Vocaboli di miniera della Valle di Scalve

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Vocaboli di miniera della Valle di Scalve
ALLEGATO G
Un contributo alla conoscenza
“geografica” e “lessicografica” delle miniere
di Val di Scalve
Il lavoro bibliografico sulle miniere bergamasche offre interessanti spunti per indagini e
approfondimenti sulla storia mineraria di questa provincia.
I titoli delle pubblicazioni fanno emergere un quadro significativo, soprattutto per la Valle di
Scalve: presentano uno sguardo diacronico di indubbio valore storico e aiutano a comprendere i
mutamenti nel corso di oltre due secoli; forniscono elementi utili a ricostruire l’evolversi della
“geografia mineraria”, dell’organizzazione del “sistema minerario” (bosco-carbone, minerale
ferroso-fusione), dei progressi tecnologici, delle trasformazioni nella stessa organizzazione del
lavoro, ecc., fino alla definitiva chiusura dell’intero complesso minerario scalvino.
In questa cornice ci è sembrato stimolante collazionare gli esiti di duecento anni e più di ricerca
attorno a due argomenti che ineriscono questo territorio:
-
-
la “geografia mineraria”, ossia la crescita del numero di cave e/o delle gallerie – le cui
denominazioni sono reperibili nelle monografie e nelle testimonianze orali –, miniere aperte e
chiuse da tempo memorabile o in epoche più recenti, testimonia del progressivo avanzamento
del fronte minerario e permette una mappatura storica dell’evolversi e dell’ampliarsi nel corso
dei secoli, dei “ghirigori” nella terra di quest’area valligiana; .
la “lessicografia di miniera”, cioè la collazione dei vocabolari di settore – tra l’Ottocento, il
recente passato e le nuove acquisizioni nel corso della nostra indagine, mette a disposizione un
ampio lessico dei termini minerari scalvini.
Queste ipotesi di lavoro, del resto, si leggono tra le righe del lavoro di Antonio Tiraboschi (Allegato
C) ed è riformulato con maggiore spessore in Mora 1985.
Ambedue le tematiche si articolano in una parte narrativa, con cui si dà conto della serie
documentaria utilizzata, e in un quadro sinottico che permette la rapida consultazione dei documenti
messi a confronto.
Per una “geografia mineraria” della Val di Scalve:
una comparazione fra gli studi di Maironi Da Ponte, Polli – Lucchetti, Capitanio
Sono diversi gli studiosi che, tra il XVIII e il XX secolo, si sono occupati dell’orografia e della
mineralogia scalvina. A questo proposito, abbiamo considerato i seguenti lavori di ricerca:
1. Memoria orografico – mineralogica delle montagne spettanti alle valli di Scalve e di Bondione
nella provincia bergamasca di Giovanni Maironi da Ponte. Verona, per Dionigi Ramanzini,
1788, p. 44;
2. I minerali di ferro delle valli bergamasche. Studio chimico del prof. Pietro Polli e del dott.
Pantaleone Lucchetti. Parte 1a – Valle Seriana e di Scalve. Milano, Tipografia Bernardoni di C.
Bresciani e C., 1879, p. 35, [che citano anche altri studi riguardanti questo territorio];
3. Alessandro Capitanio, Nomi di alcune miniere di ferro della Val di Scalve, in Id., Il ferro della
Val di Scalve, Museo etnografico di Schilpario – Coop. Ski-Mine, Quaderno n. 3. Ferrari
Edizioni, Clusone, 2000, p. 86;
4. Giorgio Schena, Le miniere del “Laghetto del Polzone”, in Amministrazione comunale di
Colere, Da Collere a Colere. Una comunità alpina: storie e immagini, a cura di Angelo
Bendotti. Il filo di Arianna, Bergamo, 2000, pp. 51-64;
5. Agostino Morandi, A 1750 metri sul livello del mare. Le miniere della Manina. Il filo di
Arianna, Bergamo, 2002.
Sebbene siano lavori nati con differenti finalità e quindi qualitativamente diversi (i primi due sono
esclusivamente di interesse mineralogico; il terzo puramente indicativo dei nomi di miniere senza
precise indicazioni di ubicazione ), con essi è possibile ricostruire una mappa delle miniere scalvine,
con relativa denominazione, in un arco temporale compreso tra il 1788 e il 2000. Si sono
evidenziati:
- l’area montuosa o il monte dove la miniera è ubicata;
- il nome della miniera o della galleria;
con l’avvertenza che nei diversi lavori non tutti gli elementi collimano. In diversi casi, per esempio,
si accenna genericamente a “miniera o gruppo di miniere”, in altri è fornito solo il nome della
miniera senza la località di ubicazione.
La tabella che ne risulta, allinea le denominazioni delle miniere in base all’ubicazione geografica
segnalata nelle pubblicazioni; per quelle prove di indicazioni si è utilizzato, dove possibile, il
ricordo o la testimonianza di contemporanei.
Vediamo ora, in forma discorsiva, il contenuto delle opere prese in considerazione.
1. È nelle estati che precedono il 1788 che, con molta probabilità, Giovanni Maironi Da Ponte
compie i suoi viaggi in Val di Scalve, finalizzati all’analisi scientifica dei minerali del luogo. «Egli
è tristissimo – scrive nella Memoria – l’aspetto di questa valle: ma la natura ha compensate le sue
orridezze coi ricchi tesori, che ha prodotti nelle viscere delle sue montagne».
Un tesoro costituito da «miniere di rame, di zingo, di piombo, ed in grandissima parte di quelle di
ferro, di cui veramente la valle abbonda sopra ogn’altra del nostro distretto».
La stagione nella quale «ho potuto fare tali viaggi – precisa in una delle note alla Memoria –, è stata
sempre la estiva non mai scevra di gravissimi inconvenienti e pericoli, quando vogliasi allora
penetrare in quelle fodine affatto abbandonate in siffatti tempi dagli stessi scavatori».
Maironi fornisce poi una sintetica ma preziosa descrizione del lavoro degli scavatori: «Tratta dalla
galleria la miniera ossia il minerale, nel qual artificio si fa moltissimo uso dello scarpello, della
leva, e della polvere da schioppo, viene sottomessa alle altre operazioni preparatorie alla fusione,
che sono la Torrefazione, e lo Scevramento da ogni porzione di pietra non metallica. Cottizzare
chiamasi da’ nostri la prima; Taizzare la seconda di queste operazioni. Indi si trasporta al forno, in
cui con veementissimo fuoco di carbone viene fusa e metallizzata in ferro crudo, ossia fragile; il
quale si traduce poi alle fucine, dove si fa subire gli altri trattamenti necessarj a conciliargli la
malleabilità, e l’attitudine ai tanti usi, ne’ quali viene impiegato con sì grande utile e comodo della
società».
Passa poi alla descrizione delle miniere, dove «Io ci conserverò quell’ordine, che ho tenuto nel
visitarle», iniziando dal monte Ponzone, falda appartenente al massiccio della Presolana, per
risalire, di monte in monte, fino al Venerocolo.
Nelle sue osservazioni, Maironi enumera più di cinquanta tra cave e miniere, ma solo di poche
fornisce l’esatta denominazione.
2. Il prof. Pietro Polli, del Regio Istituto Tecnico di Milano, e il dott. Pantaleone Lucchetti,
assistente alla Cattedra di Chimica generale dello stesso Istituto, si propongono un’indagine sui
minerali e sulle rocce delle Valli Bergamasche: questo pubblicato è il primo studio il cui scopo è la
realizzazione di un catalogo ragionato su «tutto quanto v’ha di più interessante dal punto di vista
minerario in quell’importante regione di Lombardia».
Già da due anni stanno lavorando a quest’impresa; approfittano largamente «delle collezioni
mineralogiche e litologiche del Museo di Bergamo, non che delle spontanee prestazioni di
persone». Sono riusciti così a ottenere «un sufficiente numero di esemplari delle miniere più
conosciute, attive o meno». Sottopongono ad analisi numerosi minerali ferrosi presenti o riferiti a
una trentina di miniere della valle.
La loro non è quindi un’indagine “sul terreno”, ma un’analisi che ha «un indirizzo essenzialmente
chimico, non avendo riputato necessario l’entrare in considerazione d’indole tecnica od economica,
in quanto che l’argomento da questo punto di vista è stato svolto con copia di dottrina e di dati nei
classici lavori pubblicati» da numerosi altri studiosi dell’argomento.
Va infine segnalato che il manoscritto tiraboschiano Industria ferriera, alla voce Miniéra, Véna,
raccoglie una lista con 35 denominazioni di miniera, interamente riprese dallo studio di PolliLucchetti, lavoro, del resto, che Tiraboschi menziona alla voce Ghisa.
3. La ricerca più recente è quella di Alessandro Capitanio, edita nel 2000. Si tratta di una tabella (p.
86) nella quale sono indicate, in ordine alfabetico e senza ubicazione, 62 denominazioni di miniere
scalvine. Il lavoro è frutto di un’indagine che ha fatto uso di testimonianze orali raccolte tra i
minatori della valle.
4. Il lavoro di Giorgio Schena è un saggio che ricostruisce la vicenda delle miniere del Laghetto swl
monte Polzone, ricche di zinco e blenda. Le cinque gallerie che costituiscono questo bacino
minerario non parrebbero avere collegamenti con quelle di rame e di piombo, descritte duecento
anni prima da Maironi da Ponte.
5. Il cabreo, purtroppo non datato, in copertina al volume di Morandi, indica 15 accessi con relative
denominazioni alle miniere della Manina, che abbiamo interamente ripreso.
Monte, Zona
Monte Polzone
Idem
Idem
Monte Barbarossa
Monte Manina
Maironi
Polli-Lucchetti
Capitanio
Miniera di rame, che
«prima di me osservò il
celebre Sig. Giovanni
Arduini»
Miniera di piombo
<Miniere del “Laghetto
del Polzone: gallerie
Cecilia, Tre Marie,
Sardegna, Sabina, Sibilla>
[4]
Miniera di «calamita»
«Dieci o dodici cave di
ferro»
Miniere Vitello, Bettona,
Clossa, Cappuccina,
Rembasa
Miniere
<Speranza, Vajadosso,
Blez, Bonicella [vedi
Gruffella, più avanti nel
Lessico], Toello,
Desiderata, Zanolina,
Vacca, Sortebella, Gerosa
Fortuna, Bettona, Vitello,
Capucina, Rambasa> [5]
Adelaide, Blesio,
Capüsina, Clossa, Gelosa
o Gerosa.
Monte Gleno
[Glenno in Maironi]
Idem, in Valmanna
Idem, in Valmanna
Idem, in Valmanna (Maironi);
Monte Tornone (Polli-Lucchetti)
Idem, in Valmanna (Maironi);
sopra Ronco (Polli-Lucchetti)
Idem, in Valmanna (Maironi),
Monte Venà (Polli-Lucchetti)
Monte Bonavis
Miniera di «ferro
calciforme» e «due altre
cave … di un ferro atto a
qualunque opera»
Miniera di ferro, «in un
bosco di appartenenza
della Comunità di
Vilminore… La cava vi fu
aperta, non ha gran
tempo, ed il lavoro non è
compitamente avanzato».
«Varie cave di ferro, ma
una sola è l’andante…
altre cave di ferro, ma
oggi abbandonate»
«Dodici altre cave di
ferro, delle quali una sola
è l’andante. Diconsi le
Fogaccine»
«Miniere [di ferro]
volgarmente dette le
Desiderate. Sono varie,
ma una sola è la lavorata.
Questa ha una galleria
assai profonda»
«Luogo detto Venà. Vi si
trovano molte cave di
ferro, una sola delle quali
attualmente si lavora
Indizi di «miniera di
Miniere Pezzòlo,
Figazzino [sic]
Fugazzina («inattiva
perché invasa dall’acqua;
richiederebbe una galleria
di ribasso, ma per le
presenti tristi condizioni
in cui da noi si trova il
commercio del ferro, non
franca la spesa»)
Miniere Desiderata nuova Desiderata
e Desiderata vecchia
Miniera del monte Venà
Monte Venerocolo
Monte Gaffione
Monte Ortasolo
Monte Ortasolo,
falda denominata i Colli
Sopra i Fondi,
monte Glaiole
Monte Rastrelli
Presso le fonti di Schilpario
Senza indicazione
rame; quivi pare sonosi
abbandonate le
escavazioni, che vi si
erano incominciate»
«Non molti anni orsono,
scopertasi una miniera di
rame, vi furono aperte
delle grandi scavazioni»
Fallita la società, «oggidì
poco meno che
abbandonati [gli edifici
fabbricati] … resta così
estinto questo utile e bello
stabilimento»
«Questo monte ha varie
cave di ferro; ma una sola
è l’andante, denominata
appunto la Gaffiona, ed
appartiene a certi Signori
Grassi, famiglia fra le
principali della valle»
«Uno dei più ricchi di
miniere di ferro, e
certamente il più lavorato
da’ montanisti». «Assai
grande il numero delle
cave [di ferro] … ve ne
sono più di dodici in
attualità di andamento»
«Venticinque e più cave
di ferro, quindici delle
quali attualmente in
andamento»
«Ha questa valle
qualch’altra miniera di
ferro sparsa qua e là …
ma essendo esse oggidì
tutte giacenti … non ho
sopra le medesime estese
le mie osservazioni»
Miniera Gaffiona
Gaffiona, Gaffione
Miniere Meraldo,
Castello, Coa, Coino,
Meraldino o Miniera
Nuova, Foppone o
Speranza di sopra
Meraldo, Meraldino,
Castello, Cova, Covino,
Fupù, Cimacolli
Ortasolino, Ortasolo
Miniere Glaiole alta e
bassa, Barisella
Miniera Sopra-Croce
Forca
Miniere Andito,
Bonicella, Carreggiata,
Cimalbosco e Compagnia
Glaiola, Barisella
Süercrùs
Forca, Forchino
Àndech, Berbera, Bible,
Bisüna, Campo,
Careggiata, Cassandra,
Cimalbosco, Compagnia,
Dalmazia, Dosso, Frera
nuova, Fupèl, Giùf, Larisì,
Lombardia, Lupi, Mai,
Maria, Mirabella,
Molarice, Palasa, Piscina,
Plagna, Pusés, Roma,
Saca, Santa Barbara,
Sella, Spiazzo, Stentada,
Stentada vecchia, Torino,
Traversagna.
La tabella lascia intravedere un quadro particolarmente ricco della “geografia mineraria” di Valle:
tra miniere aperte e chiuse in un lontano passato e la situazione più recente, si è di fronte a un
bacino minerario complessivo che sfiora il centinaio di pozzi (tra cave, miniere e gallerie).
Nonostante alcune denominazioni, soprattutto quelle del passato meno recente, risultino
difficilmente ubicabili con discreto margine di certezza, è auspicabile la mappatura di miniere e
gallerie per l’intera Valle di Scalve.
La miniera nella lessicografia della Valle di Scalve:
una comparazione tra i repertori Palamini, Tiraboschi e Capitanio
Qualche riferimento alle miniere scalvine nelle Osservazioni sul Dipartimento del Serio di Giovanni
Maironi da Ponte.
Fin dal Settecento si susseguono nei secoli raccolte, piccole e grandi, di lessicografia bergamasca. A
iniziare è l’abate Giovanni Battista Angelini (Strozza, Bergamo, 1679 – Bergamo, 1767), il cui
Vocabolario bergamasco italiano latino – in parte conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di
Milano, in parte alla Biblioteca del Clero di S. Alessandro in Colonna a Bergamo – è tuttora inedito;
vi è poi un Vocabolaietto bergamasco di Gio. Giacomo Palamini (Parre, Bergamo, 1806 –
Vilminore, Bergamo, 1865), arciprete, il cui testo, rimasto per lungo tempo anch’esso inedito, è
stato pubblicato nel 1999 per cura di Vittorio Mora. Nel 1859 è dato alle stampe dal ragioniere
Stefano Zappettini il Vocabolario bergamasco – italiano per ogni classe di persone e specialmente
per la gioventù, cui segue, non molti anni dopo, il Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e
moderni di Antonio Tiraboschi (Alzano Maggiore, Bergamo, 1838 – Bergamo 1883), edito a
dispense tra il 1867 e il 1872. Vi è, per ultimo, il Piccolo Vocabolario bergamasco italiano di
Marco Carminati e Gian Giacomo Viaggi, stampato a Lovere nel 1905.
Tra questi preziosi documenti e altri ancora, a cui accenneremo più oltre, può essere circoscritta la
lessicografia della Valle di Scalve e, più settorialmente, quella relativa alla miniera.
E a questo proposito, la nostra attenzione si concentra su tre lavori:
1 - Il Vocabolarietto di Palamini è quasi interamente dedicato alla Valle di Scalve; sebbene l’autore
non realizzi uno specifico lessico settoriale, raccoglie però una trentina di vocaboli che il curatore
dell’edizione a stampa riordina sotto il titolo «Vita e linguaggio della miniera». Si tratta comunque
di una documentazione importante, risalente con molta probabilità, alla prima metà dell’Ottocento.
2 - Antonio Tiraboschi, produce invece uno specifico lavoro settoriale. Accanto ai lemmi raccolti
nel suo Vocabolario (VD), conduce una ricerca mirata sul lavoro minerario della Val di Scalve. Si
tratta del manoscritto inedito Industria ferriera, di cui si occupò V. Mora nel 1984. L’indagine di
Tiraboschi risale al periodo successivo alla stampa del Vocabolario ed è databile tra il 1878 e il
1883. Molto più ricco del lavoro di Palamini, al quale esplicitamente ed episodicamente si collega,
il dialettologo bergamasco aggiunge documenti preziosi in parte raccolti “sul campo”, in parte
desunti da altre pubblicazioni. Il limite del lavoro va individuato nel fatto che l’indagine si sofferma
con maggiore attenzione alle voci inerenti i lavori all’esterno della miniera – la cernita e la prima
fusione del materiale –, mentre è meno attento agli altri momenti della vita e del lavoro di miniera.
3 - Si deve aspettare il 2000 per disporre di un contributo più approfondito de lessico minerario
della Val di Scalve. È il lavoro di Alessandro Capitanio che nel suo volume Il ferro della Val di
Scalve, dedica una parte del libro al Glossario delle terminologie dialettali riferite al lavoro della
miniera, forno fusorio, fucine a bosco e al Glossario terminologie minerarie. Poche pagine, ricche
però di utili informazioni. Pur senza avere consultato i due lavori precedenti, Capitanio non solo
conferma molti dei termini segnalati da Palamini e Tiraboschi, ma aggiunge a quei documenti –
testimoni di tecniche estrattive e manifatturiere ormai superate e obsolete – il lessico
tecnologicamente più avanzato, frutto del progresso raggiunto, nel corso degli anni, dal settore
estrattivo.
Lo studio comparativo di questi tre lessici, storicamente fissati nel corso dei secoli, può favorire
l’acquisizione di quanto ancora manca a completare il lessico di un mestiere ormai depositato negli
annali della storia, ma ancora vivo nella memoria delle donne e degli uomini di questa valle.
Sono qui riprese tutte le voci contenute nelle tre opere con l’esclusione, per il repertorio Tiraboschi,
delle seguenti voci:
- minéra, véna, per le considerazioni esposte nel capitolo precedente;
- le nomenclature specifiche, segnalate alle voci Furen, Ghisa, Mai e Ora.
Abbiamo, invece, integrato il repertorio tiraboschiano con quanto lo stesso autore riporta nel suo
Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni, 1872 (sigla VD) e nell’Appendice al
Vocabolario, 1879 (sigla VDA).
Vocabolo
Palamini
Tiraboschi
Aiguàl
Àndec – Andito della
miniera
<Si dice all’imboccatura
della cava (VDA)>
Àndèk, Àndec
Archèč
Àrghen, Àrghena, o Grü –
Ordigno per lavare il
ferraccio indurito dalla sèa
Dicesi anche l’ordigno che
portava la Gavozza
[Gaòssa] per trasportarlo
con minor fatica nel forno
Àrghen
Àrghena
* Arricchimento
Àsén
Asesèi
Azale, Asàl
* Avanzamento
Azale – Acciaio
Bachèta de l‟üsèl
Spranga lunga e cilindrica di
ferro, che serve a staccare la
loppa dall’ugello
Processo atto ad ottenere il
tenore più alto possibile del
minerale (macinazione,
lavaggio, separazione sterile
e torrefazione)
Spezzone di legno, a
sezione rettangolare, fissato
trasversalmente alle slitte
invernali per mezzo di un
perno di ferro, per
permettere lo spostamento
del carico con poca fatica
Piccole assi fissate ai bordi
della slitta estiva con
funzione contenitrice
Asàl – Acciaio
Tratto di galleria o
coltivazione sviluppata dopo
la volata
Strato mineralizzato
Strato calcareo non
mineralizzato
Banc
Banc mat
Barzèla
Capitanio
Canale di eduzione delle
acque con pendenza minima
Àndèk – nome dato ad
alcune miniere prima
dell’introduzione della
polvere pirica
Spezzoni di legno a sezione
tonda curvati all’estremità,
fissati ai bordi delle slitte
per contenere il carico
Ordigno che portasi come il
gerlo, per caricar pesi gravi,
come pezzi di ferro, vena e
sassi
Basgiutì
Biröi
Blandù
Bonèta, Bonnèta, Bunèta
Bonnèta, Boneta – Il
sacchetto che adoprasi pel
trasporto del minerale
Bonèta – Sacchetto pel
trasporto del minerale.
Carbone minuto, con cui
s’incuoce il minerale nella
ringrana [Reglana]
<I carboni di legne minute
spenti (VD)>
<Brascinajo, Quello che
nelle fucine e nei forni
fusorj ha cura di tenere
acceso il fuoco e di
raccogliere la brace (VD)>
Tritume del carbone
Brasca
Braschì
Braschina, Resta
Büdèl
Burlù de „éna – Masso di
minerale
Filoni, o Banchi in alcuni
punti ondulati
Burlòt de énå, Burlù de
„éna
Caalèč
Piccola scodella in
terracotta, o in metallo, che
serviva nella miniera come
contenitore di ciottoli per la
conta dei trasporti dei purtì
Spinotti conici di legno
Spezzone di lamiera atto ad
agevolare lo smarino del
materiale durante
l’avanzamento in galleria
Bunèta – Sacco di canapa
per il trasporto del minerale
Operaio addetto al forno
fusorio o alla fucina
Cunicolo stretto, angusto e
tortuoso
Burlòt de énå – Masso di
minerale
Struttura di tronchi e tavole
realizzata per sostenere i
tratti di galleria insicuri
Cinghia di canapa
terminante con catene in
ferro e ganci, usata per
trainare il car-mat o le slitte
Attrezzo per dare la
curvatura ai binari
Forno di calcinazione atto a
produrre la calce viva
Caalamént
Caèså
Càgnå
Calchérå
Tutta quella quantità di
ferraccio che si fonde in una
volta [Ad v. Ghisa]
Caldatura
Càmbe
Càmbre
Canèč
Caneèt, Canevèt
Canevèt - Vedi Sella [Sèla]
Canigg, Cannigg
L’andito per cui si entra
sotterra a scavare il
minerale. A similitudine dei
cunicoli usitati in guerra, e
delle tane dei conigli poco
diversamente qui detti
connìg
Canèč dol fùren – Vedi
Fùren
Caneèt – Luogo dove si
ripone il ferro
Scambio ferroviario
Piatti di ferro curvati che
davano continuità alle
stagiole nelle curve della
galleria. Avevano una
funzione anti usurante
Canèč - Cannecchio
dell’altoforno
Caràč
Caradèl
Carbù
Carbunèl, Mànega
Carbone
Carbonile, stanzone in cui si
ripone il carbone; la mànega
propr. è meno ampia, la
muratura alta e stretta.
Bóca, bocca del carbonile,
apertura nella parte
superiore del C., per la
quale si butta giù il carbone.
Porta, porta del carbonile.
Operaio addetto al taglio del
bosco e alla carbonizzazione
delle legne
Piccolo carro di legno usato
dal 1500 al 1930 nella
miniera per il trasporto del
minerale all’esterno. Il
veicolo veniva trainato o
spinto dagli addetti ed era
dotato di quattro ruote in
ferro che scorrevano su un
rudimentale binario in legno
(stagiole) fissato sul fondo
della galleria
Carbunér
Car-mat
Cassāl, Rasparöla
Cassòt
Arnese che consiste in un
pezzo d’asse assicurato pel
coltello in cima ad uno
staggio che fa da manico; si
adopera a spingere il
minerale ed il carbone nel
forno; Pala a tavola
Cassa di legno, colla quale
si trastulla [il] minerale
dalla reglana al scotér
Minatore
Cinghia elastica usata dai
minatori per attenuare la
fatica delle braccia durante
l’operazione di foratura
manuale con masèta e
barramina* verso l’alto
Ciclòpe
Cinghiöl
Có de miniéra
Còbia
Colónc
* Coltivazione
* Corona
Quota di partecipazione
nella conduzione della
miniera o dell’altoforno
Carro modulare con piccole
ruote atto al trasporto dei
tronchi
Carbone di legna
Porzione
Mazza usata per la
perforazione manuale a
coppia
Pilastro mineralizzato
ricavato durante la
coltivazione del minerale
con funzione di sostegno del
tetto
Area di abbattimento del
minerale
Serie di fori per effettuare la
sequenza esplosiva che darà
forma alla volta della
Crièl
Cuertù
Cüisinå
Cùpenàč
Dassét, Desset e Dessèt,
Descènt
* Decaouville
Derret, Derrèt
Desset e Dessèt – È nei
forni colui che il manèt è
nelle miniere
Dassét – Colui che serve ai
lavoratori nella magona
(fùren)
Derret, Derrèt – Il crivello
di ferro ove lavasi la vena
del ferro
Derrèt – Crivello di ferro,
nel quale si lava il minerale.
Laadùr
Galleria rettilinea scavata su
rocce sterili per raggiungere
le zone mineralizzate
Pianta di maggiociondolo
Minerale
Minerale di siderite a forma
di caviglia
Manicotto rotante su perno,
fissato anteriormente alla
struttura del car-mat.
L’ermasöl veniva inserito
nel binario di legno
(stagiole) allo scopo di
mantenere il veicolo al
centro della galleria
* Diretta
Él
Éna
Énå „l la caìgiå
Ermasöl
Fa sèa
Fagòt (Fa „l)
Far la scea – Dicesi lo
sturare il foro inferiore della
scodella, e lasciare uscire il
ferraccio fuso, che si fa
rappigliare in buche
rozzamente scavate in terra
presso al forno
Nella Settimana Santa i
mineranti fanno il fagotto.
Cioè abbandonano le
miniere. In un giorno della
stessa settimana i padroni
fanno loro il gaüdanus. Che
consiste in una grande
mangiata di pasta condita
con buon burro e formaggio
e innaffiata con molto vino.
Utensili in genere
Ferro lavorato con sezione
tonda nel quale si alloggiava
il freno della slitta estiva
Fèr
Fóngol
Foràm
Förgiå
* Fornello di gettito
galleria
Setaccio
Strato superiore del banco di
siderite del gruffone
Calce viva
[Minatori] Adagiati uno
accanto all’altro
contrapposti
Descènt – Persona addetta al
prelevamento del minerale
atto alla fusione (vice
maistér)
Ferrovia mineraria
Foro donde esce il ferraccio
liquefatto
<Forame, foro, buco
(VDA)>
Forgia con sistema di
ventilazione a mano atta alla
rigenerazione e tempra delle
barramine
Cunicolo inclinato ricavato
allo scopo di convogliare il
materiale scavato nei livelli
sottostanti
Legno di frassino usato
anche per costruire le slitte
degli strüsì
Fabbro ferraio
Frérå – Miniera
Fràssen
Frér
Frera, Fréra, Frérå
Frera – Ferriera
Frerì
Frùsen, Frusnàt
Fréra – Miniera.
<Ferriera, Cava del ferro
(VD)>
Frerì e Minadùr – Minatore, Frerì – Operaio addetto allo
Chi fa mine
scavo nella miniera
<Colui che lavora entro la
miniera (VD)>
È uno storpiamento di
fuligine, usato in V.S., per
cui frusnàt, fuliginoso,
dicesi ai carbonai,
mineranti, ecc. [I frusnàč
del Dès = I fuligginosi del
Dezzo]
Piccolo fuoco
Locomotore con motore a
scoppio da miniera
Fugatì
Fümighì
Furen
Fùren sabadì
Furnèlå
Gaassa
Forno fusorio o
semplicemente Forno. È un
muramento in forma di
torre, rigonfia verso la metà
della sua altezza, a uso di
fondervi il Minerale
(mineràl, véna) e cavarne il
ferraccio (ghisa).
[Lessico delle parti]
Con questo medesimo nome
si designa la Magona, cioè
l’officina in cui alla miniera
del ferro si dà una prima
fusione, per cavarne il
ferraccio, e questo poi si
riduce in ferro della Ferriera
(Füsina?)
[s. n.]
Stufa a legna
[s. n.]
<Croce, quella parte
dell’albero dove finisce il
tronco e dalla quale
derivano i primi rami
(VDA)>
Fibra di canapa usata per la
preparazione della miccia a
polvere pirica
Teleferica
Gàiå
Gallianå
Gaòssa, Gavòssa, Gavozza Gavozza – È una misura
come uno stajo con cui
misurasi e somministrasi il
minerale, Misura della vena
Gerla
[Gerlinaro]
Gaòssa, Gavòssa e Quartér
– Gavozza, recipiente di
legno, di determinata
capacità, con cui il Minerale
e il Fondente [Màrmor] si
versano nel Forno
[s. n.]
Gerlinaro. Colui che versa e
Ghisa
dispone nel forno, il carbone
e il fondente. Questa
operazione si fa colla Gerla
e colla Gavozza
Ferraccio. È la parte
metallica più o meno pura
del minerale che si fonde
nella Magona; viene poi
purgato e ridotto in puro
ferro nella Ferriera,
Caldatura.
[Nomenclatura di minerali
in estrazione]
<Ferro fuso e non ancora
appurato (VD)>
Aia carbonile
Gilet di panno pesante
indossato dai purtì per
meglio sopportare il dolore
delle spalle durante il
trasporto del minerale con la
gerla
Banco di siderite
Gial
Gilé gros
Grufèlå
Gruffella
Gruffona vera
Gruffona di cielo
Gruffona a scaglia larga
Grüfù
Imbóc
Laadùr
Ladì
Lampå
Laurét
Lée
Lenguìgn, Linguìgn
Lésà di strüsì
Minerale che si estrae dalla
cava Bonicella; idrossido di
ferro accompagnato da
quarzite di colore bruno
O Mola di fondo, banco
riposante sull’arenaria rossa
a grana minuta e talora
dilantantesi in certe sue
depressioni o tasche,
costituito da siderosio
decomposto. Il minerale di
questo banco è
generalmente il più ricco di
ferro
Siderosio spesso
decomposto (véna morèla)
Siderosio a struttura spatica,
di colore rosso bruno perché
in corso di decomposizione
Banco di siderite
Imboccatura di miniera
[Vedi Derrèt. Nel ms. c’è
un disegno di laadùr alla
voce Lóp ]
[Vedi Màrmor]
Fondente usato
nell’altoforno
Lampada ad acetilene
Colui che lavora sul fondo
Lée e Lïére per la sèa –
Lunghe spranghe cilindriche
di ferro, che servono a
facilitare l’uscita del
ferraccio dal forno
Linguìgn – Schisto argilloso Lenguìgn – Strato di roccia
molto micaceo
sterile del servigno, molto
scistosa e resistente
Slitta per il trasporto del
minerale
Livello di miniera
Spranga di ferro-leva
Banco di siderite
Lièl
Liérå
Lignölå
Lignola bianca
Siderosio a struttura
minutamente spatica, dotato
di lucentezza madreperlacea
Il più elevato della serie,
costituito da siderosio
intatto
Propriamente detto.
Siderosio inalterato o quasi
Comprende due banchi
quasi contigui non
decomposti
Lignolino
Lignolo
Lignolo falso
Lignülì
Linguìgn, Lenguìgn
Lóp, Lópa, Lópp
Linguìgn - Schisto argilloso
molto micaceo
Lopa, Lópa – Scoria
Lóp e Lopa – Loppa, la
scoria o feccia. Ossia certa
materia impura che
galleggia sul ferraccio fuso
e alla quale si dà uscita da
un foro che apresi nella
parte superiore della
Scodella.
Laà la „éna
Laadùr [disegno]
Lampada ad olio
Galleria ricavata lungo lo
strato (banco) del minerale
Perforatrice pneumatica
Argilla limonitica
Lüm
* Lungobanco
Màchinå
Macòch
Maestransa
Mai
Màister, Màistér
Mànega
Manestradùr
Banco di siderite
Lenguìgn – Strato di roccia
sterile del “servigno” molto
scistosa e resistente
Lópp – Scoria vetrosa
d’altoforno
È una pietra … che si
ritrova unita al minerale di
ferro e ritiensi come la
matrice
Operaj dipendenti dal
Màister nella fusione del
ferro
Maglio, col quale si pesta la
loppa per sceverare il
ferraccio rimastoci.
[Nomenclatura delle diverse
parti]
<Magona, Ferriera. Quel
luogo in cui s’affina, si
modella alla grossa il ferro,
si ribollisce il ferro rotto,
ecc. (VD)>
Màister – Colui che dirige i
lavori, Magoniere è il
ministro o principal
lavorante nella magona.
Vedi Carbunèl
Colui che getta il carbone
nel forno
Operai diretti dal maister
durante la fusione
Màistér – Persona con
capacità ed esperienza
incaricato dai proprietari a
condurre le operazioni di
scavo nella miniera, nel
forno fusorio, nelle fucine o
nei diversi opifici
Magazzino carbonile
Operaio addetto al
prelevamento e caricamento
del carbone di legna nel
forno fusorio
Manèt
Manèta
Màntes
Màol e Massèl
Màrmor, Ladì
Maròc
[Massa]
Masèta
Meà
Médol
Mineràl, Miniéra, Véna
Möla
Möla di laèč, di sgaròč, di
strièi
Mola
È nelle miniere colui che dà
mano ai servigi dei
mineranti, e specialmente a
caricare i fanciulli che
asportano il minerale
Colui che serve ai lavoranti
nella magona, e
specialmente il capo dei
portatori di minerale
Maniglia
Mantici
Massello
Màrmor e Ladì – Fondente,
detto sostantivo è
denominazione generale di
ogni corpo terroso, salino o
alcalino, che agevola la
fusione della vena. Il
Fondente adoperato nella
Magona è una terra
calcarea, o anche calce
pretta
Pietra mista al minerale
Roccia mista a minerale
Mazza, grosso martello di
ferro, con cui il ferraccio,
cavato dal pezzo della
sciuga, si divide in pezzi più
maneggiabili
<Mazza. Grosso martello di
ferro, che da una parte è
piano e dall’altra
grossamente appuntato
(VD)>
Mazzetta usata per praticare
i fori con barramina
La scoria del ferro ridotta in Scoria del ferraccio pestata
sabbia
In Val di Scalve non è
Filone del minerale
l’andito delle miniere, bensì <Ferriera, Cava del ferro
il filone medesimo del
(VD)>
minerale, e di qualunque
roccia disposta a strati.
Anche la Chiesa dice
Lapideum metallum nella
consacrazione degli altari
Minerale, Vena, ciò che si
estrae dalla miniera per
cavarne un metallo.
Mineràl dùls, dèndar –
Minerale più o meno
decomposto dei banchi
inferiori.
Mineràl dür, bianc, „ena
bianca – Minerale
decomposto a struttura
minutamente lamellare
Per Vena
Strato di roccia sterile
intercalante i banchi di
siderite
o Moletto vero, costituisce
la matrice del minerale, e
consta d’idrossido di ferro
compatto a silice, colore
bruno
Moletto falso
o Copertone, serve come di
tetto
Mudèl
Modello in legno con le
iniziali del proprietario atto
alla preparazione degli
stampi nella terra del
pavimento adiacente al
forno di fusione.
Successivamente questi
stampi saranno colmati dalla
ghisa liquida che uscirà dal
crogiolo
Mulino
Andare a lavorare in miniera
Tromba o vuoto. Sue parti: Aria soffiata prodotta dai
[Nomenclatura]
mantici o dalle trombe
idroeoliche e immessa
successivamente riscaldata
nel cannecchio
dell’altoforno
Attrezzo per frenare la slitta
estiva durante il tragitto
Banco di siderite
Pareti laterali della galleria
Serie di fori per effettuare la
sequenza esplosiva che
formerà le due pareti laterali
della galleria
Paiolo per cucinare la
polenta
Coperta simile a una
trapunta, composta da parti
di tessuto di recupero e
riempita all’interno di crine,
paglia e scarti di lana.
Poteva pesare 30 o 40 Kg. E
si usava nelle baite delle
miniere come riparo dal
freddo durante il riposo
Peso per dividere i pani di
ghisa nell’altoforno
Pestalóp – Colui che pesta
Pèstalópp – Operaio addetto
la scoria ponendola sotto il alla frantumazione a mezzo
maglio
maglio della loppa
d’altoforno
La giornata di un lavorante Periodo di lavoro minerario
nelle miniere; è un lavoro di riferito a 5 ore
5 ore, cosicché si possono
fare due piarde al giorno.
Dicesi anche della quantità
di minerale che piò essere
portata fuori dalla miniera
nello spazio di 5 ore
<…Si dice anche della
quantità di minerale che da’
fanciulli può essere portata a
luce in un giorno dalle cave
(VD)>
Piccone
Piccone con una estremità a
martello
Mulì
N‟dà a frérå
Ora, Órå
Pal dó la léså
Panèla
Paramént
* Paramenti
Paröl
Pelòch
Pérå
Pestalóp, Pèstalópp
Piarda
Pìc
Pìc a ròcå
Qui è il tempo che si
continua a lavorare nelle
miniere senza interruzione,
e in tre fanno la giornata.
Gabriele Rosa lo registra
anche per la Val Trompia
[Dialetti…, p. 93] con lo
stesso significato e cioè
«opera d’un dì nelle
miniere»
Attrezzo usato per bucare il
tappo d’argilla del crogiolo
Ardesia
Pìnsa
Piödå
Piombì
Baritina, in cristalli tabulari,
incolori, trasparenti
Piüdér
Pólver
Portì, Purtì
* Pozzo
Preàla, Prìalå
Presura, Presürà, Prosura
Presura e Prosura – È
l’adattamento del forno
fusorio e il successivo
riscaldo fino allo stato di
perfetta fusione
Pulànc
Puiàt
Pundèl
Purculì
Quartå
Quartér
Rampì
Ras, Rās, Raz
Rasadùr
Raspa
Raz – È un gran gerlo con
cui misurasi il carbone per
gettarlo nel forno
Cava di ardesie
Elemento esplodente
Portì – Portatore di minerale Purtì – Ragazzi di età
compresa fra gli 11 e i 15
anni addetti al trasporto del
minerale mediante gerla
Scavo verticale dotato di
montacarichi comunicante
con la zona mineraria di
profondità
Preàla (V. di S.) e Prèla (V. Prìalå – Carro con due
Ser. sup.) – Traino a due
ruote piccole per trasportare
piccole ruote per trasportare a strascico il legname
dai monti minerale,
legname, ecc.
<Cfr. ad v. VDA)>
Presura o Prosura –
Presürà – Periodo di
Adattamento del forno ed il riscaldamento della struttura
successivo riscaldamento
dell’altoforno supportata
fino allo stato di perfetta
economicamente dai
fusione
condomini
Asfissia, malessere
Cumulo di legna predisposta
a catasta da cui verrà
ricavato il carbone
Puntello
Piccolo bastone di legno con
impugnatura usato dai purtì
durante il lavoro di trasporto
nei cunicoli delle miniere.
Serviva per mantenere
l’equilibrio del corpo e del
peso trasportato, spesse
volte sbilanciato a causa
dell’angustia dei percorsi
Porzione di polenta di mais
Recipiente in ferro per
misurare il peso del
minerale, capienza di 30 Kg.
Lunga spranga di ferro
Ferro sagomato per
uncinata ad una delle
aggancio
estremità, che serve a levare
la loppa dal ferraccio ancora
liquido
Rās – Gerla, recipiente di
Ras – Grossa gerla per il
misura determinata a uso di trasporto del carbone di
portare il carbone da
legna dal magazzino
versarsi nel forno. Contiene carbonile al forno fusorio
da 15 a 16 pesi di carbone.
(capienza 1 quintale)
Rasa, rasus, rasum sono
nomi di misure usate nel
medioevo
[s. n.]
<V. di S. – Raccoglitore di
ragia (VDA)>
Arnese di ferro con lungo
manico di legno, che serve a
levare la loppa dal ferraccio
appena uscito dal forno
della scea
Rasparölå
Règia
Reglana, Reglànå
Resta
Ribàs
* Ribasso
Rigólå
* Rilevaggi
* Rimonta
* Rinora
Ristilì
Rüginèt
Sac de carbù
Sac do la léså
Sàcå
Saer [ma Zaer nel testo]
Sàpå
Arnese per spingere il
minerale e il carbone nel
forno
È una verga di ferro lunga e
piatta (da Regula)
Reglana – È la fornace dove Reglana – Ringrana. Specie Réglanå – Forno da
calcinasi la miniera del
di fornace in forma di cono torrefazione del minerale
ferro, e quindi sminuzzola
rovescio, nella quale il
minerale s’inserisce, cioè si
tiene un certo tempo
infocato nella Brasca, alfine
di sperderne il solfo, o altre
materie volatilizzabili
<Buca scavata in terra a
forma di cono, in cui si
mette la vena di ferro
mescolata con carbone, per
incuocerla prima di passarla
nel forno (VD)>
È il tritume del carbone
Vedi Braschina
Ribasso o galleria di base
inferiore
Galleria base di cantiere da
cui esce il minerale
Canaletta per il frenaggio
delle acque di scolo,
ricavata a lato della galleria
Serie di fori atti alla
sequenza esplosiva che
formerà il pavimento della
galleria
Cunicolo comunicante con
due livelli di miniera
ricavata nella parte
mineralizzata
Serie di fori centrali della
volata, ricavati nella roccia
o nel minerale, per
effettuare la prima sequenza
esplosiva
Piccolo rastrello
Scherzos. Lavorante nelle
miniere (minerànt)
Balla, Sacco, Soma di
carbone. Pesa un quintale
circa
<Sacco di carbone, cioè 16
pesi di carbone = chilogr.
130 (VDA)>
Sacco di canapa usato come
contenitore durante il
trasporto del minerale
mediante la slitta
Ingrossamento del banco di
minerale
Rimasuglio di legna minuta
Zappa del minatore
Verrucano lombardo
Scavezzo, galleria mineraria
con funzione di drenaggio
Sarès
Scaès
Scàndola
Schirpa, Schìrpå
= Códega d‟as
Schirpa – [s. n.]
Sčél
Scödèla
Sco[?]
Scotét, Scotter,Scottér,
Scutér
Sea, Sèa, Séå
Sèla. Sèle, Sella
Luogo in cui si raccolgono
le scorie
Pozzo della sciuga. Vasca
piena d’acqua nella quale si
tuffano caldi i pezzi di
ferraccio provenienti dalla
scea, i quali poi più
agevolmente s’infrangono a
colpi di Mazza ( ..), che è un
grosso martello di ferro
Scotter, Scottér – Il piazzale Scotér – Scottiere. Spazio di
avanti la reglana dove
terreno, talora lastricato di
stendesi il minerale alle
pietre, cinto da una spalletta
volte tutt’ora rovente, e per di muro. Vi si depone il
analogia il ripostiglio dove minerale a mano a mano che
si serba a stagionarlo
è recato dalla miniera, per
riporlo poi nella ringrana
Sea – È il seno più basso del Sèa – Luogo o Modelli fatti
forno fusorio e il metallo
con scoria pestata entro cui
ridotto dal metallo colato,
si depone ghisa quando esce
nonché l’atto stesso della
dal forno. La parte più bassa
fusione
del forno
Sella – È in Val di Scalve il Sèla e a Bondione Canevèt
magazzino dove riponesi il – Magazzino del ferraccio.
ferro; e cella in latino vuol
Lat. Cella.
dire dispensa, serbatojo. Vi
vorrebbe l’aggiunto ferraria
a renderlo perfetto latino; e
forse anticamente si sarà
detto. A Bondione dicesi
canevèt
Scutér – Deposito del
minerale
Séå – La colata del bagno
metallico dopo la fusione
nell’altoforno
Sèle – Magazzino dei
lingotti di ghisa
Ingresso delle antiche
miniere
Sgaggiare, rimuovere le
pareti pericolanti dopo la
volata
Argano a mano
Viottolo lastricato ricavato
per il transito delle slitte
Evacuazione del minerale o
roccia in seguito alla volata
Carica esplosiva
Unità di misura del
minerale: 1 sòmå = 90 Kg
Ricerca dei giacimenti
mediante sonda carotatrice
Grasso di maiale con cotica
Bacchetta di ferro per
evacuare la polvere nei fori
praticati con la barramina
Sfiuradùr
Sgaià
Sìbol
Sintér di strüsì
* Smarino
Smorså
Sòmå
* Sondaggio
Sónzå
Spasètå
Spiàs
Schìrpå – Insieme di attrezzi
e utensili atti a svolgere un
determinato lavoro
Soffitto delle coltivazioni
minerarie
Spazio che sta davanti alla
ringrana e nel quale si
depone il minerale cotto
Liste di legno, con sezione 2
x 15 cm., che venivano
fissate sul pavimento della
galleria parallelamente e
distanziate l’una dall’altra di
circa 4 cm.. Vi transitava
sopra il car-mat, e lo spazio
fra una s. e l’altra
permetteva lo scorrimento
di un meccanismo (ermasöl)
che aveva la funzione di
guidare il veicolo,
mantenendolo in centro alla
galleria
Stagiöle
Quello spazio presso al
forno su cui si depone il
minerale ed il carbone da
versarsi nel forno
<Luogo nel quale si trascina
il minerale, ed anche una
specie di barella su cui si
trascina (VD)>
Stagnadù
Strüsa, Lésa
Strüsì
Stüa – Luogo ove entra la
fiamma per riscaldare i tubi
dell’aria fredda
Stüa, Stüå
Suolo di tronchi afiancati
per far scendere a valle il
legname
Zoccoli di legno con chiodi
fissati nella parte di
calpestìo
Faglia
Operai addetti alla riduzione
e cernita del minerale
Suèndå
Süpèi feràč
Taiù
Taisadùr
Taissà, Taizzà
Taizzà – È lo sminuzzare la
vena per secernerla dalle
sostanze eterogenee, e
prepararla alla fusione.
Quasi tessellare, cioè
ridurre a piccoli dadi.
Taxillus e tesserula o
tessera dovettero esser
sinonimi, ed anche taxare e
tessellare; donde il verbale
tessellatus composto di
piccoli dadi
Taissà e Stüdì – Frangere il
minerale per pulirlo da corpi
non metallici
Ragionamento su come
procedere nel lavoro in
seguito a un’anomalia
verificatasi, o riferendosi a
un fatto già accaduto in
precedenza
Tamisà
Test
Tout venant
Operai addetti al trasporto
del minerale mediante slitta
Stüå – Camera di riscaldo
aria
Coperchio del forno fatto
per lo più di ferraccio
Insieme di minerale, sterile
e fango, che viene
trasportato all’esterno della
miniera
Strutture in legno dotate di
serranda atte al caricamento
dei veicoli minerari
Galleria ricavata
trasversalmente gli strati
sedimentari per raggiungere
le altre vene parallele
Traccia effettuata nella neve
per accedere a un
determinato luogo
* Tramogge
* Traversobanco
Trèscå
Canna, tubo di lamiera, per
cui l’aria proveniente dal
portavento passa nell’ugello
Tübo
Funzione religiosa
pomeridiana dei giorni
festivi
Ufìse
Ura, Ora de fer
[…]
Üsèl, Ösèl
Val
Valèt
Vendül
Verzèla
* Volata
Ora de fer, o semplicemente Ura de fer – Lo spazio di 24
Ora – Trattandosi di fusione ore
vale un giorno e una notte.
L’analogia che questo
termine ha con l’hora ha
fatto credere che non sia che
lo stesso vocabolo traslato a
un significato più grande.
Ma è di altra origine ώρα
vale cura… Dunque per
nulla contandosi il tempo
che stava in quiescenza, tra
giorno e notte veniva ad
essere una sola cura [il
tempo opportuno perché
un’operazione giungesse al
suo compimento]
Caldatura, tutta quella
quantità di ferraccio che si
fonde in una volta; e anche
quell’intervallo di tempo, in
cui si tien turato con argilla
certo foro (foràm) nella
parte inferiore della
scodella, il quale poi,
terminata la caldatura, si
apre nel fare la scea
Ugello, corto tubo conico di
rame, che mette il vento
(óra) nel forno fusorio.
Vaglio, contiene la metà di
una gerla [riferito a Laurét].
Spassa intrecciata di vimini
col quale si carica il rās, che
ne contiene tre
Piccolo val di ferro pel
trasporto a piccole distanze
del minerale
[ma Lüsèll, nel testo]
Uggello d’entrata dell’aria
nel forno fusorio
Recipiente in lamiera di
ferro provvisto di due
maniglie atto al caricamento
del minerale o del carbone
Slavina
Verga di ferro tratta
grossolanamente,
specialmente per uso di far
chiosi. Verghella, virgula
Abbattimento di minerale o
roccia mediante sequenze
esplosive di dinamite o
similari
Zerlì
Zónte
Gerlino, è capace di due
gerle
Parti della slitta estiva che
venivano ricambiate a causa
del loro consumo durante i
tragitti sui sentieri lastricati
Nel corso della Seconda fase della ricerca, abbiamo proceduto non solo alla verifica di alcuni
termini raccolti da Capitanio, la cui descrizione non sembrava del tutto soddisfacente, ma abbiamo
altresì fissato una trentina di nuove voci che non figuravano in nessuna delle pubblicazioni
precedenti e che presentiamo qui di seguito.
Bastìna, sorta di cuscino, riempito di paglia, da porre in testa e sulle spalle per facilitare il trasporto
del sacco di carbone.
Ciapà per i cheèi, lett. Prendere per i capelli, qui nel significato di Aggredire il banco di minerale
che affiora in superficie.
Corona, vedi Volata.
Elmèt, casco di protezione.
False, vedi Volata.
Fóndech, deposito del ferro fuso (ma cfr. Sèla, Sèle, Sella).
Fughì, colui che fa brillare le mine.
Gaudiamus, la cena di festa a conclusione di un lavoro; cfr. Gaüdanus ad v. Fagòt (Fa „l) in
Tiraboschi.
Intramògia, fornello per spillare il minerale nelle miniere di barite.
Machinèta, locomotore elettrico di miniera.
Màschera, copertura sul volto per ridurre il respiro di polveri, poco usata però dai minatori.
Paràja, riparo davanti o dietro il pojàt onde evitare correnti d’aria dannose.
Pastràno, giaccone impermeabile.
Pojàt, il cumulo di legna da trasformare in carbone (Vedi anche Puiàt).
Quarta, secchio che misura 30 Kg. di minerale, ma anche una porzione di polenta di mais.
Rilevàgi, vedi Volata.
Rinöra, vedi Volata.
Rioltèla, la perforatrice pneumatica (màchina in Capitanio), che sostituisce lo scalpello percosso da
mazza o mazzetta..
Sàch de carbù, sacco di carbone in canapa (?) che può contenere un carico di carbone del peso di
60-70Kg.
Sgālber, zoccoli da minatore con suola a carrarmato, recuperato da scarpe in disuso.
Smarinà, dopo l’esplosione delle mine, le operazioni di recupero del materiale minerario da parte
dei manovali.
Sottocorona, vedi Volata.
Stànga (di purtì), bastone di legno utilizzato come passamano durante il cammino di discesa, con il
sacco di carbone sulle spalle.
Sostègn, il servosostegno, apparecchiatura che sostiene la perforatrice nella realizzazione di buchi
dove porre la mina.
Strüsì, trasportatore di carbone o di minerale con slitta; «A Natale gli strüsì avevano fatto mezza
stagione».
Taissadùr, colui che pesta il minerale per prepararlo alle operazioni di fusione.
Volata (preparazione dei fori nella parete della galleria), i fori sono così distribuiti:
corona: fori praticati nella parte alta della galleria; è il terzo gruppo di mine a esplodere
sottocorona: nella fascia tra corona e rinöra, è il secondo gruppo di mine che esplode;
rinöra: i 3-4 buchi centrali, sono i primi ad brillare;
false: fori nelle due fiancate laterali della galleria; il quarto gruppo di mine a esplodere;
rilevàgi: nella parte inferiore; le ultime mine della volata a scoppiare.
Abbiamo poi individuato alcuni altri termini in Mora 1985, qui di seguito riportati:
Manestradùr, manestradore, colui che getta il carbone nel forno; reperito nei Capitoli del Forno
Vecchio di Schilpario (1776). «Colui che gettava il carbone nel forno dosandone però
anche la quantità, alternata a quella del minerale: in pratica era il preparatore (e
responsabile) della colata. Dal dopoguerra il minerale venne immesso nei forni
mediante tramogge; il manestradùr aveva il compito di regolare il carbone (non più di
legna per altro, ma carbone coke). Scherzosamente veniva chiamato ol mat dol fùren (il
matto del forno)» [p. 213].
Per ultimo, va segnalata la distinzione che Polli – Lucchetti 1879 rilevano tra banco e filone di
minerale:
«Il ferro spatico, e quindi l’idrossido ferrico che deriva dalla sua metamorfosi, si presenta
nel Bergamasco in filoni ed in banchi. In filoni, che in certi tratti si comportano come filonistrati, in uno schisto talcoso micaceo, nella Valle Seriana; uno dei principali si è quello di
monte Brunone, a nord di Fiumenero, al confine colla Valle Brembana e colla Valtellina; la
sua media potenza è di metri due, la sua direzione NE, l’inclinazione NO. In banchi,
interposti ad altri costituiti da schisti argillosi, micacei, detti servino, in alcuni punti ondulati
(cavalletti dai minatori di Valle di Scalve) di colore genericamente cinereo che volge al
verdognolo e con essi concordanti, poggianti in stratificazione del pari generalmente
concordante sopra un’arenaria rossa i cui elementi nelle parti inferiori vanno facendosi
sempre più grossi fino a costituire una puddinga, prevalentemente quarzosa e spessa
policroma (sares dei Lombardi). Nei detti schisti stanno per l’appunto aperte le più antiche e
importanti miniere del Bergamasco» (p. 3).
Tenendo conto di tutti i contributi lessicografici raccolti in epoche diverse, integrati dalle ulteriori
voci raccolte nel corso della nostra ricerca, si raggiunge ora un vocabolario di settore comprensivo
di oltre 250 lemmi.