obesity and the economics of prevention: fit not fat

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obesity and the economics of prevention: fit not fat
L’OBESITÀ E L’ECONOMIA DELLA PREVENZIONE: OBIETTIVO SALUTE
OBESITY AND THE ECONOMICS OF PREVENTION: FIT NOT FAT
Un nuovo rapporto OCSE analizza le dimensioni e le
caratteristiche dell’attuale epidemia di obesità, i
rispettivi ruoli di Stato e mercato nel contrastare
l’epidemia, e gli effetti di programmi di prevenzione.
Il rapporto confronta per la prima volta dati
provenienti da 11 paesi OCSE, analizzando tendenze
storiche e proiezioni future. Il rapporto comprende
anche un’analisi senza precedenti dell’ impatto
economico e sanitario di una serie di interventi per la
prevenzione dell’ obesita’ in 5 peasi OCSE, svolta in
collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della
Sanita’.
I Ministri della Salute dei paesi OCSE discuteranno il
rapporto nel corso di una riunione a Parigi il 7-8
ottobre 2010.
L'obesità sta diventando il nemico
pubblico numero uno per la salute della
popolazione nella maggior parte dei Paesi
OCSE. Una persona gravemente obesa perde
in media 8-10 anni di vita, quanto un
fumatore. Ogni 15 kg di peso in eccesso, il
rischio di morte prematura aumenta del 30%.
In dieci paesi europei, e’ dimostrato che
l'obesità dimezza la probabilità di vivere una
normale vita attiva.
L’obesità è costosa e impone oneri sempre
maggiori ai sistemi sanitari. La spesa sanitaria
per una persona obesa e’ superiore del 25% a
quella per una persona con peso normale, e i
costi crescono in maniera esponenziale con
l’aumentare dei chili di troppo. Tuttavia, a
causa della ridotta aspettativa di vita, gli obesi
costano meno al servizio sanitario nel corso
dell’intera vita (13% in meno, secondo uno
studio Olandese) rispetto alle persone di peso
normale, ma più dei fumatori. Nella maggior
parte dei paesi OCSE, l’obesità è responsabile
di circa l’1-3% della spesa sanitaria totale (510% negli Stati Uniti). Con l’aumento delle
malattie legate all’obesità, i costi indicati
saliranno rapidamente nei prossimi anni.
L’epidemia di obesità: passato e futuro
Fino al 1980, meno di 1 persona su 10 era
obesa. Da allora, i tassi sono raddoppiati o
triplicati e nella metà dei paesi OCSE 1
persona su 2 è attualmente sovrappeso od
obesa. Proiezioni OCSE indicano che entro
10 anni più di 2 persone su 3 saranno
sovrappeso in paesi come gli Stati Uniti,
l’Inghilterra o l’Australia.
Uomini e donne negli attuali paesi OCSE
sono cresciuti costantemente in altezza e peso
a partire dal diciottesimo secolo, con il
L’obesità’ è più comune tra le persone con
bassi livelli di reddito o d’istruzione. In
diversi paesi OCSE, le donne con basso
livello d’istruzione hanno una probabilità di
essere sovrappeso 2-3 volte maggiore rispetto
a quelle con maggiore educazione. Queste
differenze sono molto più attenuate, o non
esistono del tutto, tra gli uomini.
Disuguaglianze sociali fra i bambini (masci e
femmine) sono state rilevate in Francia,
Inghilterra e Stati Uniti, ma
non nella Corea del Sud.
I bambini con almeno un
genitore obeso hanno una
probabilità
3-4
volte
maggiore di essere obesi. La
causa e’, in parte, genetica,
ma i bambini acquisiscono gli
stili di vita dei genitori (dieta
poco
salutare
e
vita
sedentaria) e questo mezzo di
trasmissione ha giocato un
ruolo
fondamentale
nell’attuale
epidemia
di
miglioramento delle condizioni di vita e dei
livelli di istruzione. Questi cambiamenti
hanno avuto effetti ampiamente positivi sulla
salute e l’aspettativa di vita delle generazioni
passate, ma oggi un numero allarmante di noi
ha passato la soglia oltre la quale ulteriori
aumenti di peso diventano un rischio per la
salute e la vita.
Chi e’ obeso? Qual’è l’impatto sociale
dell’obesità?
Le donne sono più spesso obese rispetto agli
uomini, ma nella maggior parte dei paesi
OCSE i tassi di obesità sono cresciuti più
rapidamente negli uomini.
obesità.
Per molti obesi, una cattiva salute va di pari
passo con modeste prospettive occupazionali.
I datori di lavoro preferiscono candidati nonobesi a quelli obesi, in parte perche’ si
attendono una maggiore produttività. Questo
contribuisce a creare un netto divario tra obesi
e non-obesi nei tassi di occupazione e nelle
retribuzioni - negli Stati Uniti più del 40%
delle donne bianche gravemente obese è
senza lavoro, contro una media nazionale del
30%. Le persone obese guadagnano fino al
18% in meno di quelle di peso normale. Gli
obesi necessitano di più giorni di assenza dal
lavoro e richiedono piu’ spesso sussidi e
indennità d’invalidità. Nei paesi del nord
Europa, gli obesi hanno una probabilità fino a
tre volte superiore di ricevere una pensione
d’invalidità, mentre negli Stati Uniti hanno un
rischio di soffrire di brevi periodi di disabilità
del 76% più elevato rispetto a persone di peso
normale. Sommando ai costi dell’assistenza
sanitaria le perdite di produttività, l’obesità ha
un costo complessivo che supera l’1% del PIL
negli Stati Uniti.
Cosa ha trasformato l’obesità in epidemia?
Non esiste una causa unica e identificabile
dell’epidemia di obesità. Una lunga serie di
cambiamenti – probabilmente innocui, se
presi individualmente – hanno contributo a
generare effetti catastrofici nel corso del
tempo. L’aumento dell’offerta di prodotti
alimentari, insieme a una costante
innovazione tecnologica nella produzione
degli alimenti e all’uso sempre più sofisticato
di tecniche promozionali, hanno abbassato
drasticamente il costo delle calorie.
Contemporaneamente, cambiamenti nelle
condizioni di vita e di lavoro fanno sì che
sempre meno persone preparino e consumino
pasti tradizionali a partire da ingredienti
freschi. Meno attività fisica, una maggiore
occupazione femminile, più stress e
precarietà, più ore lavorative, sono tutti fattori
che hanno direttamente o indirettamente
contribuito all'epidemia di obesità.
Alcune
politiche
pubbliche
hanno,
involontariamente, alimentato l’epidemia. Ad
esempio, sussidi agricoli e altre politiche
fiscali che modificano il prezzo degli
alimenti; politiche dei trasporti che
incoraggiano l’uso dell’auto privata; politiche
di sviluppo urbano che incoraggiano il
pendolarismo e favoriscono la creazione di
quartieri degradati, senza negozi di frutta e
verdura ma con molti fast-food e con pochi
parchi giochi e impianti sportivi.
Stato o mercato per promuovere un
migliore stile di vita?
I governi possono favorire cambiamenti di
stile di vita rendendo disponibili nuove
alternative salutari o facilitando l’accesso a
quelle già esistenti. Oppure, possono
impiegare diverse forme di persuasione,
educazione o informazione per rendere più
attraenti le opzioni salutari. Questo approccio
“discreto” può essere costoso e difficile da
realizzare. Un approccio più cogente, basato
sull’imposizione di regole o sull’uso di
misure fiscali, può risultare più trasparente
ma colpisce indistintamente tutti
i
consumatori, con costi politici e sociali
potenzialmente elevati, oltre a essere difficile
da mettere in pratica e ad avere effetti
regressivi.
Un’indagine sulle politiche adottate a livello
nazionale indica che i paesi OCSE e UE
stanno intensificando gli sforzi per
incoraggiare un'alimentazione sana e uno stile
di vita attivo. La maggior parte dei paesi
promuove iniziative rivolte ai bambini in età
scolare come l’introduzione di cibi sani nei
menu scolastici e nei distributori automatici,
l’attivazione di programmi di educazione alla
salute o il miglioramento delle strutture per
praticare attività fisica. Molti governi, inoltre,
diffondono linee guida nutrizionali e
messaggi di promozione della salute
incoraggiando l’uso della bicicletta o gli
spostamenti a piedi, anche nel tempo libero.
Al contrario, i governi sono refrattari
all’impiego di strumenti normativi o fiscali
per la complessità’ e il costo di questi
strumenti, e per il timore di un conflitto con
industrie chiave, in particolare quella
alimentare.
di prevenzione che copra diverse fasce d’età e
gruppi a rischio può fornire una soluzione
efficace a costi sostenibili, garantendo un
guadagno di salute molto superiore rispetto a
singoli interventi.
Il settore privato, compresi i datori di lavoro,
l’industria alimentare, l'industria farmaceutica
e l'industria dello sport, puo’ avere un ruolo
importante. I governi si aspettano che
l'industria
alimentare
contribuisca
a
incentivare stili di vita piu’ salutari. In
particolare, si aspettano la riformulazione di
alcuni alimenti per ridurre o
evitare
l’utilizzo
di
ingredienti
dannosi
(ad
esempio i grassi saturi e il
sale), la riduzione delle
porzioni divenute eccessive, e
l’offerta di un maggior
numero di alternative salutari.
In molti casi si aspettano
anche una limitazione della
pubblicità, in particolare
quella rivolta a gruppi
vulnerabili come i bambini, e
una
migliore
informazione
sulla
composizione nutrizionale degli alimenti.
Una simile strategia costerebbe non più di €9
per abitante in Messico, €15 in Giappone e in
Inghilterra, €17 in Italia e €24 in Canada, una
quota impercettibile della spesa sanitaria di
questi paesi e solo una piccola parte di quel
3% di spesa sanitaria che in media i paesi
OCSE spendono in prevenzione. Una volta
La prevenzione e’ efficace? A quale costo?
Interventi per prevenire l’obesità e le sue
conseguenze – educazione sanitaria e
promozione della salute, regolamentazione e
misure fiscali, informazione da parte dei
medici di famiglia – sono un investimento
migliore di molti trattamenti attualmente
offerti dai sistemi sanitari dei paesi OCSE.
Combinare diversi interventi in una strategia
attuata, questa strategia eviterebbe ogni anno
155 000 morti per malattie croniche in
Giappone, 75 000 in Italia, 70 000 in
Inghilterra, 55 000 in Messico e 40 000 in
Canada. L'incidenza di malattie croniche
diminuirebbe, riducendo la disabilità e
migliorando la qualità della vita. L'intervento
singolo più efficace all’interno di questo
pacchetto è un programma di informazione e
educazione dei pazienti a rischio da parte dei
medici di famiglia, ma politiche di
regolamentazione, tasse e sussidi possono
generare benefici per la salute a un costo
molto inferiore.
La prevenzione aggiunge anni di vita in
buona salute, riducendo i costi di assistenza
sanitaria. Questo significa, tuttavia, che la
gente vive più a lungo e muore in età più
avanzata,
aumentando
il
fabbisogno
complessivo di assistenza sanitaria. Non ci si
può aspettare che la prevenzione dell'obesità
sia la soluzione al problema della crescita
della spesa sanitaria. Le strategie valutate
dall’OCSE possono portare a una riduzione
della spesa sanitaria per le principali malattie
croniche nell’ordine dell’1%. Ma l'obiettivo
primario della prevenzione è migliorare la
salute e l’aspettativa di vita, e lo studio
dell’OCSE dimostra che questo obiettivo e’ a
portata di mano.
Un futuro più in forma?
Così come non esiste una causa unica
dell’epidemia di obesità, non esiste neppure
una cura miracolosa. Vent’anni fa,
l'epidemiologo Geoffrey Rose
stimò che riducendo il peso
medio della popolazione di
appena l’1,25% (meno di 900
grammi per una persona di 70
kg) il numero di persone
obese sarebbe diminuito di un
quarto. Purtroppo, nessuna
delle strategie tentate sino ad
ora, prese singolarmente, è in
grado di raggiungere questo
pur piccolo risultato. Una
strategia
di
prevenzione
vincente,
per
produrre
cambiamenti
fondamentali nello stile di vita, deve sfruttare
i punti di forza di approcci complementari.
Strategie di massa (campagne di promozione
della salute, tasse e sussidi, forme di
regolamentazione)
devono
essere
accompagnate da strategie mirate a soggetti a
rischio (per esempio attraverso i medici di
famiglia).
La soluzione da perseguire richiede un
approccio “multi-stakeholder”. I governi
devono mantenere il controllo complessivo
delle iniziative di prevenzione e allo stesso
tempo incoraggiare l'impegno ed il contributo
del settore privato. Poiche’ gli interessi in
gioco sono in conflitto tra loro, combattere
l'obesità e le malattie croniche associate
richiede compromessi e cooperazione tra le
parti interessate. Un fallimento imporrebbe
pesantissimi oneri alle generazioni future.
Principali dati relativi all’obesità e all'economia della prevenzione
 Uno persona su 2 è sovrappeso od obesa in quasi la metà dei paesi OCSE. I tassi sono
destinati ad aumentare ulteriormente. Entro i prossimi 10 anni più di 2 persone su 3
saranno obese in alcuni paesi.
 Ogni anno, una persona obesa comporta una spesa sanitaria superiore del 25% rispetto a
una persona di peso normale. L'obesità è responsabile dell’1-3% della spesa sanitaria
totale nella maggior parte dei Paesi OCSE (5-10% negli Stati Uniti).
 Una persona gravemente obesa ha un’aspettativa di vita di 8-10 anni inferiore rispetto ad
una persona di peso normale.
 Le donne con basso livello di istruzione hanno 2-3 volte più probabilità di essere in
sovrappeso rispetto a quelle con un elevato grado di istruzione. Negli uomini questa
disparità è molto meno accentuata.
 Le persone obese guadagnano fino al 18% in meno rispetto alle persone non obese.
 I bambini che hanno almeno un genitore obeso hanno 3-4 volte più probabilità di essere
obesi.
 Un’adeguata strategia di prevenzione permetterebbe di evitare, ogni anno, 155 000
decessi per malattie croniche in Giappone, 75 000 in Italia, 70 000 in Inghilterra, 55 000
in Messico e 40 000 in Canada.
 Il costo annuale di questa strategia è di €9 per abitante in Messico, €15 in Giappone e in
Inghilterra, €17 in Italia e €24 in Canada. Per tutti questi paesi, il costo per anno di vita
guadagnato attraverso la prevenzione è inferiore a €15 000.
Tassi di obesità nell’area OCSE e nelle principali economie
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