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CENTRO STUDI MILITARI AERONAUTICI “GIULIO DOUHET”
TUTTI I DIRITTI RISERVATI © - 2015 - ALL RIGHTS RESERVED
HTTP : // www.cesmamil.org
MAIL [email protected]
TEL. +39 06 3214879 / 3215145
FAX. +39 06 3214879
Via Marcantonio Colonna 23/25
00192 Roma (RM)
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Concepts for civil and defence applications, Prof Jean Pierre Darnis (IAI)
Signore, signori, autorità, ringrazio il CESMA e l’ASI per l’invito fatto ad aprire questo convegno sul volo ipersonico, questo
ringraziamento lo faccio anche al nome dell’Istituto Affari Internazionali e dei miei colleghi che guardano con interesse la
riflessione tecnologica e politica nel campo aerospaziale. Vorrei riccordare « al volo » (se mi permettete l’uso di questa
espressione) alcuni dei lavori piu recenti che abbiamo svolto, ad esempio lo studio EDA « Landscaping - Identifying the
mismatch between requirements and planned capabilities : Air Operations » del 2012, il quaderno pubblicato a marzo
scorso sull « ruolo dei velivoli da combattimento nelle missioni internazionali: il caso italiano », quello in via di pubblicazione
sul ruolo degli elicotteri duali nel campo della sicurezza e difesa (Alessandro Marrone, Alessandro Ungaro, dovrebbe essere
presentato ad Ottobre).
Il quaderno recente che ho citato, tra l’altro, contiene un’ampia analisi del programma F 35 in Italia, un lavoro che io
definirei utile nel quadro di un dibattito contemporaneo spesso carente in termini di informazioni. Vorrei anche evocare le
ricerche che svolgiamo nell’ambito della politica spaziale, Options for the Future Governance of European Access to Space,
una ricerca recentemente svolta per l’ESA, oppure lo studio « Space, Sovereignty and European Security. Building European
capabilities in an advanced institutional framework » che ho coordinato, presentato al Parlamento Europeo ad aprile scorso.
Con questo panorama veloce vorrei illustrare l’interesse constante che abbiamo per l’aerospazio, da un punto di vista
operazionale, industriale, regolamentare ma anche, e sopratutto, politico. Ed e alla luce di questa specifica attenzione per la
« politica della tecnologia » che vorrei aprire i lavori di questa conferenza sul volo ipersonico, una dimensione alla frontiera
fra aeronautica e spazio.
Il volo ipersonico rappresenta una sfida intellettuale ma anche politica. La sfida intellettuale verrà ampiamente commentata
dai vari partecipanti alla conferenza : la situazione attuale, le esperienze passate nell’ambito del volo supersonico, ipersonico
e spaziale, le varie « mattonelle » tecnologiche che possono rivelarsi dirompenti per integrare un sistema in grado di
realizzare voli a mach 6 e di accorciare i tempi degli spostamenti. Vorrei pero’ ragionare sulle ipotesi più politico-strategiche,
ovvero sia : perché accorciare così i tempi ? Chi ne beneficerà e con che tipo di prospettiva?
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TEL +39 06 3214879 / 3215145
Direttore
Vice direttore
Gruppo di Comunicazione
MOB +39 334 9162105
FAX +39 06 3214879
Gen Isp (r) Nazzareno Cardinali
[email protected]
Gen. B.A. (r) Gaetano Battaglia
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Dr. Gustavo Scotti di Uccio
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Abbiamo due tipi di visioni: una visione civile e una visione militare. Per la visione civile, ci possiamo proiettare nel post supersonico, ovvero sia immaginare che la tecnologia permette viaggi intercontinentali con tempi ridotti con un livello di
comfort paragonabile a quello del Concorde. Se maturano le condizioni tecnologiche ma anche economiche, un business
model basato sulla domanda di voli ipersonici a un prezzo competitivo, allora si apre un nuovo capitolo del trasporto umano.
Dal lato militare, le capacità di trasporto di carichi utili con velocità ipersoniche sembrano molto promettenti. Sia nel campo
missilistico che in quello dei velivoli, la velocità ipersonica potrebbe innescare un nuovo paradigma di air power, con le
difese anti missilistiche o anti aeree rese obsolete dalle velocità di penetrazione. Ci si puo’ chiedere in modo legittimo se,
anche da parte militare, ci sarà un break even economico (un « punto di pareggio ») che permetta attualmente di produrre
tali sistemi, veivoli o missili.
In occidente le spese militari sono sotto pressione. In Cina invece c’e una corsa agli armamenti, mentre la Russia ha ripreso
a investire in tecnologie dopo un paio di decenni devastanti. Chiaramente, possiamo formulare l’ipotesi che il paese, o
l’insieme di paesi, che acceda per primo a una tale tecnologia nelle sue applicazioni militari godrebbe di un vantaggio
strategico e rovescerebbe anche i termini della vecchia dissuasione nucleare, basata sulla capacità di risposta in caso di
attaco. Se l’attaco si fa cosi velocemente da rendere al sua dettezione difficile, allora la risposta diventa altretanto difficile.
E ovvio che la domanda centrale è: cosa fanno e cosa faranno gli USA, la potenza che sta investendo maggiormente su
queste tecnologie, e per inciso che cosa faranno gli alleati? Per l’Italia, ma anche per l’Europa in generale, si pone il
problema di stare al passo con la tecnologia se non si vuole essere completamente tagliati fuori dal discorso politico.
Sarebbe per il momento irrealistico pensare che a livello italiano, ma anche a livello europeo, si possa integrare e produrre
un sistema operativo ipersonico ad uso militare. Ma l’Europa deve essere presente su parti di tecnologia fondamentali, ma
anche come potenziale partner degli USA nella generazione di sistemi futuri, anche per fare fronte ai bisogni ingenti di
capitali da investire. Più l’Europa potrà sviluppare parti di tecnologia chiave, maggiore sarà la sua voce in capitolo nell’ambito
dell’Alleanza atlantica, non soltanto per quanto riguarda la produzione ma anche per l’utilizzo delle tecnologie.
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E’ per questo motivo che l’Europa deve accrescere gli sforzi in materia, lasciando spazio a sviluppo di tecnologie duali che
possano poi costituire delle « mattonelle » fondamentali per i futuri sistemi nel campo dei nuovi materiali, della motoristica,
dei sistemi…
L’Europa ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la scienza e la tecnologia, come dimostrato sia dalla storia dell’ESA
che da quella dei Programmi quadro di ricerca e innovazione della Commissione europea. L’ipersonico rappresenta
un’ulteriore opportunità per compiere passi in avanti, contribuendo anche allo sviluppo delle capacità tecnologiche e
industriali del comparto europeo.
Domani inizia il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea.
Potrebbe essere un’opportunità per spingere la Commissione europea, al momento dell’ulteriore definizione e specificazione
dei Work Programmes successivi al 2016 del Programma Horizon 2020, a puntare su progetti di ricerca sulle tecnologie
abilitanti relative al volo ipersonico, ad esempio nel settore dei materiali e dell’avionica.
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