IL MERCATO DEL LAVORO IN PROVINCIA DI CUNEO
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IL MERCATO DEL LAVORO IN PROVINCIA DI CUNEO
Mondovì Saluzzo Fossano CONTRIBUTI - ESPERIENZE - STRUMENTI Cuneo Im Ce p nt ie ri go Alba MAGGIO 2 0 1 3 40 Anno 2012 quaderno n. IL MERCATO DEL LAVORO IN PROVINCIA DI CUNEO Lavoro & Formazione Medaglia d'oro al Valore Civile IL MERCATO DEL LAVORO IN PROVINCIA DI CUNEO NEL 2012 A cura dell’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro della Regione Piemonte 1 Le analisi sono state svolte dall’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro d’intesa con l’Assessorato al Lavoro ed alla Formazione Professionale della Provincia di Cuneo e con la collaborazione dei Centri per l’Impiego Le pubblicazioni e le elaborazioni statistiche prodotte dall’ORML sono reperibili su Internet all’indirizzo: www.regione.piemonte.it/lavoro/osservatorio/ L'utilizzo delle informazioni e degli elaborati statistici riportati è libero, a condizione che se ne citi la fonte. A cura di Mauro Durando, Fausto Giuliano, Piergiorgio Silvestro 2 SOMMARIO Presentazione……………………...……………………………... Pag. 5 Il mercato del lavoro in Piemonte nel 2012………………..... Il Cuneese e il quadro territoriale nei dati ISTAT…… …... Pag. 7 Pag. 20 Il mercato del lavoro in provincia di Cuneo nel 2012 Le procedure di assunzione………………………………. Le iscrizioni al collocamento……………………………….. La Cassa Integrazione…………………………………….. La Cassa Integrazione in deroga……………………….... La lista di mobilità…………………………………………. Pag. 25 Pag. 25 Pag. 36 Pag.46 Pag.50 Pag. 57 Definizioni……………………………………………………….. Pag.60 Tabelle……………………………………………………………. Pag. 75 3 4 Presentazione Il 2012 sembra segnare una svolta nel percorso attraverso la crisi riconoscibile in provincia di Cuneo: se fino al 2011 gli indicatori di base del mercato del lavoro evidenziavano una sostanziale tenuta del tessuto socio-economico locale, senza uguali in Piemonte, ma anche su livelli di assoluta eccellenza nel contesto nazionale, nel 2012 questa immagine di solidità mostra le prime crepe: la disoccupazione, in particolare, cresce in misura significativa, con un tasso relativo che sale dal 3,8% al 6,1%, in termini proporzionali l’aumento maggiore a livello regionale dopo quello di Vercelli, trainato dal peggioramento della condizione sul mercato dei giovani fino a 24 anni, il cui tasso di disoccupazione passa nel giro di un anno dal 9,4% al 22%. Tale andamento trova conferma nella marcata espansione segnata nel 2012 dal flusso di iscrizioni alla lista di mobilità (+33,4%, contro una media generale di +19%), che si approssima ormai alle 3.000 unità, la punta massima dell’ultimo decennio, e dal rialzo del flusso delle persone in cerca di lavoro che si rivolgono ai Centri per l’Impiego: +21,4%, un tasso di variazione quasi doppio rispetto al dato regionale. Sul fronte occupazionale assistiamo, coerentemente, ad una caduta di due interi punti del tasso di occupazione (dal 69 al 67%) per una flessione di addetti concentrata nel settore industriale, a cui si associa una contrazione della domanda di lavoro sia nel ramo manifatturiero (le assunzioni diminuiscono su base annua del 10%), che nelle costruzioni (-20% circa). La crisi del debito sovrano, insomma, unitamente al lento processo di erosione prodotto da una recessione senza soluzione di continuità, mostra sul territorio della provincia granda un impatto ben più dirompente di quello causato dallo shock finanziario della fine del 2008, con un arretramento più marcato di quello registrato in ambito regionale, complici gli ampi margini di caduta disponibili. Sullo sfondo della crescita della disoccupazione, ma anche delle difficoltà sperimentate da molte imprese (testimoniate, ad esempio, dall’aumento del monte ore richiesto di CIG in deroga 5 +66%), troviamo il relativo impoverimento dei redditi familiari, che spinge all’emersione sul mercato di soggetti prima inattivi, specie donne e giovani, e in genere, la mancanza di liquidità e la penuria di credito per le aziende. Ma il quadro economico provinciale non è solo negativo, anche se si è scelto di sottolineare in primis i sintomi di disagio di un’area fin troppo nota per gli exploit positivi. Il sistema delle imprese presenta significativi punti di forza, specie tra i produttori vocati all’export, che identifica in questa fase la componente più dinamica del mondo imprenditoriale, dove si individuano aziende leader come la Ferrero e la Mondo di Alba, la Balocco di Fossano e l’Alstom di Savigliano, per citare alcuni dei nomi più noti, e in generale il sistema economico legato al fruttuoso connubio tra agricoltura, turismo e industria alimentare che ha creato l’immagine vincente della food valley, irradiata da prestigiosi centri di servizi come Slow Food o l’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Da qui, dai punti di eccellenza in grado di competere sul mercato globale e di alimentare e far crescere un indotto produttivo di qualità, occorre ripartire, individuando nel confronto con le parti sociali e gli attori istituzionali strumenti idonei per contrastare l’impatto della recessione: sostegno all’export in un periodo di depressione del mercato interno, soccorso alla crisi di liquidità e di accesso al credito che soffoca le potenzialità di sviluppo di molte aziende, rafforzamento della rete dei servizi per l’impiego e della formazione per ridurre le sacche di disoccupazione e qualificare le risorse umane, razionalizzazione del sistema degli ammortizzatori sociali, oggi pericolosamente in bilico, per traghettare oltre la crisi le molte imprese in difficoltà. Claudia Porchietto Assessore al Lavoro e alla Formazione Professionale Regione Piemonte Pietro Blengini Assessore al Lavoro Provincia di Cuneo 6 IL MERCATO DEL LAVORO IN PIEMONTE NEL 2012 L’annualità appena trascorsa si chiude con un preoccupante aumento dei livelli di criticità rilevabili nel sistema economico regionale, già riconoscibili nella prima metà dell’anno, ma che negli ultimi mesi manifestano un accentuato peggioramento. Sono soprattutto le stime dell’indagine continua ISTAT del IV trimestre 2012 a lanciare l’allarme: secondo questi dati il numero di occupati in Piemonte si ridurrebbe di 75.000 unità (-4%) con una pesante caduta del tasso di occupazione (dal 65,3% al 63,1%), mentre i disoccupati sarebbero 40.000 in più rispetto allo stesso periodo 2011 (+24,4%), con il raggiungimento della soglia sia delle 200.000 persone alla ricerca attiva di lavoro sia del livello a due cifre (10%) del tasso di disoccupazione. L’aumento della disoccupazione è in linea con quello nazionale (+23%), rinvenibile, sia pur con accentuazioni diverse, in tutte le regioni d’Italia, e si configura come l’aspetto saliente dell’attuale congiuntura. Il crollo occupazionale segnalato in quest’ultimo trimestre nella nostra regione è invece assolutamente senza precedenti, e non trova uguali sul territorio: in Italia si perdono 148.000 posti di lavoro, di cui 84.000 nel Settentrione; la flessione piemontese, che investe tutti i settori di attività, coprirebbe quindi oltre la metà di quella nazionale e il 90% circa del calo osservabile 7 nelle regioni del Nord, dove l’occupazione mostra addirittura segni di miglioramento nel quadrante orientale. La misura della variazione appare quindi poco verosimile, ed è quasi certamente sovrastimata per via delle oscillazioni delle stime trimestrali, meno affidabili: si confrontano, in particolare, il picco positivo registrato nel IV trimestre 2011, quando il numero di addetti sfiora 1.900.000 unità, il massimo nell’ultimo quadriennio, e il picco negativo di quest’ultimo periodo, quando i posti di lavoro scendono a 1.821.000, il minimo, per contro, negli anni della crisi. Con tutto ciò, si tratta di un segnale forte della direzione in cui il mercato si sta muovendo, che trova conferma nelle altri fonti statistiche disponibili: nel secondo semestre 2012 torna a crescere impetuosamente (+18,7 milioni di ore in complesso) il ricorso alla Cassa Integrazione, che all’inizio dell’anno si era significativamente ridotto, e nelle ultime mensilità tende ad accentuarsi la contrazione della domanda di lavoro con un calo prossimo al 10% delle procedure di assunzione, dovuto soprattutto alla progressiva riduzione degli avviamenti al lavoro nei servizi. Il quadro di riferimento tende quindi a peggiorare nel corso dell’anno, quando i livelli di stress raggiunti da un sistema provato da una crisi dalla portata e dalla durata eccezionali trapelano con più evidenza sul mercato del lavoro. Se alla fine del 2008 il fallimento della Lehman Bros. Bank causò un repentino e inaudito tracollo del mercato del lavoro, la cosiddetta crisi del debito sovrano, esplosa verso la metà del 2011, ha agito in modo più 8 strisciante, provocando una lenta flessione dei principali indicatori, ma la situazione sembra ora precipitare, e alla fine del 2012 siamo praticamente ridiscesi ai punto di massima caduta toccato all’inizio del 2009; ci tocca, per così dire, ripartire da zero, ma con un sistema economico indebolito e un tessuto sociale segnato da forti tensioni, dove i margini di manovra della pubblica amministrazione sono ridotti al minimo. Ciò detto, vediamo ora di analizzare sinteticamente le principali linee di tendenza rilevabili nel 2012. Si è già detto dell’aumento della disoccupazione, che in parte appare riconducibile al cosiddetto effetto del “lavoratore aggiuntivo” segnalato dal CNEL in un suo recente rapporto: molte persone, prima inattive, soprattutto donne, si presentano sul mercato o intensificano la ricerca di lavoro per necessità, al fine di recuperare almeno quella quota di reddito erosa dal prolungato fenomeno recessivo, determinando anche una crescita significativa del tasso di attività, come si vede nella tabella sottostante. Il Piemonte resta la regione del Nord Italia con il livello di disoccupazione più alto: il valore sale dal 7,6% del 2011 all’attuale 9,2%, contro una media ripartizionale del 7,4% e un dato nazionale attestato al 10,7%. 9 PIEMONTE PRINCIPALI INDICATORI SUL MERCATO DEL LAVORO Media 2011 Tipo di indicatore M F Media 2012 TOT M F TOT Variazione in punti percentuali M F TOT Tasso di attività 15-64 anni 76,9 62,6 69,7 77,2 63,5 70,3 0,3 0,9 0,6 Tasso di occupazione 20-64 a. 76,1 60,8 68,4 75,4 60,4 67,9 -0,7 -0,4 -0,5 Tasso disoccupazione Tasso disoccupazione 15-24 a. 6,9 8,6 7,6 8,2 10,5 9,2 1,3 1,9 1,6 23,9 26,6 25,1 29,7 34,8 31,9 5,8 8,2 6,8 Elaborazione ORML su dati ISTAT Continua a peggiorare, in questo contesto, la condizione dei giovani, soprattutto nella fascia 15-24 anni, dove il tasso di disoccupazione sfiora ormai il 32%, più del doppio del livello registrato nel 2008, e anche in questo caso il massimo tra le regioni del Nord, soprattutto per le crescenti difficoltà di collocamento delle ragazze. Si consideri che in questo ambito anagrafico la popolazione resta stabile, ma le persone in cerca di occupazione aumentano di 10.000 unità (+32,3%), una crescita a cui concorre nell’ultimo anno sia la flessione degli occupati (-5.000 unità), per la fragilità dei posti di lavoro accessibili, connotati da forte precarietà, sia il calo delle persone inattive (-4.500 unità), che riflette forse un certo riflusso dell’investimento in attività formative e processi di attivazione sul mercato trainati da più stringenti esigenze di ordine materiale, già prima richiamate; il relativo impoverimento dei ceti medio-bassi porta ad una riduzione dei livelli di protezione che le famiglie riuscivano ad assicurare ai loro 10 componenti più giovani, che tendono quindi ad intensificare la ricerca di lavoro. PIEMONTE OCCUPATI PER SETTORE E TIPO DI OCCUPAZIONE (x1000) Settore di attività Media 2011 Dipend. Indip. Agricoltura Media 2012 Tot Dipend. Indip. Tot Variazione interannuale DIPEND. INDIPEND. TOTALE v.ass. val.% v.ass. val.% v.ass. val.% 11 48 59 10 46 55 -1 -2 -4,8 -4 -6,4 Industria di cui: In senso stretto Costruzioni 518 111 630 498 116 614 -20 -3,9 5 4,6 -15 -2,4 437 81 51 60 489 141 419 79 50 67 469 145 -18 -2 -4,2 -2,3 -1 7 10,9 -20 5 -4,0 3,3 Servizi 872 307 1.178 865 311 1.176 -7 -0,8 4 di cui: Commercio Alb.Rist. Altri servizi 1,3 -3 -0,2 191 681 129 178 320 858 199 666 130 181 328 847 8 -15 4,3 -2,2 0 4 2,2 8 -11 2,6 -1,3 TOTALE di cui: 1.401 466 1.867 1.372 473 1.846 -28 -2,0 7 1,5 -21 -1,1 Uomini Donne 722 678 320 1.043 146 824 708 665 322 1.029 151 816 -15 -14 -2,0 -2,0 1 5 3,7 -13 -8 -1,3 -1,0 Elaborazione ORML su dati ISTAT Sul versante occupazionale si osserva una caduta di 21.000 addetti (-1,1%), per gran parte concentrati nell’industria manifatturiera; sembra invece non solo tenere, ma addirittura segnare una contenuta espansione, l’occupazione in edilizia, per merito della componente autonoma, e nei servizi commerciali e turistici, sorretta invece dal lavoro alle dipendenze. Questi ultimi dati appaiono sorprendenti, date le forti tensioni presenti nel settore delle costruzioni e nel commercio in seguito al calo dei consumi. La flessione rilevata è interamente attribuibile all’impiego dipendente, mentre aumenta la presenza di autonomi (+7.000 unità), connessa, probabilmente, 11 all’espansione di lavori occasionali e marginali con un peso crescente delle cosiddette partite IVA. Il tasso di occupazione si riduce in misura sensibile tra i giovani fino a 34 anni di età e mantiene una relativa stabilità nelle fasce di età centrali, mentre continua a crescere tra i soggetti più anziani (nella fascia 55-64 anni sale dal 37,3 al 39%) per effetto del forte freno impresso alle uscite per pensionamento. Anche se non c’è necessariamente una diretta correlazione fra la performance delle coorti demografiche ai due estremi della scala anagrafica della popolazione attiva, è difficile non pensare che il risultato disastroso dei giovani dipenda in una certa misura dalle modifiche al sistema pensionistico, che hanno praticamente congelato i processi di ricambio generazionale. In relazione al grado di istruzione, la selettività della domanda sembra premiare i soggetti con un titolo superiore, che mostrano una buona tenuta, mentre diminuisce soprattutto il tasso di occupazione di diplomati e qualificati (dal 66,0 al 64,3%), un andamento che assume particolare evidenza fra le donne. La flessione degli occupati in Piemonte è proporzionalmente la maggiore del Nord Italia, dopo quella della Liguria, a fronte della relativa stabilità riconoscibile sia nel Nord-Est che nel Centro-Sud, Sicilia e Calabria escluse. La domanda di lavoro continua a cedere: le assunzioni ammontano nel complesso (al netto dei movimenti giornalieri, di 12 carattere marginale) a 519.135 unità, contro le 561.000 circa del 2011 (-7,4%) e le oltre 628.000 del 2008 (-17,4%); come si è detto in premessa, siamo tornati al punto massimo di caduta della crisi, ripiombando perfino al di sotto dei volumi di movimentazione del 2009, quando le assunzioni erano state complessivamente 522.000, con una flessione più accentuata, rispetto ad allora, nell’ultimo trimestre (-9%). La riforma del mercato del lavoro, in vigore dal mese di luglio, produce nella sua prima fase di operatività (citiamo al proposito l’andamento dell’ultimo quadrimestre) una secca caduta del lavoro intermittente (-52%) e di quello parasubordinato in genere (-28%), contribuendo forse ad un recupero della somministrazione, dalla buona tenuta negli ultimi quattro mesi dell’anno, che il provve13 dimento per certi versi favorisce, considerandolo potenzialmente come un contratto di passaggio verso un’occupazione stabile. Stenta invece a decollare l’apprendistato, che segna nel complesso una flessione allineata col dato generale, con qualche spunto positivo solo nel mese di dicembre. In questo contesto di generale flessione (su base interannuale si perdono 41.600 avviamenti, pari a -7,4%), si muovono in controtendenza solo il part-time (+3%), le procedure che interessano gli ultracinquantenni (+1,3%) e quelle di basso profilo professionale: le figure non qualificate aumentano dell’11,6%, a fronte di un corrispondente calo, in termini percentuali, della domanda rivolta a personale di qualificazione medio-alta, un segnale preoccupante, che indica l’estensione di un’area lavorativa riconducibile ad una condizione di working poor, dove la povertà non riguarda solo i livelli retributivi, ma anche le prospettive di crescita professionale. Come si è detto, si registra un andamento contrastato del monte ore di Cassa Integrazione: alla flessione del primo semestre (-21 milioni di ore) si contrappone una crescita nei mesi successivi (+18,7 milioni di ore), con un bilancio annuale in lieve riduzione (2%). Il 2012 segna un ritorno impetuoso della CIG ordinaria (+82%), a fronte di una flessione delle altre due tipologie di integrazione salariale, in un contesto in cui l’alternanza nell’uso delle varie componenti consente alle imprese in crisi una prolungata copertura volta al mantenimento dei livelli occupazionali, una strategia che finora si è rivelata utile, limitando 14 la caduta di posti di lavoro, pur senza riuscire a contenere la crescita della disoccupazione, ma che inizia a segnare la corda per la persistenza della crisi e la strettoia posta dalla carenza di risorse pubbliche per politiche di tipo passivo, molto onerose. Continua a crescere il flusso di iscrizioni alla lista di mobilità: +19% su base annua, ma con un’accelerazione nel secondo semestre (+30%) in coerenza con le tendenze prima rilevate. L’aumento interessa in prevalenza le uscite dal sistema delle piccole imprese, ex L. 236/93, in grande affanno in questa fase, mentre è contenuto il rialzo dei licenziamenti di personale a tempo indeterminato dalle aziende maggiori, dove però si modifica la composizione del flusso: si osserva, infatti, una forte espansione delle iscrizioni ex L. 223/91 per cessazione di attività o fallimenti (+61%), in parte alimentato dalle novità introdotte nell’applicazione della legge di riforma del mercato del lavoro, improntate a marcate restrizioni nelle approvazioni delle domande di aziende in fallimento. Infine, i principali indicatori di fonte ISTAT tendono a ridisegnare il contesto territoriale piemontese: la graduatoria dei livelli di disoccupazione, in specie, viene stravolta rispetto alle ultime annualità, quando spiccava in termini positivi la situazione di Cuneo e in termini negativi quella di Biella e di Torino. Nel 2012 restano relativamente fermi i valori di queste due ultime province, a fronte di una crescita vistosa nel resto del territorio, Cuneo compresa. 15 La rappresentazione grafica alla pagina seguente mostra una composizione meno sgranata di quella del 2011; nei livelli superiori si raggruppano, a breve distanza, cinque province su otto. Il Cuneese, nella graduatoria delle province italiane, retrocede, scendendo dal 3° posto del 2011 all’attuale 8°, mantenendo comunque una situazione di eccellenza in un contesto in cui la disoccupazione aumenta in quasi tutte le aree provinciali. L’indagine ISTAT mostra peraltro dei limiti nella stima delle variabili dalla minore numerosità, come le persone in cerca di occupazione, tanto più in ambiti territoriali di ridotte dimensioni; occorre quindi valutare con una certa prudenza queste risultanze, 16 anche se hanno carattere ufficiale. L’andamento appare specularmente simile, comunque, anche sul lato dell’occupazione, con un tasso relativo che resta invariato a Biella e Torino e diminuisce sensibilmente a Novara, dove si osserva il più pesante cedimento degli addetti (-8.000 unità), e Cuneo. La lettura comparativa dei contesti provinciali appare particolarmente complessa se si vogliono incrociare le fonti statistiche prima utilizzate, che presentano risultanze non sempre omogenee. Appare evidente, per quanto prima espresso, che la crisi inizia a farsi sentire anche nella provincia “granda”, fino al 2011 solo sfiorata da palesi sintomi di difficoltà; emergono, inoltre, in una dimensione più esplicitamente negativa, anche le province di Novara e Vercelli, dove l’aumento vistoso della disoccupazione, prima segnalato, è confermato dalla crescita superiore alla media degli iscritti alla mobilità, e dove il ricorso alla CIG risulta stazionario, ma collocato su livelli elevati se rapportato alla platea di riferimento; resta critica, ma senza denotare ulteriori scivolate verso il basso, la situazione di Torino e di Biella, i due luoghi per definizione della crisi industriale, forse perché la recessione vi ha già operato in profondità, lasciando meno margini di caduta. E dove, specie a Biella, si individua un rallentamento dei flussi ordinari, con una netta caduta sia delle assunzioni (-13%) che delle cessazioni (-8,2%); resta sospeso il giudizio su Alessandria, dove il forte aumento della disoccupazione pare, più che altrove, non risultante da una caduta dell’occupazione, i cui livelli si mantengono invariati, quanto frutto dell’emersione sul mercato di 17 soggetti prima classificati come inattivi; peggiora, ma moderatamente, il quadro statistico nelle province di Asti e del Verbano-Cusio-Ossola, dove però l’apprezzabile crescita del ricorso alla CIG evidenzia la debolezza del sistema produttivo locale. Lo scenario che traspare da questa lettura dei dati dell’annualità da poco conclusa risulta, alla fine, fortemente critico, con molte ombre e poche, flebili, luci. Confermano questa impressione anche i dati di natura più economica provenienti dalle indagini previsionali Unioncamere e dalle elaborazioni sulla nati-mortalità aziendale svolte da Movimprese: l’indice della produzione industriale scende nel 2012 costantemente sotto il livello dell’anno precedente, mentre il saldo tra aperture e chiusure di imprese appare largamente negativo in Piemonte, con 28.900 iscrizioni contro 35.200 cessazioni circa. Le tendenze mostrano quindi un progressivo deterioramento della situazione che nell’ultimo trimestre sembra precipitare; la media annua, alla fine, non risulta così negativa, perché i dati del primo semestre, quando il mercato del lavoro manteneva un residuo dinamismo, agiscono come fattore di compensazione delle perdite successive, ma una lettura diacronica dei fenomeni induce allo scoraggiamento, per l’aggravarsi della situazione conseguente all’incertezza del quadro politico, alla fragilità del sistema 18 finanziario, alla scarsa incisività dei provvedimenti, benché apparentemente drastici, adottati a livello governativo. Anche se prevale il pessimismo, restiamo in attesa degli sviluppi della situazione nel corso del 2013: al sistema Piemonte non mancano certo le risorse per risollevarsi, si tratta solo di riuscire a trovare il bandolo di una matassa che sembra aggrovigliarsi sempre di più. 19 Il Cuneese e il quadro territoriale nei dati ISTAT La provincia di Cuneo è senza dubbio la più virtuosa in Piemonte e quella dove l’impatto della crisi è stato minore, anche se comunque avvertito con forza dal tessuto socio-economico locale. La brillante performance del Cuneese è evidente già sotto il profilo demografico, che mostra una sostanziale tenuta nel ventennio tra il 1981 e il 2000, quando la popolazione regionale diminuisce sensibilmente, e una crescita ben superiore alla media nel periodo successivo, trainata dall’affluenza della popolazione straniera che nel Cuneese costituisce nel 2011, ante-Censimento, quasi il 10% del totale dei residenti. 20 I dati censuari sulla popolazione residenti, riferiti alla data del 9 ottobre 2011, determinano, come prevedibile, un aggiustamento al ribasso dei valori precedenti, riferiti alle registrazioni presso le anagrafi comunali, più marcato in proporzione a livello regionale: a Cuneo si scende dalle 594.087 unità rilevate fino all’8 ottobre a quota 586.378, con una perdita di 7.700 residenti (-1,3%), per i 2/3 dovuta al ridimensionamento della componente straniera, il cui peso relativo scende al 9,2%. In Piemonte la caduta è di quasi 100.000 unità (-2,2%), condizionata dal dato della provincia di Torino. Le modifiche sono appariscenti, ma la sostanza, riferita al confronto fra le due aree territoriali, non cambia, salvo che il peso del Cuneese sulla popolazione regionale sale di due decimi di punto percentuale circa, attestandosi a fine 2011 al 13,4%. Fino al 2011 l’eccellenza della situazione locale era rimarcata dal posizionamento dei principali indicatori del mercato del lavoro nel contesto nazionale: Cuneo si collocava ai primi posti nella graduatoria delle province italiane quanto a tasso di occupazione (quarta, dopo Bolzano, Ravenna e Bologna) e di disoccupazione (terza, dopo Bolzano e Parma). Le altre province piemontesi erano ben lontane in classifica: Novara al 23° posto per livello di occupazione e al 57° come tasso di disoccupazione, il VerbanoCusio-Ossola al 28° e 27° posto, rispettivamente, per citare i due casi migliori. 21 Le stime ISTAT 2012 modificano in parte questo assetto, incrinando, anche se solo parzialmente, l’immagine della provincia “granda”, che mostra ora con evidenza l’impatto della crisi. Nell’ultimo anno, infatti, i dati di Cuneo mostrano una riduzione dell’occupazione (-4.000 unità, concentrate fra le donne e dovute per gran parte al calo degli addetti all’industria) e, soprattutto, un secco incremento della disoccupazione: il numero delle persone alla ricerca attiva di lavoro sale da 10.500 a 17.000 unità (+62,5%), con una crescita equamente distribuita per genere. Tali variazioni determinano da un lato un sensibile arretramento del tasso di occupazione (dal 69% del 2011 al 67,1%), con una flessione di ben 3 punti percentuali del dato femminile (dal 61,1 al 58,2%), e, dall’altro, una risalita ancora più marcata del tasso di disoccupazione, che in precedenza assumeva un rilievo meramente frizionale (3,8%), mentre ora supera di un decimo di punto la soglia del 6%. Si tratta peraltro di modifiche che si inquadrano in un contesto di generale peggioramento dei principali indicatori del mercato del lavoro, che investe gran parte del territorio nazionale e tende ad accentuarsi nel corso dell’anno. La posizione della provincia di Cuneo nelle graduatorie prima citate ne risulta tuttavia compromessa, anche se il Cuneese non esce dal novero delle prime 10 province in Italia. 22 Tasso di occupazione 15-64 anni per genere e area provinciale - Media 2012 Ordinamento descrescente sul valore totale N. PROVINCE Tasso di disoccupazione per genere e area provinciale - Media 2012 Ordinamento ascendente sul valore totale Tasso occupazione 15-64 a. Uomini Donne Totale N. PROVINCE Tasso di disoccupazione Uomini Donne Totale 1 Bolzano 78,8 64,8 71,9 1 Bolzano 3,6 4,8 4,1 2 Modena 74,3 64,5 69,4 2 Verona 4,6 4,3 4,4 3 Parma 74,3 63,2 68,7 3 Reggio Emilia 4,0 5,8 4,8 4 Bologna 73,6 63,7 68,6 4 Modena 6,2 5,3 5,8 5 Reggio Emilia 75,8 59,3 67,6 5 Treviso 5,4 6,6 5,9 6 Ravenna 73,8 61,4 67,6 6 Como 5,2 7,2 6,1 7 Belluno 72,7 62,1 67,4 7 Belluno 6,3 5,8 6,1 8 Firenze 74,4 60,3 67,2 8 Cuneo 5,0 7,6 6,1 9 Pordenone 75,6 58,5 67,1 9 Trieste 5,3 7,1 6,1 10 Cuneo 75,8 58,2 67,1 10 Trento 5,6 6,8 6,1 Come si vede dalla tabella qui sopra, la provincia in esame scivola alla decima posizione in termini di tasso di occupazione e all’ottava in relazione ai livelli di disoccupazione. Anche il quadro territoriale piemontese risulta modificato da queste risultanze, con una distribuzione meno “sgranata” fra le diverse aree provinciali, ora più compatte intorno al dato medio, soprattutto in relazione al tasso di disoccupazione, che si attesta in Piemonte al 9,2%, con una forte crescita, oltre che a Cuneo, anche a Vercelli, Alessandria e Novara. L’aumento della disoccupazione interessa nel Cuneese tutte le classi di età, ma è più consistente fra i giovani fino a 24 anni, per i quali si passa dal 9,4% al 21,9%, mentre a livello regionale la crescita in questa fascia di età è evidente, e preoccupante, ma meno sostenuta (dal 25 al 32% circa). 23 Il dato della provincia “granda” resta comunque, a tutti i livelli, il migliore in Piemonte, ma non si configura più quella situazione di “splendido isolamento” che si poteva individuare fino all’anno scorso: si osserva piuttosto una migliore tenuta, ma con qualche affanno, il che probabilmente rispecchia con più fedeltà la percezione della crisi in ambito locale. 24 IL MERCATO DEL LAVORO IN PROVINCIA DI CUNEO NEL 2012 Le procedure di assunzione Nel 2012 si è assistito in provincia di Cuneo ad una progressiva riduzione delle procedure di assunzione, dopo i sintomi di ripresa registrati tra il 2010 e il 2011. 25 Sono stati 87.622 gli avviamenti effettuati in complesso sul territorio Provinciale, al netto dei movimenti giornalieri, di rilievo marginale, con un calo del 5,7% rispetto al valore del 2011 (92.909 unità), evidenziando una flessione pari a oltre 5 mila unità, e toccando il punto più basso degli ultimi anni, anche al di sotto del picco negativo segnato nel 2009. Ben il 96% delle assunzioni così conteggiate riguardano rapporti di lavoro alle dipendenze, mentre il lavoro parasubordinato copre un’esigua quota, pari al 4% del totale. Tali movimenti occupazionali, inoltre, sono ancora imputabili soprattutto a procedure di avviamento effettuate con contratti di lavoro a tempo determinato. Il 77% degli avviamenti stipulati è avvenuto secondo tale modalità mentre solo il 23% degli assunti trova ancora un lavoro a tempo indeterminato, inclusi i contratti di apprendistato. Questo è spiegabile in parte anche in considerazione del fatto che si sono ormai ridotte ai livelli minimi le transizioni da T.Determinato a T.Indeterminato, fino a pochi anni fa molto più numerose. Il ricorso alla somministrazione, dopo le buone performances fatte registrare nel corso del 2011 (+9,2%), è calato nell’ultimo anno perdendo oltre 1.500 unità (-12%), a causa soprattutto della flessione delle missioni di lavoro interinale nell’industria, che, come noto, comportano frequenti assunzioni ripetute o soggette a 26 proroghe, spesso di breve o anche brevissima durata, che possono nel medio termine dar luogo a inserimenti a tempo indeterminato. Il numero medio di assunzioni pro-capite resta sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente, toccando quota 1,41. L‘indice si mantiene leggermente più elevato per la componente femminile, con 1,45 avviamenti a persona, contro un valore di 1,37 per gli uomini. Anche nel corso del 2012 sono stati molto numerosi i flussi di lavoratori avviati secondo le forme di lavoro cosiddette “atipiche”, che meglio si adattano alla situazione di incertezza che caratterizza l’attuale congiuntura, coinvolgendo un’area di persone che entrano, escono e rientrano nell’occupazione attraverso la pluralità di forme contrattuali non standard previste, con un volume di movimenti che è diventato, in questi ultimi anni, sempre più ragguardevole. Tende ad attenuarsi per effetto delle limitazioni imposte dalla legge di riforma del mercato del lavoro, il ricorso – prima in forte crescita – ai contratti di lavoro intermittente, il cui dato si riporta quasi sui livelli registrati un paio di anni fa: 7.803 assunzioni (-13% sul 2011). In calo pure la mole di assunzioni a carico del lavoro somministrato (-1.566 unità, -12%), del lavoro a progetto (20%) e dell’appren-distato, che stenta ancora a riprendersi. 27 La riduzione che interessa i contratti di apprendistato è una riprova delle difficoltà di inserimento lavorativo sperimentate anche in provincia di Cuneo dai giovani. Gli apprendisti avviati nel 2012 sono stati 523 in meno rispetto al 2011, con un calo percentuale dell’11,6%; rispetto al 2008, invece il calo di questa componente è giunto a toccare quota –36%. Fra i tre macro-settori economici, quello che subisce il calo più consistente negli avviamenti effettuati è quello dell’Industria, settore il cui peso relativo sul totale segna per conseguenza su base annua un certo ridimensionamento – dal 27% al 25% circa ma che si attestava a quota 35% negli anni antecedenti la crisi. Nel 2012 l’industria perde il 10% di assunzioni rispetto all’anno precedente (-2.049 procedure), concentrate soprattutto nell’industria metalmeccanica (-20%) ed in quella chimica (-16%), anche se una contrazione consistente interessa anche il tessileabbigliamento. Ancora più negativa la performance del comparto edile (-19% sul 2011, -23% rispetto all’anno 2008), dove la crisi, dovuta alla difficoltà di accesso ai mutui bancari per l’acquisto di nuove abitazioni e al surplus di offerta sul mercato immobiliare, sta progressivamente erodendo grandi fette di manodopera. Un leggero calo si osserva anche nel comparto agricolo che, dopo un paio di anni di crescita, ha perso quest’anno oltre 500 avviamenti 28 (-3,2% rispetto al 2011), pur restando in positivo nel confronto con l’anno 2008, pre-crisi (+2,6%). Il macrosettore trainante nelle assunzioni provinciali resta ancora il terziario, che da solo copre oltre il 51% dei movimenti comunicati ai Centri per l’Impiego, ma che nell’anno appena trascorso perde il 4% nel confronto col 2011. Si rilevano infatti forti e generalizzate riduzioni che interessano quasi tutti i comparti dei servizi, con le sole eccezioni del ramo alloggio e ristorazione e del lavoro domestico, che evidenziano saldi positivi interannuali di +3,1% e +23,7%, rispettivamente 29 . Le riduzioni più degne di nota sono state a carico di sanità e assistenza (-11,4%), seguita da trasporto e magazzinaggio, servizi avanzati e servizi tradizionali alle imprese, tutti con variazioni prossime al 7% in meno rispetto all’anno precedente. Oltre un avviamento al lavoro su tre in provincia interessa soggetti che si trovano in una fascia di età compresa tra i 35 e 49 anni, in calo in termini di valori assoluti rispetto al 2011, così come le classi giovanili; crescono invece le assunzioni degli ultracinquantenni (+4,5%). Oltre l’80 per cento degli avviamenti effettuati con contratti di lavoro subordinato si concretizza 30 in rapporti a tempo determinato: particolarmente numerose sono le assunzioni con missioni di lavoro interinale (oltre 11.300 unità, che interessano maggiormente l’industria), ma si osserva anche una grande quantità di soggetti avviati con contratti di lavoro intermittente (quasi 8 mila unità, collocate soprattutto nel terziario). I contratti a tempo parziale stipulati nel corso del 2012 sono stati molto numerosi ed hanno rappresentato il 22% circa del totale delle chiamate al lavoro. La componente femminile è, come sempre, favorita nell’utilizzo di questa tipologia lavorativa, molto diffusa soprattutto nei servizi: il 73% del dato complessivo relativo al lavoro a tempo parziale è appannaggio delle lavoratrici, una quota che era ancor maggiore nell’anno 2011 (76%). Il ricorso a manodopera straniera nel Cuneese è sempre molto sostenuto anche nel corso del 2012, benché in rallentamento rispetto all’anno precedente. I lavoratori immigrati avviati nel corso dell’anno sono stati oltre 31.500, con un calo di 1.786 unità sul 2011 (-5,4%) e un’incidenza del 36% sul totale dei movimenti. Essi trovano impiego per il 35% dei casi in agricoltura (settore in cui coprono ben il 72% dei movimenti), mentre l’altro sbocco lavorativo in cui l’attività è svolta soprattutto da personale non di origine italiana è quello del lavoro domestico, dove gli immigrati sono i 2/3 del totale. 31 La gran parte degli avviati di origine straniera proviene da paesi extracomunitari (18.499, il 59% del totale), in prevalenza extraeuropei. Fra le aree di origine di questi soggetti è molto forte anche il ruolo degli stati europei non comunitari (7.270 avviati), seguiti dai paesi del continente africano (6.730) e da quelli asiatici (3.646). Per quanto riguarda le nazioni comunitarie è molto consistente in questi ultimi anni la presenza di romeni (quasi un avviato su tre proviene da questa nazione), ma importanti sono pure gli apporti di bulgari e polacchi. 32 Fra le nazioni di provenienza dei lavoratori extracomunitari la più importante fra quelle europee è l’Albania, seguita dalla Macedonia, mentre al di fuori del nostro continente la parte del leone la fanno il Marocco nel continente africano e la Cina in quello asiatico. Nel caso dell’Africa sub-sahariana gli stati più importanti sono la Costa d’Avorio ed il Senegal. Ucraina, Brasile, Moldavia, Cina e Romania, sono invece le nazioni che procurano la maggior quantità di manodopera femminile, mentre gli uomini sono più numerosi fra coloro che provengono da Bulgaria, Senegal, Albania e Burkina Faso. 33 Le assunzioni calano nel corso del 2012 in tutti e cinque i bacini del lavoro provinciali, anche in quelli che avevano fatto segnalare valori positivi nell’anno precedente (Saluzzo, Fossano e, soprattutto, Alba). Le flessioni più gravi sono state proprio a carico di queste tre aree territoriali: -7,9% Saluzzo, -6,8% Fossano, -6% Alba. Valori in flessione, ma più contenuti, invece a Cuneo e Mondovì (-3,9 e -3,7 per cento rispettivamente). I cali avvenuti sono generalizzati in quasi ogni comparto settoriale dei diversi bacini territoriali; fanno eccezione i bacini di Alba, Mondovì (e in misura minore anche Cuneo), interessati invece da 34 incrementi negli avviamenti effettuati nel ramo agricolo. La contrazione più consistente in questo comparto è quella avvenuta nel Saluzzese, dove si sono perse quasi 950 assunzioni (-14% rispetto al 2011). La flessione degli avviamenti nell’industria è diffusa in tutti i centri per l’impiego provinciali mentre il terziario è in sofferenza in quattro aree su cinque, con la sola esclusione del Monregalese, dove i valori si presentano in espansione. 35 Le Iscrizioni al collocamento 36 37 Totale servizi erogati categorie protette al 31/12/2012 38 SERVIZIO DI ORIENTAMENTO per giovani con età compresa tra i 13 ed i 22 anni Il Piano Provinciale relativo alle azioni di orientamento finalizzate all’assolvimento dell’obbligo d’istruzione e all’occupabilità si propone di dare sostanziale continuità agli obiettivi ed alle prassi sperimentate ormai da anni, con particolare riferimento alle esperienze delle reti territoriali esistenti ed al ruolo di coordinamento svolto dagli operatori dei CPI sul territorio. L’obiettivo generale è quello di intervenire sul fenomeno della dispersione scolastica, coinvolgendo il più possibile la rete dei servizi formata da Centri per l’Impiego, I destinatari dei servizi di orientamento sono i Giovani in Obbligo Scolastico, i Giovani in Obbligo Formativo, le loro famiglie, gli Insegnanti ed i Formatori. Le azioni previste allo scopo di costruire i percorsi orientativi si possono suddividere, in prima istanza, in azioni preventive e curative, poi declinate a seconda delle caratteristiche dei destinatari a cui sono dirette e del momento specifico in cui vengono messe in atto. Tale distinzione mira a raggiungere i giovani che stanno percorrendo uno dei canali per l’assolvimento dell’obbligo e quelli che invece ne sono fuoriusciti, contribuendo in modo costante alla definizione del fenomeno della dispersione scolastica. Le attività predisposte dai Centri per l’Impiego tese a : prevenire la dispersione scolastica; favorire scelte individuali consapevoli per adolescenti e giovani nei momenti di transizione tra scuola, lavoro e formazione; sostenere studenti fortemente a rischio di dispersione o che vivono situazioni di disagio; riprogettare il proprio percorso formativo/professionale per coloro che non stanno studiando o lavorando. I servizi sono rivolti a due fasce di età distinte: la prima comprende adolescenti in obbligo di istruzione fino ai 16 anni non compiuti; la seconda, a sua volta, coinvolge giovani che 39 hanno assolto l’obbligo di istruzione con età compresa tra i 16 anni e, di norma, fino ai 22 anni. In particolare tali azioni si articolano su due categorie di tipi di intervento: Azioni rivolte a studenti in obbligo d’istruzione (fascia d’età compresa di norma tra i 13 e i 16 anni) con la finalità di prevenire e contrastare la dispersione scolastica attraverso interventi di aiuto alla scelta per il passaggio alla secondaria di primo grado a quella di secondo grado (informazione, percorsi di educazione alla scelta, definizione progetto formativo o interventi di rimotivazione/riorientamento per studenti del biennio della secondaria di secondo grado. 1. Azioni rivolte ad adolescenti e giovani che hanno assolto l’obbligo d’istruzione (fascia d’età compresa trai 16 e i 22 anni) perseguono i seguenti obiettivi: contrastare la dispersione scolastica tramite una funzione di recupero, rimotivazione, orientamento professionale destinata agli adolescenti, favorendo il conseguimento di una qualifica professionale o di un diploma funzionale alla loro occupabilità; favorire scelte individuali consapevoli durante e al termine dei corsi per il conseguimento di una qualifica o del diploma secondario. - . 40 Servizio Eures – riepilogo attività 41 SERVIZIO DI ORIENTAMENTO per giovani con età compresa tra i 13 ed i 22 anni Il Piano Provinciale relativo alle azioni di orientamento finalizzate all’assolvimento dell’obbligo d’istruzione e all’occupabilità si propone di dare sostanziale continuità agli obiettivi ed alle prassi sperimentate ormai da anni, con particolare riferimento alle esperienze delle reti territoriali esistenti ed al ruolo di coordinamento svolto dagli operatori dei CPI sul territorio. L’obiettivo generale è quello di intervenire sul fenomeno della dispersione scolastica, coinvolgendo il più possibile la rete dei servizi formata da Centri per l’Impiego, I destinatari dei servizi di orientamento sono i Giovani in Obbligo Scolastico, i Giovani in Obbligo Formativo, le loro famiglie, gli Insegnanti ed i Formatori. Le azioni previste allo scopo di costruire i percorsi orientativi si possono suddividere, in prima istanza, in azioni preventive e curative, poi declinate a seconda delle caratteristiche dei destinatari a cui sono dirette e del momento specifico in cui vengono messe in atto. Tale distinzione mira a raggiungere i giovani che stanno percorrendo uno dei canali per l’assolvimento dell’obbligo e quelli che invece ne sono fuoriusciti, contribuendo in modo costante alla 42 definizione del fenomeno della dispersione scolastica. Le attività predisposte dai Centri per l’Impiego tese a : prevenire la dispersione scolastica; favorire scelte individuali consapevoli per adolescenti e giovani nei momenti di transizione tra scuola, lavoro e formazione; sostenere studenti fortemente a rischio di dispersione o che vivono situazioni di disagio; riprogettare il proprio percorso formativo/professionale per coloro che non stanno studiando o lavorando. I servizi sono rivolti a due fasce di età distinte: la prima comprende adolescenti in obbligo di istruzione fino ai 16 anni non compiuti; la seconda, a sua volta, coinvolge giovani che hanno assolto l’obbligo di istruzione con età compresa tra i 16 anni e, di norma, fino ai 22 anni. In particolare tali azioni si articolano su due categorie di tipi di intervento: Azioni rivolte a studenti in obbligo d’istruzione (fascia d’età compresa di norma tra i 13 e i 16 anni) con la finalità di prevenire e contrastare la dispersione scolastica attraverso interventi di aiuto alla scelta per il passaggio alla secondaria di primo grado a quella di secondo grado (informazione, percorsi di educazione alla scelta, definizione progetto rimotivazione/riorientamento formativo per 43 studenti o del interventi di biennio della secondaria di secondo grado. Azioni rivolte ad adolescenti e giovani che hanno assolto l’obbligo d’istruzione (fascia d’età compresa trai 16 e i 22 anni) perseguono i seguenti obiettivi: contrastare la dispersione scolastica tramite una funzione di recupero, rimotivazione, orientamento professionale destinata agli adolescenti, favorendo il conseguimento di una qualifica professionale o di un diploma funzionale alla loro occupabilità; favorire scelte individuali consapevoli durante e al termine dei corsi per il conseguimento di una qualifica o del diploma secondario. 44 - . Servizio Eures – riepilogo attività 45 La Cassa Integrazione Le ore di Cassa Integrazione conteggiate dall’INPS si riferiscono alle ore autorizzate sulla base delle richieste avanzate delle imprese. Le ore effettivamente erogate sono di norma inferiori a quelle richieste, perché le previsioni delle aziende tendono ad essere sovrastimate: si richiede una quota elevata, riservandosi poi di non usufruire completamente del monte ore disponibile. La cassa integrazione costituisce uno dei più evidenti indicatori dello stato di disagio del sistema industriale: anche nell’anno appena trascorso le imprese hanno fatto un massiccio ricorso a questo ammortizzatore sociale per contrastare la crisi in atto. Il monte ore erogate è stato, in Piemonte, in lieve calo rispetto al 2011 (-2,5 milioni di ore), mentre nel Cuneese il dato è sostanzialmente stabile, mantenendosi poco al di sotto di quota 10 milioni. I mesi per cui maggiormente sono giunte richieste di ore di integrazione salariale sono stati quelli di marzo, maggio, giugno, ottobre e novembre, mentre al contrario i periodi di minore ricorso corrispondono ai mesi di agosto e, soprattutto, di febbraio. Le due componenti principali della cassa integrazione – ordinaria e straordinaria - segnalano però andamenti molto diversificati fra loro. A flettere in provincia è stata soprattutto la Straordinaria (3,85 milioni di ore in meno, -70%), mentre l’Ordinaria è stata 46 interessata da una forte impennata che ha fatto più che raddoppiare i valori rispetto a dodici mesi prima : +3,75 milioni di ore, +152%. Per quanto riguarda la cassa in Deroga si è assistito ad un leggero aumento di ore integrate (+111 mila, +5%), ma la nostra provincia (assieme ad Asti e Verbania) è una delle poche non interessate da una contrazione delle ore di CIGD, che a livello piemontese hanno segnato una riduzione del 20% rispetto all’anno precedente. I settori produttivi provinciali maggiormente coinvolti nella crescita della componente ordinaria, sono stati, in primo luogo, il chimico / 47 gomma-plastica, con un aumento di 2,375 milioni di ore (+577%), seguito dal metalmeccanico (+780 mila ore, +93%) e dal comparto delle costruzioni (+292 mila ore, +75%). Nel 2012 praticamente tutti i principali settori produttivi, sia dei servizi che dell’industria sono stati interessati da aumenti più o meno cospicui. Per quanto riguarda la straordinaria si rileva una flessione nelle industrie metalmeccaniche (-1,977 milioni di ore), in quelle della chimica, gomma- plastica (-402 mila), nell'industria della lavorazione dei minerali non metalliferi (-413 mila) e in quella del legno (-293 mila). 48 Importante anche il calo di richieste nel comparto delle costruzioni (-286 mila ore) e, fra i servizi, del commercio (-50 mila). La componente che è stata maggiormente toccata dalle procedure di inserimento in CIG è stata nel 2012 quella impiegatizia, che ha evidenziato una crescita complessiva sul 2011 del 14% (+225 mila ore). Nell’anno appena trascorso gli impiegati arrivano a incidere per il 19% sul monte ore totale di CIG, in aumento nell’ordinaria e in calo nella straordinaria. Il peso degli operai è stato invece dell'81% circa (oltre 8 milioni di ore), sostanzialmente stabile sui valori del 2011, con una sensibile 49 crescita nell’ordinaria (+147%) e, per contro, una marcata flessione nella straordinaria (-77%). La Cassa Integrazione in deroga La Cassa integrazione in deroga (CIGD) interessa le imprese a cui la legge non consente di accedere a questo ammortizzatore sociale, riconducibili per gran parte a quelle artigiane o industriali fino a 15 addetti, nonché le imprese maggiori che hanno esaurito il periodo di integrazione salariale loro accessibile in base alla normativa corrente e necessitano di un ulteriore sostegno. Questa politica “passiva” si è progressivamente sviluppata ed ha acquisito una sua conformazione specifica: con la crisi l’accesso alle deroghe è stato esteso a tutti i settori di attività e, dal 2010, si opera in una logica di stretta integrazione con le politiche “attive” programmate dai Centri per l’Impiego. Le domande per l’autorizzazione di CIGD hanno registrato nel 2012 in Piemonte un notevole aumento, passando dalle 9.002 del 2011 a 13.400, con un coinvolgimento di oltre 43 mila lavoratori (6.692 lavoratori in più rispetto all’anno 2011, +18%); sono dati che confermano una preoccupante inversione di tendenza rispetto all’andamento dell’anno precedente, quando il numero di lavoratori coinvolti aveva registrato un calo del 9%. 50 La variazione registrata dal monte ore è stata però meno grave, segnando un aumento del 5% (+ 1,65 milioni di ore, +5%). Le ore richieste salgono comunque a oltre 35 milioni nel 2012, e le province con in numeri più elevati sono Torino - che da sola copre la metà del totale, 51% - e Alessandria e Novara, rispettivamente con il 12% e l’11%. Cuneo, con 2,9 milioni di ore a preventivo, incide per l’8% circa sul valore complessivo piemontese. 51 Analizzando le domande di integrazione in base ai mesi di inizio cassa, si nota come i picchi di richieste si collocano soprattutto nei mesi di gennaio, maggio e settembre, mentre il livello è invece molto contenuto ad agosto e dicembre. Per quanto riguarda la situazione di Cuneo, gli incrementi registrati dai diversi indicatori sono molto più accentuati rispetto ai valori regionali, soprattutto per quanto riguarda il numero di lavoratori interessati e il monte ore preventivato. 52 Infatti i valori di queste due variabili sono saliti nella Granda, nel 2012, rispettivamente del 41 e del 68% rispetto al dato 2011 (+18% e + 5% i corrispondenti aumenti a livello regionale). I lavoratori del Cuneese che hanno usufruito di ore di CIG in deroga arrivano a toccare quest’anno 4 mila unità contro le 2.824 dell’anno precedente, ma il dato che più colpisce per la sua crescita, dopo la contrazione registrata nel 2011, è quello relativo al monte ore. Questo indicatore, forse il più importante per una corretta analisi dell’andamento generale della CIGD, è cresciuto a dismisura, rispetto ai valori del 2011: +69%, pari a quasi 1,2 milioni di ore in più, arrivando a fine anno a superare quota 2,9 milioni di ore per 53 riportarsi così sui livelli dell’anno 2010, finora il peggiore nel periodo di crisi. . In provincia di Cuneo si registra ancora la netta prevalenza della componente maschile (il 66% del totale dei lavoratori interessati dalla cassa in Deroga, contro una media regionale del 60%), ed una forte incidenza della manodopera immigrata, che con 918 persone, ha un peso relativo del 23%, ben al di sopra del dato regionale (circa il 13%). I settori produttivi in cui si sono concentrate in Piemonte le ore di integrazione salariale in deroga sono stati in primo luogo il 54 metalmeccanico (circa il 24% del totale, in calo rispetto al 33% registrato nel corso del 2011), il tessile-abbigliamento (8%), il chimico / gomma plastica e l’orafo (4% circa ciascuno), i trasporti/magazzinaggio (9%) ed il commercio (9%). Nel Cuneese l’area territoriale maggiormente interessata dalla CIGD è stata quella del centro capoluogo, che segna i seguenti valori: 1.445 lavoratori in CIGD, il 36% del totale provinciale, con un aumento di oltre il 60% sull’anno 2011; 1,057 milioni di ore richieste, il 36% del totale provinciale, con un aumento di ben il 158% sull’anno 2011: 55 La CIGD ha inoltre interessato 865 dipendenti per 607 mila ore in complesso nell’area di Alba-Bra, 612 lavoratori e 401 mila ore a Fossano-Savigliano. Il Saluzzese si caratterizza come il bacino meno coinvolto nei processi di integrazione salariale in deroga, con solo 414 lavoratori interessati per 234 mila ore. In forte crescita è invece l’utilizzo di CIGD nel Monregalese, con un andamento simile a quello del Cuneese, e cioè: 685 lavoratori in CIGD, il 17% del totale provinciale, con un aumento del 42% sull’anno 2011; oltre 607 mila ore erogate, il 21% del totale provinciale, con un aumento di oltre il 170% sull’anno 2011: 56 La lista di mobilità Le nuove iscrizioni nella lista di mobilità di lavoratori residenti in provincia di Cuneo sono state 2.895 nel 2012, con un considerevole incremento rispetto al 2011: +33,4%, pari a 725 unità in più. La quota maggiore di personale (1.931 unità, il 67% del totale) è stata inserita ai sensi della legge 236/93 (mobilità giuridica). I lavoratori entrati in lista ai sensi della L. 223/91 (mobilità indennizzata) sono stati 964 (33% del totale), in calo, per rappresentatività, sul 2011, quando incidevano per il 36% sul totale, secondo quanto avviene anche a livello regionale. 57 L’aumento delle iscrizioni nella nostra provincia interessa maggiormente la componente femminile, che cresce del 36%, rispetto all’aumento maschile del 32%. I settori di attività dove maggiormente si concentrano le donne entrate in lista sono il tessile, il commercio, ed i servizi alle imprese, mentre per quanto riguarda gli uomini sono numerosi gli ingressi nel metalmeccanico, nell’industria delle costruzioni e nel commercio. Inoltre, i soggetti indennizzati sono più numerosi nell’industria, mentre i non indennizzati sono la quasi totalità dei lavoratori che operano nei servizi (82%) 58 Se nel corso del 2011 il comparto produttivo che aveva usufruito maggiormente di questo ammortizzatore sociale era stato il metalmeccanico, quest’anno i principali fruitori sono invece il commercio (519 unità, il 18% del totale), seguito dal comparto edile (481 unità, il 17%), ambedue in forte crescita rispetto al 2011 (sommandone i valori hanno il 50% di iscrizioni in più); il metalmeccanico si è invece mantenuto stabile sui valori fatti registrare dodici mesi prima. 59 Definizioni LE RILEVAZIONI ISTAT DELLE FORZE DI LAVORO La nuova serie delle rilevazioni ISTAT, avviata nel 2004, ha modificato alcune delle principali definizioni in uso Si riportano qui di seguito le definizioni delle principali variabili Occupati: persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento: − hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura; − hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente; − sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l'attività. Disoccupazione La disoccupazione ufficiale è quella riferita alle persone in cerca di occupazione secondo la definizione internazionale, vale a dire con i criteri di disponibilità e di ricerca attiva del lavoro precisati qui di seguito: Persone in cerca di occupazione: persone non occupate tra 15 e 74 anni che: − hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nei trenta giorni che precedono l’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un'attività autonoma) entro le due settimane successive all'intervista; − oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla data dell’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive all’intervista, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro. 60 L'ISTAT però consente di misurare anche la disoccupazione potenziale, suddivisa in due categorie principali: - i soggetti che, pur dichiarandosi in cerca di lavoro e con azioni di ricerca recenti, affermano di non essere disponibili a lavorare entro le due settimane successive; - i soggetti che, pur dichiarandosi in cerca di lavoro e disponibili, non hanno svolto azioni di ricerca negli ultimi 30 giorni, ma più indietro nel tempo, cioè negli ultimi sei mesi, o fino a due anni se l'attività di ricerca riguarda concorsi pubblici o passa attraverso i Centri pubblici per l'Impiego. Queste due categorie appartengono ufficialmente alle non forze di lavoro, ma ricadono in una condizione particolare per il fatto di aver dichiarato di essere alla ricerca di lavoro. I dati sulla disoccupazione ufficiale rientrano sotto la denominazione di "Disoccupazione Eurostat", mentre l'insieme di questi soggetti più le due categorie di disoccupazione potenziale sopra citate costituisce la "Disoccupazione allargata", che è un aggregato non considerato dalla statistica ufficiale, ma che consente un'analisi più compiuta ed esauriente dei soggetti, che, a vario titolo e con modalità diverse, dichiarano di essere alla ricerca di un'occupazione. Alle categorie citate, per completare il quadro dell'offerta di lavoro esplicita e potenziale, andrebbero aggiunti gli occupati in cerca di lavoro, che è però un dato non disponibile nelle statistiche ISTAT standard diffuse a livello trimestrale Forze di Lavoro: Occupati + persone in cerca di occupazione, come sopra individuati Non Forze di Lavoro Persone in condizione non professionale, cioè non classificate come occupate o in cerca di occupazione come prima definite. Si possono suddividere in due sottoinsiemi: 61 - le Non Forze di Lavoro in età di lavoro (15-64 anni) - le Non Forze di Lavoro non in età di lavoro, cioè i giovani con meno di 15 anni e gli anziani a partire da 65 anni di età, ma al netto di coloro che in quest'ultima fascia di età sono classificati come occupati o in cerca di occupazione. Le Non Forze di Lavoro in età di lavoro sono a loro volta ripartite nelle due categorie riconducibili al concetto di "Disoccupazione potenziale" (v. sopra), che cioè risultano in cerca di lavoro, ma non rientrano nella definizione internazionale di persona in cerca di occupazione, e nella popolazione inattiva vera e propria, vale a dire tutti coloro che non dichiarano di essere occupati o in cerca di lavoro, fra i quali si distingue il nucleo di coloro che, pur non affermando di essere alla ricerca di un impiego, manifestano un interesse a lavorare se venissero meno i vincoli che al momento li condizionano (Non Forze di Lavoro disponibili). Tasso di attività: Rapporto tra le forze di lavoro in età di 15-64 anni e la popolazione nella stessa classe di età. Tasso di occupazione: Rapporto tra gli occupati in età di 15-64 anni e la popolazione nella stessa classe di età. Tasso di disoccupazione: Rapporto tra le persone in cerca di occupazione che rispondono ai criteri internazionali di classificazione (disponibilità a lavorare entro due settimane e azioni di ricerca di lavoro negli ultimi 30 giorni) e le forze di lavoro (v. sopra). 62 I DATI DEI CENTRI PER L'IMPIEGO Dall’anno 2000, con il decentramento delle funzioni in materia di mercato del lavoro, sono entrati in vigore i Centri per l’Impiego (CpI), che in Piemonte sono 30, secondo l’articolazione stabilita con Delibera della Giunta Regionale dell’1.3.1999, derivanti in certi casi da accorpamenti delle 49 preesistenti Sezioni Circoscrizionali (SCI), attive fino a tutto il 1999. Il quadro attuale, per area provinciale è il seguente, dove i nuovi bacini per l’impiego sono individuati con riferimento ai Comuni sede di Centro per l’Impiego e si segnalano fra parentesi gli eventuali accorpamenti realizzati in rapporto alle precedenti Sezioni Circoscrizionali (SCI): Prov. di Alessandria: Alessandria, Casale Monferrato (inclusa ex SCI di Valenza), Tortona, Novi Ligure, Acqui Terme (inclusa ex SCI di Ovada) Prov. di Asti: Asti (accorpamento in unico bacino delle ex SCI di Asti, Canelli, Nizza Monferrato e Villanova d’Asti) Prov. di Biella: Biella (accorpamento in unico bacino delle ex SCI di Biella e Cossato) Prov. di Cuneo: Cuneo (incluse ex SCI di Dronero e Borgo S.Dalmazzo), Alba (inclusa ex SCI di Bra), Savigliano (inclusa ex SCI di Fossano), Saluzzo, Mondovì (inclusa ex SCI di Ceva) Prov. di Novara: Novara (inclusa ex SCI di Oleggio, tranne i Comuni di Barengo e Vaprio d’Agogna), Borgomanero (inclusa ex SCI di Arona e i Comuni di Barengo e Vaprio d’Agogna) Prov. di Torino: Torino, Rivoli, Venaria, Ciriè, Settimo Torinese, Chivasso, Cuorgnè, Ivrea (inclusa ex SCI di Caluso), Susa, Pinerolo, Chieri, Moncalieri (inclusa ex SCI di Carmagnola), Orbassano Prov. di Verbania: Omegna (accorpamento in unico bacino delle ex SCI di Domodossola, Omegna e Verbania) Prov. di Vercelli: Vercelli (inclusa ex SCI di Santhià), Borgosesia (inclusa ex SCI d Gattinara) 63 Nella maggior parte dei casi, nelle aree di riferimento delle SCI soppresse si è mantenuto aperto uno Sportello Territoriale decentrato. Le informazioni più significative reperibili dai Centri per l'Impiego riguardano le persone in cerca di occupazione che si rivolgono ai servizi pubblici per l’impiego e le procedure di assunzione e di cessazione. Persone in cerca di occupazione I meccanismi riferiti all’individuazione dei disoccupati sono stati rivisti secondo una logica che non contempla più, come in precedenza, il concetto generico di iscrizione, ma impone ai CpI di operare solo sui soggetti alla ricerca attiva di un’occupazione (DLgs 181/2000, come modificato dal DLgs 297/2002), secondo delle regole a cui i servizi provinciali si sono adeguati. S’intende che l’offerta di lavoro esplicita che si rivolge ai servizi pubblici per l’impiego rappresenta solo un sottoinsieme della disoccupazione presente sui mercati locali del lavoro, essendo venuto meno il monopolio pubblico sull’intermediazione di manodopera. Procedure di assunzione e di cessazione Le imprese o le Agenzie di lavoro interinale o di collocamento private sono tenute a comunicare per via telematica tutti i movimenti che interessano il personale a loro carico, in particolare le nuove assunzioni, e le cessazioni dal lavoro per qualsivoglia motivo (dimissioni, riduzione personale, fine rapporto a termine, licenziamento per giusta causa, ecc…). Le comunicazioni di assunzione, in particolare, debbono pervenire entro il giorno precedente alla data di inizio lavoro, salvo che per le missioni di lavoro interinale, che vanno comunicate dalle Agenzie di somministrazione entro il giorno 20 del mese successivo a quello di riferimento. Le statistiche sulle procedure di assunzione e di cessazione si riferiscono di norma ai movimenti operati dalle aziende con sede 64 nel bacino per l’impiego, cioè, in altre parole, i posti di lavoro resisi disponibili o soppressi nell’area di competenza del CpI, che possono interessare lavoratori residenti nel bacino stesso o provenienti da altri bacini. Gli archivi dei CpI, risiedono su di un programma di portata regionale denominato SILP (Sistema Informativo Lavoro Piemonte), sviluppato dal CSI-Piemonte, che si è andato progressivamente strutturando per rispondere a tutte le esigenze amministrative e informative del sistema, e a cui hanno aderitotutte le province piemontesi. Il SILP contiene degli specifici moduli statistici, che consentono di ottenere delle tabelle predefinite o liberamente strutturate sulla base di vari parametri, o di procedere all’estrazione diretta di spezzoni di archivio mediante il sistema delle “Stampe Selettive”, con la possibilità di sviluppare autonomamente gli incroci richiesti. Dall’anno 2007, afferiscono al SILP tutti i movimenti occupazionali effettuati in Piemonte (assunzioni, cessazioni, trasformazioni, modifiche o proroghe del rapporto di lavoro) sia per il lavoro subordinato, compreso tutto il pubblico impiego (fino ad allora disponibile solo parzialmente), sia per il lavoro autonomo di carattere parasubordinato (contratti a progetto e altre figure analoghe), la cui rilevazione era solo sporadica fino a tutto il 2006. Il sistema informativo attuale consente quindi un’analisi ampia e articolata dei movimenti occupazionali. Il quadro statistico disponibile si riferisce, in particolare, alle seguenti variabili, eventualmente incrociabili tra di loro: età del lavoratore avviato o cessato, in relazione alla data del movimento in questione; settore o comparto di attività, con la classificazione delle missioni di lavoro interinale in relazione all’attività della azienda utilizzatrice (ma con la presenza nel SILP di numerosi movimenti privi di attribuzione settoriale); specifica contrattuale di inserimento al lavoro o categoria professionale di appartenenza (apprendistato, collocamento mirato, contratti di inserimento, lavoratore dello spettacolo / 65 a domicilio / in mobilità, lavoro interinale, socio di cooperativa, disoccupato da oltre 24 mesi); tempo di lavoro (part-time / full-time) e tipo di occupazione (tempo determinato/indeterminato); cittadinanza; titolo di studio registrato (gli archivi, tuttavia, presentano attualmente numerosi casi mancanti, per cui il dato non appare pienamente attendibile); durata prevista dell’occupazione a tempo determinato; qualifica professionale attribuita all’atto dell’assunzione; motivazione della cessazione dal lavoro. Il sistema, inoltre, conteggia non solo le procedure di assunzione, ma anche le persone coinvolte, in relazione al numero di occasioni di impiego esperite da ogni lavoratore nel corso dell’anno. I dati così disponibili vengono aggiornati periodicamente, con la possibilità di determinare lievi modifiche alle statistiche precedenti, a causa di correzioni o di inserimenti tardivi. I SERVIZI DEI CENTRI PER L’IMPIEGO Le Province hanno compiti di progettazione delle politiche del lavoro e di coordinamento delle attività dei Centri per l’Impiego. I Centri per l’Impiego sono moderne strutture in grado di offrire all’utenza, ai lavoratori e alle imprese, ma anche alla scuola ed alla formazione professionale, servizi per rispondere alle diverse esigenze in tema di mercato del lavoro ACCOGLIENZA – INFORMAZIONI Analisi delle esigenze del cliente/utente, illustrazione della gamma dei servizi territoriali (lavoro - orientamento - formazione) e delle modalità di accesso PRESELEZIONE Servizio per favorire l'incontro domanda - offerta di lavoro tramite colloqui con le persone immediatamente disponibili al lavoro ed 66 occupabili, raccolta delle offerte delle imprese ed incrocio fra le candidature e le richieste delle imprese, segnalazione di una rosa di candidati con i requisiti richiesti. ORIENTAMENTO Servizi di orientamento verso il lavoro e la formazione sia per i giovani che per gli adulti: in ogni momento della vita infatti può servire un aiuto per poter scegliere, o anche solo qualche informazione su un mondo in parte già conosciuto. STAGE E TIROCINIO Esperienze in azienda che non costituiscono rapporto di lavoro dipendente: favoriscono l’integrazione fra il sistema scolastico e il sistema produttivo. VOUCHER Le persone che intendono lavorare, ma hanno vincoli di cura familiare possono usufruire di un rimborso delle spese sostenute per tale motivo e possono così accedere al lavoro o ad un aggiornamento professionale senza aggravare la situazione familiare. AZIONI BREVI DI RINFORZO FORMATIVO Brevi moduli di formazione professionale pensati per far fronte a particolari esigenze di aggiornamento delle persone per posti di lavoro disponibili sul mercato locale. Mettono la persona in grado di rispondere in tempi brevi agli annunci di lavoro. EURES Servizio della Comunità Europea finalizzato a facilitare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro in Europa. Opera attraverso servizi decentrati coordinati dalla Regione, avvalendosi di una banca dati contenente le opportunità di impiego a livello europeo. INSERIMENTO MIRATO Il Servizio Inserimento Mirato, attivo presso tutti i Centri per l’Impiego, promuove progetti di inserimento lavorativo per i disabili in collaborazione con altri servizi del territorio, offre consulenza 67 alle aziende per le assunzioni previste dalla legge 68/99 ed effettua il monitoraggio degli inserimenti effettuati. CREAZIONE DI IMPRESA Supporto a chi vuole mettersi in proprio. Il servizio è svolto su livelli successivi di approfondimento: da orientamento, informazione e assistenza, a redazione del piano di impresa e valutazione di fattibilità del progetto, comprese eventuali richieste di finanziamenti e sostegno nella fase di avvio. CONSULENZA ALLE AZIENDE Assistenza alle aziende per tutte le pratiche obbligatorie legate al mercato del lavoro, consulenza su come muoversi per ricerca di personale, formazione degli addetti, assunzioni con agevolazioni. STRUMENTI ON LINE Sito istituzionale www.provincia.cuneo.it: vetrina delle offerte di lavoro, norme e modulistica, indirizzi e riferimenti, novità sulle attività dei Centri per l’Impiego , della scuola e della formazione professionale, ma anche strumento di aggiornamento e scambio di notizie tra operatori di orientamento … 68 LA CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI La CIG è uno strumento a favore di imprese in difficoltà per motivi contingenti o di ordine strutturale che consente la sospensione dal lavoro di tutti o parte dei dipendenti in forza, a cui viene corrisposta un’integrazione salariale pari all’80% della retribuzione che sarebbe spettata al lavoratore, soggetta, però ad una massimale mensile stabilito annualmente. Nella maggior parte dei casi, di fatto, l’indennità corrisposta è inferiore alla quota dell’80% prevista, e lo scarto rispetto alla retribuzione ordinaria è tanto più elevato quanto più elevato è l’inquadramento professionale del lavoratore sospeso. A tale trattamento sono ammessi tutti i lavoratori con anzianità di servizio di almeno 90 giorni, ad accezione degli apprendisti, dei dipendenti assunti con contratto a termine o che operano presso il proprio domicilio, e dei dirigenti. Il lavoratore mantiene lo status di occupato, e solo al termine del periodo concesso può essere licenziato, di norma attraverso lo strumento della mobilità, o riprendere il servizio. In linea generale, alla CIG possono accedere solo le imprese industriali con più di 15 dipendenti, e questo ammortizzatore sociale può essere applicato a tutti i dipendenti dell’azienda o utilizzato a rotazione, coinvolgendo di volta in volta soggetti diversi, secondo una turnazione prestabilita; la sospensione dal lavoro può essere totale, ma anche parziale, solo per alcuni giorni della settimana. L’integrazione viene conteggiata in base alle ore di sospensione dal lavoro, con un massimo settimanale pari allo standard contrattuale. Si distinguono due tipologie di CIG: quella ordinaria, concessa direttamente dall’INPS per eventi di natura temporanea e dalla durata limitata nel tempo, e quella straordinaria, concessa nei seguenti casi: - per situazioni di crisi accertate per un periodo massimo di 12 mesi, rinnovabile solo dopo un intervallo di tempo pari ai 2/3 del periodo già usufruito; - per interventi di ristrutturazione, riorganizzazione o conversione aziendale, per un periodo massimo di 24 69 - mesi, eventualmente prorogabili in casi di particolare complessità; per procedura concorsuale, cioè per il fallimento dell’impresa, per un periodo massimo di 12 mesi. Un caso particolare di integrazione salariale è il cosiddetto contratto di solidarietà, che prevede il coinvolgimento a rotazione nella sospensione di tutti i dipendenti in forza all’azienda, anche quelli di per sé non interessati dal provvedimento, per minimizzare l’impatto del trattamento. La normativa per la concessione della CIG è piuttosto complessa, e prevede, al di là dei vincoli temporali prima indicati, dei limiti massimi di utilizzo nell’arco di un quinquennio nel caso della straordinaria o di un biennio nel caso dell’ordinaria. Modalità particolari sono inoltre previste per le imprese del comparto edile e dell’impiantistica. Negli ultimi anni, in seguito all’aggravarsi della crisi industriale, sono state concesse dal governo delle deroghe al ricorso alla CIG Straordinaria, sia in termini di ampliamento dei limiti massimi di utilizzo, sia come estensione mirata all’accesso al provvedimento ad aziende prima escluse, come le imprese artigiane. La concessione del trattamento salariale straordinario, inoltre, specie nei casi di fallimento o cessazione di attività, è sempre più strettamente legata all’impegno aziendale ad attivare processi di ricollocazione. I trattamenti vengono corrisposti dall’INPS, che dispone quindi di statistiche relative alle ore di integrazione autorizzate, per tipologia (ordinaria / straordinaria), categoria professionale (operai / impiegati), settore di attività e area provinciale. Tali informazioni sono di particolare interesse, perché rappresentano un sensibile indicatore dello stato di salute del sistema produttivo, in un’ottica di analisi congiunturale. L'andamento delle richieste è inversamente correlato con l'andamento previsto della produzione e degli ordinativi: a una crescita del monte ore CIG corrisponde in prospettiva una diminuzione dell'attività produttiva. 70 Occorre considerare, peraltro, che le ore in questione sono quelle richieste dall’azienda e riconosciute dall’INPS: le ore poi effettivamente erogate sono di norma inferiori a quelle richieste, perché le previsioni delle aziende tendono ad essere sovrastimate, per motivi prudenziali: si richiede una quota elevata, riservandosi poi di non usufruire completamente del monte ore disponibile. Il dato reale, a consuntivo, è però disponibile con notevole ritardo, per cui, date le finalità congiunturali delle analisi derivanti da tali informazioni, si preferisce utilizzare il monte ore richiesto, anche se sovrastimato, valutando che l'importante è il confronto nel tempo di dati omogenei, anche se questi poi, non riflettono l'effettivo ricorso alla CIG da parte del sistema economico regionale. LA LISTA DI MOBILITA’ La lista di mobilità è stata istituita dalla L. 223/1991: vi vengono iscritti i lavoratori licenziati dalle imprese con più di 15 dipendenti, sulla base della procedura individuata al Capo II della predetta Legge. I lavoratori collocati in mobilità perdono ogni rapporto con il datore di lavoro e fruiscono di un’indennità, rapportata al trattamento di integrazione salariale a cui avrebbero diritto, per un periodo variabile a seconda dell’età: fino a 12 mesi per i soggetti con meno di 40 anni, fino a 24 mesi per i soggetti da 40 a 49 anni, fino a 36 mesi per quelli con 50 anni e oltre, ulteriormente prorogabile in determinate aree territoriali. Le persone inserite nella lista di mobilità fruiscono di agevolazioni all’assunzione. In caso di assunzione a tempo determinato, l’iscrizione alla lista e la corresponsione dell’indennità spettante vengono sospese fino al completamento dell’esperienza lavorativa, dopodiché la decorrenza riprende fino al raggiungimento del numero di mesi di mobilità previsti dalla normativa, salvo proroga o trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. 71 Il lavoratore viene cancellato dalla lista per scadenza dei termini prima indicati (12, 24 o 36 mesi a seconda dell’età), avviamento al lavoro a tempo indeterminato, messa in pensionamento di vecchiaia o di anzianità, o per altre ragioni di ordine tecnico. Il tempo di permanenza nella lista può essere superiore a quello previsto in origine, se il lavoratore, come si è prima precisato, viene avviato al lavoro a tempo determinato, ma in ogni caso non è possibile restare iscritti per un periodo superiore al doppio delle mensilità previste dalla legge in relazione all'età del lavoratore. I lavoratori da collocare in mobilità vengono individuati generalmente da un accordo tra impresa ed organizzazioni sindacali; se l’accordo non viene raggiunto autonomamente dalle parti, la Regione (o il Ministero del Lavoro, nel caso di imprese con unità localizzate in più aree regionali) le convoca svolgendo opera di mediazione entro un termine massimo di 60 giorni. Se entro tale scadenza l’accordo non viene comunque raggiunto, l’impresa ha la facoltà di avviare le procedure di mobilità, individuando i lavoratori sulla base dei criteri previsti dalla L. 223/91. L’accordo tra impresa ed organizzazioni sindacali, invece, consente di individuare i soggetti da inserire in lista anche in deroga a tali criteri. Di norma, l'impresa è tenuta a collocare in mobilità i lavoratori in esubero entro 120 giorni dalla data di inizio indicata nell'accordo, ma le parti sociali possono concordare una deroga a questo termine, stabilendo un arco temporale anche molto più ampio. Sono inoltre possibili proroghe, sempre previo accordo tra le parti. I lavoratori in esubero non vengono generalmente messi in mobilità dall'impresa in una soluzione unica, ma a più scaglioni, nel corso del periodo stabilito. La L. 236/1993 ha esteso la possibilità di iscrizione alla lista di mobilità anche ai dipendenti di imprese fino a quindici addetti che perdano il posto di lavoro, o a lavoratori a cui non spetti comunque l’indennità di mobilità prevista dalla L. 223/91, purché il loro licenziamento sia connesso a riduzione di personale, trasformazione o cessazione dell’attività dell’azienda. In questo caso il lavoratore viene iscritto in lista per un periodo pari a quello previsto in relazione alla sua età, previa richiesta al competente 72 Centro per l’Impiego entro 60 giorni dalla comunicazione del licenziamento, e può fruire delle agevolazioni concesse all’impresa che intenda assumerlo, senza aver diritto però all’indennità di mobilità. Tale opportunità aveva però la validità di un anno, soggetta ad eventuale proroga, che è stata finora concessa regolarmente di anno in anno, anche se con provvedimenti talvolta tardivi (ad esempio il Decreto di proroga per gli anni 2002 e 2005 è stato adottato in ritardo, causando una temporanea sospensione dell’inserimento in lista dei lavoratori con tali caratteristiche). Lo stock di iscritti viene aggiornato mensilmente dalla Commissione Regionale per l’Impiego (CRI), competente in materia, sulla base degli elenchi di lavoratori trasmessi dalle imprese nel caso della procedura di cui alla L.223/91, o dai Centri per l’Impiego provinciali, nel caso degli inserimenti ex L. 236/93. Il set di statistiche presentato riguarda i flussi in ingresso nella mobilità, con dati riferiti cioè alle nuove iscrizioni effettuate nel corso dell’anno. Le elaborazioni derivano dai dati elementari dell'archivio gestionale delle procedure di mobilità, che fa capo operativamente all’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro. La CRI controlla effettivamente solo le procedure di iscrizione alla lista di mobilità, e con la sua approvazione dà il via alla procedura che consente all’INPS il pagamento delle indennità ai lavoratori aventi diritto e alle imprese di fruire delle agevolazioni concesse all’assunzione. La gestione delle fasi successive dell’iter amministrativo (sospensioni e cancellazioni) viene materialmente effettuata dai Centri per l’Impiego, che comunicano alla CRI, per la ratifica formale, le cancellazioni. La gestione dei dati di stock, cioè la fotografia dei lavoratori attualmente in mobilità, presenta nell’archivio regionale vari problemi, legati alla tempestiva comunicazione delle cancellazioni da parte dei Centri per l’Impiego e ai tempi di caricamento dati e ratifica da parte della CRI. Queste informazioni quindi vengono attualmente estratte dalla base dati dei Centri per l’Impiego (SILP), che è tempestivamente aggiornata e che consente anche di reperire il dato sui soggetti sospesi perché avviati al lavoro a tempo determinato o a tempo indeterminato part-time. 73 74 TABELLE 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99