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LIBERA UNIVERSITA’ DI LINGUE E COMUNICAZIONE IULM FACOLTA’ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELLO SPETTACOLO CORSO DI LAUREA IN SCIENZE TURISTICHE MILANO LA RINNOVATA ATTUALITA’ DEL CAMMINO DI SANTIAGO CHIAR.MO PROF. Roberto Lavarini CANDIDATO Concetta D’Emma Matr. 200806 ANNO ACCADEMICO 2003-2004 3 Ai miei genitori, a Salamanca & a tutte le persone che ho incontrato nel mio “Cammino”… 4 INDICE INTRODUZIONE 7 1 Storia del “Camino de Santiago” 9 1.1. La scoperta del sepolcro 9 1.2. L’espansione del culto. “El siglo de oro” 13 1.3. Periodo di decadenza e successiva ripresa 17 1.4. La simbologia di San Giacomo 20 1.5. I Rituali del Camino 22 1.5.1. Riti della partenza 22 1.5.2. Tre riti del viaggio 24 1.5.3. L’arrivo a Santiago 21 1.5.4. Rituali e gesti all’entrata della cattedrale 27 1.5.5. Il ritorno 31 2 Il Cammino di Santiago Oggi 2.3 33 2.1. La rinascita di Santiago 37 2.2. I documenti del pellegrino 37 2.2.1 La Credenziale 37 2.2.2 La Compostela 38 Le cause del boom del Camino di Santiago 39 2.3.1 Gli Anni Santi Compostellani e i discorsi del Papa durante gli incontri coi giovani 39 2.3.1.1 Xacobeo ’93 e Xacobeo ’99: efficaci strumenti principali della politica turistica gagliega 42 48 2.3.1.2 El Xacobeo 2004 2.3.2 Dedicazione a Santiago nel 1987 del consiglio d’Europa 51 2.3.3 Organizzazione dei pellegrini in associazione 56 2.3.4 Interesse dei mass – media 62 2.3.5 Interesse scientifico ed accademico 65 3 Le Statistiche Ufficiali 72 3.1 Sviluppo del pellegrinaggio tradizionale a Santiago negli ultimi 15 anni, dal 1989 al 2003 74 5 3.2 Distribuzione dei pellegrini secondo i mesi, il sesso, l’età, la professione, la nazionalità d’origine, il mezzo di locomozione usato e la motivazione 74 3.3 I dati ufficiali di marzo del 2004 dell’Ufficio del Pellegrino 81 3.4 I dati ufficiali di giugno e del primo semestre del 2004 da parte della Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo 84 4 IL pellegrinaggio nel XXI secolo 88 4.1 pellegrini moderni vs pellegrini medievali 88 4.1.2 90 La mia rilevazione sul campo 4.1.3 I risultati della rilevazione 103 4.1.4 Considerazioni finali 105 4.1.5 Sono Turisti o Pellegrini quelli che vanno a Santiago de Compostela? 104 4.2 La ricettività lungo il Cammino 4.2.1 108 Come sono nati gli “hospitaleros voluntarios” e cosa offrono alla peregrinazione 109 4.2.2 Una giornata tipo di un hospitalero volontario 4.2.3 Aspetti positivi e negativi delle strutture ospitanti lungo il 4.2.4 112 Cammino 114 La segnaletica 118 APPENDICE 119 Questionario 119 Elenco pellegrini intervistati in ordine cronologico. 120 Interviste complete ai pellegrini 121 Messaggi lasciati dai pellegrini nel “Libro del Pellegrino” 154 Diario personale del Cammino di Santiago 156 BIBLIOGRAFIA 172 RINGRAZIAMENTI 184 6 INTRODUZIONE Dopo avere personalmente percorso il cammino che porta alla tomba dell’Apostolo San Giacomo nell’estate del 2004, ho deciso di svolgere la mia prova finale proprio scegliendo come tema centrale l’attualità del Cammino di Santiago dato l’interesse che suscita negli ultimi decenni, soprattutto fra i giovani. Per le mie ricerche compiute in Italia, mi sono recata anche a Perugia che ospita il più importante Centro Italiano di Studi Compostellani del Paese. L’obiettivo di questa tesi è quello di diffondere la conoscenza del percorso che porta ad Limina Sancti Jacobi, poiché è grazie al transitare di milioni di uomini che nel corso dei secoli si è formato il nostro continente, l’Europa. La realizzazione del mio lavoro la devo soprattutto all’interazione coi pellegrini di diversa provenienza e ceto sociale, avendo effettuato trenta interviste complete (la maggior parte in spagnolo) che sono il fulcro di questa tesi e che mi hanno permesso di approfondirne l’odierna realtà del pellegrinaggio a Santiago de Compostela. Inoltre mi è parso importante che da questo lavoro emergessero delle tematiche importanti quali la convivenza pacifica, sincera e tranquilla (nel Cammino) da parte di tante persone di differente credo, razza e cultura Per quanto riguarda la sua struttura, questa tesi si articola in quattro capitoli. Nel primo capitolo sviluppo la storia del Cammino di Santiago, dalla scoperta del sepolcro [1.1] e alla sua espansione [1.2] fino ad un momentaneo periodo di decadenza ed alla sua ripresa [1.3]; inoltre non ho tralasciato di descrivere la figura del pellegrino di “ieri”, che avendo appreso la simbologia dell’Apostolo [1.4], poteva intraprendere il Cammino compiendo una serie di rituali che l’avrebbero accompagnato fino alla cattedrale di Santiago de Compostela [1.5]. Il secondo capitolo si apre con la presentazione del Cammino come è oggi e quali siano stati gli spunti per la sua rinascita [2.1], descrivendo quali fossero e quali sono tutt’ora i documenti del pellegrino [2.2]. Vengono in questo capitolo analizzate le cause che ne hanno permesso il “boom” [2.3], tra cui ricordiamo gli Anni Santi Compostellani e i discorsi del Papa ai giovani, le attenzioni da parte del Consiglio d’Europa, l’organizzazione dei pellegrini nelle diverse associazioni, l’interesse da parte dei mass-media e del mondo accademico. Il terzo capitolo riguarda le Statistiche Ufficiali del pellegrinaggio, ed è stato possibile studiarne l’evoluzione degli ultimi quindici anni[3.1], esaminando anche la 7 distribuzione dei peregrini in base a diversi fattori (sesso, età, motivazioni, mezzo di trasporto, ecc.) [3.2] gra zie ai quali si può apprendere l’identikit degli utenti del Cammino. Per l’anno 2004 ho esaminato il mese di marzo nel particolare [3.3] e poi il primo semestre in generale [3.4], ricavando le fonti sia dall’Ufficio del Pellegrino che dalla “Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo”. Il quarto capitolo è dedicato interamente al pellegrinaggio nel XXI secolo ed alla mia esperienza personale di pellegrina. Nella prima parte metto a confronto gli attuali pellegrini con quelli medievali [4.1], riportando la mia rilevazione sul campo grazie all’effettuazione delle interviste [4.1.1] con i rispettivi risultati [4.1.2] e facendo alcune considerazioni [4.1.3]. Successivamente[4.1.4] provo a spiegare la differenza tra pellegrini e turisti nel Cammino attraverso i loro comportamenti, spesso mutuati da comportamenti sociali dominati dalla fretta e dalla convenienza economica. Nella seconda parte invece tratto il tema della ricettività lungo il Cammino [4.2], descrivendo come sono nati gli “hospitaleros voluntarios” [4.2.1], raccontando una giornata tipo trascorsa assieme a loro [4.2.2] e concludendo con un paragrafo dedicato alle opinioni ed alle critiche sui diversi aspetti del Cammino, visti dagli occhi stessi dei pellegrini [4.2.3]. Termino il mio lavoro collocando in appendice il mio Diario personale del Cammino assieme ad alcune foto scattate in differenti occasioni; in appendice, inoltre, le interviste complete dei pellegrini ed alcuni messaggi lasciati da loro nei Libri del Pellegrino messi a disposizione in ogni rifugio. Infine, con la Fig.1 ci si può fare un’idea del percorso che in terra spagnola conduce a Santiago. Figura 1: mappa del Cammino di Santiago. 8 1 Storia del “Camino de Santiago” 1.1.La scoperta del sepolcro "Intorno al tuo sepolcro è sorta la nostra lingua, al lato del tuo tempio è nata la nostra arte, per te cantarono i nostri trovatori. La Galizia intera ha qualcosa di te, e a te si è ispirata per le sue opere. Permetterai, oh Signore, che la Galizia scompaia, che la Galizia muo ia?" Florentino López Cuevillas Etimologicamente, il termine pellegrino deriva dalla parola latina peregrinus, che viene applicato allo straniero, all’uomo o al forestiero in viaggio, e che non ha diritto di cittadinanza 1 ; ha come radice per ager che significa “attraverso i campi”. Raymond Oursel può aiutarci nel dare una chiara definizione del “peregrinare”: Il pellegrinaggio è l'atto volontario con il quale un uomo abbandona i luoghi a lui consueti, le proprie abitudini e il proprio ambiente affettivo per recarsi in religiosità di spirito fino al santuario che si è liberamente scelto o che gli è stato imposto dalla penitenza; giunto alla fine del viaggio, il pellegrino attende sempre dal contatto col luogo santo sia che venga esaudito un suo legittimo desiderio personale, sia, aspirazione certo più nobile, un approfondimento della propria vita personale attraverso la decantazione dall'animo attuata lungo il cammino e attraverso la preghiera comune e la meditazione una volta giunto alla meta.2 . Possiamo affermare, pertanto, che ogni peregrinazione implica una struttura essenziale: un pellegrino che va per un cammino; una destinazione, scelta in ragione 1 Oursel Raymond, Pellegrini del Medio Evo: gli uomini, le strade, i santuari, Jaca Book, Milano, 1978, p. 43. 2 Oursel Raymond, Pellegrini del Medio Evo… op. cit.,p. 9. 9 della propria situazione riguardo al luogo sacro; una motivazione del peregrino che cerca e si augura d’imbattersi con una realtà misteriosa e invisibile 3 . I tre elementi dunque -cammino, centro ed incontro con il mistero- danno il profilo di questo fenomeno così svariato che chiamiamo pellegrinaggio. Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela 4 , meglio conosciuto con il nome di Camino de Santiago, rappresenta una delle tre grandi peregrinationes maiores dell'Occidente cristiano; le altre due conducono a Roma e a Gerusalemme. Tutti sono pellegrinaggi, però Dante fa una precisazione per distinguere gli uni dagli altri, distinzione che impiega anche Alfonso X il Sabio (1221-1284). Infatti i pellegrini che vanno a Gerusalemme si chiamano palmieri, quelli che visitano la tomba di San Pietro a Roma romei e peregrini, nel vero senso del termine, sono quelli che viaggiano verso Santiago di Compostella o che ritornano da laggiù.5 Nella DivinaCommedia, nominando l’apostolo San Giacomo nel Paradiso, Dante ci dice: “ecco il varone per cui laggiù si visita Galizia”6 I primi dati biografici sull'Apostolo Giacomo (figlio di Zebedeo e di Salomé, nonché fratello di Giovanni l'Evangelista) detto anche il Maggiore per distinguerlo nel Nuovo Testamento da Giacomo il Minore figlio di Alfeo, provengono fondamentalmente dai Vangeli. Giacomo insieme al fratello Giovanni e a Pietro, diventa uno dei discepoli prediletti da Cristo7 ed è noto con l’appellativo di “figlio del tuono” a causa del suo 3 Compostellanum, volumen XXXVIII n° 3-4, Julio-Diciembre, Santiago de Compostela, 1993, p. 512. 4 Santiago de Compostela è oggi una città di 105.851 abitanti, situata a nord-ovest della Penisola Iberica; capitale della Galizia, regione spagnola che si affaccia sull'Atlantico e confina a sud con il Portogallo. 5 Arenas Josè Fernandez, Los Caminos de Santiago: arte, cultura, leyendas, editorial Anthropos,1993, p 32. 6 Dante, Vita Nuova, XL, 7. (Par. 25,15). 7 “Il signore è là, in una nube bianca, il volto risplendente come il sole, le vesti candide come la neve mentre il Padre dall’alto conversa con Lui e con Lui apparvero Mosè ed Elia, evocando il destino che per sua mano si sarebbe compiuto a Gerusalemme. E San Giacomo è là, accanto a Pietro e Giovanni, ai quali il Signore rivelò, prima che a chiunque altro, la sua Trasfigurazione.” Testo della Guida del Pellegrino di Santiago ripreso da Oursel Raymond in Le strade del medioevo: arte e figure del pellegrinaggio a Compostela, Jac Book, Milano, 1982. 10 carattere focoso8 ; a Giacomo è affidato il compito di evangelizzare la Spagna dove si reca in missione9 . Dopo alcuni anni, durante il ritorno in Terra Santa attraverso la Penisola Iberica, riceve la consolazione ed il conforto della Vergine, che gli appare, secondo la tradizione, sulle rive del fiume Ebro, in cima ad una colonna romana di quarzo e gli chiede di costruire una chiesa in quel luogo10 . Raggiunta la Palestina Giacomo viene decapitato nel 44 per ordine del re della Giudea Erode Agrippa il quale proibisce anche la sepoltura del suo corpo, diventando in questo modo il “primo martire del collegio apostolico”. La leggenda narra che due dei suoi discepoli Attanasio e Teodoro, raccolgono di nascosto quel corpo affidandolo ad una nave guidata da un angelo sulla quale si imbarcano anche loro; dopo sette giorni di navigazione giunsero sulle coste della Galizia, ad Iria Flavia, vicino l'attuale paese di nome Padrón11 in cui esiste una località chiamata Arcae Marmoricae sulle quali grava il mistero. In seguito le continue guerre e poi la conquista islamica dell'VIII secolo, obbligano i cristiani a mantenere nascoste le reliquie di San Giacomo, protette e custodite dagli eremiti del luogo. Con il passare degli anni s’indebolisce sempre di più la memoria del culto apostolico, fino a quando, intorno all'anno 820 in un contesto socio-politico saturo di necessità spirituali, di intolleranza religiosa e di repressione militare, un pio eremita di nome Pelaio scorge un misterioso corpo celeste che gli svela il luogo della sepoltura. Questi si presenta al vescovo Teodomiro il quale ordina una ricerca nel luogo illuminato dalla stella dove si rinviene un sarcofago di marmo: arca marmorica, contenente tre corpi, identificati come quello di Giacomo il Maggiore e dei suoi due discepoli Teodoro e Attanasio. Teodomiro proclama santo questo luogo che prende il nome di “Santiago (San Giacomo in italiano) de Compostela” che significa “campus 8 È facile incontrare riferimenti a questa impetuosità: in una conversazione con Gesù chiede per sé un posto privilegiato nel regno dei cieli, e in un'altra occasione pretende che siano castigati con il fuoco gli ostili samaritani. 9 Nel Breviario degli Apostoli (fine del VI secolo) viene attribuita per la prima volta a San Giacomo l'evangelizzazione della "Hispania" e delle regioni occidentali. 10 Questo avvenimento servì per spiegare la fonda zione della Chiesa di Nuestra Señora del Pilar a Saragozza, oggi basilica ed importante santuario mariano del cattolicesimo spagnolo. AA.VV. Huellas Jacobeas , Xacobeo ’99, Xunta de Galicia, 1999, p. 24. 11 Qui i discepoli incontrarono seri problemi per seppellire il corpo del loro Maestro, a causa della Regina Lupa, ma soprattutto del Re Duyo, nemico dichiarato del cristianesimo. Dopo una serie di fatti miracolosi, la Regina Lupa si convertì al cristianesimo e l'Apostolo fu sepolto nel luogo che successivamente vedrà la nascita della città di Santiago. 11 stellae”. Un altro studio etimologico sostiene che il termine deriva invece da compositum, dovuto al rinvenimento del cimitero romano durante gli scavi archeologici intrapresi a Compostela tra il 1953 e il 1959. A causa dei continui attacchi arabi re Alfonso II il Casto capisce subito che le reliquie dell'Apostolo avrebbero costituito un poderoso strumento politico e religioso che avrebbe rafforzato il cristianesimo contro il temuto Islam. 12 Narra la leggenda che nella battaglia di Clavijo (844) un cavaliere su di un cavallo bianco, con in mano una bandiera anch’essa bianca con una croce rossa e distrugge il nemico, viene in aiuto al re Ramiro I delle Figura 1 Santiago Matamoros Asturie; da ciò l’origine della celebre rappresentazione iconografica di Santiago Matamoros, letteralmente "Colui che uccide i Mori"13 . Un altro grande condottiero, Carlo Magno, impegnato nella spedizione per liberare la Spagna dai saraceni, spedizione che sarebbe finita tragicamente con la sconfitta di Roncisvalle (778) ed epicamente narrata nella Chanson de Geste, vede in sogno il “cammino delle stelle” che diventerà il pretesto per la riconquista cristiana della Spagna sotto l’emblema della Via Lattea. Non solo le vicende storiche danno rilevanza a questo luogo misterioso ma ben presto esso diviene un importante insediamento urbano. La fortuna della città è dovuta anche all’innalzamento sul luogo del sepolcro, da parte di re Alfonso II il Casto nell’814, di una prima seppure modesta basilica; ma già nell’899 re Alfonso III il Grande la ricostruisce in marmo e negli anni successivi verrà più volte distrutta e ricostruita14 . 12 Dice Raymond Oursel, nel saggio Pellegrini del Medio Evo, Jaca Book, Milano 1978: “Senza dubbio, i re cristiani del nord della Spagna hanno, dopo il IX secolo, brandito il patronato dell'apostolo nella lotta contro i musulmani […] Santiago simboleggia la Reconquista della Spagna sui Mori: croce contro mezzaluna, Cristo contro Maometto” p. 36. 13 Vedi anche l'evento riportato da Josè Joaquín Milans Del Bosch y Solano, in Santiago caballero y el leggendario tributo de las cien doncellas, in AA. VV., III Congreso Internacional de Asociaciones Jacobeas , Oviedo 1993: “ Negóse el Rey, de acuerdo con los magnates de su corte, a pagar el infamante tributo (il tributo delle cien doncellas, offerta annuale di cento giovani donne all'emiro di Cordoba in cambio della sua non belligeranza) […] en sueños le apareció el Apostol Santiago animándole que al día siguiente volviese a la batalla […] Invocando a Santiago, los cristianos lograron cumplida victoria, viendo a Santiago sobre un caballo blanco espada en mano ” p. 346. 14 Poco più tardi, nel 1097, fu posta la prima pietra dell’attuale cattedrale, una basilica dalle dimensioni adeguate ad un culto che ormai era esteso in tutta Europa. Bollettino d’Informazioni, Compostella , Centro Italiano di Studi Compostellani.n. 1/99, p. 11. 12 1.2 L’espansione del culto. “El siglo de oro” La prima notizia certa sulla presenza di pellegrini dinanzi alla tomba di San Giacomo risale al 950, grazie al vescovo di Le Puy, Gotelasco, a capo di una grande comitiva di jacquets 15 E’ durante i secoli XI-XIII che cominciano a giungere pellegrini provenienti dalle regioni più lontane d’Europa, di tutte le età e lignaggio, nonostante le agitazioni politiche e sociali dei regni di Francia e di Spagna 16 . A tal proposito, il chierico e prete Aymeric Picaud, ci fa un elenco completo nella Guida 17 : I franchi, i normanni, gli scozzesi, gli irlandesi, i galli, i teutoni, gli iberi, i guasconi, i bavari, gli empi navarri, i baschi, i goti, i provenzali, i maraschi, i lorenesi, i gauti, gli inglesi, i bretoni, quelli della Cornovaglia, i flamenchi, i frisoni, gli allobrogi, gli italiani, i pugliesi, gli abitanti del Poitou, gli aquitani, i graci, gli armeni, i daci, i norvegesi, i russi, i nubiani, i parti, i rumeni, i galati, gli efesini, i medi, i toscani, i calabresi, i sassoni, i siciliani, gli asiatici, gli abitanti del Ponto, quelli di Bitinia, gli indii, i cretesi, quelli di Gerusalemme, quelli di Antiochia, di Galilea, quelli di Sardi, i ciprioti, gli ungheresi, i bulgari, gli slavi, gli africani, i persiani, gli alessandrini, gli egiziani, i siriani, gli arabi, i colossesi, i mori, gli etiopi, quelli di Filippi, quelli della Cappadocia, i corinzi, gli elamiti, quelli della Mesopotamia, i libici, quelli di Cirene, quelli di Panfilia, quelli della Cilicia, i giudei e le altre innumerevoli genti di tutte le lingue, tribù e nazioni, vengono da lui in carovane, falangi, compiendo i loro voti… 15 Con questo nome si definiscono i pellegrini che percorrono il cammino di Santiago. Per ulteriori approfondimenti, “V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas”, actas, 9-11 de Octubre de 1999, CEE (A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998. 17 Liber Sancti Jacobi, libro I, XVII, pp. 148-149. 16 13 Analizziamo ora i motivi di distinta natura (religiosa, politico-giuridica, economica e culturale) che portarono all’apogeo del pellegrinaggio in favore di San Giacomo. Religiosa. I principali promotori delle peregrinazioni furono i monaci del potente ordine di Cluny, chiamati dal Re di Navarra ad organizzare il pellegrinaggio: dotarono il Cammino dell'infrastruttura necessaria per fornire sostegno ai pellegrini, facendo costruire ostelli, edificando ospedali e cimiteri, creando ponti, fondando chiese, monasteri ed abbazie. Inoltre era crescente la venerazione delle reliquie: i santuari e i corpi santi visitati lungo la strada erano parte integrante dell’itinerario consacrato, elementi indispensabili tanto al pellegrinaggio in sé, quanto al progresso spirituale 18 . Giacomo era l’unico dei Dodici il cui corpo (conservato sempre nello stesso sepolcro) rimase intatto dagli atti vandalici dell’epoca e questa integrità fisica basta da sola per spiegare la straordinaria fortuna del pellegrinaggio. E’ importante sottolineare la convinzione da parte di alcuni che effettuare il cammino verso il Finis Terrae19 , luogo non lontano da Santiago che rappresentava i confini stessi del mondo allora conosciuto, costituisse uno dei riti della "Religione Antica". Politico-giuridica. La cattedrale di Santiago durante la Reconquista spagnola diventò il simbolo della lotta contro l’Islam; San Giacomo sarà allo stesso tempo Apostolo e Matamoro, il più forte elemento stimolatore per l’Occidente Cristiano. Ciò nonostante, la nascita del fenomeno di internazionalizzazione dei pellegrinaggi a Santiago è legata all’azione di protezione e alla gestione della politica di ripopolamento dei sovrani ispanici (Alfonso VI fra tutti), europeizzanti e consapevoli delle conseguenze benefiche che poteva comportare il fatto di incrementare i rapporti con l’Europa grazie al Camino de Santiago. Dal canto suo il vescovo Diego Gelmìrez ebbe il merito di far riprendere e concludere i lavori (precedentemente interrotti a causa degli attriti fra Alfonso VI e il vescovo Diego Pelàez) dell’ormai enorme cattedrale, tra il 1122 e il 1128 20 e di procedere ad una politica propagandistica che darà un impulso decisivo al pellegrinaggio jacopeo. 18 Oursel Raymond, Le strade del Medioevo, Milano 1982, pp. 19-20. Disse il domenicano Felix Faber: “ Mas allà de Finisterre termina el mundo y comienza el agua sobre la cual nadie puede aventurarse. Por eso se llama la regiòn Finis terre, el extremo del mundo ” AA.VV., V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, actas, 9-12 de Octubre de 1999, CEE (A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998, p. 236. 20 L’Historia Comopostellana descrive in modo dettagliato il procedere dei lavori di ricostruzione della cattedrale, così come il Liber Sancti Jacobi, redatto verso il 1140, di cui parleremo più avanti. 19 14 Per di più il pellegrino diventò riconoscibile socialmente e giuridicamente poiché i suoi beni erano tutelati durante la sua assenza e la legislazione temporale teneva conto della sua particolare condizione per cui gli venivano accordate esenzioni di imposta e vantaggi fiscali. 21 Economica. Lo spirito di commercio del momento, in grado di saper trarre profitto anche da esigenze spirituali, non ha certo dovuto attendere i tempi attuali per insinuarsi sotto la cappa dei miracoli del fervore 22 . Non va dimenticato che l’afflusso di visitatori nei santuari non porta ricchezze e prestigio solo ad essi. L’Influenza del pellegrinaggio si estende anche all’ambiente sociale ed economico circostante. Le Crociate per esempio, sebbene alle origini fossero per molti un’impresa mossa dalla pietà, con il tempo diventarono un’attività commerciale. Ciò non è avvenuto solo per le Crociate: ogni pellegrinaggio celebre, anche se in misura diversa, ha aperto una via alle negoziazioni. Sulle varie strade che portavano a Compostella, nascevano infatti dei commerci legati al bisogno di alloggiare i pellegrini, vestirli, nutrirli, curarli, vendere loro dei ce ri, distintivi e ricordi. Lo sviluppo dei centri di pellegrinaggio è stato spesso favorito da privilegi e da esenzioni di imposte di cui beneficiavano i pellegrini che si recavano ai santuari, dalla costruzione di strade e di ponti che facilitavano i loro accessi e dall’esistenza soprattutto di fiere intorno ai centri religiosi. La crescita della città andava di pari passo con lo sviluppo del pellegrinaggio, anzi ne era uno degli indici più significativi. Culturale. Il pellegrinaggio a Santiago era ormai una precisa realtà ed alla fine dell’XI secolo cominciava ad essere ampiamente documentato in tutti i paesi cristiani poiché influiva sui costumi, sull’arte, sulla vita spirituale dei paesi interessati, sulla redazione di guide, sulla letteratura di viaggio 23 , sulla pittura, scultura, musica, diffusione di leggende e di tradizioni tipicamente jacopee. A testimonianza di ciò, al 21 M a si registrano pure degli abusi nell’uso improprio delle facilitazioni concesse. Oltre a normali viaggiatori che si fingono pellegrini per ricevere aiuti ed essere ospitati, ci sono viaggiatori illustri che approfittano della protezione dell’abito per attraversare dei territori ostili. Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio cristiano, Cooperativa Libraria I.U.L.M., Milano 1996, pp. 330-331. 22 A Santiago, secondo la Guida, botteghe e bancarelle poste sul lato settentrionale della basilica proponevano ai curiosi, alla rinfusa, “otri di vino, scarpe, bisacce in pelle di cervo, botse, cinghie, cinture, ogni tipo d’erbe medicinali e altre spezie, e molte altre cose ancora. Oursel Raymond, Pellegrini del Medio Evo: gli uomini, le strade, i santuari, Jaca Book, Milano, 1978, p. 94. 23 Troviamo le testimonianze di Domenico Laffi e Nicola Albani nella letteratura odeporica, cioè di quel genere diffuso in tutta Europa che si fonda sulla descrizione degli avvenimenti accaduti durante il lungo viaggio verso Santiago de Compost ela. 15 centro dell’intera vicenda compostellana si situa il Liber Sancti Jacobi24 , testo reso noto da Aymeric Picaud, di assoluto rilievo per lo sviluppo, la crescita ed il consolidamento del pellegrinaggio a Santiago. Quest’opera, il cui manoscritto originale è custodito nell’archivio della cattedrale, è conosciuta anche come Codex calixtinus, dal nome del papa Callisto II (1119-1124). Il quinto libro, il più noto, è costituito dalla cosiddetta Guida del pellegrino25 , una guida pratica degli itinerari e delle devozioni da compiere per chi si recava in pellegrinaggio a Santiago, inserita per ultima nel codice per il carattere di necessaria attualità che la sua funzione richiedeva. Il pellegrino anche senza volerlo diverrà un “operatore culturale” di prima qualità che intesserà tra città e città, tra paese e paese un fittissimo ordito di informazioni; sarà una funzione che continuerà a svolgere anche dopo la fine del pellegrinaggio, perché attraverso il gergo appreso, sarà sempre in grado di comunicare con quanti, diretti a Santiago o ad altre mete, passeranno per la sua città, o chiederanno ospitalità alla sua confraternita, o incontrerà nelle fiere, nei mercati, o lungo le strade della sua terra. 26 In questo modo dato il notevole flusso di pellegrini francesi, i quali, nel corso dei secoli e fino ai giorni nostri sarebbero stati i frequentatori più assidui delle rotte giacobee, 27 il cammino spagnolo ovvero la più caratteristica e “calpestata” tra queste, prende il nome di Camino Francés che ancora oggi raffigura l’itinerario che va da Saint -Jean-Pied-de-Port a Santiago de Compostela. A tal punto Compostela finì col rivaleggiare con Roma e Gerusalemme ni quanto a potere di attrazione, diventando il maggior centro di peregrinazione di tutta la cristianità. 24 Si tratta senza dubbio della prima guida turistica dell'umanità. E’ composta da cinque parti. Nel primo capitolo la Guida indica gli itinerari su cui si articola il pellegrinaggio compostellano: “Quattro sono le strade per Santiago che a Puente la Reina, ormai in Spagna, si riuniscono in una sola…”. Il secondo riporta le giornate in cui può essere diviso l’intero tragitto; nel terzo le città e i paesi di maggior rilievo; nel sesto vengono indicati i fiumi buoni e cattivi da attraversare, nel settim o le regioni che si incontrano e il carattere degli abitanti, nell’ottavo le reliquie e i corpi santi che visitanda sunt, che si devono visitare. Caucci Von Saucken Paolo, Guida del Pellegrino di Santiago, Libro quinto del Codex Calixtinus secolo XII, Biblioteca di Cultura Medievale, Jaca Book, 1995, p.17. 26 Guida del Pellegrino di Santiago, op. cit., p.45. 27 La parola “giubileo” viene dal termine ebreo “yobel” dal quale deriva il vocabolo “giubilo”. Il termine “giubileo” si applicava di forma spaziale all’ “anno santo” che, ogni cinquant’ anni, portava l’emancipazione degli schiavi e la liberazione delle terre sottratte al popolo d’Israele. Rivas Barreiro Josè Luis, La funciòn politica de los caminos de peregrinaciòn en la europa medieval (estudio del camino de Santiago), tecnos, Madrid, 1992, p. 31. 25 16 1.3 Periodo di decadenza e successiva ripresa. Nel XIV secolo iniziò un profondo declino delle peregrinazioni , a causa di una serie di catastrofi (soprattutto la peste nera) che caratterizzarono il secolo ed anche a causa di numerose guerre in cui venne coinvolto il continente europeo. Questa decadenza si accentuò nel XVI secolo con l'irruzione del protestantesimo e le guerre religiose. In risposta alla riforma protestante che mise in discussione l’autorità di Roma, la Chiesa romana cambiò di conseguenza la politica dei pellegrinaggi ed indirizzò i fedeli verso Roma, di cui si voleva rafforzare la centralità. Santiago rimase in tal modo al margine della nuova politica romana sul pellegrinaggio. Oltre a ciò si dovettero occultare i resti dell'Apostolo per quasi trecento anni per evitare che cadessero nelle mani dei pirati inglesi 28 . Questo processo involutivo culminò nel XIX secolo con la pressoché totale scomparsa delle peregrinazioni. Commentano le cronache che il 25 luglio del 1867 c'erano solo quaranta pellegrini nella città di Compostela 29 . Ciononostante il pellegrinaggio avrà un rinnovato impulso nel 1884, quando vennero nuovamente individuate nella cattedrale le spoglie di San Giacomo. Nacque un secondo fervore e il papa Leone XIII con la Bolla Deus Onnipotens annunciò alla Cattolicità il rinvenimento delle reliquie con il conseguente rifiorimento della peregrinazione. Cerchiamo di capire cosa spingeva realmente il pellegrino a lasciare i propri cari e a partire verso Santiago, l’ultima terra del mondo conosciuto, affrontando disagi notevolissimi e forse la stessa morte. Innanzitutto si andava a Santiago devotionis causa: il pellegrino sentiva un forte legame con il proprio santo protettore, per cui a un certo punto della propria vita avvertiva la necessità di raggiungere la sua “casa”, il posto dove più di ogni altro era possibile stargli vicino. Frequente era anche la peregrinatio pro voto. Durante un naufragio, una malattia, in stato di prigionia, o in occasione di qualche grave pericolo si chiedeva l’aiuto di San Giacomo e, usciti dal pericolo, si compiva la promessa; in questo caso si ripagava il proprio protettore con il sacrificio del viaggio e con la testimonianza 28 Si occultarono le spoglie dell’Apostolo in una cappella dell’abside perché si temeva un attacco alla cattedrale da parte del pel pirata inglese Francis Drake che con la sua flotta sconfisse la Invincibile Armata (1588). Guida del Pellegrino di Santiago, op. cit., p. 29. 29 www.caminosantiago.org. 17 personale della grazia ricevuta. Non era raro infatti vedere che i grandi santuari brulicassero d’infermi di ogni genere: impotenti e febbricitanti, zoppi, ciechi e malati di gozzo. Diversa dall’ex voto era l’oblatio del pellegrino che aveva sciolto il suo voto. Questo dono votivo era costituito da donazioni di denaro, rosari o anche da oggetti e materiali preziosi di ogni genere. Essi documentavano l’intima comunione del donatore con il luogo di pellegrinaggio. Molte fonti riferiscono che rimanevano nel luogo santo “cose di valore come dono votivo” 30 . Si andava a Santiago anche ex poenitentia come scelta personale per purgarsi di qualche peccato, altrimenti per pena canonica e civile. I confessori davano il pellegrinaggio come penitenza sacramentale poiché pensavano che nei pericoli della strada l’anima s’aprisse a Dio che non parlava che nel silenzio dell’abbandono umano. Per tutto il XIV e XV secolo, infatti, i tribunali dei Paesi Bassi inviarono a Santiago i peccatori pubblici e i criminali. Anche per questo motivo, secondo alcune testimonianze, il pellegrinaggio andava perdendo di qualità31 . Ci si recava a Santiago anche per denaro: abbastanza diffusa era infatti la figura del pellegrino per delega e per incarico altrui. Purtroppo tra i motivi che spingevano al pellegrinaggio, c’era anche il desiderio di lucrare indulgenze e la ricerca del miracolo, con la speranza di assistere a qualche evento eccezionale che poteva capitare in prima persona o di cui si poteva essere testimone. Tutto sommato si andava a Santiago anche per il semplice piacere di girare il mondo; in questo caso abbiamo a che fare con il pellegrino turista che si aggregava per visitare un paese tanto attraente come la Spagna, per il quale venivano sempre gli stranieri in cerca del pittoresco e che ritornavano “hispanizados”. Questo particolare tipo di pellegrino che viaggiava con i privilegi che gli offriva la credenziale, favoriva la nazione propagandando per il mondo le bellezze e le grandezze spagnole. Troviamo delle testimonian ze esplicite nelle relazioni e nei diari di viaggio di Domenico Laffi32 e di Nicola Albani 33 . Quest’ultimo scrive: 30 Per approfondimenti vedi Il mondo dei pellegrinaggi: Roma, Santiago, Gerusalemme, a cura di Paolo Caucci Von Saucken, Jaca Book, Fratelli Polombi Editori, Milano, 1999, p. 101. 31 Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio cristiano – dalle origini ebraiche agli attuali sviluppi nell’Europa occidentale, cooperativa libraria I.U.L.M., Milano, 1996, p. 376. 32 Sul finire del Seicento i tre pellegrinaggi di Domenico Laffi , mostrano come da costume di massa il pellegrino compostellano continui ad essere praticato ancora da persone fortemente motivate. Laffi 18 Si diede l’occasione di innamorarmi di due peregrini toscani che venivano da San Giacomo di Galizia, li quali mi raccontarono varie belle cose nel lor viaggio e tant’altre curiosità del mondo […] com’anche avevo gran piacere di girare il mondo, risolsi anch’io di fare il medesimo viaggio… Era la motivazione a determinare colui che è pellegrino da chi non lo è. Alcuni compivano il pelleginaggio con un profondo sentimento religioso e penitenziale, per pervenire alla radice apostolica della loro fede; altri alla ricerca di un incontro con la fede, forse per la prima volta, o per recuperare la fede perduta dopo un tempo d’abbandono. Le differenti attitudini possono avere un fondo comune d’intenzione. Ed è l’intenzione che fa il pellegrino 34 . Concludendo prendiamo nota del fatto che nel XVIII secolo l’attività economica cominciava a spostarsi progressivamente verso le terre del litorale atlantico, in modo tale che le città dell’entroterra persero il controllo di questa vigorosa fonte d'entrata.. Da quest’ epoca fino al XX secolo le attività più importanti di Santiago furono quella universitaria, (l’Università si creò agli inizi del XVI secolo, patrocinata dal forte potere ecclesiastico), la religiosa e la sanitaria. Domenico Viaggio in Ponente a San Giacomo di Galitia e Finisterrae, Bologna 1681, ed. a cura di A.S. Capponi, Università di Perugia 1989, pp. 27 –28. 33 Albani Nicola, Viaggio da Napoli a Santiago di Galizia, ediciòn realizada por Edilàn para Consorcio de Santiago, Madrid, 1993, prologo di Paolo Caucci Von Saucken, Tomo I , pp. 2-3. 34 Per approfondimenti vedi anche www.archicompostela.org. 19 1.4 La simbologia di San Giacomo Oltre all’immagine dell’Apostolo come Santiago Matamoros, c’è anche quella di Santiago de El Espaldarazo 35 : chiamato così perché in sella al suo cavallo bianco e armato di una spada, la conficcava nella schiena (espalda) del nemico. In conseguenza a queste personificazioni, sorse la “fundaciòn de las ordenes militares” per difendere quei pellegrini che si recavano a Gerusalemme, Roma e Compostela. Primo fra tutti la Orden de Santiago che aveva come distintivo la cruz de Santiago: una croce rossa a forma di spada che appariva su di una vieira (conchiglia in gagliego) e rifletteva il senso combattivo e ospitale dell’ordine militare che aveva occupato castelli e ospedali dei pellegrini lungo i cammini. Figura 2 Croce di Santiago su di una vieira Non possiamo dimenticarci la figura di San Giacomo pellegrino36 , l’unico santo che nell’iconografia si identifica coi propri fedeli fino ad essere rappresentato con i loro attributi: bisaccia e bordone sono divenuti, insieme alla conchiglia, i signa peregrinationis che lo rappresenteranno ovunque. La bisaccia37 è un sacchetto stretto, il che significa che il pellegrino, fiducioso nel Signore, doveva portare con sé una piccola e modesta scorta di cibo; inoltre il fatto che non era serrata da legacci ma doveva essere sempre aperta sulla bocca, dava a intendere che il pellegrino doveva ripartire quello che possedeva con i poveri e per questo doveva essere preparato a dare e a ricevere. Il bastone da marcia chiamato bordone, suo inseparabile compagno, simboleggiava la fede nella Santissima Trinità e la difesa dell’uomo Figura 3 La bisaccia ed il bordone. contro i cani e i lupi 38 . Il petaso era il cappello rotondo a larghe tese che riparava dal sole: San Giacomo stesso lo teneva con la tradizionale conchig lia impressa anteriormente. 35 Esiste ancora una statua di “Santiago Matamoros”, un’opera lignea del secolo XVIII, conservata fino a qualche mese fa nella basilica di Santiago e successivamente rimossa per essere posta nel Museo della cattedrale dopo gli attentati terroristici dell’11marzo avvenuti a Madrid. Si pensa in questo modo di ferire meno gli animi più sensibili, ovvero i musulmani. Camilleri Rino, “I maestri del politicamente corretto.” Il Giornale, mercoledì 12 maggio, 2004. 36 Garcia Lorca lo vide così: “Ella vio en una noche lejana como èsta, sin ruidos ni vientos, al Apòstol Santiago en persona peregrino en la tierra del cielo […] con bordòn de esmeraldas y perlas y una tùnica de terciopelo.” Los Caminos de Santiago...op. cit. p. 30. 37 Picaud Aymeric, Liber Sancti Jacobi (a cura di Moralejo Abelardo, Torres Casimiro, Feo Julio), Santiago de Compostela, 1951, I, XVII, p. 152. 38 Con il cane e il lupo si designa il diavolo tentatore del genere umano 20 Infine il viandante troverà persone che con un sorriso accogliente cureranno, venuta la sera, i suoi piedi gonfi e doloranti seguendo l’esempio del maestro39 , grazie anche alla “pellegrina” (il lungo e caldo mantello per ripararsi dalle intemperie). La concha (conchiglia) divenne il testimonium di chi stava compiendo il pellegrinaggio, ma anche il segno di dove si trovava una confraternita di ex pellegrini, un ospedale jacopeo, un luogo in qualche modo connesso con il pellegrinaggio 40 . Questi oggetti, oltre ad essere degli amuleti erano dei documenti: il pellegrino aveva diritto all’esenzione di pedaggi e tasse. La conchiglia era la prova per il pellegrino del lungo e difficile viaggio: veniva raccolta sulle coste della Galizia (di cui è tipica) e veniva conservata nel bagaglio per poi poterla mostrare con soddisfazione a parenti ed amici una volta ritornato a casa. Era per di più un modello di comportamento per il pellegrino poiché rappresentava una mano che si apriva per realizzare opere di pietà; era un simbolo di rigenerazione, relazionato con il sacramento del battesimo; veniva intesa come emblema della nuova vita che spettava al credente dopo tale viaggio di rigenerazione; infine faceva riferimento alla morte 41 e alla resurrezione, come nel miracolo dell’uomo salvato dopo un naufragio che si risvegliava ricoperto di conchiglie 42 . Purtroppo intraprendenti commercianti cominciarono nel XII secolo a raccogliere le conchiglie che i pellegrini compravano direttamente nel mercato che si teneva fuori della porta nord della cattedrale. Il loro commercio sarà così redditizio che l’arcivescovo di Santiago esigerà una percentuale dai venditori, che diventerà la principale fonte di reddito del santuario. Per quanto concerne i metodi di segnala zione invece, ne esistono alcuni usati in zone particolarmente pericolose dell’itinerario: i montjoies, definite nel seguente modo da R. Oursel: 39 I pellegrini, tanto poveri che ricchi, quando vanno o vengono da Santiago, devono essere caritatevolmente ricevuti e venerati da tutti. Infatti chiunque li accolga e li ospiti diligentemente, non solo San Giacomo avrà come ospite, ma lo stesso Gesù Cristo, come lui stesso ha detto nel Vangelo: “ Qui vos recipit me recipit.” Guida del Pellegrino di Santiago, op. cit…, p.134. 40 Il Liber Sancti Jacobi ci dice che, come i pellegrini che tornano da Gerusalemme portano la palma, quelli che vengono da Santiago portano le conchiglie [I, XVII, p. 153]. 41 Nella Francia sud occidentale e nella valle del Rodano, a Alba nel Vivarese e fino a BourbonLancy, gli scavi hanno portato in luce numerosi “scheletri con conchiglia”, che gli archeologi interrogano impressionati di contemplare attraverso la marea di secoli questa testimonianza di un’epopea sulla quale avrebbero tanto da raccontare. Oursel Raymond, Pellegrini del medio evo…o p. cit. p. 96. 42 http://www.ventealcamino.org/ 21 Sommarie costruzioni, fatte di pile di pietre piatte a forma di piramide, che una usanza immemorabile pose sulla sommità di creste, colline o terrazze, […] ad intervalli lungo certe piste pericolose, soggette alle nebbie e alla neve. Le autorità locali si occupavano scrupolosamente della loro 43 manutenzione e del loro rifacimento . Talvolta sulla loro sommità erano conficcate delle croci di pietra o in legno, che suggerivano un punto di passaggio obbligato, un’indicazione molto utile al viaggiatore, anche per il riposo di una breve preghiera. Ancora oggi il pellegrino è solito aggiungere altre Figura 4 Es. di Montjoies con croce di pietra sopra. pietre al suo passaggio per testimoniare solidarietà e affetto a coloro che sono già passati o passeranno da quel luogo. 1.5 I Rituali del Camino 1.5.1 Riti della partenza In tutte le religioni i rituali della peregrinazione servono per purificare i fedeli nell’anima e nel corpo, met terli nelle condizioni necessarie per affrontare il viaggio e l’incontro con il divino e per risvegliare quel “desiderio pellegrino” che è “sete del divino” 44 . Prima di mettersi in viaggio occorreva accedere a una sorta di iniziazione al pellegrinaggio; il pellegrino doveva essere innanzitutto pauper, povero, privo di mezzi perché il pellegrinaggio doveva compiersi con il fine di purificare la propria anima attraverso sacrifici che mortificavano il corpo; doveva confessarsi, chiedere perdono a tutti, pagare i suoi debiti, Figura 5 Il pellegrino di ieri. fare testamento e fissare una data entro la quale poteva essere considerato morto. Pellegrino lo si diventava, era uno status che nasceva da una scelta personale, che si acquisiva attraverso un rituale incentrato sul distacco e sulla liturgia della partenza. 43 Oursel Raymond, Pellegrini del medio evo…, op. cit..,. p. 60. Com postellanum, volumen XXXVIII n° 3-4, Julio-Diciembre, Santiago de Compostela, 1993, p. 516. 44 22 Nella cattedrale ad esempio venivano svolte dal vescovo cerimonie pubbliche alle quali partecipava l’intera comunità che assisteva alla benedizione degli oggetti da viaggio del pellegrino (bordone e bisaccia). Era un’esperienza collettiva che permetteva di superare la fatica corporale e aiutava a prendere coscienza dell’avvenimento che avrebbe costituito l’incontro. Dice E. Leed: “La sofferenza della separazione è la prima componente dei patimenti trasformatori del viaggio come processo che consuma: è un lasciarsi alle spalle legami e rapporti che definiscono, che rende il viaggiatore solitario e senza dimora una figura tragica oltre che eroica. 45 ” Egli aveva la sensazione di appartenere a una specie di “ordine” della chiesa: voleva distinguersi dagli altri uomini sia in virtù del solenne rituale d’iniziazione sia grazie all’uniforme che portava. La somiglianza tra la vestizione di un cavaliere e l’ordinazione di un prete era strabiliante; per il pellegrino l’atto di indossare i suoi abiti da viaggio rappresentava un cambiamento di pelle, diventava un segno distintivo per cui aveva la funzione di carta d’identità, scudo e armatura che lo preservavano dalle aggressioni di quei malintenzionati che si mescolavano tra i pellegrini. In questo modo il peregrino entrava in uno spazio diverso con ritmi, esigenze ed esperienze sconosciute rispetto a quelle della vita ordinaria (familiare e sociale) nella quale aveva vissuto fino a quel momento. Tutto ciò faceva sorgere un forte senso d’identità con coloro che transitavano lungo la stessa via e che condividevano il medesimo destino, tanto da far permanere tali vincoli anche più in là della fine del pellegrinaggio. Così si manifestava tangibilmente l’amore e la solidarietà di una società con la quale il pellegrino s’incontrava e ancor oggi s’incontra facendo il Cammino. Si entrava a far parte di una societas sopranazionale, sradicata dal territorio di origine, ma legata alla via, che non aveva regole scritte, ma affinità, segni di identificazione, interessi e necessità comuni: si trattava di una nuova e più complessa civiltà nella quale il pellegrino italiano o quello francese si riconoscevano; una societas di persone di provenienza, di condizione sociale, di culture diverse, che per molti mesi aveva una meta e dei problemi in comune46 . 45 Leed Eric J., La mente del viaggiatore, dall’Odissea al turismo globale, Società editrice il Mulino, Bologna, 1992, p. 45. 46 Guida del Pellegrino di Santiago, op. cit…, p. 43. 23 Molti pellegrini temevano i pericoli d’un viaggio solitario verso terre inesplorate, ma la vera nemica era la solitudine morale che disanimava le forze, sovraccaricava il dolore fisico, spingeva all’abbandono o, ciò che era peggio, alla rivolta contro Dio che negava l’immortalità ai semplici uomini e che infliggeva una simile pena. Viceversa, in compagnia il tempo sembrava trascorrere più velocemente parlando, ridendo e scherzando; la strada sembrava meno lunga e la meta più prossima. Nell’essenza della partenza troviamo l’idea della morte legata a quella della partenza, poiché è quest’ultima che viene risvegliata da quella della morte. La morte e la partenza si rassomigliano perché sono causa di separazioni ed è perciò che tanto spesso l’una è usata come metafora dell’altra, cioè la morte è vista come una partenza e la partenza diventa una morte civile47 . 1.5.2 Tre riti del viaggio Ci sono tre gesti, di carattere più o meno rituale, cui i pellegrini diretti al santuario di Galizia avevano l’abitudine a compiere. Il primo consisteva nel piantare una croce sulla sommità del passo di Cize. La tradizione risale a Carlo Magno il quale, entrando in Spagna e attraversando il passo con il suo esercito, vi innalzò prima la croce del Signore e poi s’inginocchiò verso Galizia per elevare la sua preghiera a Dio e a San Giacomo. Per questo si ebbe il primo Figura 6 Croce di Carlo Magno. luogo di preghiera a Santiago dove i pellegrini hanno piantato migliaia di croci. Nel secondo i pellegrini, discendendo dal monte Cebreiro in Galizia, portavano per devozione e penitenza una pietra calcarea che ricevevano a Triacastela e la trasportavano fino a Santa Maria de Castaneda, dove la calce veniva preparata per la basilica di Santiago. In tal modo sentivano di partecipare alla costruzione della cattedrale e si “cementava” ancor più il loro rapporto con il proprio patrono. Il terzo riguarda il bagno finale nelle acque del Lavamentula, a due miglia da Santiago, sul “Mons Gaudii” o Monte do Gozo, luogo in cui oggi vi è un monumento senza alcun riferimento alla situazione storica. Dato che il Cammino stava per concludersi, era “per amore dell’Apostolo” che il pellegrino voleva rendersi 47 La mente del viaggiatore, op. cit…, p. 42. 24 presentabile e nel vedersi coperto di stracci e di sporcizia, dava vita ad una purificazione rituale nella quale si spogliava dei suoi poveri abiti e s’immergeva nell’acqua fredda fino al collo. Durante il Cammino poteva succedere inoltre che nuovi piccoli fatti alimentassero i tempi di marcia: una schiarita in cielo, l’incontro con un passante simpatico o un suono di campana che faceva rinvenire. Dunque, l’uomo spossato si raddrizzava e i più validi intorno a lui lo riconfortavano intonando il vecchio canto memorabile che così bene si accordava al ritmo del passo: E ultreia e oltre E sus eia e sopra Dio ci aiuta!48 Deus aia nos! Nel medioevo in cui la fantasia era una delle caratteristiche più peculiari, oltre alle canzoni troviamo vecchie storie e leggende che alimentano la nostra immaginazione, racconti di ogni genere tramandati oralmente di generazione in generazione con una costanza che ai giorni nostri sembra davvero incredibile. Tra quelle che emergono nel Camino, la leggenda dell’impiccato è sicuramente una delle più famose. Narra di una famiglia tedesca, padre, madre e figlio, che verso il 1090 si recò a Santiago in pellegrinaggio. Fermandosi in una locanda di Tolosa per passare la notte, un oste senza scrupoli li ubriacò e nascose nel loro tascapane una sua coppa d’argento; accusati ingiustamente di furto, il giudice fece impiccare il figlio dopo che questi si era offerto di sua spontanea volontà. I genitori ai quali venne vietata la sepoltura del corpo che invece rimase esposto al pubblico, proseguirono fino a Santiago e al loro ritorno nello stesso posto ritrovarono miracolosamente il figlio in vita grazie a San Giacomo che gli era rimasto vicino e lo aveva consolato durante i ventisei giorni della loro assenza. Recatisi dal giudice per raccontargli l’accaduto, questi, trovandosi a tavola intento a mangiare un pollo, li derise affermando che avrebbe creduto alla vicenda solo se i polli infilzati allo spiedo si fossero messi a starnazzare. All’improvviso i due polli riacquistarono le loro piume e fuggirono per la stanza. 48 Oursel Raymond, Pellegrini del Medio Evo: gli uomini, le strade, i santuari, Jaca Book, Milano, 1978, p. 47. 25 Questo finale del racconto colpì l’immaginazione della gente del tempo, tanto che nella chiesa di San Domenico della Calzada, uno dei paesi dove si crede sia avvenuto il miracolo, sono conservati sia il cappio usato per impiccare il giovane tedesco sia una gabbia dove vengono messi dei polli vivi in ricordo del fatto Figura 7 Il timbro di Santo Domingo de la Calzada. miracoloso. Eppure, arrivati a questo punto, ci sembra doveroso precisare una cosa: il vero pellegrinaggio, l’unico che dà la possibilità di un cambiamento profondo per incontrare se stessi e per avvicinarsi al divino, va compiuto a piedi. A sostegno di ciò abbiamo proprio l’iconografia che ritrae San Giacomo sempre a piedi, bastone alla mano (a cavallo solo per respingere i saraceni). A proposito del transitare, E. Leed lo definisce come una sequenza di movimento che produce trasformazioni del carattere e persino un’identità. Poi ci spiega anche che quando ciò che non si conosce viene reso familiare dal confronto con ciò che è noto, e dunque se ne definiscono le differenze e se ne stabiliscono le somiglianze, quel che è stato estraneo può diventare a sua volta il terreno del familiare, la base dei confronti futuri 49 . Possiamo dunque notare come la potenza dell’estraneo derivi dalla sua funzione comunicativa, dal fatto che partirà portando con sé le notizie del luogo, stabilendone la reputazione e l’onore collettivo in rapporto ad altre comunità. 49 Vedi La mente del viaggiatore,op. cit…, pp. 79, 95. 26 1.5.3 L’arrivo a Santiago. Il pellegrino arriva al termine del suo percorso nel momento in cui sta per scorgere la basilica da un’altura. E’ un attimo di intensa commozione, perché è consapevole delle fatiche patite fino ad allora e ritrova la vitalità per proseguire e raggiungere la meta Figura 8 Facciata della Cattedrale di Santiago tanto agognata. E lo stesso è accaduto con Nicola Albani che descrive così il suo arrivo a Santiago: Prima d’arrivar alla città circa miglia due, cominciai a scoprire i campanili, subito mi genuflessi in terra, e per mille volte ne baciai la terra, scalzandomi a piedi nudi, cantando la Santa Litania, frettoloso avanzavo il piede verso la santa città ed arrivato nella porta, altra cura non ebbi che di domandare la chiesa di San Giacomo ed arrivato già con l’aggiunto suo santissimo, entrato che fui, subito mi viddi illuminato il cuore ed estratto di mente, parendomi essere entrato nel paradiso, che le gambe e la persona intiera mi tremava, la testa mi girava di qua e di là, l’occhi guardavano di qua e di là per ritrovare la misteriosa cappella del glorioso santo, e ritrovandola giusto la cappella maggiore, subito mi genuflessi e giù col viso su l’adoratissimo suolo ringraziandolo sommamente50 … Ed è proprio su quell’altura che il pellegrino evidenzia in modo rituale la propria penitenza: se è a cavallo ne discende e fa l’ultimo tratto a piedi; se è a piedi, talvolta si leva le scarpe o si mette in ginocchio. L’arrivo, secondo E. Leed, è un processo di identificazione nel quale molti viaggiatori hanno avuto l’occasione di diventare qualcun altro, di ricrearsi con un’identità sperimentando vari personaggi e recitando di fronte a vari pubblici; di 50 Albani Nicola, Viaggio da Napoli a Santiago di Galizia, ediciòn realizada por Edilàn para Consorcio de Santiago, Madrid, 1993, prologo di Paolo Caucci Von Saucken, cit. I, pp. 238- 239. 27 assumere travestimenti e ruoli che a casa sarebbero stati proibiti o impossibili, e tutto in nome della necessità di adattarsi a realtà straniere51 . 1.5.4 Rituali e gesti all’entrata della cattedrale. Una volta giunto a Santiago, il pellegrino entra nella cattedrale e compie alcuni riti ben precisi. Qui si manifesta la sacralizzazione acquisita lungo il cammino ed è con l’ingresso nel Portico della Gloria che sa di ottenere una delle tre grazie di cui ha Figura 9 Nanata centrale della Cattedrale di Santiago. formulato la richiesta. L’autore della Guida, che vide la cattedrale in tutta la sua splendente freschezza, scrive: In questa chiesa non si trovano fessure né difetti. E’ costruita magnificamente, grande, spaziosa, chiara, di larghezza, lunghezza e altezza assai soddisfacenti, opera mirabile, inesprimibile, costruita su due piani come un palazzo reale…Risplende di una gloria smagliante, fatta di forti pietre vive e brune, dure come il marmo52 … Di regola l’atmosfera del luogo s’impadronisce del sentimento: canto e preghiera, architettura, luce e decorazione, fiori, verzura e fontane, esposizione di paramenti. Il pellegrino è preparato per l’incontro 53 … 51 Vedi La mente del viaggiatore… op. cit. pp. 111, 136. Oursel Raymond, Le strade del medioevo: arte e figure del pellegrinaggio a Compostela, Jaca Book, Milano, 1982, p. 153. 53 Il mondo dei pellegrinaggi: Roma, Santiago, Gerusalemme, a cura di Paolo Caucci Von Saucken, Jaca Book, Fratelli Polombi Editori, Milano, 1999, p. 33. 52 28 Poner la mano sobre la huella Innanzitutto egli pone la mano alla base del tronco di Jesse dove tutt’ora sono visibili i profondi solchi prodotti dalle dita dei milioni di fedeli 54 : è un gesto che deve durare due secondi, soprattutto se la coda è lunga, è solo per ricordare a San Giacomo l’intenzione, la promessa, la richiesta per la quale ha camminato fino ad arrivare lì. Intanto appoggia la fronte sul capo di Adamo scolpito alla base dell’Albero di Jesse, alludendone la Figura 10 Tronco di Jesse sul quale viene posta la mano. sua discendenza, la cui caduta non è stata altro che la premessa alla resurrezione di Cristo. Tocar los pies al Rey David. Se si arriva a Santiago a piedi, entrando o uscendo per la puerta de platerìas, bisogna toccare i piedi al re David: si tratta di una delle immagini romaniche più antiche della cattedrale, posta ad altezza uomo. La tradizione vuole che gli si chieda che i piedi del povero pellegrino gli permettano di tornare a casa. El Santo dos Croques E’ usanza dare tre colpi (croques) con la fronte alla statua di Maestro Matteo. Narra la l eggenda che egli rappresentò se stesso nel Portico della Gloria tra i 144.000 tratti in salvo che accompagnano l’Apostolo e ai 24 anziani; il vescovo lo accusò di superbia e perciò Mastro Matteo si raffigurò in ginocchio per implorare perdono a Figura 11 Statua di Mastro Matteo sulla quale dare i tre colpi con la fronte. Dio. Il significato nel dare i tre colpi sta nel compartire con il Maestro l’intelligenza che gli permise di creare quest’opera e l’umiltà nel chiedere pubblicamente perdono55 . 54 E’indescrivibile la sensazione provata, da chi scrive, nel vedere le proprie piccole dita entrare nella pietra, nelle cavità crete da milioni di pellegrini che da secoli compiono lo stesso gesto. 55 www.ventealcamino.org. 29 Abrazo al apóstol Santiago Il momento più emozionante per i pellegrini è quando si sale dietro l’altare fino a trovarsi di fronte alla statua del Santo. Qui, nell’abbracciare l’apostolo, l’amico del Signore, bisogna sussurrargli all’orecchio la tradizionale frase medievale dei franchi: “Recomiendame a Dios, mi amigo!” Questo Figura 12 Il re Juan Carlos mentre abbraccia l’apostolo. tradizionale gesto simboleggia l’accoglienza gioiosa della fede che Santiago il Maggiore predicò instancabilmente fino a dare la sua vita. E’ il sacro che diventa tangibile 56 . Dopo aver abbracciato l’apostolo, il pellegrino partecipa alla Messa del pellegrino nella quale riceve l’Eucaristia al termine di una serie di rituali. Botafumeiro Il Botafumeriro è segno di purificazione, di un nuovo modo di essere, è l’incenso che sale alla presenza del Signore e che da sempre è il simbolo della preghiera. A partire dai secoli XIII e XIV, il vescovo decise d’impiegare quest’enorme elemento legato al culto cristiano per coprire gli odori emanati dai viandanti dopo aver percorso per settimane la rotta Figura 13 Il Botafumeiro. jacopea. Il botafumeiro attuale è composto da rame dorato, è alto 1,10m, pesa 50 kg, realizzato a Santiago nel 1851 57 . Per farlo oscillare sono necessari 8 uomini, chiamati tiraboleiros, che entrano in azione proprio durante la Misa del pellegrino mentre si canta l’inno in onore dell’Apostolo; dopo averlo bloccato si applaude e la messa termina. 56 In passato il busto di San Giacomo possedeva un cappello di legno che il pellegrino poteva staccare e porselo in testa in modo tale da essere investito dal sacro, non solo simbolicamente ma anche concretamente. www.caminosantiago.com 57 Il botafumeiro supera i 20m di altezza e allo stesso tempo traccia un arco di 65m di lunghezza nel momento di massima oscillazione. Raggiunge una velocità di 68km/h, il triplo di quello che corre una persona normale. www.amigosdelcamino.com 30 1.5.5 Il ritorno Per il pellegrino l’andata e il ritorno sono completamente diversi. Egli non li affronta con lo stesso stato d’animo ma attribuisce all’andata motivazioni più profonde di quelle che attribuisce al ritorno58 . Durante l’andata il pellegrino tende a fermarsi in tutte le stazioni intermedie, visitando luoghi e santuari che si trovano lungo l’itinerario, anche se hanno un’importanza non molto rilevante. Nel ritorno invece cerca di raggiungere la propria casa il più rapidamente possibile, assumendo un atteggiamento che lo accomuna più ad un turista che ad un devoto. Il pellegrino rimpatriava nella sua terra portando con sé qualcosa che fosse impregnata della santità dell’Apostolo, cosicché la reliquia o almeno un oggetto che l’abbia toccata, diventava il souvenir più desiderato, considerandolo una fonte di grazie per sé e per la propria famiglia. Delle conchiglie portate a casa come oggetti simbolo del camino abbiamo già scritto nel paragrafo precedente. Dobbiamo poi ricordare la moltitudine di uomini meno fortunati che intraprendevano un viaggio senza ritorno o che non riuscivano ad arrivare a destinazione; prendere la decisione di iniziare un percorso così duro e lungo significava rischiare la propria vita, la propria esistenza. Per questo esistevano i cimiteri lungo il Cammino. In genere succedeva che chi tornava da Santiago prendeva parte agli incontri con gli ex partecipanti del pellegrinaggio e, come accadeva nelle varie Confraternite, svolgeva insieme a loro delle attività che potevano essere d’aiuto ad altri pellegrini: ad esempio la costruzione di ponti, la cura delle strade, o diventava un “hospitalero” di un dei tanti ospizi del Cammino. All’interno di questi gruppi i pellegrini si davano dei soprannomi che, con il tempo, diventarono dei cognomi conservati dai loro discendenti per prestigio. A tal proposito, si diceva che i pellegrini che per primi o in gruppo scorgevano le torri della cattedrale, venivano chiamati Rey ed è certo che molti cognomi come Roy e Leroi siano da far risalire a tale tradizione. La stessa influenza dei pellegrinaggi sui 58 Per ulteriori approfondimenti, vedi Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio, Corso di Specializzazione in Turismo Religioso, Tourischool, 2001 , p. 10. 31 nomi può valere per il cognome inglese Palmer che può essere messo in relazione con i pellegrinaggi in Terra Santa 59 . In questi casi il pellegrinaggio compiuto costituiva una qualifica in più. Di solito, rientrando nel proprio ambito sociale, il pellegrino non cambiava status sociale ma veniva considerato come una persona che era progredita solo a livello spirituale. Il pellegrino era sempre unus inter pares e non una persona di rango superiore. Anzi, fino a quando non si radicò l’etica protestante, se il pellegrinaggio comportava un progresso materiale, veniva considerato come una regressione spirituale 60 . Al suo ritorno la persona aveva subito un cambiamento, poiché si era introdotto in una nuova vita, in un altro cammino o in una maniera diversa di vedere la vita. 59 Il mondo dei pellegrinaggi: Roma, Santiago, Gerusalemme, a cura di Paolo Caucci Von Saucken, Jaca Book, Fratelli Polombi Editori, Milano, 1999, p. 90. 60 Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio cristiano dalle origini ebraiche agli attuali sviluppi nell’Europa occidentale, cooperativa libraria I.U.L.M., Milano, 1996, p. 364. 32 2 Il Cammino di Santiago Oggi El hombre actual, preso de la inmediatez del consumo, cerrado sobre la finitud de la trivialidad intrascendente de las modas, encuentra en la tradiciòn jacobea un rico patrimonio sapiencial atesorado por generaciones y generaciones de peregrinos. Ademàs suele despertar una adormecida capacidad estética, por la que se disfruta de una belleza no aprehensible por conceptos. José Antonio Garcia-Monge. 2.1 La rinascita di Santiago Nel 1940 la città viene riconosciuta come Insieme Storico Artistico e Monumento Nazionale. A partire dagli anni ’60 comincia a ritrovare la sua antica fortuna grazie ad un notevole incremento della popolazione studentesca (è sede di una delle grandi Università d’Europa) ed alla creazione dell’Ospedale Generale della Galizia. Poco più tardi diventerà perfino capitale politica ed amministrativa della Comunità Autonoma, mentre nel 1985 l’UNESCO la dichiara Patrimonio Culturale dell’Umanità. E’ da mettere in rilievo il fatto che il patrimonio di Santiago, oltre ad essere di grande importanza, è perfino ben conservato (cosa rara al tempo d’oggi!). Negli ultimi quarant’anni, Santiago de Compostela è risorta come centro culturale di livello internazionale, grazie anche al suo centro storico ed alla sua architettura. Dal 1993 infatti, Anno Santo Compostellano, vengono inaugurate una serie di edifici moderni (Auditorio, Centro Gallego d'Arte Contemporanea, Palazzo dei Congressi, teatri, ecc) ideati per diffondere ed assimilare la cultura del nuovo millennio. Pare che gli eventi principali de el Xacobeo siano stati seguiti da 400 milioni di spettatori, il che ha permesso di colmare notevolmente la giornata del pellegrino (ma anche quella dei turisti e dei residenti), estendendo la sua permanenza nella capitale e fomentando il turismo in tutta la regione. Nel 2000 Santiago viene eletta Città Europea della Cultura, offrendo un programma di attività piuttosto ambizioso e consistente grazie ai finanziamenti ricevuti dall’Unione Europea. In quanto all’architettura del casco historico, questa è antica quanto il pellegrinaggio: difatti i diversi stili (preromanico, romanico, gotico, barocco, 33 neoclassico...) si mescolano e si sovrappongono tra loro. La cattedrale 61 è il seme di Santiago, la cui facciata barocca fatta nella metà del XVIII secolo nasconde la precedente romanica e dietro alla quale si eleva il Portico della Gloria, fatto da Mastro Matteo nel XII secolo. Percorrendo con calma le strade di questa città-museo, si ha la sensazione di percepire la vita di altri tempi. In ogni caso l’importanza di Santiago rimane legata alla religiosità. Senza la storia della peregrinazione, senza la tradizione jacobea, insomma senza l’invento della scoperta dei resti del Santo, la città non avrebbe di certo avuto la notorietà che si ritrova oggi. Vediamo inoltre che secondo recenti studi è possibile identificare diverse figure del turista che si reca a Santiago. Si va dal pellegrino vero e proprio, colui che più di tutti ha diritto di ricevere la Compostela, ad un turista che percorre le stesse strade del Cammino ma a cui interessa solo visitare i luoghi senza dover soffrire. Nella seguente tabella troviamo nel dettaglio le differenti tipologie: Denominazione(tipologia) Motivazione Pellegrino xacobeo, nel vero Possiede tutti i requisiti necessari per ottenere senso del termine la “Compostela”. Pellegrino sportivo-culturale Percorre il Cammino nella maniera tradizionale ma senza motivazioni religiose. Turista del Cammino Transita approssimativamente sull’itinerario del Cammino ma senza faticare (in macchina), fermandosi nei pressi dei luoghi d’interesse del medesimo. Pellegrinaggio alla Cattedrale Non compie il Cammino però si avvicina fino alla Cattedra le: il suo obiettivo principale è di visitare la tomba dell’Apostolo e compiere con altri rituali religiosi. Turismo religioso “leggero” Non effettua il Cammino, non ha neppure motivazioni spirituali così evidenti, però vuole conoscere Santiago per la sua importanza che riveste come centro spirituale, città santa e destinazione di peregrinazioni. Tabella 1. Tassonomia del turismo religioso compostelano. Fonte: traduzione personale dal gagliego 62. Inoltre, in base alla durata della permanenza dei turisti a Santiago è possibile individuare tre gruppi 63 . 61 La cattedrale è circondata da cinque piazze: l’Obradoiro, le Praterías, la Quintana, l’Inmaculada e l’Acibechería; tutte magicamente strutturate per armonizzare ed esaltare l’insieme della cattedrale. Le vie principali sono quattro e scorrono in parallelo dato che stiamo parlando di una città medioevale: la Rúa do Vilar, la Rúa Nova, il Franco e la Rúa das Orfas sboccano tutte in piazze. 62 Vedi tabella in Sousa Alvarez Antòn, Homo Peregrinus, ediciòn Xerais de Galicia, S.A.,1999, p. 74. 63 I dati sono il risultato di una inchiesta in Sousa Alvarez Antòn, Homo Peregrinus, op. cit…, p. 79. I pellegrini non sono inclusi in questa suddivisione. 34 1) Escursionisti che rappresentano il 40,5%; di solito passano la notte in località prossime, vicino alla costa; visitano la cattedrale ed il centro storico. Sono interessati più che altro a conoscere la Galizia, la sua gente, i costumi e l’arte. 2) Visitatori di uno o due giorni, soprattutto nei week-end (36,5%); sono turisti più colti, con un maggior livello d’istruzione, vogliono conoscere diversi aspetti della città, viaggiano solitamente in piccoli gruppi. 3) Turisti che permangono nella città per tre o più giorni (23%), di cui solo un 3,7% supera la durata di una settimana. Sono interessati innanzitutto al patrimonio culturale ed artistico. Fra di loro spicca un elevato numero di stranieri (circa il 40%); ricercano eventi anche al di fuori della zona turistica vera e propria. Sono i più difficili da accontentare. La città si riempie quindi di turisti, di pellegrini, di cittadini spagnoli, di escursionisti, tutti spesso sono in contrasto tra loro: è quello che può succedere alle città dove il turismo ricopre una funzione rilevante. E’ sorta una distinzione tra i termini “pellegrini” e “turisti” in un Congresso Internazionale di studi giacobei64 : i primi vengono definiti vecinos identitarios, coloro che mantengono l’identità del Cammino e della città nella quale giungono, a piedi o in bici o a cavallo. I secondi invece, come vecinos globales: effettuano una visita “mordi e fuggi”, organizzata per lo più da imprese turistiche. Grazie ad entrambi il cittadino santiaghese trae un notevole beneficio per via degli introiti prodotti dallo sfruttamento del patrimonio storico, artistico e culturale, il che giustifica a sua volta gli investimenti in infrastrutture e servizi per il Cammino e per il “camminante”. Generalmente la maggior parte dei turisti giunge a Santiago nel periodo estivo, da giugno a settembre, dovuto al fatto che si hanno a disposizione le vacanze proprio in quei mesi65 . Vi è ogni sorta di struttura ricettiva, dagli ostelli alle pensioni ed hotel e per qualsiasi tipo di tasca; per quelli più esigenti vi è il lussuoso Hotel Reyes Catòlicos del 1499. Per quanto concerne le feste, le più importanti sono quelle dell’Apostolo e dell’Ascensione. Le celebrazioni consacrate all’Apostolo hanno una durata approssimativa di quindici giorni. I giorni 24 e 25 luglio sono i giorni “grandi”: la 64 Santiago de Compostela: Ciudad y Peregrinaciòn –Actas del V Congreso Internacional des Esudios Jacobeos- Xunta de Galicia, 2000, p. 404. 65 Vedi capitolo 3 sulle Statistiche Ufficiali 35 notte del 24 è la spettacolare “queima” (bruciamento) della facciata della cattedrale, mentre il 25 si fa l’offerta all’Apostolo Santiago. Inoltre, c'è fiera da lunedì a sabato. I divertimenti non mancano di certo; come in tutta la Spagna anche a Santiago “hay mucha fiesta” nei numerosi pub sparsi per tutta la città; poi è possibile consumare menù turistici o delle gustose tapas in qualsiasi bar. Chiunque viva o visiti Santiago si sente dominato dalla magia emanata dalle pietre, come ha detto Gerardo Diego: “También la piedra, si hay estrellas, vuela” (Anche la pietra, se ci sono stelle, vola)66 . Non bisogna poi dimenticare che la città è ben collegata: l’aeroporto di Lavacolla è il più importante della Galizia e dista soltanto 10 chilometri dal centro monumentale. L’ultimo tratto di strada, arrivando a piedi a Santiago, corre parallelo alla strada dell’aeroporto. La capitale gagliega si unisce con Madrid ed il Portogallo per mezzo di strade diverse e moderne. Santiago è un punto d’arrivo e di partenza da qualunque luogo della Galizia (anche in treno) e da ogni punto della Spagna e dall’estero si viene per godere della città. 66 www.xacobeo.es 36 2.2 I Documenti del pellegrino Il pellegrino che si accinge a percorrere la strada che porta a Santiago necessita di alcuni documenti che nel passato garantivano il pernottamento negli alberghi e negli ospizi creati per i camminanti. Tali documenti sono la Credenziale e la Compostela. 2.2.1 La Credenziale67 Dal IX secolo in poi, quando il pellegrinaggio a Santiago divenne un fatto istituzionalizzato e cominciò ad acquisire determinate considerazioni sociali, tra la massa di pellegrini che s’incontrava lungo il cammino c’era ogni tipo di viandante. Questo fece sì che gli alberghi e gli ospizi esigessero, e tutt’ora lo richiedono, il certificato o la credenziale del pellegrino. All’epoca, tali certificazioni venivano falsificate con facilità, tanto da costringere il Papa stesso a decretare pene di scomunica contro i falsificatori. Si tratta di una sorta di “passaporto del pellegrino”, un documento che ne attesta il suo stato. Si compone di 14 pagine che si aprono a fisarmonica ed è stampata su cartoncino. Nella fig. 14 si può vedere la prima e l’ultima pagina, mentre nella fig. 15 abbiamo la seconda e la successiva che sono formate da un modulo Figura 14 Prima e ultima pagina della Credenziale. di presentazione riservato alle diverse istituzioni religiose (Episcopati, Parrocchie, Confraternite etc.)68 . Nella parte inferiore di questa, vi è lo spazio (giallo) in cui l’Ufficio d’Accoglienza del Pellegrino di Santiago pone il timbro e la data nel momento del rilascio della Compostela. Nella terza pagina e nelle cinque seguenti, gli hospitaleros pongono i sellos (timbri) e la data, che certificano il passaggio nei rifugi, parrocchie e confraternite lungo la Ruta Jacobea; sul retro vi sono Figura 15 Seconda e terza una serie di mappe dei cammini di Santiago. Infine una pagina della Credenziale. delle pagine è dedicata alle istruzioni d’uso e si conclude con la seguente benedizione, tratta dal Codex Calixtinus: 67 68 In appendice si trova la Credenziale che attesta il mio pellegrinaggio. In Italia si può contattare la Confraternita di San Jacopo per ottenere la Credenziale. 37 Nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo, ricevi questa bisaccia, attributo del tuo pellegrinaggio, affinché reso casto e purificato, ti affretti a giungere ai piedi di San Giacomo, donde desideri arrivare, e affinché, dopo aver compiuto il viaggio, tu ritorni a noi con gioia, con l’aiuto di Dio, che vive e regna per tutti i secoli. Amen69 . 2.2.2 La Compostela70 Nel medioevo esistevano le cosiddette lettere probatorie, che sono all’origine della “Compostela”. Nel XVI secolo, i re cattolici crearono la Fondazione dell’Ospedale Reale, facendo costruire l’Hostal de los Reyes Catolicos71 : in questa maniera i pellegrini, una volta arrivati a Santiago, vi potevano pernottare gratuitamente per tre giorni solo se in possesso della Compostela. Nella nostra epoca le cose sono cambiate, dato che l’Hostal de los Reyes Catolicos è diventato un hotel di lusso nel 1954, non adempiendo più all’originario incarico. Attualmente, la Compostela72 viene rilasciata dalla Officina de Acogida del Peregrino73 solo a coloro che giungono alla tomba dell’Apostolo per un motivo religioso, a piedi, in bicicletta, o a cavallo. Per costoro si esige che abbiano percorso almeno gli ultimi 100 chilometri a piedi o a cavallo Figura 16 La Compostela. e gli ultimi 200 in bicicletta. La traduzione del testo latino della “Compostela” dice così74 : Il Capitolo della Santa Apostolica Chiesa Cattedrale Compostellana, custode del sigillo dell’altare di San Giacomo apostolo, per tutti i fedeli e pellegrini che quivi giungono da qualsiasi luogo dell’orbe terracqueo con attitudine devozionale o per causa di un voto o di una promessa fino alla tomba dell’Apostolo, nostro Patrono e 69 www.archicompostela.org In appendice si trova anche la mia Compostela. Nel corso dei secoli, quest’istituzione venne convertita, dopo le necessarie riforme, nell’ospedale più importante di Galizia e successivamente nella sede della famosa scuol a medica di Santiago di Compostella. 72 Chi prende il ramo navarro la può richiedere nella collegiata di Roncisvalle. Per il ramo aragonese nell'ufficio di turismo della Stazione di Canfranc o alla chiesa di Santiago in Jaca. 73 L’Ufficio di Accoglienza del Pellegrino si trova al numero 1 della Rua del Villar a Santiago. E’ aperto dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30 ogni giorno. 74 www.archicompostela.org 70 71 38 Protettore della Spagna ,rende noto a tutti coloro che esaminano questo documento che ...................................... ha visitato devotamente questo santissimo tempio con sentimento cristiano (pietatis causa). In fede di ciò, io gli rilascio il presente documento munito del sigillo di questa Santissima Chiesa: Dato a Santiago de Compostella, il giorno......., mese................................................, anno del Signore................ Il Segretario del Capitolo 2.3 Le cause del “boom” del Cammino di Santiago. 2.3.1 Gli Anni Santi Compostellani e i discorsi del Papa durante gli incontri coi giovani. Oggigiorno assistiamo ad una ripresa del Cammino di Santiago che possiamo attribuire al richiamo degli “Anni Santi Compostellani”, alla pubblicità dei moderni mezzi d’informazione, alla maggiore mobilità delle persone data dall’aumento del tempo libero e del benessere generale, ma soprattutto, all’eredità di una tradizione culturale e spirituale occidentale tramandata da mille anni di ininterrotto e sofferto pellegrinaggio, compiuto da milioni di persone ad limina sancti Jacobi. Compostella beneficia d’un privilegio singolare, accordato per la prima volta nell’anno 1122 da Papa Callisto II (1118-1124) ed in seguito ratificato da Papa Alessandro III. Proprio quest’ultimo concesse a Viterbo, attraverso la bolla Regis Aeterni del 1179, il privilegio dell’anno giubilare al santuario di Santiago de Compostela da celebrarsi ogni volta che il giorno di San Giacomo (25 luglio, data del suo martirio) occorra di domenica. Questo accade con periodicità di 6,5,6,11 anni, con un ciclo completo di 28 anni. Negli anni ordinari la Chiesa jacopea aspira a dare antichità all’offerta di un’indulgenza plenaria durante la celebrazione di tre feste: la dedicazione della basilica, il giorno di san Giacomo Maggiore e il giorno della traslazione. Il tempio apostolico di Compostella, che attraeva anch’esso tutti i popoli dell’orbe, aspirava ad offrire loro la Salvezza attraverso l’indulgenza plenaria di una via peregrinalis che conduce alla Vita75 . 75 Piccolomini Pier Francesco, “Deliri new age sulla via di Santiago”, Secolo d’Italia, martedì 11 maggio 2004, p. 17. 39 Fin dal primo momento il giubileo compostellano riscuote una grande accettazione popolare e gode anche di un indubbio sostegno istituzionale76 . Cerchiamo ora di capire cos’è un “Anno Giubilare”. Innanzitutto, l’Anno Santo Compostellano, che gode delle stesse prerogative di quello romano, significa “ANNO DI CONVERSIONE77 .” La grazia del giubileo consiste fondamentalmente nell’indulgenza plenaria per il perdono della pena che meritano i nostri peccati. Così sono definite le indulgenze nel Codice di Diritto Canonico (c. 992): L’indulgenza è la remissione davanti a Dio della pena temporale per i peccati, già perdonati in quanto colpa, che un fedele, disposto al compimento di determinate condizioni, consegue tramite la mediazione della Chiesa, la quale come amministratrice della redenzione, distribuisce ed applica con autorità il tesoro della soddisfazione di Cristo e dei Santi78 . Le Condizioni per meritare il Giubileo sono tre: 1) Visitare la Cattedrale dove si conserva la tomba di San Giacomo il Maggiore. 2) Recitare qualche orazione (al meno il Credo, il Padrenostro e pregare per le intenzioni del Papa) ed assistere alla Santa Messa. 3) Ricevere il sacramento della penitenza (può avvenire anche 15 giorni prima o dopo) e la Comunione. Questi sacramenti concretizzano l’impegno d’amore verso Gesù e i fratelli. Questa è l’eredità di San Giacomo 79 . 76 L’anno santo del 1434 ottiene l’appoggio del re Giovanni II, che concede un salvacondotto a favore dei cristiani di Italia, Gallia, Germania e di altri luoghi, perché possano liberamente passare per il suo regno in pellegrinaggio verso il sepolcro di San Giacomo. Alla fine del XV secolo giungono a Compostella pellegrini “dalle quattro parti del mondo”. Caucci Von Saucken Paolo, Il mondo dei pellegrinaggi: Roma, Santiago, Gerusalemme, Jaca Book, Fratelli Polombi Editori, Milano, 1999, p. 320. 77 Gesù dice di venire ad annunciare un anno di grazia del Signore (Lc 4,16). Anche la Chiesa concede con l’anno giubilare uno speciale anno di grazia. “ L’anno santo è una grazia per tutti, e singolarmente è un invito a chi si trova distante dalla fede, per tornare di nuovo alla vita cristiana. I malati sono quelli che necessitano il medico (Mt 9,12), per tornare verso il pastore delle nostre anime, se ci siamo persi per strada “ (1Pd 2,35). www.archicompostela.org/Peregrinos/Italiano/ajubilar.htm. 78 www.arichicompostela.org. 79 AA.VV, Libro del Peregrino –Jubileo Compostelano 2004 - Salamanca, in Conferencia Episcopal Espanola, Editorial Edice, 2004, p. 109. 40 In ogni Anno Giubilare Compostelano tutte le rotte confluiscono in piazza della Quintana. E’ qui dove ai pellegrini si apre la Porta Santa o Porta dei Perdoni, che li porta direttamente alla navata d’abside della Cattedrale, molto vicina alla tomba dell’Apostolo. Così, dalla seconda metà del XX secolo, sono stati Anni Santi Compostellani il 1965, 1971, 1976, 1982, 1989, 1993, 1999; lo è stato il 2004. Dal 1982 si è verificato un “boom” del Cammino di Santiago dovuto a diversi fattori che analizzeremo nei prossimi paragrafi di questo capitolo, poiché da allora sono stati riscontrati i cambiamenti più significativi. Molti sono gli ostacoli a cui dobbiamo far fronte nel XXI secolo. Il fenomeno del terrorismo che ha appena colpito tanto duramente il nobile popolo spagnolo; le culture di morte che negano l’esistenza ai più indifesi; il materialismo esasperato. Oggi più che mai dalla Galizia rivelano tutta la loro forza le parole profetiche con cui Papa Giovanni Paolo II nell’anno 1982 da Santiago esortò l’Europa a ritrovare la sua vera identità: Io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa Universale, da Santiago ti lancio, vecchia Europa, un grido di amore: torna a ritrovarti. Sii te stessa. Scopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Rivivi quei valori autentici che fecero gloriosa e benefica la tua presenza tra gli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale in un clima di pieno rispetto delle altre religioni e delle genuine libertà. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti ti guardano e attendono da te la stessa risposta che Santiago diede a Cristo: lo posso80 . A partire dal 1982 l’interesse internazionale per Santiago crebbe fino ad arrivare al 1989 (Anno Santo), che verrà ricordato certamente come un anno eccezionale di rinascita jacopea, sia da un punto di vista culturale che spirituale. Si assistette ad un vero fervore di iniziative, dalle pubblicazioni di libri, all’organizzazione di convegni, alla rinnovata pratica del pellegrinaggio a piedi, alla nascita di attività culturali connesse al Cammino. Solo in Italia vennero pubblicati, 80 “Cammino verso una meta”, L’osservatore Romano, mercoledì 19 maggio 2004, p. 4. 41 nel giro di pochi mesi, ben otto libri sulla materia jacopea e decine di articoli in quotidiani e riviste81 . Il 18 e 19 agosto del 1989 si realizzò anche la IV Giornata Mondiale della Gioventù durante la quale cinquecentomila giovani, provenienti da ogni parte del mondo, parteciparono all’incontro con Giovanni Paolo II tenutosi sulla sommità del Monte do Gozo appositamente predisposto. Si trattò di un eccezionale avvenimento storico. Da allora Santiago sta vivendo una nuova stagione di culto e di interesse simile a quella verificatasi all’epoca del Vescovo Gelmirez82 . Infatti nel suo discorso nella piazza del Obradoiro del 19 agosto, il Papa dice: Questi eventi manifestano la vitalità della fede della chiesa fondata nella predicazione apostolica e devono proiettarsi fraternamente verso l’America e verso gli altri continenti. Compostela deve continuare ad essere la voce profetica, luce splendente di vita cristiana e di speranza per le nuove vie dell’evangelizzazione83 . 2.3.1.1 Xacobeo ’93 e Xacobeo ’99: efficaci strumenti principali della politica turistica gagliega. Per quanto riguarda gli Anni Compostellani del ’93 e del ’99 che più avanti metteremo a confronto, li chiameremo d’ora in avanti “Xacobeo ‘93” e “Xacobeo ‘99” 84 . Nel settembre del ’92 si costituì una commissione di esperti con il fine di coordinare le problematiche riguardanti el Xacobeo ‘93, e di potenziare la promozione dell’Anno Santo a Roma e al Vaticano, con la collaborazione delle autorità ecclesiastiche. La Xunta, l’organo di governo della regione Galizia, si mise in contatto con le associazioni europee del Cammino di Santiago 85 . I piani riguardarono la ristrutturazione urbanistica della città di Santiago, l’incremento ed ampliamento di tutti i servizi, la riabilitazione del Cammino ed una serie d’interventi culturali di grande portata. 81 Rassegna Stampa, Compostella IV, Centro Italiano di Studi Compostellani, 30 ottobre 1989, p. 1. Vedi capitolo 1. 83 “Cammino verso una meta”, L’Osservatore Romano, mercoledì 19 maggio 2004, p. 4. 84 “Xacobeo” significa Giacobeo in gagliego. Sia lo Stato spagnolo che la Comunità Autonoma Gagliega hanno stanziato notevoli somme per quello che viene chiamato “cuestion de Estado” a livello nazionale, “Xacobeo ‘93” a livello di Governo Regionale. Per i dati, vedere Sousa Alvarez Antòn, Homo Peregrinus, ediciòn Xerais de Galicia, S.A.,1999, p. 158. 85 Nieto Yolanda, “Una comisiòn de expertos «darà el espaldarazo cientìfico»”, El Ideal Gallego, venerdì 23 agosto 1992, p. 13. 82 42 Nel 1990 alla Presidenza della Xunta de Galizia c’è D. Manuel Fraga Iribarne che, insieme al suo governo, disegna ed approva per l’Anno Santo del 1993 il “Plan Xacobeo ‘93”. Comincia così il progetto per rinvigorire la Galizia grazie al turismo. Questo provvedimento costituì anche un progetto di risanamento in favore del nord della Spagna, per quelle Comunità Autonome lungo le quali scorre il Cammino e che parteciparono attivamente in esso. A questo Piano aderirono diversi organismi, tra cui i più importanti sono: a) Consellerìa des Relaciones Institucionales de la Xunta de Galicia, che si occupava di organizzare convegni tra le istituzioni, dei concorsi e dell’ assegnazione di diversi premi (letterari, fotografici…) e della pubblicazione di libri e guide informative relazionate al Cammino. b) Direcciòn Xeral de Promociòn del Camino, che si prese cura della promozione del “Xacobeo ‘99”. c) Consello Xacobeo: coordinava le iniziative e ripartiva i finanziamenti economici tra le Comunità Autonome partecipi. Le attuazioni riguardavano ad esempio la segnalazione uniforme del Cammino Francese. Inoltre sollecitò, assieme alla Xunta, la dichiarazione del Cammino di Santiago come Patrimonio dell’Umanità che avvenne nel dicembre 1993. d) Real Padronato de la Ciudad de Santiago che, con il Consorcio de Santiago (il suo organo esecutivo) era promosso dalle tre amministrazioni (centrale, regionale, locale). Tra i suoi compiti la miglioria delle infrastrutture della città di Santiago e la costruzione di edifici d’interesse pubblico come il Palazzo dei Congressi, delle Esposizioni e dei Concerti della città, o del Centro Gagliego di Arte Contemporanea. Per el Xacobeo ‘99 restaurò vari edifici storici. E’ facile immaginare come tali politiche di attuazione si siano ripercosse sulla città dell’Apostolo, che si è convertita negli ultimi anni in un luogo di attrazione con un conseguente accrescimento urbano. I pellegrini che giungono a Santiago si ritrovano peraltro con una serie di novità che prima del ’93 non esistevano affatto: rotte segnalate, molti più alberghi gratuiti ed una cospicua informazione con supporti d’avanguardia. Le spese per il “Plan Xacobeo ‘93” vennero stimate per oltre 125 milioni di euro, mentre per quello del ‘99 si stanziarono “solo” 60 milioni perché vennero ripartiti anche tra le Comunità Autonome del Cammino che si aggiunsero in seguito. Vediamo nella seguente tabella i diversi costi dello Xacobeo ‘93: 43 INFRASTRUTTURE Riabilitazione e recupero del Cammino, rete di Alberghi della Xunta, Monte do Gozo, aree di sosta e turismo rurale. INVESTIMENTI IMMATERIALI Sviluppo Culturale Programmi culturali ed artistici, festival e concorsi, congressi, promozione turistica, esposizioni, pubblicazioni, intercambi con altre comunità autonome e nazioni europee. Sviluppo Socio-economico Programmi di artigianato del Cammino, programmi di turismo rurale, reti d’informazione ed attenzione al turista o al pellegrino, centrale d’informazione e di prenotazione alberghiera, convegni, ecc. Promozione Totale SPESE CORRENTI TOTALE 70.049.204,24 20.920.708,47 20.452.910,7 7.548.760,112 48.922.379,29 6.514.971,212 125.486.554,7 Tabella 286 Distribuzione delle spese del Xacobeo ’93. Fonte: Xunta de Galicia. Elaborazione propria tradotta dal gagliego. I dati sono stati convertiti dalle pesetas in euro. In ogni caso il programma del ’93 non differisce di molto da quello del ’99, dato che si tratta del medesimo schema; quest’ultimo si avvale soprattutto di iniziative più diversificate ed innovatrici da un punto di vista culturale, scientifico e folcloristico, e ha continuato le attività del precedente Piano. Ma la vera novità dello Xacobeo ‘99 fu la considerazione di tutta la Galizia come Cammino di Santiago, dal momento che esistono molteplici percorsi che portano alla città e che vennero definiti già nel 1996 nella legge di Protezione del Cammino, che definisce come cammino a Santiago le seguenti rotte: il Cammino Inglese, il Portoghese, la Via della Plata, il Cammino del Nord, il Cammino di Fisterra – Muxia, la Rotta Marittima del Mar Arousa - rìo Ulla 87 . In più, questo progetto prevedeva l’esistenza di un sentiero transitabile come alternativa alla carreggiata, in quei trami in cui la strada asfaltata si sovrapponeva al millenario cammino. Nella tabella 3 è possibile confrontare gli interventi dei “Plan Xacobeos” del 1993 e ’99. 86 Vedi tabella in Sousa Alvarez Antòn, Homo Peregrinus, ediciòn Xerais de Galicia, S.A.,1999, p. 162. 87 Di questi Cammini si parlerà nel prossimo paragrafo. 44 XACOBEO 93 1. Delimitazione e riabilitazione del Cammino Francese. Creazione rete alberghi gratuiti per una notte lungo il medesimo cammino. XACOBEO 99 Delimitazione di altri Cammini (portoghese, inglese, ecc). Costruzione di 20 alberghi ripartiti fra i diversi cammini. 2. Flechas amarillas nel Cammino Francese. Elaborazione di opuscoli gratuiti a livello informativo. Pannelli informativi turistici. Creazione di altri centri d’attenzione al cliente e aggiunta di materiale promozionale in versione CD-ROM, video, depliant… Nuovo programma culturale, a continuazione di quelli del ’93. Proseguimento delle partecipazioni europee; altri accordi con diverse imprese. Prolungamento lavoro di promozione. Continuazione pubblicazioni del Comitato Internazionale di Esperti. 3. Programma culturale di esposizioni e concerti. Accordi a livello europeo; con imprese pubbliche e private. Lavoro di promozione. Creazione Comitato Internazionale di Esperti. Supporto alle Associazioni degli Amici del Cammino. Premi e concorsi. 4. Piani di formazione ai cittadini. Sovvenzioni a case rurali. Esposizioni dell’artigianato. Benefici fiscali per alcune imprese. 5. Attuazioni destinate alla protezione giuridica del Cammino, concretizzatasi con la Legge di Protezione dei Cammino del 1996. Nuovi bandi di concorsi. Sviluppo attraverso le attività culturali nelle differenti amministrazioni comunali. Benefici fiscali per quelle imprese che effettuino investimenti relazionati con l’Anno Santo. Attuazioni dirette a proteggere gli elementi patrimoniali vincolati al Cammino, includendo gli spazi pubblici come le vie, le piazze… Tabella 388 Quadro comparativo delle attuazioni del Plan Xacobeo ‘93 e ‘99. Fonte: elaborazione propria: traduzione dal gagliego con alcune modifiche. I dati sono della Xunta de Galicia (1999). Uno dei passi successivi delle amministrazioni per fare conoscere il Cammino di Santiago fu il piano promozionale realizzato dalla Xunta. Questo piano prevedeva campagne per rendere noto il Cammino in tutti gli ambiti, partecipando a fiere nazionali ed internazionali del turismo, anche con la collaborazione di TURESPANA 89 . 88 Confronta con tabella in Antòn Alvarez Sousa, Homo Peregrinus , ediciòn Xerais de Galicia, S.A.,1999, p. 166. 89 E’ l’ente che si occupa della promozione della Spagna come destinazione turistica all’estero: corrisponde all’ENIT italiano. Si può consultare il sito www.turismospagnolo.it. 45 Negli ultimi anni si è assistito per altro ad un notevole progresso socioeconomico: la popolazione delle zone della Galizia più depresse offre numerosi servizi ai passanti, grazie alla messa in atto di piani di formazione destinati a proprietari di case rurali o ad artigiani per commercializzare i prodotti tipici. Questi aspetti sono solo una conseguenza della tradizione religiosa, senza la quale la regione non sarebbe così fiorente come oggi. Concludendo emerge una linea di continuità generale tra i due Piani. In compenso, nell’ultimo si può notare una specializzazione rispetto all’iniziale diversificazione, dovuta ad una più attiva partecipazione delle amministrazioni comunali per le quali passa il Cammino. Nello stesso tempo si è assistiti ad una modernizzazione nell’utilizzo di nuove tecnologie per il potenziamento della promozione, sia a livello locale che internazionale. Ultimo ma non per questo meno importante, un contenimento delle spese pubbliche, frutto della politica nazionale del tempo che ha messo freno alle spese con lo scopo di massimizzare i benefici e di ripartirli anche su altre Comunità Autonome che solo successivamente sono entrate a far parte di questo progetto. In ogni modo, è positivo sapere che gli investimenti del ’93 destinati alle infrastrutture permangono tuttora. Per quanto riguarda la Chiesa, negli ultimi anni sicuramente ha notato il peso degli interventi del governo, tanto da preoccuparsi del fatto che il Cammino possa perdere la sua trascendenza ed il suo significato religioso a scapito di un mero circuito turistico. A tal proposito, Monsenor Ricardo Vàzquez dice: Peregrinare è molto più di uno sport, molto più di un’avventura, molto più d’un viaggio turistico o di un’escursione culturale […] La peregrinazione possiede un’anima umana e cristiana […] grazie alla sua capacità fraternizzante di uomini e popoli. Senz’anima, il cammino sarà inerte90 . Infatti al fine di definire gli ambiti di attuazione tra Chiesa ed autorità civili, per l’Anno Santo 1999 si costituì una “Xunta Central del Ano Xacobeo” integrata, per una parte, da alcuni vescovi, il rappresentante della Conferenza Episcopale in Spagna, il presidente del Collegio dei Canonici e alcune Confraternite dell’Apostolo 90 Traduzione propria dal gagliego in Antòn Alvarez Sousa, Homo Peregrinus, ediciòn Xerais de Galicia, S.A.,1999, p. 168. 46 Santiago; dall’altra, il Presidente della Xunta de Galicia assieme ad alcune istituzioni accademiche come il Rettore dell’Università di Santiago, e come rappresentante dell’amministrazione locale, il Sindaco della città. Tuttavia, per gli Anni Santi compostelani, la Chiesa utilizza un termine diverso da quello dell’autorità civile: la prima si avvale dell’espressione Ano Santo o Ano Xubilar Compostelano, mentre la seconda adopera quella di Ano Xacobeo. Tutto sommato le relazioni tra Chiesa-Xunta risultano di mutuo rispetto per quanto riguarda le attuazioni dei programmi nei differenti ambiti. Immancabilmente però esistono dei conflitti per quanto riguarda gli interventi in ambito religioso e turistico; non bisogna dimenticare infatti che, insieme alle persone che compiono il pellegrinaggio con motivazione prevalentemente religiosa, si uniscono altre che lo fanno per motivi esclusivamente turistici. Spesso infatti un individuo può avere più di una ragione che lo spinge a partire per Santiago, senza escluderne comunque l’aspetto cristiano. Così scrivono i vescovi del Cammino di Santiago: Molte volte si converte il Camino geografico e culturale in viaggio interiore […] che a volte si comincia senza motivazioni esplicite di carattere religioso: il decorso del peregrinare va purificando man mano le intenzioni, fino ad una conversione aperta a Dio e a Gesù Cristo, recuperando la fede perduta o dimenticata nell’adolescenza o nell’incontro con l’Università o nel mondo del lavoro91 . Gli esperti prevedono che i pellegrinaggi aumenteranno in futuro, a meno che non intervengano cause di forza maggiore derivanti dall’esterno. Gli uomini di oggi amano viaggiare alla scoperta di terre sconosciute e di popoli nuovi. Il turismo è l’unico settore industriale che, nonostante le diverse crisi che continuano a colpirlo, non si arresta mai e continua a dar lavoro a milioni di persone aiutando le economie di diversi paesi. 91 Traduzione personale dallo spagnolo in Compostellanum, volumen XXXVIII n° 3-4, JulioDiciembre, Santiago de Compostela, 1993, p. 541. 47 2.3.1.2 El Xacobeo 2004 Chi vive la realtà del Cammino avverte il suo costante rinnovarsi e la sua straordinaria capacità di aprirsi alle tendenze ed ai segni epocali. Mille anni di peregrinatio hanno segnato troppo profondamente il senso del Cammino, perché le mode del momento possano cambiarne il significato92 . L’elemento innovatore della nostra epoca è dato dall’ingresso di un numero sempre maggiore di pellegrini, il che può determinare una serie di problemi, anche nello scorso Anno Compostellano 2004. Si è dovuto ricorrere infatti all’esercito spagnolo, alla protezione civile e alle Figura 17 Immagine utilizzata dalla Commissione Episcopale per promuovere il Giubileo Compostellano2004. amministrazioni locali per aumentare le capacità ricettive lungo tutto il Cammino e creando spazi più grandi con i relativi servizi. Tutte queste azioni sono incluse nello Xacobeo 2004 che, oggi più che mai, si rivela una strategia di promozione della politica turistica gagliega costruita su di un avvenimento religioso. Il Plan Xacobeo 2004, che dipende dalla Consellerìa de Cultura, segue lo stesso profilo di quelli anteriori; in questo caso l’organizzazione fa affidamento su di un preventivo di 57 milioni di euro, di cui, 32 provengono dalla Xunta, i restanti 25 milioni sono contributi derivanti da enti privati in qualità di patrocinanti93 . Inoltre si struttura in tre tipi di iniziative: 1) Iniziative di promozione esterna, con le quali s’intende la partecipazione ad eventi internazionali. 2) Misure di precauzione per quanto concerne il ripristino degli itinerari xacobei, così come tutti gli inves timenti e le azioni che aiutino a rendere accessibile, al viaggiatore o al pellegrino, il notevole patrimonio culturale e religioso dei Cammini. 3) Infine con il programma “Compostela Aberta”, si vuole divulgare la straordinaria ricchezza culturale della città compostelana. Per ciò che è inerente alle attività di quest’anno giubilare, l’intera programmazione è di alta qualità: ad esempio per luglio, le grancasse promozionali 92 SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 1. 93 Arias Veira Pedro, “El Xacobeo: el instrumento bàsico de la politica turistica gallega”, Galicia, domenica 11 luglio 2004, pp. 12-13. 48 hanno annunciato a Santiago grandi concerti-evento, con Bob Dylan e Britney Spears 94 . Complessivamente l’immagine che il pellegrino estrarrà dalla Galizia è quella di una terra con storia, tradizione spirituale, devota e festiva, moderna e suggestiva; a far da cornice a tutto ciò, il magnifico paesaggio gagliego unito al carattere accogliente della sua gente (tra la più ospitale della Spagna da quanto risulta da alcune indagini delle organizzazioni delle Associazioni di Amici del Cammino) e ad una gastronomia sempre più apprezzata. Questo anche in conseguenza della consapevolezza che la Galizia non può competere col sole né col clima del sud del Paese, ma è conscia di possedere le “armi” giuste per farsi spazio proprio con la sua offerta di paesaggio, gastronomia, ricorrenze spirituali, avvenimenti culturali e il savoir-faire delle persone del luogo. Per l’inizio dell’Anno Santo Compostellano del 2004, il primo del terzo millennio del cristianesimo, troviamo il messaggio di Giovanni Paolo II all’Arcivescovo di Santiago de Compostela, Juliàn Barrio Barrio, In una lunga epistola egli scrive: Santiago è la capitale spirituale dell’unità europea. Il fenomeno jacobeo non può alterare la propria identità a causa dei fattori culturali, economici e politici che porta con sé95 . A proposito del pellegrino dice: Il pellegrino non è, dunque, solo un viandante: è, innanzitutto, un credente che, attraverso quella esperienza di vita e con lo sguardo fisso sulla in trepidità dell’Apostolo, vuole seguire fedelmente Cristo96 . Per l’Anno Compostellano 2004 è nato un motto: “Pellegrini per Grazia. Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si riferisce al racconto evangelico dei discepoli di Emmaus e riflette piuttosto bene l’immagine del pellegrino cristiano, quello del nuovo millennio. Secondo il Papa, scopo di questo Giubileo è la conversione, attraverso cui bisogna ravvivare la fede; il fenomeno 94 Zucconi Giovanna, “Santiago il Cammino new age”, La Stampa, sabato 17 aprile 2004. “Cammino verso una meta”, L’osservatore Romano, mercoledì 19 maggi o 2004, p. 4. 96 SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 3. 95 49 giacobeo ci parla, dunque, delle origini spirituali e culturali del vecchio Continente, poiché Chiesa ed Europa sono due realtà intimamente unite nel loro essere e nel loro destino.Il rinnovamento, che raggiunge il suo culmine nella partecipazione all’Eucarestia, accompagnata dall’indulgenza plenaria, è il suo elemento chiave 97 . In un altro incontro avvenuto tra personalità del mondo ecclesiastico e civili, ha avuto particolare rilevanza anche l’incontro con l’Excmo. Sig. D. Manuel Fraga Iridarne, Presidente della Xunta della Galizia, e con i suoi “Conselleiros”. Nel suo discorso egli affermava che: …da Santiago e Galizia, se qualcosa sentiamo in questo momento, è gratitudine, rispetto ed ammirazione verso Sua Santità Giovanni Paolo II. E per questo motivo sentiamo anche una grande soddisfazione per avere tutti voi oggi qui in Santiago, poiché con il vostro servizio alla Santa Sede state servendo anche tutti noi 98 . Il 5 agosto 2004, inoltre, si è svolto il pellegrinaggio europeo dei giovani, un avvenimento simile agli incontri avvenuti in occasione dei precedenti anni santi. Tra il 5 e l’8 agosto sono stati circa cinquantamila i ragazzi che sono giunti a Santiago da strade diverse. Anche questo evento, assieme a tutti gli altri, contribuisce sicuramente ad avere un impatto positivo dello Xacobeo sull’economia regionale. Si registra infatti un aumento delle entrate, dovuto ad un continuo sviluppo dell’affluenza turistica e dello stimolo al consolidamento del settore alberghiero. Risulta evidente che i profitti sono di molto superiori ai 32 milioni di euro di spesa richiesta per i finanziamenti pubblici della regione 99 . In relazione alle spese individuali di ogni attuazione, compete al Parlamento della Galizia la fiscalizzazione del programma. In tempi di globalizzazione far affidamento su di una rotta storica riconosciuta a livello internazionale, è un vero capitale che non sta alla portata di qualsiasi territorio. Bisogna perciò approfittare di questo “dono” dell’Apostolo e renderlo ancora più vantaggioso. 97 El Paìs, 15 maggio 2004. Il settimanale della diocesi di Como, venerdì 4 giugno 2004. 99 Arias Veira Pedro, “El Xacobeo: el instrumento bàsico de la politica turistica gallega”, Galicia, domenica 11 luglio 2004, pp. 12-13. 98 50 Infine ci sembra giusto menzionare un fatto di cronaca particolarmente curioso avvenuto nel mese di gennaio del 2004, che ha dell’incredibile. Durante una partita che si stava disputando nello stadio di Santiago, migliaia di spettatori hanno assistito ad una straordinaria pioggia di stelle. Si è trattato, si pensa, di un asteroide che si è disintegrato nel cielo della Galizia. I giornali, anche in Italia, hanno fatto riferimento al campus stellae nel quale il vescovo Teodomiro aveva trovato il sepolcro dell’apostolo Giacomo a seguito proprio delle luci straordinarie scese dal cielo. Alcuni giornali non hanno esitato ad affermare che: “Un evento simile si era verificato più di mille anni fa 100 . 2.3.2 Dedicazione a Santiago nel 1987 del Consiglio d’Europa. Il Cammino fu un crogiuolo di culture, favorì l'incrocio di correnti e di idee attraverso tutto il Continente, nonché l'incontro di popoli e di lingue, diventando così la prima coscienza comune europea. Goethe disse che "l'Europa fu fatta con i pellegrinaggi a Compostela"101 . Il fenomeno "xacobeo" irradiò la sua influenza in tutto il mondo. Sotto il patronato di San Giacomo si trovano un'infinità di chiese sparse su tutta la Terra, ma specialmente lungo le rotte del pellegrinaggio. Si chiamano Santiago moltissime città e paesi dei vari continenti: in America il nome di Santiago designa molte città, dagli Stati Uniti fino al Cile102 . In Italia abbiamo, a dimostrazione di ciò, i pellegrini jacopei che seguivano il cosiddetto “Cammino dritto di San Jacopo”, un percorso che comprendeva parte della via Romea e della Francigena passando per Sutri, Viterbo, Perugia, Siena, Lucca per poi toccare, dopo il valico di monte Bordone, Parma, Piacenza, Pavia, Torino e il colle del Monginevro prima d’attraversare le Alpi103 . Attualmente il pellegrinaggio a Santiago è diventato un fenomeno imponente, tanto da decretare la nascita di itinerari specificamente jacopei che si formano lungo i principali percorsi verso Santiago. Per questo, il consiglio d’Europa riconosce il 23 ottobre 1987, l’importanza culturale del Cammino di Santiago dichiarando la rotta come Primer Itinerario Cultural Europeo. C’è perfino qualcuno che propone una 100 SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 10. 101 Bollettino d’Informazioni, Compostella, Centro Italiano di Studi Compostellani.n. 1/99, p. 10. 102 www.archicompostela.org. 103 www.confraternitadisanjacopo.it. 51 bandiera d’Europa con una concha in mezzo alle stelle dei paesi membri; oggi questo cammino è un percorso di circa 800 chilometri con due accessi differenti: una da Somport a Huesca e l’altra da Roncesvalles nella Navarra 104 . E’ nel 1984 che nasce l’idea di lanciare una serie di itinerari culturali europei, originatasi sulla base della Raccomandazione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa sulle Vie Europee di Pellegrinazione, e grazie anche alla Conferenza Europea dei Ministri Responsabili del Patrimonio Architettonico tenutasi a Granada nel 1985. Successivamente, nel 1986, il Comitato dei Ministri affida al Comitato direttore del Patrimonio Storico il progetto del Cammino di Santiago come primo itinerario culturale europeo; quest’azione sarà poi estesa ai restanti percorsi che costituiscono attualmente il Programma di Itinerari Culturali Europei. Sono sette alternative diverse per un’unica meta (fig. 18): Figura 18 I Sette Cammini che congiungono a Santiago de Compostela si Ø il Cammino Primitivo e quello del Nord, che raggiunsero grande rilevanza nei primi tempi del pellegrinaggio, con due tracciati principali che entravano in Galizia dalle Asturie, provenienti dai Paesi Baschi e dalla Cantabria; Ø il Cammino Inglese, seguito soprattutto da pellegrini che dal Nord dell’Europa e dalle Isole Britanniche app rodavano nei porti galiziani di A Coruña e Ferrol; Ø il Cammino Portoghese, che dal Sud-Ovest della Galizia seguivano i pellegrini procedenti dal Portogallo; 104 Huesca è una città dell'Aragona, 70 km a nord- est di Saragozza, capoluogo della provincia omonima. Navarra è una Comunità Autonoma che ha come capoluogo Pamplona: E’ situata a nord-est del Paese, nella parte meridionale dei Pirenei. Omnia 2002, Enciclopedia Geografica, Istituto Geografico De Agostani S.p.A., Novara, 2001. 52 Ø il Cammino del Sud-Est, attraverso cui si avviavano verso Santiago i pellegrini che, dal Sud e dal Centro della Penisola, seguivano la popolare Via de la Plata, tra Mérida e Astorga, per continuare, attraversando le terre di Ourense, verso Compostella. Ø il Cammino di Fisterra – Muxía, percorso da pellegrini medievali che, dopo aver venerato la tomba apostolica, si sentivano attratti dal viaggio fino al capo di Finisterre, l’estremo occidentale della terra conosciuta in quei tempi; Ø la Rotta del Mare di Arousa e Ulla, che ricorda l’itinerario che, secondo la tradizione, seguirono i resti mortali dell’Apostolo arrivati via mare in Galizia nel primo secolo dopo Cristo. Con ciò il Consiglio d’Europa vuole ricordare alle nuove generazioni il significato spirituale, storico e culturale del Cammino, o meglio, dei Cammini di Santiago, per situarli in una prospettiva attuale. Ricordiamo infatti che il processo di costruzione e d’integrazione (a livello umano, politico e culturale appunto) di questa grande Europa, cominciò a forgiarsi proprio con le peregrinazioni jacopee. A tal proposito la Secratarìa General spagnola, davanti ai ministri europei della Cultura riuniti a Palermo alla fine degli anni ‘80, ci rammenta: No es posible hablar de multiculturalidad si se marginan o se ignoran los valores espirituales, morales, filosòficos y religiosos, y los modos de vida que forman parte, igualmente, de nuestra cultura105 . Per di più si è voluto dare una risposta alle iniziative che erano sorte in diversi paesi a livello pubblico ma soprattutto attraverso associazioni e organizzazioni non governative alle quali si deve molto la vitalità dei Cammini di Santiago nella nostra epoca; esse hanno il duplice obiettivo di far conoscere ai moderni viaggiatori le vie percorse dai pellegrini nel corso dei secoli e di spingere i governi di ogni Paese al restauro e alla valorizzazione del patrimonio artistico che appartiene ad ogni tappa del Cammino. Difatti è nella Dichiarazione di Santiago de Compostela che vengono enumerate le finalità di questo primo itinerario culturale europeo. Le abbiamo raggruppate in tre punti principali. 105 AA.VV., El Camino de Santiago, tecno, Madrid, 1982, p. 13. 53 1. Identificare e riscoprire i Cammini di Santiago sul territorio europeo: si è deciso di parlare di “cammini”, al plurale, perchè il noto “Camino Francès” che percorre il nord della Spagna, non è altro che il pezzo finale di una complessa rete di cammini ed itinerari che partivano da tutti i punti d’Europa e conducevano i pellegrini fino a Compostela. Frutto di questi lavori è stata una mappa con uno schema di quelli che furono gli itinerari jacobei in Europa, come punto di partenza per i lavori futuri, che saranno poi sviluppate all’interno delle istituzioni scientifiche e culturali competenti. 2. Segnalare dei Cammini con un emblema comune per sottolineare il carattere simbolico dell’itinerario e per visualizzarlo sopra il territorio europeo nel suo insieme; l’emblema, una vieira (conchiglia) orientata verso ovest, racchiude una tripla lettura: ricorda il simbolo tradizionale dei pellegrini e integra, allo stesso tempo, due elementi nuovi: un significato dinamico, di marcia verso l’ovest, e il ricordo della convergenza dei cammini. Questo simbolo è stato oggetto di un amplio utilizzo, perfino attraverso francobolli postali, e segna cammini o monumenti jacobei in differenti paesi. 3. Stabilire un’azione coordinata per rinvigorire i Cammini e renderli accessibili, promuovere eventi d’intercambio culturale lungo i differenti tragitti al fine di riscoprire il patrimonio storico, letterario, musicale ed artistico creato dai pellegrinaggi a Santiago de Compostela106 . Per tale obiettivo si è progettata la conservazione fisica o il recupero delle sue rovine monumentali, che si tratti di grandi o di modeste costruzioni (chiese, ospedali, monasteri, ponti, alberghi…), ed è stata anche riscontrata la necessità di migliorare la rete di alberghi, rifugi e dei punti di sosta lungo le tappe. Tutto ciò senza dimenticare di proteggere la natura che appartiene, da sempre, ai Cammini di Santiago. Si tratta quindi di rendere agibili i siti d’interesse jacobeo e di comunicarlo alle masse (fedeli e non), attraverso la pubblicazione di documenti d’informazione e di orientamento (es. volantini, depliant, mappe). A proposito del secondo punto, vogliamo dare a conoscere dell’esistenza di un altro segnale, la flecha amarilla, anch’esso importante per l’orientamento dei pellegrini. Questa freccia è “nata” in un modo davvero curioso, alla fine degli anni 106 Rassegna Stampa, Compostella, Centro Italiano di Studi Compostellani, 15 maggio 1988, p. 2. 54 ’70, da un lampo di genio (a nostro parere) di Don Elìas Valina, parroco del Cebreiro, che cominciò a segnalare il Camino de Santiago quando iniziava ad essere percorso da un numero sempre maggiore di pellegrini. Non esistevano guide (la prima fu la sua) ed era necessario dare qualche indicazione a chi transitava per i sentieri incerti. Così Don Elìas, dopo aver trovato un secchio di vernice gialla usato per le segnalazioni stradali, abbandonato lungo una delle strade che salivano al Cebreiro, cominciò a segnare con questo Figura 19 Esempio di Flecha Amarilla strano, ma ben visibile colore, il Camino de Santiago, iniziando dai percorsi che portavano al suo millenario monastero, da Villafranca del Bierzo. Nasce in questo modo la flecha amarilla, la freccia gialla che poi si sarebbe estesa a tutta Europa divenendo il rassicurante segnale di trovarsi sulla giusta strada107 . Di qui un intelligente commerciante inventò una maglietta blu con stampata sopra la freccia gialla e successivamente il consiglio d’Europa, su suggerimento di qualcuno della Confraternita che aveva già fatto il Cammino, ne utilizzò nel 1985 il colore per la sua conchiglia stilizzata, poi riprodotta su infiniti cartelli e pubblicazioni. Non meno importante è stato il riconoscimento da parte del Consiglio d’Europa verso l’attuale interesse scientifico sui temi jacobei, del quale parleremo nel corso di questa tesi. Ricordiamo comunque i gruppi di lavoro che si sono costituite in paesi come Belgio, Germania, Italia, Portogallo, Svizzera o Gran Bretagna, le Associazioni di Comunità Autonome, tanto a livello nazionale come internazionale, meritevoli dell’appoggio istituzionale che i governi francese e spagnolo hanno prestato dal primo momento all’iniziativa del Consiglio d’Europa. Prova del fatto che si ha una maggior coscienza del fenomeno jacobeo, è la bibliografia inerente a tale tema che si vede arricchita di opere il cui interesse scientifico va al di là dei semplici racconti dei viaggiatori. L’identità europea, questa identità culturale è, oggi come ieri, il frutto dell’esistenza di uno spazio europeo carico di memoria collettiva e percorso da cammini che vanno oltre le distanze, le frontiere e le incomprensioni. Ci si auspica 107 Zucconi Giovanna, “Santiago il Cammino new age”, La Stampa, sabato 17 aprile 2004. 55 che la fede che ha animato i pellegrini nel corso della storia, ispiri le nuove generazioni a percorrere quei “cammini”, per costruire una società fondata sulla tolleranza, il rispetto degli altri, la libertà e la solidarietà 108 . 2.3.3 Organizzazione dei pellegrini in Associazione. I pellegrini, al ritorno dal Cammino di Santiago, a volte sentono il bisogno di mantenere vivo il ricordo di questa magnifica esperienza. Così partecipano agli incontri con gli altri veterani del Cammino nelle varie Confraternite o nelle Associazioni di Amici del Cammino di Santiago, entrambe sorte a tale proposito per svolgere attività utili ad altri viandanti (manutenzione dei ponti, delle strade, del buon funzionamento degli ospizi). Le confraternite dette Cofradìas in spagnolo, storicamente rappresentano il primo nucleo associativo del Cammino. Già agli inizi del XIV secolo nasce la prima di queste, ad opera di un gruppo di cavalieri di Parigi; ad essa seguiranno le confraternite di Firenze, Assisi e Strasburgo. In Spagna, invece, sorge nel XIII secolo a Estella (Navarra) la prima confraternit a, ma la più importante è la Cofraría del Señor Santiago di Santiago de Compostela creata nel 1499. Quest’ultima fu elevata, nel 1942, al rango di Archicofradía per intercessione del papa Pio XII, diventando il principale riferimento di oltre settecento confraternite di Santiago diffuse attualmente nel mondo. Nel nostro paese abbiamo il Centro Italiano di Studi Compostelani, la cui Confraternita di San Jacopo è stata fondata a Perugia il 29 settembre 1981 da un gruppo di pellegrini che intendeva mantenere il ricordo del proprio pellegrinaggio a Santiago e recuperare la tradizione di una precedente confraternita compostellana presente in città fin dal trecento109 . Successivamente, nel 1989, ha ottenuto il riconoscimento ecclesiastico (Decreto di Erezione Canonica del 20 aprile 1989 a norma del can. 322 De Christifidelium consociationibus publicis) divenendo soggetto di diritto canonico 110 . Dagli anni ‘90 è presente con proprie strutture di accoglienza 108 Cepeda Fuentes Martina, Il Giornale, martedì 3 giugno 1997. Pal. Sim., “Pellegrini a piedi verso Santiago effettueranno un percorso di oltre 2500 chilometri”, Il Giornale dell’Umbria , mercoledì 7 gennaio 2004, p. 10. 110 La Confraternita è autorizzata dalla Cattedrale di Santiago a consegn are le credenziali, che darà solo su richiesta personale e diretta a coloro che s’impegnano a compiere il pellegrinaggio secondo le norme e con una prevalente motivazione religiosa. I. M., “Il 1993 sarà l’Anno Santo Compostellano. Gemellaggio tra le Università. Santiago e Perugia hanno stretto questo legame già forte”, La Nazione, giovedì 4 giugno 1992. 109 56 sul Cammino di Santiago e recentemente anche sulla Via Francigena111 ; le finalità sono quelle di promuovere il culto dell’Apostolo Giacomo, la pratica del pellegrinaggio, l’assistenza ai pellegrini e la formazione spirituale dei propri confratelli. Rettore della Confraternita è il professor Paolo Caucci von Saucken. Oggi i confratelli112 sono 150 in tutta Italia, mentre gli iscritti a questo centro di studi sono circa 700. Il Centro riceve contributi provenienti da altri Atenei, studiosi che operano in archivi, biblioteche o in enti culturali. Inoltre ricercatori di provato rigore scientifico svolgono intense attività di studio e di diffusione della cultura jacopea: in Italia ne abbiamo la testimonianza attraverso l’istituzione di sezioni distaccate a Roma, Viterbo e Messina. Annualmente nell’ultima domenica di maggio si celebra a Perugia un incontro riservato a studiosi ed appassionati della materia, con il fine di mettere in comune le proprie ricerche e fare il punto sui diversi progetti in corso. Il fascino sta proprio nella singolare “attualità” dei temi oggetto dell’indagine storica. Frutto di queste attività, è stata la grande quantità di pubblicazioni edite o promosse dal Centro (edizioni di testi odeporici e studi su singoli argomenti connessi con il fenomeno del pellegrinaggio), assieme all’allestimento di una biblioteca interamente dedicata alla tematica giacobea. Grazie agli interessi comuni per tale argomento si è siglato un gemellaggio culturale fra l’Università di Santiago de Compostela e l’Ateneo perugino, quasi a significare il proseguimento di quei legami che esistevano già secoli fa, grazie al lento ma instancabile passo dei pellegrini113 . In quell’occasione il prof. Caucci disse: Il cammino è un’esperienza unica, che lascia un’impronta indelebile all’interno di ognuno di noi che lo compie; ci 111 Nel 1995 la Confraternita perugina completò il restauro, ad opera dei confratelli volontari e con il contributo della Comunità europea, dell’antico ospizio del XII secolo di San Nicolàs, nella vecchia Castiglia, che ha già ospitato gratuitamente circa mille pellegrini compostelani provenienti da tutta Europa e anche dagli Stati Uniti e dal Brasile (’97). Cepeda Fuentes Martina, Il Giornale, martedì 3 giugno 1997. 112 Esistono due tipologie di “confratelli”: quelli ordinari, che svolgono attività ordinarie della Confraternita (culto, assistenza, promozione del pellegrinaggio, opere di carità e di servizio cristiano); i “confratelli pellegrini”, che oltre ad occuparsi delle diverse attività, hanno compiuto loro stessi il pellegrinaggio a Santiago de Compostela. 113 I. M., “Il 1993 sarà l’Anno Santo Compostellano. Gemellaggio tra le Università. Santiago e Perugia hanno stretto questo legame già forte”, La Nazione, giovedì 4 giugno 1992. 57 cambia completamente e per questo ce ne ricorderemo per tutta la vita114 . Ma il Centro Italiano coopera finanche con altri operanti all'estero, come il francese Centre Européen d'études de Recherche et d'histoire Compostellanes e il tedesco Deustche St. Jakobus-Gesellschaft. Tutti gli impegni e le notizie di qualsiasi tipo (culturale, su convegni, giornate di studio in Italia e all’estero, ecc), si possono trovare in un bollettino trimestrale d’informazione, Compostella, editato dal Centro per creare un rapporto dinamico e costante con le numerose persone che sono legate alla Confraternita. Questo perché la Confraternita è convinta che il pellegrinaggio a Santiago sia stato e continui ad essere memoria vivente della tradizione europea115 . Le Asociaciones de Amigos del Camino de Santiago lavorano da anni per trasmettere il messaggio culturale e spirituale che da sempre gli appartiene; ma soprattutto per servire quelle persone che rendono possibile che il Cammino sia una realtà viva: i pellegrini. ¡No hay Camino si no hay peregrinos! Questo è il lemma degli organizzatori, che rappresenta l’obiettivo principale del loro lavoro: offrire un’informazione adeguata ai pellegrini, un posto in cui possano rifugiarsi ed un progetto comune nel quale sia fattibile l’ospitalità. Nel 1987 nasce addirittura la Federación Española de Asociaciones de Amigos del Camino de Santiago formata da diversi gruppi sparsi in quasi tutte le Comunità Autonome del Paese. In quell’occasione si riunirono a Jaca nel Primer Congreso Internacional de Asociaciones Jacobeas, diventando così un’organizzazione a tutti gli effetti, prima sotto la figura giuridica di “Coordinadora Nacional”, e dal 1993 come l’attuale Federazione. Per quanto riguarda il loro finanziamento, le associazioni si avvalgono dei contributi volontari dei soci, delle sovvenzioni e degli aiuti da parte di privati, di entità pubbliche o private; posso anche essere i ricavati derivanti da attività organizzate dall’associazione stessa. Comunque è importante precisare che le Associazioni di Amici del Cammino sono istituzioni senza scopo di lucro. Ricoprono un’importante funzione sociale attraverso 6 grandi fini: 114 Nieto Yolanda, “Una comisiòn de expertos «darà el espaldarazo cientìfico»”, El Ideal Gallego, venerdì 23 agosto 1992, p. 13. 115 Rassegna Stampa, Compostella, Centro Italiano di Studi Compostellani, 15 maggio 1988, p. 1. 58 1. aumentare le pellegrinazioni a Santiago de Compostela e procurare assistenza e orientamento al pellegrino; 2. conservare, difendere e rinvigorire il Cammino; 3. unire gli sforzi e le iniziative di persone ed istituzioni che s’interessano alla promozione, alla conservazione e ricuperamento del patrimonio storico, culturale e turistico che è caratteristico del Cammino; 4. incentivare gli studi, le ricerche, le pubblicazioni e qualsiasi altra attività relazionata al Cammino; 5. relazionarsi con altre associazioni con fini analoghi, tanto in ambito nazionale quanto in quello internazionale, proprio perché il Cammino è stato dichiarato Primo Itinerario Culturale Europeo dal Consiglio d’Europa; 6. realizzare, con la collaborazione di organismi pubblici o privati, tutte le azioni necessarie per il compimento di tali fini. Tali fini, potremmo dire, costituiscono i fattori stimolanti per l’esistenza di queste associazioni. Analizziamo ora le Attività Ordinarie: ♦ Organizzazione delle pellegrinazioni. Alcune preparate per i soci, altre rivolte anche all’esterno di modo da far penetrare la spiritualità jacobea nel manto della società; ♦ Distribuzione della credenziale, per facilitare lo stazionamento negli ostelli posti lungo il Cammino. Non esigono tanto, però se non è possibile un contenuto religioso, quanto meno un significato spirituale; ♦ Scuola di peregrinazione. Le associazioni rivestono una notevole funzione sociale: rispettando le identità e le motivazioni di ogni fedele, queste propongono dare una certa“educazione” per quanto riguarda gli aspetti del Cammino di Santiago. Ad esempio si danno spiegazioni sui rituali che si compiono all’entrata della cattedrale, sulla Messa del Pellegrino, il ricevimento dei sacramenti e l’ottenimento della Compostela. Inoltre informano il pellegrino su tre aspetti in particolare: fisico (la preparazione prima di partire), culturale e spirituale; ♦ Assistenza ai pellegrini negli alberghi creando una figura rilevante: l’ “Hospitalero Volontario”116 . Diversi membri si alternano per attendere i pellegrini in questi luoghi di riposo dopo ore ed ore di dura fatica; allo stesso 116 Parleremo di questa figura nel corso di questa tesi. 59 tempo organizzano attività o riunioni esplicative anche per far interagire tra loro i camminanti e rendere chiarezza sul tema xacobeo. Le Associazioni svolgono, inoltre, attività per promuovere e mantenere in vita il patrimonio storico, culturale ed artistico del Cammino: Ø Segnalazione del Cammino. Si realizzano passeggiate con questa ragione, utilizzando le flechas amarillas e persuadendo le istituzioni di questa necessità; Ø Promozione di itinerari meno conosciuti. Alcune associazioni studiano previamente le possibilità reali di un determinato percorso proprio per effettuarne il lancio; Ø Creazione di alberghi o case di accoglienza dei pellegrini. Esistono delle associazioni che hanno il proprio albergo o che convertono degli stabili in apposite case di accoglienza. Bisogna risaltare poi il lavoro di quei soci che mettono a disposizione le loro case di proprietà a tal proposito; Ø Pubblicazione di guide che mostrino i principali monumenti, i paesaggi e la gastronomia; Ø Contribuzione, in vari modi, alla ricostruzione dei monumenti del Cammino, sia sollecitando l’intervento dei poteri pubblici sia realizzandola di iniziativa propria. Per quanto concerne gli impulsi agli studi xacobei, si occupano delle seguenti iniziative: Ø Creazione di equipe che possano far affidamento ai propri associati e a persone di ambito universitario e scientifico; Ø Pubblicazione di libri che trattino diversi aspetti del fenomeno xacobeo. Ø Organizzazione di giornate e congressi (incontri jacopei, omaggi, anniversari o altri eventi), grazie alla partecipazione di specialisti, che si concludano con la pubblicazione degli atti. Un esempio è il Congresso Generale Xacobeo “Anden los que saben, sepan los que andan”, organizzato nel 1996 dall’Associazione degli Amici del Cammino di Santiago a Navarra117 . Ø Intercambio di bollettini d’informazione per essere sempre informati di tutto. Le Associazioni sono poi impegnate a stabilire relazioni con gli organismi pubblici o privati. 117 Sousa Alvarez Antòn, Homo Peregrinus, ediciòn Xerais de Galicia, S.A.,1999, p. 146. 60 Ø Mantenere i contatti con i comuni che si trovano lungo il Cammino per ottenere un’azione congiunta atta a ridargli forza. Ø Fare in modo che i Poteri Pubblici possano prendere coscienza sul significato religioso, storico e culturale del Cammino. Ø Petizioni per iscritto alle Amministrazioni di modo che legiferino sul tema e ne tengano conto al momento di un riordinamento del territorio. Ø Evitare deviazioni nella segnaletica che determinino interessi personali e incorretti da parte dei singoli comuni. Ø Favorire una comunicazione armonica tra potere pubblico, autorità ecclesiastiche e società civili. Ø Utilizzazione di nuove tecnologie dell’informazione (Internet fra le altre) per far conoscere dettagliatamente il Cammino e le peregrinazioni. La Federazione attualmente è formata da 29 Associazioni Federali, ognuna con propri statuti e ciascuna iscritta nei registri amministrativi corrispondenti, che mantiene rapporti anche con Associazioni straniere. Dalla sua creazione, essa edita la rivista Peregrino, come mezzo di comunicazione del fenomeno jacobeo tra i pellegrini, le associazioni, le istituzioni, ecc. Da allora, questo mensile è diventato l’unica pubblicazione sul Cammino di Santiago esistente a livello nazionale ed internazionale. 61 2.3.4 Interesse dei mass-media La televisione e Internet occupano un ruolo di fondamentale importanza nella comunicazione e diffusione di informazioni e di conoscenze; grazie a questi mezzi di comunicazione di massa si possono raggiungere posti prima impensabili o troppo distanti. Non sarà di certo estraneo a questa rivoluzione il Cammino di Santiago, da sempre ricettore di novità da più di mille anni. Nel 1989, in Italia, a partire dall’11 febbraio su Raitre, andò in onda un ciclo di trasmissioni sul Camino de Santiago. Il programma, condotto da Marina Cepeda Fuentes con il titolo “La via lattea”, ovvero “La musica spagnola nel Cammino verso Santiago de Compostela”, fu trasmesso fino al 25 marzo 118 . Nel ’93 l’Anno Santo Compostellano si trova in un’epoca di comunicazioni di massa e allo stesso tempo con un mondo totalmente laico che non lo respinge, ma anzi ne fa propria la data, se non il significato, gestendone gran parte dei problemi 119 . Per quanto riguarda la promozione in quello stesso anno, si era fatta propaganda in TV attraverso la stipulazione di un accordo con la Liga de Futbol, con Iberia e con Renfe per ottenere sconti sui biglietti a coloro che si sarebbero dichiarati pellegrini. Successivamente, nel ’99, il solenne atto di Apertura della Porta Santa per l’Anno Santo, fu ripreso dalla televisione grazie alla volontà ed alla collaborazione di numerose autorità politiche e religiose. Tra l’altro il ’99 fu anche il decimo anniversario del primo grande incontro di Papa Giovanni Paolo II sul Monte do Gozo, che si sarebbe ripetuto proprio in quell’Anno Santo tra il 4 e l’8 agosto, seguito da una serie di concerti dal vivo. Ma assieme ai 100.000 ragazzi che si raccolsero in Figura 20 Apertura della Porta Santa: segna l’inizio dell’Anno Giubilare di Compostela. preghiera, partecipò addirittura un gruppo di 200 giovani pellegrini cinesi accompagnati dal Cardinale di Taiwan. Tuttavia i segni concreti di una collaborazione tra le due autorità, li vediamo nella costruzione su Internet della pagina web della Xunta de Galicia per il Xacobeo ’99 (www.xacobeo.es) che destina una parte del sito all’Anno Santo (anche al corrente 2004) nella sua pagina principale. All’interno ci sono diverse sezioni, tutte correlate 118 Rassegna Stampa, Compostella, Centro Italiano di Studi Compostellani, 25 febbraio 1989, p. 7. Rassegna Stampa, Compostella IX, Centro Italiano di Studi Compostellani, Rassegna Stampa, 10 gennaio 1992, p. 1. 119 62 alla Galizia e a San Giacomo (per esempio la storia del giubileo, le rotte, il viaggio, gli alberghi, il tempo, ecc.), quindi informazione turistica e pratica sul Cammino di Santiago. Poi ci sono altri link, attraverso i quali si può accedere ai siti delle Associazioni di Amici del Cammino di Santiago in Spagna, alla pagina dell’Arcivescovado di Santiago, alla Cattedrale per sapere gli orari delle messe lungo il Cammino, oltre ad un forum nel quale i pellegrini o coloro che hanno intenzione di diventarlo, possono scambiarsi opinioni ed esperienze direttamente vissute. Le Associazioni di Amici del Cammino di Santiago hanno realizzato addirittura una guida virutale, adatta al pellegrino moderno, che si può trovare su Internet al sito www. caminosantiago.org. E’ una guida che differisce notevolmente da quelle normali che sono presenti sul mercato. Prima di tutto perché vi hanno collaborato persone esperte del Cammino che, prima di essere scrittori, sono stati anzitutto pellegrini (a piedi o in bici), provando veramente cosa significa “hacer el Camino de Santiago”. Seconda cosa rilevante è il racconto di cosa ha causato le migliaia di domande di quei pellegrini che contattavano le Associazioni prima d’iniziare la Rotta Jacobea per richiedere delle informazioni concrete. Poi si vuole far capire ai pellegrini che viene loro offerto un servizio in cambio di donazioni volontarie destinate solo al miglioramento degli alberghi e di tutte quelle strutture apposite presenti sul Cammino. Esiste poi Finis Terrae, una “rivista temporale a scadenza imprevedibile. 120 ” Questo perché è nata come scambio di corrispondenza, e perciò solo chi scrive ad altre persone può poi leggere e sapere cosa gli hanno risposto. In tal senso non la si può considerare come una rivista vera e propria, perlomeno non lo è per chi volesse solo leggerla senza nulla scrivervi. Abbiamo trovato in rete solo alcuni articoli tra quelli pubblicati fino ad ora nei numeri di Finis Terrae; l’idea sarebbe di incuriosire tutti coloro che volessero comunicare con altri iscritti alla rivista (scrivendo prima al direttore) e perciò riceverla a casa anche per poterla leggerla tutta intera. In Italia nell’ultimo decennio giornali ad altissima tiratura come “Famiglia Cristiana” e “Jesus” hanno dedicato inserti speciali (oltre il milione di copie) al pellegrinaggio a Sant iago, così come “L’Osservatore Romano”, ma anche giornali laici come “La Repubblica”, “Il Messaggero”, “La Nazione”, “Il Giornale”, 120 Per maggiori info vedi http://groups.msn.com/IlPorticodellaGloria/finisterraeri vistatemporale.msnw 63 “L’Avvenire”, “Il Corriere della Sera” hanno rivolto vasti spazi a questioni compostellane. Per quanto concerne la radio, nel 2004 la sera del sabato 27 marzo, in diretta dalla Chiesa di San Giorgio al Velabro in Roma, L’Ensemble Chominciamento di gioia ha trasmesso su Radio3 Suite un concerto di musica medievale di pellegrinaggio dall’esplicito titolo: “Iacobe sancte: musiche dei pellegrini sulla via di Santiago de Compostela”121 . Il primo brano è il Dum Pater familias del Codex Calixtinus considerato l’inno ufficiale dei pellegrini compostellani. Dal 29 marzo (2004) invece, fino al primo maggio, tutti i giorni dalle 18 alle 18.45 su Rai3, sono state mandate in onda le impressioni in diretta di un gruppo di pellegrini che percorre il cammino. Poi Rete4 e Rai1 hanno diffuso, in estate, diversi servizi sulle origini del Cammino di Santiago, con immagini anche della città di Santiago il 25 luglio, data in cui si celebra il patrono si Spagna, San Giacomo appunto. In quell’occasione, Re Juan Carlos I fece il suo discorso nella Cattedrale, continuando in questo modo l’antica tradizione mantenuta da quasi quattro secoli da parte della Corona di Spagna, che sempre ha difeso la Chiesa Cristiana. La popolarità del Cammino di Santiago ha perfino risvolti negativi: la flecha amarilla non è più l’antico segnale di cui hanno bisogno i pellegrini per arrivare alla meta ma è divenuto il titolo di un reality show del tipo “grande fratello”. Ci ha pensato la televisione basca Euskal Telebista ad organizzare questo spettacolo itinerante, con varie prove da superare da parte dei concorrenti-pellegrini. Una troupe li seguirà 24 ore su 24 e ne raccoglierà le impressioni, i pettegolezzi e le strategie in uno confessionale che chiamano “rifugio”. Come da copione, ci sarà un solo vincitore che dovrà eliminare gli altri compagni. Praticamente si tratta di uno spirito completamente opposto rispetto a quello di solidarietà e condivisione che ha sempre contraddistinto il vero pellegrinaggio 122 . Il vincitore verrà premiato a Santiago naturalmente, ma non nella cattedrale (per fortuna!) come vorrebbero invece gli autori del programma, visto che il Vescovo Mons. Barrio y Barrio lo ha giustamente criticato duramente e senza mezzi termini, definendolo telebasura (telespazzatura) e di conseguenza proibendo l’uso della cattedrale. 121 SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 10. 122 Zucconi Giovanna, “Santiago il Cammino new age”, La Stampa, sabato 17 aprile 2004. 64 2.3.5 Interesse Scientifico ed Accademico. Da quando il Consiglio d’Europa proclamò il Cammino di Santiago primo itinerario culturale, si ebbe un grande interesse nel mondo scientifico di tutta Europa, tanto che nel 1989 si costituì un Comitato Internazionale di Esperti. Si pensi che solo nel XX secolo sono stati pubblicati 600 articoli di specialisti ni Spagna, Francia, Italia, Germania, Inghilterra, Belgio, Portogallo, Stati Uniti, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera e perfino in Giappone123 . In quello stesso anno, tra le diverse iniziative ci fu il Congresso Internazionale svoltosi a Leòn dal 3 all’8 luglio, presso la Real Collegiata di San Isidoro, su “El Camino de Santiago. La hospitalidad monastica y las peregrinaciones”. Qualche mese prima invece, il 25 gennaio, si tenne a Santiago un convegno su “Il pellegrinaggio a Santiago de Compostella nella storia ad oggi”124 , mentre il 23 febbraio, nell’ambito della Borsa Internazionale del Turismo, che riunì presso la Fiera di Milano rappresentanze ed espositori dei principali paesi del mondo, si svolse una Tavola Rotonda 125 sul tema “Sui percorsi della Fede. Gerusalemme, Roma, Santiago de Compostela”. Scopo dell’iniziativa, era quello di affrontare il problema del turismo religioso divenuto in questi ultimi anni un fenomeno in continua espansione che coinvolge ormai, solo in Italia, milioni di persone. Successivamente, a Viterbo126 , dal 28 settembre al 1 ottobre (’89), ci fu un convegno internazionale di studi compostellani dal titolo “Segni e civiltà del pellegrinaggio a Santiago de Compostela”, che trattò delle allegorie presenti nel Codex Calixtinus e del loro significato. Si individuarono poi le differenze tra l’iconografia jacopea e quella derivata da pellegrini santi come Alessio e Rocco, tra l’iconografia jacopea e quella mariana, insistendo particolarmente sul significato e valore dell’iconografia della Virgen Peregrina. Si approfondirono anche le testimonianze jacopee lungo gli itinerari medioevali nell’Italia centrale e su questa stessa influenza culturale in Scandinavia e nel paese baltico; intervennero nel corso 123 http://www.archicompostela.org/Peregrinos/Italiano/peregrinconcep%20.htm “Il pellegrinaggio nella città spagnola di Santiago De Compostella”, Il Corriere dell’Umbria, venerdì 20 gennaio 1989. 125 Fu promossa dalla Ponticifia Commissione Migrazione e Turismo, dall’Ufficio per la Pastorale del Tempo Libero e del Turismo, dagli Uffici per la Pastorale del Turismo della Diocesi di Milano e della Diocesi di Ravenna. Rassegna Stampa, Compostella, Centro Italiano di Studi Compostellani, 25 febbraio 1989., p. 7. 126 Si scelse proprio questa città poiché, essendo il capoluogo della Tuscia, si trovava (e si trova tutt’ora) sul quella “Via Francigena” che, al pari del cammino di Santigao, era uno dei grandi percorsi del pellegrinaggio medievale nonché cardine delle comunicazioni economiche e sociali tra Roma e la Francia. Ponzi Carlo Maria, “Santiago de Compostela. Un convegno a settembre”, Il Messaggero, sabato 19 agosto 1989. 124 65 del convegno, professori del calibro di Dìaz y Dìaz (Università di Santiago de Compostela), mentre al termine del convegno s’inaugurò il secondo itinerario culturale dedicato proprio alla “via Francigena”, seguito da un concerto di musica medievale. Ricordiamo che nello stesso anno esce la rivista Peregrino, diretta da José Ignacio Diaz, che si occupa soprattutto della parte pratica ed attuale del pellegrinaggio e di cui abbiamo già parlato precedentemente. L’anno dopo, il 25 gennaio 1990, si tenne una conferenza presso l’Università per Stranieri di Perugina sul tema “Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela nella storia e oggi”, tenuta dal Direttore del Centro de Estudios Jàcobeos, Don Eugenio Romero Pose127 , centrando il suo intervento sulle radici bibliche e patristiche dell’homo viator. Sul finire dell’estate, dal 30 agosto al 2 settembre, ad Estella ebbe luogo il Secondo Congresso Internazionale di Associazioni Jacopee, che si aprì con la Tavola Rotonda “Camino de Santiago: pellegrini e turisti128 ” ed in quell’occasione venne anche inaugurata l’esposizione “Cammino di Santiago cammino d’Europa”. Si affrontarono questioni come la credenziale del pellegrino, alberghi e rifugi per pellegrini ed i centri di accoglienza lungo il Camino de Santiago. Quasi contemporaneamente, dal 3 al 7 settembre, a Pamplona iniziò l’attività dell’Università Itinerante del Camino de Santiago nata dalla convenzione culturale stabilita tra i comuni di Logrogno, Burgos, Leòn, Santiago de Compostela e Pamplona129 . Lo scopo fu quello di contribuire ad un migliore sviluppo locale, regionale e nazionale, per la rivalutazione allo stesso tempo delle attività artistiche, turistiche e sociali delle città del Camino in previsione di incontri futuri per il dialogo culturale tra i vari paesi europei. Nel 1996, a metà tra i due anni santi del ’93 e del ’99 e grazie all’Associazione di amici del Cammino di Santiago di Navarra, si tenne un Congresso Jacobeo a Pamplona, dal 9 al 13 aprile. Il lemma fu “Anden los que saben. Sepan los que andan”, con il quale si volle riconoscere l’importante ruolo di coloro che sostengono 127 128 129 E’ anche il direttore della rivista “Compostellanum”. Rassegna Stampa, Compostella VI , Centro Italiano di Studi Compostellani, 1 ottobre 1990, p. 5. Rassegna Stampa, Compostella VI, Centro Italiano di Studi Compostellani, 1 ottobre 1990, p. 6. 66 il Cammino, dall’ospitalità, l’informazione e qualsiasi tipo di servizio reso a quelli che vanno per il Cammino e a quelli che ne studiano certi aspetti per divulgarlo130 . Nel 1997, i membri del Comitato Internazionale di Esperti de l Cammino, organizzarono a Santiago un congresso con l’obiettivo di analizzare la tradizione storica delle tre peregrinazioni a Santiago, Roma e Gerusalemme131 . L’allora presidente della Xunta (Manuel Fraga), diede merito al comitato, a cui la Galizia dovrà sempre essere grata, per l’organizzazione costante in vista dell’Anno Giubilare del 1999. Nello stesso anno (‘97), el Xacobeo cercò di ottenere appoggio economico da parte dei differenti ministeri, dato che vennero approvati i presupposti generali dello Stato senza includere nessuna partita specifica per il Cammino di Santiago. Il comitato di esperti, il cui presidente è tutt’ora Paolo Caucci e che include i professori Vicente Almazàn e Manuel Dìaz Dìaz fra gli altri, spera di procurarsi un maggior riconoscimento tra i tre grandi centri della Cristianità (Roma, Gerusalemme, Santiago). Visto dunque il rinnovato interesse per i Cammini di Santiago e le ripercussioni che tale fenomeno stava avendo in distinti campi, nel “V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas132 ” svoltosi ad A Corugna nel ‘99, si analizzarono le Tesi Dottorali (spagnole) realizzate sull’argomento dal 1976 al 1998. Questi studi sono stati il risultato di lunghi lavori d’investigazione e dell’applicazione di una metodologia scientifica133 . Si è voluto verificare inoltre in quali Università fosse maggiore la sensibilità per gli studi del fenomeno xacobeo. Si utilizzò la base di dati “Teseo del Ministerio de Educaciòn y Ciencia” la quale contiene tutte le tesi dottorali lette in Spagna nell’ultimo quarto del XX secolo. Per quanto riguarda le Università nelle quali si sono analizzate le tesi, si era documentato che la maggior parte di esse corrispondevano, logicamente, all’Università di Santiago de Compostela (43%). Si era notato ancora che le Università che avevano risvegliato di più un interesse scientifico, sono quelle relazionate direttamente con il cammino francese dal quale hanno tratto notevoli 130 SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.6 aprile 2003, p. 7. 131 “Santiago”, martedì 23 luglio 1997. 132 AA.VV, V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, actas, 9-11 de Octubre de 1999, CEE (A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998. 133 Il periodo per lo svolgimento di un simile lavoro, di solito circoscriveva in media due anni accademici. 67 benefici (Navarra, Leòn, Zaragoza). Ma si erano distaccate soprattutto la Universidad Pontificia de Salamanca (privata) e la Universidad de Salamanca (pubblica): la prima con un’orientazione cattolica che giustifica l’interesse per simili temi e la seconda che conserva una lunga tradizione investigatrice in tutti i campi134 . Poi c’era pure la Universidad Complutense de Madrid e quella di Barcellona. Esaminate le tesi si constatò che a prevalere era la Storia vista nei suoi diversi ambiti, ma data l’influenza jacobea in tutti i campi, a partire da quello economico a quello spirituale e politico, si era passati anche ad aree come Filologia, Musica, Scienze dell’Arte e dell’Economia. Ci sono poi delle tesi sugli Ordini Militari, soprattutto quello de la Orden de Santiago per il suo vincolo col cammino. Per ogni campo vengono qui di seguito segnalati alcuni argomenti sui quali vertevano le tesi, a partire dallo storico: ♦ l’evoluzione della signoria episcopale compostelana tra il 1150 e il 1400, che ne esamina sia il suo potere materiale quanto politico; ♦ il processo d’occupazione e organizzazione sociale dal IX al XIII secolo, e l’influenza del Cammino di Santiago sul territorio regionale assieme al protagonismo della nobiltà ecclesiastica e l’apparizione di uomini delle città jacobee come importanti novità; ♦ il ruolo della città di Santiago nell’alto medioevo e l’importanza che essa ha avuto nella trasformazione di un nucleo inizialmente borghese, la congiunzione della sua funzione come santuario, sede apostolica e centro di peregrinazione internazionale; questo importante studio è di Lòpez Alsina (1986/87); ♦ la funzione politica dei cammini di peregrinazione nell’Europa del medioevo, che sottolinea il significato del Cammino di Santiago (Barreiro Rivas 1993/94); A la Sociedad Economica de Amigos del Paìs de Santiago sono dedicate due tesi: una sulla Storia Contemporanea che analizza la vita e le attività nel XIX secolo, interessata particolarmente alla Galizia (Fernàndez Casanova, 1977/78); l’altra basata sulla Storia dell’Educazione di tale società nei secoli XVIII-XIX (Torres Santome, 1978/79). 134 La città di Salamanca ha la terza Università più antica del mondo, dopo quella di Parigi e Bologna. 68 Nel 1993/94 Lòpez Lambas con la sua tesi sugli aspetti giuridici del cammino in Galizia, principalmente la legislazione applicata al progetto dei cammini iniziato con il “Real Decreto” del 10 giugno 1761, così come le norme sull’espropriazione, la contrattazione e il finanziamento di suddetto piano. Per il campo della Storia dell’Arte abbiamo gli studi di Aragonés Estella (1993/94) che centrano l’analisi dell’immagine del brutto nell’arte romanica del Cammino nella regione di Navarra, mostrando le influenze culturali, religiose ed artistiche che hanno concorso alla formazione di queste rappresentazioni. In quanto alla Storia della Medicina invece, spicca il lavoro di Garcia Guerra (1976/77) che studia l’Hospital Real di Santiago nel XVIII secolo, vedendolo non solo come istituzione medica ma considerandone per altro le sue funzioni sociali e culturali. Nell’ambito della Filologia, viene approfondito l’influsso francese nei secoli XI-XIII, sapendo che in quel periodo il Cammino di Santiago ricevette molti pellegrini d’oltralpe. Nella Musica, la tesi di Garbayo Montabes (1995/96) esamina il ruolo della viola e della sua musica nella cattedrale di Santiago, scoprendo che tale strumento s’introdusse nella città solo verso il 1778 diventando una pioniera nel contesto spagnolo. Il prof. Carlos Villanueva, dell’Università di Santiago, affronta nel Convegno Internazionale identificazione e di Studi d’interpretazione Compostellani degli strumenti la complessa musicali opera sostenuti di dai “ventiquattro vegliardi dell’Apocalisse”, apport ando contributi inediti sui canti che i pellegrini hanno diffuso in tutta Europa. In Economia il tema di Fernàndez Gonzàlez (1994/95) riguarda le imposte della Galizia tra il 1750 e il 1850, che costituivano le principali entrate per la Chiesa in quella epoca. Nelle Scienze delle Arti, Lòpez Vàzquez (1977/78) riporta l’arte del Finisterre gagliego che si presenta unita a quella compostelana nonostante le distanze e grazie al pellegrinaggio. Sulla Orden de Santiago, si è voluta un’investigazione sull’analisi delle donne della Orden Militar de Santiago, dalla sua fondazione fino agi inizi dell’età moderna (Echaniz Sans, 1990/91). In conclusione, si è notato che in Spagna la produzione scientifica di tesi dottorali sul Cammino di Santiago non è poi così numerosa come si era ipotizzato, 69 sebbene l’argomento sia di ragguardevole importanza e malgrado gli incentivi economici introdotti135 , grazie ai quali si prevede comunque un impatto positivo in un futuro prossimo. Nell’anno 2001 esce nel nostro Paese la versione italiana de “Il Cammino di Santiago”136 dello scrittore brasiliano Paulo Coelho. Il libro racconta la storia di un pellegrinaggio che lo stesso scrittore ha fatto sulle orme del santuario di Santiago de Compostela; al suo fianco troviamo la guida Petrus che lo aiuterà nella ricerca della spada che gli permetterà di diventare un maestro Ram Si tratta di un’esperienza fondamentale, di un cammino di fede che gli ha cambiato radicalmente la vita ed ha segnato una svolta nella sua narrativa, introducendo la capacità di toccare il cuore con la rappresentazione di esperienze interiori, qualità grazie alla quale Coelho è amato in tutto il mondo da milioni di lettori137 . Paulo ci fa capire che lo “Straordinario” non è di pertinenza di pochi eletti, ma appartiene a tutte le persone, a cominciare dalle più semplici: “Lo Straordinario risiede nel Cammino delle Persone Comuni”138 . La diffusione del libro ha aumentato il numero di pellegrini latinoamericani; così, per la prima volta il Cammino di Santiago non è solo una peculiarità europea (per ovvie ragioni di vicinanza e storia). Tale successo ha alimentato l’interesse per le ricerche sui toponimi dedicati a San Giacomo anche nei paesi dell’America latina, non limitandosi quindi solo ai paesi europei139 . Nel settembre del 2004, si è tenuto il più importante convegno di studi compostellani a Santiago, dove è risultata significativa la presenza italiana, grazie anche all’edizione di disegni di Pier Maria Baldi che illustrano il viaggio di Cosimo III dei Medici. Inoltre è in aumento costante il numero degli studenti italiani dei progetti Erasmus e non solo nelle biblioteche e nelle aule universitarie, ma anche nelle tascas e nei pubs della città. Addirittura una porta santa compostellana si aprirà in Italia, a Messina, avendo ricevuto la Confraternita di San Giacomo di Camaro la 135 Dal Xacobeo 1993 s’introdussero una serie di aiuti da parte del governo, sia per quanto concerne i progetti d’investigazione, sia sotto forma di borse di studio atte ad incentivare gli sforzi e le pubblicazioni in favore di tale tema. Nonostante ciò, si osservò che le tesi si distribuirono in modo abbastanza uniforme nel corso di quegli anni. AA.VV, V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, op. cit., p. 105. 136 “Il cammino di Santiago”, Bompiani, Milano 2001. 137 Vacca Nicola, “Coelho, la vita come ricerca”, Secolo d’Italia, venerdì 14 settembre 2001, p. 17. 138 “Il cammino di Santiago” op. cit., p. 9. 139 In Europa gli studi si basano soprattutto sui diari di viaggio dei pellegrini, sui loro testamenti, su certi tipi di affreschi e di iconografie presenti sulle strade, sull’esistenza di confraternite e di ospedali intitolati al santo e costruiti proprio per soccorrere i pellegrini. 70 concessione di celebrare un Anno Santo Compostellano con le stesse indulgenze di quello santiaghese140 . Infine, sempre nel 2004, in un periodo che va dal 5 al 26 marzo, si sono svolti alcuni incontri sul tema: "Camino di Santiago, cammino di fede", nell’ambito delle proposte per la Quaresima 2004. Importante è stato l’intervento di Giuseppe Patti, priore per il Trentino, che ha proiettato una serie di diapositive sul tema: La Via Lattea “Dai Pirenei all’Oceano Atlantico sul Camino di Santiago di Compostela” Altro personaggio di spicco, Davide Gandini141 , priore per la Liguria, che ha tenuto un incontro sulle motivazione che spingono il pellegrino ad abbandonare i propri luoghi per recarsi ad limina sancti Jacobi . 140 SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 3. 141 Davide Gandini è l’autore de Il Portico della Gloria: Lourdes, Santiago de Compostela, Finisterre a piedi, 1luglio – 18 agosto 1992 , prefazione di Paolo Caucci Von Saucken, EDB, Bologna, 1996. Il titolo evoca il portico romanico che immette nella Basilica di Santiago de Compostela. Il volume si presenta come il diario di un pellegrinaggio a piedi, compiuto dallo stesso autore, da Lourdes a Santiago de Compostela e Finisterre realizzato dal 1 luglio al 18 agosto 1992. 71 3 Le Statistiche Ufficiali 3.1 Sviluppo del pellegrinaggio tradizionale a Santiago negli ultimi 15 anni, dal 1989 al 2003. Dopo la stasi degli anni a cavallo delle due guerre mondiali (i regimi, le occupazioni, il sospetto e l’impossibilità talvolta delle più elementari forme di solidarietà), all’inizio degli anni ‘70 arrivavano a Santiago 200 pellegrini l’anno; dieci anni dopo la media era salita a 700: nell’88 sono stati 3.000 di cui più di cinquanta erano italiani 142 . Dalle statistiche vedremo che il pellegrinaggio ad limina Santi Jacobi registrerà affluenze sempre crescenti, e anche laici dichiaranti ne subiscono il fascino, un fascino che parla di identità europea e rende parte di un’antichissima tradizione comune. Abbiamo deciso di prendere in considerazione i dati degli ultimi quindici anni, dal 1989143 , dato che le cifre più rilevanti le riscontriamo proprio a partire da quell’Anno Santo Compostelano, fino al 2003. I dati si riferiscono ai pellegrini che giungono a Santiago e ritirano la “Compostela”144 nell’Ufficio del Pellegrino145 dove vengono schedati: viene fatto loro compilare un registro in cui si chiede nome, cognome, età, provenienza, modo del viaggio e motivazione. Inoltre, ogni anno a gennaio vengono pubblicati i dati del pellegrinaggio dell’anno precedente sulla rivista Compostela146 . Nel grafico 1 viene mostrato lo sviluppo del pellegrinaggio dal 1989 al 2003. Se nel 1989 il numero dei pellegrini era di 5.760, nel 2003 arriva a 74.614147 . E’ interessante vedere come negli Anni Giubilari 1993 e 1999 il numero di pellegrini ha avuto una impennata straordinaria: del 918,39% nel ’93 rispetto al ’92 e del 413,2% nel ’99 rispetto al ‘98. Soltanto nell’Anno Giubilare del 1989 il numero è ancora piccolo, poiché il Cammino aveva appena cominciato a diventare di interesse europeo e non solo 148 . 142 Due sono partiti da Firenze, a piedi fino alla meta. Celletti Virglio, “La via italiana a Santiago”, Chiesa, mercoledì 19 luglio 1989, p. 11. 143 Sul sito ufficiale dell’Arzobispado de Santiago de Compostela, www.archicompostela.org, nel link dedicato alle statistiche, i dati sugli anni pubblicati partono dal 1985/6. 144 Sappiamo già che per ottenere la “Compostela” è necessario dichiarare il motivo religioso o religioso-culturale ed aver percorso gli ultimi 100 km a piedi o a cavallo e 200 in bici. 145 Il numero dei pellegrini viene rilevato anche nelle Associazioni e nei rifugi. Nel primo caso si fa compilare un questionario e successivamente si trasformano i risultati elaborati in rappresentazioni statistiche. Nel secondo invece, si annotano soltanto i pellegrini su di un registro. 146 E’ una rivista trimestrale dell’Arciconfraternita dell’Apostolo San Giacomo. 147 Per vedere tutte le tabelle corrispondenti dalle quali ho elaborato i grafici, vedi www.archicompostela.org. 148 Vai al Capitolo 2, par. 2.3, “Le cause del ‘boom’ del Cammino di Santiago”. 72 160.000 Numero pellegrini 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 19 90 19 91 19 92 19 93 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02 20 03 19 89 0 Grafico 1 Sviluppo del pellegrinaggio tradizionale negli ultimi 15 anni, dal 1989 al 2003. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Tuttavia, tra ogni anno giubilare le cifre crescono per gradi, con una progressione che non accenna a fermarsi. A tal proposito, nel grafico 2 è possibile confrontare la progressione dei pellegrinaggi, esclusi gli Anni Compostelani 1993 e 1999. 80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 0 1989 1990 1991 1992 1994 1995 1996 1997 1998 2000 2001 2002 2003 Pellegrini Grafico 2 Evoluzione dei pellegrini negli ultimi 15 anni, tranne il 1993 e il 1999. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Si può notare effettivamente l’evoluzione costante di questa peregrinazione. Gli anni in cui si registra un incremento maggiore sono dal 1998 al 2000, con un numero di pellegrini che va dai 30.126 ai 55.004. 73 3.2 Distribuzione dei pellegrini secondo i mesi, il sesso, l’età, la professione, la nazionalità d’origine, il mezzo di locomozione usato e la motivazione. I mesi estivi sono i preferiti dai pellegrini, dove i rifugi e gli alberghi sono letteralmente presi di assalto. Perciò può diventare difficile offrire in quel periodo la dovuta attenzione ai camminanti. I mesi invernali invece, a causa del freddo ostile che caratterizza diversi tratti del Cammino, sono i meno frequentati. dicembre novembre ottobre settembre agosto luglio giugno maggio aprile marzo febbraio gennaio 0 20.000 40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 140.000 160.000 180.000 200.000 numero pellegrini Grafico 3 Distribuzione dei pellegrini secondo i mesi. Elaborazione propria1 4 9. Non sono inclusi i dati dell’anno 2002. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Nel grafico 3 vediamo la distribuzione dei pellegrini nei diversi mesi e durante gli ultimi 15 anni, compresi quelli Santi. Nella griglia spiccano subito i colori rosso e verde, rispettivamente agosto (30,74%) e luglio (26,02%) nei quali si concentra la maggior parte di coloro che percorrono il Cammino, seguiti da settembre (12,94%) e giugno (8,77%). In realtà il pellegrinaggio inizia ormai con la Settimana Santa e termina con la festività dei Morti, anche se a dicembre sfidando vento, pioggia e neve ne sono giunti 6.579 (1,12%). Dell’anno 2002 non sono stati pubblicati i dati dall’Arzobispado de Santiago de Compostela, sappiamo solo che i pellegrini sono stati 68.952 in totale, mentre nel 2003 erano 74.614, registrando un aumento del 7,59% 150 . 149 I risultati sono stati ottenuti sommando la cifra di ogni mese per ogni anno nella tabella del sito dell’Arzobispado. 150 SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 5. 74 Nel grafico 4 rappresentiamo l’evoluzione del numero dei pellegrini in base al Uomini 20 03 20 02 20 01 20 00 19 98 19 99 * 19 97 19 96 19 95 19 94 19 93 19 92 19 91 100.000 90.000 80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 0 19 90 numero pellegrini sesso e durante gli anni, dal 1990 al 2003. Donne Grafico 4 Evoluzione dei pellegrini secondo il sesso, dal 1990 al 2003. Fonte: Elaborazione propria, in base ai dati pubblicati dall’Arzobispado de Santiago de Compostela. In questo grafico vediamo la crescita persistente dell’elemento femminile sul Cammino di Santiago, ormai giunta quasi al 40%. Dei 652.290 totali, 401.261 sono uomini e 251.211 donne. Queste raggiungono l’apice negli Anni Compostelani (come gli uomini), passando dai 32.548 del 1993 ai 68.284 del 1999. I dati indicano che continua ad essere un pellegrinaggio realizzato dai giovani. Anche in questo caso abbiamo escluso intenzionalmente coloro che risultano come “non compare”. I dati del 2002 non sono stati pubblicati. Comunque, in base alla tabella ufficiale che espone la distribuzione dei pellegrini in base all’età e nei diversi anni, dal 1989 al 2003, abbiamo costruito il seguente grafico. 160.000 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0 0-10 undici-15 16-20 21-30 31-40 41-50 51-60 61-70 oltre 71 età Grafico 5 Evoluzione dei pellegrini secondo l’età. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. 75 Notiamo qui l’evoluzione dei pellegrini a seconda dell’età. Anche se ogni tappa della vita è ben rappresentata, per le ovvie difficoltà che il Cammino comporta, i giovani tra i 21 e i 30 sono 158.095 e rappresentano la maggioranza di coloro che giungono a Santiago. Si registrano cifre molto più alte negli Anni Santi (30.307 nel 1993 e 38.409 nel 1999), il che è dovuto anche agli incontri dei giovani organizzati dal Papa 151 . C’è uno scarto minimo tra la fascia d’età compresa nei 31-40 (102.966) e quella dei 16-20 (102.472). La quantità di pellegrini tra i 41-50 (87.282) e 51-60 (61.281) è sicuramente inferiore, ma non ha mai smesso di crescere in modo costante negli anni considerati. Lo stesso vale per le categorie 61-70 (28.915),“over 70” (3.171) e 0-10 (2.667) 152 . Per dare un’idea in percentuale, abbiamo deciso di raggruppare alcune fasce d’età nella prossima rappresentazione. 6% 51% 43% < 30 30-60 > 60 Grafico 6 Evoluzione dei pellegrini secondo l’età, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.153 . I minori di 30 anni figurano come il 51%, dai 30 ai 60 anni sono il 43%, i maggiori di 60, il 6%. In ogni caso, per realizzare il Cammino, è necessario disporre di un certo tempo. Sebbene non tutti cominciano da Roncesvalle, quelli che lo fanno impiegano circa un mese o un mese e mezzo per arrivare fino a Santiago di Compostela. In base alle cifre ufficiali dal 1991 al 2003, si ricava il grafico (7) dei pellegrini in base alla professione. 151 Vedi Capitolo 2, paragrafo 2.3.1. La sottoscritta stessa ha incontrato l’estate scorsa molti bambini ed anziani nel Cammino. 153 Vedi la tabella di elaborazione propria corrispondente, su base dei dati pubblicati in una tabella dell’Arzobispado de Santiago de Compostela. 152 76 1% 1% 1% 5% 3% 4% 1% 9% 10% 7% 6% 36% 11% Casalinghe Studenti Operai Tecnici Pensionati 5% Dirigenti Funzionari Professori Sacerdoti Altri Impiegati Liberi professionisti Preti/suore Oikoten Grafico 7 Pellegrini secondo la loro professione, in percentuale. Elaborazione propria1 5 4. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Si nota chiaramente che gli studenti sono i più numerosi, rappresentando il 36% del totale, mentre l’11% sono liberi professionisti, il 10% sono impiegati, il 9% sono tecnici, il 7% sono professori. I pensionati, che anche sul Cammino dimostrano la presenza attiva che hanno nella società, sono il 5%, dimostrando come sia giusto sostituire la dizione di “terza età” con quella di “età del tempo libero” 155 . Tempo libero hanno anche le casalinghe, il 4%, ecc. La categorie con meno rappresentanti riguardano i preti, le suore ed i sacerdoti con l’1%. Ma tra questi vi sono anche gli “OIKOTEN” (1%): si tratta di un programma, tutt’ora in vigore nei Paesi Bassi, che prevede come tipo di pena riabilitativa per giovani disadattati (a loro si riferisce la categoria) la realizzazione del pellegrinaggio. Ma vediamo ora nel grafico 8 la provenienza geografica di questi “camminanti” che arrivano da ogni parte, sono di tutte le età e classe sociale. Le statistiche ci aiuteranno a capirne qualcosa di più sulla 450.000 400.000 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 0 Spagna Francia Germania Italia Belgio Olanda Svizzera Inghilterra Usa Austria Portogallo Irlanda Europa Africa America Canada Asia Paesi Oceania Altri numero pellegrini loro nazionalità di origine. Grafico 8 Pellegrini secondo la nazionalità d’origine(1989-2003)156. 154 Mancano i dati del 2002. SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 5. 156 Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. 155 77 La maggior parte giungono dall’Europa. Tuttavia, pellegrini di 91 paesi dei cinque continenti chiesero ed ottennero la “Compostela” nell’ultimo Anno Santo del XX secolo 157 . Gli spagnoli rappresentano il 76% dei pellegrini, ma in alcune stagioni dell’anno, soprattutto in primavera ed autunno, vengono superati dagli stranieri. Tra questi i gruppi più numerosi sono i francesi (5%), i tedeschi (4%), e gli italiani 158 (2%). Stanno aumentando gli inglesi (5.951), il “resto d’Europa” (2.570) ed i portoghesi (5.114). Ultimamente sembra stabilizzarsi l’ondata d’oltre oceano, influenzata negli anni passati dalle mode New Age. I più numerosi giungono dall’America-latina (8.480), seguita dagli Stati Uniti159 (6.524), dal Canada (4.791), dai “Paesi Nordici” (2.159), dall’Oceania (1.220) e perfino dall’Asia (751). Riguardo al modo di compiere il Cammino, possiamo dichiarare che camminare e pedalare sono i mezzi più usati dai pellegrini. Lo possiamo notare anche nel grafico 9, progettato tenendo conto dei dati ufficiali del Registro de la Oficina de Acogida de Peregrinos che comprendono gli anni dal 1989 al 2003. 80,00% 76,39% 70,00% 60,00% 50,00% % 40,00% 30,00% 22,88% 20,00% 10,00% 0,46% 0,28% 0,00% A piedi Bici Cavallo Altro Grafico 9 Distribuzione dei pellegrini secondo il mezzo di locomozione usato, in %. Fonte: Elaborazione propria160. 157 Cardaillac Luis, Santiago Apostol, el Santo de los dos mundos, pròlogo de Jose Marìa Murià, El Colegio de Jalisco, Jalisco, 2002, p. 323. 158 Nel 2003 l’Italia è al primo posto per i sacerdoti che concelebrano nella cattedrale di Santiago. Sono esattamente 634, ai quali corrispondono anche il maggior numero di gruppi organizzati che arrivano a Santiago in pullman, molti dei quali in un tour che prevede anche Fatima. SANTIAGO foglio di informazione…op. cit., p.5. 159 Numerosi americani hanno “scoperto” il Cammino di Santiago grazie alle imprese di una loro pellegrina ultracinquantenne, l’attrice Shirley MacLaine: è grazie alle proprie memorie raccontate nel suo libro The Camino, a journey of the spirit (Paperback, 2001) che numerose persone del Nuovo Mondo si riversano ogni anno nella Vecchia Europa per percorrere centinaia di miglia. Io stessa ho conosciuto ed intervistato una giovane americana che ha deciso di intraprendere il Cammino dopo aver letto il suddetto libro. 160 Abbiamo omesso dai nostri calcoli coloro che sono stati registrati come “non risposto”. 78 Il 76,30% percorre il Cammino a piedi , mentre il 22,88% lo fa in bici e solo lo 0,46% va a cavallo. Sono pochissimi anche coloro che arrivano via mare (0,28%), a differenza del medioevo. Esiste un incremento notevole in quanto al peregrinare a piedi: lo vediamo meglio nel grafico 10. 140000 numero pellegrini 120000 100000 80000 60000 40000 20000 19 89 19 90 1.9 91 19 92 19 93 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 * 20 00 20 01 20 02 20 03 0 A piedi Bici Cavallo Altro Grafico 10 Evoluzione dei pellegrini in base al mezzo di locomozione usato, dal 1989 al 2003. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Dalle tabelle calcoliamo che si passa dal 63% nel 1991 all’81% nel 2003. Di conseguenza registriamo un calo nell’utilizzo della bici, dal 36% nel 1991 al 18% nel 2003, che raggiunge quasi un 36% solo nell’Anno Santo del 1993. Ma perché le persone decidono di intraprendere il Cammino di Santiago? Le statistiche ci aiutano a capire meglio anche questo aspetto. Nel grafico 11 abbiamo calcolato l’evoluzione dei pellegrini in base alla motivazione, considerando gli anni dal 1989 al 2003. 140000 numero pellegrini 120000 100000 80000 60000 40000 20000 Religioso Rel-Culturale 20 03 20 01 20 02 20 00 19 97 19 98 19 99 * 19 95 19 96 19 94 19 92 19 93 19 90 1.9 91 19 89 0 Culturale Grafico 11 Evoluzione dei pellegrini secondo la motivazione, dal 1989 al 2003. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. 79 Su di un totale di 652.920 pellegrini censiti a Santiago in questi ultimi quindici anni, 438.914 (67%) hanno dichiarato una motivazione religiosa, 190.869 (29%) religioso-culturale e 32.319 (4%) solo quella culturale. Come vediamo chiaramente, i dati evidenziano il significato religioso del Cammino, indifferentemente da ciò che registrano i pellegrini. Gli Anni Santi sono di maggiore dedizione religiosa, mentre allo stesso tempo decresce la giustificazione solo culturale. 4% 29% 67% Religioso Rel-Culturale Culturale Grafico 12 Pellegrini secondo il motivo, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Con il grafico 12 abbiamo voluto dare le motivazioni dei pellegrini in percentuale. Il motivo religioso rappresenta il 67%, quello religioso-culturale il 29%, mentre appena il 4% ha dichiarato di aver fatto il Cammino solo per ragioni culturali, ottenendo per tale motivo solo un elegante biglietto di benvenuto, ma non la Compostela che viene rilasciata, come sappiamo, solo per devotionis causa. Ma in conseguenza del fatto che si elaborano le cifre di quei pellegrini che vengono registrati solo a Santiago, il numero reale potrebbe risultare differente. Tali differenze possono avere delle valide spiegazioni. Ad esempio, alcuni tra quelli che partono da Roncesvalles non giungono a destinazione e modificano così il risultato delle cifre finali. Inoltre, c’è da dire che a Santiago vengono registrati quelli che chiedono la “Compostela”, perciò spariscono facilmente altri interessi come lo sport. Succede ancora che ogni anno il Cammino accolga ogni tipo di persona che voglia anche solo uscire dalla preoccupazione della quotidianità e che sia disposta a nuove avventure. Per alcuni può essere ad esempio la ricerca di Dio, per altri, quella di se stesso attraverso gli altri e con la natura. 80 3.3 I dati ufficiali di marzo del 2004 dell’Ufficio del Pellegrino. Durante il mese di marzo nell'Ufficio del Pellegrino ricevono la Compostela 3.080 pellegrini. Di questi pellegrini, 1.261 (40,04%) sono donne e 1.819 uomini (59,06%). A piedi sono arrivati in 2.842, in bicicletta 198 e 40 a cavallo. Nel prossimo grafico possiamo vedere meglio la corrispondenza tra i risultati con le percentuali. 92,27% 100,00% 90,00% 80,00% 70,00% 60,00% % 50,00% 40,00% 30,00% 6,43% 20,00% 1,30% 10,00% 0,00% A piedi bici cavallo Grafico 13 Distribuzione dei pellegrini secondo il mezzo di locomozione usato nel marzo 2004, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Anche nel suddetto mese, come negli anni passati, abbiamo la conferma che sempre più persone scelgono di compiere il Cammino nella maniera tradizionale (a piedi), il 92,27%, mentre in bici il 6,43% ed a cavallo l’1,30%. In quanto all’età, troviamo i dati già suddivisi nelle fasce che abbiamo riproposto nel grafico da noi elaborato. 5,36% 40,81% 52,99% < 30 30-60 > 60 Grafico 14 Distribuzione dei pellegrini secondo l’età nel marzo 2004, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. 81 In questo mese notiamo che si è ingrandito il gruppo dei 30-60 con 1.632 pellegrini (52,99%) a scapito dei 1.257 <30 (40,81%) e dei 165 >60 (5,36%). Evidentemente le persone che lavorano stanno aumentando nel Cammino, e optano per il Cammino rinunciando magari alle “normali” vacanze con la formula del “tutto compreso”161 . Riguardo alla professione, presentiamo la tabella 1 grazie alla quale possiamo affermare che il gruppo più numeroso rimane quello formato dagli studenti: N°Pellegrini % Studenti 820 26,62% Operai 377 12,24% Impiegati 353 11,46% Liberi professionisti 341 11,07% Tecnici 279 9,06% Tabella 4 Distribuzione dei pellegrini secondo le professioni nel marzo 2004. Elaborazione propria162 . Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Per quanto concerne la nazionalità, la maggior fetta spetta sempre agli Spagnoli, con 2.679 unità (86,98%), mentre gli stranieri sono solo 401 (13,02%). 86,98% 90,00% 80,00% 70,00% 60,00% % 50,00% 40,00% 30,00% 13,02% 20,00% 10,00% 0,00% spagnoli stranieri Grafico 15 Distribuzione dei pellegrini secondo la nazionalità nel marzo 2004, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. 161 Le tante agenzie turistiche che promettono viaggi avventurosi ad esempio nei safari africani e che sbandierano la formula del “tutto compreso”, non sanno forse che quest’ultima risale al Trecento. Furono infatti gli armatori veneziani a inventarla per le migliaia di pellegrini che ogni anno si recavano in Gerusalemme partendo da Venezia. L’offerta consisteva in una sorta di “Terra santa andata e ritorno”, che includeva il viaggio vero e proprio, la guida per le varie visite ai luoghi sacri, i pernottamenti e il ristoro nelle locande e persino il compenso per l’esecutore del testamento visti i pericoli dell’epoca in cui facilmente poteva incappare. Cepeda Fuentes Martina, Il Giornale, martedì 3 giugno 1997. 162 Non si hanno le cifre né le percentuali delle altre professioni (es. casalinghe, professori, pensionati, ecc.). La percentuale è stata calcolata sul totale di 3.080 (pellegrini registrati nel mese di marzo). 82 Nelle tabelle 2 e 3 invece, vediamo rispettivamente la provenienza degli spagnoli e degli stranieri. Spagnoli Galizia Madrid N°pellegrini 1.138 % 48,48% 303 11,31% CastLeòn 323 10,48% Valencia 159 5,94% Andalucìa Catalogna 147 5,49% 128 4,78% Tabella 5 Distribuzione dei pellegrini spagnoli per provenienza nel marzo 2004. Elaborazione propria163 . Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Stranieri N°pellegrini % Germania Inghilterra USA Francia Portogallo Italia Canada 113 30 30 23 20 20 18 3,67% 3,97% 0,97% 0,75% 0,65% 0,65% 0,58% Tabella 6 Distribuzione dei pellegrini stranieri per provenienza nel marzo 2004 . Elaborazione propria164 . Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Vedendo il grafico 16, capiamo subito che anche in questo Anno Santo Compostelano 2004 il motivo religioso prevale sugli altri. 5,42% 22,18% 72,40% Religiosa Rel-Culturale Solo Culturale Grafico 16 Distribuzione dei pellegrini secondo la motivazione nel marzo 2004, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Con questa tabella vediamo invece da dove decidono di partire i pellegrini, sempre nel mese di marzo. Sarria N°pellegrini 650 % 21,10% O’Cebreiro Tuy Roncesvalles Leòn Ponferrada Astorga 548 324 215 151 143 127 17,79% 10,52% 6,95% 4,90% 4,64% 4,12% Tabella 7 Distribuzione dei pellegrini secondo il posto di uscita nel marzo 2004. Elaborazione propria165 . Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. Le statistiche sembrerebbero indicare che la maggior parte dei pellegrini inizia il cammino a Sarria, ovverosia dagli ultimi 100 chilometri necessari per ottenere la sospirata Compostela. I ciclisti salgono preferibilmente da Ponferrada poiché dista 205,4 km da Compostela 166 . In realtà la maggior parte inizia il cammino dai Pirenei, 163 164 165 166 Non ci sono i dati delle Isole Canarie, Asturie, Paesi Baschi e delle Baleari. Non ci sono i dati di Messico, Austria, Paesi Nordici, Belgio e Giappone. Non si hanno cifre sui pellegrini partiti da Ferrol, Pamplona, Oviedo, ecc. “ Guìa del Peregrino”, Camino de Santiago, Junta de Castilla y Leòn, Sotur S.A., 2003. 83 poiché le statistiche distinguono tra coloro che iniziano a Saint-Jean-pie -de-Port e quelli che partono da Roncisvalle, che dovrebbero essere considerati non solo separatamente, ma anche nel loro insieme. Nella tabella 5 ritroviamo il Cammino più battuto dai pellegrini, quello Francese, che rimane sempre il preferito da percorrere, si tratti di motivi spirituali, culturali o sportivi. Tipo di Cammino Marzo % Francese Portoghese 2.323 75,42% FisterraMuxìa 411 13,34% Via de la Plata 95 C. del Nord 110 3,57% Inglese Primitivo 3,08% Tabella 8 Cammini seguiti dai pellegrini nel mese di marzo del 2004. Elaborazione propria167. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. 3.4 I dati ufficiali di giugno e del primo semestre del 2004 da parte della Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo. I dati definitivi del mese di giugno del 2004 ci annunciano che sarà un anno storico. Secondo la Consellerìa de Cultura, il numero di pellegrini che ha utilizzato le strutture dei Cammini è arrivato fino a 47.330, ai quali si devono aggiungere gli 11.300 che hanno pernottato negli accampamenti e centri sportivi aperti apposta per l’evento. numero pellegrini 47.330 50.000 45.000 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 11.300 Strutture alberghiere Accampamenti, centri sportivi Grafico 17 Distribuzione dei pellegrini a seconda del tipo di struttura utilizzata nel Cammino nel giugno 2004 . Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo. 167 Gli spazi lasciati in bianco sono dovuti alla mancanza di dati. 84 Con la tabella 6 cerchiamo di capire quanti pellegrini hanno pernottato nelle strutture alternative predisposte dalla Xunta nei diversi Cammini. N°pelleg. nei centri sportivi N°pelleg negli accampam. Francese Portoghese Fisterra-Muxìa Inglese Via de la Plata 6.100 1.700 700 400 300 2.100 Tabella 9 Distribuzione dei pellegrini nelle strutture alternative dei Cammini nel giugno 2004. Elaborazione propria1 6 8. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo. Nella tabella 7 invece vediamo quanti pellegrini hanno dormito nelle strutture tradizionali (alberghi) dei Cammini. N°pelleg negli alberghi Francese Portoghese FisterraMuxìa Inglese Via de laPlata C. del Nord 37.300 3.157 2.097 302 2.754 1.720 Tabella 10 Distribuzione dei pellegrini nelle strutture tradizionali dei Cammini nel giugno 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo. Secondo i dati dalla Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo, 181.398 pellegrini hanno usufruito, nel primo semestre dell’anno jacobeo 2004, degli alberghi o di alloggi alternativi messi a disposizione dalla Xunta nei Cammini di Santiago. Si tratta di una quantità che supera di 69.890 quelli registrati nel precedente Xacobeo ’99, praticamente un 62,6% in più. Ma questa cifra raggiunge i 250.000 se si tiene conto delle persone che utilizzano alloggi turistici, case particolari o private, al di fuori del controllo della Consellerìa 169 . Nel complesso vediamo ora il Cammino più attraversato, prima con una tabella, e poi con un grafico per rendere più evidenti le cifre trasformate in percentuali. N° pelleg. Francese Portoghese 141.497 17.937 Fisterra V.de la C. del Muxìa Plata Nord 7.402 7.199 4.006 Inglese Primitivo 2.181 1.176 Tabella 11 Distribuzione dei pellegrini nei diversi Cammini nel primo semestre 2004. Elaborazione propria170 . Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn So cial e Turismo. 168 169 170 Gli spazi bianchi sono dovuti alla mancanza di dati. N. M., “La Ruta francesa se queda pequena”, La Voz de Galicia , domenica 25 luglio 2004, p. 18. I dati sono stati presi da La Voz de Galicia , domenica 25 luglio 2004. 85 80% 78% 70% 60% 50% % 40% 30% 20% 10% 9,89% 0,04% 3,97% 2,21% 1,20% 0,65% 0% Francese Portoghese FisterraMuxìa Via de la C. del Nord Inglese Plata Primitivo Grafico 18 Distribuzione dei pellegrini nei diversi Cammini nel primo semestre 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo. Questa realtà che si è riscontrata nella prima metà dell’anno, si è ripresentata nel mese di luglio, superando perfino le previsioni più ottimistiche. In ogni caso, gli stessi pellegrini si lamentano per il gran numero di persone che si è riversata quest’anno sulle vie del Cammino, perché fanno di modo che non si possa usufruire di tutti i vantaggi e delle comodità che di solito si trovano nei rifugi quando ci sono meno persone; ma questo è il prezzo che bisogna pagare per arrivare a Compostela attraverso la Porta Grande. Proviamo ora a confrontare velocemente le cifre del primo semestre del precedente Xacobeo ’99 con quelle dello Xacobeo 2004. Se nel 2004 sono state 141.497 le persone del Cammino Francese, nel 1999 furono 102.975. Nel Cammino Portoghese nel ‘99 sono stati 4.268, quest’anno 17.937. In un anno non giubilare invece, come lo scorso 2003, il numero non raggiungeva gli 80.000 pellegrini. Il totale dei Cammini a Compostela raggiunse una cifra globale di pellegrini di 111.558 nei primi sei mesi del ’99, che quasi si è duplicata nel 2004 con oltre 181.000. Con il grafico 19 abbiamo voluto evidenziare la differenza tra i due Anni Xacobei. 86 181.398 numero pellegrini 200.000 150.000 111.558 100.000 50.000 0 Xacobeo 1999 Xacobeo 2004 Grafico 19 Evoluzione a confronto dei pellegrini nel precedente Xacobeo 1999 e di quelli nello Xacobeo 2004. Elaborazione propria171. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo. In conclusione sembra che il trend degli ultimi anni continui a svilupparsi secondo una linea costante. Nel Cammino vi è una sempre più crescente affluenza da parte di donne, insieme ad una continua presenza di persone d’oltre oceano (latinoamericani e statunitensi principalmente). Tra gli europei sono in aumento gli italiani, gli inglesi ed i portoghesi, favoriti anche dalla vicinanza geografica con la Spagna, mentre poco rilevante è il flusso di pellegrini provenienti dai paesi dell’est Europa anche se si è visto dai dati esaminati che sono in costante aumento172 . Negli ultimi anni poi sono aumentati in modo considerevole i giovani ed i giovanissimi, ossia gli studenti, ma sono sempre più anche gli impiegati che utilizzano il proprio tempo libero per provare un’esperienza fuori dal comune. La maggior parte dei peregrini preferisce percorrere le strade giacobee a piedi e pernottare negli alberghi o nei rifugi preferendoli agli alloggi secondari come i centri sportivi messi a disposizione dalla Xunta. In quanto alle motivazioni, quella religiosa rimane la principale mentre le altre vengono spesso “camuffate” al momento di chiedere la “Compostela” nell’Ufficio del Pellegrino. Per concludere, si è registrato un flusso maggiore di pellegrini nel Cammino soprattutto negli Anni Santi Compostellani, anni in cui i pellegrini si sentono particolarmente motivati ad affrontare un simile sforzo. 171 I dati si possono trovare anche in N. M., “La Ruta francesa se queda pequena”, La Voz de Galicia, domenica 25 luglio 2004, p. 18. 172 SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004.p. 5. 87 4 Il pellegrinaggio nel XXI secolo 4.1 4.1.1 Pellegrini moderni vs. pellegrini medievali La mia rilevazione sul campo “Caminante son tus huellas el Camino y nada màs. Caminante no hay Camino, se hace el Camino al andar. Al andar se hace Camino, y al volver la vista atràs, se ve la senda que nunca se va a volver a pisar. Caminante no hay Camino sino estrellas en el mar173.” A luglio del 2004 ho realizzato personalmente il Cammino di Santiago a piedi. Mi trovavo in Spagna, a Salamanca precisamente, per una borsa di studio Erasmus e questa occasione ha rappresentato lo spunto di partenza per il pellegrinaggio. Per me si è trattata di un’esperienza completamente nuova, e nonostante fossi abituata a viaggiare anche da sola sapevo che questa volta sarebbe stato diverso: non c’era niente di organizzato e perciò non riuscivo ad immaginare in quale magnifica “avventura” mi sarei imbattuta. Ho intrapreso il percorso da Ponferrada174 , effettuando gli ultimi 200 Km del Camino Francès ed arrivando a Santiago de Compostela dopo circa una settimana 175 . E’ stata davvero un’esperienza unica quella di assumere la condizione di “pellegrino”, come hanno fatto migliaia di persone in tutti questi secoli. I pellegrini che ho incontrato lungo il Cammino provenivano da molte nazioni dell’Europa (Francia, Germania, Olanda, It alia), dall’Est-Europa (Ungheria, Lituania) e anche d’oltreoceano (Stati Uniti, Canada, Argentina). Naturalmente i più numerosi sono gli spagnoli che più degli altri percorrono a piedi anche solo una parte dell’intero 173 La poesia è di Antonio Machad; vedi www.xacobeo.es. Si trova nella provincia di Leòn, poco distante dal confine con la Galizia; deve il suo nome ad un ponte del XII secolo costruito per i pellegrini che dovevano oltrepassare il fiume Sil. 175 Per il racconto dettagliato vedi in “Appendice” il mio diario personale del Cammino di Santiago. 174 88 cammino 176 . Alcuni tra loro hanno partecipato alla mia ricerca accettando di dedicarmi un po’ del loro tempo. Così, munita del mio fedele registratore ho ricavato trenta interviste complete in tre lingue diverse (spagnolo, italiano, inglese), di una durata che va dai dieci ai trenta ed oltre minuti l’una 177 . Mi sono sentita in dovere di tradurre il tutto in italiano di modo che chiunque possa comprenderne i contenuti. Per quanto riguarda il questionario178 ho posto dodici domande ai pellegrini, di cui due sono “hospitaleros”. In generale ho cercato di porre gli stessi quesiti, non nello stesso ordine ma in base ai racconti di ognuno di loro; a volte ne ho modificati o sostituiti alcuni proprio per cercare di capire meglio le loro motivazioni ai fini della mia analisi. L’intento era anche quello di farmi descrivere delle storie particolari, un po’ per mia curiosità ma forse perché io stessa volevo saperne di più sul Cammino e poi per scovare le divergenze tra i pellegrini moderni e quelli antichi. Non ho voluto imporre un questionario scritto ai pellegrini pensando che se avessi dato loro da scrivere, soprattutto la sera quando si è veramente stanchi, non avrei certamente avuto la loro disponibilità e la loro cortesia nel rispondere alle mie richieste. Ho cercato di immedesimarmi nel “fisico” fiaccato dal cammino oltre che nello spirito del pellegrino. Infatti ho avuto ragione perché grazie al registratore i pellegrini non hanno fatto alcuna fatica a collaborare; all’inizio erano piuttosto stupiti perché mi scambiavano addirittura per una giornalista, alcuni si vergognavano un po’ ed altri mi consigliavano perfino i soggetti interessanti da intervistare. In tutti comunque ho visto una certa tranquillità e scioltezza nell’espormi la propria esperienza, diversi si sono emozionati e a loro volta hanno fatto commuovere me. Devo ammettere che mi sentivo anche un po’ psicologa visto che con me la gente si è aperta totalmente, ha messo “a nudo” una delle parti più nascoste del proprio io. Una delle esperienze più interessanti che mi è capitato di sperimentare personalmente è il rapporto che si instaura fra i pellegrini lungo il percorso e soprattutto nei rifugi al pomeriggio e di sera: è in quei momenti che ho dialogato con la stragrande maggioranza delle persone dato che nella prima parte del giorno dovevamo dosare le nostre energie per completare le tappe. Talvolta mi è capitato di approfittarne durante 176 Secondo il giornale La Voz de Galicia , il primo pellegrino ad entrare in Galizia in quest’Anno Santo è stato il professore giapponese Kenichi Michimata, che è entrato in O’Cebreiro l’uno gennaio alle ore sei del pomeriggio. Michimata, che è partito da Saint Jean Pied de Port, ha dichiarato di fare il Cammino in ricordo e in omaggio a San Francisco Javier, evangelizzatore del Giappone. www.amigosdelcamino.com. 177 La lista dell’elenco dei pellegrini intervistati ed i loro dati sono nella sezione appendice. 178 Vedi il “Questionario” con le relative domande in appendice. 89 Formattato le soste nei bar per “catturare” qualche volontario che stava tomando algo (facendo uno spuntino!) verso mezzogiorno.179 Andiamo quindi ad incontrare questi uomini che continuano a tracciare il Cammino, quelli che lo rianimano senza sosta con il peso dei loro piedi, proprio come i pellegrini medievali. 4.1.2 I risultati della rilevazione Basandomi sull’età ho intervistato pellegrini dai 9 (Cristina) ai 73 anni (Camilo). Risulta che la maggior parte è compresa nelle fasce dei 21-30 e 31-40, così come ho dimostrato anche nel terzo capitolo sulle statistiche ufficiali da me elaborate. Ho avuto l’occasione d’incontrare parecchi ciclisti, ma ne ho intervistato solo uno, con altri ho chiacchierato lungo qualche tappa. Questo perché di solito i ciclisti viaggiano in gruppi e vista la ridotta capacità dei rifugi (soprattutto in Galizia) che accettano prima di tutto i pellegrini a piedi, essi andavano a pernottare negli accampamenti o montavano loro stessi la propria tenda. Ø Domanda 1. Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Ho voluto porre questa prima domanda per sapere innanzitutto se il Cammino di Santiago è conosciuto anche al di fuori del contesto spagnolo; poi è interessante scoprire se i pellegrini si sono documentati prima di mettersi in marcia e dove sono andati a cercare le informazioni necessarie. Quasi tutti, spagnoli e stranieri, rispettivamente il 73% ed il 26%, hanno detto di conoscere sin da piccoli la storia dell’Apostolo Santiago; la passione per il pellegrinaggio viene trasmessa anche dalla famiglia, come nel caso del giornalista (Pepe) i cui genitori transitarono lungo la rotta jacobea nel lontano 1976. La maggioranza (80%) si è documentata su Internet prima di partire, soprattutto per sapere cosa bisognasse portarsi dietro e dove pernottare. Internet ha decisamente aumentato la quantità d’informazioni a disposizione di tutti e nel caso del pellegrinaggio a Santiago facilita l’incontro “virtuale” di esperienze. Infatti molti pellegrini (67%) hanno sentito il bisogno prima di partire di cercare testimonianze dirette (positive o negative) di precedenti pellegrini, che a mio parere sono davvero fedeli e rappresentano la bocca della verità. Però in altri cas i Internet sta prendendo un po’ il posto dei “vecchi” e cari libri: sono in pochi appassionati infatti che approfondiscono il tema su testi specifici. Un’italiana è 179 In una di queste occasioni la signora Maria (da me intervistata) mi ha offerto un succo d’arancia: questo a prova della gentilezza della gente che ho conosciuto. 90 rimasta colpita ad esempio dal libro di Paulo Coelho ed ha deciso d’intraprendere quest’avventura assieme a suo marito. Sono in tanti comunque a portare con sé una delle tante guide redatte al proposito. In Spagna i media (TV e giornali), specialmente nel 2004 (Anno Santo Compostellano), hanno parlato molto di ogni aspetto del Cammino ma il mezzo di diffusione più frequente è il passaparola. I mezzi di comunicazione hanno “scoperto” il Cammino di Santiago quando oramai esso rappresentava una tradizione consolidata tra le persone che l’avevano compiuto o che ne erano venute a conoscenza. Ø Domanda 2. E’ la prima volta che percorri il Cammino verso Santiago ? E quali sono le tue motivazioni? Questa seconda domanda è composta in realtà da due parti: la prima serve per scoprire se le rotte giacobee sono frequentate più dai veterani del Cammino o da coloro che lo esperimentano per la prima volta, mentre l’altra rappresenta il fulcro della mia rilevazione. Proprio basandomi sul titolo della mia tesi “La rinnovata attualità del Cammino di Santiago”, ho voluto analizzare soprattutto quali possano essere le motivazioni che spingono oggigiorno migliaia di persone a versarsi sulle strade spagnole e rinunciare ai comfort a cui la vita quotidiana ci ha abituati. Ciò mi serve indirettamente per comprendere se le ragioni sono cambiate o se in parte continuano ad essere le stesse anche col passare dei secoli. La maggior parte di coloro che hanno risposto alle interviste stava percorrendo il Cammino per la prima volta (63%). Un ruolo determinante nell’incremento del numero di pellegrini che percorrevano le strade giacobee lo ha sicuramente avuto l’Anno Santo. Tuttavia per alcuni pellegrini intervistati non si trattava del primo anno di pellegrinaggio (37%): per un ragazzo di nome Santiago era la seconda volta (questa in bici e l’altra a piedi), per gli italiani Giovanni e Valeriano era, rispettivamente, la terza e la quarta volta: dei veri veterani del Cammino. Per la signora Cristina si trattava del suo sesto anno consecutivo. Per quanto concerne le motivazioni, è interessante sottolineare che queste cambiano ogni volta che s’intraprende nuovamente il Cammino. Sicuramente il carattere religioso e spirituale è molto vivo tra i pellegrini, ma ce ne sono altri che purtroppo non compaiono affatto nelle statistiche ufficiali dell’Arzobispado di Santiago de Compostela. Nella mia indagine invece ho riscontrato i seguenti motivi che considero altrettanto importanti: 91 ♦ storico-culturali; ♦ sportivi; ♦ avventura; ♦ conoscere gente nuova; ♦ conoscere meglio me stesso (una sfida con se stessi); ♦ per mantenere una promessa; ♦ per turismo, anche nel senso di “vacanze gratuite”; ♦ contro la fame e le guerre nel mondo; ♦ per fare un percorso di coppia; ♦ terapia contro la depressione e/o la routine quotidiana. E’ un po’ difficile capire in che misura queste ragioni siano presenti in ciascuna persona, ma penso che anche una certa dose di passione sportiva possa aiutare a sostenere un impegno fisico così severo. Non c’è bisogno di cercare altri mezzi per fare penitenza diverso da quello che il semplice andare impone. La fatica, la sete, la fame, l’incertezza di trovare o meno un rifugio nel quale potersi riposare, i disagi della convivenza con persone sconosciute, i problemi di salute e le piaghe sui piedi, già sono sufficienti elementi penitenziali. Giovani ed anziani indifferentemente, hanno voglia di fare nuove amicizie, di comunicare con gente di qualsiasi razza e credo religioso, di raccontare le proprie esperienze; di conseguenza si vuole “scappare” da quella che è la vita di ogni giorno. Concordo pienamente con il commento di un pellegrino: “Si chatta con qualcuno che sta in Australia e poi non sappiamo parlare con chi è più vicino a noi. Qui quello che incontro è soprattutto comunicazione che è quello che manca nella nostra vita, nelle istituzioni, nelle coppie 180 ”. Infatti conversando con i viandanti ho scoperto che diversi tra loro arrivano depressi nel Cammino: alcuni sono in terapia presso psicologi o psichiatri, ma tutti si sentono meglio del giorno in cui sono partiti, visto che ci si abitua a vivere in una nuova dimensione in cui la pace penetra il pellegrino e lo accompagnerà fino alla cattedrale di Santiago. Ho incontrato inoltre diverse coppie (rappresentano il 13% dei miei intervistati), sia coniugati che fidanzati, che intraprendono il cammino per conoscersi meglio e superare certe difficoltà, ma sono contestualmente consapevoli di compiere anche un percorso individuale. Difatti una cosa che non avrei mai pensato che 180 L’intervista completa di questo pellegrino si trova in appendice, assieme alle altre. 92 emergesse, è proprio questa voglia di conoscere meglio se stessi che ho verificato in ogni pellegrino (me compresa). Il Cammino interiore e quello esteriore non sono paralleli, entrambi sono uniti: quello fisico sostiene quello spirituale e quest’ultimo vacilla senza il sostegno del fisico. Ho notato particolarmente nelle donne, che per il 77% di loro si tratta di una vera e propria sfida personale: vogliono fare il Cammino per vedere se riusciranno nel loro intento senza dover mollare. E’ una prova molto dura, a mio parere più psicologica che fisica. Quasi il 40% poi ha ammesso che il Cammino è finanche l’occasione per una vacanza piuttosto economica, unita al desiderio di avventura soprattutto per i giovani, gli studenti. Uno tra i miei intervistati mi ha rivelato di essere lì perché gli interessavano solamente i concerti dei suoi gruppi preferiti (organizzati dalla Xunta). Sono in tanti anche coloro che percorrono queste antiche strade per adempiere ad una promessa (47%). Una ragazza ad esempio era lì perché aveva garantito all’Apostolo di ritornare; per un signore si trattava anche di un compromesso perché stava percorrendo il Cammino senza possibilità economiche (atteggiamento tipico del pellegrino medievale) ricevendo solo ciò che gli altri gli offrivano di spontanea volontà181 . Un ragazzo lituano era nel Cammino da cinque anni e mezzo perché ha voluto uscire totalmente da problemi di droga e alcool. C’è chi addirittura compie tale sforzo per pregare contro la fame e le guerre nel mondo (13%), per ridare un po’ di pace all’umanità, per mandare anche in questa maniera un chiaro messaggio ai potenti della Terra. Possiamo capire infine che ciascuno percorre le tappe del Cammino per più motivi, ma tutti cercano qualcosa nella fatica, perfino chi alleggerisce il proprio percorso andando talvolta in auto per evitare le tappe più dure. Si cammina fra gente di ogni età, lingua, nazione, fra profeti new age e plotoni di parrocchiani, campioni di trekking e laici curiosi; ma tutti, a ogni minima sosta, ne approfittano per parlare 182 . Ø Domanda 3. Vale la pena soffrire? Percorrere il Cammino di Santiago, che siano 800 i chilometri o “solo” 100, comporta sicuramente un notevole sforzo a livello fisico (otre che psicologico). Formattato 181 Formattato L’intervista è riportata in appendice. 182 Zucconi Giovanna, “Santiago il Cammino new age”, La Stampa, sabato 17 aprile 2004. 93 Formattato Formattato Perciò ho voluto capire se per i pellegrini effettivamente valga la pena patire in tale modo per raggiungere la città dell’Apostolo. Quasi tutti gli intervistati (93%) concordano sul fatto che in fondo valga la pena soffrire un po’ per quest’esperienza e che il dolore unisca la gente. Le persone cominciano a valorizzare molte cose alle quali prima non davano alcuna importanza, soprattutto quegli oggetti materiali che fanno parte della quotidianità e che in genere sono scontati (un letto comodo, l’acqua, la macchina). E’ difficile stabilire se il dolore sia più fisico o psicologico, sicuramente vanno di pari passo. Pare che a chiunque sia capitato di pensare, almeno una volta durante il Cammino, di voler mollare e tornare a casa183 . A volte si vedono dei pullman carichi di pellegrini lesionati, col morale giù e che non sanno se riusciranno ad arrivare a Santiago di Compostela. Le bolle ai piedi e la tendinite sono problemi non indifferenti da affrontare, per questo in quasi tutti gli alberghi ci sono sempre delle postazioni della croce rossa che aiutano i poveri viandanti. In ogni caso, alla fine di ogni tappa ci si sente bene, specialmente dopo una doccia rigenerante che toglie sia la sporcizia che la stanchezza. Gli hospitaleros, i più esperti, affermano invece che il Cammino non sia affatto una sofferenza, ma allegria e divertimento visto che ogni due chilometri c’è un bar dove fermarsi o un negozietto dove comprare del pane. Certamente s’impara ad ascoltare il proprio corpo che ha dei limiti e chiede “rispetto”. Ø Domanda 4. Che aspetto ti piace di più del Cammino? E’ possibile individuare diversi aspetti del Cammino: quello culturale, il contatto con la gente, la natura. Spesso tali aspetti possono cambiare a seconda delle fasi del Cammino, anche se in molti (46%) hanno risposto che è la natura l’aspetto più interessante con la terra spagnola che offre spettacoli unici e contrasta profondamente con le città dalle quali questi pellegrini si assentano per alcuni giorni o settimane. Per quanto riguarda gli aspetti culturali, storici ed artistici, il 33% trova che una delle cose più belle nel percorrere il Cammino sia quella di scoprire nell’arte, nelle leggende, nel paesaggio, nella geografia e nei costumi, la storia di tanti secoli. 183 Anche a me è successo quando il dolore dei miei piedi era arrivato al limite della sopportazione umana. 94 Non meno importante è l’aspetto gastronomico perché ogni regione o città lungo il percorso ha le sue specialità culinarie a cui i pellegrini non sono certo indifferenti. Ai ragazzi (21%) piace soprattutto passare il pomeriggio e la sera negli alberghi dove le occasioni per conoscere gente nuova non mancano mai. Ho notato che i pellegrini infatti escono poco per visitare i monumenti, alcuni dei quali sono a pagamento o troppo lontani dai rifugi; alla fine di una tappa preferiscono riposarsi e quando vanno fuori prediligono il contatto con le persone del posto; spesso ci si sente accolti e quando lungo il Cammino si chiede un’informazione o si entra in un esercizio pubblico il rapporto è sempre più che gentile e spesso accompagnato da particolari saluti e auguri. Queste persone sono contente di fare qualcosa che oggigiorno non si usa tanto: camminare, stare a contatto con la natura, essere solidali con il prossimo, avere solo poche cose con sé, tornare indietro nel passato e allo stesso tempo incontrare il presente. Ø Domanda 5: Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Grazie al contatto quasi ininterrotto con i pellegrini e con i paesaggi della magnifica ed ospitale terra spagnola ho percepito qualcosa di particolare nell’ambiente: ho voluto porre questo quesito per sapere se anche i peregrini avessero le stesse sensazioni. Viviamo in una epoca in cui il bisogno di sacro prova a riemergere dalla nostra coscienza. Qualcuno va a Santiago perché ne ha sentito parlare o per curiosità, nella maggioranza dei casi si percepisce qualcosa di non previsto e non voluto, ma forse inconsciamente cercato, probabilmente delle risposte. Un qualcosa di travolgente che lascia allibito perché non credeva possibile che si potesse vivere un’esperienza simile184 . Questo capita anche a chi è agnostico: alcuni pellegrini mi hanno confessato di portare con sé nel Cammino un Rosario o una collana con la croce della Madonna, oggetti che normalmente non portano con sé nella vita normale 185 . Altri notano la gentilezza della gente che viene dal cuore, non lo fanno per denaro; si 184 Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio. Un’ampia tradizione sempre r innovata, in AA.VV, People on the Move, Pontificial Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People, XXVII, dicembre 1998, pag. 51. 185 Io stessa indossavo al collo una collana con una croce in legno di Gesù, mentre a casa non porto nessun oggetto religioso. Una signora italiana ha chiesto addirittura alla suocera, prima di partire, un rosario da portare nel Cammino. 95 respira sicuramente qualcosa di diverso. Si passano tante ore in silenzio e di conseguenza si ha il tempo per pensare. Solo un pellegrino mi dice che non c’è niente di mistico, che si tratta solo di una tradizione che porta molti turisti alla Galizia. Un altro ribadisce che sono le energie di tutte le persone che passano nel Cammino. Si scopre che Dio è ancora più vicino agli uomini: lo si vede nelle persone che ci circondano, che ci offrono dell’acqua, che ci curano i piedi. Ø Domanda 6. Solo o in gruppo? Ci sono pareri differenti per quanto riguarda il fare il Cammino da soli oppure in compagnia. Sicuramente è soggettivo e può dipendere anche dalla personalità di una persona o da un’esperienza di questo genere maturata in precedenza. I pellegrini veterani consigliano di realizzare il Cammino in solitudine, perché così si può andare incontro a tutto ciò che esso può comportare. Gli intervistati partiti da soli rappresentano il 43%. Andare da soli permette di essere più aperti, facilitando le relazioni con gli altri; allora la conoscenza si trasforma in amicizia, con una apertura verso un mondo molto differente dal proprio. Inoltre si prova un senso di libertà che non ha eguali: si è completamente autonomi nel pianificare le tappe, non bisogna rendere conto a nessuno se ci si vuole fermare ad ammirare un paesaggio. In ogni caso i pellegrini che partono da soli sono quelli che conoscono più gente lungo il percorso e che vengono più aiutati. E’ curioso ad esempio camminare lungo il bordo di strade asfaltate ed essere salutati e incoraggiati dai conducenti di automobili e autotreni, con un colpo di clacson o con le luci lampeggianti. La maggior parte di coloro che ho incontrato era in gruppo (57%); alcuni, prima di partire, si rivolgono alle Associazioni per aggregarsi appositamente a qualcuno mentre altri partono direttamente con amici, compagni di scuola o di lavoro. Ho conosciuto gruppi con la macchina d’appoggio e loro stessi mi hanno confessato di vergognarsi nel camminare così leggeri e di sorpassare i pellegrini affaticati dal peso dello zaino, come se stessero partecipando ad un gioco in condizioni disuguali, con un certo vantaggio. Quelli che vanno in bici sicuramente faticano tanto poiché percorrono molti chilometri per tappa, però è anche vero che si perdono il contatto umano con la gente, il paesaggio mentre si va per i sentieri dove le bici non possono passare, l’urbanistica dei piccoli paesini oppure non sanno cosa significa scendere lungo un fiume o ascoltare il fruscio del vento 186 . Comunque nei 186 Queste affermazioni sono state confermate in parte dalle conversazioni che ho avuto con alcuni ciclisti. 96 rifugi si da la precedenza ai pellegrini solitari, mentre le compagnie devono recarsi in altri tipi di alloggi (camping, centri sportivi, residenze, ostelli, ecc). Ci sono poi quegli alberghi, come a Ponferrada, che hanno una capacità d’accoglienza maggiore e possono ricevere fino a quasi duecento persone.. Ho notato, e mi hanno confermato anche persone con cui ho parlato, che coloro che viaggiano in gruppo sono più restii ad aprirsi al dialogo e all’accoglienza. In alcuni casi gli intervistati che fanno parte di un gruppo hanno dichiarato che sia meglio percorrere lunghi tratti di strada da soli nel silenzio (30%), in modo che la concentrazione possa aiutare a interiorizzare. I più giovani concordano sul fatto che bisogna avere del coraggio ad andare da soli, ammettono di avere un po’ paura poiché si sentono più protetti se sono parte di una comitiva. Tuttavia c’è la convinzione che faccia bene ogni tanto camminare in compagnia così si ha modo di parlare e di scherzare; una tappa può diventare meno dura ed il tempo scorre senza accorgersene. Ø Domanda 7. Puoi narrarmi qualche episodio o persona che ti ricordi o che ti è rimasta impressa ? L’incontro con numerose persone comporta anche l’ascolto di numerose storie di vita spesso emozionanti, talvolta disorientanti, altre volte sorprendenti. Di seguito il riassunto di alcune testimonianze fra quelle che mi hanno colpito maggiormente, che aiutano a comprendere quale enorme momento di cambiamento possa rappresentare il Cammino in alcuni casi. Per cominciare c’è l’episodio di un’infermiera che nel Cammino ha provato delle emozioni così forti che è scattato in lei un qualcosa che le ha cambiato la vita, tanto da farle decidere di diventare suora ed ora vive in un convento. Fatti particolari come questo a volte permettono di riflettere sul “potere” che il Cammino può esercitare su alcuni individui. In un altro racconto, una signora perde il consorte a causa di un arresto cardiaco e l’anno successivo ritorna in quello stesso punto per ricominciare in modo tale che potesse terminarlo anche per il marito in qualche maniera. Questo episodio mi ha colpito perché altre persone avrebbero potuto reagire in maniera diversa: probabilmente non avrebbero più voluto tornare sulle strade del Cammino per evitare di rivivere quei momenti così spiacevoli. Invece questa donna è stata forse richiamata dal Cammino e ha trovato una forza di volontà tale da permetterle di ripartire e 97 terminare ciò che aveva iniziato col marito (come se lui le stesse accanto per davvero). Delle signore hanno incontrato invece in una stazione, apparentemente deserta alle quattro del mattino, quindi in piena notte, una donna anziana vestita a lutto che si era messa a fissarle con una faccia tetra e con le braccia conserte. Viene da chiedersi cosa ci facesse una donna da sola in quel posto e a quell’ora. Infatti, mentre la signora che ho intervistato mi raccontava questa storia, vedevo nei suoi occhi e lo percepivo perfino dal timbro della voce, una certa angoscia e preoccupazione. Lei era convinta che fosse lì per trasmetterle un qualche messaggio, come se quella donna le stesse dicendo che doveva andarsene, che doveva proseguire. Può darsi che il Cammino ci possa dare dei segnali che non sempre siamo in grado d’interpretare. Altre volte il Cammino può anche avere risvolti inaspettati. Un ragazzo mi aveva riferito di un signore che aveva conosciuto e che guidava una Ferrari, solo che poi aveva scoperto che si trattava di un sacerdote!!! Questo ci fa capire che la Chiesa è un’entità composta da persone simili a quelle che non indossano la tonaca: ci sono i buoni e i cattivi, i bravi e gli onesti, i ricchi e i poveri, coloro che aiutano o che rimangono a guardare. E’ riconosciuto scientificamente che nelle persone credenti la fede possa operare miracoli inspiegabili agli occhi della medicina. Infatti uno fra i racconti più toccanti riguarda una donna italiana malata di cancro, cui i medici avevano sconsigliato di viaggiare. Il suo desiderio in punto di morte era di raggiungere Santiago per morire ai piedi del sepolcro dell’Apostolo. Giunta a Santiago con un gruppo di pellegrini in autobus mentre partecipava alla messa del pellegrino si è sentita male. Prontamente soccorsa dai volontari dell’Ordine di Malta che hanno un posto di primo soccorso nei chiostri della cattedrale, la donna ha espresso la volontà di ricevere l’estrema unzione. L’arcivescovo, don Julian Barrio y Barrio, subito informato, le ha impartito il sacramento. Sembra che la donna sia morta poco dopo. L’apertura verso gli incontri e l’ascolto delle vicende personali di molti pellegrini inducono alla riflessione sulla natura, casuale o meno di tali incontri. Buona parte dei pellegrini intervistati (66%) è convinta che ci sia sempre un perché in tutte le cose che ci accadono o in tutte le persone che incontriamo. Io sono 98 d’accordo con loro perché anche a me sono successe cose simili durante il Cammino che mi hanno fatto riflettere su tale argomento187 . Ø Domanda 8. Pensi a qualcosa o a qualcuno quando cammini? La natura del cammino solitario induce naturalmente alla riflessione grazie al silenzio di tante ore trascorse attraversando i luoghi impregnati di storie e di leggende. Tutti mi hanno dichiarato di meditare su qualcosa. Si riflette molto sulla propria vita, su se stessi, sulla famiglia. L’unica bambina che ho intervistato mi ha detto di pensare alla mamma che non poteva essere lì a causa del lavoro, ma anche agli animali ed ai suoi amici del Cammino che ha lasciato indietro o che sono andati avanti. C’è chi riflette sull’amore: una storia finita ma che si vuole recuperare proprio perché si ha tanto tempo da dedicare a se stessi ed ai possibili errori commessi. Una ragazza mi ha promesso ad esempio che avrebbe ripreso il discorso col suo ex poiché in quel luogo riusciva a vedere le cose in maniera diversa, l’orgoglio sparisce e subentra la comprensione. Il ragazzo lituano prega e dice: “Perdonami perché sono un peccatore”. Molte risposte sono sicuramente soggettive e personali: certi si sono aperti raccontandomi storielle particolari, altri si sono mostrati più riservati e io voglio rispettare la loro scelta. Ø Domanda 9. Te lo aspettavi/immaginavi così il Cammino? Come sappiamo gli aspetti del Cammino sono molteplici: da una parte abbiamo il Cammino stesso, poi l’incontro con altre persone ed infine il paesaggio. Gli spagnoli sanno bene o male a cosa vanno incontro e come funziona il Cammino. Degli italiani invece, in particolar modo le coppie, sono rimaste parecchio sorprese perché non si aspettavano il cammino così impegnativo. Per quanto riguarda il paesaggio, alcuni erano convinti che la Galizia fosse più pianeggiante visto che nelle guide le tappe erano descritte come medio -facili quando invece si sono rivelate piuttosto dure. All’unanimità i pellegrini sono d’accordo sul fatto che in questa stessa regione il Cammino perda punti perché diventa una 187 Vedi “Diario del Cammino di Santiago” in appendice. 99 competizione. La maggioranza tende a percorrere soltanto gli ultimi cento chilometri a piedi o gli ultimi duecento in bici per ottenere la Compostela; si crea di conseguenza un sovraffollamento nei rifugi che causa notevoli disagi sia agli hospitaleros che devono gestire tale situazione, sia tra i pellegrini stessi, dato che spesso arrivano prima coloro che prendono il bus per occupare i posti letto.. Ø Domanda 10. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti di essere cambiato? Le risposte a questa domanda sono state molto diverse. Ci sono persone per cui il Cammino rappresenta una vera e propria sfida contro se stessi, altre persone che scelgono la strada per trovare armonia o cercare soluzioni ai propri problemi, altri ancora che intraprendono il cammino per curiosità e altri per fede. E’ quindi inevitabile che ciascun intervistato abbia proposto la propria motivazione. Le aspett ative che si hanno sull’esito del cammino cambiano quindi in base alle motivazioni per le quali si intraprende il percorso. In base alle persone intervistate, quelle che sono nel Cammino da più settimane o che lo percorrono interamente sentono di essere cambiate già molto, perché si sono rese conto degli altri, cosa che non capita invece nelle città. C’è sempre un prima ed un dopo il Cammino. Un mutamento minore è stato riscontrato particolarmente in quei pellegrini che transitano più che altro lungo gli ultimi chilometri della rotta. Per quanto riguarda le coppie queste potranno tirare i bilanci solo alla fine, anche se sul Cammino riescono a conoscersi meglio e soprattutto a comunicare ed a sostenersi. In questi casi non si tratta di cambiamenti radicali, ma di piccole evoluzioni. Ci sono stati perfino dei casi in cui delle coppie che sono letteralmente scoppiate perché non riuscivano a sopportare una convivenza di ventiquattro ore su ventiquattro e di conseguenza ognuno è tornato a casa per conto suo. Il ragazzo lituano che da cinque anni e mezzo va su e giù ininterrottamente per il Cammino Francese e per tutta Europa, è cambiato al cento per cento, anche fisicamente è diventato più forte e si sente una persona migliore visto che è riuscito a togliersi dal giro della droga. Ma una domanda affligge la maggior parte dei pellegrini: “E dopo?”. Un altro momento difficile è quando si avvicina la fine del Cammino: nessun peregrino è felice di tornare a casa. Spera di avere un rapporto migliore con se stesso e con il prossimo, a partire dai famigliari. Tuttavia sa 100 benissimo che sarà impegnativo una volta tornati alla vita consumistica di ogni giorno. Un hospitalero mi ha detto la seguente frase che mi ha colpito molto: “Non è più ricco colui che maggiormente possiede, bensì colui che meno necessita”188 . Nonostante tutto, chiunque mi ha confermato di sentirsi molto più sicuro dopo una simile esperienza, si diventa un po’ più responsabili di se stessi e delle proprie cose. Sia uomini che donne imparano a tenere un diario o un quaderno sul quale annotare a fine giornata o durante una sosta, magari in albergo, i momenti più salienti (belli e dolorosi) del Cammino, evento alquanto inusuale nella vita comune. Ø Domanda 11. Consigli? I pellegrini sono prodighi di consigli e soprattutto entusiasti della loro esperienza, quindi all’unanimità consigliano a chiunque abbia un po’ di tempo di vivere il Cammino in prima persona: quello che si racconta o si può leggere nelle guide è solo una piccola parte. I più saggi avvisano di farlo con lo spirito giusto, del vero pellegrino e non da turisti. Una frase posta nell’albergo di Ponferrada mi ha impresso particolarmente: “Il pellegrino accetta, il turista esige”. Gli hospitaleros ci tengono a precisare che occorre bere tanto perché fa bene ai muscoli, di rispettare i piedi, il proprio corpo, se stessi; ognuno deve andare al proprio ritmo per rimanere libero. Nel momento in cui ci si rende conte che le ferite ai piedi non permettono di proseguire, non c’è da disperarsi, ci si ferma tranquillamente qualche giorno e intanto arrivano altri pellegrini che danno un forte aiuto morale 189 . Ho riassunto qui di seguito alcuni consigli per intraprendere un cammino interiore: ♦ SILENZIO: non cercare di rompere il silenzio del Cammino; ascolta il rumore dei tuoi passi, della natura. Il silenzio si riempie di “musica silenziosa”. ♦ SOLIDARIETA’: non c’è da vergognarsi di essere aiutati o di aver bisogno di qualcuno. E’ una solidarietà che si sceglie, che non viene imposta. Ognuno ha bisogno del proprio ritmo. Occorre essere umile nel riceve aiuto e nel darlo. 188 Si tratta di uno dei due hospitaleros che ho intervistato. Vedi l’intervista completa in appendice. Per quanto riguarda le scarpe, nel medioevo i calzolai potevano lavorare perfino nei giorni festivi senza dover pagare l a multa nel caso in cui lo facessero per i pellegrini. 189 101 ♦ NON AVERE FRETTA: non è utile arrivare per primi in albergo; non vedere l’ora di finire una tappa. Il cammino incerto consiste nel cercarlo liberamente, da un posto all’altro, perché “no hay camino, se hace camino al andar”. ♦ SOBRIETA’: nello zaino sicuramente molte cose non ti servono. Il fatto di non portare troppe cose con te è come una metafora della vita, che deve essere più semplice. ♦ GRATITUDINE: l’albergo, un sorriso, le stelle. Tutto è gratis. Accetta quello che ti danno. Per quanto riguarda la “Domanda 12. Lamentele?” se ne parlerà nel paragrafo 4.2.3. 102 4.1.3 Considerazioni Finali “Cuando alguien busca, suele ocurrir que sus ojos sòlo ven aquello que andan buscando, y ya no logra encontrar nada ni se vulve receptivo a nada porque sòlo piensa en lo que busca, porque tiene un objetivo y se halla poseìdo por èl. Buscar significa tener un objetivo. Pero encontrar significa ser libre, estar abierto, carecer de objetivos. 190 ” Sappiamo benissimo che nella nostra epoca qualsiasi pellegrino può permettersi di pagare per alloggiare e mangiare in un comodo albergo o ristorante del Cammino, senza aver bisogno di dormire in uno scomodo rifugio e probabilmente al suolo. A questo punto non è solo un Cammino che ha lo scopo di raggiungere un punto d'arrivo, bensì il Cammino stesso diventa una meta. Infatti una qualsiasi persona non ha di certo la necessità di camminare tutto il giorno sotto il sole o la pioggia percorrendo una tappa di 25 Km che potrebbe benissimo fare in macchina impiegandoci solo 20 minuti. Non ha bisogno di sopportare le bolle ai piedi, i dolori muscolari ed il peso di uno zaino che va ad intaccare le povere ginocchia. Non gli piace normalmente dormire in camerate colme di gente sconosciuta e di sesso diverso, né aspettare ore per farsi una doccia fredda o per lavare la propria biancheria all’aperto. Il pellegrino trova un certo senso di piacere in tutto ciò, poiché in fondo sa già che questa esperienza lo valorizzerà nel profondo e lo migliorerà. Per fare il cammino non c’è bisogno di prepararsi, perché succede sempre l’inaspettato. E’ come nella vita: è opportuno sapere reagire di fronte agli imprevisti, però non possiamo prevederli perché l’imprevisto è l’imprevisto. Ci può succedere di tutto, ma essere preparati non significa sapere cosa può accadere durante il Cammino. A volte capita di voler mollare, dopotutto la disfatta è una cosa naturale, fa parte della vita di ognuno; la cosa positiva è che ti esce fuori un’energia tale da andare avanti in questi momenti. Dalle sconfitte personali si può sempre imparare. Paulo Coelho ci dice che il segreto della vita è cadere otto volte e rialzarsi nove. Se si 190 Frase di Hermann Hesse in Compostellanum, volumen XXXVIII n° 3-4, Julio-Diciembre, Santiago de Compostela, 1993, p. 543. 103 arriva alla nona volta e ci si alza, è lì che siamo vincitori. Ma i vincitori sanno di poter essere sconfitti e non si lasciano prendere dalla paura e dalla disperazione191 . Il Cammino, nella maggior parte dei casi, è diverso da come uno se lo immagina.La voglia di arrivare è immensa, ma contestualmente si pensa all’arrivo e si teme il vuoto che si proverà dopo questa esperienza. Sicuramente ci sarà chi rimpiangerà la tranquillità degli anni passati. Alcuni seguiranno nuove strade, si avventureranno durante le stagioni più ostili per ritrovare la desiderata solitudine, altri invece vorranno vivere questa nuova avventura per conoscere anche questo ulteriore aspetto del pellegrinaggio. Interessi di ogni genere, legittimi e no, cercheranno di trarne qualcosa192 . 191 192 DVD su Paulo Coelho en el Camino de Santiago, Espasa Calpe, S.A., 2004. N. M., “La Ruta francesa se queda pequena”, La Voz de Galicia, domenica 25 luglio 2004, p. 18. 104 Formattato 4.1.4 Sono Turisti o Pellegrini quelli che vanno a Santiago de Compostela? Il viaggio, diventato turistico, è ormai come il misurar la cella del detenuto che cammina su e giù dove altri prigionieri altrettanto mobili e liberi hanno già lasciato un solco. Quel che una volta ci permetteva di trovare la nostra libertà, ora serve a rivelare i nostri ceppi. Eric Leed Non c’è pellegrinaggio senza turismo, né turismo a Compostela senza pellegrinaggio ed è un bene che sia cosi: pellegrinare significa visitare santuari che conservano reliquie di qualche santo, ma allo stesso tempo anche conoscere posti nuovi, ammirare paesaggi, vedere monumenti e soprattutto, relazionarsi con persone e culture diverse dalle proprie, il che arricchisce immensamente l’individuo. Il pellegrinaggio trasforma l’uomo, lo rinnova proponendolo come uomo nuovo. Analizzare il pellegrinaggio di oggi significa soprattutto ricercarne gli aspetti peculiari che lo distinguono dalle altre forme di spostamenti e soprattutto dal turismo. Il viaggio del turista e quello del pellegrino hanno la stessa struttura, in entramb i vi è un’andata, una meta e un ritorno e in entrambi vi è la stessa sequenza temporale: tempo profano, tempo sacro, tempo profano 193 . Si tratta un percorso che non causa un cambiamento eguale in tutte le persone, una fase in cui l’identità di un viaggiatore può essere trasformata in maniera notevole oppure solo in parte. E’ solo da poche decine di anni che è scomparsa quella caratterizzazione sessuale della mobilità di un tempo, nel senso che il viaggiare non appartiene più ad un’attività esclusivamente maschile. Le donne oramai si mettono in viaggio al pari dei loro colleghi uomini, sia per motivi di piacere che di affari. In ogni caso nell’epoca in cui viviamo è veramente difficile distinguere i pellegrini dai semplici visitatori, visto che non si vestono più come qualche secolo fa, né assumono comportamenti particolarmente distinguibili. L’unica ma sostanziale differenza la troviamo nella ragione del loro viaggio. 193 Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio cristiano dalle origini ebraiche agli attuali sviluppi nell’Europa occidentale, cooperativa libraria I.U.L.M., Milano, 1996, p. 633. 105 Spesso capita però che anche il turista si emozioni davanti alle meraviglie della natura e si raccolga in meditazione, quindi assume degli atteggiamenti simili a quelli del pellegrino. Tra l’altro sappiamo che nel XXI secolo ogni luogo della Terra è tranquillamente raggiungibile. Di conseguenza la sofferenza e la penitenza che da sempre contraddistinguono i pellegrini diventa un “optional”. Gli stessi hospitaleros considerano il Cammino di Santiago un momento piacevole e non un vero patimento poiché si hanno a disposizione tutte le agevolazioni possibili ed immaginabili del terzo millennio. Viviamo in una epoca in cui non esiste più l’effetto sorpresa: siamo abituati a vedere i santuari già attraverso la televisione, i depliant, Internet. Qualsiasi informazione, che sia di tipo turistica o meno, possiamo chiederla grazie ad un semplice “click” del mouse. Nel luogo sacro incontriamo prevalentemente i gruppi organizzati, come se il pellegrinaggio si fosse trasformato più che altro in una sorta di turismo religioso di massa. Le comitive devono rispettare dei tempi, generalmente visitano quasi tutto in due o tre giorni, gli spostamenti sono piuttosto rapidi; è facile capire come la meditazione e la riflessione personale in questi casi siano alquanto difficili se non impossibili. Anche per questi motivi si è cercato di adattare l’antico peregrinare con il recente turismo attraverso la denominazione di “turismo religioso”. Va detto che nel medioevo il pellegrinaggio è stato il precursore del viaggio turistico dato che si peregrinava anche per conoscere i diversi luoghi da un punto di vista artistico e culturale. Inoltre per la Chiesa il pellegrinaggio è sicuramente un mezzo per poter diffondere il Vangelo e la parola di Dio, rivolgendosi sia ai credenti che agli agnostici. Può darsi pure che viaggiamo principalmente con lo scopo d’incontrare una realtà nuova che difficilmente troviamo nella vita di ogni giorno. Proprio per questo a volte si crea una certa tensione nel turista, che magari si aspetta di trovare delle sostanziali differenze al di fuori del suo “habitat naturale” e invece trova le medesime cose e per questo si sente impotente. Verifichiamo infatti un forte desiderio di cambiamento, che rappresenta una motivazione vitale per il turista e nel momento in cui si ritorna a casa dal viaggio e non ci si sente una persona nuova, lo scopo stesso del turismo è stato mancato. Allo stesso modo del pellegrino difatti, il turista porta con sé i segni tangibili della sua 106 esperienza, che per uno possono essere i cosiddetti souvenirs mentre per l’altro questi corrispondono alle conchiglie di Santiago. Ultimamente poi abbiamo notato che il turista cerca di sfuggire dai posti alla “moda” perché ormai il viaggio è alla portata di tutti, è diventato un fenomeno sociale. Il mondo è un manifesto affisso al muro che si può consumare al prezzo di un biglietto194 . Possiamo affermare perciò che il viaggio non permette più di differenziarsi, ma si è mutato in una identità comune, quella dell’estraneo. Concludendo posso dire che non spetta a me giudicare se quelli che vanno a Santiago de Compostela sono turisti o pellegrini, se fanno del turismo religioso o se pellegrinano realmente.Ognuno di noi può appartenere ad una o più categorie ed avere comunque delle motivazioni forti che lo spingono ad intraprendere questo pellegrinaggio. 194 Leed Eric J., La mente del viaggiatore, dall’Odissea al turismo globale, Società editrice il Mulino, Bologna, 1992, p. 349. 107 4.2 La ricettività lungo il Cammino. "La puerta se abre a todos, enfermos y sanos; no sólo a católicos, sino aún a paganos, a judíos, herejes, ociosos y vanos; y más brevemente, a buenos y profanos"195. Nel medioevo il pellegrinaggio era pieno di pericoli, alcune zone erano completamente infestate da banditi, a volte le popolazioni erano ostili ed era facile contrarre malattie. Ma queste difficoltà, questi rischi accrescevano un forte senso di solidarietà tra gli stessi pellegrini e nei territori attraversati facevano sorgere istituzioni caritatevoli come gli ospizi e ospedali della strada. Gli ospizi intendevano essere case di accoglienza per i pellegrini di Dio, e ospedali e centri di soccorso, ovviamente gratuiti, dove poveri e malati potessero ricevere cure e attenzioni; grazie ad essi i viaggiatori morti di fatica lungo la strada o uccisi dai briganti potevano godere di una sepoltura in terra benedetta, desiderio ardente fino all’ossessione, nelle generazioni medievali196 . Inoltre gli ospizi (oltre all’ospitalità) avevano un’altra missione, quella di controllo sulle strade, infatti venivano edificati lungo i grandi assi stradali e nei punti di passaggio obbligati ritenuti piuttosto rischiosi per la sicurezza 197 . Negli ospedali più importanti, soprattutto nelle grandi città, gli hospitaleros usavano segnare il bordone dei pellegrini per sapere il numero dei giorni che passavano lì per evitare che ne rimanessero altri. In quelli più grandi (Burgos, San Marcos de Leòn, Santiago) generalmente si trovavano dei letti abbastanza grandi nei quali si dormiva in più di uno. L’incaricato addetto a ricevere i pellegrini sani doveva essere “latino”e possibilmente conoscere delle lingue straniere. Le stanze erano divise per sesso in modo tale da evitare la comunicazione tra uomini e donne 198 . 195 Si tratta di un poema del XIII secolo che ritroviamo nell’antico “Hospital di Roncesvalles”. www.caminosantiago.org 196 Oursel Raymond, Le strade del medioevo: arte e figure del pellegrinaggio a Compostela, Jac Book, Milano, 1982, pagg.65. 197 Da ciò l’importanza dell’elemosina, la cui distribuzione deve essere quotidiana, e che richiama tutti i miserabili della contea. Anche a Santiago il ricavato delle offerte della settimana santa era riservato all’ospizio, e la Guida suggerisce che in ogni tempo le decime vengano prelevate a questo scopo; inoltre i pellegrini poveri nella prima notte passata vicino alla tomba dell’Apostolo, dovevano “per amore di dio e di San Giacomo, ricevere piena ospitalità”, mentre i malati erano “curati con carità fino alla loro morte o completa guarigione”. Ibidem, p. 65. 198 In un documento si ha la testimonianza del conte Osorio Gutierre che nel 969 donò dei letti al monastero di Villanueva de Lorenzana (Lugo). Questa divenne un’usanza anche nel XII secolo e 108 Oggigiorno l’ospitalità si concretizza in una serie di rifugi, quasi un centinaio lungo il cammino, organizzati da enti pubblici o religiosi, da confraternite o monasteri, e gestiti su base volontaria. Offrono ai pellegrini a piedi o in bicicletta, che si presentano con una apposita “credenziale”, la possibilità di dormire, i servizi, e spesso l’uso della cucina che alcuni gruppi utilizzano per prepararsi la cena. Il tutto per una offerta libera o per un modesto contributo. Si cerca essenzialmente di dare l’opportunità di un’accoglienza tradizionale del Cammino. Per questo la figura dell’hospitalero volontario nasce come un dono prodotto grazie alla fraternità giacobea. 4.2.1 Come sono nati gli “Hospitaleros Voluntarios” e cosa offrono alla peregrinazione. Sono già più di dieci anni che alcuni volontari diedero vita all’organizzazione degli Hospitaleros Voluntarios del Camino de Santiago. Pensare che dieci anni sono solo una minima parte di tutta la storia del Cammino che iniziò più di mille anni fa. In ogni caso per i pellegrini moderni incontrare qualcuno che mantenga puliti gli alberghi o che li accolga affettuosamente, sembra una cosa normale e che anzi sia loro dovuta. Però purtroppo non è stato sempre così, perché fino all’ultima decade del XX secolo era difficile trovare qualche albergo e se c’era si trattava di un unico salone sudicio e privo di qualcuno che se ne prendesse cura. Il primo albergo nel vero senso del termine è quello di Santo Domingo de la Calzada a cui ha dato vita la Confraternita del Santo e che successivamente è stato preso come riferimento dagli alberghi. Più tardi ancora appariranno “ostelli” municipali ed altri tutelati dalle Associazioni Jacobee, formando in tal modo la rete di alberghi più completa che i pellegrini abbiano mai avuto a disposizione in tutti questi secoli. E’ grazie all’iniziativa di una donna (Lourdes Lluch) che, affittando una casa ad Hornillos del Camino per dedicarsi ad accogliere i pellegrini, si costituì l’organizzazione degli Hospitaleros Voluntarios del Camino de Santiago. In questo nell’alto medioevo. Inoltre i “Comendadores de la Orden de Santiago” avevano l’obbligo di lasciare, al momento della morte, l’importo in denaro corr ispondente ai loro letti e ai vestiti. AA.VV, Las peregrinaciones a Santiago de Compostela, consejo superior de investigaciones cientificas- escuela de estudios medievales-, Tomo I, Madrid 1948, p. 313. 109 modo gli ex pellegrini hanno modo di trascorrere parte delle loro vacanze aiutando e ricevendo i “camminanti”199 . Da allora in molti si sono messi a disposizione dei pellegrini, tanto da realizzare un primo “Incontro di Hospitaleros” nell’ottobre del 1992, risaltando appunto “Il carattere volontario e gratuito del lavoro degli hospitaleros”. Per questo si realizzano perfino dei corsi di preparazione agli aspiranti hospitaleros (il primo ebbe luogo a San Juan de Ortega nell’aprile del 1993), sia in Spagna che in Francia. Nelle riunioni si evidenziano le seguenti linee di lavoro degli hospitaleros: ü il suo carattere volontario e gratuito; ü l’esperienza della peregrinazione come unica condizione per essere introdotto come volontario; ü il poter lavorare solo in alberghi in cui si accettano unicamente delle offerte da parte dei pellegrini e che al momento di accoglierli non si faccia alcun tipo di discriminazione per motivi culturali, ideologici o religiosi. Ogni anno aumenta il numero di alberghi ed hospitaleros. Nel 2001 ad esempio sono stati più di 400 gli hospitaleros che hanno lavorato in 24 alberghi lungo tutto il Cammino. La maggior parte erano spagnoli, però c’erano anche tanti stranieri provenienti da ben 17 paesi: tra loro qualcuno era della Colombia, del Giappone e della Polonia 200 . Innanzitutto si diventa hospitalero volontario per restituire al Cammino una parte di quello che si è ricevuto quando si era pellegrini. Gli hospitaleros imparano ad offrirsi generosamente agli altri: anche loro sono arricchiti da questa esperienza che riempie di piacere e di soddisfazione. Tuttavia lì dove si concentrano grandi interessi economici è pressoché impossibile preservare esclusivamente la natura volontaria della figura degli hospitaleros. Recentemente infatti gli alberghi gratuiti sono in numero inferiore rispetto al passato. In base alle mie interviste gli hospitaleros affermano che c’è tanta gente lungo il Cammino, ma pochi pellegrini. Queste persone vivono e gestiscono spesso 199 "Los antiguos peregrinos que quieran dedicar parte del verano a atender refugios del Camino pueden escribir a nuestra redacción indicando las fechas en las que pueden hacer ese trabajo". Questo era l’invito della rivista “Peregrino” in www.caminosantiago.org. 200 www.amigosdelcamino.com. 110 Formattato valorosamente gli ostelli dove, come nel Medioevo, si può dormire quasi gratis. Ma in ogni caso mi dicono che “a nessuno è dato giudicare la fede altrui”. Il cammino d’altronde è sempre stato un riflesso del mondo circostante, nel XII secolo proprio come adesso. Riporto qui di seguito un piccolo commento di un hospitalero volontario, da me intervistato, che può racchiudere il pensiero di tutti gli hospitaleros: Mi piace essere hospitalero perché mi sento utile, mi piace prendermi cura della gente e vederla felice, anche se solo per un momento. Essere hospitalero significa amare gli altri senza sperare che ti amino a loro volta; sono persone che forse non vedrai mai più! Queste persone non pretendono cercare di cambiare coloro che ospitano, perché l’ospitalità è uno spazio nuovo che permette a loro stessi di cambiare. Gli hospitaleros volontari, a loro volta pellegrini, cercano di comunicare un’altra forma di vivere, che ci sono dei valori che la nostra società consumistica non ci permette di vedere. Oggigiorno quasi non si parla di “cittadino” ma di “consumatore” 201 . Gli hospitaleros dichiarano che si può offrire un servizio o semplicemente aiutare qualcuno solo perché se ne ha voglia e senza remunerazione, nonostante questo risulti piuttosto difficile dato che viviamo in un’epoca dove nessuno dà niente per niente. Gli hospitaleros per di più mettono a disposizione il proprio tempo gratis perché ciò li fa sentire amati da Dio. 201 AA.VV, V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, actas, 9-12 de Octubre de 1999, CEE (A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998, p. 244. 111 4.2.2 Una giornata tipo di un hospitalero volontario. Oltre all’esperienza di pellegrino è possibile anche sperimentare il servizio e l’aiuto agli altri offrendosi come hospitalero volontario. Io ho personalmente trascorso una giornata tipo di un hospitalero volontario. Nel mio caso mi trovavo nell’albergo di Ponferrada 202 , nel quale sono stati tutti disponibili a prestarmi attenzione e ad assolvere le mie richieste. Naturalmente in cambio ho offerto il mio aiuto nel mettere in ordine parte del rifugio. La vita nel rifugio è scandita da ritmi quotidiani: i pellegrini si alzano a partire dalle sei, si servono della cucina per fare colazione, raccolgono le proprie cose e zaino in spalle ripartono per la seguente tappa. Nel frattempo gli hospitaleros riordinano e puliscono le diverse stanze (cucina, bagni, camerate, il cortile) fino alle otto, ora di chiusura. In Castiglia i rifugi aprono già verso le dieci, Figura 21 Il lavoro burocratico di un hospitalero. quando arrivano i primi pellegrini: sembra una piena che non accenna a fermarsi. Nella prima mezz’ora i letti vengono tutti occupati, cosicché bisognerà iniziare a riempire il pavimento; dopo tre ore anche il suolo si esaurisce e la gente non ha intenzione di andare in una tendopoli per pellegrini. A volte le persone s’innervosiscono, (questo capita soprattutto negli alberghi della Galizia) e discutono su chi è arrivato prima in auto, chi è andato avanti per “prenotare” i letti anche per gli amici, ecc. A questo punto come hospitalero non riesci a capire perché la gente si comporti in maniera poco rispettosa delle condizioni esposte sulla credenziale. In questi casi sorge il dubbio che la maggior parte delle persone che arriva negli alberghi cerca solo un alloggio economico e si disinteressa della sorte dei pellegrini che, arrivati tardi dopo il cammino di un’intera giornata, sono costretti a dormire per terra. A volte l’hospitalero infatti si chiede come sia possibile trasmettere quel calore umano di cui tanto hanno bisogno i pellegrini e invece poi si ricevono più che altro molti turisti. Gli hospitaleros mi hanno raccontato che impari a munirti di tanta pazienza e capisci dunque che il tuo vero lavoro è quello di far in modo che il pellegrino non si 202 Si tratta dell’Albergue Parroquial S. Nicolàs de Fue (185 posti). 112 Formattato senta perso di fronte a questo flusso di viaggiatori originato da una campagna pubblicitaria smisurata. In sostanza, al sopraggiungere dei peregrini, gli hospitaleros li registrano ad uno ad uno su di un registro ufficiale: si scrive no me e cognome dell’interessato, il mezzo con il quale si procede (a piedi o in bici), si mette la data del giorno, si pone il timbro e si fa firmare. I viandanti sono spesso accolti con un sorriso sincero e informati sulle regole di comportamento, sull’utilizzo della struttura e infine sono accompagnati nelle abitazioni miste dove vengono assegnati i letti. Tutte queste operazioni proseguono in genere sino a tarda sera, fino alle undici quando le luci si spengono Figura 22 Un hospitalero che si prende cura di un pellegrino. totalmente. A Ponferrada, la sera in cui sono arrivata, gli hospitaleros hanno tenuto una piccola riunione alle nove e mezzo per dare informazioni di diversa natura: dalle informazioni generali sul Cammino, alla storia, da come curarsi le bolle e a quale alimentazione prediligere. Alla fine i pellegrini hanno posto timidamente alcune domande alle quali hanno trovato sempre risposte più che esaurienti. L’impressione che si ricava è quella di una buona preparazione profesionnale degli hospitaleros. Ogni rifugio inoltre possiede un Libro del Peregrino in cui i pellegrini possono annotare le proprie impressioni, riflessioni ed emozioni sul Cammino, sul rifugio stesso o sulla gente, qualsiasi cosa si sentano di trasmettere in quel momento203 . Sanno che altri pellegrini dopo di loro transiteranno e leggeranno i loro messaggi, scritti in svariate lingue, che assomigliano molto a confessioni annotate solitamente su di un diario personale. Di sua spontanea volontà, il pellegrino riporta nome, cognome e nazionalità sotto ciò che scrive, manifestando una chiara intenzione di comunicare in qualche modo con gli altri, vuole lasciare una traccia di quella che è stata la sua partecipazione attiva nel Cammino, consapevoli di non ritornare in quello stesso rifugio. 203 In appendice si possono leggere alcuni messaggi lasciati dai pellegrini nel “Libro del Pellegrino”. 113 Formattato 4.2.3 Aspetti positivi e negativi delle strutture ospitanti lungo il Cammino. Gli hospitaleros sono in generale molto disponibili e premurosi per quanto riguarda le necessità “peregrine” dei camminanti. Da Leòn a Villafranca del Bierzo gli hospitaleros sono tutti gentili, accoglienti, semplici ed amichevoli. E’ impressionante vedere come alberghi così semplici e senza pretese riescano a lasciare delle impronte così profonde nei pellegrini: si tratta di un gran lavoro da parte di queste persone. Essi offrono in una parola: “Amore”. E’ stato possibile notare una grande differenza di comportamento nei confronti dei pellegrini tra i funzionari gaglieghi e gli hospitaleros. In alcune circostanze il “donativo volontario” diventa “obbligatorio”. Esistono dei pregiudizi nei confronti dei giovani che, secondo alcuni hospitaleros, intraprendono il Cammino solo per fare una vacanza “low cost”, mentre si sottovaluta la reale devozione con la quale tali giovani intraprendono il Cammino. I ciclisti non vengono spesso visti di buon occhio, e infatti il trattamento loro riservato è differente rispetto a quello riservato ai pellegrini. Non tutti gli hospitaleros, dunque, sono volontari coscienziosi, in alcuni casi si ha l’impressione che stiano nei rifugi più che altro per passare gratis le vacanze, non prestando la dovuta attenzione ai pellegrini. A detta dei pellegrini poi, negli alberghi gli hospitaleros dovrebbero organizzare con più frequenza degli incontri in forma di preghiera, delle riunioni a carattere informativo (sul Cammino) oppure semplicemente per conversare. Negli ultimi cinque anni la situazione degli alberghi è degradata paurosamente. In alcuni di essi vengono ammesse persone che giungono addirittura con macchine di supporto proprie dotate di ogni tipo di comodità (roulotte attrezzate di doccia, frigo, ecc.). La responsabilità è anche di quegli hospitaleros ai quali non importa “ospitare” chiunque per ottenere benefici economici. Il lusso degrada il Cammino mentre la sobrietà è l’ideale per il pellegrino di Santiago. Per quanto riguarda l’informazione ed il controllo sulla correttezza da parte dei pellegrini nel Cammino, spesso c’è carenza: ad esempio non si hanno notizie certe sulla tappa successiva e molti hospitaleros non hanno a disposizione le informazioni necessarie per aiutare i pellegrini. I pellegrini si lamentano delle guide e delle mappe del Cammino perché hanno riscontrato che non corrispondono del tutto alla realtà. Le autorità delle diverse Comunità Autonome per le quali passa il Cammino dovrebbero, in collaborazione con gli hospitaleros, stimolare le attività 114 culturali negli alberghi visto che la maggior parte dei pellegrini arriva verso mezzogiorno e quando si tratta di piccoli paesini non c’è molto da fare. Alcuni per fortuna propongono visite o danno spiegazioni su chiese e i monumenti che si possono trovare nelle località. Sarebbe utile anche controllare con più attenzione i timbri e le date sulle Credenziali dei pellegrini, in modo tale da poterne verificare la correttezza nel momento in cui viene assegnato un posto letto. Per fare un esempio: se un pellegrino parte da Burgos a piedi è impossibile che in giornata arrivi a Leòn dato che distano l’una dall’altra quasi 180 chilometri. Nel caso in cui vi giungesse, un hospitalero può dedurre che abbia preso un pullman e di conseguenza dare il suo posto a qualcuno che abbia faticato veramente. In alcuni casi è possibile imbattersi in casi di palese disorganizzazione, ad esempio quando i pellegrini sono costretti a mettersi il timbro da soli. In altri casi invece ci si può imbattere in persone che lucrano sulle esperienze dei pellegrini, come ad esempio a Portomarin dove presso un distributore i ciclisti pagano novanta centesimi per gonfiare le ruote. Maggiore attenzione dovrebbe essere riservata anche alle segnalazioni per ristoranti che servono pasti a costi accettabili per i pellegrini. Di solito si tratta più che altro di menù turistici, i cui prezzi sono troppo cari (otto o dieci euro). In Galizia si percepisce uno spirito diverso a propostio del Cammino, che sembra trasformarsi in una competizione su chi arrivi per primo in albergo. Purtroppo le strutture gestite in modo peggiore s’incontrano proprio nella regione dov’è sepolto l’Apostolo. Un problema grosso che abbiamo riscontrato è che gli alberghi aprono tardi, alle tredici. Non capiamo perché ci sia tanta differenza tra gli alberghi di questa regione rispetto agli altri sparsi lungo tutto il Cammino. Dobbiamo anche sottolineare il fatto che qui la figura dell’hospitalero volontario si perde: in maggioranza sono funzionari e a volte sono aiutati da quelli volontari (il che non guasta a migliorare il servizio). In alcuni casi gli alberghi sono sporchi e deprimenti proprio per colpa di questi funzionari, oppure troppo piccoli per ricevere i numerosi pellegrini che arrivano o che partono dalla Galizia, soprattutto in un Anno Santo. A partire da O’Cebreiro 204 , l’ambiente è abbastanza ostile e bisognerebbe mettere delle persone più entusiaste a lavorare negli alberghi205 . 204 Anche se ho realizzato il mio Cammino nel mese di luglio, quel giorno ad O’Cebreiro (dista 153 Km da Santiago), che si trova a 1.330 metri d’altitudine, pioveva e c’era un freddo invernale, con 115 I veterani del Cammino infatti hanno notato che l’accoglienza non è la stessa rispetto a qualche anno fa, forse perché i locali sono stufi di vedere tanta gente. Inoltre esiste un problema non indifferente, quello dell’accessibilità che riguarda generalmente tutta la società ma in questo caso lo è ancor di più nel Cammino di Santiago. Ci sono infatti alcune richieste da parte dei disabili206 , tra le quali predisporre rotte parallele a quelle già esistenti, in modo tale che una persona meno fortunata possa realizzare il percorso in modo migliore, sia che lo compia per motivi religiosi che di altra natura. I locali e gli alberghi che sono ubicati lungo il Cammino dovrebbero inoltre seguire tutti i criteri e le norme di accessibilità, riservando un certo numero di posti letto adatti a loro. Oltre a ciò gli enti locali dovrebbero mettere a disposizione non solo gli elementi tecnici per accogliere i pellegrini disabili, ma anche e in particolar modo quelli umani. Un signore cieco di 73 anni (Camilo) ha trovato parecchie difficoltà ad entrare col suo cane negli alberghi, così come in qualche esercizio pubblico e privato. Si tratta di episodi alquanto imbarazzanti e senza ritegno poiché il cane rappresentava gli occhi stessi del suo padrone207 . Nel Monte do Gozo 208 ho conosciuto ed intervistato un giornalista, Pepe, che stava facendo il Cammino per motivi di lavoro. Il suo compito era quello di difendere l’utente del Cammino, quindi di investigare sugli eventuali problemi degli alberghi. Ha riscontrato anche lui ovviamente che c’è molta mancanza di rispetto nei confronti del pellegrino. A Sarria ha scoperto perfino un sacerdote che metteva a disposizione la sua casa in cambio di un’offerta, quando invece non avrebbe dovuto chiedere niente visto che la gente entrava nella casa del Signore. In questi casi, quando le cose appena sette gradi centigradi. Di conseguenza molta gente era impreparata non avendo indosso abiti tipicamente invernali, si indossava al massimo una felpa per intenderci. 205 Dei ragazzi ad esempio volevano stare assieme in una stanza dato che in quel momento c’era la possibilità ma una funzionaria non voleva e intanto si metteva a gridare con la gente che era piuttosto alterata visto che ha dovuto aspettare per ore sotto la pioggia ed il freddo prima che aprissero le porte nonostante loro, gli impiegati, fossero dentro già da un pezzo. Quello di Sarria poi era una cosa vergognosa: era diretto da una signora piuttosto maleducata che trattava malissimo i pellegrini. Una ragazza che ho intervistato ad Arzua mi ha riferito che a Sarria un’altra signora aveva detto loro che le camere erano tutte prenotate per un’autorità importante (poi si è scoperto per la regina Doña Sofia e le sue guardie), quindi hanno dovuto cercarsi altri posti; la donna non ha voluto neanche dare indirizzi di altri alloggi o numeri di telefono da contattare. In questo caso pare che siano state fatte delle differenze e che per questa funzionaria la gente nel Cammino non si trova sullo stesso piano. 206 AA.VV, V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, actas, 9-12 de Octubre de 1 999, CEE (A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998, p. 638. 207 Camilo è uno di quei pellegrini da me intervistati la cui storia più mi ha commosso, e non solo me. 208 Da qui si può già scorgere la cattedrale di Santiago de Compost ela che dista solo 5 chilometri. 116 non vanno come dovrebbero, si denunciano le persone interessate di tali “abusi”, si pubblica sul giornale l’accaduto e si filma tutto quanto. In questo modo può intervenire la polizia locale e si fa chiudere l’attività, oppure avviene un cambio del personale che è ciò che è successo nella maggior parte dei casi. Riferendoci proprio al Monte do Gozo l’ambiente è piuttosto freddo e questo gela un po’ l’entusiasmo dell’arrivo. Basterebbe qualcuno, magari che sappia parlare altre lingue straniere, a raggruppare la gente con un caloroso benvenuto e scambiare due chiacchiere nell’attesa di avere un posto letto. Per molti la presenza di qualche sacerdote bilingue non sarebbe male, anche solo per confessarsi ed evitare quindi gli “ingorghi” nella cattedrale. Tutto questo aiuterebbe i pellegrini a sopportare meglio gli ultimi chilometri che mancano per raggiungere Santiago, dove peraltro si transita su strade a volte sporche e molto trafficate da auto e bus turistici. Per quanto concerne la situazione strutture alternative, alla gente sta bene che abbiano allestito i padiglioni, però chiedono solo un minimo di pulizia poi se ci sono dei materassini o meno, o se l’acqua sia fredda o calda non importa. A questo punto sono in molti a voler sapere dove sono tutti quei milioni che la Xunta dice di avere per el Xacobeo, e per chi sono. E’ un peccato non saper approfittare del Cammino di Santiago per quello che è: spesso si dà una brutta immagine a spagnoli e stranieri, danneggiando inoltre la Galizia e i gaglieghi. Tutto ciò suppone una buona organizzazione e tanto lavoro, però le autorità dovrebbero ricordarsi che sono i pellegrini coloro che diffondono la conoscenza della propria esperienza al mondo intero. 117 4.2.4 La segnaletica. I cartelli segnaletici rappresentano per i pellegrini un importantissimo punto di riferimento. Nel corso degli anni la situazione è gradualmente migliorata, tuttavia, nelle città grandi spesso ci si confonde e ci si perde, soprattutto prima di entrare in Galizia. Il Cammino in generale è segnalato abbastanza bene. Diversi pellegrini però sostengono che di Internet ci si possa fidare più di tanto perché i Figura 23 Esempio di segnaletica. chilometri indicati non sempre sono quelli che poi si percorrono effettivamente; non si capisce se queste informazioni siano per gli autoveicoli o per i pellegrini che vanno per i sentieri. Attualmente quasi niente purtroppo rimane degli autentici assetti stradali romani e medievali, c’è un po’ meno polvere e un po’ meno fango: l’asfalto sostituisce in qualche punto la tradizionale calzada, cioè il lastricato di pietra vulcanica. Ma un aspetto è rimasto intatto: si va ancora a piedi, per centinaia di chilometri. A volte può capitare di vedere che ai bordi del sentiero “sboccino” più lattine che biancospini; camminare fra l’aria malsana di una periferia urbana è una penitenza davvero poco mistica. In riferimento alla spiritualità del Cammino, in generale ci si aspettava un maggior contatto da parte della chiesa coi pellegrini. Per tutto il Cammino non ho visto nemmeno un parroco avvicinarsi ad un albergo, mi ha sorpreso molto questa cosa. Forse bisognerebbe dare un senso più spirituale al Cammino, non legato necessariamente alla religione cattolica, ma piuttosto ai valori umani e alla naturalezza (umiltà, solidarietà, tenacia, sforzo, semplicità, rispetto, diversità, armonia)209 . Occorre agire e lottare per mantenere i diversi significati della peregrinazione, di modo che il Cammino continui ad essere un incontro di cristiani e non cristiani, credenti e non credenti e che insieme ai motivi culturali e sportivi continui ad essere un Cammino dello spirito. 209 AA.VV, V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, actas, 9-12 de Octubre de 1999, CEE (A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998, p. 640. 118 Formattato Appendice Interviste ai pellegrini QUESTIONARIO 1. Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? 2. E’ la prima volta che lo percorri? E quali sono le tue motivazioni? 3. Vale la pena soffrire? 4. Che aspetto ti piace di più del Cammino? 5. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? 6. Solo o in gruppo? 7. Puoi narrarmi qualche episodio o persona che ti ricordi o che ti è rimasta impressa ? 8. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini? 9. Te lo aspettavi/immaginavi così il Cammino? 10. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? 11. Consigli? 12. Lamentele? 119 Elenco pellegrini intervistati in ordine cronologico. 1. Mandarina Clementina Martìn, 48, Barcellona, Spagnolo. 2. Francoise, 24, Parigi, Spagnolo. (hospitalero) 3. Ernesto, 28, Santander, Spagnolo. (hospitalero) 4. Bernadèt Sea, 27, Budapest (Ungheria), Inglese. 5. Eric, 38, Barcellona, Spagnolo. 6. Maria Sunfrieto, 53, La Rioja, Spagnolo. 7. Rocio, 50, Madrid, Spagnolo. 8. Maria Jesus, 48, Madrid, Spagnolo. 9. Tommaso, 29, Pesaro, Italiano. 10. Valeriano, 66, Bergamo, Italiano. 11. Angelo e sua moglie Stefania, 37 e 34, Brescia, Italiano. 12. Mar, 24, Las Palmas de las Canarias, Spagnolo. 13. Chema, 20, Valencia, Spagnolo. 14. Santiago, 22, Madrid, Spagnolo. 15. Pablo, 21, Cuella (Segovia), Spagnolo. 16. Oscar, 31, Barcellona, Spagnolo. 17. Elena, 20, Valladolid, Spagnolo. 18. José Manuel Monterrubio, 49, Madrid, Spagnolo. 19. Beatriz, 18, Messico, Spagnolo. 20. Maria Sol, 56, Argentina ma da 25 anni vive in Svezia, Spagnolo. 21. Cristina e suo papà, 9 e 54, Madrid, Spagnolo. 22. Lucia Molinari, 35, Asola (Mantova), Italiano. 23. Maria Teresa Morel Estrani, 59, Barcellona, Spagnolo. 24. Pepe, 38, Cartagena (Murcia), Spagnolo. 25. Camilo Rodriguez Rameiras, 73, Barcellona ma nato in Galiza, Spagnolo. 26. Giovanni Tullo, 55, vive a Toronto ma è nato a Fossalto (Campobasso), Italiano. 27. Cristina, 22, Castillòn, Spagnolo. 28. Cristina, 38, Barcellona, Spagnolo. 29. Pepe, 39, A Coruna, Spagnolo. 30. Gintautes, 36, Lituania, Spagnolo. 120 Interviste complete ai pellegrini 1)Nome Mandarina Clementina Martin Età 47 Provenienza. Barcellona. E quali sono le tue motivazioni? Per fede, mi hanno operato un mese fa alla gola. Pensavo che si trattasse di qualcosa di molto grave, ma ora canto come gli angeli e sto benissimo: riesco a comunicare con le persone e con Dio. E’ un modo per dire grazie, e di espellere tutto il male che posso aver fatto alle persone, direttamente o indirettamente. E’il mio modo di far penitenza. Mi sono capitate tutte le disgrazie di questo mondo: si sono rotte le ruote del carrello della spesa per mettere tutte le cose che non entravano nello zaino. Che gente ha encontrato durante il Cammino? Svedesi, norvegesi, italiani, francesi, brasiliani, di tutto. Si parla un po’ in tutte le lingue: tutti dividono la cucina, i bagni, tutto è in comune. C’è un orario per andare a letto presto ed uno per alzarsi e ricominciare a camminare, per non beccare il sole cocente e scottarsi com’è capitato a me. Sono uscita perfino sul giornale El diario de Leòn: sono nell’ultima pagina fotografata mentre spingo il mio carrellino, il 4 luglio. Vale la pena soffrire ? Si perché cominci a valorizzare una serie di cose ed a sminuirne altre. Cominci a staccarti di molte cose materiali che non ti servono a niente anche se ora vedi che porto del cibo e qualche souvenir per mia figlia. Anche se avessi tanto denaro penserei che la cosa più importante è la fraternità universale e l’amore che a volte troviamo a volte no. Io lo faccio per il mio Cristo che è il mio maestro e per il mio Dio che è mio Padre. Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Tutti noi spagnoli conosciamo la storia di Santiago, sin da piccoli. 2)Nome Fernand Provenienza Francia Età 24 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Attraverso Internet, amici, familiari, giornali, fiere del turismo, ma anche leggendo diversi libri di storia e l’interesse che ho per l’epoca medievale, alla Chiesa, alle crociate e alle peregrinazioni in generale. E’ la prima volta che lo percorri? E quali sono le tue motivazioni? No, questa è la decima volta. La prima da casa mia, Parigi: sono circa 1.800-2.000 Km, è stata la più dura. Quest’anno sono partito da Alicante e non è facile poiché ci sono poche infrastrutture, poi è un anno santo e ho voluto darmi ulteriori difficoltà. In precedenza ho fatto pure delle tappe di altri cammini, ho scritto una guida (dopo aver chiesto l’autorizzazione). Ora sono hospitalero e questo mi dà molto piacere. In questo modo ricambio il favore, prima ho ricevuto mentre ora sono io che do. Tuttavia non è più lo stesso spirito dopo che percorri il cammino così tante volte: ora ne approfitto degli alberghi, delle infrastrutture. Mi vergogno un po’ nel dire queste 121 cose perché non mi sento più tanto pellegrino come la prima volta. Per questo voglio dare il mio contributo come volontario. Che aspetto ti piace di più del Cammino? L’avventura personale, l’esperienza, la natura, la libertà; anche l’arte e la gastronomia (bisogna degustare un buon vino). Ogni aspetto ti arricchisce profondamente. Solo o in gruppo? Solo, perché mi sento libero. Se ad esempio voglio fermarmi un giorno in più o fare una tappa di 5 Km non devo dare spiegazioni a nessuno. Se invece voglio sedermi vicino ad un’autostrada e guardare le macchina che viaggiano a 150 Km/h non devo giustificarmi con nessuno. Sono libero. Solo la seconda volta l’ho fatto con mio padre, però preferisco da solo. Cosa fai normalmente nella tua vita? Sono giornalista e scrittore. Vivo con lo stress dell’ufficio, non per essere felice ma per guadagnare qualche soldo. Anche mio padre è un artista-scrittore, mia madre è attrice: è gente che ha vissuto grazie alle proprie passioni. Quali sono le tue motivazioni? Soprattutto religiose. Sono cristiano cattolico romano. Cerco di andare a messa tutti i giorni nel cammino. A Parigi invece vado solo ogni domenica. La fede mi aiuta molto, è il pilastro della peregrinazione; mi sento come in dovere di andare a messa quando posso. Ultimamente mi è venuta una lombosciatalgia ed ho la caviglia infiammata e chiedo a Dio di darmi la forza per andare avanti. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Una volta ho visto cadere davanti ai miei piedi un coniglio, l’avevano ferito dei cacciatori: è morto davanti ai miei occhi dopo aver cercato di rianimarlo con un po’ d’acqua. Sono Diventato molto triste. L’anno scorso un pellegrino che stava camminando davanti a me mi aveva accusato di essere un ladro di pellegrini perché avevo rubato un portafoglio. E’ stata una delle cose più brutte che mi sia accaduta: mi vergognavo visto che la gente mi guardava male. Ho denunciato quest’uomo alla guardia civile per calunnia, però ho sofferto tanto. A volte le cose non sono come sembrano. Comunque ogni giorno ci sono tante cose belle, è difficile dire qual è la migliore, può essere una buona accoglienza, un paesaggio, un tramonto, ecc. Vale la pena soffrire? Sì, anche quando ci sono dei dolori che non passano è molto dura: hai paura di non arrivare ma questo succede ogni anno. Mi sento un ipocondriaco però adesso faccio quello che posso. Quando giungi alla tomba dell’Apostolo dopo aver superato queste difficoltà, ti senti pieno di forze e sei emozionato. Come sono i rapporti con gli altri pellegrini? Ho molti amici ma quando torni a casa è diverso perché sei disconnesso da quest’esperienza ed i rapporti non sono più così forti. Non conosco nessun pellegrino che quando torna a casa sia felice: ci sono dei momenti di depressione, non sai come il cammino possa entrare a far parte della tua vita. Gli amici e la tua famiglia non capiscono, possono solo cercare d’immaginarlo. 122 Consigli? Di andare ognuno al proprio passo, rimanere libero. S’incontra sempre tante gente, rispetta i tuoi piedi, bisogna bere tanta acqua dato che è importante per i tuoi muscoli. Cerca di dormire più che puoi e approfitta di quest’esperienza che ti arricchisce sicuramente e ti rende migliore. Poi ti consiglio di andare con calma da Monte do Gozo a Santiago per rivedere tutto quello che hai fatto in questi giorni, per la tua persona. 3)Nome Ernesto Provenienza Santander Età 28 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Da amici inizialmente. Questo è il mio settimo cammino, tra andata e ritorno. Ogni volta è diverso: la prima è per un motivo, poi man mano cambiano. Che aspetto ti piace di più del Cammino? Incontrare se stesso, la natura, la spiritualità, il sentirsi libero. Solo o in gruppo? Sempre solo. Ora sono hospitalero volontario per restituire al cammino ciò che mi ha dato fin ora. Cerco di aiutare i pellegrini in tutto ciò che posso, risolvere i loro problemi e far in modo tale che il cammino sia per loro il più positivo possibile. Molta gente viene senza sapere cos’è il cammino o chi è Santiago, perché pellegrinano. Voglio aiutar loro a fare un po’ di chiarezza in questo percorso, visto che arriveranno alla tomba dell’Apostolo. Quali sono le tue motivazioni? Spirituali, però c’è gente che lo fa per sport, per avventura ed arrivano con una spiritualità totalmente diversa. Qualche episodio che ti ricordi particolarmente? A gennaio di quest’anno mentre camminavo ero davvero stanco e tutti gli alberghi erano chiusi. Ho visto un uomo che stava uscendo dalla sua casa e mi ha chiesto se volevo un tè. Ho pensato in quel momento di avere davanti a me un angelo: era l’unidici gennaio e nevicava, faceva freddo, sembrava che stesse lì per qualcosa, o per qualcuno. Per me comunque è più dura camminare d’estate che d’inverno perché non sopporto il sole, poi dipende dalle persone. Sicuramente in inverno lo zaino pesa molto di più. Si soffre? E’ un dolore più fisico o psicologico? Mai avuto intenzione di mollare? Credo che il cammino non sia sofferenza, perché è una cosa meravigliosa. Ogni 2 Km c’è sempre un posto dove puoi fermarti per prendere qualcosa da bere, puoi far riposare i tuoi piedi, comprare del pane. Poi tutti ti aiutano negli alberghi, è un’allegria. Il vero cammino inizia dopo Santiago, credo che successivamente sia più difficile confrontarsi nella vita quotidiana (almeno per me). Relazioni con gli altri pellegrini? Tutti sono pellegrini, anche quelli che arrivano in aereo. Può esserci gente che fa alcune tappe in bus ed essere molto più motivata di uno che fa 50 Km al giorno coi suoi piedi. Non siamo noi quelli che devono giudicare. Parlami di questo cambio che avviene durante il camino? Ti rendi conto di molte cose: non è più ricco colui che maggiormente possiede, bensì colui che meno necessita. La gente si rende conto che si può vivere benissimo con 123 molto meno. Si cambia perfino nel modo di vedere le persone dato che nella vita normale siamo abituati ad avere rapporti piuttosto superficiali anche perché le vediamo per poco tempo. Hai visto qualcuno cambiare profondamente a causa del Cammino? Sì, era una persona che non credeva assolutamente a niente e stava nel cammino. Lo stava facendo per liberazione, gli alberghi sono economici, ti aiutano, ecc. Ma ci sono dei momenti in cui succede qualcosa che non puoi spiegare, e che ti fa cambiare totalmente il modo di vedere la vita. Era un ragazzo che aveva problemi di droga, di delinquenza, ed ora si trova in un seminario. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Con la necessità e l’obbligo di portare con me nella vita di ogni giorno l’essere pellegrino anche se è molto difficile. Consigli? Di farlo perché ti arricchisci interiormente. Impari da tutti, pellegrini ed hospitaleros. 4)Nome Bernadèt Sea Procedencia Hungary, Budapest Età 27 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Me ne hanno parlato alcuni amici che hanno trascorso le loro vacanze venendo a fare il pellegrinaggio. In quanti giorni percorrerai il Cammino? In un mese, dal 1/7 al 30/7, 30 giorni in Spagna. Da Leòn a Fisterra, poi vorrei visitare Salamanca, Vigo. Che aspetto ti piace di più del Cammino? E quali sono le tue motivazioni? L’aspetto spirituale del cammino (principalmente), poi conoscere nuove persone, me stessa, mettermi alla prova spiritualmente, fisicamente e psicologicamente. L’aspetto religioso: non sono un’assidua praticante, ma sono cattolica-cristiana. Mi piace praticare la religione in modo personale ed autonomo, soprattutto nei rapporti con le altre persone (e con Dio), non solo andando in chiesa. Solo o in gruppo? Sola, perchè nella mia vita normale sono sempre a contatto con molta gente, anche a lavoro. Con questa esperienza voglio incontrare me stessa, dedicare del tempo a conoscermi meglio stando da sola, ad ascoltare il mio corpo e la mia mente, ascoltare il mio cuore, i miei piedi. E poi in questo modo posso essere libera il più possibile, sono libera di conoscere gente ma non dipendere da nessuno. Mi sento libera. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? E’ la prima volta che faccio il cammino. La cosa più bella che mi è capitata: avevo una forte tendinite qualche giorno fa camminando con delle scarpe davvero scomode e inadeguate, non potevo continuare il cammino. Pregavo Dio di aiutarmi, gli chiedevo di darmi la possibilità di farmi cambiare i miei scarponi con dei sandali più confortevoli, così ho raccontato a un hospitalero dell’albergo che non riuscivo a continuare il cammino con quelle scarpe e lui ha chiamato un taxi e mi ha portata in un supermarket aiutandomi a comprare dei sandali, di quelli che non costano molto, sui 15 euro. Mi ha riaccompagnato in albergo e così eccomi qua sono arrivata fino a Ponferrada. E’ incredibile perchè io non parlo una parola di spagnolo, e in due tappe ho ricevuto diversi aiuti, mi hanno risolto i miei problemi, mi hanno curato le mie 124 bolle. Per me questo viaggio è come la continuazione ed il succedersi di eventi inaspettati. Vale la pena soffrire? Questa è una delle esperienze più grandi di tutta la mia vita. Vedo che molte persone lo fanno per motivi sportivi o fisici, ma per me è diverso, è una questione spirituale. Ho 27 anni ma al momento io non riesco a fare più di 16 Km al giorno, dato che per me questi 16 Km sono già abbastanza duri, mentre vedo persone anche molto più grandi di me che ad esempio vengono dall’Olanda a piedi e fanno tanti Km in più rispetto a me che sono giovane. Dopo il secondo giorno di cammino, con le bolle ed i problemi ai piedi, ho realizzato che il mio corpo ha i suoi limiti ed io devo rispettare i miei limiti, devo rispettare me stessa. Qui devi chiedere aiuto, devi farti aiutare ed aiutare a tua volta. Hai paura? No, qui no ma nella mia vita ad esempio ho paura quando si tratta di cambiare lavoro, di cambiare il mio stile di vita, le mie abitudini. Qui nel Cammino non devi aver paura, non ce n’è bisogno. Mi sto realizzando: mi sto dimenticando di mangiare, di bere, di dormire, di aver un corpo sano; cammino con la gente, parlo con loro, guardo la natura. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Penso che avrò un rapporto completamente diverso con me stessa e con gli altri, avrò più rispetto per me stessa, per i miei limiti e sarò più forte. Comunque non voglio cambiare nessuno, non voglio influenzare gli altri. Io voglio fare delle cose che mi permettano di cambiare maggiormente. Vorrei migliorare i miei rapporti con le persone che mi circondano, con i miei cari e sentirmi meglio e far sentire meglio gli altri. Non voglio essere una salvatrice, voglio cambiare solo me stessa, non influenzare gli altri. Hai mai incontrato qualcuno col quale avresti voluto fare il cammino in compagnia? Ho incontrato qui molta gente interessante, ma nella mia vita ogni persona è interessante. Tutti mi danno la possibilità di vedermi come una persona migliore; guardare me stessa attraverso gli occhi degli altri è molto interessante. Penso anche che la gente senta il bisogno qui di parlare con me, perchè sono una ragazza che sta facendo il cammino da sola. Mi rispettano, cercano di essere gentili, di aiutarmi. Ho sempre delle conversazioni e degli incontri molto profiqui, sono molto importanti per me. Spesso sono tentata nel voler camminare con loro, ma sono venuta qui per farlo da sola, con loro al massimo mi vedo negli alberghi. E’ difficile organizzare qualcosa durante il cammino. Penso di essere nel posto giusto al momento giusto dove mi trovo ora. Non faccio il cammino per fare pubblic -relation nè per far festa, non ho neanche un telefono, non ho niente. Ma un diario sì: non ne avevo mai scritto uno prima d’ora, ho cominciato con questo cammino, qui giorno dopo giorno scrivo qualcosa, ce l’ho qua (me lo mostra). Penso che farai una bella cosa per quanto riguarda la tua tesi, ti auguro tanta fortuna. Falla con una mentalità molto aperta, ti auguro di fare un buon cammino qui in Spagna. Sono convinta che qualsiasi influenza avrai nel cammino ti aiuterà molto e la porterai dentro di te, quello che stai facendo e che farai è molto più di una tesi credo. 5)Nome Eric Provenienza Barcellona 125 Età 38 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Il fatto di essere spagnolo, ti parlano del Cammino sin da piccolo e poi grazie ad un amico ho cominciato a farlo. In quanti giorni percorrerai il Cammino? Lo stiamo facendo (con i suoi due figli) in diverse tappe, divise anno dopo anno. Lo faccio durante le vacanze, in dieci giorni, una settimana, a pezzi. Abbiamo iniziato da Navarrèn, in Francia. In totale sono venticinque giorni, è la prima volta che lo facciamo. Che aspetto ti piace di più del Cammino? E quali sono le tue motivazioni? Il rispetto della natura, vedere il contrasto che c’è tra la città e la natura. Come dare un valore alla tua vita, sapersi distaccare dalle cose. E’ un lavoro che fai all’interno di te stesso per comprenderti meglio e per incontrare o ritrovare te stesso. Per me non ci sono motivazioni religiose. Solo o in gruppo? Con amici o con i miei figli. E cosa ne pensano i tuoi figli? Il maggiore: “E’ stata una proposta di nostro padre e ci è sembrata una bella cosa, una bella esperienza.” Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Passeggiare per i boschi, respirare l’aria pura e stare in silenzio. Molti alberghi attuano con vero amore, quelli che chiedono la volontà sono i più sinceri. Dovrebbero essere tutti così. Non mi piace il business che si è creato attorno al pellegrinaggio, la mancanza di appoggio da parte dei governi locali nel proteggerlo da queste speculazioni che hanno lo scopo di prosciugare le tasche dei pellegrini. Ad esempio nei ristoranti i menù sono troppo cari per dei pellegrini, non esiste un menu per noi, poiché un menu per pellegrino dovrebbe costare quattro o cinque euro, non otto o dieci come accade quasi sempre. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Penso che si torni cambiati da quest’esperienza. Ognuno apprende la sua lezione, i valori umani, il fatto di essere responsabile delle tue cose, di essere semplice e di utilizzare il minimo indispensabile. Non ho mai pensato di lasciare il cammino perché tanto facciamo tappe corte e non sarebbe giusto. E’ duro anche per i tuoi figli? Si credo che sia molto difficile anche per loro farlo tutto in una volta, dall’inizio alla fine. Non bisogna bruciare le tappe: se ne fanno tra i 15 e i 20 Km, non di più, così puoi andare piano e godertelo tranquillamente. 6)Nome Maria Sunfrieto Provenienza La Rioja Età 53 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? E’ una cosa che si sa da sempre. Avevo in mente di farlo da molti anni, solo che non era arrivato ancora il momento. Poi si hanno notizie sui giornali e degli amici mi hanno raccontato la loro esperienza. In quanto tempo pensi di fare il Cammino? 126 In tredici giorni, da Astorga. E quali sono le tue motivazioni? Sinceramente è come un’inquietudine, non so come spiegarla a parole: non faccio il cammino solo per il paesaggio. Ho avuto delle situazioni familiari particolari e questo ha incrementato ancor di più il mio interesse per il Cammino e fino a quando non mi sono successe determinate cose non era mai scattata quella molla che mi ha fatto capire che era l’ora di partire. Solo che non so se riuscirò a finire il Cammino. Influiscono anche i motivi religiosi, è un miscuglio di tante cose. Solo o in gruppo? Con degli amici. Vale la pena soffrire? Io fin ora ho fatto solo due tappe ma ho già sofferto moltissimo. Il dolore è indescrivibile: allo stesso tempo pensavo di non arrivare e poi sono arrivata. Questa è una gioia però si soffre davvero tanto.Vale la pena anche se a volte penso che non dovrei maltrattare in questo mo do il mio corpo. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Sono un po’ delusa a dire il vero. Pensavo che sarebbe stata una cosa più fraterna. Forse l’avevo idealizzato troppo il Cammino, non è come mi ero programmata che fosse. Nessun evento negativo al momento, sono tutti molto corretti, però pensavo di socializzare di più con altre persone al di fuori del mio gruppo: si parla ma finisce lì. Mi hanno fatto molta impressione le persone che soffrono tantissimo, che continuano ad andare doloranti pur di arrivare, compiendo tappe piuttosto lunghe e dall’inizio. Consigli? Consiglio di prepararsi sia fisicamente che mentalmente. A me è mancata più una preparazione psichica e di conseguenza ora non ce la faccio neanche fisicamente. Dentro di me è in corso una lotta interiore perché non so che farò, se tornare a casa o rimanere e continuare. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? No non credo. Ho letto testimonianze di gente a cui il Cammino ha cambiato totalmente la vita. Penso che queste persone siano predestinate ed io non mi considero tra loro. Immagino che la mia vita sarà la stessa di prima. In ogni caso darò più valore alle cose materiali che abbiamo, perché qui si vive con l’essenziale. Nella vita quotidiana abbiamo molte cose in più di quelle che necessitiamo, mentre così possiamo vivere senza problemi. 7)Nome Rocio Fernandez Provenienza Madrid Età 50 Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Mi ha impressionato molto una storia che ho letto ne “El Pais”, di una ragazza che stava facendo il Cammino, una come tante che aveva una vita normale, un’infermiera di Saragozza che ha avuto come una chiamata. Ha visto qualcosa che le ha cambiato totalmente la vita e ora è una suora in non so quale convento. Poi un’altra vicenda: una coppia che stava percorrendo il Cammino, ad un certo punto, non so dove esattamente, muore il marito a causa di un arresto cardiaco. La mogliè torna a casa ma l’anno dopo ritorna in quel luogo per ricominciare il Cammino, di modo che anche il marito in qualche modo potesse terminarlo. Mi ha impressionato poi il 127 giornalista che lo raccontava: era agnostico e tutto ciò gli suonava come una musica celestiale, ma quando è giunto alla Piazza del Obradoiro e ha messo la mano sull’albero di Jesse ha sentito qualcosa. Anche quando non crediamo in niente, arriva un momento in cui si sente qualcosa, e non si sa per quale motivo. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Le tue motivazioni? Beh qui non viviamo dove stiamo normalmente, non siamo nel nostro habitat naturale, quindi anche per questo forse abbiamo più tempo per pensare. Io ad esempio non sono molto religiosa, però avverto una certa religiosità, altri magari pensano nella natura, a me piace anche l’aspetto culturale. A cosa pensi quando cammini? Io quando comincio a camminare penso a molte persone. Sono venuta anche perché ho sofferto tanto; mi ha commosso una famiglia che stava passando un periodo di sofferenza. 8)Nombre Maria Jesus Provenienza Madrid Età 48 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Grazie a delle amiche che hanno fatto già il Cammino. Mi hanno detto che è stata una bella esperienza e ci hanno consigliato di farlo, così con altre amiche abbiamo deciso di ascoltarle ed eccoci qua. Sappiamo da piccole cos’è il Cammino per sentito dire, ma non abbiamo mai cercato in biblioteca dei libri né abbiamo approfondito ulteriormente l’argomento. In quanto tempo pensi di realizzare il Cammino? Abbiamo cominciato il 5/7 da Astorga e vogliamo terminarlo sabato prossimo. Che aspetto ti piace di più del Cammino? E’ la prima volta che lo faccio, non so dirti ancora. Quello che ho visto sin ora è bello, in questa zona non c’ero mai stata, è stupenda. Mi affascinano i paesini, la natura, quando vedi certi posti ti scendono le lacrime dagli occhi, è qualcosa di speciale. Solo o in gruppo? Siamo tre amiche. E quali sono le tue motivazioni? Quella di farlo, semplicemente, sperimentarlo. Siamo tre donne, non cerchiamo il divertimento, forse siamo in cerca di qualcosa ma non lo sappiamo: incontrare se stesse, non so spiegarti meglio. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini? In molte cose. Fai un po’ il resoconto della tua vita. Cerchi il perché del Cammino quando sei disperata, nel quale non trovi la ragione di tale fatica, cosa può motivarti. Poi quando meno te l’aspetti ti arriva un’energia tale da continuare a camminare. Non si sa da dove venga, può essere la fede o il fatto che voglio a tutti i costi arrivare fino alla fine, non saprei spiegartelo. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Quello che noto io è la gentilezza della gente; mi curano come non farebbero nella vita normale. Non lo fanno per interessi né per guadagno perché si vede la differenza. Ad esempio poco prima di arrivare all’albergo del Pilar, non riuscivo a stare in piedi e subito delle persone sono venute a cercarmi: mi hanno preso lo zaino 128 e mi hanno portato in stanza come se fossi una di casa e questo non si fa per denaro, viene da dentro. Che rapporto hai con gli altri pellegrini? E’ come una fratellanza: ti sembra come se stessi con loro tutti i giorni. Eppure non li conosci in realtà, è una cosa piuttosto strana, devi provarla per capirla. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Abbiamo iniziato ad Astorga. Il primo giorno ci siamo sbagliati e abbiamo fatto cinque Km in più. Siamo dovute tornare indietro e delle persone anziane ci hanno aiutato. Era come se gli altri non ti vedessero e alla fine una signora ci ha detto che stavamo andando nella direzione sbagliata. Ma prima ancora ci era successo un fatto davvero strano: nella stazione, alle quattro del mattino non c’era anima viva ma poi è arrivata una signora, piuttosto anziana, vestita a lutto e si è messa lì davanti a noi così (con le braccia conserte) a guardarci solamente, con una faccia strana, faceva paura e ci sembrava il caso di andarcene. Poi ci siamo perse e una signora ci ha indicato un paesino nel quale però non potevamo fermarci dato che non c’erano rifugi: eravamo stanchissime ed era come se qualcosa ci obbligava a proseguire. Mancavano sette Km al prossimo albergo. Credevo di non arrivare, ci siamo sedute un attimo per terra in strada ma improvvisamente è arrivato uno sciame di mosche addosso e siamo state costrette ad alzarci subito. Sono cose troppo strane, come se qualcuno non volesse farci riposare ma ci esortava a continurare fino ad arrivare. Secondo te c’è un perché, un significato in tutto questo? Penso che tutto abbia un senso, niente è un caso per me. Lamentele? C’è cattiva informazione a livello di mappe: sono errate e le guide non corrispondono al vero Cammino. Penso che ci siano degli interessi al di sotto. Ci sono delle persone che considerano il Cammino una vacanza economica. Non è bello perché poi capita che il vero pellegrino rimane senza posto letto, mentre gli altri prendono il suo posto e se ne vanno a far baldoria alle feste del paese. Hai visto qualcuno cambiare durante il Cammino? Si, noi stesse siamo cambiate. Si cambia perché percepisci cose di te che normalmente non vuoi vedere, della tua famiglia, di tutto in generale. Ti rendi conto di quello che hai, valorizzi molto ciò che hai in casa, le comodità. Ad esempio quando arrivi in un albergo non sai cosa o chi incontrerai (a volte va bene altre no); impari ad adattarti, ti rendi conto dei tuoi limiti che di solito non vuoi riconoscere. Vale la pena soffrire? Mi manca metà Cammino e non so se arriverò a Santiago, non so dirtelo ora ma spero di farcela. Soffro di più fisicamente che psicologicamente, anzi sto apprezzando tutto ciò che mi viene offerto. Conosco gente nuova, parlo con loro ma il corpo soffre molto. Oggi ad esempio siamo andate in bus assieme ad altri pellegrini, quasi tutti lesionati, chi ai piedi e chi alle braccia. Come pensi che sarai una volta tornata a casa? Senti che cambierai? Tutto ciò che apprendi con durezza e con le lacrime, non lo dimentichi. Mi piace scovare dentro di me, ho sempre cercato di fare le cose giuste, nel senso di comportarmi bene con gli altri, di far del male il meno possibile. Questo è stato sempre il mio modo di vivere quindi non so se migliorerò, però non posso peggiorare questo è sicuro. Consigli? A qualsiasi persona che stia bene fisicamente e che abbia coraggio, consiglio di farlo. 9)Nome 129 Tommaso Provenienza Provincia di Pesaro Età 29 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Diversi anni fa leggendo dei libri di storia medievale. In quanto tempo pensi di realizzarlo? Sono partito da Arles in Francia e in 43-45giorni spero di arrivare a Santiago. Questo per me è il 38° giorno. E quali sono le tue motivazioni? Quella religiosa e spirituale innanzitutto. Poi s’innesta naturalmente l’aspetto culturale e storico che fa parte del cammino. Che aspetto ti piace di più del Cammino? Io ho percorso il cammino sempre da solo, quindi c’è questo aspetto di solitudine che permette di pensare, di meditare, pregare. A parte dei brevissimi tratti, l’ho fatto sempre da solo. Le sensazioni sono tante: è difficile esporle, variano a seconda delle fasi del cammino. Non ce né una sola da quando parti a quando arrivi, settimana dopo settimana cambiano e si arriva in un momento in cui cammini con un senso di libertà, di tranquillità, senza particolari pensieri. All’inizio c’è un problema fisico e psicologico: nel mio caso dopo la 2° - 3° settimana non c’è più né un problema fisico né psicologico. Hai mai pensato di mollare e tornare a casa? All’inizio quando ero in Francia sì perché è stato un percorso difficile, ero da solo e non incontravo gente: ero in montagna e per la mente è passata questa cosa, ma se uno fa un cammino per fede, se uno abbandona un cammino che sta facendo per fede, vuol dire che questa fede non è poi cosi vera. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? I fatti sono tantissimi e le persone positive sono tante. Ci sono delle esperienze al di fuori della quotidianità, ci sono cose che non si possono neanche raccontare perché non sarebbe giusto. Le persone qui mi aiutano continuamente, anche senza chiederlo. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Questo cammino da quando son partito sicuramente ha già cambiato la mia persona, in tanti modi diversi, nel modo di vedere la vita, ti completi come uomo anche spiritualmente, è una grande esperienza e quando tornerò a casa sicuramente sarò diverso anche con gli altri. L’approccio dopo un’esperienza cosi lunga e difficile cambia inevitabilmente. Vivi una vita “naturale” in cui non hai tutti i problemi e gli stress della vita quotidiana, ma vivi la tua vita che è quella di pensare, meditare, camminare, pregare e mangiare e dormire: queste sono le cose del cammino. Consigli? Se uno viene chiamato dal cammino di farlo assolutamente senza paura, perché se uno vive il cammino con fede, con religiosità, durante il cammino sarà sempre aiutato. Seconda cosa, di vivere il cammino da pellegrini, senza la preoccupazione di arrivare al primo albergo per trovare il posto ma vivere il cammino nel cammino, lungo la strada, e viverlo durante tutta la giornata. 10)Nome Valeriano Provenienza Bergamo 130 Età 66 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Leggendo dei libri. E’ il tuo primo pellegrinaggio? E’il mio 4° cammino, e ho cominciato ad avere la passione per il pellegrinaggio facendo quello a Roma nel 2000 per l’anno Santo. Il mio hobby prima era di andare in montagna, che è comunque una cosa molto diversa dal cammino come pellegrinaggio perchè in montagna in un giorno, due, tre o sette al massimo torni a casa e sei contento di quello che hai fatto, mentre nel cammino il 1° anno è durato 32 giorni; il 2° è 38; il 3° 44 e il 4° di 47-48 senza contare il viaggio che diventano 5253 giorni. E quali sono le tue motivazioni? Confrontarmi con la vita di tutti i giorni con l’esuberanza delle cose inutili che abbiamo a cui la vita moderna ci costringe a sfruttare: dobbiamo consumare per dare il lavoro a chi fa queste cose, però io la trovo una cosa inutile dato che il cammino insegna a vivere le cose di tutti i giorni. Le cose più importanti per me sono il contatto con la natura, con Dio, con le persone. L’anno scorso ho fatto un cammino legato molto alla famiglia e alla pace, perchè sappiamo cosa c’è nel mondo, ad esempio di guerre ce ne sono tante. Ritengo che sul cammino si possa convivere con tutte le persone che rappresentano quasi tutte le nazioni del mondo si può dire, perchè siamo tutti soltanto pellegrini: non c’è l’americano, non c’è il brasiliano, siamo tutte persone che hanno lo stesso ideale, che camminano nella stessa direzione. Un’altra cosa importante per me è trovare Gesù, sapere che siamo tutti uguali. In fin dei conti nella vita conta la persona. Se tu appartieni ad un popolo che domina la terra e vieni a fare il cammino con questa intenzione, vuol dire che non hai capito niente del cammino. Il cammino pianifica e rende le persone tutte uguali. Infatti io ho sempre trovato sia giovani che anziani che come ci incontriamo ci salutiamo dandoci del tu o rispettandoci ma anche prendendoci proprio come se fossimo tanti fratelli. Hai mai visto qualcuno che è cambiato tanto facendo il cammino?Tu stesso sei cambiato dopo il cammino? Non sono cambiato tantissimo perché sono sempre stata una persona che cerca di vivere della quotidianità, delle cose semplici, e accontentarmi di quel poco che mi arriva. La prima volta che ho fatto il cammino avevo un po’ di paura poichè non conosco la lingua, conoscevo solo l’italiano, eppure avevo una fede nella Provvidenza: dicevo: “Vado! Sono sicuro che qualcuno mi aiuterà”. E infatti mi ha aiutato molta gente. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Quando son tornato il primo anno in treno sono arrivato di sera alle otto e non sapevo che a un certo orario avrebbero chiuso la stazione e aspettavo di dormire lì perchè non conoscevo la lingua e non sapevo dove andare. Così alle undici e mezza è arrivato il capo-stazione e mi ha detto di uscire. Gli ho fatto capire che non sapevo dove andare, e lui ha detto che lì si chiudeva a chiave e che non sarebbe rimasto nessuno. Allora son uscito e son andato sul piazzale della stazione: mi son seduto su una panchina e pensavo che ne avevo passate tante e che sarebbe passata anche questa. Ma dopo mezz’ora arriva il capo-stazione, mi mette una mano sulla spalla e mi ha fa entrare in stazione. Mi ha fatto vedere i bagni, mi ha detto che c’erano tre persone che stavano di guardia e che sapevano che io ero lì e al mattino avrei potuto prendere il treno per tornare in Italia. Ecco io ho visto in questo la Provvidenza. Pensi che sia tutto casuale o c’è un motivo? 131 Penso che il pellegrino viene sul cammino con questa idea della Provvidenza. Io ho sempre trovato la Provvidenza che mi ha aiutato, oppure una persona che mi ha soccorso nel momento del bisogno. Adesso che sono diventato un po’ un esperto, a tutte le persone che incontro cerco sempre di dare dei consigli, di aiutare nel possibile e soprattutto di far vedere che il cammino è anche gioia, la gioia d’incontrarsi e di aiutarsi, di conoscersi e di stare insieme. Il valore più bello della persona penso che sia la convivenza: nella vita il mondo non dovrebbe essere fatto di nazioni, ma di persone che si comprendano, si stimino, si tollerino e si vogliano bene. 11)Nome Angelo e Stefania Provenienza Prov. di Brescia Età 37 e 34 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Non c’è un momento preciso, risale agli studi delle scuole superiori. Lo so quasi da sempre. Solo o in gruppo? Sono con mia moglie, questo è il nostro primo cammino. Siamo partiti da Leon, quindi facciamo gli ultimi 300 Km. E quali sono le tue motivazioni? D’incontrare nuove persone e di sperimentare situazioni diverse, scambi d’esperienze, fuori dal contesto usuale delle vacanze. Pensiamo che da un punto di vista umano ci possa dare molto. STEFANIA: è una sfida fisica perchè vengo da alcuni problemi fisici che ho avuto (e che ho), quindi volevo vedere se riuscivo ad affrontare questa cosa, se magari può aiutarmi in qualcosa. Può darsi che siamo alla ricerca di qualcosa, non si finisce mai di conoscersi, anche se son otto anni di fidanzamento e quattro di matrimonio: forse sono più alla ricerca di me stessa, esci da un anno di lavoro stressante e queste sono le nostre “vacanze”. Comunque è più faticoso di quello che pensavo. E’ cambiato il vostro rapporto di coppia? Non siamo ancora arrivati a Santiago, i bilanci li tireremo alla fine. E’ chiaro che in un rapporto di coppia un’esperienza del genere incide perchè se da solo sei chiamato ad affrontare e risolvere problemi, in due i problemi raddoppiano o vanno pensati ed affrontati in maniera diversa che non da soli. In due ci si aiuta, l’uno sostiene l’altro, è un percorso di coppia il nostro. E’ bello camminare sul sentiero, avere la possibilità di fermarsi, di sostare, di guardare la natura, d’incontrare le persone del posto che ti salutano molto volentieri e sono disponibili, ti danno informazioni e ti aiutano. Quando è stato possibile siamo entrati nelle case delle persone che ci hanno invitato ed abbiamo parlato. STEFANIA: non cerchiamo delle cose complicate nella nostra vita. Non so se sto cambiando ma so che rimango tante ore in silenzio, non so se è per risparmiare fiato dato che a casa non lo faccio. A volte rimprovero mio marito di parlare poco mentre qui invece passano ore ed ore in silenzio senza che me ne accorga. Quando cammino sono libera, non sto lì a pensare molto: è una sensazione di libertà, non di vuoto. Non hai ansie, né il magone, è strano perchè camminiamo insieme, lui quasi sempre davanti dato che ha un ritmo diverso: io mi trovo bene con lui davanti, lo seguo altrimenti mi perdo ed io ho il mio ritmo. Sono partita col rosario anche se non sono 132 proprio religiosa, cosa che non avrei mai fatto a casa. Due anni fa me l’han dato a Fatima e avevo intenzione di prenderlo con me ma poi mi son dimenticata. Prima di partire allora siam passati da mia suocera e l’ho chiesto a lei: non so per quale motivo visto che non sono una che si mette a dire il rosario se non alla vigilia di Natale solo perchè inizia mia suocera a dirlo e io la seguo. Vado a messa qualche volta. Ora il rosario infatti lo porto con me: prima di partire mi faccio il segno della croce e quando arrivo me lo rifaccio. Lamentele? Da due giorni a questa parte abbiamo trovato un clima un po’ alterato. C’è un aspetto un po’ troppo competitivo, sembra quasi una gara a chi arriva prima ad occupare il posto in albergo, a chi si alza prima. Questo svalorizza l’obiettivo che può essere non solo l’aspetto spirituale ma soprattutto quello umano del cammino. Ve lo aspettavate così il Cammino? Non sapevamo che fosse così, anche se sapevamo grosso modo a cosa andavamo incontro. Ha perso qualche punto in questi due giorni, però ci sono delle persone che ci richiamano a quello che è veramente l’essenza del pellegrinaggio, dell’andare verso la meta. Forse se arrivavamo dieci minuti prima avremmo dormito in un letto, dopo otto ore di marcia con lo zaino in salita, sapendo che domani abbiamo un’altra tappa dura ma siamo coscienti che l’importante non è arrivare primi ma andare con calma e guardare il nostro panorama. Il dolore è più fisico o psicologico? Avete avuto mai intenzione di mollare? Io onestamente no, mia moglie si ma è comprensibile. Tuttavia lasciare tutto no. Vale la pena soffrire se la sofferenza porta a fare emergere alcuni valori umani importanti (condivisione e la reciproca assistenza). Abbiamo incontrato molte persone che ci hanno aiutato anche senza chiedercelo, senza dirci niente, e abbiamo condiviso non solo la sofferenza. STEFANIA: Ad esempio il fatto delle vesciche: penso di non averle mai avute e qui ti spuntano come dei fiori in un giardino. Purtroppo è un problema non ind ifferente da affrontare, se non hai i piedi apposto non vai con le gambe e non vai con la testa. C’è tutta una fatica fisica e mentale, però è anche bello dopo aver faticato tanto e vedi che i tuoi piedi dopo due o tre giorni cominciano ad assestarsi ed arrivi (anche se poi devi dormire a terra) e ti trovi contenta di aver raggiunto qualcosa che non avresti mai immaginato di riuscire a fare. 12) Nome Mar Provenienza Las Palmas de las Canarias Età 24 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? E’ il mio primo Cammino. L’idea è stata del mio fidanzato: abbiamo visto su Internet e ci siamo decisi a venire. Che aspetto ti piace di più del Cammino? Conoscere gente nuova, di diverse culture e nazionalità. E quali sono le tue motivazioni? Per divertimento, per fare un’esperienza nuova, niente di religioso comunque. Il dolore è più fisico o psicologico? Hai mai avuto intenzione di mollare? Alla fine di una tappa sono distrutta, ma poi mi sento sollevata perché penso che mi manca di meno per arrivare a Santiago. Soffro molto però ogni giorno di meno, vale 133 la pena, si può sopportare il dolore per una volta tanto. Amo la natura, il paesaggio, le case antiche, i paesini di campagna, ecc. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Si, cerco la sicurezza in me stessa. Solo o in gruppo? Con il mio fidanzato, ma poi ci siamo uniti ad un gruppo strada facendo. Penso sia meglio in gruppo per me, preferisco stare con la gente, ridendo e scherzando. Il tempo passa più in fretta. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Adoro i pomeriggi che passiamo negli alberghi. Fernando (il fidanzato) mi aiuta davvero tanto. Lamentele? In alcuni alberghi ci sono delle norme troppo severe. Ad esempio l’altro giorno volevamo stare tutti nella stessa stanza, ma la signora aveva la luna di traverso e non ci ha accontentati. 13)Nome Chema Provenienza Valencia Età 20 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Facendo trecking con le mie zie me l’hanno consigliato loro stesse. In quanto tempo pensi di realizzarlo? In una settimana, partendo da Ponferrada. Che aspetto ti piace di più del Cammino? La gente, i buoni rapporti che si creano con tutti. E quali sono le tue motivazioni? Mi piace la natura, camminare, conoscere gente nuova innanzitutto. Voglio staccare la spina dal lavoro e dalla routine, per fare escursioni. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Un po’ sì perché si ha più tempo per pensare, anche se vai in compagnia. Solo o in gruppo? In gruppo. Per me è meglio perché anche se sto con un gruppo poi posso unirmi ad un altro: sono partito con le mie zie ed ora ho conosciuto questo gruppo di ragazzi tutti simpatici e sto con loro. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Il gruppetto con il quale stiamo andando, ci divertiamo molto. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? No. Secondo me è solo il fatto che andiamo tutti verso lo stesso posto. Porto con me una croce della madonna di Lourdes anche se non sono molto religioso, però c’è qualcosa di religioso. 14)Nome Santiago Provenienza Madrid Età 22 134 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Questo è il secondo cammino. Quattro anni fa l’ho fatto a piedi con degli amici dai quali ho avuto abbastanza informazioni. Quest’anno ho deciso di farlo in bici. Mi sono documentato anche attraverso Internet. E quali sono le tue motivazioni? Innanzitutto per una promessa: una questione familiare, anche per la mia fidanzata, un po’ di tutto. Lo faccio per il significato cristiano del cammino, per la fede, per divertimento, avventura, ecc. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini? Sì, quando sto faticando molto penso alla mia famiglia, alla ragazza, agli amici che mi hanno chiesto di pregare anche per loro. Penso al significato della vita, vedi che qui tutte le persone hanno qualcosa in comune, che la sofferenza ci unisce. Che aspetto ti piace di più del Cammino? Le discese in bici sono le più belle, le salite non mi piacciono. E’ fantastico quando i percorsi passano attraverso i boschi e non sulle strade asfaltate. Se vai a piedi invece che in bici hai dei vantaggi, ma anche degli inconvenienti. Ad esempio in bici è pesante una salita, ma a piedi ti rovini molto di più i piedi; in bici ti fa davvero male il sedere. Solo o in gruppo? Con un amico, però ritengo che il cammino debba essere sia un viaggio individuale che di gruppo, così puoi riflettere sia da solo che con altri, conoscendo gente nuova e confrontarsi. C’è bisogno di condividere le proprie esperienze con gli alt ri. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Mi colpiscono le persone che partono da Roncesvalles, perché credo che se lo fanno è per un motivo molto forte visto che decidono di percorrere ben 800 Km a piedi. Ho parlato spesso con loro: una volta ho incontrato uno che lo faceva da tanti anni, e mi aveva colpito quando, arrivato a Santiago, l’ho visto nella cattedrale raccolto in preghiera e mi ha detto “devi pregare”. Grazie a lui ho capito il vero significato cristiano del cammino, la sofferenza. Io sono religioso e questo fatto mi ha segnato particolarmente nel modo di vedere la vita: conosci una persona che continua a camminare anche zoppicando, dolorante, trasmettendo una tale speranza quando parla. Era sicuro di sé e credeva in quello che diceva. Mi ricordo esattamente delle altre cose che mi aveva detto: “tu preghi?”, ed io “Sì”, quindi lui ha ribadito “Allora non smettere di farlo”. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Lo stavo pensando proprio ieri arrivando in paese. Chissà se questo Cammino di Santiago mi serve a cambiare la mia vita. In ogni caso sono cosciente del fatto che non è un cambiamento che avviene dalla notte al giorno. Tutti hanno delle cose da modificare nella loro vita. Il cammino ti lascia un’impronta se non lo fai per turismo. Vedrò sicuramente la vita quotidiana in maniera diversa: ti rendi conto dell’importanza di alcune cose che prima invece non lo erano. Può essere la tua città stessa, dove in genere ognuno pensa agli affari suoi, qui invece si preoccupano per te e senti il bisogno di ricambiare, ti senti al centro dell’attenzione ma non perché la cerchi bensì perché ti chiedono semplicemente come stai e ti augurano un buon cammino. Sono piccole cose che fanno piacere e che nella vita normale purtroppo non vedi. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Sì, dipende anche dal significato col quale fai il cammino. La prima volta infatti sono rimasto sorpreso da questa cosa, perché tutti abbiamo qualcosa in comune. Immaginavo più che altro fare delle passeggiate, ma quando durano sei ore non lo 135 sono proprio. Per avere la sensazione di non perdere tempo, allora cerchi un motivo valido, altrimenti camminare normalmente lo puoi fare da qualsiasi parte. Hai mai visto qualcuno che è cambiato tanto facendo il Cammino? Non saprei dirtelo, piccoli cambi sì e lo puoi notare dai commenti che ti rilascia la gente. Sicuramente ci si fa un’idea del cammino prima di farlo, solo che poi hai un atteggiamento diverso. Bisogna differenziare quello che è un pellegrino, e quello che è un turista. Non capisco la gente che viene qua per consumare droga. Mi ha colpito una frase che ho letto nell’albergo di Ponferrada: “El peregrino agradece, el turista exige”. Lamentele? C’è troppo business dietro, ma dipende anche se si offrono dei servizi ad un turista o ad un pellegrino. Sono stato trattato molto bene e mi hanno offerto del caffè senza chiedere niente in cambio. Consigli? Consiglio a tutti di farlo. 15)Nome Pablo Provenienza Cuella (Segovia) Età 21 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Qui in Spagna tutti lo conoscono.Quest’anno poi è l’anno giacobeo, noi l’abbiamo programmato da qualche mese e quindi eccoci qua. Che aspetto ti piace di più del Cammino? Mi piace tutto, dormire negli alberghi o in una tenda com’è capitato oggi, camminare cantando per non ricordarti che devi fare altri 15 Km, parlare con la gente, ecc. E quali sono le tue motivazioni? E’ la prima volta che lo faccio, da Villafranca del Bierzo. Per un’esperienza di convivenza con i miei amici e soprattutto è una sfida con me stesso visto che non sono uno sportivo (per motivi di studio e lavoro) né ho molto tempo libero. C’è poi l’aspetto turistico delle terre spagnole che mi piace molto; i motivi religiosi sono importanti per me. Ho le mie teorie sulla religione: sono credente ma non praticante perché non credo nella Chiesa dato che dovrebbe cambiare la sua posizione nei confronti della società. Comunque tutti dobbiamo credere in qualcosa, e la religione serve anche a sostenerci nella vita quotidiana. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Si respira qualcosa di diverso, non so cosa sia; noto una solidarietà speciale da parte della gente, anche se non si conosce nessuno. C’è qualcuno che ti ha aiutato più degli altri in questi giorni? Tutti ci aiutiamo a vicenda. Quando c’è da fermarsi lo facciamo, ci troviamo molto bene insieme e ci vogliamo bene. Avevamo persino provato una pseudo convivenza di due giorni prima di partire, per vedere se potevamo trovarci bene qui. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? In un albergo ho visto qualcosa che preferirei non accadesse: una persona ha curato male una bolla ad un pellegrino senza sapere esattamente il da farsi. Infatti la ferita mal curata si è infettata poco dopo. E’meglio attuare solo se ne siamo capaci altrimenti lasciamo fare a chi di competenza. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? 136 Sì, valorizzerò di più ogni cosa: il letto, una cucina, qualcosa di caldo, conoscere gente diversa, ecc. Forse non cambierò tanto come persona perché penso che appena torneremo alle nostre comodità, saremo quelli di prima. Tutti si fanno un’idea del cammino prima di intraprenderlo, ma non è come te lo aspetti. Alcuni lo trovano troppo duro, ma vale la pena provarci e se non si arriva fino alla fine non succede niente. Quando vedi ad esempio che ti mancano tre Km di salita ti viene da pensare che era meglio stare in spiaggia a prendere il sole, ma poi ti rendi conto che qui stai bene e vale la pena soffrire un po’. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? L’albergo prima di O’Cebreiro era un po’ strano, hippy; il padrone poi entrava nelle camere senza bussare (potevo anche essere nudo), il bagno era misto con solo due docce. 16)Nome Oscar Provenienza Barcellona Età 31 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? E’ il mio primo cammino, mi sono documentato su Internet, attraverso amici e poi lo conosciamo da sempre. Sono partito da Ponferrada. E qual i sono le tue motivazioni? Perché ci sono dei concerti sul Monte do Gozo, così faccio due cose in una. Un po’ per avventura e poi non ho abbastanza soldi per fare delle vacanze normali e qui si risparmia. Per me è tutto un business, non c’è niente di mistico, è solo una tradizione che porta molti turisti alla Galizia. Che aspetto ti piace di più del Cammino? I paesaggi, le persone simpatiche, ed il fatto che è molto economico. 17)Nome Elena Provenienza Valladolid Età 20 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Da mio fratello che l’ha fatto due anni fa e anche dalla mia famiglia. Sola o in gruppo? Con cinque amiche, però consiglio di farlo da soli perché la gente che viene da sola è quella che fa più amicizie, quella che ti aiuta e ti parla di più; hanno la possibilità di stabilire il proprio passo, forse soffrono di meno. E quali sono le tue motivazioni? Per motivi religiosi principalmente (sono molto devota), poi è una buona maniera di fare le vacanze (è economico). Mi piace conoscere altra gente, posti nuovi, stare con le amiche. E’ anche un viaggio individuale dato che quando cammini non parli per molto tempo. C’è qualcosa di diverso: la gente ti aiuta, penso che cambierò con quest’esperienza. In città molte cose sono indispensabili, qui no, lì siamo sempre di mal umore, qui ti dimentichi di tutto perché pensi solo a stare in mezzo alla gente e ti diverti tanto. 137 Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Questa mattina una nostra amica non ce la faceva a continuare e perciò ci siamo fermate tutte ad incitarla e ad aiutarla. A lei questo ha fatto molto piacere. Il dolore unisce le persone. L’albergo di ieri non era buono (era sporco) ma siamo state bene perché eravamo in buona compagnia. Poi c’è qualcuno che trova l’anima gemella nel cammino: una ragazza tedesca sta ora con uno spagnolo! Vanno insieme dappertutto, si aiutano a vicenda, è bello vederli felici. Piacerebbe anche a me questo perché è qui dove conosci veramente qualcuno, esce fuori la tua vera personalità. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini? Sì a mio fratello perché mi ha detto che non ce l’avrei fatta e poi al mio ex per il quale provo ancora qualcosa: l’ho lasciato io ma mi sto rendendo conto che ho ancora bisogno di lui. Quando tornerò cercherò di riprendere il discorso con lui; mi piacerebbe averlo qui adesso. So quello che mi manca veramente grazie al cammino. C’è più bisogno di una persona che delle cose materiali. 18) Nome Jose Manuel Monterrubio Provenienza Madrid Età 49 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Grazie a un’altra persona che lo aveva già realizzato. E’ la prima volta che lo percorri? E quali sono le tue motivazioni? E’ il mio quarto cammino. Quattro motivi differenti: il primo, nel ’99, era qualcosa di nuovo, da Astorga. Il secondo nel 2004 da Logrogno l’ho fatto per vedere se c’era la stessa gente nel cammino; il terzo per sport, da San Jean-pie de port in 20 giorni. Questo quarto cammino è molto speciale per me, è di riaffermazione, con condizioni speciali. E’ una specie di compromesso e di promessa: farlo senza mezzi economici, non ho denaro e non posso chiederlo né accettarlo da nessuno. Se la gente mi vole aiutare può farlo offrendomi da mangiare, io la chiedo ma non la esigo, credo che ci corrisponda per diritto. Se negli alberghi non mi lasciano entrare perché non posso pagare, mi porto una tenda dietro. Principalmente sono un egoista, devo pensare prima a me stesso. Tutti cerchiamo qualcosa al di fuori di noi, ma è dentro dove nascono le domande. Non è un tema religioso il mio, non pratico nessuna religione: sono stato battezzato ma crescendo le mie decisioni sono state diverse. Ho un figlio ma non l’ho fatto battezzare, se lui vorrà sarà solo una decisione sua, non una imposizione mia. Che aspetto ti piace di più del Cammino? Il cammino è cambiato molto. Questa volta è più vivo rispetto al primo: è tutto più positivo, infuocato verso la Chiesa, più giovani. Attualmente viviamo in una epoca in cui manca la comunicazione: ad esempio si chatta con qualcuno che sta in Australia e poi non sappiamo parlare con chi è più vicino a noi. Qui quello che incontro è soprattutto comunicazione che è quello che manca nella nostra vita, nelle istituzioni, nelle coppie, ecc. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Sono le enerigie di tutte le persone che passano nel cammino. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Ho visto coppie, anche sposate, che sono venute qui insieme ma sono tornate a casa ognuno per conto suo: il cammino li aveva separati. Altri invece sono venuti poco 138 convinti e qui si sono uniti. Si tratta di convivere ventiquattro ore su ventiquattro con qualcuno e non è facile. Mi è capitato di arrivare in un albergo ma non mi hanno accettato, e neanche nel seguente. In un altro mi hanno fatto almeno far la doccia e lavare i vestiti. Stavo per andare a dormire davanti al portico di una chiesa e forse qualcuno, sapendo della mia situazione, mi ha messo dieci euro in un mio calzino. Mi sarebbe piaciuto sapre chi fosse per ridargli quello che lui stesso mi aveva offerto perché non mi è permesso accettare denaro. Piuttosto gli direi di offrirmi da mangiare; mi mancano solo sette giorni per arrivare a Santiago e fin ora non mi è mancato assolutamente niente. Anzi, ho ricevuto più di quello che necessitavo. Parlando con una ragazza le ho chiesto se sua madre era morta, e se soffriva di epilessia come lei. La ragazza mi ha confermato il tutto molto sorpresa ovviamente. Le ho detto che avevo un amico con gli stessi sintomi e perciò ho appreso ad affrontare il problema. Volevo aiutarla standole vicino in qualche modo. Ci siamo scambiati i numeri di telefono. Guarda cosa mi ha scritto in un sms; che aveva trovato un amico e che aveva bisogno di qualcuno che le desse la forza per continuare a vivere. Questa ragazza ha tentato il suicidio diverse volte e questo era uno dei motivi per il quale ha intrapreso il cammino. Solo o in gruppo? Questa volta solo, però ho sempre viaggiato in gruppo. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini? Alla mia vita. Come e quanto sei cambiato durante questi cammini? C’è sempre stato un prima ed un dopo del primo cammino. Per me cambiare significa renderti conto degli altri, anche se te ne dimentichi spesso. In ogni momento della tua vita vengono fuori dei momenti del cammino. Ti ricordi solo i bei ricordi, quelli brutti li dimentichi. Questa volta per me il cambio è già avvenuto durante il cammino, prima ancora di terminarlo, perché questo è speciale. Io sono un meccanico di auto, e normalmente mi piace la mia vita. Non mi è piaciuto solo in questi due ultimi anni, ed è in questo periodo che sono cambiato. Tuo figlio e la tua famiglia sanno del tuo cammino? Sì e sono d’accordo, anche mia moglie. Mio figlio lo farà in futuro. Farlo a piedi ha i suoi vantaggi perché sei tu che decidi il passo, il ritmo. Soffri molto? No, io mi diverto. Solo una volta mi è uscita una bolla per una mia negligenza, nel secondo cammino. Hai visto qualcuno che è cambiato molto con il camino? Sì, molte persone che sono venute qui depresse, in trattamento da uno psicologo. Dopo aver passato qualche giorno con loro, se ne sono andate soddisfatte, tranquille e con tanta allegria. Questo non si deve al cammino, ma a noi pellegrini perché senza di noi il cammino ha finito di esistere. Se non si comunica con la gente i problemi continuano ad esistere e non si può trasmettere niente di buono al prossimo. Mi è capitato di pranzare con delle persone e dall’argomento del sale qualcuno ha finito per dire che la Catalogna non fa parte della Spagna. Nel cammino ci sono anche i nazionalisti purtroppo. Vuoi dire qualcosa sulle infrastrutture? C’è business certo, ma se non ci fosse terminerebbe il tutto. Non abbiamo cibo da regalare ma da vendere sì. Una volta un prete mi ha detto che non si può fare il cammino senza denaro. Io posso smentirlo, sono un esempio del contrario. Gli hospitaleros sono simpatici, ma la maggior parte non parla lingue straniere. Tu hai aiutato qualcuno in particolare? 139 A tutti in genrale. Mi sento bene ogni volta che lo faccio. Non è un peso per me fare massaggi, toccare i piedi sudati, ascoltare la gente, ecc. Non sono innamorato del cammino di Santiago bensì della vita e quindi di conseguenza sono un innamorato del cammino. 19) Nome Beatriz Provenienza Messico Età 18 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Attraverso la TV, la pubblicità, è una tradizione della colonia spagnola. Comunque mi sono documentata poco, so giusto le cose principali. Sola o in gruppo? Con due amiche. Penso che da sola sarebbe noioso, comunque non sono in grado di dire cosa sarebbe meglio perché ci sono diversi pareri a riguardo. E quali sono le tue motivazioni? Mi attira il fatto di percorrere gli stessi posti nei quali è stato anche l’apostolo Santiago, i luoghi simbolici che rappresentano qualcosa per la Chiesa Cattolica. Io sono molto religiosa, praticante e cattolica. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Non saprei ma sento che ognuno, religioso oppure no, ha lo stesso fine. I tuoi genitori cosa ne pensano visto che sei molto giovane? Sono molto contenti perchè è una decisione che ho preso da sola, volevo fare un’esperienza nuova. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini? Alla mia vita, al perché di questo cammino. Voglio conoscermi meglio. Vale la pena soffrire? Questo è il mio secondo giorno e sono molto stanca, però va bene, i piedi stanno ancora bene. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Tutti sono gentili. Cosa ne pensi deli alberghi? Sono buoni ma per la quantità di gente che c’è nel cammino sono piuttosto piccoli. C’è anche gente anziana che lo sta facendo e a volte sono un po’ costretti a cercarsi altre sistemazioni e questo non è giusto. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Non lo so, però ho tanta voglia di arrivare a Santiago. Forse mi renderò conto di cosa mi mancava veramente nella mia vita quotidiana. 20) Nome Maria Sol Provenienza Argentina, ma da 25 anni vivo in Svezia. Età 56 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Lo conosco fin da piccola, solo che era troppo lontano. Due mesi fa ci siamo messe a cercare informazioni su Internet e siamo venute. 140 E quali sono le tue motivazioni? Si tratta di una sfida con me stessa, il fatto di realizzarlo, di avere le forze ed il coraggio per farlo. Sola o in gruppo? Con un’amica. Penso che se il mondo fosse governato da gente che fa il cammino sarebbe migliore: la gente è più solidale e buona. Che aspetto ti piace di più del Cammino? La solidarietà. Quello che mi ha impressionato maggiormente è la chiesa della “Virg en del Camino”: è un luogo di pace, meraviglioso. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini? Sì, a me stessa, parlo con me stessa. Il silenzio mi piace. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Forse più avanti, chiedo solo di essere una buona persona, niente di più. Vale la pena soffrire? Sono stanca, però allo stesso tempo è una stanchezza meravigliosa, il fatto di riuscire a terminare ogni tappa, metti a prova te stesso. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarme nte? Il freddo di O’Cebreiro ed i ragazzi che “morivano” dal freddo senza un posto in cui dormire, mi hanno segnato molto. Ammiro tanto un signore cieco di 73 anni che è qui col suo cane, e Cristina, una bambina di nove anni che accompagna suo papà malato per tutto il cammino, gente fantastica. Credo che abbiano una forza che nessuno di noi altri possiede. Lamentele? C’è gente che prende l’autobus e poi scende quando mancano due o tre Km all’albergo. Così arrivano per primi e prendono i posti mentre altri camminano tutto il giorno e poi rimangono senza un letto. Alcuni percorsi sono abbastanza pilotati da parte delle autorità locali, perché ci sono degli interessi dietro. Alcuni alberghi sono deprimenti per colpa dei funzionari scortesi che ci lavorano. Gli enti locali dovrebbero fare qualcosa in più. Ci sono dei paesini che vivono esclusivamente del pellegrino. Ci sono un sacco di posti dove i prezzi sono esorbitanti, come il mangiare, la frutta (un Kg di mele ci è costato quasi quattro euro!). Si approfittano spesso di noi pellegrini, ed è una pena. Non bisogna fidarsi di Internet dato che la realtà è un’altra cosa, è completamente diversa. 21) Nome ed età. Cristina, 9 anni. Suo papà, 54. Provenienza Madrid E quali sono le vostre motivazioni? Cristina: Perché mio papà già lo ha fatto da Jaca e da Roncesvalles: mi ha raccontato un sacco di storie, mi ha incuriosito ed eccoci qua insieme. Siamo partiti da Leòn, camminiamo da docici o tredici giorni. Ho qualche bolla ai piedi, sono un pochino stanca però sto bene, vale la pena. Solo che non ho fatto la comunione e forse per questo non mi daranno la Compostela, anche se penso che dirò che l’ho fatta. Papà: Prima di tutto ci piace camminare, vedere cose nuove, conoscere gente nuova, la natura, vedere dentro di noi. C’è molta gente che viene perché è sola nella vita, è depressa e questa diventa quindi un modo diverso di vivere. Questo è la mia terza volta: la prima lo feci nel ’90, poi nel ’92 e ora nel 2004. Pensate a qualcosa o a qualcuno mentre camminate? 141 Cristina: a mia mamma che sta lavorando e non può essere qui con noi; voglio arrivare a Santiago, poi agli animali, ai miei amici ed alle persone che ho conosciuto qui nel cammino e che ho lasciato indietro o che sono andati avanti. Sono cambiate le tue (al papà) motivazioni in questi tre cammini? Dal primo cammino è cambiato tutto perché mi sono sposato. (Cristina: mia madre mi ha messa al mondo!). Prima la mia vita era un po’ una noia, mi sentivo solo e nel ’92 ho conosciuto mia moglie, che in principio non mi piaceva affatto perché era molto brutta (aveva una pettinatura orribile ed era mal vestita). Per fortuna dopo è cambiata ed ora non mi manca niente. Qualche episodio o persona che ricordate particolarmente? Cristina: molte persone hanno aiutato mio padre. Papà : nel ’90 mi sono comprato un cappello di paglia nel cammino. Un giorno però è passato un camion che me lo ha fatto volar via. A Villafranca de Montereuca (Burgos), salendo su di un monte, dato che non c’era il sole a guidarmi né alcun segnale, mi ero perso e giravo a vuoto per cinque ore. Prima non c’erano tutte le frecce di adesso.Spesso infatti mi arrabbiavo per questo motivo. Poi un parroco mi aveva suggerito dei trucchi: di guardare se c’erano delle orme sui sentieri, e che il sole al mattino dovevo averlo sulla nuca mentre il pomeriggio sulla fronte. Così sai di non sbagliare. Cristina: abbiamo conosciuto un ragazzo francese che ha avuto un incidente sui Pirenei mentre saliva: gli si è aperta la gamba e hanno dovuto tagliare un tendine. Era con la sua famiglia ed era l’unico sopravvissuto. Per questo motivo si sentiva in colpa e perciò sta qui. Cammina da duemila Km e va e viene dalla francia a Santiago de Compostela. Dice che fa solo colazione, poca tra l’altro perché non ha denaro. Riesce appena a dormire due ore perché gli fa male la gamba. Papà: credo che visto che non gli è rimasto più niente nella vita, per lui è uguale un posto invece che un altro. Comunque ci è successo di tutto: siamo perfino usciti in TV. C’era un gruppo che curava le bolle e mi hanno intervistato. Il fatto è che la bambina l’hanno ripresa molto di più e così quando abbiamo proseguito tutti ci hanno riconosciuto e ci salutavano. Cristina mi dice che l’anno prossimo vuole fare il cammino dall’inizio. Poi ho conosciuto nel ’92 un ragazzo di Alicante, che era in bici. Siamo diventati buoni amici, mi ha raccontato che in casa nessuno lo capiva e che aveva solo trecento pesetas. Un giorno ci hanno avvertito che in un posto davano da mangiare gratis a tutti i pellegrini, così ci siamo ritrovati in quattrocento e abbiamo mangiato tantissimo, come dei re. Poi abbiamo fatto una passeggiata ed ho comprato dei panini, uno anche per lui visto che non aveva soldi e mi ha detto che sono una persona molto buona. Lamentele? Il cammino di adesso non è come quello di prima: ora è una gara a chi arriva per primo. Gli alberghi sono tutti pieni come in questo in cui ci troviamo. Avete mai pensato di mollare e di tornare a casa? No, sempre fino alla fine. Consigli? Di cominciare con le tappe corte, poi aumentare gradualmente. 22) Nome Lucia Molinari Provenienza Asola, prov. di Mantova Età 35 142 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Leggendo il libro di Paulo Coelho, alcune testimonianze di persone anche attraverso Internet; con giornali e testi specifici sul cammino a piedi. Sola o in gruppo? Con mio marito, percorreremo gli ultimi 120 km, da Sarria, perché queste sono le nostre ferie. E quali sono le tue motivazioni? Pensiamo che questo percorso possa servire a noi individualmente e a noi come coppia per crescere, maturare e riflettere su tante cose che nella quotidianità non vengono prese in considerazione in primo piano. Consiglio comunque a chi vuol fare una riflessione profonda di venirci da solo perchè tanto le altre persone s’incontrano lungo la strada e questa è un’occasione di reciproco scambio d’informazioni, di conoscenze e di riflessione. Io sono alla ricerca di me stessa, quella parte nascosta che non conosco. State cambiando? Penso che le riflessioni che stiamo maturando in questi giorni possano aiutarci a cambiare ed a migliorare noi stessi, il nostro rapporto di coppia e la relazione con gli altri. Scopriamo una grande forza di volontà nel riuscire ad arrivare nonostante le piaghe, le ferite, i problemi dell’albergo che è pieno, ecc. Tutte cose che nella quotidianità non vengono messe alla prova. Il nostro rapporto potrà cambiare in meglio, sarà un miglioramento sicuramente, anche nei confronti degli altri. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini? Di solito sto in silenzio, a volte scambi due chiacchiere. Penso a tante cose, rifletto tantissimo: ai familiari, amici, parenti, alla piccolezza dell’uomo e a come sono i campi, le case che vedi da una prospettiva diversa. E’ un cammino spirituale per me, un miglioramento di quello che è il mio percoso. Sono cattolica-credente-praticante. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Ogni giorno ho incontrato una persona nuova che mi ha arricchito di conoscenze poichè ha voluto darmi delle informazioni particolari sui luoghi che avevo visitato. Si tratta di un vecchietto di ieri che mi ha raccontato tutta la storia di una chiesa e poi mi ha ribadito: “Ricordati che alla fine la vita passa, scorre, ma l’importante è rimanere sempre in grazia di Dio perché non sai mai quando puoi morire”. Uno molto saggio. Ad esempio oggi ho visto quell’uomo cieco che ha percorso tutto questo cammino perchè lo sta facendo per devozione, per chiedere a Dio che il mondo cambi. Queste cose ti portano a maturare, a fare delle riflessioni su di te. Il primo aiuto l’ho avuto da mio marito, che si è sobbarcato parte del peso quando io non ce la facevo a portare il mio zaino. Anche solo una parola, un “dai, coraggio, forza” ti può spingere a dare il meglio di te perché è in un momento di sconforto quando pensi di mollare tutto. Scherzosamente dicevamo che i salmi del pellegrino sono tutti “ahi ahi ahi ahi” dato che abbiamo fatto alcune soste con dei momenti di preghiera. Mai pensato di tornare a casa? No, non ho mai pensato di prendere un bus o un taxi per arrivare a Santiago visto che ho fatto questa scelta a priori. Ho pensato di prendere il bus solo in casi disperati, magari la tentazione di rispedire a casa lo zaino perché è troppo pesante. Ho portato delle cose che non mi servivano mentre ne ho lasciate altre che invece mi sarebbero state utili. L’essenzialità qui è importante: ti accorgi che molte cose nella vita non sono essenziali. Lamentele? Qualcuno che russa la notte!!! 143 Pensi che le persone che stai incontrando siano una coincidenza o c’è un perchè? Sì secondo me c’è un perché. Non credo al caso, piuttosto alla Provvidenza. Forse queste persone mi stanno lanciando un messaggio, nel bene o nel male. Ad esempio una provocazione del primo giorno che non ho scritto nel diario: il tassista che ci ha portato dall’aeroporto alla stazione ci ha detto “Ma perchè fate questo percorso? Non potete prendere un autobus o un treno? Di qui ce ne sono molti per andare a Santiago, siete pazzi a fare 120 km. Questa cosa ti spinge a riflettere più profondamente sulle tue motivazioni a fare questo percorso. Te lo aspettavi/immaginavi così il Cammino? No, pensavo che fosse un po’ più pianeggiante, invece la zona della Galizia è tutto un alto e basso. Sulle guide poi è segnalato come percorso medio-facile, ma nessuno ti dice che ci sono immensi sali e scendi. Non bisogna fidarsi solo dei testi scritti o di Internet, ma viverlo direttamente in prima persona perchè quello che è stato scritto è solo una piccola parte. Vedo che tuo marito sta scrivendo. Avete un diario? Sì ci scriviamo ogni giorno, ognuno ha il suo personale. E’ un diario che non vuole essere solo memoria oggettiva dei posti che abbiamo passato, ma anche dei fatti più importanti capitati durante il giorno o semplicemente l’annotazione di una persona, di una parola o un fatto che ci ha colpito particolarmente. Ci confrontiamo ogni sera su quello che abbiamo scritto. 23) Nome (porta uno zainetto piccolo) Maria Teresa Morel Estrani Provenienza Barcellona Età 59 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di S antiago? Erano anni che volevo farlo, solo che prima lavoravo, i miei figli erano piccoli. Ho sempre voluto farlo tutto in un mese e ora i figli sono grandi, mio marito è in pensione e quindi sono libera. Questo è il ventisettesimo giorno, sono partita da Roncesvalle. Come stai fisicamente? E’ duro soprattutto i primi giorni, fisicamente e psicologicamente, a volte più psicologicamente. Dopo quattro giorni già è meno pesante perché vedi gli altri con le bolle mentre tu sai come curarti e apprendi dagli altri. Che aspetto ti piace di più del Cammino? Tutto è incantevole. La zona di Navarra è molto bella dalla parte dei Pirenei, solo che ci sono dei paesini dove non s’incontra quasi nessuno. A volte ti fai una tappa senza fermarti in un bar a prenderti del caffè. La Castilla poi è durissima, il sole picchia forte ed è una terra molto piana; i piedi sono a pezzi a furia di camminare sulle strade. Comunque ci sono dei paesi molto belli, città meravigliose e da Astorga il paesaggio cambia: inizi a vedere un po’ di verde ed è così confortante quando trovi un albero sotto cui ripararti. Solo che in questi giorni abbiamo preso un sacco di freddo e pioggia. Pesa il tuo zaino? Ho con me pochissime cose: quello che era di più l’ho spedito a casa. Ho uno zainetto, un sacco a pelo piccolo di seicento grammi. Per domani ho la roba tutta sporca a causa del tempo che c’è, non posso né lavare né asciugare; meno male che mi mancano poche tappe e quindi mi va bene. 144 E quali sono le tue motivazioni? Non sono religiose. Credo per la solidarietà, lo stare lontano da casa per così tanto tempo, forse avevo bisogno anche di evadere perché la famiglia è stressante (bambini, marito, nipoti). Qui dedico del tempo a me stessa. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Non credo nei miracoli. Le cose che hai in casa ora capisci di quanto siamo fortunati. A Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Mi ha colpito tanto vedere gente venire da paesi così lontani. Mi chiedo che possano cercare qui. Posso capire un francese, ma non un giapponese; ovviamente non posso parlare con loro a causa della lingua però ho visto anche una madre americana con le sue due figlie. Hai delle lamentele da fare sugli alberghi? Mi hanno delusi quelli della Galizia, perchè non ci sono abbastanza alberghi anche se dovrebbero sapere quanta gente c’è nel Cammino, soprattutto in un anno giacobeo. Il fatto è che fino a quando non eravano in Galizia c’era posto per tutti, ma da O’Cebreiro ci siamo trovati tutti male. Fino all’una non aprono, per di più fa freddo e poi gli addetti sono funzionari pagati dalla regione e non hospitaleros. Si vede che vengono pagati, anche se non tutti sono uguali. Ad esempio quella ragazza di O’Cebreiro, se cadeva il mondo non le importava niente di nessuno. I bagni erano sporchi, la gente che lavava l’insalata nei lavandini del bagno, la cucina era vergognosa. Ieri ho risposto ad una signora di queste che mi ha detto che lei era costretta a stare fino alle undici di notte nell’albergo. Io le ho risposto che era il suo lavoro e in più veniva pagata per questo; il pellegrino non ne ha colpa. E’ una brutta immagine per la Galizia. Sicuramente i diversi paesi traggono vantaggio da questa situazione, credo che per loro è uguale perché tanto i pellegrini devono per forza passare da qui. Poi c’è gente che arriva in macchina e poi va a dormire nei nostri alberghi. C’è qualcuno in particolare che ti ha aiutato? Sì un gruppo di francesi in un momento in cui ero veramente giù di morale. Mi sono unita a loro e mi hanno aiutata. Negli alberghi non ti senti solo e poi incontri più o meno la stessa gente. Come ti senti alla fine di ogni tappa? Bene, ora mi sento leggera, libera. Ci metto poche ore per arrivare da un posto all’altro. Oggi ad esempio sono partita alle sei e sono arrivata che non erano nemmeno le dodici. Cammino a cinque Km/h, ho il passo veloce e domani farò circa 30 Km. La gente spesso porta con sé tante cose inutili, non devono vergognarsi di niente. 24) Nome Pepe Provenienza Cartagena, provincia di Murcia Età 38 Solo o in gruppo? Sono venuto con un gruppo di trentaquattro maestri elementari. E quali sono le tue motivazioni? Non sono religiose, forse di più spirituali. Si tratta di fare qualcosa di diverso, di convivere pacificamente con gli altri, di approfittare di questi magnifici paesaggi, della gastronomia e della gente. 145 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Attraverso libri, il passaparola, testimonianze di persone che l’hanno già fatto. Te lo aspettavi/immaginavi così il Cammino? Un po’ si, è bello poter parlare con tanta facilità con la gente anche se non ne sai nemmeno il nome né da dove viene. Lamentele? Per il momento mi stanno sorprendendo in maniera negativa i ciclisti, perché non condividono le cose del cammino come lo facciamo noi a piedi. Credi che cambierai con il Cammino? Credo che mi renderà una persona migliore, lo spero. Però è una cosa che si dovrebbe fare da soli e senza autobus di appoggio. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? In alcuni alberghi c’è gente che ti da tutto senza ricevere niente in cambio. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Sì c’è qualcosa di speciale, però non so cosa sia. Uno si trasforma qui, anche quello che non è per niente religioso. C’è qualcuno che ti ha aiutato di più? Sì, ho un forte dolore al ginocchio e si è offerto tutto il gruppo per fare massaggi, prestarmi il gel, a medicarmi. Queste sono cose che non ti capitano nella vita normale. Hai qualcosa da dire sugli alberghi? Noi alloggiamo in hotels, non propriamente per i pellegrini. Vado in quegli alberghi solo per farmi mettere i timbri lo ammetto e poi l’ambiente mi piace di più. Comunque lo rifarò ma da vero pellegrino, a piedi. 25) Nome Camilo Rodriguez Rameiras Provenienza Barcelona Età 73 E qual i sono le tue motivazioni? Chiedo che sparisca la fame nel mondo, le guerre, che la nostra organizzazione per i ciechi, la O.N.C.E. (Organizaciòn nacionàl ciegos de Espana) sia più democratica. I dirigenti sono troppo autoritari ed impongono il loro criterio: se non si “balla” come dicono loro, calpestano la gente come noi. Solo o in gruppo? Sono solo con il mio cane. Si chiama Oso, sta sempre con me. Sono partito da Roncesvalle. Da qualche giorno sto con Ruben ed Elena che mi stanno aiutando molto. Che aspetto ti piace di più del Cammino? La gente mi aiuta tanto, c’è molta solidarietà e ne vale la pena. Vale la pena soffrire? E’ più una sofferenza fisica nel mio caso, però lo rifarei. Questa è la prima volta. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Un signore di un albergo mi ha accompagnato da un fisioterapista perché mi facevano molto male le gambe, erano stanche ed in un altro albergo non mi hanno fatto entrare perché ero col cane. C’è gente depressa, frustrata anche fisicamente, con tendinite e bolle. Il mio cane pure ha avuto dei problemi alle zampe e ci siamo dovuti fermare tre giorni per farlo recuperare. Mi hanno trattato molto bene negli alberghi dove mi hanno accolto. 146 Lamentele? Le difficoltà che mi hanno posto negli alberghi per il cane, ma anche in alcuni centri pubblici e privati. La brutta immagine che la Galizia sta dando, la poca attenzione per i pellegrini. Non c’è informazione adeguata né alloggi a sufficienza. Forse lo sbaglio è quello di non far pagare; era preferibile che si pagasse come si fa in qualsiasi parte, così saremmo considerati maggiormente. Io son gagliego e questa cosa mi fa vergognare di esserlo. In Sarria poi c’è una signora che dovrebbero togliere da lì. Sei religioso? Sì, praticante. Qui conosco meglio me stesso, la gente. Posso vedere fino a che punto c’è religiosità nel cammino e dove è più una cosa profana. In ogni caso si vede la spiritualità dappertutto. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Non credo che mi cambierà personalmente, però si può sempre migliorare. Che aspetto ti piace di più del Cammino? L’archeologia, i paesaggi, anche se non posso godere più della mia vista, però l’immaginazione serve a vedere qualcosa, poi la gente mi racconta. Galizia è la parte che mi piace di più, assieme a Navarra e La Rioja. Tutto è incantevole: le montagne, le campagne, le coltivazioni, ecc. 26) Nome Giovanni Tullo Provenienza Vivo a Toronto, Canada, ma sono nato a Fossalto (Campobasso) Età 55 E quali sono le tue motivazioni? Questa è la terza volta. L’ho fatto nel 2001, nel 2002 e ora nel 2004. Perché era un Cammino praticato sin dai tempi antichi. Sono religioso praticante. Poi anche il vedere cosa richiedeva per una persona camminare per 800 Km portando del peso sulle spalle. Il primo anno era tre volte quello che porto adesso. Son partito da San Jean tutte e tre le volte.I motivi sono anche storici, culturali, spirituali. Mi piacerebbe farne uno e non avere un tempo limitato per terminarlo. Quando si arriva a Santiago vedi arrivare in 4-5 giorni tutte quelle persone che avevi lasciato indietro, certi con le lacrime agli occhi. E’ qualcosa di straordinario. Cerco una vicinanza con la natura. L’altra volta l’ho fatto a Settembre, ora ho scelto una stagione diversa per vedere la differenza: una varietà di papaveri, il giallo delle ginestre. Il primo anno abbiam camminato con tre famiglie, eravamo una decina. Ho camminato con giovani ed anziani e siamo ancora in buoni rapporti. Quest’anno ho avuto la fortuna di rincontrare un gruppo francese ed altri spagnoli. Poi ci si divide ma alcuni mi hanno raggiunto apposta perchè avevano visto il mio nome sul registro dell’albergo di Triacastela e si sono fatti 45 Km per raggiungermi così ora finiremo il cammino insieme. Solo o in gruppo? Il primo con un’amica, poi con mia sorella. Anche in quei casi non si cammina mai insieme perché ognuno ha il suo ritmo e poi ci si apparta per pensare, ci si ferma ad ammirare le cose che ci circondano, gli alberi, fiori, paesaggi. Che aspetto ti piace di più del Cammino? Gli incontri sono di natura unica: il camminare soli o in compagnia, ritrovarsi la sera e il crearsi di gruppi di persone da tutte le parti del mondo che parlano tutte le lingue. 147 I rifugi sono molto migliorati negli ultimi tre anni. Il sentirsi aiutato da quelli che si incontrano, praticamente non si è mai soli: quando si comincia ad entrare in Spagna cominci a sentirti dire “buen camino” e a metà cammino hai già trovato qualcuno con cui parlare, condividere impressioni, sensazioni, cose personali a volte. E’ bellissimo salire sui Pirenei. Li ho visti solo la prima volta nello splendore del sole; la seconda solo fino a mezza costa, poi sempre pioggia e nebbia; la terza volta fino al primo altopiano e poi nebbia e vento per arrivare in cima e poi sia mo scesi a Roncesvalle. E’ la tappa senz’altro più dura, anche se a volte nelle guide è scritto che la tappa di O’Cebreiro è quella più dura. Praticamente si parte dalla mattina, si sale tutta la giornata e poi c’è la discesa, che sono tremende per le ginocchia. La tappa di O’Cebreiro l’ho fatta in un’ora e quaranta minuti, una passeggiata per me. Da Villafranca poi c’è la deviazione per salire su: sono due sentieri. Tutti mi dicevano che ero un pazzo visto che era pericoloso quel pezzo: poi una signora di Bolzano è voluta venire con me e alla fine è stata una rivelazione perchè è duro i primi cinquecento metri (c’è il cemento che sale a 40-50 gradi ma poi una volta arrivati sull’alto piano la salita si addolcisce e ci sono vedute magnifiche). Vale la pena, si vedono dall’alto i pellegrini sulla strada; ci sono questi castagni meravigliosi millenari che trasmettono una tale energia. Sono cinque Km in più, abbiam comprato un bicchier di vino da una signora in una casa, avevamo dei panini e poi siamo ridiscesi e siamo saliti al Cebreiro. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Sì io sento la vicinanza di Dio. C’è spiritualità, ci sono dei miracoli che ci circondano e sono straordinari. Uno alla fine di un cammino ne esce cambiato. Poi l’aiuto e la generosità del popolo spagnolo, perchè io penso che senza di loro questo cammino non sarebbe sopravvissuto e noi non saremmo qui nel modo in cui siamo. Diamo un offerta quando possiamo, altrimenti no. C’è questo fascino di non sapere con chi hai a che fare. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Nel secondo cammino, con mia sorella, lei non era preparata a questo tipo di cosa. Molte delle cose che portiamo sono inutili, a partire dai medicinali. Quest’anno mi si è perso il sacco venendo da Toronto a Milano: non è arrivato nulla di quello che avevo, ho dovuto ricomprare gli scarponi mezz’ora prima che prendessi il treno per San Jean e ho ricomprato il sacco a pelo. Avevo solo un paio di calzini, una camicia, un pantalone, una maglietta che mi ha dato l’air france, ora ne ho una di Sergio (un amico), poi ho comprato un altro paio di calzini. Sono al minimo: tutti i giorni lavo camicie, pantaloni, calzini. In questi giorni che il tempo non è bello li metto un po’ umidi ma funziona lo stesso. Hai visto qualcuno che è cambiato molto con il Cammino? Ho un amico nel Quebec che l’ha fatto molte volte. E’ una persona di una spiritualità straordinaria, un laico santo vivente: lui ha influenzato molte altre persone nel cammino, anche me con la sua pacatezza e la sua tranquillità, il suo modo di camminare. 27) Nome Cristina Provenienza Lugo Età 22 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? 148 Ho fatto il mio primo cammino quattro anni fa, grazie ad una cugina che mi aveva convinto, così mi ero informata su Internet e avevo comprato una guida che ho tutt’ora. Sola o in gruppo? La prima volta eravamo in sette: cinque ragazze e due ragazzi. Questa volta sono col mio ragazzo. E quali sono le tue motivazioni? La prima volta per turismo, per divertimento, per uscire dal mio paese, aver tempo per me, per pensare. Ora voglio che anche il mio ragazzo veda questi paesaggi. Ho fatto una promessa all’apostolo Santiago, quella di ritornare a trovarlo, non tanto perché creda in Santiago ma mi è piaciuta tanto la città. Non sono religiosa, sono agnostica. Senti che stai cambiando? Sì, mi ha aiutato a maturare. Stavolta mi serve per avere più conversazione di coppia: siamo più uniti ed aperti con la gente. La prima volta mi è servita per pensare alla mia v ita, al cammino che voglio intraprendere. Ad esempio ho finito i miei studi e ho messo ordine in me stessa. Sento che sono cambiata, anche in casa ora ringrazio di più, so perdonare, parlo di più per capire gli altri. Ho bisogno di comunicare. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Sì c’è qualcosa di diverso, mistico, sembra di essere in un film. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini? Alla mia vita, a ciò che hai lasciato indietro, al futuro, ecc. Il nostro rapporto si sta rafforzando perché parliamo di più, soprattutto lui fa fatica in genere. Ad esempio quando vedi che lui si fa male ti preoccupi, sei dolce, è bello questo. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Nel primo si trattava di una sorpresa dietro l’altra perché è tutto nuovo ed affascinante. Nel secondo si tratta di ricordare, a volte diventi nostalgica perché ripensi ai momenti che avevi passato nel primo. Ogni persona è un mondo da scoprire, con sue storie; i bambini mi colpiscono molto, la loro innocenza, la voglia di superarti quando stai camminando, e la forza che hanno gli anziani di fare tanti Km. E’ incredibile poi ciò che ci offre la natura. Lamentele? Gli alberghi, la pulizia, l’accoglienza non è la stessa di quattro anni fa. Mi ricordo che la gente mi offriva le cose senza chiedere l’offerta, ora invece sembra che sia cambiata. Forse sono stufi di vederci, quest’anno siamo tantissimi. Ho notato che ci sono un sacco di ragazzini di sedici anni, maleducati, non rispettano gli altri e disturbano. Poi c’è troppa strada asfaltata, sembra che hanno tolto il 70% dell’antico cammino di Santiago. Prima era tutto montagne, paesini, natura. Credo che l’abbiano fatto per sfruttare il turismo, ci sono molti materialisti tra di noi. Ad esempio mi è capitato di vedere sotto un albero una macchinetta per bibite oppure la scritta “taxi” su molti tronchi. E’ tutto commerciale, come la festa del papà o della mamma. C’è mancanza di controllo qui in Galizia: nell’albergo di Puerto Marìn dovevamo metterci noi il timbro ed appuntarci. Nell’albergo di Sarria poi sono state prenotate delle camere per delle autorità molto importanti, che alla fine non sono arrivate e la gente ha dovuto arrangiarsi come poteva. La parte che ti è piaciuta di più? L’albergo di Ponferrada; la tappa per andare a Triacastela, abbiam visto le vacche, che ridere. La tele non mi manca affatto, forse la macchina sì oppure un buon letto su cui riposare. Sono cose che pensi quando sei stanco però sai che puoi farne a meno. Consigli? 149 Curarsi bene i piedi. 28) Nome Cristina Provenienza Barcellona Età 38 E’ la prima volta che percorri il Cammino? Lo faccio dal ’99 ogni anno, da quando ho scoperto cosa si spartisce nel cammino con la gente. Sono al sesto anno consecutivo. E’ un altro stile di vita, ogni anno le mie vacanze le passo così. Da dove sei parito? Cerco di fare diversi cammini per non annoiarmi, però c’è sempre un pezzo in cui si congiungono tutti i cammini e quindi li rifai in ogni caso. Tuttavia le sensazioni sono sempre differenti ed il cammino lo vedi con altri occhi. Che sensazioni provi? Se sei molto stanca, l’entrata nelle città non è così piacevole perché sei angosciato dall’arrivare; ma se sei fresca allora è più bello, la città la ricordi con allegria, ad esempio io sono arrivata in certi posti e mi sono messa a piangere come una bambina. Sola o in gruppo? Sempre sola. In quanti giorni pensi di terminarlo? Ho la fortuna di farlo sempre completo, solo così può fare il suo effetto, iniziandolo e terminandolo. La prima volta non sapevo cosa mi aspettasse, era più un’avventura, mi piace la natura, sviluppi molto i cinque sensi: l’olfatto, la vista, l’udito, hai tempo per queste cose. Qui pensi, canti, piangi. A me capita di iniziare cantando e finire piangendo. Vale la pena, poi alla fine ti fai una bella doccia e non sei più stanca. E quali sono le tue motivazioni? Il primo per avventura. Il secondo per stare in mezzo alla gente, aiutare il prossimo perché nella quotidianità è difficile fare ciò senza volere qualcosa in cambio. Io qui mi trasformo, non ho bisogno di molto e cerco di applicare certe cose del cammino anche nella mia vita. Sono molto religiosa. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai? Si molto. Quando tornerò a casa vedrò le cose in maniera diversa perché valorizzi tutte le cose che hai. Quando vedo una freccia mi emoziono perché sento nostalgia del cammino. Non ho neanche il cellulare con me, mi disconnetto completamente: non guardo tele, non ascolto la radio, non so cosa succede nel mondo. A casa invece percepisco questa società consumistica, come se fosse un circolo vizioso in cui gli altri spendono e anche tu devi per forza spendere. Hai famiglia? No vivo sola. Cosa ne pensano i tuoi parenti, e gli amici? Che sono pazza perché continuo a fare il cammino. Loro non capiscono. Io godo, soffro ma sto bene; non so se sono masochista ma il cammino deve far male perché significa che stai ricevendo il suo significato. Vale la pena soffrire? Ho sofferto molto fisicamente e psicologicamente, perché escono fuori cose di te che prima non conoscevi. Pensi ai tuoi problemi, incontri tanta gente che ti aiuta e ti 150 consola nei momenti difficili. Io prima mi aspettavo di più dalla gente e per questo rimanevo sempre delusa; nel cammino ho imparato invece a fidarmi nuova mente delle persone. Mi è capitato ad esempio di piangere in mezzo alla strada e un signore si è fermato per ascoltarmi e questo non è da tutti. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Ho provato a camminare anche di notte: all’inizio avevo paura ma ora non più. Grazie anche a questo mi sento una persona molto più forte; il cammino è terapeutico, è servito anche a mia madre che è venuta con me un anno ed ora parliamo di più in casa. La messa del pellegrino alle dodici continua ad emozionarmi, con il botafumeiro al finale che una volta serviva per togliere la puzza dei pellegrini medievali, che allora non si lavavano di certo come noi ogni giorno. 29) Nome (giornalista) Pepe Provenienza A Coruna Età 39 E quali sono le tue motivazioni? Lo faccio per investigare su alcuni problemi che sono sorti sul cammino, soprattutto negli alberghi. Sono qui per lavoro quindi ma sto anche facendo io stesso il cammino. Ci sono anche motivazioni spirituali? Per il momento non ho rilevato questa cosa, però mi sono emozionato anch’io perché ho avuto la possibilità di conoscermi meglio camminando da solo. E’una bella esperienza. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Sì, mistico e profano. Mistico è il perché si fa il cammino; il profano è perché gli alberghi danno una quota alla Chiesa. Cosa scopri grazie a questo tuo lavoro, percorrendo il Cammino? Parte del mio lavoro è quello di difendere l’utente del cammino e scoprire se c’è mancanza di rispetto da parte degli alberghi. Come pellegrino me la sto passando bene dato che conosco molta gente di ogni classe sociale e si apprende tanto da loro. Hai visto qualche albergo indecente? Quello di Sarria, che è una vergogna: c’è addirittura un sacerdote che offre la sua stessa casa in cambio di una piccola donazione come dice lui, quando invece dovrebbe essere gratuito essere ospitati nella casa di Dio. Che fate in questi casi? Li denunciamo e viene pubblicato tutto sul giornale. Filmiamo il tutto e poi facciamo intervenire anche la polizia locale. E’ incredibile come la gente voglia sfruttare economicamente il cammino di Santiago. Cuali sono le conseguenza per queste persone? Si fanno chiudere immediatamente le attività illegali che si producono nel cammino, o si attua un cambio di personale che è quello che sta avvenendo attualmente. C’è qualcuno che ti ha aiutato? No nessuno. Ho dovuto fare tutto da solo. E adesso come ti senti? Molto bene, mi sento realizzato, in tutti i sensi, molto più forte e maturo per l’età che ho. Sono un collaboratore in più nel cammino. Credi che ti comporterai diversamente quando sarai tornato a casa? 151 Questo non lo so, me lo diranno i miei colleghi e la gente che mi circonda normalmente. Io penso che sarò lo stesso e non mi sento diverso. Hai conosciuto qualcuno che ti ha colpito particolarmente? Sì un ragazzo lituano che ha fatto quattro volte il cammino, il ragazzo che sta con noi in camera. Ha lottato per uscire dal mondo in cui si trovava ed ora conosce tantissima gente, ha opportunità di lavoro e domina sette lingue. Qualche episodio che non ti è piaciuto? Il cammino è da fare con sacrificio, in bici o a piedi, ma non si può prendere il bus o un taxi e prendere il posto negli alberghi ai pellegrini veri. Informazioni sul Cammino? Ci stiamo lavorando ogni giorno. Inizialmente dai miei genitori che lo fecero nel ’76 e mi hanno trasmesso qualcosa. Solo o in gruppo? Di solito in gruppo, però sono sempre indipendente, è un viaggio individuale. Devo compiere un lavoro ed i miei compagni devono fare la loro parte. Da dove sei partito? Da Roncesvalles. Come stai fisicamente? Si soffre molto? Fisicamente è molto duro per me: lo zaino pesa 25 Kg, è fuori dal normale perchè con me porto il materiale da lavoro. Hai visto qualcuno che è cambiato? Sì, D’Emma (l’intervistatrice) è cambiata tanto da quando mi ha conosciuto perché la vedo più tranquilla e rilassata, con le sue bolle ai piedi che la fanno soffrire un sacco. E’ una persona molto gradevole ed è bello tirarle fuori il sorriso. 30) Nome Gintautes Provenienza Lituania Età 36 Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago? Si sa da sempre, e poi da Internet. Quante volte hai fatto già il Cammino? Questa è la quinta volta. E quali sono le tue motivazioni? E’ una promessa. Dieci anni fa ho perso la mia famiglia, avevo problemi di droga e e alcool. Così un giorni ho fatto la promessa di camminare senza fermarmi per cinque anni. Ora sono già quattro anni e mezzo. Ho fatto anche il cammino a Gerusalemme in Terra Santa, che per me è il più importante di tutti i cammini.. Perché hai fatto questa promessa in 5 anni? Avevo questi problemi ma non potevo risolverli da solo ed una soluzione era quella di camminare. Le motivazioni sono di tipo spirituale e religioso. Dovevo lasciare il mio paese perché restare in lituania significava perdere me stesso. Ora ti senti diverso, cambiato? Completamente, al 100%: il mio spirito, la mia mente, il mio cuore, perfino il mio fisico che ora è più forte. Sono sempre state le stesse le motivazioni? Sì, e mi mancano 6 mesi. Una volta che termini questa promessa cosa farai? 152 Incomincerò una vita normale come tutti, lavorando. Spero d’incontrare qualcosa qui in Spagna perchè mi piace di più la gente ed ho tanti amici spagnoli. Viaggi sempre da solo? Dipende da dove sono, se in Italia, Francia, Germania. In questi paesi sono spesso da solo, ma qui in Spagna incontro sempre tanta gente. In alcuni momenti poi preferisco da solo. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini? Prego. Dico: “Perdonami perchè sono un peccatore”. Ho incontrato un pellegrino russo che sta facendo la stessa cosa, solo che lui è diretto a Gerusalemme. Di che religione sei? Cattolica. Sarai diverso anche con gli altri quando porterai a termine la promessa? Sì, sarà migliore anche la mia vita. Quante lingue parli? Sette lingue sicuramente: lituano, russo, italiano, spagnolo, inglese, polacco, tedesco lo capisco, francese. Le ho imparate sul cammino. Un pellegrino povero che deve chiedere aiuto deve almeno sapere come chiederlo. Viaggi senza mezzi economici? Senza denaro. Per me è normale. Certe volte è difficile: quando sono in Spagna non c’è problema, sul cammino, ma in altri paesi ho problemi. In quali paesi hai avuto più problemi? Francia, è la più dura di tutti. La gente ha paura di aiutarti. Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente? Nel primo cammino una cosa la ricorderò sempre. Stavo camminando e si fermò una macchina, una ferrari guidata da un giovane di trent’anni. Ero in Spagna: mi chiese se ero un pellegrino. Poi più avanti in un altro paesino vedo la stessa auto ma scopro che il proprietario, lo stesso di prima, era un sacerdote. E’stato scioccante, non avevo parole. Io non lo considero un sacerdote. C’è qualcuno che ti ha aiutato di più? Le persone sono tante. Quest’anno il gruppo di Pepe (il giornalista). Ho fatto amiczia con un ragazzo belga che per alcuni motivi familiari non ha potuto terminare il cammino. Da Roncesvalles abbiam fatto più della metà. Queste persone mi aiutavano spiritualmente. In un albergo ho beccato un’hospitalera cattiva: l’albergo era pieno e non dava informazioni su dove si poteva dormire. Indicava solo quelli privati, dove dovevi pagare dai 7 ai 15 euro. Ci ha detto che non era un suo problema. Questo non è bello né giusto. Ci siamo arrabbiati e siamo andati dal sacerdote. Era l’albergo di Sarria, dove ho conosciuto Pepe ed il suo gruppo. Hai visto qualcuno nei tuoi Cammini che è cambiato molto? Sì, ad esempio una signora del Canada che ha avuto problemi come me. Facendo il cammino si divertì e cambiò. Il cammino cambia tutti. Le persone che non sono religiose, in qualche modo pensi che poi lo diventino? O crederanno di più? No, ogni persona ha la sua scelta, ognuno è libero. 153 Messaggi lasciati dai pellegrini nel Libro del Pellegrino210. Hoy he tenido tentaciones de dejar todo, pero tengo amigos y amigas q me animan a seguir. Se que he de llegar a Santiago, aunque sea con munones, hay que seguir. Valece la pena. Por fin, despues de muchas jornadas largas y duras, llegamos hacia aqui, que incanto de tapa…por fin subidas y bajadas...sensaciones injuzgables..con esos tan bellos paisajes he llegado. Pensavamo che non ci accogliesse nessuno per il fatto che fin’ora abbiamo camminato ancora poco, e invece ogni sera abbiamo trovato posto negli alberghi. Gracias muchas gracias. Por motivos de fe decidí hacer el Camino desde Roma a Santiago de Compostela y no esperaba tanta ayuda de Dios y con tanta frecuencia; en todo momento sentí su ayuda y me pasaron cosas que no se explican sino se atribuyen a milagros, pues todo lo que necesitaba, lo tenía exactamente como lo necesitaba. La experiencia es indescriptible. Desde ahora dedicaré la vida que me quede a dar ejemplo y propagar la fe. El sentido de mi vida lo tengo lo más claro que se puede tener. Un abrazo fraterno de un peregrino creyente. Qué grande ha sido volver al Camino, porque la primera vez que vine tenía a mi madre conmigo; ella no podía y yo sí. Esta vez no sólo venía por ella, también estaba la otra mujer de mi vida: mi hermana, la persona con más coraje y más fuerte que jamás conocí, la persona que más fuerza me dio. Sólo quería darle gracias una vez más por tener la suerte de conocerla y disfrutarla en casa, por las dos sobrinas maravillosas que me regaló y por darme las lecciones más valiosas que jamás aprendí. Por ella va este Camino y todo mi querer. Un "Deo gratias" muy profundo por una vida maravillosa como fue este Camino que me ha conducido en 3 meses y medio desde Aquisgrán (Alemania) hasta Santiago. 210 Ho scelto i messaggi che più mi hanno colpito e li ho trascritti così com’erano originariamente senza correggere nulla. Da soli bastano a trasmettere lo spirito del Cammino di Santiago. 154 Fue un camino largo y fantástico, a veces también muy doloroso por causa de una rodilla inflamada. Sólo con la ayuda del Apóstol pude continuar y llegar a la Catedral por la tarde de un día, que era mi cumpleaños, muy importante. GRACIAS A DIOS al Santo Apóstol y también a mis padres que me han dado la vida hoy ¡en el día de mi 60 cumpleaños! Empecé el Camino en Jaca en bicicleta; era un desafío para mí, puesto que no tenía mucho tiempo para terminar el Camino. Lo importante era hacer una pila de chilómetros al día. El Camino me enganchó en seguida y me di cuenta de lo equivocado que estaba, por lo que decidí abandonar. Hoy he llegado a Santiago andando, poco a poco, compartiendo muy bellos momentos con otros peregrinos, disfrutando cada segundo, cada pueblo, cada árbol. El Camino me ha enseñado mucho, por lo cual estoy agradecido. Doy gracias a Dios porque me ha mostrado el sentido del Camino de Santiago en mi tercera peregrinación. Agradezco a todas las personas que me han ayudado: hospitaleros, religiosos y creyentes. Animo a todo ser humano a realizarlo. ¡Gracias Santiago! Día 138. Recién llegado ayer. Se ha acabado, es decir, se acaba y seguir viviendo. He descubierto cosas en la gente, que nunca antes había podido ver de esta forma: hospitalidad, amabilidad, bondad y amor. Las personas que se me ha permitido conocer durante el Camino, están clavados en mí y seguirán vivos en mí. Son los que hacen que yo sea como soy. Gracias. "Dios no deja a sus peregrinos en la estacada", es lo que me dijo un párroco, cuando me dispuse a partir desde Nürtingen hasta Santiago por el Camino. Y realmente fue así. Mi espíritu y mi alma se vieron fortalecidos de manera increíble, pero también mi cuerpo llegó sano hasta Santiago. Las últimas horas fueron una oración de gracias por todo lo vivido. Es al Creador de esta Tierra tan bella a quien le doy gracias por todo. 155 Diario del Cammino di Santiago 6/7/2004. Salamanca, la sera prima di partire. Avevo un po’ di paura ed ero nervosa perché non sapevo cosa mi sarebbe potuto capitare nel percorso verso Santiago, quale gente avrei incontrato, dove e con chi avrei dormito. Soprattutto avevo paura di partire da sola poiché avrei potuto perdermi nei sentieri, visto che non conoscevo i posti, e inoltre non avevo mai fatto un’esperienza del genere. Pensavo che potesse capitarmi anche qualcosa di brutto e temevo che nessuno mi avrebbe aiutato. Sapevo che non si trattava di un semplice e normale viaggio organizzato; mi sono anche messa a piangere mentre preparavo lo zaino da montagna (e non è da me!). Meno male che a farmi compagnia c’erano le mie più care amiche spagnole: Laura, Lorena, Monica e Rocio 211 . Mi hanno aiutato a mettere tutto il necessario dentro lo zaino e mi hanno tirato su il morale. Mi sentivo fortunata in quel momento nell’avere qualcuno che mi volesse veramente bene: peccato che non potevamo condividere insieme questa esperienza. 7/7/2004 Mercoledì. Salamanca – Ponferrada (in pullman). Mi sono alzata alle 08.40 per fare colazione tranquillamente. Poi mi sono recata all’ufficio del turismo dove lavoravo per salutare le mie compagne e perché una di loro mi avrebbe dato un registratore portatile che avrei usato per intervistare i pellegrini durante il mio Cammino. Poi sono andata alla stazione dell’autobus: il mio bus partiva alle 11.30 e arrivava a Ponferrada alle 15.00. E’ proprio da questa città che ho iniziato il mio percorso, a 205,4 Km da Santiago de Compostela. Durante il tragitto sul pullman mi passavano mille pensieri per la testa. Una volta arrivata a destinazione e uscita dalla stazione, ho visto una signora dall’aria pittoresca, una pellegrina molto singolare. Infatti ho deciso di intervistarla e le ho scattato anche una foto. Poi mi sono diretta verso l’Ufficio del Turismo per farmi mettere il timbro sulla Credencial (credenziale) -una specie di carta d’identità del pellegrino- e per chiedere l’ubicazione dell’albergo per i pellegrini. Ha cominciato a piovere a dirotto: avevo le scarpe da tennis e mi sono bagnata tutti piedi. Ho aspettato al riparo, dove c’era un negozio di scarpe: alla sua apertura mi sono comprata delle scarpe da montagna visto che c’erano i saldi, ed un impermeabile abbastanza grande da coprirmi anche lo zaino. A dire il vero provavo un po’ di vergogna con quell’affare addosso, era talmente enorme per me che sembravo un incrocio tra un puffo (l’impermeabile era 211 Rocio in Spagna è un nome femminile, dalla “Virgen del Rocio”. 156 blu ed io non sono alta) ed un omino della “Michelin” (ciccione) perché sembravo un tutt’uno con lo zaino. Alle 18.30 sono arrivata nell’albergo dei pellegrini. Ho parlato con Fernand, un ragazzone francese di ventiquattro anni che ne dimostrava trenta e lavorava lì come volontario. Gli ho dato il mio biglietto da visita, chiedendo se potevo intervistarlo appena aveva un po’ di tempo libero: gli ho spiegato ovviamente che era per il mio progetto di fine università. Fernand sembrava molto interessato e orgoglioso del fatto che mi avrebbe raccontato le sue esperienze. Mi ha consigliato anche di rimanere lì per quella notte così avrei potuto vedere il lavoro dei volontari, l’altra parte del pellegrinaggio. Inoltre cominciava ad entusiasmarmi la cosa visto che c’era parecchio movimento di gente che stava arrivando in cucina. I volontari erano tutti molto gentili e disponibili: questo mi ha rassicurato molto, e sentivo che il mio cammino stava già diventando più interessante. Dato che mi sarei fermata lì, Emilio, un hospitalero sulla cinquantina, mi ha fatto visitare l’albergo, assegnandomi un letto e spiegandomi alcune regole. Si trattava di grandi camerate con molti letti a castello: c’era pochissimo spazio tra un letto e l’altro, ma almeno nessuno avrebbe dormito a terra visto che c’erano centottantacinque posti. In seguito sono andata al supermercato (cartina alla mano) per comprare qualcosa per la cena e ho fatto un giro per la città. Intanto aveva smesso di piovere, ma il tempo non era migliorato. Ho visitato il Castillo de los Templarios che mi è piaciuto molto; ho comprato una scheda telefonica per chiamare mia madre in Italia perché il giorno precedente era abbastanza preoccupata, così si è tranquillizzata. Tornata in albergo, dopo aver cenato ho intervistato Fernand ed Enrico (un altro volontario). Poi mentre lavavo le calze nel lavabo del bagno ho conosciuto una ragazza belga, anche lei impegnata a lavare la sua roba: mi ha rivolto la parola dicendomi che per lei quella era la parte più fastidiosa. Era molto simpatica, parlava solo inglese; le ho chiesto se potevo intervistarla, così ci siamo incontrate alle 23.00 in cucina (a quell’ora negli alberghi stanno per spegnere le luci poiché tutti vanno già a letto). Sono andata a nanna quasi un’ora dopo. Quando sono entrata nello stanzone non c’era luce: ho usato quella del cellulare per farmi strada e trovare il mio letto. Comunque era impossibile dormire perché c’erano due signori che russavano pesantemente: credo che fossero gli unici a dormire! Infatti parecchia gente era infastidita poiché era stanca e aveva lo stesso diritto a riposare. Neanche il mio vicino di letto poteva chiudere gli occhi, così ci siamo messi a parlare un po’ e ogni tanto scoppiavamo a ridere nel sentire quei due che russavano. 157 8/7/2004 Giovedì. Ponferrada – Villafranca del Bierzo – Piedrafita – O’Cebreiro. 52,4 km. Mi sono alzata alle 7.00 per fare colazione e rifare il mio zaino. Ho aiutato un po’ i volontari a pulire una parte dell’albergo: loro erano stati così gentili con me e mi erano stati di grande aiuto, così volevo ricambiare e rendermi utile. Dopo ho congedato tutti e sono uscita; durante il tragitto ho incontrato una signora sulla cinquantina, un’altra pellegrina e visto che avevamo la stessa meta ci siamo unite. Arrivate a Villafranca del Bierzo, abbiamo chiesto dove fosse l’Ufficio del Turismo per alcune informazioni. In seguito l’ho accompagnata al rifugio visto che lei avrebbe dormito lì, ma prima abbiamo visitato un pochino questo paesino, con poco più di tremila abitanti, di cui è caratteristico il Castillo de Villafranca che si può ammirare solo da fuori, assieme alla Iglesia Romanica e la Iglesia de Santiago. Una volta arrivate in albergo ho intervistato questa signora e un’altra ancora che abbiamo conosciuto mentre prendevamo un caffè. A entrambe facevano molto male i piedi: non sapevano ancora se avrebbero potuto terminare il loro Cammino perché erano abbastanza giù di morale. Più tardi le ho salutate per andare a prendere il bus che mi avrebbe portato a Piedrafita, mentre nel tratto da Piedrafita a O’Cebreiro (4 Km in salita) ho dovuto prendere un taxi con Mariano e Chris, un ragazzo e una ragazza andalusi. Nel frattempo ha ricominciato a piovere, stavolta più forte, e faceva molto freddo tanto che sembrava inverno. Erano le 18.30. Nell’albergo, Mariano e Chris mi hanno presentato i loro amici, tutti spagnoli; ci siamo fatti mettere il timbro e ci dato che non c’era più posto ci hanno comunicato che avremmo dormito a Figura 24 Albergo di O’Cebreiro. Io assieme al gruppo di ragazzi spagnoli terra. Quei ragazzi che avevo appena conosciuto mi hanno lasciato un posto a terra Formattato vicino ai loro letti, nei quali avrebbero dormito a coppie. Alcuni di loro hanno trovato posto arrivando a mezzogiorno e aspettando per due ore fuori al freddo. Nella stessa camerata ho incontrato degli italiani ai quali ho posto le mie domande: una coppia di sposi, un signore di settant’anni che aveva già fatto il Cammino più volte, e un ragazzo di ventotto anni che aveva cominciato il suo cammino dalla Francia. Dopo sono andata a cenare con quella comitiva di spagnoli in un bar che era quasi attaccato all’albergo: O’Cebreiro è un posto piccolissimo, con cinquanta abitanti e a 1330 m di altitudine, sembrava un mini villaggio. Abbiamo 158 preso un panino ed una birra. Faceva davvero freddo e mentre rientravamo in albergo mi sono resa conto di quanto fosse incantevole il paesaggio che ci circondava. Era buio però si vedevano le terre color verde scuro, il cielo era pieno di nuvole, quasi nero, ma con qualche spiraglio di luce qua e là ancora. Pensavo a quanto la nostra vita sia frenetica a quanto siamo indaffarati per vedere tutte queste cose, a quanto poco tempo dedichiamo a godere dello spettacolo che ci offre madre natura e pensavo anche all’egoismo dell’uomo. 9/7/2004 Venerdì. O’Cebreiro – Triacastela. 24 km. Ci siamo svegliati alle 6.30: non ci sono sveglie, semplicemente ci si alza quando il sole comincia a spuntare. Si va in bagno e si preparano le borse per iniziare una nuova tappa. Quella mattina ho fatto colazione al bar con i ragazzi conosciuti il giorno precedente, e ce la siamo presa con calma. Anche al bar ci si scambiava quattro chiacchiere con gli altri pellegrini. Bisogna alimentarsi bene con qualcosa di caldo, ed una barra di cioccolato in questi casi è d’obbligo per avere la giusta energia. Siamo usciti dal bar alle 7:45 e così è cominciata la nostra tappa. Ci avevano detto che non si sarebbe trattato di un percorso particolarmente difficile e faticoso, invece…Per alcuni tratti dovevamo camminare sulla strada, per altri c’erano i sentieri. Meno male che le frecce e le conchiglie erano praticamente ovunque. I tragitti erano ben segnalati. Questa infatti era una delle mie più grandi preoccupazioni: avevo l’angoscia nel pensare che mi sarei potuta perdere, dove magari non passava un’anima viva. Ma in ogni caso non ero sola, questo mi ha rassicurata molto, anche se poi ognuno aveva il suo passo e spesso si finiva per camminare da soli. Camminare da soli ha un suo fascino: ero in compagnia del Figura 25 Foto di gruppo davanti ad una statua gigante avente le sembianze di un pellegrino. silenzio, del mormorio delle cose intorno, del bastone che aiuta a scandire i passi. A un certo punto del cammino ci siamo trovati di fronte una statua che sembrava un pellegrino vero e proprio, era enorme. Lì c’era già una coppia di sloveni che ci ha chiesto di far loro una foto e loro abbiamo chiesto il favore indietro; parlavano molto bene lo spagnolo, cosa che ci ha stupito giacché si tratta di una lingua molto diversa dalla loro. Mentre ci scattavano la foto pensavo che eravamo un bel gruppo, occupavamo tutto lo spazio davanti alla statua! Ci si fermava ogni tanto per riunire i compagni, 159 Formattato soprattutto per fare una siesta (una pausa) in qualche bar sporadico che incontravamo e nel quale si faceva merenda ovviamente. Intanto era spuntato un po’ di sole e cominciava a far più caldo; si stava bene, era il tempo adatto a camminare. C’erano molte salite da affrontare in questa tappa, anche abbastanza ripide, ma soprattutto erano le discese quelle che ci ammazzavano: una tortura per le nostre povere ginocchia! Avevamo il peso degli zaini che ci condizionava ulteriormente: uno dei nostri sarebbe andato dal medico appena arrivati a destinazione. Ci siamo fatti un po’ di foto qua e là grazie ad un magnifico paesaggio. Attraversavamo paesini piccolissimi: eravamo in piena Galizia, con quelle case antiche, rustiche, dove si vive di agricoltura e di quello che si raccoglie. Il tempo sembrava essersi fermato in quei posti. La gente era sicuramente abituata a veder transitare pellegrini, infatti ci salutavano, scambiavano qualche parola e dicevano “Buen Camino”; questo capitava anche quando incontravamo altri pellegrini lungo il percorso. Ad un tratto una signora anziana era uscita da una di quelle casette di legno, con un bel po’ di crèpes su un vassoio, dicendoci che le aveva appena fatte e ce le ha Figura 26 La sottoscritta in Galizia. offerte, aggiungendovi dello zucchero. Erano deliziose! Ma mentre ci serviva ci ha suggerito di lasciarle un’offerta se volevamo. Uno ragazzo, Jose, le ha domandato in quanto consisteva questo dono: lei ha risposto che la gente le dava solitamente un euro (praticamente ci stava imponendo la tariffa). Comunque le abbiamo dato un euro a testa, si è messa addirittura a contare i soldi per vedere se avevamo pagato tutti. A quel punto Jose le ha ribadito che se si trattava di un’offerta non avrebbe dovuto mettersi a contare poiché era maleducazione, altrimenti pretendevamo lo scontrino! La signora non sapeva come “difendersi” a quel punto; nel frattempo era apparso un signore, anch’egli anziano, da una casa dietro di noi. Sembrava un uomo uscito da un film: vestito in modo strano, con abiti trasandati color grigio, con un cappello della stessa tinta, gli occhiali gialli tanto che non gli si intravedevano gli occhi. Lui e la signora parlavano tra di loro in gagliego, quindi non si capiva assolutamente niente. Ce ne siamo andati via ridendo per quello che ci era capitato, ma anche delusi e arrabbiati per il comportamento di quella donna. Inoltre quando ci siamo girati ci siamo accorti che stava agendo nella stessa maniera con altri ragazzi appena arrivati. Verso la fine della tappa, quando 160 Formattato mancavano poche centinaia di metri, mi sono ritrovata sola e mi è accaduto un episodio singolare, non molto piacevole in principio, anche se oramai fa parte dei ricordi. In sostanza è sbucata proprio davanti a me una mandria di vacche con un toro nero! Sapevo che erano piuttosto innocue (lo speravo!), che dovevo usare il bastone per allontanarle mettendolo in orizzontale in modo tale da proteggermi, ma il problema era che anche le mucche hanno le corna e se ti vedono non si preoccupavano di spostarsi e ti vengono addosso in ogni caso! Me la stavo facendo sotto: ho cominciato a ripetere “AIUTO” a bassa voce e mi sono attaccata contro gli alberi. Proprio in quell’istante sono sopraggiunti due signori con le tute impermeabili di una tonalità rosso vivo; mi hanno detto di non preoccuparmi e di seguirli che non sarebbe successo niente. Che bello mi sembrava un miracolo, dissi loro che erano venuti a salvarmi. Mi hanno chiesto la provenienza mentre ci facevamo largo tra la mandria, camminando sul lato destro. Poi però abbiamo visto il toro: mamma mia che paura, era veramente grosso! Si era fermato a puntarci e pure gli altri due erano un po’ titubanti. Meno male che c’era il pastore che ci ha rasserenato ripetendoci che era un toro “bravo” (non per le corride in un certo senso) e che non ci avrebbe attaccato, altrimenti non lo avrebbe lasciato così in libertà. In conseguenza di ciò ho continuato il cammino in compagnia di questi uomini che avevano lasciato indietro le mogli, e insieme abbiamo riso parecchio. In seguito hanno proseguito senza di me dal momento che avvertivo già dei problemi ai piedi: non vedevo l’ora di arrivare, sentivo che era uscita qualche bolla. Giunta finalmente a Triacastela ho aspettato quelli che del gruppo erano rimasti indietro. Nel frattempo si era accostata una signora in macchina, con dei ragazzi dentro, che mi proponeva di andare un po’ più avanti in un altro albergo dove si pagava “solo” otto euro ma era fornito di tutto: avremmo dormito nei letti e non sul pavimento, senza troppa gente. Non le ho prestato caso perché stava facendo pubblicità al suo albergo, parlando male dell’altro. Ho incontrato parecchia gente che si comportava cosi: per loro il Cammino diventa un vero e proprio business. Poco più tardi ci siamo uniti agli altri che avevano già preso i posti, ma non i soliti posti letto: hanno trovato spazio in una delle quattro tende militari disposte nell’accampamento lì fuori, sul prato sul quale era costruito anche l’albergo. Ne avevamo una tutta per noi! Frattanto erano le due del pomeriggio. Fortunatamente non c’era confusione come nel precedente albergo, era parecchio tranquillo. Ci hanno 161 inserito nel registro, avvisandoci che dalle quattro sarebbero stati a disposizione una podologa e la croce rossa. Così siamo andati a farci una bella doccia, dopodiché siamo andati a pranzare in un bar-ristorante: i prezzi non erano proprio per pellegrini. Questo è stato uno dei tanti aspetti contradditori del Cammino. Abbiamo speso otto euro mangiando cose tipiche: una bella zuppa calda, un po’ di tortilla con chorizo (una specie di salame) e dell’ottimo pane. Ci siamo riempiti lo stomaco! D’altronde dovevamo recuperare tutte le forze! Il tempo era sempre un po’ nuvoloso ma Figura 27 Albergo di Triacastela. si intravedeva po’ di sole. Al ritorno mi sono subito recata dalle podologhe per farmi curare le bolle ai piedi, ma non solo: mi hanno bendato entrambe le caviglie perché avevo un principio d’infiammazione, mi hanno fatto un bendaggio funzionale dietro al polpaccio destro perché avevo pure la tendinite. Inoltre, come se non bastasse, mi ero beccata i funghi sotto le piante dei piedi, non so come, visto che per farmi la doccia usavo sempre le ciabatte. Di conseguenza mi sentivo un po’ osservata con tutti quei bendaggi quando andavo in giro per il campo. La gente mi faceva le battutine per scherzarci su ed era solidale con me. Nonostante tutto ho preso il mio registratore e ho cominciato ad intervistare un bel po’ di persone. Ho rivisto perfino due ragazzi, ciclisti, che avevo già conosciuto in un precedente albergo. Mi hanno riconosciuta infatti e volevano invitarmi a cenare nella loro tenda: avrebbero preparato la carne arrosto, erano attrezzatissimi! Alla fine non ci sono andata perché ho intervistato fino a tardi. Sono rientrata nella tenda quando gli altri stavano già mangiando e avevano acceso delle candele che creavano una bella atmosfera. Ci siamo divertiti tanto. Poi è venuto a farci visita un tizio un po’ strano a dire il vero, un personaggio che è rimasto un bel po’ con noi: gli abbiamo offerto qualcosa e si è scolato quasi una bottiglia di vino! Qualcuno l’ha chiamato al cellulare, ed è rimasto a parlare per un’ora, mentre noi volevamo addormentarci perché eravamo veramente stanchi. Faceva un freddo cane, infatti non siamo quasi riusciti a dormire, e abbiamo comunque dormito male: eravamo uno attaccato all’alt ro per cercare un po’ di calore, ma senza esito. 162 Formattato 10/7/2004 Sabato. Triacastela – Sarria – Portomarìn – Palas del Rey. (73,8 km). Ci siamo svegliati alle 7.30 per prendere un taxi con altri quattro del gruppo, che avevano i piedi malconci come i miei. Dopo aver salutato i ragazzi, sono scesa alla stazione di Sarria, dove avrei dovuto prendere il bus per Portomarìn, un paesino di poco più di duemila abitanti, ma l’ho perso perché il giorno prima mi avevano dato un orario sbagliato. Nei paesini piccoli i mezzi passano quando vogliono! Dopo un po’ è entrata un’altra ragazza del Cammino che doveva prendere lo stesso pullman. Siccome non ci sarebbero stati altri mezzi, abbiamo deciso di prendere un taxi e dividere la spesa. Arrivate a Portomarìn, la ragazza è andata in un albergo a tre stelle dove avrebbe aspettato il suo ragazzo. Io invece sono giunta all’albergo dei pellegrini per farmi curare i piedi, dove c’era infatti la croce rossa,. Intanto spiegavo al ragazzo che gestiva l’albergo che volevo andare a Palas del Rey ma non sapevo se ci fosse qualche bus che partisse da lì. Mi ha proposto invece di accettare un passaggio in auto da lui così avrei risparmiato sul taxi dato che non ci sarebbero stati pullman quella mattina. Tanto lui doveva andare in quel paesino. Mi sembrava che ogni volta che avessi bisogno di aiuto o che ero in difficoltà, ecco che spuntava qualcuno ad aiutarmi. Mi chiedevo se tutto fosse casualità o coincidenza e se effettivamente c’era un motivo. Il ragazzo, Roque, mi raccomandò di farmi curare le bolle mentre lui sistemava delle cose, dandomi appuntamento lì fuori per le 10.30 (erano le 9.00). Quindi ho aspettato dentro, dove c’era una ragazza americana in attesa. Mi ha chiesto se avevo problemi fisici, non parlava per niente lo spagnolo.Si chiama Sarah ed era veramente gentile, simpatica e carina. Poi entrò un ragazzo biondo, un suo amico che aveva conosciuto durante il Cammino. Mentre attendevamo ho intervistato anche lei. Poco dopo sono arrivate le fanciulle della croce rossa che mi hanno disinfettato le bolle: erano tutte amabili e anche quando parlavano in castellano avevano un simpatico accento gagliego. La parlata assomigliava ad un incrocio tra il sardo, il portoghese e lo spagnolo! Alla fine è venuto a prendermi Roque ed io avevo convinto Sarah a farmi compagnia. In macchina la situazione era divertente: parlavo in inglese con Sarah, poi traducevo in spagnolo per Roque e viceversa! Dopo circa venti minuti siamo giunti a Palas del Rey, un paesino di cinquemila abitanti, ci siamo dirette verso l’albergo e ci siamo messe in fila. C’erano già tante persone davanti a noi, che ci hanno riferito della disponibilità di soli sessantacinque posti. Nell’attesa ho comprato delle ciliegie buonissime e ho fatto conoscenza con altra gente. Più tardi è venuta perfino una 163 troupe di giornalisti per intervistare alcuni pellegrini e fare un servizio. All’1.30 hanno aperto finalmente le porte dell’albergo e siamo entrati. Io e Sarah siamo riuscite ad occupare un letto a castello. Devo sottolineare il fatto che questo è stato l’albergo più sporco che ho incontrato: pareti rovinate e scritte, i bagni con delle docce oscene, senza neanche una porta o un telo per avere un po’ di privacy. Inaspettatamente siamo capitate tutte donne in quella stanza! Sarah ed io, dopo aver sistemato gli zaini siamo andate a Figura 28 La sottoscritta davanti ad una chiesetta in Palas del Rey. pranzare in un ristorante nelle prossimità. Abbiamo preso una bella insalata russa e la “Tarta de Santiago”, un dolce tipico di cui abbiamo chiesto il bis talmente era buono. Sarah mi ha raccontato informazioni piuttosto confidenziali e si è aperta fino a parlare della propria vita privata. Poi siamo tornate in albergo per una siesta. Dopo essermi svegliata, sono andata a fare un giro per visitare una chiesetta. Lì fuori c’era un gruppo di persone che mi ha chiesto di fare una foto con loro anche se non mi conoscevano per niente. Ho parlato con alcuni di loro e mi sono fatta quattro risate. Non ero mai sola, incredibile! Era bello poiché tutti ci trovavamo nella stessa situazione: pareva di vivere un’altra vita! Al ritorno in albergo ho continuato con il mio giro di interviste, fino alle 22.30. Nel pomeriggio delle mie compagne dell’Ufficio del Turismo di Salamanca mi avevano chiamata sul cellulare facendomi una bella sorpresa: volevano sapere se stavo bene, se mi divertivo e se avevo trovato un fidanzato! Poi ho incontrato Marcelo, l’amico di Sarah al quale lei aveva ceduto il suo letto sopra al mio: ho dovuto fargli un massaggio alla spalla sinistra perché era abbastanza infiammata e volevo poter fare qualcosa nel mio piccolo. Pensava di avere a che fare con una professionista! Il giorno dopo mi ha ringraziato inviandomi un sms per confermarmi che stava molto meglio e che gli ha fatto piacere avermi conosciuta. Comunque la notte i piedi mi facevano male da morire, volevo piangere dal dolore! 11/7/2004 Domenica. Palas del Rey – Arzua – Monte do Gozo. (60.5 km). Ho preso il bus delle 8.00 e neanche stavolta ero da sola dal momento che avevo fatto amicizia con una coppia in quell’occasione. Insieme eravamo diretti ad Arzùa e lì siamo andati a fare colazione in un bar mentre aspettavamo l’apertura dell’albergo. Ci hanno messo il timbro in una casa lì vicino, ma io sono riuscita ad ottenerne un 164 Formattato altro anche dalla signora che stava ancora pulendo l’albergo, che a dire il vero non è stata molto cortese, anzi era abbastanza infastidita dalla nostra presenza. Malgrado ciò, frattanto che aspettavo l’altro bus delle 12.15 che mi avrebbe portato a Monte do Gozo, ho colloquiato con altre persone. Ho notato che i funzionari della Galizia non erano volontari, al contrario di quelli della regione Castilla y Leòn. Per questo forse erano anche più sgarbati e avidi: non offrivano questo servizio col cuore e noi eravamo considerati come dei numeri. Mi sono diretta poi verso la fermata del bus e lì ho conosciuto una donna americana sui cinquant’anni che aspettava come me. Praticamente era impossibile per me non parlare con qualcuno! Arrivata a destinazione, si vedeva subito che si trattava di un complesso di bungalows enorme: cinquecento posti! C’erano bar, negozi di souvenir, ristoranti, finanche una discoteca; tutto intorno era verde, nuovo, fantastico! Mi chiedevo se fosse un luogo di villeggiatura per i pellegrini, una specie di premio per tutta quella fatica e quei chilometri percorsi! Ho pensato Figura 29 I bungalows in Monte do Gozo. che se tutti gli alberghi per pellegrini fossero così, ci sarebbero molti più partecipanti, molti turisti! Comunque ci ho messo mezz’ora per raggiungere la reception, andando a passo di tartaruga a causa dei miei piedi acciaccati: ogni tanto qualcuno che mi sorpassava (a piedi) m’incoraggiava dicendomi che ormai mancava poco! Sopraggiunta alla reception, c’era già tantissima gente che attendeva: alcune in piedi, altre sedute o sdraiate sull’erba o sulle panchine. Mi hanno detto che potevo entrare per farmi registrare: dopo aver messo il timbro ho aspettato lì fuori poiché avrebbero spiegato le regole a tutti una sola volta. Mi è sembrato giusto fare una donazione, anche perché ho avuto subito l’impressione di una buona organizzazione. Dopo un po’ un signore ci ha spiegato come funzionava il tutto e che sarebbe stata gradita un’offerta dato che per gestire un posto così avevano bisogno anche del nostro aiuto e infatti tutti eravamo d’accordo su questo punto. C’erano un sacco di gruppi organizzat i, tipo boy-scout, composti da ragazzini sui quindici anni. Alla fine ci hanno sistemato tutti quanti: finalmente ognuno di noi poteva avere a disposizione un letto e non il suolo freddo e scomodo. A me hanno assegnato le chiavi della camera numero 168, e dopo esser entrata per sistemare le mie cose sono entrate due coppie di signori anziani, un giornalista e un 165 Formattato ragazzo lituano i quali si conoscevano già. Gli ultimi due li ho intervistati e inoltre mi hanno fatto compagnia quasi tutto il giorno. Il giornalista Pepe, un quarantenne, mi ha dato una crema per i piedi che aveva lui ed è stato così amabile da andare a prendermi del ghiaccio. Pepe ha percorso tutto il Cammino, da Roncesvalle, con uno zaino di trenta chili sulle spalle, perché era con la sua troupe e portavano l’attrezzatura necessaria. Mi ha svelato che controllava la situazione degli alberghi dei pellegrini e che di conseguenza ci sarebbe stata una pulizia del personale in quei posti come O’Cebreiro e Sarria a causa Figura 30 Il ragazzo lituano con gli oggetti del pellegrino medievale. di una disorganizzazione delle strutture e un comportamento scorretto del personale. Pepe mi ha mostrato il periodico della regione Galizia dove era appena uscito il suo ultimo articolo: la denuncia di un albergo che non aveva voluto ospitare un signore cieco con il suo cane, che tra l’altro avevo avuto il piacere di conoscere e d’intervistare, nell’albergo di Palas del Rey. Mi ha regalato il giornale visto che gli avevo spiegato del mio progetto sul Cammino di Santiago. Successivamente, dopo essermi fatta la doccia e aver pranzato nella mensa selfservice lì vicino, mi sono riposata soprattutto per non sforzare i piedi. Nel tardo pomeriggio sono uscita e mi sono messa a sedere su una delle panchine appena fuori dalla reception dove non c’era nessuno. Per la prima volta da quando avevo iniziato questa esperienza, mi sentivo sola. Può darsi che fosse “colpa” della località poiché era troppo grande e dispersiva e non facilitava la socializzazione; io poi non potevo andare lontano nella situazione in cui mi trovavo. In un secondo momento è venuto Pepe a farmi compagnia, e mi ha presentato due donne per poterle intervistare. Poi è rimasto solo lui: mi ha mostrato un libro di arte, ma questo era particolare perché trattava del sesso dal punto di vista artistico nei vari periodi storici. Era interessante con immagini di quadri e ritratti erotici che spiegavano il rapporto tra la chiesa e i nudi. Mi è sembrato un argomento poco dibattuto all’università, forse perché si tratta di temi “scomodi”: scoprono le contraddizioni, le debolezze e le oscenità della Chiesa e dei preti, che d’altronde sono sempre esistiti. Mi ha descritto tante cose interessanti e che alcuni di quei dipinti li avremmo ritrovati proprio nella Cattedrale di Santiago. Il sole cominciava a tramontare e l’aria era già più fresca. Poi si è unito a noi anche il ragazzo lituano, Gintautes. Per evitare 166 Formattato di spendere altri otto euro alla mensa, Pepe ci ha riferito che aveva ancora un po’ di cibo con sé e che ci saremmo arrangiati benissimo. Perciò ci siamo attrezzati con una coperta grande e siamo andati a consumare la nostra cena sul prato, nel patio dove si mettevano i panni ad asciugare. Abbiamo mangiato acciughe, tonno e cozze assieme a del pane, della mortadella e del buon formaggio gagliego. Con così poco ci siamo saziati per davvero! Un’altra delle cose affascinanti del Cammino era che s’imparava a condividere quello che si aveva con gli altri, senza pretendere niente in cambio. Oggigiorno, nella vita quotidiana, è raro che ciò accada. Dopo cena abbiamo fatto un piccolo giretto: siamo entrati nella discoteca, dove c’erano solo alcuni ragazzini ma per il resto era vuota. Poi ho intervistato il ragazzo lituano per una mezz’oretta: la sua storia ha dell’incredibile. Siamo andati a dormire tutti e tre verso mezzanotte e mezza. 12/7/2004. Lunedì. Monte do Gozo – Santiago de Compostela. (5 km). Ci siamo svegliati verso le 8:00 perché tanto in questo caso si poteva lasciare l’albergo entro le 10:00. Ho preso il bus delle 9:00: meno male che la fermata era abbastanza vicina. Con me c’erano una decina di persone. In quindici minuti siamo arrivati a Santiago de Compostela e scendendo dall’autobus ho dovuto domandare più volte l’ubicazione sia dell’ufficio del turismo che del pellegrino per ottenere la Compostela, il documento che attesta la partecipazione al Cammino. Mentre mi dirigevo verso gli uffici, notavo le stradine tipiche della città, lunghe e strette; c’era traccia di pellegrini e di turisti in ogni angolo. Anche lì sentivo la presenza di quell’aria mistica che ha contraddistinto tutta la mia esperienza. Mi è capitato di rivedere quella signora americana con la quale avevo scambiato qualche parola il giorno prima, alla fermata del bus di Arzua. 167 La città si mostrava vivace e piena di vitalità. Sono arrivata infine all’ufficio del turismo, dove mi sono procurata una mappa del centro abitato e ho ricevuto alcune informazioni di carattere turistico; poi mi sono diretta verso l’altro ufficio, che era situato a soli pochi metri più avanti. Dovevo salire le scale, e al primo piano la fila per la Compostela era già lunga, ma non ho aspettato molto per fortuna. Nell’attesa ho parlato con una ragazza che faceva parte di un gruppo parrocchiano; ho Figura 31 La rua do Villar a Santiago. incontrato inoltre una donna italiana, una professoressa romana Formattato che mi ha dato il suo biglietto da visita ed io le ho dato il mio. All’interno ho visto un lungo bancone dietro al quale molti operatori ricevevano i pellegrini. Arrivato il mio turno ho dato la credenziale e mi hanno fatto scrivere nome e cognome su di un foglio con una lista, assieme alle motivazioni. La ragazza mi aveva spiegato che nella messa del pellegrino delle 12.00 il Cardinale avrebbe pronunciato la nazionalità di noi pellegrini e ci avrebbe dato il benvenuto nelle rispettive lingue. La ragazza mi aveva consegnato la Compostela212 su cui era scritto il mio nome in latino, di cui aveva cercato il corrispondente su un libro dei nomi che aveva consultato davanti a me. Dopodiché chiesi gentilmente di poter parlare con un responsabile per le mie ricerche. Poco dopo un ragazzo sui trent’anni mi ha condotto nel suo studio e mi ha dato alcuni riferimenti sui siti nei quali avrei potuto trovare alcune statistiche sui pellegrini, mi ha anche consigliato di andare a curiosare anche nell’archivio della cattedrale. E così è stato; nell’archivio mi hanno rilasciato una tessera che dava l’accesso agli “indagatori”. L’addetto era un ragazzo molto cortese e disponibile che mi ha consigliato di andare all’università di Perugia, dove c’è il Centro di Studi Compostellani nel quale avrei trovato quello Figura 32 La Cattedrale di Santiago de Compostela. che cercavo nella mia lingua. Mi aveva scritto addirittura il nome di un professore che avrei Formattato potuto contattare. 212 Alla termine del diario si può vedere la Compostela della sottoscritta. 168 Formattato Più tardi ho assistito alla messa del pellegrino. La cattedrale era stupenda. Nel momento in cui il Cardinale stava cominciando con il benvenuto, era seduto su una poltrona che assomigliava molto ad un trono reale. In quel momento ero invidiosa perché io sono dovuta rimanere in piedi per tutto il tempo. La cattedrale era stracolma. Sinceramente ho seguito le parole del Cardinale solo per i primi quindici minuti, ma non perché non m’interessasse: la mia mente e il mio sguardo vagavano senza che io me ne rendessi conto. Osservavo gli altri, quelli come me, seduti in qualche modo sul suolo o sui sedili: ho notato una ragazza con entrambe le ginocchia sostenute da una benda (probabilmente erano infiammate). Si trattava di volti di individui che negli occhi avevano segnati tutti quei chilometri percorsi, le sofferenze e gli sforzi, le mille cadute ma anche la forza che ognuno di loro ha trovato dentro di sé e soprattutto nella fede per potersi rialzare giorno per giorno e andare avanti. Quella era una sfida contro se stessi, pure psicologica, contro il proprio fisico che avevano imparato ad ascoltare; contro la natura, le avversità e gli imprevisti che hanno saputo affrontare. Nella mia mente scorrevano uno dopo l’altro tutti i momenti vissuti fino a quell’istante, tutte le persone incontrate e le emozioni vissute: una sensazione indescrivibile! Mi rendevo conto che non ero arrivata alla fine di un percorso, né del mio Figura 33 Il “botafumeiro” durante la Misa del Peregrino. Cammino, ma che proprio lì a Santiago cominciava un qualcosa di nuovo. Non si trattava della fine di un’avventura o di un’esperienza singolare, ma l’inizio di un altro viaggio, quello interiore. Sì, è così perché il cammino lascia qualcosa di profondo ed indelebile, dentro ognuno di noi che lo ha percorso. Per quanto riguarda la messa, è stato spettacolare il momento in cui cinque uomini hanno iniziato a spingere il botafumeiro (l’incenso) con una corda enorme con cui gli imprimevano la forza neces saria per farlo ondeggiare da una parte all’altra del transetto della cattedrale. Qui le tradizioni si uniscono all’attualità; il passato s’incrocia col presente. L’esibizione finisce nel momento in cui uno di quegli uomini blocca al volo il botafumeiro che poco a poco aveva perso la sua spinta. A quel punto la messa termina e contemporaneamente parte l’applauso di tutti i presenti. Poi sono andata fuori a comprare qualche souvenir per gli amici e per mia madre; ho scattato diverse foto e mi sono diretta verso la tomba dell’Apostolo. Purtroppo c’era una coda 169 Formattato lunghissima, avrei dovuto aspettare almeno due ore. I miei piedi non ce la facevano più a sorreggermi, stavo per piangere dal dolore. Allora ho pensato che la cosa migliore fosse quella di dirigersi verso la stazione dell’autobus e prendere il primo pullman per Salamanca: volevo tornare quanto prima a casa per curarmi le infiammazioni. Non avevo mai Figura 34 La coda in Piazza do Obradoiro per vedere la tomba dell’Apostolo Santiago. provato una sofferenza fisica tanto atroce in vita mia, ma sapevo che ne era valsa la pena. Formattato Per fortuna in una piazza vicino al centro ho trovato un bus che era diretto in stazione, ma lì mi avevano detto che avrei dovuto salire prima su quello per Ourense (una città poco più a sud di Santiago) e dopo cambiare e prendere il diretto per Salamanca. In ogni caso era una soluzione fattibile. Altrimenti avrei dovuto aspettare quello diretto per Salamanca il giorno dopo. Mentre attendevo nelle rispettive stazioni di Santiago e Ourense, a volte la gente mi si avvicinava e mi chiedeva con curiosità da dov’ero partita ma principalmente mi compativano dato che mi vedevano camminare appena, con il volto sofferente. Sono arrivata a Salamanca a mezzanotte. Ovviamente dalla stazione a casa mia ho dovuto montare su di un taxi. Così, una volta entrata in casa mi sono buttata sul letto, ma sul materasso avevo deciso di mettere il sacco a pelo, quello sul quale avevo dormito fino alla notte precedente, giusto per non perdere l’abitudine! Formattato Figura 35 La Credenziale dell’autrice. 170 Formattato Figura 36 La Compostela dell’autrice. 171 BIBLIOGRAFIA Libri AA.VV, El Camino de Santiago, tecno, Madrid, 1982. AA.VV., Huellas Jacobeas, in Xacobeo ’99 Galicia, Xunta de Galicia, 1999. 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Contiene tutte le informazioni necessarie al pellegrino a piedi ed in bici) www.caminosantiago.com (Descrive dettagliatamente le tappe da percorrere nella regione Navarra; dà informazioni su alloggi e ristoranti) www.caminosantiago.org (Sito della Federazione Spagnola di Associazioni degli Amici del Cammino di Santiago. Contiene la prima guida virtuale sul Cammino ed una sezione dedicata al tema degli hospitaleros) www.caminosantiagoastur.com (E’ il sito dell’Associazione Asturiana-Leonensa degli Amici del Cammino di Santiago. Descrive le tappe in terra di Castilla y Leòn e in Asturia) www.caminosantiagocompostela.com (Sito in lingua inglese. Contiene il diario giornaliero di un pellegrino che ha costruito questa pagina web mentre faceva il Cammino nell’ottobre del 2000) http://www.cfnavarra.es/INDJ/juventud/textos/albergues/albpere.htm (E’ il sito dell’Istituto Navarro dello Sport e della Gioventù. Fornisce un elenco di tutti gli alberghi e rifugi della regione) http://www.cicloamici.it/ciclopellegrinaggio.htm (E’ il sito italiano interamente dedicato ai pellegrini ciclisti del Cammino. Si possono leggere le loro testimonianze pubblicate dal ciclocaporedattore nel corso del 2004) www.confraternitadisanjacopo.it (E’ il sito della Confraternita di San Jacopo di Compostella e del Centro Italiano di Studi Compostellani di Perugia. Vengono pubblicate le attività e gli incontri della Confraternita attraverso il “Bollettino Santiago”) www.bibliotecajacobea.org (E’ il sito del Centro di Studi e Documentazione del Cammino di Santiago di Palencia. La sua biblioteca contiene più di 2000 libri sul tema giacobeo a disposizione di curiosi e ricercatori) 177 http://dinamico.unibg.it/lazzari/santiago_de_compostela/index.htm (E’ il sito della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Bergamo. Si possono trovare alcune tesi di laurea sul Cammino di Santiago, assieme a degli argomenti di tesi o prove finali proposti dal Prof. Marco Lazzari, docente della suddetta facoltà e creatore del sito che fornisce inoltre un’accurata bibliografia) www.elcaminoacaballo.com (E’ una guida del Cammino di Santiago per i pellegrini che decidono di partire a cavallo) http://www.geocities.com/Athens/Olympus/5406/ (Contiene il sito dell’Associazioone Lombarda di Studi Jacopei per il Ripristino degli Itinerari Compostellani, Romei e Ierosolimitani) http://www.geocities.com/marco_lazzari/ita.html (E’ uno dei siti gestiti dal Prof. Marco Lazzari in cui vengono raccolti alcuni puntatori a siti dove si possono trovare informazioni riguardanti il Cammino di Santiago) www.google.it (E’ un motore di ricerca) http://groups.msn.com/IlPorticodellaGloria/recensioni.msnw (E’ il sito contenente le recensioni su “Il Portico della Gloria”, il libro di Davide Gandini, assieme ad alcune pubblicazioni della “rivista temporale” Finis Terrae) www.iespana.es/diariosdeperegrinos (E’ una pagina web che facilita la ricerca agli affezionati del tema giacobeo attraverso links a diversi diari pubblicati in Internet) www.jacobeo.net (Contiene informazioni pratiche sul Cammino di Santiago: rifugi, guide, tappe, ecc.) http://www.materascuola.it/liceoclassicomt/Santiago/LUOGOpellegrinaggio.htm (Pagina web dedicata alla scoperta del sepolcro dell’Apostolo San Giacomo nel medioevo) www.mundicamino.com (Sito contenente informazioni generali sul Cammno di Santiago: rotte, alloggi, links su Associazioni degli Amici del Cammino. Dedica inoltre una sezione sul Cammino in sedia a rotelle) 178 www.santiago-compostela.net (Sito in lingua inglese che vuole fungere da supporto ai libri, alle mappe ed alle guide sia in commercio sia reperibili attraverso le Confraternite elencate nel sito medesimo) www.turismospagnolo.it (Sito gestito da “Turespana”, l’ente che si occupa della promozione della Spagna come destinazione turistica all’estero) www.ultreya.net (Sito in lingua inglese contenente un forum chiamato “Ultreya’s virtual albergue” che ha lo scopo di fornire informazioni dirette a chi volesse intraprendere il Cammino o a chi fosse interessato a conoscere nuovi amici prima e dopo il Cammino) www.unipg.it (E’ il sito dell’Università di Perugia. Grazie al link della Facoltà di lettere e filosofia è possibile risalire al Centro Italiano di Studi Compostellani di cui è presidente il Prof. Paolo Caucci Von Saucken) http://www.valsesiascuole.it/crosior/1medioevo/comune_confraternite.htm (Descrive l’origine ed il ruolo delle Confraternite nell’antichità) www.ventealcamino.org (E’ un sito che, oltre a descrivere i diversi Cammini di Santiago, presenta alcuni poemi e racconti pubblicati dallo scrittore Paulo Coelho alla stampa gagliega) http://web.tiscali.it/tremariel/010/arlotta.htm (Tratta del culto e della cultura di San Giacomo in Sicilia) www.xacobeo.es (E’ il sito ufficiale della Xunta di Galizia. Oltre alle informazioni su storia ed alloggi lungo il Cammino, ha una sezione in cui è possibile vedere in diretta, grazie alle web-cam, alcuni tra i luoghi più belli dei Cammini di Santiago) 179 INDICE DELLE FIGURE Figura 14 Santiago Matamoros 12 Figura 15 Croce di Santiago su di una vieira 20 Figura 16 La bisaccia ed il bordone 20 Figura 17 Es. di Montjoies con croce di pietra sopra 22 Figura 18 Il pellegrino di ieri 22 Figura 19 Croce di Carlo Magno 24 Figura 20 Il timbro di Santo Domingo de la Calzada 26 Figura 21 Facciata della Cattedrale di Santiago 27 Figura 22 Nanata centrale della Cattedrale di Santiago 28 Figura 23 Tronco di Jesse sul quale viene posta la mano 29 Figura 24 Statua di Mastro Matteo sulla quale dare i tre colpi con la fronte 29 Figura 25 Il re Juan Carlos mentre abbraccia l’apostolo 30 Figura 26 Il Botafumeiro 30 Figura 14 Prima e ultima pagina della Credenziale 37 Figura 15 Seconda e terza pagina della Credenziale 37 Figura 16 La Compostela 38 Figura 17 Immagine utilizzata dalla Commissione Episcopale per promuovere il Giubileo Compostellano .2004 48 Figura 18 I Sette Cammini che si congiungono a Santiago de Compostela 52 Figura 19 Esempio di Flecha Amarilla 55 Figura 20 Apertura della Porta Santa: segna l’inizio dell’Anno Giubilare di Compostela 62 Figura 21 Il lavoro burocratico di un hospitalero 112 Figura 22 Un hospitalero che si prende cura di un pellegrino 113 Figura 23 Esempio di segnaletica 118 Figura 24 Albergo di O’Cebreiro. Io assieme al gruppo di ragazzi spagnoli 158 Figura 25 Foto di gruppo davanti ad una statua gigante avente le sembianze di un pellegrino 159 Figura 26 La sottoscritta in Galizia 160 Figura 27 Albergo di Triacastela 162 180 Figura 28 La sottoscritta davanti ad una chiesetta in Palas del Rey 164 Figura 29 I bungalows in Monte do Gozo 165 Figura 30 Il ragazzo lituano con gli oggetti del pellegrino medievale 166 Figura 31 La rua do Villar a Santiago 168 Figura 32 La Cattedrale di Santiago de Compostela 168 Figura 33 Il “botafumeiro” durante la Misa del Peregrino 169 Figura 34 La coda in Piazza do Obradoiro per vedere la tomba dell’Apostolo Santiago 170 Figura 35 La Credenziale dell’autrice 170 Figura 36 La Compostela dell’autrice 170 TABELLE Capitolo 2 Tabella 12. Tassonomia del turismo religioso compostelano. Fonte: traduzione personale dal gagliego 34 Tabella 2. Distribuzione delle spese del Xacobeo ’93. Fonte: Xunta de Galicia. Elaborazione propria tradotta dal gagliego. I dati sono stati convertiti dalle pesetas in euro 44 Tabella 3 Quadro comparativo delle attuazioni del Plan Xacobeo ‘93 e ‘99. Fonte: elaborazione propria: traduzione dal gagliego con alcune modifiche. I dati sono della Xunta de Galicia (1999) 45 Capitolo 3 Tabella 1 Distribuzione dei pellegrini secondo le professioni nel marzo 2004. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela. 82 Tabella 2 Distribuzione dei pellegrini spagnoli per provenienza nel marzo 2004. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 83 Tabella 3 Distribuzione dei pellegrini stranieri per provenienza nel marzo 2004. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 83 Tabella 4 Distribuzione dei pellegrini secondo il posto di uscita nel marzo 2004. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 83 Tabella 5 Cammini seguiti dai pellegrini nel mese di marzo del 2004. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 181 84 Tabella 6 Distribuzione dei pellegrini nelle strutture alternative dei Cammini nel giugno 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo 85 Tabella 7 Distribuzione dei pellegrini nelle strutture tradizionali dei Cammini nel giugno 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo 85 Tabella 8 Distribuzione dei pellegrini nei diversi Cammini nel primo semestre 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo 85 GRAFICI Grafico 20 Sviluppo del pellegrinaggio tradizionale negli ultimi 15 anni, dal 1989 al 2003. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 73 Grafico 21 Evoluzione dei pellegrini negli ultimi 15 anni, tranne il 1993 e il 1999. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 73 Grafico 22 Distribuzione dei pellegrini secondo i mesi. Elaborazione propria. Non sono inclusi i dati dell’anno 2002. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 74 Grafico 23 Evoluzione dei pellegrini secondo il sesso, dal 1990 al 2003. Fonte: Elaborazione propria, in base ai dati pubblicati dall’Arzobispado de Santiago de Compostela 75 Grafico 24 Evoluzione dei pellegrini secondo l’età. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 75 Grafico 25 Evoluzione dei pellegrini secondo l’età, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 76 Grafico 26 Pellegrini secondo la loro professione, in percentuale. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 77 Grafico 27 Pellegrini secondo la nazionalità d’origine(1989-2003). Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 77 Grafico 28 Distribuzione dei pellegrini secondo il mezzo di locomozione usato, in %. Fonte: Elaborazione propria 78 Grafico 29 Evoluzione dei pellegrini in base al mezzo di locomozione usato, dal 1989 al 2003. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 79 182 Grafico 30 Evoluzione dei pellegrini secondo la motivazione, dal 1989 al 2003. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 79 Grafico 31 Pellegrini secondo il motivo, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 80 Grafico 32 Distribuzione dei pellegrini secondo il mezzo di locomozione usato nel marzo 2004, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 81 Grafico 33 Distribuzione dei pellegrini secondo l’età nel marzo 2004, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 81 Grafico 34 Distribuzione dei pellegrini secondo la nazionalità nel marzo 2004, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 82 Grafico 35 Distribuzione dei pellegrini secondo la motivazione nel marzo 2004, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela 83 Grafico 36 Distribuzione dei pellegrini a seconda del tipo di struttura utilizzata nel Cammino nel giugno 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo 84 Grafico 37 Distribuzione dei pellegrini nei diversi Cammini nel primo semestre 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo 86 Grafico 38 Evoluzione a confronto dei pellegrini nel precedente Xacobeo 1999 e di quelli nello Xacobeo 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo 87 183 Ringraziamenti Grazie al professor Roberto Lavarini che mi ha dato l’occasione di svolgere la tesi si di un argomento che mi ha coinvolto in prima persona e che mi ha permesso di vivere un’esperienza di tale portata. Inizialmente non conoscevo il vero significato del Cammino di Santiago, pensavo di dover solo raccogliere del materiale e delle testimonianze per il mio lavoro e non immaginavo di certo che i miei poveri piedi ne avrebbero risentito così tanto! Grazie al professor Paolo Caucci Von Saucken ed alle sue collaboratrici, per la cortesia e disponibilità mostratami nell’accogliermi nel Centro di Studi Compostellani di Perugina. Spero proprio che continuino a trasmettere con dedizione il messaggio del Cammino, così come hanno fatto fin’ora nel renderlo migliore in tutti questi anni. Grazie all’Ufficio del Pellegrino di Santiago de Compostela per i dati che mi sono stati forniti. Inoltre un doveroso e sentito grazie lo devo all’Ufficio del Turismo di Salamanca di Plaza Mayor nel quale ho lavorato e anche all’Ufficio del Turismo de la Junta de Castilla y Leòn (sempre a Salamanca): entrambi mi hanno fornito non solo del materiale importante (sotto forma di guide, opuscoli, ecc.) riguardante il Cammino, ma soprattutto mi hanno sostenuto psicologicamente per poter affrontare ed iniziare da sola questa fantastica avventura. Infine, grazie davvero a tutti i pellegrini che ho intervistato poiché mi hanno dedicato del tempo prezioso durante il quale mi hanno aperto il loro cuore; grazie nell’avermi fatto capire la gioia che si prova nel vivere il Cammino con il vero “spirito peregrino”. Grazie perché a partire dal Cammino io sono un’altra persona. Sono molto più vicina alla semplicità delle cose, della vita. Mi auguro di ripetere nuovamente quest’esperienza e di andare a trovare con più calma, e meno dolorante, la tomba dell’Apostolo Santiago. 184