In Dialogo N.219 - Parrocchia San Pietro Apostolo Tagliuno
Transcript
In Dialogo N.219 - Parrocchia San Pietro Apostolo Tagliuno
L’Atteso Il Maestro 219 Dicembre 2013 Il Figlio di Dio RIECO MACCHINE E FORNITURE PER UFFICIO CONSUMABILI DA STAMPA ELETTROTECNICA MIDE S.n.c. di Galezzi Stefano e C. 24060 Castelli Calepio (Bg) - Via Roma, 78/B Tel. e Fax 035 4425867 - Fax 035 847738 www.rieco.net - [email protected] 24064 Grumello del Monte (Bg) - Via della Molinara, 81 Telefono e Fax 035 832127 www.elettrotecnicamide.it - [email protected] IMPIANTI ELETTRICI - CIVILI E INDUSTRIALI QUADRI DISTRIBUZIONE - PLC IMPIANTI FOTOVOLTAICI Restaurant & Rooms Stockholm Chiuso nelle sere di lunedì e martedì VENDE DIRETTAMENTE IN CASTELLI CALEPIO APPARTAMENTI BI - TRI - QUADRILOCALI COMPLETI DI AUTORIMESSA E POSTO AUTO POSSIBILITÀ DI GIARDINO DI PROPRIETÀ Via Provinciale Valle Calepio, 1 - 24060 CASTELLI CALEPIO (BG) - Tel. e Fax 035.4425391 - E-mail: [email protected] s.a.s. Via Provinciale n.1 Castelli Calepio (BG) Tel. e Fax 035.442.53.91 di Paolo Martini OCCHIALI VISTA e SOLE LENTI A CONTATTO - LABORATORIO INT. 24060 Castelli Calepio (Bg) - Via dei Mille, 43 Tel. e Fax 035 848621 STAMPATI COMMERCIALI - EDITORIALI MODULISTICA - PACKAGING 24060 Castelli Calepio (Bg) Traversa 1, Viale Industria 11/12 Tel. e Fax 035 4425292 - Tel. 337 257341 / 337 266607 Grumello del Monte (Bg) - Via Telgate, 46 Tel. 035 4491214 - [email protected] www.artigrafichefaiv.com Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 1 SOMMARIO Numeri Utili Parrocchia San Pietro Apostolo Via Sagrato 13 Parroco: Don René Zinetti Tel. e Fax 035 - 847 026 E-mail: [email protected] Editoriale 2 Il Maestro, L’atteso, Il Figlio di Dio Diario Comunità 8 9 10 Tempo di Natale Domenica 29 settembre: ingresso di don René Zinetti Domenica 17 novembre: Presentazione dei ragazzi della Prima Confessione, Prima Comunione e Cresima. Note d’auguri Notizie dal Seminario di Bergamo Lettera Pastorale 2013-2014 Diario Oratorio 12 13 14 Festa dell’Oratorio 2013 Due proposte per Ado e Giovani San Francesco Saverio, un “grande” missionario Scuola dell’infanzia 16 Libri...che emozione! Gruppi / Associazioni 19 20 Dia-logos e Gruppi di Carità Unitalsi: Gita/pellegrinaggio al Sacro Monte di Varallo I Missionari ci scrivono 21 22 Suor Piera Manenti Padre Domenico Pedullà Rubriche 23 24 26 32 35 37 38 39 Angolo libri In Viaggio verso i luoghi della fede Cronache Arte e fede Salute e Benessere Angolo Humor Zio Barba Pellegrino ‘N Dialèt 40 Anagrafe parrocchiale www.parrocchiaditagliuno.it 3 4 6 MESSE PREFESTIVE FESTIVE Telgate Calepio Calcinate 18.30 18.00 18.00 7.30 - 9.30 - 10.45 - 18.30 10.00 - 18.00 7.00 - 8.30 - 10.00 - 11.15 - 18.00 16.30 (Ospedale) Cividino 18.00 Grumello 16.00 Casa di Riposo 17.30 S. Pantaleone 18.30 Parrocchia 8.00 (Monastero San Giuseppe - Monache Carmelitane Scalze) 9.00 Quintano 10.30 - 18.00 Parrocchia 7.00 - 8.30 Parrocchia 8.30 Boldesico 10.00 Parrocchia 10.00 S. Pantaleone 11.00 Istituto Palazzolo 18.30 Parrocchia Chiuduno 18.00 7.30 8.30 Madonna della Campagna 9.30 - 10.45 - 18.00 Bolgare 18.00 6.30 - 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00 Tagliuno 18.00 8.00 - 10.00 - 18.00 Daniela Pominelli Gaia Vigani Servizi di pubblica utilità Carabinieri Tel. 112 Polizia di Stato Tel. 113 Emergenza Infanzia Tel. 114 Vigili del fuoco Tel.115 Guardia di Finanza Tel.117 Emergenza sanitaria Tel. 112 (Numero Unico Regionale) Carabinieri - Grumello del Monte Tel. 035.4420789 / 830055 Corpo Forestale - Sarnico Tel. 035.911467 INPS - Grumello d.M.Tel. 035.4492611 ENEL Tel. 800 900 806 Interruzione energia elettrica e perdite di gas SERVIZI COMUNALI Tel. 800 134 781 Raccolta rifiuti UNIACQUE Tel. 800 123 955 Segnalazione perdite acqua ASL e sanità pubblica Call Center Regionale Tel. 800 638 638 Distretto ASL - Grumello d.M.Tel. 035.8356320 Guardia medica Tel. 035.830782 Redazione Don René Zinetti Don Matteo Perini Bruno Pezzotta Scuola Parrocchiale dell’infanzia Via Benefattori 20 Tel. e Fax 035 - 847 181 Comune Tel. 035 4494111 Polizia Municipale Tel. 035.4494128 Poste Italiane - Tagliuno Tel. 035.4425297 MESSE FESTIVE E PREFESTIVE CHE SI CELEBRANO NELLE PARROCCHIE DEL VICARIATO PARROCCHIA Oratorio S. Luigi Gonzaga Via XI febbraio 31 Curato: don Matteo Perini Tel. e Fax 035. 847119 Cell. 333.673 48 01 E-mail: [email protected] Ilaria Pandini Mariano Cabiddu Indialogo n. 219 1 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 2 EDITORIALE don René Zinetti Il Maestro - L'Atteso - Il Figlio di Dio Abbiamo concluso quello che Benedetto XVI ha voluto chiamare “Anno della fede”. Con positiva sorpresa, giungendo qui a Tagliuno, ho notato che l'invocazione “Accresci in noi la fede” era un riferimento costante: ogni giorno nelle preghiere recitate in chiesa e, attraverso la radio, seguite anche nella case, questa implorazione scandiva quasi il tempo, le giornate... La fede che deve crescere in noi non è una cosa pur bella e importante; non è neppure un insieme di verità più o meno chiare o condivise. «La fede – ci dice il Vescovo Francesco nella lettera pastorale – è cammino, sempre cammino; la fede è qualcosa di vivo, mai definitivamente compiuta o posseduta; la fede è una storia di purificazione attraverso il crogiolo della vita, dell'oscurità del male e del dolore, della Grazia misericordiosa: ma è ancor più intuizione coltivata, inquietudine ineludibile, ricerca appassionata e finalmente scoperta, meraviglia, stupore, dono, incontro. La fede è relazione con Lui... creduto come il Maestro, l'Atteso, il Figlio di Dio». (Francesco Beschi, Donne e uomini capaci di vangelo, Lettera pastorale 2013-2014). La fede così descritta e evocata è la perla preziosa che siamo chiamati non solo a custodire, ma a far crescere. E l'unico modo perché questo avvenga è di “condividerla” con quelli che ci sono provvidenzialmente contemporanei. L'OGGI di Dio è questo: è il suo entrare nella nostra storia e renderla storia di salvezza, non solo tempo che inesorabilmente scorre. Ecco il Natale. Lo festeggeremo non ricordando semplicemente un avvenimento che appartiene alla storia del passato; lo celebreremo come un “rinnovato venire di Dio dentro la storia di oggi”. Davvero Dio, nella persona di Gesù, l'Atteso, il Figlio, si fa ancora compagno del nostro viaggio; viene a condividere le nostre esperienze di vita, quelle luminose e gratificanti e quelle tenebrose e sofferte. «Il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse». Le parole del profeta Isaia risuoneranno ancora nel cuore della notte di Natale, ad annunciare che anche le nostre tenebre possono essere illuminate e sconfitte da Colui che di sé ha detto: “Io sono la Luce del Mondo”. 2 Indialogo n. 219 E noi, “figli della luce”, sapremo riflettere questa luce, questa speranza, dentro le situazioni di vita che il Signore affida alla nostra cura e responsabilità? Ognuno è chiamato ad essere un po' luce per il cammino degli altri; non siamo chiamati a fare cose grandi, ma ad illuminare quel pezzetto di terra che sta attorno a noi. Vorremmo fare di più? Vorremmo “contare di più”? Neppure Gesù, quando è nato a Betlemme, ha potuto o voluto fare di più. La sua nascita non ha stravolto il mondo, non ha scombinato i ritmi della vita del mondo. Ha desiderato che “qualcuno” potesse entrare in relazione con quella “piccola e fragile creatura” che aveva bisogno di tutto e di tutti. Maria, Giuseppe, i pastori, i magi... hanno avvertito che quel Figlio, uguale ad ogni figlio dell'uomo, chiedeva incontro, relazione. Penso alla gioia e alla trepidazione che ha accompagnato voi, padri e madri in questa cara Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 3 EDITORIALE comunità, quando avete generato alla vita un figlio. Lo avete capito subito: per diventare grande, non aveva bisogno solo di mangiare e di bere; aveva immensamente bisogno di “appartenere nell'affetto a qualcuno”, di essere in relazione e di favorire relazioni belle e sincere. Gesù ha appreso dal padre e dalla madre la bellezza di creare relazioni con chi gli camminava accanto; per questo ha potuto diventare anche Maestro. E il suo insegnamento è essenziale: la vita ha senso se curiamo le nostre relazioni, quella con Dio e con i suoi figli, nostri fratelli. Cresciamo sentendo che ci “apparteniamo” reciprocamente. Questa verità concreta, “incarnata” è come una stella che può orientare il nostro cammino, verso quelle “grotte della natività” che oggi sono le nostre case, gli ambienti di attività e di incontro, dove misteriosamente Gesù chiede di essere visto e incontrato. Carissimi, vi auguriamo un Buon Natale. Don René e don Matteo Novena in preparazione al Natale Da lunedì 16 a lunedì 23 dicembre (escluso domenica 22), ore 06.50 Preghiera di Natale per giovani e adulti (Cappellina Oratorio) Confessioni Mercoledì18 dicembre, ore16.30: Confessioni ragazzi medie Giovedì 19 dicembre, ore 16.15: Confessioni ragazzi elementari Venerdì 20 dicembre, ore 20.45: Confessioni per adolescenti, giovani e adulti con preparazione Comunitaria Lunedì 23 dicembre, ore 08.30 – 09.30: Tempo disponibile per le Confessioni Martedì 24 dicembre, ore15.00 – 19.00: Tempo disponibile per le Confessioni Tempo di Natale Martedì 24 dicembre: Vigilia di Natale ore 23.00: Veglia e Santa Messa di mezzanotte animata dalla Schola Cantorum; a seguire scambio degli auguri e apertura del Presepe nell’atrio del Teatro Parrocchiale Mercoledì 25 dicembre: Santo Natale ore 8.00, 10.00 e 18.00: Sante Messe (alle 10.00 Animata dal Coro dell’Oratorio e dai catechisti) Martedì 31 dicembre ore 18.00: Santa Messa di ringraziamento con il canto del “Te Deum “ Mercoledì 1° gennaio 2013 – Maria Santissima Madre di Dio - XLVI Giornata mondiale della pace ore 8.00, 10.00 e 18.00: Sante Messe Lunedì 6 gennaio 2013 - Epifania Sante Messe alle ore 8.00, 10.00 (Animata dal Coro dell’Oratorio) e 18.00 Ore 15.00: nel Teatro Parrocchiale Spettacolo della Befana e premiazione “Concorso indovinelli” Indialogo n. 219 3 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 4 DIARIO COMUNITÀ Domenica 29 settembre Ingresso di don René Zinetti Ora sono tra voi E... prima di tutto vi ringrazio per la festosa accoglienza. Ho sentito il battito del cuore della mia cara comunità che aveva desiderio di festeggiare, non solo o tanto la mia persona, ma il suo sentirsi “famiglia”, attorno a quel “padre” che il Vescovo vi ha donato. Sono tra voi con i miei desideri: • inserirmi presto in un cammino che non necessita di battute d'arresto, ma di realistica continuità; • conoscere la variegata realtà parrocchiale e vicariale per collocarmi in quegli spazi e opportunità che la “Provvidenza” mi chiede di poter abitare; • raccogliere una preziosa eredità fatta di lavoro e dedizione da parte di chi mi ha preceduto, e portare il mio contributo per un rinnovato impegno; • delineare gradualmente, con don Matteo e con i Consigli Parrocchiali, alcune priorità pastorali a cui dedicare tempo e laboriosità; • riprendere in mano le indicazioni relative al progetto dell'oratorio e aree esterne, per rispondere alle necessità pastorali già maturate nel tempo. •… Quando il bollettino parrocchiale giungerà nelle case saranno più o meno trascorsi due mesi dal mio ingresso. Nel frattempo avrò vissuto altre esperienze, incrociato altre persone, conosciuto maggiormente altri volti. Mi sono sentito più volte rivolgere la domanda: “Si trova bene a Tagliuno? E’ contendo di noi?..”. Sì, carissimi, mi trovo bene e sono contento di questa comunità. Se il Signore ha fatto incontrare i nostri passi, allora è bello e doveroso pensare che ha voluto che questo incontro fosse per un reciproco dono: io per voi, voi per me. Io sono fiducioso. E voi? Grazie di cuore a tutti. Don René 4 Indialogo n. 219 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 5 DIARIO COMUNITÀ Indialogo n. 219 5 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 6 DIARIO COMUNITÀ Masha Scarabelli Domenica 17 novembre Presentazione dei ragazzi della Prima Confessione, Prima Comunione e Cresima Mi dai una mano? Le mani. Le mani costituiscono una par te fondamentale del corpo umano, e probabilmente sono la par te più utilizzata per svolgere ogni genere di attività, concreta o intellettuale. Sono costantemente in moto tutto il giorno, e vengono adoperate non solo per compiere azioni pratiche, ma anche per esprimere e trasmettere emozioni, stati d’animo, affetti. Le mani sono così impor tanti che l’uomo non può farne a meno. E talvolta sono così fondamentali che a ciascuno di noi non bastano le nostre, ma abbiamo bisogno di altre mani, che ci aiutino laddove le nostre sono limitate o non sono sufficienti; cosicché ognuno di noi, prima o poi, si trova a chiedere, chi con timidezza e chi quasi con fastidio: “Mi dai una mano?”. Tutti noi abbiamo bisogno di una mano, di un aiuto da par te degli altri,e questo ci permette di capire come, sebbene noi esistiamo in modo indipendente 6 Indialogo n. 219 e autonomo, ci siano situazioni in cui non bastiamo più a noi stessi, e quindi come siano necessari l’inter vento e l’aiuto degli altri. Le mani, sempre presenti nelle attività di tutti i giorni, sono state le “protagoniste” nella Santa Messa di domenica 17 Novembre, quando sono stati presentati alla comunità i bambini e i ragazzi che durante l’anno pastorale 2013/2014 riceveranno il Sacramento della Prima Confessione, Prima Comunione o della Cresima. Tutti, dopo essere stati chiamati, hanno attaccato su uno dei tre car telloni posti sull’altare una mano di car ta dove era stato scritto il loro nome; si sono presentati alla comunità pronunciando un’affermazione diversa in base al Sacramento. I bambini di seconda elementare hanno detto “Ci sono”, quelli di terza elementare “Eccomi”, e i ragazzi di terza media “Sono pronto”. Con questo gesto ogni ragazzo si è presentato alla comunità come un individuo autonomo e indipendente. Sono sì autonomi e indipendenti, ma mai in modo completo e totale, in quanto Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 7 DIARIO COMUNITÀ vengono costantemente “accompagnati” nel percorso verso il Sacramento. Il bambino che riceve la Prima Confessione , infatti, nel momento in cui viene assolto dai peccati compie il segno della croce con la propria mano, ma in simultanea con il segno della croce del sacerdote che gli impartisce l’assoluzione, accompagnandolo così nel gesto. Il ragazzo che riceve l’Eucarestia dalle mani del sacerdote, protrae le sue mani verso di lui. Il ragazzo di terza media non compie nessun gesto con le mani, perché le mani protagoniste sono quelle del padrino o della madrina che lo accompagna nel Sacramento, e quelle del sacerdote che attraverso l’imposizione delle mani invoca lo Spirito Santo. Ogni ragazzo, quindi, nel momento in cui riceve il sacramento è indipendente e allo stesso tempo legato ad altre persone, che lo aiutano in modo concreto nel suo percorso. La mano di car ta e la presentazione ufficiale alla comunità indicano come i ragazzi abbiano bisogno dell’aiuto degli altri, per intraprendere il percorso verso i Sacramenti e viverlo al meglio. Rappresenta il simbolo dell’adesione dei ragazzi al cammino verso il Sacramento, e del loro bisogno di essere aiutati per capire meglio. Presentandosi alla comunità hanno chiesto un aiuto, diretto o indiretto, a tutte le persone presenti, più o meno vicine a loro. Indialogo n. 219 7 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 8 DIARIO COMUNITÀ Matteo Carrara La Schola Cantorum S. Pietro Apostolo e il Coro dell’Oratorio di Tagliuno, vi invitano al tradizionale “Concerto di Natale” Nel corso della serata sarà assegnato il “Premio Ines Marenzi” 8 Indialogo n. 219 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 9 DIARIO COMUNITÀ a cura della Redazione Notizie dal Seminario di Bergamo DI TERRA E DI VENTO Scuola di preghiera per giovani 2013-2014 “DI TERRA E DI VENTO” è il titolo della Scuola di Preghiera preparata dagli studenti di V teologia del Seminario di Bergamo per l’anno pastorale 2013 2014. Ogni terzo venerdì del mese fino a maggio (gli incontri sono iniziati venerdì 18 ottobre), i giovani saranno invitati a riflettere sul cammino dell’uomo, capace di conoscere Dio e di relazionarsi a Lui. Questa caratteristica umana farà da sfondo a tutto il cammino della scuola di preghiera, durante il quale, incontro dopo incontro, si rifletterà sull’unicità dell’uomo, tanto fragile nella sua dimensione terrena e mortale, e tanto grande nella sua ispirazione a Dio. Dio stesso, facendosi uomo in Gesù, ci mostra la grande dignità della nostra natura: Egli ha assunto un corpo di carne, ha abitato la nostra terra, ci ha parlato, ha mangiato con noi; non ci lascia soli, viene a cercarci; ha dato la vita per noi morendo in croce e, risorgendo, ci lascia lo Spirito che ci rende annunciatori del suo Vangelo. Il titolo “DI TERRA E DI VENTO” richiama uno spettacolo teatrale di Umber to Zanoletti sulla figura di San Francesco, la cui vita è stata un meraviglioso esempio di come il Vento di Dio soffi incessantemente nella nostra vita fatta di gesti concreti, fatta, appunto, di Terra. L’immagine scelta per la locandina mostra due soffioni investiti dal vento: hanno un solido gambo radicato nel terreno ma basta poco perché il fiore si disperda nell’aria. Questo vale anche per l’uomo: prima di tutto egli non è solo al mondo, ma affronta la realtà in compagnia delle altre persone; inoltre è ben ancorato alla terra, ma non deve dimenticare la transitorietà della sua vita. Tuttavia, proprio in questo soffio che sembra disperdere il soffione e farlo scomparire, si nasconde la promessa della vita nuova che nasce. L’uomo è composto solo di terra? Il soffio vitale di Dio spiega la ricerca continua dell’uomo per dare un senso alla sua vita che vada oltre le cose terrene. L’obiettivo di questo cammino di preghiera è portare all’incontro con il Vero Amico che non delude le nostre attese. I seminaristi aspettano tutti, in modo particolare i giovani, per condividere questo cammino, ogni III venerdì del mese, alle 20.30 presso la Chiesa Ipogea del Seminario. (da “Alere”, la rivista del Seminario di Bergamo - settembre/ottobre 2013) Indialogo n. 219 9 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 10 DIARIO COMUNITÀ a cura della Redazione Lettera Pastorale 2013 – 2014 DONNE E UOMINI CAPACI DI VANGELO La Fede in Dio per la vita dell'uomo Una volta mi ribellavo alla domanda: «Cosa ci guadagno a credere in Dio?». Poi ho notato che anche nel Vangelo è presente questa domanda e che Gesù la prende sul serio. Perché donne e uomini, giovani adulti e anziani, di questo tempo dovrebbero credere in Dio? E come è possibile che credano? E credere in Dio che cosa cambia della vita? La cambia in meglio? La risposta a queste domande non la può offrire solo il Papa, i Vescovi, i preti o gli esperti, ma una Comunità di credenti che giorno dopo giorno impasta l'esistenza di ciascuno e di tutti con il lievito del Vangelo, per un pane che dia vita proprio a cominciare da chi fatica a vivere. Donne e uomini, capaci di Vangelo Emerge l'esigenza di un Vangelo percepito come significativo per tutta l'esistenza e non solo ornamento di qualche suo aspetto o ultima spiaggia rispetto all'inevitabile esperienza del limite. La fede nel Risorto, che supera i confini della morte, si propone come decisiva per la vita e per sempre. Emerge la necessità di una fede che si incarna in un'umanità a tutto tondo: di un uomo, di una donna credenti e proprio per questo comunicatori di fede. Si tratta di un'umanità evangelica, che non si qualifica per un'astratta perfezione morale o per un formalismo religioso fine a se stesso, ma per una fede incarnata capace di trasformare la vita e la morte, a partire dalla relazione con Gesù Cristo, il Vivente. La foto di gruppo narra una bella storia e rivela la necessità di giovani e adulti che offrano la testimonianza della consistenza decisiva del Vangelo: di cristiani credibili perché credenti, credibili perché umani. Un altro mondo Come corrispondere a questa necessità? Come vi abbiamo corrisposto fino a ieri? Non intendo soffermarmi in analisi accurate, ma orientare lo sguardo verso un'altra immagine: quella di un mondo cristiano o, se volete, apparentemente cristiano. Un mondo in cui il 10 Indialogo n. 219 tempo e la vita erano scanditi dal campanile, in cui il paese e la Parrocchia si identificavano, in cui i valori e la fede si trasmettevano con il latte materno, in cui il consenso su ciò che è essenziale per vivere degnamente era ampio e quasi scontato. Si diventava cristiani vivendo in un mondo così. Non per tutti era giusto così, ma tutti vivevano in un mondo così. A volte sembrava che dovesse cambiare: rivoluzioni o guerre, scoper te e progressi, uomini e idee nuove, parevano scardinare questo mondo, ma in realtà senza riuscirci. Oggi questo mondo non c'è più. Si sente parlare ancora di mondo cattolico, ma in realtà non si sa più che cosa sia. Viviamo in un altro mondo, nonostante qualcuno si illuda che non sia così o tenti di ricostruire quel mondo. Cosa è successo, quando è Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 11 DIARIO COMUNITÀ successo, perché è successo? Come ho appena dichiarato, non intendo approfondire questi interrogativi, che pure ritengo rilevanti, ma condividere un punto di par tenza, spesso dato per scontato, ma che non sembra preso sul serio al punto da determinare scelte e modi nuovi di diventare ed essere cristiani, in un mondo che non lo è più. Adulti si diventa Allora essere uomini ed essere cristiani sembrava coincidere: oggi non avviene più così. Si diventa adulti abbandonando la fede, si diventa adulti senza bisogno della fede, si diventa adulti conser vando la fede nei suoi aspetti tradizionali e sociali, si diventa adulti facendo della fede una scelta del tutto individuale, privata. Nella scala di ciò che conta nella vita non sembra che la fede in Dio occupi i primi posti. Eppure adulti credenti, adulti cristiani esistono: perché e come lo sono? Come lo sono diventati? Che rappor to esiste tra la loro fede e la loro vita adulta? Le risposte sono diver se e molte, ma raramente hanno a che fare, in maniera determinante, con una proposta di formazione permanente, di catechesi, di approfondimento della Scrittura, di riflessione sulla fede. Cristiani si diventa Ogni anno incontro giovani e adulti che chiedono di diventare cristiani, di ricevere il Battesimo, la Cresima e di essere ammessi all'Eucaristia. Stanno compiendo un itinerario di preparazione, detto Catecumenato. Durante l'incontro chiedo loro perché hanno scelto di diventare cristiani: la risposta più frequente indica come ragione principale l'incontro con uno o più cristiani. Poi viene la conoscenza e l'approfondimento della fede. La possibilità che questo passaggio non resti isolato è maggiore, quando il cristiano novello può vivere l'appar tenenza a una Comunità parrocchiale. Ogni domenica nelle nostre chiese si riuniscono persone di diverse età, estrazione sociale, preparazione culturale: tra queste vi sono giovani e adulti (e probabilmente molti di coloro che stanno leggendo questa lettera). Non sono costretti dal contesto sociale e neppure il precetto religioso sembra essere decisivo. Perché sono lì? Che conseguenze compor ta per la loro vita? Pur con caratteristiche diverse, la par tecipazione costante a questo incontro alimenta non solo un comprensibile senso di appar tenenza, ma anche l'esigenza di una coerenza esistenziale con le parole ascoltate e i gesti compiuti. Ogni giorno, donne e uomini, aprono gli occhi, scendono dal letto e cominciano a lavorare. Alcuni credono in Dio, altri no, altri sono del tutto indifferenti: che cosa cambia nella loro giornata e nel loro lavoro? Quale differenza introduce la fede? Il contributo della fede cristiana ad una vita più umana è un criterio di giudizio decisivo nella sensibilità e addirittura nella coscienza di un uomo e una donna del nostro tempo. Rimane aper ta la questione se questo contributo sia essenziale, decisivo o semplicemente apprezzabile e desiderato. Alla luce di queste semplici considerazioni, mi sembra evidente che il rappor to tra la fede in Dio e la vita dell'uomo d’oggi, il significato e il valore di questo rappor to, siano il mondo nuovo nel quale si diventa e si cresce come cristiani. (dalla Lettera Pastorale 2013 – 2014 del Vescovo Francesco) Indialogo n. 219 11 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 12 DIARIO ORATORIO a cura della Redazione Festa dell’Oratorio 2013 Everybody - Tutti insieme per far festa - Lo slogan della festa dell’Oratorio 2013 era “Everybody - Tutti insieme per far festa”, e la comunità di Tagliuno non è mancata all’ appuntamento. Tanti volontari hanno lavorato per la straordinaria riuscita dell’evento, e tante persone ogni sera hanno animato la festa con la loro presenza davvero entusiasta e gioiosa. Da venerdì 30 agosto a domenica 8 settembre sono stati dieci giorni trascorsi in compagnia di musica, sport, giochi e buona cucina, ma soprattutto con tanto impegno per rendere concreto il messaggio della gratuità e dimostrare che insieme si può lavorare per il bene della comunità e del proprio paese. Collaborazione e gratuità, dunque, sono i principi base del volontariato. Come ha sottolineato don Matteo nell’omelia della Santa Messa celebrata in Oratorio domenica 1° settembre, collaborazione gratuità ci aprono la strada della verità, dell’aiuto concreto alla vita; è la strada della gioia del cuore. Gesù ha vissuto per insegnarci che la grandezza di una persona è visibile quando fa dono, con gioia, della sua vita e dei suoi talenti. Questo non vuol dire compiere imprese straordinarie, ma tessere una rete nel quotidiano, affinché il lavoro, la festa e le fatiche, siano sempre occasioni per vivere con coerenza l’orgoglio di essere cristiani. 12 Indialogo n. 219 Bilancio Festa dell’Oratorio 2013 Entrate Uscite Utile 45.192,50 Euro 26.725,00 Euro 18.467,50 Euro Quest’anno abbiamo affittato la tensostruttura, perché la nostra non era più conforme ai requisiti di sicurezza. Il costo del noleggio è stato pari ad Euro 5.000,00, da ripartire sui i tre grandi appuntamenti: la Festa dell’Oratorio, l’ingresso del nuovo Parroco, la Castagnata Alpina. Così abbiamo potuto ammor tizzare quasi completamente la spesa per la tensostruttura. Grazie di cuore a tutti i volontari per la disponibilità, la serietà e la competenza Grazie al Gruppo Alpini, sempre presente e attivo per aiutare l’Oratorio don Matteo Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 13 DIARIO ORATORIO a cura di don Matteo Perini Due proposte per Ado e Giovani Un libro Il miracolo di Don Puglisi di Roberto Mistretta Questo libro racconta la storia di un miracolo, la conversione di Giuseppe Carini che smaniava per diventare un uomo d’onore, ma dopo aver incontrato sulla strada don Pino Puglisi, ha scelto di testimoniare contro la mafia. Carini è nato e cresciuto a Brancaccio, quartiere/ghetto di Palermo dove la mafia spadroneggia. Ieri come oggi. Lo stesso quartiere dove un giorno qualunque del 1990, arrivò in punta di piedi don Pino Puglisi e la vita di Giuseppe Carini cambiò radicalmente… Quei precetti messi in pratica da don Puglisi nell’esercizio del suo ministero in una terra di frontiera dove lo stato era assente, dove i bambini crescevano per strada, dove i giovani idolatravano gli uomini d’onore, tracciarono per Carini un’alternativa, una nuova opportunità di vita. Un film Chiara e Francesco Un film di Fabrizio Costa, con Ettore Bassi, Mary Petruolo e Gabriele Cirilli Anno: 2007; durata: 200 minuti; genere: fiction; musiche: Mons. Marco Frisina Consigliato in particolare ai ragazzi di terza media e alle loro famiglie in preparazione al pellegrinaggio ad Assisi. La fiction fa parte del ciclo "Storie dei Santi". cui è costretto ad andare in Terra Santa ad Racconta in modo semplice e chiaro le vicende a annunziare il messaggio di pace di Gesù al Sultano tutti note di Francesco, figlio di Pietro di Bernardone, per concedere i luoghi sacri di Betlemme, commerciante di stoffe. La storia inizia nel 1198, Gerusalemme e Nazareth ai cristiani. Ma i cristiani quando Assisi e i suoi abitanti borghesi creano rifiuteranno questa richiesta di pace e così scoppia la scompiglio, facendo crollare la supremazia dei nobili, guerra. Sulla strada del ritorno, Francesco ed sempre meno ricchi e potenti. È proprio in questa Illuminato si fermano a Greccio dove "mettono occasione che Francesco "conosce" Chiara. Dopo il insieme" quello che sarà il primo presepe nella storia ritorno dei nobili in città, che intanto erano fuggiti a della Chiesa cristiana, Chiara, improvvisamente si Perugia, Francesco attraversa un momento di crisi: da riprenderà dal terribile malore che l'ha colta poche cavaliere diventa il più povero di tutti, in quanto il settimane prima ed ecco che le sue consorelle sono Crocifisso glielo ha chiesto; diede prova di questa sua spettatrici e testimoni di un grande miracolo. totale obbedienza al Signore spogliandosi davanti a Francesco, più tardi, torna ad Assisi, dove sarà tutti. Ben presto anche Chiara seguirà il suo esempio, invitato, seppur con forza, a scrivere la "Regola" tanto ma Francesco, in un certo senso le impedirà di voluta dai suoi confratelli per stabilire esattamente diventare frate, così lei si chiuderà in un convento, quale debba essere il loro modello di vita, che si anche per evitare di sposare un uomo per allargare attenga a quanto scritto nel Vangelo, dove riceverà il le alleanze della famiglia, ma soprattutto, perché massimo segno mistico del Signore (le stimmate) e glielo ha chiesto Lui. Francesco intanto compie il suo dove morirà nella notte tra il 3 e il 4 ottobre del dovere, gli uomini che seguono il suo modello di vita 1226. sono sempre più in tutto il mondo e viene il momento in 13 Indialogo n. 219 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 14 DIARIO ORATORIO Laura Quadrelli San Francesco Saverio,un “grande” missionario La Chiesa ha una missione: predicare il Vangelo ad ogni uomo (Mc 16,15). Lo Spirito Santo non le ha mai lasciato mancare chi ne ha avvertito l’urgenza profonda. Francesco Saverio fu uno di questi grandi «missionari». Nato da una famiglia nobile di Xavier, nella Spagna del Nord, nel 1506, Francisco de Javier, noto con il nome italianizzato di Francesco Saverio, è stato un gesuita e missionario spagnolo. Gli sono bastati solo poco più di dieci anni di lavoro missionario, portato avanti con dedizione assoluta per il nome di Gesù, per guadagnarsi il titolo di Patrono delle Missioni. Francesco crebbe in un ambiente agiato ma religioso: nel castello regnava un profondo senso della pietà e dell’umiltà, e la famiglia spesso si riuniva nella piccola cappella dedicata alla Vergine Maria. A seguito di una serie di avvenimenti storici le ricchezze della famiglia Xavier si dissolsero e perciò Francesco decise di entrare nel clero di Pamplona, e poi di recarsi a Parigi a studiare presso l’università la Sorbona, una delle più famose università del tempo. Dopo tre anni di studio Francesco ottenne il titolo di “Maestro delle Arti” che gli permise di insegnare. Al giovane venne affidato, come abitazione, il collegio di Santa Barbara, dove risiedeva anche Ignazio di Loyola il quale, dopo essere stato ferito in un 14 Indialogo n. 219 assedio, si era convertito e aveva deciso di tornare sui banchi di scuola all’età di trent’anni. Suo maestro di filosofia fu proprio il giovane Francesco, nonostante l’età di molto inferiore. In un primo momento i rapporti tra i due furono difficili: Francesco era un ragazzo ambizioso, sicuro di sé e difficilmente malleabile; ben presto, tuttavia, Ignazio riuscì a trasformare il suo animo e a fargli vivere l’esperienza di quaranta giorni di Esercizi Spirituali. Francesco ne uscì completamente rinnovato e con una totale disponibilità a compiere la volontà di Dio. Si convertì definitivamente nel 1533. Continuò a stare accanto ad Ignazio. I due, nel 1534, si consacrarono totalmente a Dio fondando la Compagnia di Gesù (chiamata poi dei Gesuiti) con il voto di castità, povertà e pellegrinaggio in Terra Santa. Giunto a Venezia, da dove sperava di imbarcarsi per raggiungere la Terra Santa, fu ordinato sacerdote nel 1537. La svolta radicale, che avrebbe segnato per sempre la sua vita, avvenne nel 1540, quando accettò l’incarico di missionario per le Indie Orientali, come sostituto di un missionario che era ammalato. Partì nel 1541 verso l’India e il Giappone; era il primo sacerdote europeo a raggiungere quelle antiche civiltà. Sostenuto da spirito di preghiera e di gioia, era buon organizzatore. Il 1500 è stato un secolo di viaggiatori e navigatori: la scoperta dell’America e le nuove, rotte verso l’Oriente, avevano risvegliato nel popolo europeo il desiderio di avventura. In molti si diressero verso questi luoghi attirati dalle loro ricchezze e dalla possibilità di realizzare fruttuosi commerci. Ma la meta di Francesco non era né l’oro né l’argento delle terre orientali: egli si diresse nei luoghi più remoti solo per incontrare altri uomini, altri visi, e, ignorando confini di lingua o cultura, portar loro il messaggio cristiano. Già durante i lunghi e difficili mesi di viaggio, Francesco si occupò personalmente di tutti gli infelici e bisognosi che incontrò sulla nave o nei Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 15 DIARIO ORATORIO luoghi in cui le fatiche della navigazione costringevano alla sosta. Dopo un anno e due mesi, il 6 maggio del 1542 Francesco sbarcò a Goa, allora capitale delle colonie portoghesi in Oriente. Sono mesi di intensa attività pastorale, durante i quali predica e istruisce il clero indigeno, visita i malati e lebbrosi, si prodiga perché venga fondato un collegio per l’educazione della gioventù e la formazione dei cristiani. Dopo alcuni mesi Francesco si diresse verso l’isola di Ceylon e nelle coste meridionali dell’India, terre molto povere, abitate dai pescatori di perle. Qui lavora con amore a favore dei più poveri: vive a fianco dei pescatori di perle, convertiti e battezzati da poco da sacerdoti che erano passati e avevano portato il cristianesimo. Francesco li educò e predicò loro il Vangelo; per essere più vicino imparò la lingua del luogo e scrisse per loro un catechismo. In una lettera a Ignazio di Loyola scrive: “ Da quando dunque arrivai qui non mi sono fermato un istante; percorro con assiduità i villaggi, amministro il battesimo ai bambini che non l'hanno ancora ricevuto. Così ho salvato un numero grandissimo di bambini, i quali, come si dice, non sapevano distinguere la destra dalla sinistra. I fanciulli poi non mi lasciano né dire l'Ufficio divino, né prendere cibo, né riposare fino a che non ho loro insegnato qualche preghiera; allora ho cominciato a capire che a loro appartiene il regno dei cieli”. Spinto dal desiderio di aiutare tutti e di convertirli, Francesco intraprese numerosi altre peregrinazioni in Oriente. Non si stabilì in modo permanente in nessun luogo, ma in tutti iniziava il lavoro missionario più difficile, seminava i campi con la parola evangelica e quando poteva essere certo che altri lo avrebbero portato avanti, si spostava altrove. In tutti i luoghi si sforzò di apprendere la lingua, tradurre preghiere, preparare catechismi e battezzare. Una tappa importante della sua azione missionaria fu il Giappone, in cui Francesco arrivò nel 1549. Il primo approccio con gli abitanti non fu semplice; il paese era in preda a violente lotte interne tra feudatari e latifondisti e un imperatore che non sapeva imporre l’ordine; il problema della lingua si presentò più arduo del solito. Anche comprendere la cultura e la struttura sociale dei giapponesi non fu facile e, inizialmente, l’aspetto umile di Francesco e dei missionari suoi seguaci, come pure il loro modo di vestire, suscitò diffidenza e disprezzo tra la gente. Con il tempo e la tenacia Francesco riuscì a farsi accettare fino ad ottenere dall’imperatore il permesso di predicare liberamente e fare conversioni. In Giappone Francesco battezzò più di mille persone, e riuscì a formare delle buone comunità di cristiani. Quando ritenne consolidata la sua azione in Giappone decise di partire per la Cina, dove ancora non era giunto il messaggio di Cristo. Dopo un viaggio pieno di difficoltà, giunto davanti alle coste cinesi, fu colpito da forti febbri e morì nel 1552 a soli 46 anni. Il suo ennesimo sogno svaniva ma altri lo avrebbero ripreso realizzando il progetto. Indialogo n. 219 15 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 16 SCUOLA DELL’INFANZIA a cura di Andrea Maffeis - Coordinatore Pedagogico-Didattico Libri… che emozione! Leggere ai bambini libri ben fatti è una preoccupazione importante tanto quella che abbiamo per la qualità del cibo che mettiamo nei loro piatti. Anche la mente va ben nutrita. Dedicare del tempo a un bambino per leggere un libro significa accoglierlo, invitarlo ad ascoltare, a concentrarsi nella relazione e ad apprendere dalle emozioni che la storia o che il gesto stesso comporta. Cosa succede a scuola quest’anno? Martedì 22 ottobre si è presentata a scuola una strana signora con dei fiori tra i capelli. Si tratta della signora Biribilla ovvero la gemella di Angiola, una cara vecchia conoscenza... La signora Biribilla ha portato con sé due valigie piene di libri e ci ha pregato di poter parlare coi bambini e le insegnanti della scuola; abbiamo così organizzato l’incontro nel salone di ingresso, suddividendoci in due gruppi in modo tale da ascoltare, vedere e interloquire meglio. Biribilla ci ha raccontato di essere la bibliotecaria di un paese dal nome buffo quanto il suo, Biribilli, e di avere un grosso problema: a fronte degli imminenti e necessari lavori di tinteggiatura dei locali sta cercando qualcuno che possa custodire i libri della biblioteca. Per la collezione di libri per bambini ha dunque pensato a noi, curiosi estimatori di albi illustrati e perennemente affamati di storie. 16 Indialogo n. 219 Biribilla ci ha dato il permesso di aprirli, maneggiarli con cura, leggerli, osservarli, annusarli, passarli di sezione in sezione. Nelle valigie c’erano circa trenta libri, tutti molto interessanti per le figure e per le storie. Alcuni di questi libri hanno addirittura vinto premi importanti; altri sono stati apprezzati da bambini di altri tempi, dagli anni Settanta in poi; altri ancora, sono scritti in francese, come lo splendido Le Petit Chaperon Rouge (Cappuccetto Rosso), o in inglese. I bambini hanno inviato a Biribilla alcune loro idee per rendere ancora più bella la sua biblioteca ritinteggiata. Qualcuno ha consigliato di coltivare dei fiori nel giardino della biblioteca in modo tale che ci siano sempre farfalle che aggiungano macchie di colore “mobili” alla tinta usata sulle pareti rimesse a nuovo; qualcuno ha suggerito di tenere sempre un po’ di caramelle sul banco della bibliotecaria. Non sarebbe una cattiva idea appendere poster o disegni fatti dai bambini che ritraggano castelli, spiagge, nuvole o animali, “pesci velenosi” compresi. Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 17 SCUOLA DELL’INFANZIA Dall'altra parte si vuole ricordare il valore dei libri, questi oggetti culturali che non sono importanti solo ai fini dello sviluppo del linguaggio e del pensiero, ma costituiscono un prolungamento delle braccia di mamma e di papà quando accarezzano, sono la coccola che arriva alle orecchie attraverso la loro voce, comportano uno stare vicino pelle a pelle, mente a mente, un prendersi cura dell'anima. Il filo conduttore: libri ed emozioni. Inizia così l’ambientazione che abbiamo creato quest’anno per la progettazione didattica. Avremo a che fare con i libri e con le emozioni. La settimana successiva al nostro primo incontro Biribilla spedì ad ogni sezione un libro per bambini che aveva a che fare con il tema della paura. Da qui ad aprile la cosa si ripeterà altre tre volte toccando altre emozioni, ovvero la gioia, la rabbia e l’amore (inteso con le mescolanze di benevolenza, fiducia, gentilezza). La progettazione di quest’anno ci permette di sottolineare, di risignificare due attenzioni che sono trasversali all’educazione dei bambini. Da una parte si ricorda la centralità dell’ascolto delle emozioni e dell’educazione affettiva, una questione resa ancora più sensibile dallo stile di vita a cui siamo abituati. I bambini devono stare bene a scuola, con sé stessi e con gli altri; un buon clima emotivo è il presupposto per apprendere, per conoscere se stessi e il mondo, per instaurare relazioni autentiche con gli altri. Un libro in dono al nuovo fratellino o alla nuova sorellina. Lo scorso settembre la nostra scuola ha rilanciato la propria adesione al progetto nazionale Nati per leggere (www.natiperleggere.it) che ha l'obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce a bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni. Abbiamo rivisitato e potenziato un'attenzione già attiva da anni. In occasione dell'arrivo di un fratellino o di una sorellina la scuola dona un libro insieme al medaglione di Maria Bambina che le suore avevano la consuetudine regalare. Si tratta di un libro selezionato da esperti di letteratura consultati dal progetto nazionale Nati per leggere e messo in commercio ad un prezzo speciale. Libri di qualità e una stanza dei libri. I nostri bambini hanno diritto all'arte e alla cultura, hanno il diritto di ricevere stimoli culturali tra i quali quello della lettura, ai nostri giorni, è più un diritto che un bisogno. I bambini “sanno (anche se non lo dicono) che le storie divertono, consolano, fanno compagnia, incontrano, commuovono e muovono all'azione” (R. Valentino Merletti). Servono libri che siano ricchi di emozioni, interrogativi, dilemmi, esperienze, linguaggi artistici perché i libri contribuiscono ad arricchire la vita. Indialogo n. 219 17 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 18 SCUOLA DELL’INFANZIA Per questo è importante scegliere libri ben fatti e garantire in ogni scuola una biblioteca ben pensata, una stanza dei libri a misura dei suoi frequentatori. Ibby (International Board on Books for Young People) è un esempio di cooperazione internazionale a favore della promozione della lettura di libri di qualità fondata in Svizzera nel 1953 da una donna straordinaria, Jella Lepmann che ritornò in patria tedesca, terminata la guerra, col mandato internazionale di raccogliere i bisogni delle donne e dei bambini tedeschi. Jella intuisce che i bambini hanno bisogno di qualcosa che non riempia solo la pancia, ma anche la mente: pensa ai libri, lancia un appello a una ventina di stati stranieri affinché inviino i loro migliori libri per bambini, organizza una stradale legate al tragitto che separa la scuola dalla biblioteca.Attiveremo a scuola una “stanza dei libri” (una piccola biblioteca scolastica) in un locale ritinteggiato questa estate da un papà volontario. Avvicineremo i bambini, anche in base all'età, ai concetti del prestito, della cura, della classificazione, dell'ordine. Altre idee bollono in pentola, ma... è ancora presto per parlarne. “Gli Stati parti incoraggiano la produzione e la diffusione dei libri per l’infanzia.” (Articolo 17 comma c della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, Assemblea generale delle Nazioni Unite, New York 20 novembre 1989) mostra itinerante per la Germania, fonda a Monaco la prima biblioteca internazionale per ragazzi. E' convinta che: 1) tutti i bambini sono ugualmente innocenti; 2) tutti i bambini hanno pari diritti; 3) i bambini mostreranno agli adulti la via giusta per rimettere a posto un mondo sottosopra; 4) tutti i paesi del mondo possono contribuire a costuire pace e libertà a partire dalla bellezza e dalla cultura, creando ponti con libri di eccellenza. I libri diventarono così messaggeri di pace. Potete ritrovare la sua storia nel libro La strada di Jella, prima fermata Monaco. La sezione italiana di Ibby si trova a Bologna (www.bibliotecasalaborsa.it). Le ipotesi di progetto. In questo momento stiamo leggendo e analizzando i questionari sulle abitudini di lettura dei bambini compilati dai genitori; potrebbero emergere degli spunti per orientare il lavoro dei prossimi mesi. Ci stiamo appoggiando alla biblioteca del paese per recuperare alcuni libri e vi condurremo i bambini con le dovute attenzioni considerate le esigenze di sicurezza 18 Indialogo n. 219 Libro! Mi piace come ti apri. Le tue pagine so girare. Mi piace come ti chiudi e so metterti sullo scaffale. Posso leggerti al gatto, leggerti di sotto in su, o forse... usarti come cappello! Ti mostrerò al bebé. Ti porterò con me in un posto segreto, dove stare da soli io e te. E poi troveremo braccia di mamma per leggerti insieme, prima di nanna. Ti leggeremo al caldo e al sicuro. Libro! Ti voglio abbracciare! E poi spalancare. Guardare e guardare Libro! (K. O'Connell George, Libro!, Interlinea 2006) Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 19 GRUPPI / ASSOCIAZIONI Sabina Pominelli Gruppo Dia-logos e Gruppi di Carità In una recente inter vista i responsabili della Caritas diocesana bergamasca rilevano che: “dopo cinque anni, la cr isi è sempre un’emergenza. Quest’anno, rispetto al 2009, le richieste d’aiuto al Fondo famiglia-lavoro sono quasi raddoppiate”. Don Claudio Visconti, direttore della Caritas diocesana rileva: “nella vita quotidiana, la gente sente la fatica in molti modi, e a soffrire sono soprattutto le per sone più fragili, quelle che non hanno una rete familiare su cui contare, né competenze e flessibilità tali da riuscire a ritrovare un posto dopo essere stati «tagliati fuori».” Evidenziano poi che, oggi, “c’è un rischio anche culturale: la povertà genera paura, la paura paralizza la solidar ietà e mette un’ombra sul futuro. Così le difficoltà diventano ancora più grosse per chi non ha niente e rischia di non trovare più nessuno a cui rivolgersi, nessuna porta a cui bussare.” Questo invece , sempre secondo don Claudio, “è proprio un momento in cui bisognerebbe essere vicini e mettersi in moto, ognuno come può, per dare una mano, per avviare iniziative mirate a r isollevare chi soffre di più. È una situazione che interpella tutto il ter r itor io, e in par ticolare le comunità parrocchiali con un ruolo da protagoniste.” I gr uppi di carità della nostra parrocchia, nel loro piccolo, si sono attivati per una raccolta di viveri e di coper te sabato 26 e domenica 27 ottobre, in concomitanza con la celebrazione della giornata missionaria parrocchiale, e sabato 9 e domenica 10 novembre, in occasione delle giornate della carità diocesane. I gener i alimentar i r accolti sono stati consegnati al “Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento” della Caritas di Cividino, che sta lavorando con molto impegno per seguire diver se famiglie che risiedono nel nostro ter r itor io e stanno vivendo situazioni di grande difficoltà. A questo proposito i gr uppi di carità stanno promuovendo progetti di collabor azione sempre più stretti con il gr uppo di Cividino. Le coper te sono state destinate al “Ser vizio Esodo” del Patronato San Vincenzo di Sorisole, che si pone accanto a chi ha davvero per so tutto e si trova a vivere per str ada. Ringr aziamo tutte le per sone che hanno par tecipato all’iniziativa por tando il loro contributo. Segnaliamo il nostro appuntamento del mese di dicembre: sabato 14, domenica 15, sabato 21 e domenica 22, l’allestimento della bancarella equo-solidale di Natale, con la vendita di panettoni, prodotti alimentari e ar tigianali, e presepi etnici. Ricordiamo inoltre l’esper ienza di missione che Feder ica, collaboratrice dei nostri gr uppi, sta vivendo in Ecuador ; le siamo vicini con la preghiera e aspettiamo, al suo rientro, la sua preziosa testimonianza e il suo rinnovato entusiasmo per nuove iniziative. Indialogo n. 219 19 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 20 GRUPPI / ASSOCIAZIONI Gruppo UNITALSI Gita / pellegrinaggio al Sacro Monte di Varallo con l’UNITALSI Quest’anno l’UNITALSI ha deciso di organizzare una gita pellegrinaggio in un luogo dove i partecipanti potessero condividere momenti intensi di fede, di cultura e di arte. E’ stato scelto il Sacro Monte di Varallo e giovedì 26 settembre quasi sessanta persone hanno aderito alla proposta. A tutti, un grazie sincero per i bellissimi momenti vissuti insieme. Un affettuoso Sacro Monte di Varallo ringraziamento va anche alle persone che per motivi di forza maggiore non hanno potuto partecipare; non erano fisicamente con noi, ma erano nel nostro cuore. Il programma della giornata prevedeva una prima sosta a Orta San Giulio, uno dei borghi più belli d’Italia, situato sulla sponda dell’omonimo lago e caratterizzato da viuzze molto pittoresche, da palazzi signorili con magnifici giardini e da un’imponente piazza affacciata sul lago; dal molo abbiamo preso il battello per fare un giro sul lago e, soprattutto, per raggiungere l’isola di San Giulio, luogo di intensa spiritualità. L’Isola di San Giulio, dominata dalla Basilica romanica, dal Palazzo Vescovile e dall’Abbazia Benedettina, ospita le spoglie di San Giulio, vissuto ai tempi dei Romani e grande evangelizzatore di tutta la regione. L’Abbazia Benedettina ospita un affascinante convento di clausura femminile. Dopo la pausa per il pranzo presso una villa con giardino recentemente restaurata, nel primo pomeriggio abbiamo raggiunto la meta del nostro pellegrinaggio. Il Sacro Monte di Varallo rappresenta, fra i numerosi Monti Sacri che arricchiscono le zone prealpine tra Lombardia e Piemonte, l’esempio più antico e quello più interessante da un punto di vista storico-artistico. L’idea di edificare un Sacro Monte sulla parete rocciosa che sovrasta Varallo fu concepita nel 1481 dal frate 20 Indialogo n. 219 francescano Padre Bernardino Caimi, con lo scopo di offrire ai pellegrini la possibilità di meditare e pregare sulla vita e sulla passione di Gesù Cristo in un ambiente che ricordasse i luoghi della Terra Santa. L’ edificazione della Basilica e delle numerose cappelle si è susseguita nei secoli, e ha coinvolto artisti e scultori famosi. Isola di San Giulio Abbiamo raggiunto il luogo sacro dopo un breve, ma emozionante, viaggio in funivia. La visita della Basilica, la celebrazione della Santa Messa, e la sosta per una preghiera alla Santa Vergine - rappresentata come Madonna dormiente in una stupenda statua lignea -, la recita del Santo Rosario meditato durante la sosta ad alcune cappelle, sono stati momenti di intensa spiritualità. Nel paese di Varallo, collocato proprio alle pendici del Sacro Monte, abbiamo visitato la Chiesa di S. Maria delle Grazie e, aiutati dalle spiegazioni di una gentilissima e molto preparata suora, abbiamo ammirato un vero gioiello dell’arte rinascimentale: la parete affrescata da Gaudenzio Ferrari nel 1513, sulla quale, in 21 riquadri, sono rappresentati la nascita, la vita e la morte di Gesù Cristo. Inseguiti dal tempo che purtroppo scorreva velocemente, abbiamo concluso la visita a Varallo gustando un’abbondante e ottima merenda preparata con grande disponibilità da tante volontarie dell’UNITALSI Poco dopo le 19 la partenza verso Tagliuno, dove siamo arrivati dopo circa un’ora e mezzo di viaggio. Forse le gambe erano un po’ affaticate, ma nel cuore c’era tanta gioia per la bellissima giornata trascorsa. E il pensiero era già alle prossime iniziative dell’UNITALSI. Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 21 I MISSIONARI CI SCRIVONO a cura di della Redazione Suor Piera Manenti Kabwe, 14.10.2013 Carissimi amici, è' con grande gioia che vi scrivo queste poche righe fuori del tempo abituale, per esprimervi i miei sentimenti di gratitudine per quello che fate per noi qui in terre lontane. I vostri gesti di solidarietà, in questi tempi di crisi e difficoltà mondiali, sono ancora più' significativi e meritori. Nonostante le molte problematiche italiane, il vostro cuore è aperto ai bisogni di molti volti di cui non conoscete, ma che sono testimoni del vostro amore per Dio. Ogni persona è nostro fratello, e in lui c'è' il volto del Padre celeste. La dignità umana non sta in quello che abbiamo o facciamo, ma nel vivere il rapporto con il Creatore presente in noi, sue creature, anche se molte volte, a causa delle nostre debolezze umane non riusciamo a vedere o testimoniare lo splendore della Grazia Divina. La nostra fedeltà' alla Chiesa, l'adesione di fede all'appello che ci viene da Papa Francesco, ci invitano ad essere servi gli uni gli altri. Questo servizio umile, ma ricco di benedizioni, sarà il “lascia passare” per il regno di Dio dove finalmente tutti saremo uniti nell'amore. Io sento profondamente in me una gioia sapendo che Gesù mi accompagna ogni giorno verso il Padre e mi prepara un posto al banchetto eterno, non perché sono perfetta, ma perché Lui mi ama e non mi inganna. Il suo amore supera le mie debolezze, e cosi è per ciascuno di noi, di voi. Ringraziamolo per questo suo amore e non stanchiamoci di ripagarlo amando gli altri. In questo periodo dell'anno qui fa caldo, e i nostri bambini stanno facendo gli esami. Accompagniamoli con preghiere, specialmente quelli che hanno problemi in famiglia. Oltre al normale lavoro, parrocchia, scuola di taglio e cucito, orfani, ecc., ogni settimana andiamo alle prigioni per condividere la Parola di Dio e pregare con loro. E' sempre un'esperienza molto forte, dove il cuore piange nel vedere come sono trattati. Un puro materasso per terra, senza fodera, nessun armadio per pochi oggetti personali come ciabatte o indumenti. Tutto viene messo sotto il materasso e tra un materasso e l'altro non c'è' spazio. Alle 4 del pomeriggio sono chiusi in carcere fino al mattino seguente. Un gabinetto per tutti, e sono più di 50 in una camera. Molti passano anni senza vedere amici o parenti. In carceri sopraffollate ci sono quelli condannati per anni ai lavori forzati, altri condannati a vita, altri condannati a morte. Ci sono anche mamme con piccolini... tutti chiedono un aiuto: sapone, olio, calze etc... quando ho qualche soldo extra cerco di comprare qualcosa. Poco tempo fa c'erano 7 prigionieri dell'Etiopia che dopo 4 anni di carcere sono stati graziati, rinviati direttamente in patria, ma non avevano più' vestiti per andare a casa. Noi, pur con sacrifici, abbiamo comprato per loro i pantaloni, le camice e le scarpe, tutto nuovo. I loro volti esprimevano una profonda gioia e si sono sentiti rispettati e amati. Ora chiudo questa lunga chiacchierata ringraziandovi ancora per il vostro aiuto e la vostra solidarietà. Con affetto grande vi abbraccio. Suor Piera Manenti St. Monica Parish P.O.BOX 80944 DALLAS plot n. 2119- KABWE-ZAMBIA Indialogo n. 219 21 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 22 I MISSIONARI CI SCRIVONO a cura di della Redazione Padre Domenico Pedullà Carissimi don René, don Matteo e comunità tutta di Tagliuno, anzitutto un caro saluto e un grazie riconoscente per la continua vicinanza alla mia persona e alla mia missione in Malawi/Zambia. Non ho potuto essere con voi per animare la giornata missionaria del 27 Ottobre come avevo promesso. Un impegno di congregazione, improvviso e inderogabile, mi ha impedito di rientrare in Italia in tempo per la giornata missionaria. Sono veramente dispiaciuto e nello stesso tempo imbarazzato per questo mancato incontro, ma confido nella vostra comprensione. Avrei voluto condividere con voi la bellissima esperienza di missione vissuta insieme al nostro carissimo Vescovo Francesco Beschi, quando lo scorso luglio fece visita ai missionari (sacerdoti, suore e laici) bergamaschi in Malawi. Come recita lo slogan della Giornata Missionaria Mondiale 2014 “Sulle strade del mondo”, il nostro Vescovo s’è messo in cammino con noi sulle strade del Malawi, per raccontare la sua fede e per dimostrare la volontà 22 Indialogo n. 219 che la Chiesa di Bergamo ha di camminare insieme alla Chiesa del Malawi. Ecco che allora, l’atto di fede, da parte di ogni battezzato si deve concretizzare nella metafora del cammino, uscendo dalle nostre comunità, per incontrare uomini e donne che hanno fame e sete di Dio. Dunque, un “andare” sulle strade del mondo, “insieme”, comunitariamente, a partire dalle strade della nostra cara Tagliuno fino agli estremi confini del mondo, per collaborare al cammino di fede altrui, ma nella consapevolezza che Cristo risorto “ci precede” e cammina con noi. Il mio ringraziamento, la mia preghiera e benedizione è oggi per tutti voi, carissimi don Renè, don Matteo e comunità di Tagliuno. Nella consapevolezza che il Signore ci precede e ci accompagna, non abbiamo paura di condividere la nostra fede camminando con gioia sulle strade del mondo. P. Domenico Pedullà Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 23 RUBRICHE Marina Fratus Angolo libri per adulti... LA FAVOLA DI NATALE GIOVANNINO GUARESCHI - ED. BUR RIZZOLI Questa non è certo una novità editoriale, ma l’universale messaggio di speranza insito nel racconto travalica il tempo e lo spazio, rendendolo quanto mai attuale. Fondamentale conoscere la genesi di questo libro: la sera del 24 dicembre 1944, nel lager tedesco di Sandbostel,Guareschi legge ai compagni di prigionia La favola di Natale, un racconto che tre muse d’eccezione – “Freddo, Fame e Nostalgia” – gli hanno ispirato nelle settimane precedenti. Accompagnata dalla musica composta per l’occasione da un altro recluso, il sorrentino Arturo Coppola, la lettura offre un po’ di serenità ai presenti, che per qualche ora riescono a dimenticare il clima di angoscia in cui vivono e a tornare, almeno con il pensiero, dai loro cari. Il testo, infatti, racconta il favoloso viaggio che un bambino, Albertino, compie la sera della vigilia di Natale per andare a trovare il padre, rinchiuso in un campo di concentramento. Il viaggio, affrontato insieme alla nonna, si rivela ricco di sorprese. E nel Bosco degli Incontri, che la simpatica mappa disegnata da Guareschi situa a metà strada tra il Mondo della Pace e il Mondo della Guerra,Albertino riesce finalmente a riabbracciare il genitore, scappato in sogno dal lager. Così, nonostante il poco tempo a loro disposizione, i tre possono festeggiare insieme la nascita di Gesù. Il povero prigioniero sa di dover rientrare nel lager,ma prova ad assaporare fino in fondo quel piccolo grande momento di vita familiare. A guerra conclusa, Guareschi decide di pubblicare la favola. Prima di consegnarla all’editore, però, impreziosisce il testo con alcune illustrazioni. Il corredo grafico, votato alla semplicità, passa da un registro all’altro con sorprendente scioltezza: la poesia si alterna con la satira, la malinconia con la voglia di sorridere, riconfermando l’idea che sottende il racconto: é impossibile spezzare i legami che uniscono un uomo alla sua interiorità, alla sua famiglia, alle sue idee, al suo passato. È impossibile impedire a un prigioniero di vivere la speranza che il Natale porta con sé. ...e ragazzi MERAVIGLIOSI RACCONTI DI NATALE JOSETTE GONTIER - ED. EINAUDI RAGAZZI Il Natale ha sempre offerto spunti e ispirazioni per creare bellissimi racconti, in tema naturalmente con l'amore e la bontà. Come da tradizione, quindi, non possono mancare le più belle favole, fiabe e racconti natalizi che riguardano i personaggi più o meno conosciuti dai bambini di tutto il mondo: Santa Claus, Babushka, i Re Magi, San Nicola, la Befana e molti altri personaggi propongono al giovane lettore un meraviglioso viaggio, fino al cuore dell'immaginario legato al Natale. Quattordici racconti che vengono da lontano, dalle tradizioni popolari, religiose o letterarie, da paesi lontani come la Russia ma anche da casa nostra. Curatissime illustrazioni impreziosiscono il libro, aiutando l’immaginazione dei più piccoli ad evocare la magica atmosfera del Natale. Indialogo n. 219 23 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 24 RUBRICHE Daniela Pominelli In viaggio verso i luoghi della fede In pellegrinaggio a Colonia Il Duomo di Colonia, una delle grandi cattedrali gotiche Europee, conserva un grande sarcofago in cui sono custodite le reliquie dei Re Magi. La frase “Siamo venuti per adorarlo”, che il Beato Giovanni Paolo II aveva scelto come tema per la XXV Giornata Mondiale della Gioventù del 2005 a Colonia, aveva offer to lo spunto per riscoprire queste misteriose figure che appaiono in pochi e brevi versetti solo nel Vangelo di Matteo. La presenza delle reliquie dei Magi nel Duomo di Colonia è preceduta da secoli di vicende storiche, durante le quali i Magi hanno continuato a “peregrinare” anche dopo la mor te. In sintesi, la tradizione narra che le reliquie furono inizialmente donate dalla madre 24 Indialogo n. 219 dell’imperatore Costatino, Sant’Elena a Eustorgio, un nobile greco che si era recato a Milano come inviato dall’imperatore stesso e, per le sue opere meritorie, venne acclamato Vescovo. A Milano, dopo la mor te di Eustorgio (anno 331) fu costr uita la Basilica a lui dedicata, all’interno della quale fu posto il sarcofago con le reliquie. Verso la metà del 1300, però, le reliquie erano scomparse da Milano. Cos’era successo? Milano, città ribelle all’imperatore Federico Barbarossa, non era degna di ospitare i re che si erano inchinati “al Re dei Re”, per cui il cancelliere imperiale, cappellano, consigliere e arcivescovo di Colonia, con un misterioso viaggio iniziato il 10 giugno 1164 e durato 43 giorni, por ta le reliquie a Colonia nella chiesa di S. Pietro, che diventerà nel 1248 l’attuale bellissima cattedrale gotica dove sono custodite in una preziosa arca di argento. Il Cardinal Ferrari, Vescovo di Milano, nel 1929 ottiene una parziale restituzione delle reliquie, ora conser vate in una preziosa urna posta sopra l'altare dei Magi. Al di là di queste vicende, la cui datazione è stata ricostruita con fatica, fin dall’antichità attorno ai Magi sono nate storie e leggende che continuano ad affascinare, e di fronte alle quali nasce spontanea una domanda: cosa possono trasmettere i Magi a noi, uomini e donne di oggi che ci avviciniamo alla Natività? Nel Presepe, come pure nelle raffigurazioni pittoriche di molte Chiese, i “Tre Re” in atto di adorazione davanti alla Sacra Famiglia sono immobili ma sembrano dire: “siamo finalmente arrivati alla meta dopo un lungo viaggio”. Richiamati da una Stella, si erano messi in Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 25 RUBRICHE cammino con totale fiducia e, in modo inaspettato, sono entrati nella storia della salvezza. Infatti, dopo un lungo peregrinare si sono trovati in prima fila davanti al Mistero dell’Incarnazione. Non sappiamo se hanno meritato questa prima fila, ma sicuramente l’hanno cercata, attesa e desiderata. Parafrasando il titolo del Cammino di Avvento 2013 proposto dalla nostra Diocesi, potremmo dire che i Magi “hanno seguito la stella contenti della buona notizia”. Benedetto XVI, nell’Angelus del 6 gennaio 2010, li aveva definiti “modelli degli autentici cercatori della verità”, ricordando che “Il culmine del loro itinerario di ricerca fu quando si trovarono davanti il bambino con Maria sua madre. Avrebbero potuto rimanere delusi, anzi, scandalizzati. Invece, da veri sapienti, sono aper ti al mistero che si manifesta in maniera sorprendente, e con i loro doni simbolici dimostrano di riconoscere in Gesù il Re e il Figlio di Dio. Solamente in quel bambino si manifesta la forza di Dio, che raduna gli uomini di tutti i secoli, perché sotto la sua signoria percorrano la strada dell’amore, che trasfigura il mondo”. Benedetto XVI, dopo aver fatto notare che “i credenti in Gesù Cristo sembrano essere sempre pochi”, si era domandato perché “alcuni vedono e trovano e altri no”. La risposta, secondo lui, era “la troppa sicurezza, la pretesa di conoscere perfettamente la realtà e la presunzione di avere già formulato un giudizio definitivo sulle cose rendono chiusi e insensibili i cuori alla novità di Dio. E così non ci si lascia più sconvolgere nell’intimo dall’avventura di un Dio che vuole venirci incontro”. Credo che l’esempio dei Magi sia proprio l’immagine della novità della Buona Novella, perché testimonia che non siamo vicini o lontani dal regno di Dio per differenza culturale o religiosa. Il confine tra l’indifferenza e l’adesione non può che passare dal nostro cuore; solo in vir tù di una generosa adesione nata dal cuore è possibile iniziare un cammino e arrivare davanti al Dio che si è fatto uomo e tra gli uomini ha preso casa. La scelta di andare in pellegrinaggio a Colonia per rendere omaggio alle reliquie dei Re Magi può quindi esprimere il desiderio di un abbandono fiducioso a Dio, che a volte sconvolge i nostri programmi e sceglie di fermarsi nei luoghi più difficili, invitandoci a trascurare il piccolo mondo ordinato che insistiamo a costruirci con cura. Indialogo n. 219 25 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 26 RUBRICHE Bruno Pezzotta Cronache 100 anni in un quaderno Alla ricerca di nuovo materiale storico, il giorno di Ferragosto trovo un quaderno di medio formato, di grosso spessore, tenuto insieme da un cartonato marrone scuro, che nel tempo ha richiesto qualche pezzo di nastro adesivo per conservarne la consistenza. Sulla copertina, la tipica etichetta con i bordi smussati a forma ottagonale dice “Cronaca Parrocchiale Tagliuno 1899…”; c’è lo spazio per un'altra data che nessuno però ha mai scritto. Sulla prima pagina, ingiallita dal tempo ma ancora in ottimo stato come tutte le pagine successive, si legge la medesima intestazione “Cronaca Parrocchiale di Tagliuno dall’anno 1899 all’anno... (cinque puntini mai sostituiti da una data), preceduta da memorie storiche raccolte dal parroco locale don Pietro Mazzoleni l’anno 1899, primo del suo Pastoratico”. E’ lo stesso don Mazzoleni che scrive, per tutti gli anni a seguire preciso narratore delle vicende della comunità; talvolta viene sostituito da mani diverse, fatto questo abbastanza evidente in quanto la sua grafia, decisa ma lineare ed inclinata totalmente verso destra, è inconfondibile.Le cronache di don Mazzoleni arriveranno fino al luglio 1946, poche settimane 26 Indialogo n. 219 prima della sua morte, per essere poi sostituite fino all’agosto 1972 dal racconto di don Giuseppe Martinelli; dall’agosto del 1972 al giugno 1996, è don Giacomo Belotti a scrivere e, per i due anni seguenti, il suo successore. Cento anni esatti, cento anni di avvenimenti storici, liturgici, talvolta di costume, di persone, fatti e vicende che vorrei raccontare da qui e nei prossimi numeri, scegliendo quelle ritenute più interessanti tra il 1899 e il 1972, per ovvie e Altare maggiore, 1783 comprensibili ragioni, e comunque con adeguata selezione. Don Mazzoleni, intenzionato a mettere su carta la vita parrocchiale della comunità che gli viene affidata nel 1898 (ricordato che era a Tagliuno già da nove anni con il ruolo di coadiutore del suo predecessore don Antonio Suardi), ripor ta la cronologia della costruzione della Chiesa Parrocchiale partendo da queste note che, nonostante un inchiostro marrone sbiadito, si leggono bene: “La primitiva Chiesa Parrocchiale, Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 27 RUBRICHE Organo, 1789 sotto il titolo di S. Pietro Apostolo, sorgeva nella località denominata ora – sul Castello – attualmente ridotta a vigna di proprietà di questo beneficio parrocchiale (…) Vi si celebrarono le funzioni sino al principio del XVI secolo. Indi, per maggior comodità della popolazione, essendo la detta chiesa angusta e discosta dall’abitato, la celebrazione delle parrocchiali funzioni e amministra- Arredo sagrestia, 1778 zione dei Sacramenti si trasferì nell’altra chiesa più antica, dedicata a S. Lorenzo Martire, sita nel luogo stesso ove sorge l’attuale parrocchiale. Ciò risulta dalla visita che S. Carlo (Borromeo) fece appunto a questa chiesa di S. Lorenzo, sostituita quale parrocchiale all’antica di S. Pietro Apostolo” (si tratta della visita pastorale del cardinale di Milano nel settembre 1575 di cui abbiamo già narrato in precedenza). Il periodare della frase è un po’ confuso ma il senso è chiaro: sul luogo dell’attuale Chiesa Parrocchiale dedicata a San Pietro, ne esisteva una di modeste dimensioni intitolata a S. Lorenzo, ma che verrà completamente ricostruita a partire dal 1621, per essere intitolata al Principe degli Apostoli oltre due secoli dopo. nel 1828, con una celebrazione presieduta dall’allora Vescovo di Pavia, Monsignor Luigi Tosi. Don Mazzoleni è precisissimo da qui in avanti, al punto di elencare diversi interventi dentro e fuori le mura della Chiesa, fra i quali: fra il 1725 ed il 1740 vengono realizzati il Coro, la Sagrestia e la Cappella attigua al presbiterio, oggi sede del Santissimo; nel 1745 viene ultimato l’altare maggiore con “preziosi marmi di lapislazzuli ed ametista”, altare che verrà consacrato il 28 ottobre 1745 dal Vescovo Mons. (…illeggibile), delegato dal Vescovo di Bergamo Mons. Antonio Redetti; nel 1750 viene ultimato l’altare della Cappella dove oggi è collocata la statua della Madonna delle Vigne; nel 1778 vengono definitivamente ultimati i sedili del Coro; nel 1789 viene mostrata per la prima volta alla popolazione la statua della Madonna (il miracolo delle Vigne è di otto anni prima); nel 1871 l’organo viene ampliato e portato alle attuali dimensioni. Mezza pagina è dedicata poi al campanile, definito uno dei più ar tistici della bergamasca, innalzato nella forma attuale fra il 1790 ed il 1810, “le cui pietre per realizzarlo vengono cavate dalla località Corno di questo paese”. Le campane, una o più, vengono applicate nel 1801, per essere rifuse nel 1830 ed inaugurate il 9 ottobre 1831 dal vescovo di Bergamo Mons. Carlo Morlacchi. Un ultimo cenno, tre righe circa, riguarda il cimitero, ultimato nel Indialogo n. 219 27 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 28 RUBRICHE 1809. Nelle tre pagine seguenti don Mazzoleni racconta del succedersi dei parroci cominciando da don Giovanni Pagani “il primo di cui si poté avere notizie”. In realtà la notizia è imprecisa perché gli atti della visita di San Carlo consentono di conoscere i suoi due predecessori, don Magnanimo Borella, presente almeno fino al 1588, e don Francesco da Terzo, che nel 1590 verrà sostituito da don Pagani, probabilmente Tagliunese, che finirà i suoi giorni alla mezzanotte del 21 dicembre 1609 quando nella casa parrocchiale verrà “ucciso da un’archibugiata di malandrini”. Statua della Madonna, 1740-1743 28 Indialogo n. 219 Coro, 1788 A don Pagani si succedono alcuni parroci presumibilmente non bergamaschi, considerati i cognomi: dopo i cinque anni di don Ludovico Benigni, seguiranno i sette di don Giuseppe Ficieni, i diciassette anni di don Ottaviano Loglio, i trentacinque di don Francesco Viscinello e i trenta di don Giuseppe Betti, originario di Adrara S. Rocco. Prima di arrivare a don Pietro Mazzoleni si succederanno altri nove parroci, fra cui citiamo due Tagliunesi, don Giacomo Vitali e don Francesco Caldara, anche se sul primo c’è il dubbio che fosse di Adrara San Martino. Particolare storico curioso, fra questi nove, don Stefano Zanotti, nativo di Spirano, ebbe la presenza più breve come parroco, perché morì prematuramente. Fece il suo ingresso in parrocchia nel 1826 il giorno della Festa della Madonna delle Vigne (allora si celebrava in ottobre ed era la “Madonna delle Gattole”), e i suoi funerali si celebrarono dopo tre anni esatti, nella stessa giornata di festa, dopo poco più di un anno che l’attuale Chiesa era stata dedicata a S. Pietro Apostolo. Questa lunga premessa, un anticipo delle cronache che da lì in avanti don Pietro Mazzoleni racconterà, è stata scritta il primo giugno 1899, come precisa lo stesso sacerdote a chiusura di pagina. Dalla pagina successiva inizierà a raccontare le vicende parrocchiali partendo dalle sue note autobiografiche e dalla sua data d’ingresso in Parrocchia, il 30 gennaio 1899. Ne daremo conto nelle prossime occasioni. Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 29 RUBRICHE Bruno Pezzotta Cronache La storia del 25 dicembre La festività del Santo Natale cade, il 25 dicembre; questa data è quella storica del Bambinello venuto alla luce nella mangiatoia, oppure quella scelta dalla Chiesa per contrastare e, in qualche modo, accantonare le feste pagane legate al solstizio d’inverno? Fu una scelta pastorale senza collegamento con la data precisa della nascita di Gesù, che nessuno sarebbe stato in grado di determinare con precisione? Questo è quanto nei secoli si è sempre ritenuto, e che i cosiddetti “esper ti” hanno sempre affermato. Ebbene, pare proprio che invece Gesù possa essere nato proprio un 25 dicembre. E’ dal concepimento di Giovanni il Battista che occorre iniziare. Lo dice il Vangelo di Luca quando parla della coppia dei genitori di Giovanni, gli anziani Zaccaria ed Elisabetta, precisando che Zaccaria era un membro della classe sacerdotale detta di Abia, che officiava presso il Tempio di Gerusalemme e che, come scrive Luca, quando il vecchio Zaccaria ebbe l’apparizione dell’Arcangelo Gabriele che gli annunciava come la sua sposa avrebbe avuto presto un figlio, “officiava nel turno della sua classe”, era cioè in ser vizio effettivo al tempio. Le ricostruzioni storiche ci dicono che le caste sacerdotali erano suddivise in 24 classi che, in un ordine immutabile, prestavano servizio liturgico al tempio per una settimana, due volte all’anno. Lavorando su testi rinvenuti nella nota località di Qumran, un docente dell’università ebraica di Gerusalemme Indialogo n. 219 29 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 30 RUBRICHE sarebbe riuscito a precisare l’ordine cronologico con cui si susseguivano le 24 classi sacerdotali. Una delle due volte che toccava alla classe di Zaccaria corrispondeva all’ultima decade di settembre. Ed è in quei giorni dunque che Zaccaria riceve il messaggio che sarebbe diventato presto padre di Giovanni il Battista. Perché questo è impor tante? Perché dai Vangeli sappiamo che quando Maria riceve l’annuncio della sua maternità, Elisabetta è al sesto mese di gravidanza, quindi siamo intorno alla fine di marzo, esattamente sei mesi dopo che Zaccaria ha ricevuto il messaggio, quand’appunto la Chiesa colloca l’Annunciazione di Gesù, il 25 marzo, da cui decorrono i nove mesi naturali che vanno dal concepimento alla nascita. Una catena di eventi puntualmente fra loro coerenti che si estende per 15 30 Indialogo n. 219 mesi fornisce al 25 dicembre una sua ragionevolezza storica, superando la giustificazione piuttosto frettolosa della scelta del 25 dicembre intesa come sovrapposizione su riti pagani. Infatti: - in settembre, come dicono le ricostruzioni dei servizi liturgici al tempio, l’annuncio a Zaccaria ed il concepimento di Giovanni il Battista; - in marzo, sei mesi dopo, come dice Luca nel suo Vangelo, l’annuncio a Maria; - in giugno, tre mesi dopo e secondo il ciclo naturale di nove mesi, la nascita di Giovanni; - in dicembre, sempre secondo i nove mesi naturali, la nascita di Gesù. Ecco dunque come il 25 dicembre, diventa storicamente credibile, potendo affermare ragionevolmente che non fu fissato a caso. E l’anno di nascita? Qui la storia aiuta di più, par tendo da due avvenimenti sulla cui cer tezza storica non c’è alcuna possibilità di errore: la mor te di Erode il Grande e il censimento del governatore. Quirinio. La mor te del re si pone nell’anno 750 dalla fondazione di Roma, per i primi cinque secoli dopo la nascita di Gesù punto assoluto di riferimento per la datazione cronologica degli avvenimenti storici, almeno fino a quando il monaco Dionigi il Piccolo, mor to nel 526 d.C., fissò l’anno zero con la venuta al mondo del Bambino. Poiché la fondazione di Roma sarebbe avvenuta nel 754 a.C., se diamo al Natale l’anno zero, Erode il Grande muore quattro anni prima della venuta alla luce di Gesù, di fatto impossibile perché lo stesso Erode è protagonista, come sappiamo, delle vicende dei primi giorni quando voleva uccidere il Bambino. Per questo Gesù non può essere nato nell’anno zero, ma a qualche anno prima. Quando precisamente? Ci aiuta il secondo avvenimento, cioè il censimento. Publio Sulpicio Quirinio diventa governatore della Siria, la grande provincia che comprendeva la Palestina, una prima volta fra gli anni 12 e 8 a.C., ed una seconda fra gli anni 6 e 7 a.C. E’ durante questo secondo periodo che ritiene di indire un nuovo censimento, dopo quello che vide Maria e Giuseppe recarsi a Betlemme, luogo della casa e Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 31 RUBRICHE della famiglia di Davide dove il censimento doveva aver luogo. Luca racconta del secondo censimento negli Atti degli Apostoli, escludendo per tanto che questo riguardi quello della nascita di Gesù, a vantaggio del primo che motiva il viaggio a Betlemme, e collocando per tanto la nascita del Figlio di Dio intorno ad otto anni prima dell’anno zero. Perché dare attendibilità a Luca al di là dei due riferimenti storici? Perché Luca era un medico, scrupoloso e preciso in quello che scriveva, è ciò è chiaro dalle parole con cui apre il suo Vangelo che invia a Teofilo: “Poiché molti han posto mano a comporre un racconto degli avvenimenti che si sono compiuti tra noi (…) è parso anche a me, che fin dall’inizio ho accuratamente investigato ogni cosa, di scriverne con ordine, o illustre Teofilo” (Luca 1, 1-3). La sua scrupolosità induce alla veridicità di quanto precisa poi nel racconto sacro. Che poi gli studiosi convengano nell’affermare che Gesù non poté nascere che fra otto e quattro anni prima del fatidico anno zero, poco impor ta. L’impor tante è che Lui sia nato, e che ancora oggi quella nascita costituisca lo spar tiacque dell’umanità, il prima ed il dopo. (Le informazioni contenute in questo articolo sono il risultato degli studi compiuti da: Dionigi il Piccolo, un monaco originario della Scizia, che visse a Roma tra la fine del V e l'inizio del VI secolo; Annie Jaubert (francese) e Shemariahu Talmon (ebreo), che negli anni 50 hanno comparato indicazioni dei Vangeli ed i testi di Qunram). Aspettando il Natale... 15 minuti con Dio e PreghierAdo Indialogo n. 219 31 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 32 RUBRICHE Gaia Vigani Arte e fede La Fuga in Egitto: viaggio di speranza e di fede “… Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.” (Mt 2,13-15). Solo Matteo narra nel suo Vangelo del viaggio in Egitto, e questi pochi versetti sono tutto ciò che gli artisti hanno avuto a disposizione per rappresentare una scena talmente semplice da poter quasi risultare banale. È forse questa la motivazione che nei secoli ha portato i pittori a favorire la raffigurazione della strage degli innocenti, cioè la causa di quel viaggio: dal punto di vista emotivo è sicuramente più d’impatto vedere rappresentato il massacro di molte giovani vite rispetto a una piccola famiglia che percorre le polverose strade della Palestina. Eppure, se ci fermiamo a guardare alcune opere d’arte che rappresentano la fuga in Egitto, possiamo riflettere e scoprire che dietro quell’immagine semplice c’è molto di più. Seguiamo l’ordine cronologico e osserviamo uno degli splendidi mosaici della Cappella Palatina (Palazzo dei Normanni, Palermo XI secolo): sulla sinistra possiamo vedere un angelo benedicente che scende dal cielo per portare l’avvertimento e il comando di Dio a Giuseppe, che si presenta addormentato in una posizione incredibilmente naturale e un po’ scomposta. Il volto di quest’ultimo, corrucciato e teso, rivela le sensazioni che dovevano albergare nel suo cuore pensando non solo che Erode voleva uccidere il piccolo Gesù, ma anche alle difficoltà che avrebbe compor tato un lungo viaggio con la sua famiglia. Eppure, nonostante queste paure, Giuseppe parte alla volta dell’Egitto e, nella parte destra dell’opera, vediamo una scena familiare semplice e gioiosa che rappresenta il viaggio: Maria è sorridente sopra l’asino, mentre il piccolo Gesù sembra salutarla stando sulle forti spalle del padre che lo stringe forte per non far cadere quel “carico” prezioso. Ora sorride Giuseppe, forse per la sensazione della mano di Gesù teneramente appoggiata sui suoi capelli, o forse perché è finalmente giunto a destinazione; 32 Indialogo n. 219 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 33 RUBRICHE dalla vegetazione si capisce che siamo ormai in Egitto: gli alberi frondosi cedono il posto alle palme, e il mar Rosso abbondante di pesci scorre a pochi passi dalla piccola comitiva. Sorride Giuseppe con il suo bambino sulle spalle, in un gesto che ha attraversato i secoli, e che ancora oggi padre e figlio condividono; eppure, oltre a questa tenerezza, in quel gesto possiamo rivedere quello dei pastori che portano sulle spalle gli agnelli; ed ecco che, in un attimo, il gesto paterno tanto dolce si carica di un significato profetico molto for te: ci viene ricordato che Gesù è l’Agnello che verrà immolato per la salvezza degli uomini. Se passiamo ad un dipinto molto celebre di Caravaggio dal titolo “Riposo nella fuga in Egitto” (1596-97), ci rendiamo conto subito che l’atmosfera cambia completamente, soprattutto perché abbandoniamo l’oro sfarzoso dei mosaici per perderci nell’incanto delle luci e delle ombre tanto cari al pittore bergamasco. Compare in questa scena un personaggio che non viene citato nel Vangelo e che mai era stato raffigurato prima in questo contesto: si tratta di un angelo che suona con il violino una ninnananna del compositore fiammingo Noel Bauldewijn, composta a par tire dal testo biblico del Cantico dei Cantici 7,7: Quam pulchra et quam decora carissima in deliciis, che significa "Come sei bella e leggiadra, carissima per le tue delizie"; testo inserito tra quelli del vespro proprio del periodo. Caravaggio, facendo trasparire attraverso le note il contesto liturgico, mostra Maria che durante la fuga in Egitto vive il suo primo dolore, un presentimento del suo pianto sotto la croce. Ancora una volta la rappresentazione di questa scena ci rimanda al sacrificio di Cristo sulla croce, e questo risulta evidente guardando la par te destra del dipinto: Maria è addormentata e strige al petto il Bambino in un gesto estremamente dolce e protettivo, ma il suo volto è contratto in un’espressione che sembra quasi di dolore, la stessa che siamo abituati a vedere nelle rappresentazioni della Pietà. Se spostiamo lo sguardo sul bambino, però, veniamo pervasi da una sensazione di pace e serenità: Caravaggio nella sua genialità riesce a trasmettere, oltre a ciò che rimanda al dolore della croce, il messaggio di pace che il Cristo è venuto a por tare agli uomini; in quel bambino che dorme si rivela nuovamente la speranza dell’umanità. Indialogo n. 219 33 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 34 RUBRICHE Infine , se r ivolgiamo il nostro sguardo ad un dipinto, for se sconosciuto, di Mer son dal titolo “Riposo dalla fuga in Egitto” (1880), ci troviamo ad osser vare una scena nottur na dall’ambientazione piuttosto str ana, ma sicur amente molto chiar a: la gr ande sfinge ci dice che siamo già in Egitto, e che il viaggio è ormai quasi al ter mine . In basso, quasi al centro, c’è la figur a di Giuseppe che dor me avvolto in un mantello con il capo appoggiato su un gr adone dello stor ico monumento. Sicuramente , ciò che attir a di più la nostr a attenzione , è il piccolo punto di luce sulla sinistra: è la Luce del mondo, il piccolo Gesù che r ischiar a il buio deser to in cui vive l’umanità. Egli è ancor a una volta tr a le br accia della madre , che si abbandona a sua volta tr a le br accia della celebre sfinge (decisamente troppo piccola dal punto di vista delle proporzioni); la sfinge , illuminata da una pallida luce lunare , sembr a sor r idere serenamente quasi fosse consapevole che tra le sue zampe di pietr a si cela la ver a ed unica r isposta a tutte le domande dell’umanità che per tr adizione venivano custodite propr io dalla creatur a mitologica. Analizzando le tre opere abbiamo compreso come un semplice episodio possa trasformarsi in un veicolo efficace e diretto non solo di una par te della stor ia di Gesù, ma anche del messaggio evangelico e cristologico espresso dalle Sacre Scr itture . Al contempo però, nel vedere la Famiglia di Nazareth che affronta le fatiche di questo viaggio, non possiamo non pensare all’attualità di questa immagine; non possiamo non pensare alle famiglie degli immigr ati che r ischiano tutto nella sper anza di una vita migliore e più 34 Indialogo n. 219 dignitosa. Molti sono ancor a i viaggi della sper anza che gli uomini affrontano ogni gior no, ma, osser vando la r appresentazione della fuga in Egitto, possiamo vivere queste sfide con fiducia e sper anza perché il Signore è vicino a noi ad ogni passo, e la Sua luce può r ischiar are ancor a i deser ti bui delle nostre vite di pellegr ini. Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 35 RUBRICHE Renato Bertoli Salute e Benessere L’attività fisica e l’osteoporosi L’osteoporosi è una malattia molto conosciuta che può progredire per diversi anni senza dare alcun sintomo e, quando compare, spesso è già in fase avanzata. A volte ci si accorge di averla a seguito di una frattura, o dopo aver rilevato che la nostra statura è improvvisamente diminuita. La perdita di densità ossea, che è la risultante più impor tante di questa malattia, comincia silente e progressiva dopo i 50 anni, colpisce soprattutto le donne (1 su 3 dopo la menopausa), ma anche gli uomini non ne sono esenti (1 su 5 dopo i 60 anni). L'aspettativa di vita decisamente superiore ha fatto crescere sempre più il numero di persone con questo problema. Se dopo i 75 anni l'incidenza nella donna è del 43% e nell'uomo è del 20, oltre gli 85 anni interessa addirittura il 60% delle donne e il 40 % degli uomini. Si stima che solo in Italia siano quattro milioni le persone colpite da osteoporosi, e che le fratture siano 250mila, di cui 70mila al collo del femore. E ora par liamo dell’attività fisica, rimedio fondamentale e indispensabile per combattere l’osteoporosi; l’obiettivo primario è l’incremento della massa ossea attraverso la stimolazione meccanica, il miglioramento della capacità aerobica e l’irrobustimento muscolare. E’ chiaro che non si può pensare di affrontare il problema solo dopo che si è presentato; bisogna anticipare le mosse iniziando la prevenzione e l’attività fisica fin dai primi anni di vita. E’ molto impor tante svolgere attività durante l'età dello sviluppo, perché permette di raggiungere un elevato livello di massa ossea; crescendo, poi, si impara a migliorare l'equilibrio, i riflessi, e il tono muscolare: tutti fattori indispensabili per prevenire il rischio delle cadute che hanno come conseguenza le fratture; migliorando la resistenza e la densità ossea, l'attività fisica è in grado di prevenire la comparsa di fratture in seguito a traumi. Ma quale attività fisica è più indicata nei soggetti colpiti da Osteoporosi? Indialogo n. 219 35 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 36 RUBRICHE ESERCIZI A CARICO NATURALE O CORPO LIBERO Sono par ticolarmente indicate per il soggetto osteoporotico tutte le attività eseguite a carico naturale, in cui il peso corporeo grava sulle ossa; il peso del corpo unito alla forza di gravità stimola positivamente la calcificazione con conseguente aumento della densità ossea. Per tanto le attività fisiche da preferire sono: camminata, marcia, ballo, salire e scendere le scale. Per quanto riguarda la corsa leggera, è meglio evitarla per scongiurare il rischio di fratture. Il ciclismo, il nuoto e il fitness in acqua sono invece esercizi in cui il carico sulle ossa è inferiore, e risultano dunque meno indicati per l’osteoporosi, anche ma pur sempre utilissima per altre patologie. Buona norma sarebbe ripetere questo lavoro due volte la settimana per 45/60 minuti. ESERCIZI DI RESISTENZA CON PICCOLI ATTREZZI Anche gli esercizi di resistenza, se eseguiti sotto controllo medico e sotto la super visione di personale qualificato, sono molto efficaci per rafforzare la muscolatura e diminuire il rischio di cadute. A tal proposito è utile eseguire 2-3 volte alla settimana esercizi con pesi leggeri o elastici in modo da rinforzare e stimolare la muscolatura sia degli ar ti inferiori che superiori. In presenza di osteoporosi è impor tante l'aumento graduale dei carichi, perché più peso grava sulle ossa, più queste si rinforzano. ESERCIZI POSTURALI DI BALANCE Se eseguiti regolarmente, riducono il rischio di fratture migliorano l'allineamento del corpo e l'equilibrio. Sono esercizi di stretching ed allungamento che aiutano la muscolatura a rilassarsi e migliorano la qualità dei nostri movimenti. ESERCIZI DANNOSI PER I SOGGETTI AFFETTI DA OSTEOPOROSI Dannosi, e quindi da evitare assolutamente, sono tutti gli esercizi che compor tano flessioni o torsioni eccessive del rachide, oltre ai lavori dove sono molto sollecitate l’ar ticolazione di anca e ginocchio, proprio per non andare a gravare su due strutture già a rischio di fratture. E’ indispensabile, dunque, combattere questa malattia, che non possiamo nascondere, ma affrontare. Non è mai troppo tardi per iniziare a fare attività fisica; i modi e le possibilità sono tanti; dovete solo assicurar vi di essere seguiti da operatori qualificati e professionali; poi, armati di un pizzico di coraggio e di un po’ di forza di volontà, sarete pronti a dare un bel calcio all’osteoporosi per lasciare spazio ad un invecchiamento più sicuro. 36 Indialogo n. 219 Indialogo N.219 9-12-2013 11:16 Pagina 37 RUBRICHE Alessandro Pezzotta Angolo Humor Ai tec… AIUTO!!! In questo numero ho deciso di abbandonare barzellette e freddure per occuparmi di alcuni strumenti che dovrebbero semplificarci la vita, ma rischiano di farla diventare un “inferno”. Partiamo dai telefonini. Mi sento terribilmente vecchio nel pronunciare questo termine, perché il loro vero nome è “smartphones”, cioè “telefoni intelligenti”, e tutto sono tranne che…ini, cioè piccoli. Li producono grandi come mattoni, fragili come cristallo, cari come l’oro e con una batteria che dura il tempo di uno starnuto. Cos’è che li fa essere intelligenti? Se chiedete agli esperti in materia, vi diranno che hanno processori “quad-core”, molti giga di ram, schermo “full accadì”, e via di questo passo. Scattano fotografie fantastiche, hanno video nitidissimi, permettono di navigare in Internet a velocità ottimale. Fin qui, possiamo anche concordare, ammesso di aver capito qualcosa. Veniamo al punto critico. Se si chiamano telefoni, ci si aspetta che siano in grado di telefonare. Bene, questo lo fanno. Ma, la loro esplosione sul mercato non dovrebbe essere in virtù della loro praticità? Cosa ci sarebbe di pratico in un “mattone” da tenere in tasca, che quando ti chiamano sembri posseduto dal diavolo? Con tutte le forze che hai tenti di estrarlo, ma lui non ne vuole sapere. Tutti ti guardano allibiti, pensando che tu abbia un ragno nei pantaloni, mentre lui continua a suonare ad un volume assordante e con le più improbabili suonerie. E’ diventata ormai una scena tanto comune da poter essere quasi trascurata. Camminando in strada, poi, si incrocia gente che rischia di battere la testa ovunque perché stava messaggiando e, per citare lo Zio Barba, “aveva la testa nel sacco”. Siamo schiavi di questi arnesi, al punto da doverli guardare ogni tre secondi con l’ansia di ricevere un sms, una mail, oppure di sapere se qualcuno ci ha “taggato” su Face book. Stiamo diventando bravissimi a farci i fatti degli altri, ma anche a pubblicare i nostri, senza riguardo. Sbaglia chi pensa che il fenomeno riguardi solo i giovani, perché coinvolge proprio tutte le età. Per non parlare dei tablet, le “tavolette” leggerissime, tanto comode per navigare in internet, guardare immagini e video, giocare. Si possono usare anche come telefoni: con molta naturalezza, è possibile parlare con una “piastrella” in mano. E’ bene ricordare che gli auricolari esistono e costano solo 20 Euro, da aggiungere agli 800 Euro del tablet. Pochi Euro, ma fanno la differenza!. Ho incontrato un muratore che usava il tablet come livella, probabilmente grazie ad una specifica “App”. E’ un po’ cara come livella, ma sicuramente fa sentire “in”. Ci sono inoltre bambini di ogni età, anche molto piccoli, già assorbiti da questi oggetti indiavolati. Forse i genitori hanno trovato come tenerli buoni senza troppa fatica? Ho usato un tono ironico per esprimere il mio pensiero, ma con l’intenzione di riflettere sulla reale funzione delle nuove tecnologie. L’utilità delle innovazioni tecnologiche è indiscutibile, ma non devono annullare la capacità del cervello di gestire la nostra vita. Chi decide, chi agisce, chi sceglie, siamo noi, e questo non va dimenticato. Diversamente, la rivoluzione dei sistemi di comunicazioni, ci porterà a dimenticare i principi umani della comunicazione e delle buone relazioni. Resteremo tutti “soli”, a parlare con amici virtuali attraverso un tablet. Indialogo n. 219 37 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 38 RUBRICHE Ezio Marini Zio Barba Pellegrino Il rosario e la giostra CALCIO A piedi non si fanno code tra Tagliuno e Calcio. Piazza Valverde - Castello di Calepio - scaletta - Porto - alzaia della roggia Fusia - Palazzolo. Qui un bel caffè sotto i portici, al Bar del Centro, e via tra canali e canaletti e campi e boschetti fino a Pontoglio e Urago d’Oglio, dove, nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo, una nonnina si stacca dal suo banco e viene a pregare con me, illustre sconosciuto con zaino e barba. Alla fine, estrae dalla borsetta una colorita coroncina di rosario:‘ho tanto pregato con questa corona, per piacere accettala, è tua: ora vai avanti tu’. La metto in tasca mentre passo il fiume Oglio tra Urago e Calcio, acqua paludosa e silente a monte, tormentosa e scrosciante a valle. L’antica Pieve di Calcio è fasciata di ponteggi.Da un pertugio nella porta sbarrata faccio passare nel vuoto del cantiere interno un canto in lingue e una sbirciatina tra la polvere. Poi raggiungo da lato l’enorme chiesa parrocchiale di S. Vittore , per volumetria la più 38 Indialogo n. 219 grande della Lombardia dopo il Duomo di Milano. Un paese di cinquemila abitanti, naturalmente, ci ha impiegato un sacco di generazioni per costruirla. A poca distanza dalla fiancata occidentale si affaccia sulla via imbandierata (sono capitato a Calcio nel giorno della sua festa più sentita, San Gottardo) un cortile rurale che profuma di mucche quanto le bancarelle profumano di zucchero filato. Ma non è l’unica convivenza ardita che questa imponente chiesa si permette di proporre in tempi duri come questi: se sul fianco c’è una stalla, alla porta c’è la giostra, che scopro dopo essermi ripreso dalla sensazione di vuoto nel vacillare alzando lo sguardo dall’interno verso l’altissima volta della cupola. Appena uscito sul sagrato, un secondo capogiro al vedermi volare davanti ragazzi felici vorticosamente sospesi sui seggiolini di un’incredibile giostra a pelo di facciata. Il sagrato, terra sacrata, diventa un fragile profano confine tra la libertà appesa alle catene e la processione che sta per varcare la soglia. La statua di San Gottardo, la banda, il vescovo di Cremona Dante Lafranconi (un nome solenne come la chiesa) si affacciano sulla giostra, che si affloscia, si ferma e tace. Mi accodo con gli ultimi fedeli e cammino lentamente, a ritmo di banda. Il maestoso viale centrale di Calcio è degna cornice del corteo. Nello spazio, vado avanti. Ma nel tempo, torno indietro: penso alla banda del paese della mia fanciullezza, San Gottardo di Rota Dentro; e penso alla giostra di Tagliuno, quella che si accampava in via San Rocco e girava e girava e io non sono salito e ormai non gira più. Un passo avanti, un passo indietro, quasi mi blocco. Ma devo proseguire, che pellegrino sarò mai? All’improvviso ricordo la coroncina della nonnina di Urago d’Oglio. La tolgo dalla tasca, al sole di questo quattro maggio, festa di S. Gottardo, in tedesco Gotthard,‘Forte in Dio’. Ne carezzo le decine, una verde, l’altra arancione,la terza rossa,la quarta gialla,l’ultima blu:‘ho tanto pregato con questa corona, per piacere accettala, è tua, ora vai avanti tu’. La reggo tra le dita, sullo sfondo del cielo: colorata come la giostra, rotonda come la giostra. Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 39 RUBRICHE Ezio Marini ‘N dialèt Fà hanmartì Se tutti i Santi e le Madonne stanno ritti in milioni di cappelle di migliaia di chiese, il merito è di San Martino. A lui infatti risale l’uso del nome ‘cappella’, un tempo riservato esclusivamente alla nicchia che ospitava la statua o il dipinto che lo ritraggono con il famoso mantello condiviso con il povero: mantello chiamato classicamente ‘cappa’, piccola ‘cappa’, ‘cappella’, per la quale anche ogni nicchia che ospitava questo Santo fu chiamata ‘cappella di San Martino’. In un secondo tempo il termine fu però esteso a qualsiasi altra nicchia, anche se non dedicata a San Martino. Ma San Martino ha lasciato il segno anche fuori dalle chiese, più esattamente nel mondo rurale, dove i contadini lavoravano i possedimenti dei ‘signori’ secondo un contratto annuale che tradizionalmente scadeva il primo novembre. Se il proprietario non li confermava, avevano dieci giorni di tempo per trovare un altro padrone. L’undici novembre, giorno di San Martino, chi doveva andarsene raccoglieva le poche cose e i tanti figli e si metteva in marcia verso nuove speranze. Per indicare questo trasloco fissato nella ricorrenza di San Martino, tutti dicevano ‘fare sanmartino’,‘fà hanmartì’, un’espressione che si usò in seguito (e ancora oggi sussiste qui e là nei nostri paesi) anche per un qualsiasi trasloco in un qualsiasi periodo dell’anno. Il dramma del carretto però è ritornato.Il carretto è diventato un barcone. Ora ‘fare sanmartino’, che comunque costituisce un momento faticoso e difficile della propria vita anche quando si va a ‘star meglio’, va riassumendo un’attualità dolorosa del nostro tempo: quanto ‘fare sanmartino’ per mari e per strade,via dalle fabbriche vuote e dai negozi chiusi! E poi, quanti sanmartini che nessuno può evitare, quante case in cui nessuno può fermarsi, per traslocare nella malattia, nella solitudine, fino al sanmartino più importante, il trasloco della morte. La nostra vecchia casetta resta vuota, la cappa di San Martino non basta più. Ma sopra il tetto c’è un fascio di Luce. Indialogo n. 219 39 Indialogo N.219 9-12-2013 10:53 Pagina 40 ANAGRAFE PARROCCHIALE don René Zinetti Battesimi Defunti Il Battesimo ci fa “morire” al peccato e ci fa “risorgere” come figli di Dio donandoci la vita di Gesù Cristo risorto. Come figli di Dio entriamo a far parte della Chiesa. Ascolta, o Signore le preghiere della tua Chiesa per i nostri cari; la loro fede li ha associati al popolo dei credenti, la tua misericordia li unisca ora all’assemblea dei Santi nella tua dimora di luce e di pace. 22/09/2013 Miriam Patelli di Giuseppe e di Vezzoli Elena Via A. Moro 14/09/2013 Luciano Angelo Vescovi di anni 53 via Copernico, 4 Alessandro Perletti di Paolo e di Varinelli Francesca Via A. Moro Federico Novali di Simone e di Arbore Barbara Via Pagani – Palazzolo S/O Matilde Belotti di Andrea e di Abondio Daria Via San Rocco 08/12/2013 Miriam Giovanna Benini di Alex e di Bertoli Lucia Via Gianfranco Miglio Nicole Facchinetti di Pietro e di Perletti Silvia Via Piave Matrimoni Carissimi, con il matrimonio religioso, avete celebrato il grande mistero. dell’amore di Cristo per la sua Chiesa. Ora siete chiamati a parteciparvi con il vostro matrimonio. Riconoscenti per essere diventati figli nel Figlio, avete fatto memoria del vostro Battesimo, sorgente e fondamento di ogni vocazione. Dio nostro Padre, con la forza del suo Santo Spirito, ravvivi in voi il dono di questo sacramento. 40 Indialogo n. 219 09/10/2013 Angelo Zerbini di anni 86 via Falconi, 7 08/11/2013 Anna Maria Radici di anni 83 Via Marconi, 10 10/11/2013 Giannina Gandossi di anni 75 Vicolo Frosio Roncalli, 8 19/11/2013 Giovanni Toniazzo di anni 88 via Gazzo, 15 08/12/2013 Curnis Angelo di anni 72 Viciolo F.lli Manenti, 4 14/09/2013 Pezzini Lorenzo di Sarnico Tasca Gloria di Tagliuno Desiderio di Stile NEW OUTLET FACTORY STORE BIJOUX E ACCESSORI MODA Presso Castel-plast-fashion, via Molinaretti n. 20 Castelli Calepio 24060 (BG) - Italy Castelli Calepio (BG) - Via Cercone, 18 Tel. 035 848459 - Fax 035 848676 www.bertoli.it - [email protected] INFO: 030 7435622 - [email protected] - www.giogio.it ORARI da Lunedì a Venerdì: continuato 9.00 /19.00 Sabato: 10/12.30 - 14.30/19.00 CANCELLI E RECINZIONI IN FERRO BATTUTO, INFERIATE E CANCELLETTI ANTISCASSO, GRIGLIATI ZINCATI, PORTE, PORTONI E PARETI REI, PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE SOPPALCHI E SCALE, PORTONI INDUSTRIALI E SEZIONALI, BASCULANTI. SERRAMENTI IN ALLUMINIO CIVILI E INDUSTRIALI, FACCIATE CONTINUE, PENSILINE, PARETI MOBILI E BOX UFFICI. IMPIANTI IDRAULICI, SOLARI, GEOTERMICI, RISCALDAMENTO A RADIATORI E A PAVIMENTO, CLIMATIZZAZIONE, IRRIGAZIONE GIARDINO. Pavimenti industriali - Rampe antiscivolo - Rivestimenti in resina Palazzolo sull’Oglio (BS) Via Bergamo 18 Tel. 0305050870 Fax 0305050812 www.pavindustria.it Via Lega Lombarda, 10/12 - Grumello del Monte (BG) Tel. 035-848067/035-4425566 - Fax 035-4425134 www.faisrl.net - [email protected] Baldelli Giovanni Pietro BOSIO COMMERCIALE SRL Cristallerie - Porcellane - Articoli regalo Elettrodomestici - Casalinghi - Bomboniere Lista Nozze Via L. Lotto, 1 - Tel. e Fax 035.847138 Castelli Calepio (BG) IDROTERMOSANITARIA - ARREDO BAGNO UTENSILERIA - IRRIGAZIONE - STUFE E CAMINI CONDIZIONAMENTO - CERAMICHE - PARQUET CASTELLI CALEPIO (BG) Via Unione 6/8 - Tel. 035.847521 - Fax 035.848637 e-mail: [email protected] ONORE (BG): Via Spluss, 45 " la lettura arricchisce la vita” Spazio offerto per sostenere il giornalino parrocchiale SServizi: e r v i z i : FFUNEBRI UNEBRI - C CREMAZIONI R E M A Z I O N I - TRASPORTI con disbrigo pratiche ovunque LLAPIDI APIDI - M MONUMENTI ONUMENTI Accessori - Pulitura e Restauri Cimiteriali - Ribronzatura Statue al al vo vvostro ostro sservizio erv rvviizio 224h 4h ssuu 2244 Uff. U ffff . SSARNICO ARNICO - C CREDARO REDARO - C CASTELLI ASTE CALEPIO IN REALIZZAZIONE CASA DEL COMMIATO 0035/911306 3 5 / 9 1 1 3 0 6 - 0035/935359 3 5 / 9 3 5 3 5 9 - 0035/847040 Belotti Automobili S.r.l. VENDITA - ASSISTENZA NUOVO E USATO 73 100 2696 Centro revisioni - Auto Moto Soccorso stradale 24 ore - Gommista Via dei Mille, 186 - Castelli Calepio - Tel. 035 830293 E-mail: [email protected] SISTEMA QUALITA' CERTIFICATO UNI EN ISO 9001:2008 N° I 022 Azienda Agricola Mario Ghilardi Castelli Calepio (BG) - Telefono e Fax 035 847481 [email protected] - www.tenutaziliani.it PERLETTI AUTOSERVIZI S.r.l. GRUMELLO DEL MONTE (Bg) - Via della Molinara, 24 Tel. 035 832700 - Fax 035 4420529 - Tel. Abit. 035 831235 www.perlettibus.it - E-mail: [email protected] ALBER OFFICINA MECCANICA di BERTOLI IVAN & C. s.a.s. Calcinate (BG) - Via Ninola, 34 Tel. 035 4423299 - Fax 035 4423302 www.fertil.it - e-mail: [email protected] Dottor Cividino di Castelli Calepio (BG) - Via Molinaretti, 4/6 Tel. 030 7438882 e Fax 030 7438872 ALESSANDRO AIELLO Amministrazioni Condominiali e Gestione Affitti Vicolo Rasetto, 2 - 24060 Tagliuno di Castelli Calepio Tel / Fax 035.847758 CO.FER TRANCERIA MECCANICA S.N.C. - DI MODINA GIOVANNI & C. Castelli Calepio (Bg) - Traversa n. 1 di Viale Industria n. 29 Tel. 035 847356 - Fax 035 847907 s.r.l. Castelli Calepio (BG) - Via Paghera, 7 Telefono 035 847433 (2 linee) - Fax 035 847380 MINUTERIE METALLICHE TORNITE VEZZOLI VIRGILIO Srl Cividino di Castelli Calepio (Bg) Via molinaretti, 11 Tel. 030 7438918 - Fax 030 7438967 e-mail: [email protected]