima ruffiana
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80
Io sono il diciannove, e fui puttana
nelle mia gioventù molto onorata,
perfino ai trentotto anni stetti sana,
poi venni come gazzera pelata.
Per sostentarmi mi feci ruffiana
d'una figliuola ch'i' m'ero allevata,
e perchè male ella non capitassi
la presto a chi la vuole, e meco stassi.
"Seguita la ruffiana
85
Eccole insieme Trotto ce la cura,
le qual mi convien tutte nominare,
e contar di lor sorte e la ventura,
di chi posso dir bene e di chi male,
se non che se volete una cintura,
che Simeone ve la farà stillare,
però giro le trombe a grande onore
degnia di laude il trionfo maggiore.
"
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XXXX. La Susanna
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95
Io son le trombe Susanna chiamata,
che di bellezza al mondo i'porto 'l vanto,
di cortesia fortuna m'ha dotata,
s'innamora ciascun che mi sta a canto.
Fu' in Lion dal Delfin onorata,
che quando mi partii fece gran pianto,,
però venite tutte a farmi onore,
che ne' germin son fatta la maggiore.
"Seguita
100
E se c'è gniuna che voglia appellare,
dicendo ch'i' non meriti tal grado,
un mese sopra a ciò gli do a pensare,
sie di che stato vuole o parentado,
poi si risolve e mandimi a parlare
ch'i' sosterrò ch' i' merito tal grado
e gli farò veder con mia persona
che merito de' Germin la corona.
"XXXIX. La Bia da Prato
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Se ne' Germin fussi un'altra tromba
certo ch'i' la darei alla Bia da Prato;
perchè tanta virtù in lei profonda,
ch'i' non ragiono del tempo passato.
Ell'è d'ogni peccato netta e monda,
sempre il suo ufiziol la porta allato,
però gli diamo del mondo l'onore,
e al dispetto vostro piglia il sole.
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XXXVIII. La Castel Francha
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120
Io sono il Sole, e tutto le somiglio,
a ciascun abbarbaglio la sua vista,
e son più fresca d'un candido giglio;
fatta degna del Sol su questa listra,
e se non fussi ch'i' nacqui d'un birro,
che quando ch'i' ci penso il cuor s'attrista,
ero de' Germin la seconda stanza
pur son la terza e son la Castel Francha.
"XXXVII. La Ricciolina
125
M'hanno fatto de' Germini la Luna
la Ricciolina sono son pur bella,
e ch'i' mi doggo di Fortuna
poi che non piglio più su che la stella,
che meritavo d'esser io quell'una
che avessi delle trombela novella,
à certamente me fatto gran torto,
ma pur perdono, e volentier sopporto.
"XXXVI. La Buda
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Quella che apparse a' Magi in Oriente
Diana stella sono, et son la Buda
che non conosco amico, né parente;
più traditora son che non fu Giuda,
son con gli amanti mia si diligente
quando ch'entro con lor nel letto nuda
ch'ognun per amor mio forte martella,
bella son io e degna della Stella.
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XXXV. Cechina
140
Io sono il trentacinque e saria degna
d'aver la sedia mia nell'aria posta,
ma fortuna con meco si disdegna
perchè un pazzerel meco s'accosta.
Quando mi scontra sempre si disdegna,
e perch'io sono all'amor sottoposta,
et abbracciata sto com'ognun vede,
son la Cechina e' l passo ho sott'il piede.
"XXXIV. Bettina
145
150
De' Germini m'àn fatto il trentaquattro
scambio di Bue e chiamomi Bettina,
che mangiai venzei tortole ad un tratto,
e trenta due piatti di gelatina,
perchè non ero ancor satolla affatto
di buono amor, e chiamomi strozina,
quella che stava al canto del Pagone
che mangiò dopo cena un midollone.
"XXXIII. Cechina
155
160
Cechina di Spadon per nome detta
il trentatre de' Germini mi chiamo.
Del feroce Leon i' sono eletta
voglio essere ubbidita quando io chiamo,
e feci per paura nella brachetta
pisciare, un che di lui ebbi richiamo
che gli era innamorato d'un garzone
e non fu vero, e chiamomi il Lione.
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"
XXXII. La Girolama
165
I' sono il trenta due che sempre colo,
Girolama mi chiamo da Bologna,
che ciascheduno mantengo un orciuolo
mi sa mal discoprir la mia vergogna,
metto per tasta duo te di lenzuolo
credete a me, ch'i' non dico menzogna
questa è la vita mia, guarda la tua,
una fistola addosso al trenta dua.
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La seconda ruffiana
170
175
I' sono il diciotto seconda Ruffiana,
che dal trenta dua in giù ne piglio nove,
e parmi certo cosa molto strana
d'avere a dir di costor le prove,
perch' una mia figliola ci è puttana,
otto n'andremo a procacciare altrove
acciochè Simeon non s'adirasse,
che mi commise che 'l trentun girasse.
"XXXI (I Pesci). La Lena
180
I' son di Prato, e son pur bella anch'io
e star posso con l' altre al paragone,
e pensai certo che 'l sol fussi mio,
me mel perdè, che mi venne un tincone,
onde per questo sol riniego mio
che non m'ha dato in aria Simeone,
Lena mi chiamo, e piglio a punto in trenta,
et di tal Germin son molto contenta.
"
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XXX (Il Cancro). Bia
185
190
Ecci una puttanaccia da san Piero,
che Simeon la fa degna del trenta,
che per contarvi apertamente il vero
nol cava chi vel mette come v'entra;
a Simeon vi dette un dua col zero
in su la talia si che lo tormenta
venti taruoli gli appiccho per dritto
à nome Ciecha, il trenta la Bia ditto.
XXVIIII (Il Sagittario). La Imbrogliona
195
200
I' non chieggo de' germini la stella,
dua no ve n'è ciascun n'ha voglia,
ciascuna rilucente vaga e bella,
quest sì sono gli occhi della 'mbroglia,
co' quali ho fatto a tanti amanti guerra,
e chi si vuol doler di me si doglia,
porto la freccia e 'l venti nove sono,
non speri mai nissun d'avermi in dono.
XXVIII (Il Capricorno). La Venera
205
M'hanno fatto de' Germini il ventotto,
e se mi fo la Venera chiamare,
ho un marito che per esser ghiotto
al suo dispetto glie ne fo portare;
olio per logorar sempre mai imbotto,
e al lui tal volta un giulio per giuocare,
e hollo fatto sì nel mestier dotto,
che per suo amor m'hanno dato il ventotto.
14/25
"XXVII (L'Ariete). La Covona
210
215
Son la Covona per ora il venzette,
Ch'ogni mese mi fo radere il pelo,
e le setole addosso lunghe e strette,
e punto ciascheduno, a dirne il vero;
fortuna poca roba sì mi dette,
e mi son mantenuta in fame e in gielo,
e così vuol la mia trista fortuna,
che sempre in casa mia vi si digiuna.
XXVI (Lo Scorpione). La Sandra
220
Io son quello scorpion sì velenoso,
che ciaschedun ch' i' mordo, io aveleno,
cioè il venzei de' Germini famoso,
e fo col fiato ciascun venir meno,
che a dirviil vero i' son sì doloroso
che meco piango, e sì mi bagno il seno;
altro non posso fare, i' son la Sandra
messa ne' Germin dalla Salamandra.
XXV (La Vergine). La Cechona
225
230
Io son da Prato la degna Cechona
che attendo a far comedie alle puttante,
e come ciascun vede i son bellona,
et ho le carne mie pulite e sane.
Netta com'un bagno è la mia persona,
guarita sono al tutto dalle mane,
i' sono il venticinque e l'ala porto,
mai fama salirà nel ciel di corto.
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"XXIIII (La Bilancia). La Bia dal Giardino
235
240
Sorella al trenta sono il matto sei,
e 'l ventiquattro ti fai nominare,
volendo dir di te mal non potrei
per ch'usi le bilancie in man portare
e qualche falso apporre i' li potrei,
però d'accanto lo lascierò stare.
Questa è la Bia della via del giardino,
ricetto e albergo d'ogni poverino.
XXIII (Aria). La Bia
245
Io son la Bia dal canto a Monteloro,
che pur mia madre meco s'è tornata
per potermi donar qualche ristoro
in tanto tempo ch'i' stetti ammalata.
Ho poco argento, e trovomi manco oro,
fuor che l'asin ognun m'ha abbandonata,
son quella stella detta il ventitre,
nessun non si ricorda più di me.
16/25
La Terza ruffiana
250
255
Ruffiana son di cosette appellata,
che dal ventitre in giù convien ch'i' dica
d'ogni puttana sua vita sciagurata,
e certamente mi par gran fatica,
perchè c'è mia figliuola nominata
la Sandra e lorda, pidocchiosa e schifa,
così di nove la cura m'è data
e giro il ventidue ch'è nominata.
XXII (La Terra). La Bettina
260
I' sono il ventidue su quel bel pino
ch'è 'n sulle barbe: ho tanti innamorati,
mi corron dietro il grande e 'l picciolino,
beato a chi mi porge più ducati,
tutti vorrieno entrar nel mio giardino,
l'un non patisce che l'altro mi guati
e mi chiamo del toso la Bettina,
oggi son ricca e già fui poverina.
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"XXI (L'Acqua). La Gambetta
265
270
Io non ho invidia a puttana nessuna,
però la barca mia è giunta al porto,
holla tratta di mar fuor di fortuna,
che dirà mal di me certo avrà torto.
Non mi curo di stelle, sole o luna,
mi basta che 'l mio Germine è raccolto;
son la Gambetta, e vi ringrazio io,
poi che ognun dice 'l ventuno è mio.
XX (Il Fuoco). Pulcia
275
280
I' sono il venti e la Pulcia mi chiamo.
La fiamma ardente ho sempre drento al petto,
spesso porge qualcun di me richiamo
però ch'io tolsi accosto insino al letto,
sì che puttane mia noi che n'andiammo
a guardar becchi, a ritrovar borgetto
ch'abiamo acosto tutte nostre spoglie
sol per cavarci le sfrenate voglie.
XV (La Torre). La Bettina di ser Agnolo
285
Di sere Agnol mi chiamo la Bettina,
che 'l quindi m'han dato quella torre
che par proprio di fuoco una fascina
tal chi la guarda alcuna volta corre.
S'un quoco mi trovasse in sua cucina
mi cocerebbe in cambio di sorre,
e forse scambio d'un gambero cotto,
tredici punti son presso al ventotto.
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"XIIII (Il Diavolo). La Salvestra
290
295
Il diavolo m'han fatto a questa festa
de' Germini, il quattordici m'han dato,
e mi chiamo per nome la Salvestra,
ch'ho cera d'orso col viso dorato,
non aspettavo già questa richiesta
alla morte, ch'i' son d'un punto allato
il diavolo m'han fatto in questo loco,
che ciaschedun abrucio col mio foco.
XIII (La Morte). La Cieca
300
I' son quella furfanta della cieca
che m'hanno fatto il carro della morte;
per questo ho tanto painto ch'i son bieca
che mi rincresce questo Germin forte.
Ho portato una guancia tanto bieca,
che mi conduce di punto alle porte;
il tredici son io, morto è il mio nome
venuta in odio al mondo e alle persone.
"XII (L'Appeso). La Fiammetta
305
310
I' son quel traditor poltron di Gano
impiccato per piè come ognun vede,
e Fiammetta per nome ch'i mi chiamo,
non tengo legge alcuna e non ho fede,
del sangue de' furfanti sol mi sfamo
e mancami un calzin del ritto piede,
e 'n casa ognun trema alla mia voce,
sono il dodici e sto in Borgo la Noce.
19/25
"XI (L'Eremita). La Betta
315
320
Io son la Betta e l'undici m'appello,
vo con dua gruccie come ciascun vede,
e puzzo forte assai più ch'uno avello,
al lastrico condur fo la mia sede,
amica son di zaffi e del bargello;
a nissun mai mantenni la mia fede,
e non mi diletta mia di far prove,
mi basta ch'a duo punti piglio il nove.
"X (Il Carro). La Pierina
325
Io son di Braccio quella poverina,
m'hanno fatto il dieci e messomi in carretta,
e per nome mi chiamo la Pierina,
a gran trionfo il lastrico m'aspetta,
Braccio m'ha fatto far la cassettina
per pormi poi co' poveri a l'offerta,
i' sono il dieci, e esser non vorrei,
basta, con quattro punti piglio il sei.
20/25
La Quarta ruffiana
330
335
Io son la quarta e l'ultima ruffiana,
cattiva nacqui, il sedici m' appello,
et in mia gioventù fui gran puttana,
et a molti ch' i' ho dato martello;
di nove ho da contar la vita strana
di queste puttanaccie di bordello
per mio maggiore in terra giro il nove,
dirovvi in sino all'un tutte lor prove.
IX (La Ruota). La Quaratese
340
Io son la Quaratese in su le ruote
ch'arruoto per Firenze forbicine;
ogni uomo mi maneggia quanto puote
et presto lor delle mie pelatine,
et son le mie prudenze tanto note,
ch'i' non iscriverò più polizine;
notate pur queste cose ch'ho dette,
ch' 'l nove piglia pur due volte il sette.
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"VIII (La Giustizia). La Marsilia
345
350
I' son la Marsilia ne' Germin detta
Ch' anch'io voglio esser delle nominate,
e la giustizia mi è stata promessa,
però puttane dirittamente andate
e lascierete star la carne secca,
se non che scotterete le granate,
altro non dico, il mio germine è l'otto,
attente alla giustizia, state sotto.
"VII (La Forza). La Cecca
355
360
Io sono il sette, e sì son la gagliarda,
che certamente il ciel portere' adosso,
chiunque mi vede, volentier mi guata
perchè ho il viso d'amore a lavor mosso;
la mia carne per certo non è lorda,
e spesse volte ho carestia di un grosso,
da Montelor la Cecca, a dirlo a te,
son io, che a quattro punti piglio il tre.
"VI (La Temperanza). La Giulia
365
Sto nella via de l'albero accasata,
e servo sempre quando son richiesta,
e spesse volte poi non son pagata,
guardate un po' se questa è una bella festa!
Mille volte a mia dì io fui giuntata,
tal che mi converrà diventar lesta,
ma sono il sei, il cinque esser credetti,
Giulia pagata sono di bossoletti.
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"V (L' Amore). Marietta
370
375
Io son la Marietta di Giuntino
che 'l cinque de' Germini m'han dato;
m'hanno fatto l'amor, me l'indovino,
dintorno ho sempre qualche innamorato.
Ho nel cervello un certo mio Cechino,
ch' anc' io volevo il pazzo mescolato,
pur non baratterei il mio nome al Sole,
i' sono il cinque, e son lo Dio d'amore.
IV.La Nora
380
Io son di torre la Nora chiamata,
ch'alla Frena rubai delle lenzuola
et meritavo d'essere iscopata,
andar colle granate a spasso fuora;
ma perch'io fui un po' raccomandata,
da certi amici che avevo allora,
chiamomi il quattro, e son una giustizia,
e sto in mercato accanto alla dovizia.
"III.Laura
385
390
Anno trovato che ci mancava una,
e voluto hanno che anch'io entri in ballo,
dar non mi posson Sol, stelle né luna,
perchè alogate son ben senza fallo;
il tre mi dan, la Laura a ciascuna
manifesta mi fan senza intervallo,
del chiasso grande; io son la più bella,
et molto ben mi starebbe la stella.
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II.La Lucia
395
400
De' Germini m’han fatta la regina,
povera nacqui e povera morrò;
in casa mia non è pan né farina,
son fuor di notte, e limosine fo,
qualcun mi porge qualche cosellina,
ma pure il me' ch'i' posso viverò;
bevo dell'acqua quando non ho vino,
coma la Bia della via del Giardino.
"I.La Lena
405
I' son di Boncio la povera Lena,
che sostento que' bambini e non posso;
per la fame non istò ritta appena,
rosecchio come il can spesso qualc'osso;
il sangue mi s'addiaccia in nella vena
che ma' mie di i' ragunassi un grosso;
or pensa come in casa noi viviamo,
pur pazienza, poi che l'un mi chiamo.
"
24/25
Alla magnanima
et valorosa Signora Venera
la Susanna in nome di tutte le Cortigiane,
Sonetto
5
10
15
5
Di te Venere sacra oggi si spande
fama immortal per tuo ardito valore,
qual lode ognor ti dà e grand' onore,
perchè tu sei signora ardita e grande.
Si vede rinovar per queste bande
un nuovo seggio per farti favore,
onde tu poi potrai metter terrore
a chi sopra te oggi si fa grande.
Vien dunque alma Signora al seggio, e poi
incoronata per regina nostra,
t'avremo insieme tutte là fra noi.
Perchè ci convien fare un'altra mostra
in tal maniera che l'alta Cammilla
habbi a veder di noi più bella giostra.
Beat' a chi si mostra
più quella gente sua ritrova boria
riporteran de' Germin l'altra Gloria
25/25