21 - Anafi
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21 - Anafi
COLLABORAZIONI IL PUNTO DI FORZA NELLA QUALITÀ di Marie Vida TOTALE L’allevamento di Oddone e Antonio Gerbaudo a Piòbesi Torinese ODDONE GERBAUDO, detto Dino, vive e lavora con il fratello Antonio e le rispettive famiglie ad una ventina di chilometri a sud ovest di Torino. La zona che gravita intorno al capoluogo piemontese è una ricca pianura ben coltivata a mais, orzo, minacciata ed espugnata dagli insediamenti produttivi, l’indotto dell’industria pesante di Mirafiori. Paradossalmente però, la presenza dell’allevamento è mantenuta proprio dalla vicinanza della metropoli, che richiede un quotidiano approvvigionamento di latte fresco. Il Piemonte è terra di antica tradizione di formaggi prelibati, alcuni dei quali veri e propri vanti nazionali, protetti da D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) ed altri, specie le tome e le robiole, diffusi e apprezzati in tutto il Paese. L’allevamento da latte è quindi profondamente radicato, ma anche qui continua la tendenza alla concentrazione di sempre più capi in meno aziende zootecniche e all’abbandono dei produttori piccoli e medi meno efficienti. Coloro che rimangono, sono realtà che della dimensione contenuta hanno fatto un punto di forza, come l’azienda dei fratelli Gerbaudo che presenta risultati di qualità totale molto lusinghieri, riuscendo a mantenere un rapporto ottimale tra costi e ricavi. Una bella struttura aziendale, la cascina Formica che risale ad un insediamento conventuale con sessanta vacche in mungitura, abbondantemente servite da 32 ettari di campagna in affitto, in parte coltivata a riso: “Dobbiamo adattare tutta la struttura dell’azienda ai ricoveri di cui disponiamo, perché la nostra pro- prietà non ci consente la costruzione di nuove stalle, anche se ci siamo offerti di pagarle noi completamente – dice Dino Gerbaudo – Il riso è la risposta al fatto di non poter aumentare il numero di capi. Lo essicchiamo in casa e lo vendiamo successivamente. È una coltivazione che facciamo solo da sei anni e riusciamo a controllare il problema delle infestanti potendo contare sulla rotazione con il mais e il loietto”. La superficie aziendale dispone di terreni argillosi e sabbiosi, su questi ultimi di preferenza si semina mais, che viene irrigato una volta alla settimana, a scorrimento con acqua di pozzo pescata a 60 metri di profondità, continua Dino. “Il mais di primo raccolto viene destinato alla produzione di trinciato e raccolto alla fine di agosto, primi di settembre, mentre il mais di secondo raccolto, a rotazione con il loietto, va per gra- nella, che anche questa essicchiamo noi in azienda e di cui vendiamo l’eccedenza. Quest’anno non siamo riusciti ad avere un loietto adeguato all’insilamento, per le condizioni atmosferiche sfavorevoli, la pioggia del mese di maggio. Abbiamo approfittato dell’evento per rifare il pavimento della trincea e quindi cercato di ottenere un fieno secco che, però, non è risultato buono quanto ci aspettavamo”. Del totale della superficie coltivata, 6 ettari sono prati stabili destinati alla produzione di fieno secco. I fratelli Gerbaudo si incaricano direttamente della trebbiatura ed essiccazione, per le quali dispongono di attrezzature aziendali, mentre si rivolgono al servizio del contoterzista solo per la trinciatura del mais. Dino si occupa del lavoro di stalla, mentre Antonio della campagna, sono coadiuvati dalle mogli, secondo neces- Dino Gerbaudo con i figli Giuseppe (a sinistra) e Marco. L’azienda è gestita da Dino con il fratello Antonio BIANCO NERO . LUGLIO ’99 21 sità e dai rispettivi tre figli, alcuni dei quali ancora studenti, che collaborano in azienda, studi permettendo. RAZIONE Dati i prodotti aziendali, la razione delle vacche è presto detta, spiega Dino. “Si tratta di una razione per un gruppo unico, integrata con gli autoalimentatori che distribuiscono un mangime al 18% di proteine fino a 100 giorni di lattazione e fino a 2 kg per capo. Nella miscelata diamo 27 kg di trinciato di mais, 2 kg e mezzo di fieno di prato, un chilo e mezzo di fieno di medica acquistato, 3 kg di farina di mais, 1 chilo e mezzo di cotone, 5 kg di nucleo al 30% di proteine, più gli integratori per un totale di 300 gr a capo. La razione non è troppo spinta per evitare la produzione eccedente la nostra quota e cerchiamo anche di concentrarci sul miglioramento dei componenti, essendo produttori di latte di ‘Alta Qualità’. Ultimamente abbiamo scelto di cambiare consulente alimentarista per poter avere più servizi, con una persona altamente qualificata che ci possa aiutare anche con un controllo sui nostri prodotti”. La razione delle vacche asciutte, prosegue Dino, è composta di un quarto della miscelata e fieno a volontà finché non viene fatto il cosiddetto “steaming up” 10 o 15 giorni prima del parto, aumentando la quantità di miscelata. “Il nostro grosso problema è avere un gruppo unico e non riuscire a separare le vacche nel periodo dopo il parto. Come dicevo, molte delle scelte aziendali sono condizionate dalle stalle: le manze vorremmo fecondarle prima dell’attuale età vicina ai 16 mesi, ma non siamo in grado di portare il trinciato dentro il loro ricovero e con l’alimentazione solo a fieno e concentrato è meglio aspettare un miglior sviluppo per ingravidarle. I maschi li vendiamo subito. Alle vitelle di rimonta, fino quasi a 3 mesi, diamo latte intero allungato con un 15% di acqua, più un mangime starter a disposizione”. L’allevamento Gerbaudo alla cascina Formica è indenne dalla leucosi dal 1981, un caso piuttosto insolito di risanamento compiuto spontaneamente senza alcun contributo. “L’acquisto di un gruppo di manze dal milanese alla fine degli anni settanta, che fu l’inizio del nostro gruppo di Frisone, sfortunatamente introdusse anche la leucosi – spiega Dino – L’allevamento che nostro padre aveva iniziato nel 1939 trasferendosi qui da Savigliano, in provincia di Cuneo, nasceva con le piemontesi a duplice attitudine. Negli anni 60 si passò all’importazione di animali olandesi che vennero anche incrociati con le piemontesi. Il salto qualitativo avvenne dal 1981, quando iniziammo ad usare solo fecondazione artificiale e con le discendenti delle manze acquistate, creammo il nostro attuale nucleo di selezione, senza più introdurre altri animali. Un altro grosso passo lo abbiamo compiuto recentemente, iscrivendo nel 1991 l’allevamento ai controlli APA”. La cascina Formica a Pióbesi Torinese, si dice sia sorta su un antico convento I vitelli vengono allevati a latte intero con il 15% di aggiunta d’acqua e svezzati completamente intorno ai 3 mesi Evidentemente il buon lavoro svolto in passato ha dato i suoi frutti, poiché l’allevamento ha chiuso il 1998 con 9.803 kg di media con il 3,71 di grasso e 3,19 di proteine e mostra un trend di crescita netto di circa 500 kg negli ultimi quattro anni. L’allevamento ha inoltre un ILQM medio di 703, anche questo ottenuto con una progressione marcata e costante negli ultimi cinque anni. ACCOPPIAMENTO Dino Gerbaudo è una persona gioviale e franca, pronto all’ironia ed al sorriso: “Devo dire che non so nemmeno se stiamo tra i primi o gli ultimi venti nella classifica della provincia e non me ne preoccupo molto. Per me è importante il controllo Apa per via dell’assistenza tecnica, per la consulenza nella scelta dei tori. Apprezzo chi va a fare le mostre, ma noi siamo solo produttori di latte ed abbiamo difficoltà a seguire tutto quello che riguarda la selezione. Prima si faceva l’accoppiamento ad occhio, ma adesso ricordare tutte le parentele, la consanguineità, i dati produttivi diventa complicato. Per questo motivo ho deciso di aderire al Programma di Accoppiamento Anafi. Ho sempre usato una percentuale alta di prove di progenie, circa il 25%, ed ora ho deciso di provare ad usare solo tori italiani, primo per una questione di costi, poi perché le migliori primipare che ho in stalla sono figlie di tori italiani. Quando scegliamo un toro, per noi è importante che ci siaBIANCO NERO . LUGLIO ’99 22 La stalla del bestiame giovane; le manze vengono fecondate intorno ai 16 mesi. Dal 1981 l’allevamento Gerbaudo è indenne da leucosi no latte e proteine, perché quello che c’è nel frigo è quel che conta, ma è necessario che il toro sia positivo su arti e piedi. I piedi per noi vengono prima della mammella, direi che sono il problema numero uno della nostra stalla. Penso che il problema sia legato al fatto che i paddock sono insufficienti: spesso dobbiamo chiudere il recinto esterno quando piove molto; di regola faccio il pareggio prima dell’asciutta, tratto con formalina 3 volte al mese e intervengo quando è necessario. Nella nostra stalla le vacche con arti stangati durano di più; anche se gli esperti dicono che non sono desiderabili. Attualmente uso i tori che usano tutti: Tugolo, Arpagone, Mtoto. Preferisco avere la scelta di un buon numero di diversi tori: sono stato scottato, diverso tempo fa, da un toro aziendale che mi diede quaranta manze tutte negative. Con i tori provati questo non potrà più accadere, ma questa esperienza passata mi influenza nelle decisioni…”. Il problema di mantenersi in quota ha portato ad avere una mandria piuttosto giovane, per una precisa scelta di gestione, sottolinea Dino: “Piuttosto che sotto alimentare per contenere la produzione di latte, vendiamo le vacche più anziane per far posto alle più giovani. Una vacca alimentata male non riprende più il suo latte e non si esprime come dovrebbe”. Gli osservatori, continua Dino Gerbaudo, gli hanno fatto notare che, nella sua stalla, ha un fenotipo superiore alla genetica. “Il punto di forza della nostra azienda, credo stia nel fatto di avere una produzione contenuta con le spese per avere il massimo di utile. La nostra sfida è migliorare quello che già produciamo, cioè cercare di migliorare la qualità del nostro latte e per ottenere questo penso sia giusto preoccuparsi della qualità dei foraggi aziendali. Ad esempio, in un anno come questo, essere in grado di salvare la produzione di loietto… infatti stiamo pensando ad un tipo di essiccatoio mobile che risolverebbe anche il nostro problema con la proprietà dei terreni. La cooperativa alla quale conferiamo il latte ha puntato sulla qualità già da 30 anni e quindi è per noi un abitudine mantenersi nei parametri, (per esempio per le cellule siamo di media al di sotto delle 200.000), per cui riusciamo a ottenere dei buoni premi, però mantenersi a posto tutto l’anno con le proteine è già più difficile ed il miglioramento genetico non mi ha ancora dato il risultato che serve. Io credo che la qualità sia la strada da seguire, per riuscire a spuntare alla fine dell’anno, alla liquidazione dei premi nella nostra cooperativa, un prezzo che ripaghi il valore del nostro latte”. BIANCO NERO . LUGLIO ’99 23