il dramma degli incidenti stradali - Obiettivo Sicurezza
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il dramma degli incidenti stradali - Obiettivo Sicurezza
IN...FORMAZIONE ESPERIENZE Pierluigi Fortezza dramma degli incidenti stradali il Aspetti psicosociali e proposte d’intervento 54 obiettivo sicurezza Nonostante cautelativi interventi tecnici e giuridiconormativi, il numero delle vittime di incidenti stradali continua ad aggravarsi: nel 20 02 l’incremento percentuale annuale dei mor ti è stato dello 0,4% in Italia contro una riduzione del 2,7% in Europa; sempre in Italia le persone decedute sono state circa 90 0 0 e quelle ferite 84.217, per un totale di 114.611 incidenti. Una vera strage, il cui costo sociale, secondo preliminari stime, sarebbe intorno ai 25 milioni di euro. Persino l’obiettivo dell’Unione Europea di una riduzione almeno del 40% della mor talità stradale entro il 2010, appare un compromesso assurdo che solo in Italia significherebbe, comunque, un costo umano di circa 3.000 mor ti l’anno! Il problema dell’infortunistica stradale è complesso e necessita di un approccio multidisciplinare, almeno per tre aspetti: 1. preventivi, psico-comportamentali e sociali; 2. tecnologici ed ambientali; 3. giuridico-normativi. In questa sede verrà discusso quanto indicato al primo punto, perché competenza della formazione sanitaria è la sensibilizzazione verso compor tamenti rispettosi della salute e della vita, cercando di evidenziarne l’impor tanza per la sicurezza stradale e di stimolarne il dibattito; rispetto agli altri punti, non si hanno, pur troppo, sponsor (e questo potrebbe giustificare la scarsa attenzione finora ricevuta), anche se le industrie automobilistiche e soprattutto le assicurazioni stanno per ricreder si. La messa in atto di misure drastiche per ridurre il fenomeno e rendere più sicuro il traffico stradale non ha compor tato gli auspicati benefici. Ad ogni tragico bollettino di “guerra stradale” sono seguite strategie con incrementi di sanzioni punitive, norme restrittive e rimedi tecnologici superavanzati (infiniti air-bag, luci diurne, …), pur troppo senza risultato! L’ insufficienza degli espedienti repressivi e tecnologici non è ser vita, però, nep- IN...FORMAZIONE il dramma degli incidenti stradali pure ad una riflessione autocritica; una impostazione mentale rigida non ha permesso di focalizzare l’attenzione su un “qualcosa” che rimane paurosamente un vuoto (o meglio un baratro) nel campo, peraltro multidisciplinare, della sicurezza stradale: la personalità, cioè la comprensione e la prevenzione di aspetti psico-compor tamentali rischiosi per la guida. Il vero problema è la carenza di una mentalità prevenzionale basata sull’uomo (soggetto pensante e responsabile, capace di percepire rischi, scegliere ed agire), esaltandola come “rimedio prioritario” rispetto sia alle auspicabili innovazioni tecnologiche sia alle migliorabili norme giuridiche. In una società dove è latente la trasgressività e labile il controllo degli impulsi aggressivi e lesionistici, verso gli altri e persino verso sé stessi, si poteva anche immaginare che all’inasprirsi degli strumenti repressivi con nuove norme penalizzanti del codice stradale, non sarebbe conseguito quel desiderato “messaggio deterrente” a mancare di rispetto alle regole della sicurezza stradale. Di conseguenza, contrariamente all’aspettativa di una diminuzione degli incidenti stradali, questo atteggiamento di voler reprimere solo con la forza compor tamenti impulsivi e pericolosi (non comprendendone il significato psicopatologico), oltre a non raggiungere il sano proposito, ha spostato ancora più in là l’obiettivo sicurezza. Si vuole benevolmente provocare riflessioni, per incitare a strategie e possibili inter venti su impor tanti argomenti, come sul perché della mancata osser vanza delle regole di convivenza sociale. Continuiamo il discorso proprio là dove viene richiesta la valutazione delle condizioni fisiche e psichiche per il giudizio di idoneità alla guida. L’ Unione Europea ha recentemente riformato i parametri per il rilascio o rinnovo delle patenti ed entro il 2003 gli Stati membri vi si dovranno adeguare (direttiva europea n. 56 del 14.9.2000); ovviamente la normativa è più “stretta” e propone una maggiore verifica delle condizioni di idoneità psicofisica dei guidatori in rappor to alla sicurezza stradale, ma per cer ti versi più flessibile ed anche permissiva: chi, ad esempio, ha scarsa visibilità notturna non si vedrà negare la patente, ma potrà guidare solo nelle ore diurne, un’ora prima dell’alba e un’ora dopo il tramonto. Troppo poco, invece, è ancora previsto per quanto riguarda la valutazione neuropsichiatrica in sede sia di concessione che di rinnovo dell’idoneità medica alla guida. 55 obiettivo sicurezza IN...FORMAZIONE il dramma degli incidenti stradali GLI INCIDENTI STRADALI SONO LA 3° CAUSA DI MORTE IN GENERALE SONO LA 1° CAUSA DI MORTE PER FASCIA D’ETA’ TRA 18 E 30 ANNI SONO LA PRINCIPALE CAUSA DI INVALIDITA’ GIOVANILE RAPPRESENTANO UN COSTO SOCIALE ED ECONOMICO NOTEVOLE La definizione, comunque, dei requisiti psico-fisici dovrebbe subire aggiornate revisioni, non solo per esigenze sanitarie, socio-legislative o per innovazioni tecnologiche (adattamento dei veicoli alle persone con handicap), ma anche alla luce dei risultati di studi statistico-epidemiologici sull’infor tunistica stradale, al fine di “ritarare” adeguatamente gli inter venti prevenzionali proprio in funzione della periodica rivalutazione dei rischi. Per realizzare una politica di prevenzione efficace, è necessario costruire uno strumento di monitoraggio costante dei compor tamenti a rischio. Tale politica dovrà verificare perché le persone assumono atteggiamenti pericolosi, “mode” pericolose, “compor tamenti imitativi” pericolosi (quest’ultimi frequenti tra i giovani), con l’obiettivo di elaborare strategie efficaci e di proporre progetti finalizzati non solo alla riduzione dei danni, ma soprattutto alla prevenzione, cioè capaci di aumentare le capacità soggettive di percezione del rischio. In uno studio effettuato dal sottoscritto sugli autisti del comando dei vigili del fuoco di Roma, correlando parametri sanitari con gli incidenti stradali effettuati dai vigili, è risultato che delle 29 persone esaminate, in quanto avevano causato più di 3 incidenti in 6 anni, nessuno aveva problemi fisici, in par ticolare non sono stati evidenziati dal libretto sanitario alterazioni della vista, del senso cromatico (pur essendo numerosi quelli in 56 obiettivo sicurezza ser vizio con senso cromatico sufficiente solo ai colori del semaforo), dell’udito e tantomeno malattie internistiche; ovviamente la prima causa di questi incidenti stradali è risultata essere il cosiddetto “errore umano”, enfatizzato, ma non solo, dall’emergenza del soccorso. A riguardo, con una direttiva del 18.6.98 del CNVVF, si raccomandava, in modo innovativo, di prestare una maggiore attenzione alla formazione degli autisti vigili del fuoco, per consentire loro un periodico aggiornamento sulla sicurezza stradale, sulla prudenza, diligenza e responsabilità, nonché di adottare misure cautelative verso compor tamenti ispirati ad imperizia, negligenza o grave inosservanza delle norme; una modalità d’approccio finalmente ispirata anche alla soggettività! Il problema, dunque, almeno nove volte su dieci, non è la macchina, ma l’uomo. Ma cosa si nasconde dietro alle parole “errore umano, fatalità, destino, distrazione, fretta ...”? Non possiamo più accontentarci di una terminologia così vaga e che funge da diversivo giustificatorio per problemi psicosociali e psicocompor tamentali, ver i fattori causativi all’origine di pericolosità ed irresponsabilità. Bisogna, cioè, cercare di capire perché le persone assumano atteggiamenti pericolosi, come ad esempio la guida pericolosa Analizzare e valutare per formare, quindi, ricercando un significato profondo di prevenzione. L’alternativa è la tendenza di una fuga nella tecnica o meglio nel tecnicismo e nell’inasprimento delle norme giuridiche. Un esempio, che può chiarire meglio la differenza tra formazione oggettiva tecnicistica e formazione soggettiva e cognitivista, è quello che spesso presento negli incontri di igiene mentale del lavoro ai corsisti autisti VF: l’attraversamento di un passaggio a livello prevede la conoscenza ed il significato della segnaletica stradale, dei segnalatori acustici e visivi ed il rispetto di queste regole “deleganti” la propria soggettività, la responsabilità cosciente e la totale sicurezza all’onnipotenza della tecnica. IN...FORMAZIONE il dramma degli incidenti stradali PREVENZIONE EDUCARE ALLA PERCEZIONE SOGGETTIVA E RESPONSABILE DEL RISCHIO: LE REGOLE STRADALI, AD ESEMPIO I LIMITI DI VELOCITA’, VANNO RISPETTATE NON TANTO PER IL RISCHIO DI MULTE, MA PER IL PERICOLO ALLA SALUTE ED ALLA VITA Il rispetto dei limiti di velocità non avviene per il pericolo di vita ma per il rischio di multe La sicurezza per via burocratica diminuisce le energie necessarie ad attivare l’attenzione (ci sono le tecnologie appropriate, l’arrivo del treno attiverà i dispositivi automatici di sbarramento che non sbagliano mai...) e si perde la consapevolezza della responsabilità soggettiva nei confronti del rischio e, di conseguenza, si annulla il vissuto di rischiosità. L’oggettivismo tecnologico è talmente sicuro della sua onnipotenza da scambiare la par ticolare e parziale necessità del suo inter vento con il tutto della sicurezza; è tanto ideologico e simbolico da modificare i precetti psicologici delle persone, le fa pensare come vuole lui e, se c’è un errore questo è naturalmente del fattore umano. La soggettività è stata bandita dallo sviluppo inarrestabile delle tecnologie avanzate. Quanti di noi, attraversando un passaggio a livello aper to, rallentano coscienziosamente, si fermano un attimo per vedere se è in arrivo un treno e non delegano totalmente la propria sicurezza e la propria vita ad un dispositivo tecnologico? Un esempio, riguardo l’inasprimento del codice della strada, è quello dell’autovelox: appare ver amente assurdo come, nell’accorgersi di essere in prossimità di un autovelox, alcuni possano frenare pericolosamente perché illuminati dal rischio di una multa salata; il rispetto dei limiti di velocità, dunque, non avviene per il pericolo alla vita ma per il rischio di multe!?! Anzi, in prossimità di autovelox fissi, è tragico vedere frequentemente lunghe frenate, vetri e segni di paurosi incidenti; viene stravolto il senso di uno strumento inizialmente considerato come deterrente per la guida pericolosa, diventando persino ed assurdamente causa di ulteriori incidenti. Lo sviluppo tecnologico, i sistemi informatici ed automatici, l’aggiornamento delle norme giuridiche e repressive, hanno indubbiamente contribuito alla sicurezza stradale; contemporaneamente, però, è necessario educare, formare non solo per gli aspetti tecnico-scientifici e normativi, ma anche per indurre una continua riflessione ed attenzione sui compor tamenti umani, proponendo il concetto psicopatologico di rischiosità stradale quale vissuto ed elaborazione personale del rapporto tra infortunio e rischio: formazione, cioè, alla percezione soggettiva e responsabile del rischio di incidenti (sentire il rischio per non vivere il pericolo). Bisogna osser vare come gli incidenti stradali siano stati finora considerati e giudicati esclusivamente 57 obiettivo sicurezza IN...FORMAZIONE il dramma degli incidenti stradali dal punto di vista delle responsabilità e da quello tecnologico, mai venendo esaminati in correlazione alle componenti costituite dalla variabilità del comportamento umano. Nuovi impegni in questo senso potrebbero risolvere il problema del “fattore umano” nell’infor tunistica stradale più di quanto non abbiano finora ottenuto le pene pecuniarie o le condanne in sede giudiziale. Nell’analisi del cosiddetto “fattore umano”, si evidenzia che, ai fini della sicurezza, questo passa attraverso: la costante percezione soggettiva del rischio; l’educazione responsabile alla sicurezza stradale; il controllo periodico delle condizioni psichiche e fisiche. Risulta quindi evidente l’impor tanza di capire le proprie reazioni psichiche e compor tamentali riguardo alle norme ed alle situazioni contingenti (chiedersi il perché di cer ti compor tamenti pericolosi). In questa direzione, considerare l’impor tanza della salute mentale permette una diversa modalità di approccio all’infor tunistica. Ad esempio, non è più sufficiente dire che l’incidente è stato causato dall’eccesso di velocità, bisogna preoccuparsi del perché e del come, cioè del “meccanismo interno” che ha determinato un compor tamento pericoloso, come l’eccessiva velocità o il mancato rispetto della distanza di sicurezza, a sua volta causa dell’incidente. Ed ancora, non basta dire che il sinistro è avvenuto per distrazione! Bisogna continuare ad analizzare il fatto: perché è avvenuto? cos’altro stava facendo il guidatore? cosa stava pensando? come si sentiva? com’era il contesto emotivo e relazionale (rabbia, frustrazioni, conflitti,...)? c’era stato qualche precedente turbativo? aveva assunto sostanze psicoattive (droghe, farmaci, alcool,...)? coesistevano malattie misconosciute (diabete, epilessia, cardiopatie, disturbi neuropsichiatrici, ...)? Se veramente si vuole fare prevenzione, si deve lavorare a monte, affrontando il problema alle radici, cercando di comprendere il movente dei compor tamenti pericolosi e lesionistici, anche se inconsci o non previsti. Avere tra le mani un volante è come maneggiare un coltello, che sia utile o pericoloso dipende solo dall’uomo. La guida pericolosa è un comportamento psicopatologico che va analizzato, valutato e, se necessario, “curato”, sia individualmente che collettivamente, perché la formazione alla sicurezza passa necessariamente attraverso 58 obiettivo sicurezza un processo soggettivo di internalizzazione del problema, solo al quale consegue un compor tamento prudente e responsabile. Altro problema è quello del concetto attuale di “mobilità”, cioè dell’assunto dato per scontato, e quindi non criticabile, che il potere spazio-temporale, ovvero di mobilità, equivale al potere di guidare (e quindi di possedere un’automobile); la liber tà d’agire, o meglio di muoversi, dunque, è correlata ad una mobilità identificata come auto-mobilità, ovvero come se fosse assolutamente impossibile vivere senza poter guidare e possedere un’auto. La questione, complessa, consiste non solo nell’adeguamento passivo a “mode” sociali ed all’imitazione di compor tamenti trasgressivi (importanza dei mass media e degli sponsor commerciali), ma anche nel ricorso esasperato all’utilizzo delle macchine, ben oltre le concrete esigenze effettive, in una circolarità paranoica di frenesia e frenastenia. Alcuni addirittura si identificano con la propria auto, come se fosse una estensione della loro corporeità, la personalizzano, con modalità maniacali ed ossessive, e vivono per essa emozioni surrogando fantasie, affetti e valori. Altro aspetto, motivo di profonda riflessione, consiste nel rendersi conto che numerosi lavori, compreso quello dei vigili del fuoco, si svolgono spesso “sulla strada”; questo significa che molti incidenti stradali sono assimilabili ad incidenti sul lavoro, inclusi quelli in itinere, come previsto da recenti emanazioni giuridiche, con tutte le conseguenze economiche e rivendicative non solo relative al diritto privato ma anche a quello pubblico. Questa problematica, che coinvolge diffusamente il mondo del lavoro, dovrebbe allarmare le forze politiche e sindacali al punto tale da renderle incisivamente propositive della sicurezza stradale e più complessivamente di quella socio-lavorativa. Spero che quanto sopra esposto possa spronare nel continuare a lavorare per incrementare la sicurezza, ognuno per le proprie possibilità. Insieme, come vigili del fuoco, possiamo suggerire un messaggio propositivo, auspicando il realizzarsi di un progetto innovativo: contro l’inefficacia di un’ottica prevalentemente tecnologica e repressiva, i vigili del fuoco, per la loro notevole esperienza e multidisciplinare competenza in tema di prevenzione e sicurezza sociale, possono concretamente IN...FORMAZIONE il dramma degli incidenti stradali lanciare una sfida al dramma degli incidenti stradali. Una modalità concreta di agire è proprio quella di prospettare l’impegno dei vigili del fuoco per realizzare un inter vento capillare sul territorio nazionale per la prevenzione dell’infortunistica stradale, tale da fornire alla popolazione un servizio socioeducativo, informativo e formativo per gli aspetti psicocomportamentali e di rischio alla salute derivanti dalla guida pericolosa; una attività preventiva garantita da una professionalità conseguente ad esperienze tragiche vissute sul campo e che potrebbero essere proposte proprio a chi abbia compiuto pericolose infrazioni del codice della strada obbligandoli a frequentar corsi riabilitativo-formativi presso le sedi VVF. Dobbiamo agire in modo propositivo e concreto su quella che è la prima causa di morte e di invalidità in par ticolare per i giovani, ma anche una tragedia quotidiana per tutta la società; l’alternativa è quella, assurda quanto banale, di farci un’altra assicurazione, accettando impotenti qualche migliaia di mor ti ed ancor più di invalidi ogni anno. Il tragico problema della sicurezza stradale non è superabile solo con l’irrigidimento dei controlli da parte delle forze di polizia, con atteggiamenti punitivi e coercitivi o con la totale delega della sicurezza ad un deresponsabilizzante tecnologismo: l’infortunistica stradale è prevenibile molto più di il nuovo codice della strada Il decreto legge 27 giugno 20 03, n.151. “Modifiche ed integrazioni al codice della strada”, conver tito con la legge 1° agosto 2003, n.214, si colloca nell’ampio processo di riforma avviato già da tempo in materia e si caratterizza per una finalizzazione specifica alla riduzione del fenomeno degli incidenti stradali, attraver so l’adozione di mirate misure cautelative e sanzionatorie (numerose le fonti quanto si creda, ma necessita di strategie innovative che prevedano “riflessioni” personali e sociali per comprendere inconscie trasformazioni comportamentali auto - ed etero-lesionistiche ed assurdi impulsi raptici di aggressività. E’ necessario un cambiamento di mentalità che consideri prioritaria la prevenzione, l’educazione e la formazione alla sicurezza, progetto peraltro promuovibile proprio dai vigili del fuoco, per la loro capillare presenza nella società e nel soccorso stradale, nonché per le “peculiari attitudini di difesa sociale”, competenze ben differenziate da quelle spettanti alle altre forze di polizia. BIBLIOGRAFIA 1. L. Struglia, F. Burla, M. Del Villano: Aspetti psico-attitudinali della sicurezza di guida. Boll. Coll. Med. Ital. Trasporti, 3, 35-40, 1991.2 2. S. Garbarino, G. Cuomo et al.: Incidenti automobilistici e sonnolenza negli operatori della P.S. Atti 62° Congr. Naz. Soc . Ital. Med. Lavoro e Igiene Ind., 311-5, Genova 29.9-2.10.1999. 3. J. M. Lyznicki, T.C . Doege et al.: Sleepiness , driving and motor vehicle crashes. JAMA, 279, 1908-13, 1998.. 4. P. For tezza: La tutela della salute psichica nei vigili del fuoco. IV Conv. Naz. Sanità Milit. C.R.I., “Le nuove emergenze sanitarie in Protezione Civile e Difesa Civile”, Foligno 11.5. 200 2. Alida Gallo normative di riferimento in tema di circolazione stradale, tra le quali principalmente: decreto legislativo 30 aprile 1992, n.285 “Nuovo codice della strada”; legge 22 marzo 2001, n.85 “Delega al governo per la revisione del nuovo codice della strada”; decreto legislativo 15 gennaio 2002, n.9 “Disposizioni integrative e correttive del nuovo codice della strada…”; decreto legge 20 giugno 2 0 02, n.121; legge 1 agosto 2002, n.168). E’ interessante sottolineare in premessa che in sede di esame del DDL di conversione del decreto legge, la I Commissione Affari Costituzionali ha posto le disposizioni recate dal provvedimento par te in quota alla materia dell’ordine e sicurezza pubblica, da intendersi come comprensiva degli aspetti afferenti alla incolumità dei cittadini, e par te in quota alla materia 59 obiettivo sicurezza IN...FORMAZIONE il nuovo codice della strada “Giustizia amministrativa”, entrambe demandate alla legislazione esclusiva dello Stato ai sensi dell’ar t. 117, comma 2 lettere h) ed l). Tante e di rilievo le prescrizioni introdotte con la nuova disciplina, che vanno ad integrare il decreto legislativo 15 gennaio 2002, n.9 “Disposizioni integr ative e correttive del nuovo codice della strada”. L’aspetto più noto, anche per il risalto avuto sulla stampa, riguarda la modifica del regime della patente a punti, disciplinata dall’art. 216 bis del D.Lgs. 30 aprile 1992, introdotto dall’ar t.7 del D. L g s . n.9/20 01, attraverso la previsione di maggiori sottrazioni di punteggi in caso di infrazioni considerate di maggiore rischio, come nel caso di eccesso di velocità, gare di velocità con veicoli a motore, circolazione contromano, passaggio con il semaforo rosso, effettuazione di sorpassi vietati, mancato rispetto delle precedenze, cambiamento irregolare di direzione o di corsia, retromarcia in autostrada, utilizzo del telefonino durante la guida (cfr tabella A allegata al D.L. n.151, come sostituita dalla legge di conversione n.214, che reca i nuovi punteggi). Si prevede, poi, per recuperare il punteggio originario, una guida rispettosa delle regole per almeno due anni ed in caso di mancate infrazioni per lo stesso periodo si attribuiscono crediti da due a dieci punti. Ancora, per limitare i compor tamenti imprudenti, vengono elevate le multe per diverse violazioni ritenute più gravi ed introdotte misure più efficaci per quanto riguarda l’uso del casco di protezione e 60 obiettivo sicurezza delle cinture di sicurezza. Il provvedimento ha comunque un contenuto molto più vasto ed investe aspetti legati complessivamente al tema della sicurezza nella circolazione stradale. Tra le innovazioni introdotte si richiamano le norme sull’espletamento del ser vizio di polizia stradale, e l’estensione del servizio ad ulteriori categorie, quali i Corpi ed i ser vizi di polizia provinciale nell’ambito del territorio di competenza, il Corpo forestale dello Stato ed il Corpo di polizia penitenziaria in relazione ai compiti di istituto; sono inoltre previste nuove disposizioni per la costruzione delle strade, per l’equipaggiamento dei veicoli e per i ser vizi di scor ta per la sicurezza della circolazione (cfr, ar t.1, commi 1, 2 e 3, del D.L. n.151, nel testo modificato dalla legge di conversione, di modifica dell’articoli 12, 13 e 72 del decreto legislativo n.285/1992). Particolare attenzione è dedicata anche alla circolazione e la guida dei ciclomotori. Si sancisce il divieto di traspor to di altre persone oltre al conducente, salvo che il posto per il passeggero sia previsto nel cer tificato di circolazione e il conducente abbia superato i diciotto anni di età. Viene spostata al 1° luglio 20 04, evidentemente per consentire tempi adeguati di organizzazione ed esecuzione, l’entrata in vigore delle disposizioni già dettate nel decreto legislativo n.9 del 2002, relative all’abilitazione alla guida dei ciclomotor i, alla tar gatur a, nonché all’obbligo di essere muniti del titolo di abilitazione alla guida durante la circolazione. Impor tanti sono le modifiche relative ai provvedimenti di sospensione e revoca della patente, di qualsiasi categoria, per difetto dei requisiti psicofisici (ar ticolo 2, commi 2, 5 e 6 del D.L. n. 151 di modifica agli articoli 119, 129 e 130 del codice della strada). Ulter ior i innovazioni sono dettate per il settore dell’autotraspor to e riguardano l’inasprimento delle prescrizioni in tema di inosser vanza dei periodi di guida, di riposo e di pausa, nonché di irregolare utilizzazione del limitatore di velocità.( cfr ar t.1, comma 3, ar t.3, commi 14,15 e 16; ar t.4, comma 2, che modificano gli ar ticoli 72, 174, 178, 179 e 207 del codice della strada) Infine, all’innalzamento dei livelli di sicurezza sono dirette le norme dettate per la guida in stato di alterazione dovuta ad assunzione di alcool ovvero di stupefacenti, che consentono agli organi di polizia stradale di effettuare appositi test di screening ed introducono un sistema volto a consentire un numero molto elevato di controlli anche tramite il ricorso a strutture ospedaliere (cfr. ar ticoli 5 e 6 del D.L. n.151 cit., di modifica degli ar ticoli 186 e 187).