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LIBERA UNIVERSITA’ DI LINGUE E COMUNICAZIONE IULM
FACOLTA’ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELLO
SPETTACOLO
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE TURISTICHE
MILANO
LA RINNOVATA ATTUALITA’ DEL CAMMINO DI SANTIAGO
CHIAR.MO PROF. Roberto Lavarini
CANDIDATO
Concetta D’Emma
Matr. 200806
ANNO ACCADEMICO 2003-2004
3
Ai miei genitori, a Salamanca & a tutte
le persone che ho incontrato nel mio
“Cammino”…
4
INDICE
INTRODUZIONE
7
1 Storia del “Camino de Santiago”
9
1.1. La scoperta del sepolcro
9
1.2.
L’espansione del culto. “El siglo de oro”
13
1.3.
Periodo di decadenza e successiva ripresa
17
1.4. La simbologia di San Giacomo
20
1.5. I Rituali del Camino
22
1.5.1. Riti della partenza
22
1.5.2.
Tre riti del viaggio
24
1.5.3.
L’arrivo a Santiago
21
1.5.4.
Rituali e gesti all’entrata della cattedrale
27
1.5.5.
Il ritorno
31
2 Il Cammino di Santiago Oggi
2.3
33
2.1. La rinascita di Santiago
37
2.2. I documenti del pellegrino
37
2.2.1 La Credenziale
37
2.2.2 La Compostela
38
Le cause del boom del Camino di Santiago
39
2.3.1 Gli Anni Santi Compostellani e i discorsi del Papa durante
gli incontri coi giovani
39
2.3.1.1 Xacobeo ’93 e Xacobeo ’99: efficaci strumenti principali della
politica turistica gagliega
42
48
2.3.1.2 El Xacobeo 2004
2.3.2
Dedicazione a Santiago nel 1987 del consiglio d’Europa 51
2.3.3
Organizzazione dei pellegrini in associazione
56
2.3.4
Interesse dei mass – media
62
2.3.5
Interesse scientifico ed accademico
65
3 Le Statistiche Ufficiali
72
3.1 Sviluppo del pellegrinaggio tradizionale a Santiago negli ultimi
15 anni, dal 1989 al 2003
74
5
3.2
Distribuzione dei pellegrini secondo i mesi, il sesso, l’età, la professione, la
nazionalità d’origine, il mezzo di locomozione usato e la motivazione
74
3.3
I dati ufficiali di marzo del 2004 dell’Ufficio del Pellegrino
81
3.4 I dati ufficiali di giugno e del primo semestre del 2004 da parte
della Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo 84
4 IL pellegrinaggio nel XXI secolo
88
4.1 pellegrini moderni vs pellegrini medievali
88
4.1.2
90
La mia rilevazione sul campo
4.1.3
I risultati della rilevazione
103
4.1.4
Considerazioni finali
105
4.1.5
Sono Turisti o Pellegrini quelli che vanno a Santiago de
Compostela?
104
4.2 La ricettività lungo il Cammino
4.2.1
108
Come sono nati gli “hospitaleros voluntarios” e cosa offrono alla
peregrinazione
109
4.2.2
Una giornata tipo di un hospitalero volontario
4.2.3
Aspetti positivi e negativi delle strutture ospitanti lungo il
4.2.4
112
Cammino
114
La segnaletica
118
APPENDICE
119
Questionario
119
Elenco pellegrini intervistati in ordine cronologico.
120
Interviste complete ai pellegrini
121
Messaggi lasciati dai pellegrini nel “Libro del Pellegrino”
154
Diario personale del Cammino di Santiago
156
BIBLIOGRAFIA
172
RINGRAZIAMENTI
184
6
INTRODUZIONE
Dopo avere personalmente percorso il cammino che porta alla tomba
dell’Apostolo San Giacomo nell’estate del 2004, ho deciso di svolgere la mia prova
finale proprio scegliendo come tema centrale l’attualità del Cammino di Santiago
dato l’interesse che suscita negli ultimi decenni, soprattutto fra i giovani.
Per le mie ricerche compiute in Italia, mi sono recata anche a Perugia che
ospita il più importante Centro Italiano di Studi Compostellani del Paese.
L’obiettivo di questa tesi è quello di diffondere la conoscenza del percorso che
porta ad Limina Sancti Jacobi, poiché è grazie al transitare di milioni di uomini che
nel corso dei secoli si è formato il nostro continente, l’Europa. La realizzazione del
mio lavoro la devo soprattutto all’interazione coi pellegrini di diversa provenienza e
ceto sociale, avendo effettuato trenta interviste complete (la maggior parte in
spagnolo) che sono il fulcro di questa tesi e che mi hanno permesso di approfondirne
l’odierna realtà del pellegrinaggio a Santiago de Compostela.
Inoltre mi è parso importante che da questo lavoro emergessero delle tematiche
importanti quali la convivenza pacifica, sincera e tranquilla (nel Cammino) da parte
di tante persone di differente credo, razza e cultura
Per quanto riguarda la sua struttura, questa tesi si articola in quattro capitoli.
Nel primo capitolo sviluppo la storia del Cammino di Santiago, dalla scoperta
del sepolcro [1.1] e alla sua espansione [1.2] fino ad un momentaneo periodo di
decadenza ed alla sua ripresa [1.3]; inoltre non ho tralasciato di descrivere la figura
del pellegrino di “ieri”, che avendo appreso la simbologia dell’Apostolo [1.4], poteva
intraprendere il Cammino compiendo una serie di rituali che l’avrebbero
accompagnato fino alla cattedrale di Santiago de Compostela [1.5].
Il secondo capitolo si apre con la presentazione del Cammino come è oggi e
quali siano stati gli spunti per la sua rinascita [2.1], descrivendo quali fossero e quali
sono tutt’ora i documenti del pellegrino [2.2]. Vengono in questo capitolo analizzate
le cause che ne hanno permesso il “boom” [2.3], tra cui ricordiamo gli Anni Santi
Compostellani e i discorsi del Papa ai giovani, le attenzioni da parte del Consiglio
d’Europa, l’organizzazione dei pellegrini nelle diverse associazioni, l’interesse da
parte dei mass-media e del mondo accademico.
Il terzo capitolo riguarda le Statistiche Ufficiali del pellegrinaggio, ed è stato
possibile studiarne l’evoluzione degli ultimi quindici anni[3.1], esaminando anche la
7
distribuzione dei peregrini in base a diversi fattori (sesso, età, motivazioni, mezzo di
trasporto, ecc.) [3.2] gra zie ai quali si può apprendere l’identikit degli utenti del
Cammino. Per l’anno 2004 ho esaminato il mese di marzo nel particolare [3.3] e poi
il primo semestre in generale [3.4], ricavando le fonti sia dall’Ufficio del Pellegrino
che dalla “Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo”.
Il quarto capitolo è dedicato interamente al pellegrinaggio nel XXI secolo ed
alla mia esperienza personale di pellegrina. Nella prima parte metto a confronto gli
attuali pellegrini con quelli medievali [4.1], riportando la mia rilevazione sul campo
grazie all’effettuazione delle interviste [4.1.1] con i rispettivi risultati [4.1.2] e
facendo alcune considerazioni [4.1.3]. Successivamente[4.1.4] provo a spiegare la
differenza tra pellegrini e turisti nel Cammino attraverso i loro comportamenti,
spesso mutuati da comportamenti sociali dominati dalla fretta e dalla convenienza
economica. Nella seconda parte invece tratto il tema della ricettività lungo il
Cammino [4.2], descrivendo come sono nati gli “hospitaleros voluntarios” [4.2.1],
raccontando una giornata tipo trascorsa assieme a loro [4.2.2] e concludendo con un
paragrafo dedicato alle opinioni ed alle critiche sui diversi aspetti del Cammino, visti
dagli occhi stessi dei pellegrini [4.2.3].
Termino il mio lavoro collocando in appendice il mio Diario personale del
Cammino assieme ad alcune foto scattate in differenti occasioni; in appendice,
inoltre, le interviste complete dei pellegrini ed alcuni messaggi lasciati da loro nei
Libri del Pellegrino messi a disposizione in ogni rifugio.
Infine, con la Fig.1 ci si può fare un’idea del percorso che in terra spagnola
conduce a Santiago.
Figura 1: mappa del Cammino di Santiago.
8
1 Storia del “Camino de Santiago”
1.1.La scoperta del sepolcro
"Intorno al tuo sepolcro è sorta la
nostra lingua, al lato del tuo
tempio è nata la nostra arte, per
te cantarono i nostri trovatori. La
Galizia intera ha qualcosa di te, e
a te si è ispirata per le sue opere.
Permetterai, oh Signore, che la
Galizia scompaia, che la Galizia
muo ia?"
Florentino López Cuevillas
Etimologicamente, il termine pellegrino deriva dalla parola latina peregrinus,
che viene applicato allo straniero, all’uomo o al forestiero in viaggio, e che non ha
diritto di cittadinanza 1 ; ha come radice per ager che significa “attraverso i campi”.
Raymond Oursel può aiutarci nel dare una chiara definizione del “peregrinare”:
Il pellegrinaggio è l'atto volontario con il quale un uomo
abbandona i luoghi a lui consueti, le proprie abitudini e il
proprio ambiente affettivo per recarsi in religiosità di spirito
fino al santuario che si è liberamente scelto o che gli è stato
imposto dalla penitenza; giunto alla fine del viaggio, il
pellegrino attende sempre dal contatto col luogo santo sia che
venga esaudito un suo legittimo desiderio personale, sia,
aspirazione certo più nobile, un approfondimento della propria
vita personale attraverso la decantazione dall'animo attuata
lungo il cammino e attraverso la preghiera comune e la
meditazione una volta giunto alla meta.2 .
Possiamo affermare, pertanto, che ogni peregrinazione implica una struttura
essenziale: un pellegrino che va per un cammino; una destinazione, scelta in ragione
1
Oursel Raymond, Pellegrini del Medio Evo: gli uomini, le strade, i santuari, Jaca Book, Milano,
1978, p. 43.
2
Oursel Raymond, Pellegrini del Medio Evo… op. cit.,p. 9.
9
della propria situazione riguardo al luogo sacro; una motivazione del peregrino che
cerca e si augura d’imbattersi con una realtà misteriosa e invisibile 3 .
I tre elementi dunque -cammino, centro ed incontro con il mistero- danno il
profilo di questo fenomeno così svariato che chiamiamo pellegrinaggio.
Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela 4 , meglio conosciuto con il nome di
Camino de Santiago, rappresenta una delle tre grandi peregrinationes maiores
dell'Occidente cristiano; le altre due conducono a Roma e a Gerusalemme. Tutti sono
pellegrinaggi, però Dante fa una precisazione per distinguere gli uni dagli altri,
distinzione che impiega anche Alfonso X il Sabio (1221-1284). Infatti i pellegrini
che vanno a Gerusalemme si chiamano palmieri, quelli che visitano la tomba di San
Pietro a Roma romei e peregrini, nel vero senso del termine, sono quelli che
viaggiano verso Santiago di Compostella o che ritornano da laggiù.5
Nella DivinaCommedia, nominando l’apostolo San Giacomo nel Paradiso,
Dante ci dice: “ecco il varone per cui laggiù si visita Galizia”6
I primi dati biografici sull'Apostolo Giacomo (figlio di Zebedeo e di Salomé,
nonché fratello di Giovanni l'Evangelista) detto anche il Maggiore per distinguerlo
nel Nuovo Testamento da Giacomo il Minore figlio di Alfeo, provengono
fondamentalmente dai Vangeli.
Giacomo insieme al fratello Giovanni e a Pietro, diventa uno dei discepoli
prediletti da Cristo7 ed è noto con l’appellativo di “figlio del tuono” a causa del suo
3
Compostellanum, volumen XXXVIII n° 3-4, Julio-Diciembre, Santiago de Compostela, 1993, p.
512.
4
Santiago de Compostela è oggi una città di 105.851 abitanti, situata a nord-ovest della Penisola
Iberica; capitale della Galizia, regione spagnola che si affaccia sull'Atlantico e confina a sud con il
Portogallo.
5
Arenas Josè Fernandez, Los Caminos de Santiago: arte, cultura, leyendas, editorial Anthropos,1993,
p 32.
6
Dante, Vita Nuova, XL, 7. (Par. 25,15).
7
“Il signore è là, in una nube bianca, il volto risplendente come il sole, le vesti candide come la neve
mentre il Padre dall’alto conversa con Lui e con Lui apparvero Mosè ed Elia, evocando il destino che
per sua mano si sarebbe compiuto a Gerusalemme. E San Giacomo è là, accanto a Pietro e Giovanni,
ai quali il Signore rivelò, prima che a chiunque altro, la sua Trasfigurazione.” Testo della Guida del
Pellegrino di Santiago ripreso da Oursel Raymond in Le strade del medioevo: arte e figure del
pellegrinaggio a Compostela, Jac Book, Milano, 1982.
10
carattere focoso8 ; a Giacomo è affidato il compito di evangelizzare la Spagna dove si
reca in missione9 .
Dopo alcuni anni, durante il ritorno in Terra Santa attraverso la Penisola
Iberica, riceve la consolazione ed il conforto della Vergine, che gli appare, secondo
la tradizione, sulle rive del fiume Ebro, in cima ad una colonna romana di quarzo e
gli chiede di costruire una chiesa in quel luogo10 .
Raggiunta la Palestina Giacomo viene decapitato nel 44 per ordine del re della
Giudea Erode Agrippa il quale proibisce anche la sepoltura del suo corpo, diventando
in questo modo il “primo martire del collegio apostolico”.
La leggenda narra che due dei suoi discepoli Attanasio e Teodoro, raccolgono
di nascosto quel corpo affidandolo ad una nave guidata da un angelo sulla quale si
imbarcano anche loro; dopo sette giorni di navigazione giunsero sulle coste della
Galizia, ad Iria Flavia, vicino l'attuale paese di nome Padrón11 in cui esiste una
località chiamata Arcae Marmoricae sulle quali grava il mistero.
In seguito le continue guerre e poi la conquista islamica dell'VIII secolo,
obbligano i cristiani a mantenere nascoste le reliquie di San Giacomo, protette e
custodite dagli eremiti del luogo. Con il passare degli anni s’indebolisce sempre di
più la memoria del culto apostolico, fino a quando, intorno all'anno 820 in un
contesto socio-politico saturo di necessità spirituali, di intolleranza religiosa e di
repressione militare, un pio eremita di nome Pelaio scorge un misterioso corpo
celeste che gli svela il luogo della sepoltura.
Questi si presenta al vescovo Teodomiro il quale ordina una ricerca nel luogo
illuminato dalla stella dove si rinviene un sarcofago di marmo: arca marmorica,
contenente tre corpi, identificati come quello di Giacomo il Maggiore e dei suoi due
discepoli Teodoro e Attanasio. Teodomiro proclama santo questo luogo che prende il
nome di “Santiago (San Giacomo in italiano) de Compostela” che significa “campus
8
È facile incontrare riferimenti a questa impetuosità: in una conversazione con Gesù chiede per sé un
posto privilegiato nel regno dei cieli, e in un'altra occasione pretende che siano castigati con il fuoco
gli ostili samaritani.
9
Nel Breviario degli Apostoli (fine del VI secolo) viene attribuita per la prima volta a San Giacomo
l'evangelizzazione della "Hispania" e delle regioni occidentali.
10
Questo avvenimento servì per spiegare la fonda zione della Chiesa di Nuestra Señora del Pilar a
Saragozza, oggi basilica ed importante santuario mariano del cattolicesimo spagnolo. AA.VV. Huellas
Jacobeas , Xacobeo ’99, Xunta de Galicia, 1999, p. 24.
11
Qui i discepoli incontrarono seri problemi per seppellire il corpo del loro Maestro, a causa della
Regina Lupa, ma soprattutto del Re Duyo, nemico dichiarato del cristianesimo. Dopo una serie di fatti
miracolosi, la Regina Lupa si convertì al cristianesimo e l'Apostolo fu sepolto nel luogo che
successivamente vedrà la nascita della città di Santiago.
11
stellae”. Un altro studio etimologico sostiene che il termine deriva invece da
compositum, dovuto al rinvenimento del cimitero romano durante gli scavi
archeologici intrapresi a Compostela tra il 1953 e il 1959.
A causa dei continui attacchi arabi re Alfonso II il Casto capisce subito che le
reliquie dell'Apostolo avrebbero costituito un poderoso strumento politico e religioso
che avrebbe rafforzato il cristianesimo contro il temuto
Islam. 12
Narra la leggenda che nella battaglia di Clavijo (844) un
cavaliere su di un cavallo bianco, con in mano una
bandiera anch’essa bianca con una croce rossa e
distrugge il nemico, viene in aiuto al re Ramiro I delle
Figura 1 Santiago Matamoros
Asturie; da ciò l’origine della celebre rappresentazione
iconografica di Santiago Matamoros, letteralmente "Colui che uccide i Mori"13 .
Un altro grande condottiero, Carlo Magno, impegnato nella spedizione per
liberare la Spagna dai saraceni, spedizione che sarebbe finita tragicamente con la
sconfitta di Roncisvalle (778) ed epicamente narrata nella Chanson de Geste, vede in
sogno il “cammino delle stelle” che diventerà il pretesto per la riconquista cristiana
della Spagna sotto l’emblema della Via Lattea.
Non solo le vicende storiche danno rilevanza a questo luogo misterioso ma ben
presto esso diviene un importante insediamento urbano. La fortuna della città è
dovuta anche all’innalzamento sul luogo del sepolcro, da parte di re Alfonso II il
Casto nell’814, di una prima seppure modesta basilica; ma già nell’899 re Alfonso III
il Grande la ricostruisce in marmo e negli anni successivi verrà più volte distrutta e
ricostruita14 .
12
Dice Raymond Oursel, nel saggio Pellegrini del Medio Evo, Jaca Book, Milano 1978: “Senza
dubbio, i re cristiani del nord della Spagna hanno, dopo il IX secolo, brandito il patronato
dell'apostolo nella lotta contro i musulmani […] Santiago simboleggia la Reconquista della
Spagna sui Mori: croce contro mezzaluna, Cristo contro Maometto” p. 36.
13
Vedi anche l'evento riportato da Josè Joaquín Milans Del Bosch y Solano, in Santiago caballero y
el leggendario tributo de las cien doncellas, in AA. VV., III Congreso Internacional de Asociaciones
Jacobeas , Oviedo 1993: “ Negóse el Rey, de acuerdo con los magnates de su corte, a pagar el
infamante tributo (il tributo delle cien doncellas, offerta annuale di cento giovani donne all'emiro di
Cordoba in cambio della sua non belligeranza) […] en sueños le apareció el Apostol Santiago
animándole que al día siguiente volviese a la batalla […] Invocando a Santiago, los cristianos
lograron cumplida victoria, viendo a Santiago sobre un caballo blanco espada en mano ” p. 346.
14
Poco più tardi, nel 1097, fu posta la prima pietra dell’attuale cattedrale, una basilica dalle
dimensioni adeguate ad un culto che ormai era esteso in tutta Europa. Bollettino d’Informazioni,
Compostella , Centro Italiano di Studi Compostellani.n. 1/99, p. 11.
12
1.2 L’espansione del culto. “El siglo de oro”
La prima notizia certa sulla presenza di pellegrini dinanzi alla tomba di San
Giacomo risale al 950, grazie al vescovo di Le Puy, Gotelasco, a capo di una grande
comitiva di jacquets 15
E’ durante i secoli XI-XIII che cominciano a giungere pellegrini provenienti
dalle regioni più lontane d’Europa, di tutte le età e lignaggio, nonostante le agitazioni
politiche e sociali dei regni di Francia e di Spagna 16 . A tal proposito, il chierico e
prete Aymeric Picaud, ci fa un elenco completo nella Guida 17 :
I franchi, i normanni, gli scozzesi, gli irlandesi, i galli, i
teutoni, gli iberi, i guasconi, i bavari, gli empi navarri, i
baschi, i goti, i provenzali, i maraschi, i lorenesi, i gauti, gli
inglesi, i bretoni, quelli della Cornovaglia, i flamenchi, i
frisoni, gli allobrogi, gli italiani, i pugliesi, gli abitanti del
Poitou, gli aquitani, i graci, gli armeni, i daci, i norvegesi, i
russi, i nubiani, i parti, i rumeni, i galati, gli efesini, i medi, i
toscani, i calabresi, i sassoni, i siciliani, gli asiatici, gli abitanti
del Ponto, quelli di Bitinia, gli indii, i cretesi, quelli di
Gerusalemme, quelli di Antiochia, di Galilea, quelli di Sardi, i
ciprioti, gli ungheresi, i bulgari, gli slavi, gli africani, i
persiani, gli alessandrini, gli egiziani, i siriani, gli arabi, i
colossesi, i mori, gli etiopi, quelli di Filippi, quelli della
Cappadocia, i corinzi, gli elamiti, quelli della Mesopotamia, i
libici, quelli di Cirene, quelli di Panfilia, quelli della Cilicia, i
giudei e le altre innumerevoli genti di tutte le lingue, tribù e
nazioni, vengono da lui in carovane, falangi, compiendo i loro
voti…
15
Con questo nome si definiscono i pellegrini che percorrono il cammino di Santiago.
Per ulteriori approfondimenti, “V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas”, actas, 9-11
de Octubre de 1999, CEE (A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998.
17
Liber Sancti Jacobi, libro I, XVII, pp. 148-149.
16
13
Analizziamo ora i motivi di distinta natura (religiosa, politico-giuridica,
economica e culturale) che portarono all’apogeo del pellegrinaggio in favore di San
Giacomo.
Religiosa. I principali promotori delle peregrinazioni furono i monaci del
potente ordine di Cluny, chiamati dal Re di Navarra ad organizzare il pellegrinaggio:
dotarono il Cammino dell'infrastruttura necessaria per fornire sostegno ai pellegrini,
facendo costruire ostelli, edificando ospedali e cimiteri, creando ponti, fondando
chiese, monasteri ed abbazie. Inoltre era crescente la venerazione delle reliquie: i
santuari e i corpi santi visitati lungo la strada erano parte integrante dell’itinerario
consacrato, elementi indispensabili tanto al pellegrinaggio in sé, quanto al progresso
spirituale 18 . Giacomo era l’unico dei Dodici il cui corpo (conservato sempre nello
stesso sepolcro) rimase intatto dagli atti vandalici dell’epoca e questa integrità fisica
basta da sola per spiegare la straordinaria fortuna del pellegrinaggio. E’ importante
sottolineare la convinzione da parte di alcuni che effettuare il cammino verso il Finis
Terrae19 , luogo non lontano da Santiago che rappresentava i confini stessi del mondo
allora conosciuto, costituisse uno dei riti della "Religione Antica".
Politico-giuridica. La cattedrale di Santiago durante la Reconquista spagnola
diventò il simbolo della lotta contro l’Islam; San Giacomo sarà allo stesso tempo
Apostolo e Matamoro, il più forte elemento stimolatore per l’Occidente Cristiano.
Ciò nonostante, la nascita del fenomeno di internazionalizzazione dei
pellegrinaggi a Santiago è legata all’azione di protezione e alla gestione della politica
di ripopolamento dei sovrani ispanici (Alfonso VI fra tutti), europeizzanti e
consapevoli delle conseguenze benefiche che poteva comportare il fatto di
incrementare i rapporti con l’Europa grazie al Camino de Santiago.
Dal canto suo il vescovo Diego Gelmìrez ebbe il merito di far riprendere e
concludere i lavori (precedentemente interrotti a causa degli attriti fra Alfonso VI e il
vescovo Diego Pelàez) dell’ormai enorme cattedrale, tra il 1122 e il 1128 20 e di
procedere ad una politica propagandistica che darà un impulso decisivo al
pellegrinaggio jacopeo.
18
Oursel Raymond, Le strade del Medioevo, Milano 1982, pp. 19-20.
Disse il domenicano Felix Faber: “ Mas allà de Finisterre termina el mundo y comienza el agua
sobre la cual nadie puede aventurarse. Por eso se llama la regiòn Finis terre, el extremo del
mundo ” AA.VV., V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, actas, 9-12 de Octubre de
1999, CEE (A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998, p. 236.
20
L’Historia Comopostellana descrive in modo dettagliato il procedere dei lavori di ricostruzione
della cattedrale, così come il Liber Sancti Jacobi, redatto verso il 1140, di cui parleremo più avanti.
19
14
Per di più il pellegrino diventò riconoscibile socialmente e giuridicamente
poiché i suoi beni erano tutelati durante la sua assenza e la legislazione temporale
teneva conto della sua particolare condizione per cui gli venivano accordate
esenzioni di imposta e vantaggi fiscali. 21
Economica. Lo spirito di commercio del momento, in grado di saper trarre
profitto anche da esigenze spirituali, non ha certo dovuto attendere i tempi attuali per
insinuarsi sotto la cappa dei miracoli del fervore 22 . Non va dimenticato che l’afflusso
di visitatori nei santuari non porta ricchezze e prestigio solo ad essi.
L’Influenza del pellegrinaggio si estende anche all’ambiente sociale ed
economico circostante. Le Crociate per esempio, sebbene alle origini fossero per
molti un’impresa mossa dalla pietà, con il tempo diventarono un’attività
commerciale. Ciò non è avvenuto solo per le Crociate: ogni pellegrinaggio celebre,
anche se in misura diversa, ha aperto una via alle negoziazioni. Sulle varie strade che
portavano a Compostella, nascevano infatti dei commerci legati al bisogno di
alloggiare i pellegrini, vestirli, nutrirli, curarli, vendere loro dei ce ri, distintivi e
ricordi.
Lo sviluppo dei centri di pellegrinaggio è stato spesso favorito da privilegi e da
esenzioni di imposte di cui beneficiavano i pellegrini che si recavano ai santuari,
dalla costruzione di strade e di ponti che facilitavano i loro accessi e dall’esistenza
soprattutto di fiere intorno ai centri religiosi. La crescita della città andava di pari
passo con lo sviluppo del pellegrinaggio, anzi ne era uno degli indici più
significativi.
Culturale. Il pellegrinaggio a Santiago era ormai una precisa realtà ed alla fine
dell’XI secolo cominciava ad essere ampiamente documentato in tutti i paesi cristiani
poiché influiva sui costumi, sull’arte, sulla vita spirituale dei paesi interessati, sulla
redazione di guide, sulla letteratura di viaggio 23 , sulla pittura, scultura, musica,
diffusione di leggende e di tradizioni tipicamente jacopee. A testimonianza di ciò, al
21
M a si registrano pure degli abusi nell’uso improprio delle facilitazioni concesse. Oltre a normali
viaggiatori che si fingono pellegrini per ricevere aiuti ed essere ospitati, ci sono viaggiatori illustri che
approfittano della protezione dell’abito per attraversare dei territori ostili. Lavarini Roberto, Il
pellegrinaggio cristiano, Cooperativa Libraria I.U.L.M., Milano 1996, pp. 330-331.
22
A Santiago, secondo la Guida, botteghe e bancarelle poste sul lato settentrionale della basilica
proponevano ai curiosi, alla rinfusa, “otri di vino, scarpe, bisacce in pelle di cervo, botse, cinghie,
cinture, ogni tipo d’erbe medicinali e altre spezie, e molte altre cose ancora. Oursel Raymond,
Pellegrini del Medio Evo: gli uomini, le strade, i santuari, Jaca Book, Milano, 1978, p. 94.
23
Troviamo le testimonianze di Domenico Laffi e Nicola Albani nella letteratura odeporica, cioè di
quel genere diffuso in tutta Europa che si fonda sulla descrizione degli avvenimenti accaduti durante il
lungo viaggio verso Santiago de Compost ela.
15
centro dell’intera vicenda compostellana si situa il Liber Sancti Jacobi24 , testo reso
noto da Aymeric Picaud, di assoluto rilievo per lo sviluppo, la crescita ed il
consolidamento del pellegrinaggio a Santiago. Quest’opera, il cui manoscritto
originale è custodito nell’archivio della cattedrale, è conosciuta anche come Codex
calixtinus, dal nome del papa Callisto II (1119-1124). Il quinto libro, il più noto, è
costituito dalla cosiddetta Guida del pellegrino25 , una guida pratica degli itinerari e
delle devozioni da compiere per chi si recava in pellegrinaggio a Santiago, inserita
per ultima nel codice per il carattere di necessaria attualità che la sua funzione
richiedeva.
Il pellegrino anche senza volerlo diverrà un “operatore culturale” di prima
qualità che intesserà tra città e città, tra paese e paese un fittissimo ordito di
informazioni; sarà una funzione che continuerà a svolgere anche dopo la fine del
pellegrinaggio, perché attraverso il gergo appreso, sarà sempre in grado di
comunicare con quanti, diretti a Santiago o ad altre mete, passeranno per la sua città,
o chiederanno ospitalità alla sua confraternita, o incontrerà nelle fiere, nei mercati, o
lungo le strade della sua terra. 26
In questo modo dato il notevole flusso di pellegrini francesi, i quali, nel corso
dei secoli e fino ai giorni nostri sarebbero stati i frequentatori più assidui delle rotte
giacobee, 27 il cammino spagnolo ovvero la più caratteristica e “calpestata” tra queste,
prende il nome di Camino Francés che ancora oggi raffigura l’itinerario che va da
Saint -Jean-Pied-de-Port a Santiago de Compostela.
A tal punto Compostela finì col rivaleggiare con Roma e Gerusalemme ni
quanto a potere di attrazione, diventando il maggior centro di peregrinazione di tutta
la cristianità.
24
Si tratta senza dubbio della prima guida turistica dell'umanità. E’ composta da cinque parti.
Nel primo capitolo la Guida indica gli itinerari su cui si articola il pellegrinaggio compostellano:
“Quattro sono le strade per Santiago che a Puente la Reina, ormai in Spagna, si riuniscono in una
sola…”. Il secondo riporta le giornate in cui può essere diviso l’intero tragitto; nel terzo le città e i
paesi di maggior rilievo; nel sesto vengono indicati i fiumi buoni e cattivi da attraversare, nel settim o
le regioni che si incontrano e il carattere degli abitanti, nell’ottavo le reliquie e i corpi santi che
visitanda sunt, che si devono visitare. Caucci Von Saucken Paolo, Guida del Pellegrino di Santiago,
Libro quinto del Codex Calixtinus secolo XII, Biblioteca di Cultura Medievale, Jaca Book, 1995, p.17.
26
Guida del Pellegrino di Santiago, op. cit., p.45.
27
La parola “giubileo” viene dal termine ebreo “yobel” dal quale deriva il vocabolo “giubilo”. Il
termine “giubileo” si applicava di forma spaziale all’ “anno santo” che, ogni cinquant’ anni, portava
l’emancipazione degli schiavi e la liberazione delle terre sottratte al popolo d’Israele. Rivas Barreiro
Josè Luis, La funciòn politica de los caminos de peregrinaciòn en la europa medieval (estudio del
camino de Santiago), tecnos, Madrid, 1992, p. 31.
25
16
1.3 Periodo di decadenza e successiva ripresa.
Nel XIV secolo iniziò un profondo declino delle peregrinazioni , a causa di
una serie di catastrofi (soprattutto la peste nera) che caratterizzarono il secolo ed
anche a causa di numerose guerre in cui venne coinvolto il continente europeo.
Questa decadenza si accentuò nel XVI secolo con l'irruzione del protestantesimo e le
guerre religiose. In risposta alla riforma protestante che mise in discussione l’autorità
di Roma, la Chiesa romana cambiò di conseguenza la politica dei pellegrinaggi ed
indirizzò i fedeli verso Roma, di cui si voleva rafforzare la centralità. Santiago
rimase in tal modo al margine della nuova politica romana sul pellegrinaggio. Oltre a
ciò si dovettero occultare i resti dell'Apostolo per quasi trecento anni per evitare che
cadessero nelle mani dei pirati inglesi 28 . Questo processo involutivo culminò nel XIX
secolo con la pressoché totale scomparsa delle peregrinazioni. Commentano le
cronache che il 25 luglio del 1867 c'erano solo quaranta pellegrini nella città di
Compostela 29 .
Ciononostante il pellegrinaggio avrà un rinnovato impulso nel 1884, quando
vennero nuovamente individuate nella cattedrale le spoglie di San Giacomo.
Nacque un secondo fervore e il papa Leone XIII con la Bolla Deus Onnipotens
annunciò alla Cattolicità il rinvenimento delle reliquie con il conseguente
rifiorimento della peregrinazione.
Cerchiamo di capire cosa spingeva realmente il pellegrino a lasciare i propri
cari e a partire verso Santiago, l’ultima terra del mondo conosciuto, affrontando
disagi notevolissimi e forse la stessa morte.
Innanzitutto si andava a Santiago devotionis causa: il pellegrino sentiva un
forte legame con il proprio santo protettore, per cui a un certo punto della propria
vita avvertiva la necessità di raggiungere la sua “casa”, il posto dove più di ogni altro
era possibile stargli vicino.
Frequente era anche la peregrinatio pro voto. Durante un naufragio, una
malattia, in stato di prigionia, o in occasione di qualche grave pericolo si chiedeva
l’aiuto di San Giacomo e, usciti dal pericolo, si compiva la promessa; in questo caso
si ripagava il proprio protettore con il sacrificio del viaggio e con la testimonianza
28
Si occultarono le spoglie dell’Apostolo in una cappella dell’abside perché si temeva un attacco alla
cattedrale da parte del pel pirata inglese Francis Drake che con la sua flotta sconfisse la Invincibile
Armata (1588). Guida del Pellegrino di Santiago, op. cit., p. 29.
29
www.caminosantiago.org.
17
personale della grazia ricevuta. Non era raro infatti vedere che i grandi santuari
brulicassero d’infermi di ogni genere: impotenti e febbricitanti, zoppi, ciechi e malati
di gozzo.
Diversa dall’ex voto era l’oblatio del pellegrino che aveva sciolto il suo voto.
Questo dono votivo era costituito da donazioni di denaro, rosari o anche da oggetti e
materiali preziosi di ogni genere. Essi documentavano l’intima comunione del
donatore con il luogo di pellegrinaggio. Molte fonti riferiscono che rimanevano nel
luogo santo “cose di valore come dono votivo” 30 .
Si andava a Santiago anche ex poenitentia come scelta personale per purgarsi di
qualche peccato, altrimenti per pena canonica e civile. I confessori davano il
pellegrinaggio come penitenza sacramentale poiché pensavano che nei pericoli della
strada l’anima s’aprisse a Dio che non parlava che nel silenzio dell’abbandono
umano. Per tutto il XIV e XV secolo, infatti, i tribunali dei Paesi Bassi inviarono a
Santiago i peccatori pubblici e i criminali. Anche per questo motivo, secondo alcune
testimonianze, il pellegrinaggio andava perdendo di qualità31 .
Ci si recava a Santiago anche per denaro: abbastanza diffusa era infatti la
figura del pellegrino per delega e per incarico altrui.
Purtroppo tra i motivi che spingevano al pellegrinaggio, c’era anche il desiderio
di lucrare indulgenze e la ricerca del miracolo, con la speranza di assistere a qualche
evento eccezionale che poteva capitare in prima persona o di cui si poteva essere
testimone.
Tutto sommato si andava a Santiago anche per il semplice piacere di girare il
mondo; in questo caso abbiamo a che fare con il pellegrino turista che si aggregava
per visitare un paese tanto attraente come la Spagna, per il quale venivano sempre gli
stranieri in cerca del pittoresco e che ritornavano “hispanizados”. Questo particolare
tipo di pellegrino che viaggiava con i privilegi che gli offriva la credenziale, favoriva
la nazione propagandando per il mondo le bellezze e le grandezze spagnole.
Troviamo delle testimonian ze esplicite nelle relazioni e nei diari di viaggio di
Domenico Laffi32 e di Nicola Albani 33 . Quest’ultimo scrive:
30
Per approfondimenti vedi Il mondo dei pellegrinaggi: Roma, Santiago, Gerusalemme, a cura di
Paolo Caucci Von Saucken, Jaca Book, Fratelli Polombi Editori, Milano, 1999, p. 101.
31
Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio cristiano – dalle origini ebraiche agli attuali sviluppi
nell’Europa occidentale, cooperativa libraria I.U.L.M., Milano, 1996, p. 376.
32
Sul finire del Seicento i tre pellegrinaggi di Domenico Laffi , mostrano come da costume di massa il
pellegrino compostellano continui ad essere praticato ancora da persone fortemente motivate. Laffi
18
Si diede l’occasione di innamorarmi di due peregrini toscani
che venivano da San Giacomo di Galizia, li quali mi
raccontarono varie belle cose nel lor viaggio e tant’altre
curiosità del mondo […] com’anche avevo gran piacere di
girare il mondo, risolsi anch’io di fare il medesimo viaggio…
Era la motivazione a determinare colui che è pellegrino da chi non lo è. Alcuni
compivano il pelleginaggio con un profondo sentimento religioso e penitenziale, per
pervenire alla radice apostolica della loro fede; altri alla ricerca di un incontro con la
fede, forse per la prima volta, o per recuperare la fede perduta dopo un tempo
d’abbandono. Le differenti attitudini possono avere un fondo comune d’intenzione.
Ed è l’intenzione che fa il pellegrino 34 .
Concludendo prendiamo nota del fatto che nel XVIII secolo l’attività
economica cominciava a spostarsi progressivamente verso le terre del litorale
atlantico, in modo tale che le città dell’entroterra persero il controllo di questa
vigorosa fonte d'entrata.. Da quest’ epoca fino al XX secolo le attività più importanti
di Santiago furono quella universitaria, (l’Università si creò agli inizi del XVI secolo,
patrocinata dal forte potere ecclesiastico), la religiosa e la sanitaria.
Domenico Viaggio in Ponente a San Giacomo di Galitia e Finisterrae, Bologna 1681, ed. a cura di
A.S. Capponi, Università di Perugia 1989, pp. 27 –28.
33
Albani Nicola, Viaggio da Napoli a Santiago di Galizia, ediciòn realizada por Edilàn para
Consorcio de Santiago, Madrid, 1993, prologo di Paolo Caucci Von Saucken, Tomo I , pp. 2-3.
34
Per approfondimenti vedi anche www.archicompostela.org.
19
1.4
La simbologia di San Giacomo
Oltre all’immagine dell’Apostolo come Santiago Matamoros, c’è anche quella
di Santiago de El Espaldarazo 35 : chiamato così perché in sella al suo cavallo bianco
e armato di una spada, la conficcava nella schiena (espalda) del nemico. In
conseguenza a queste personificazioni, sorse la “fundaciòn de las ordenes militares”
per difendere quei pellegrini che si recavano a Gerusalemme, Roma e Compostela.
Primo fra tutti la Orden de Santiago che aveva come
distintivo la cruz de Santiago: una croce rossa a forma
di spada che appariva su di una vieira (conchiglia in
gagliego) e rifletteva il senso combattivo e ospitale
dell’ordine militare che aveva occupato castelli e
ospedali dei pellegrini lungo i cammini.
Figura 2 Croce di Santiago su
di una vieira
Non possiamo dimenticarci la figura di San Giacomo
pellegrino36 , l’unico santo che nell’iconografia si identifica coi propri fedeli fino ad
essere rappresentato con i loro attributi: bisaccia e bordone sono divenuti, insieme
alla conchiglia, i signa peregrinationis che lo rappresenteranno ovunque.
La bisaccia37 è un sacchetto stretto, il che significa che il pellegrino,
fiducioso nel Signore, doveva portare con sé una piccola e modesta
scorta di cibo; inoltre il fatto che non era serrata da legacci ma
doveva essere sempre aperta sulla bocca, dava a intendere che il
pellegrino doveva ripartire quello che possedeva con i poveri e per
questo doveva essere preparato a dare e a ricevere.
Il bastone da marcia chiamato bordone, suo inseparabile compagno,
simboleggiava la fede nella Santissima Trinità e la difesa dell’uomo
Figura 3 La
bisaccia ed il
bordone.
contro i cani e i lupi 38 .
Il petaso era il cappello rotondo a larghe tese che riparava dal sole:
San Giacomo stesso lo teneva con la tradizionale conchig lia impressa anteriormente.
35
Esiste ancora una statua di “Santiago Matamoros”, un’opera lignea del secolo XVIII, conservata
fino a qualche mese fa nella basilica di Santiago e successivamente rimossa per essere posta nel
Museo della cattedrale dopo gli attentati terroristici dell’11marzo avvenuti a Madrid. Si pensa in
questo modo di ferire meno gli animi più sensibili, ovvero i musulmani. Camilleri Rino, “I maestri del
politicamente corretto.” Il Giornale, mercoledì 12 maggio, 2004.
36
Garcia Lorca lo vide così: “Ella vio en una noche lejana como èsta, sin ruidos ni vientos, al Apòstol
Santiago en persona peregrino en la tierra del cielo […] con bordòn de esmeraldas y perlas y una
tùnica de terciopelo.” Los Caminos de Santiago...op. cit. p. 30.
37
Picaud Aymeric, Liber Sancti Jacobi (a cura di Moralejo Abelardo, Torres Casimiro, Feo Julio),
Santiago de Compostela, 1951, I, XVII, p. 152.
38
Con il cane e il lupo si designa il diavolo tentatore del genere umano
20
Infine il viandante troverà persone che con un sorriso accogliente cureranno,
venuta la sera, i suoi piedi gonfi e doloranti seguendo l’esempio del maestro39 , grazie
anche alla “pellegrina” (il lungo e caldo mantello per ripararsi dalle intemperie).
La concha (conchiglia) divenne il testimonium di chi stava compiendo il
pellegrinaggio, ma anche il segno di dove si trovava una confraternita di ex
pellegrini, un ospedale jacopeo, un luogo in qualche modo connesso con il
pellegrinaggio 40 . Questi oggetti, oltre ad essere degli amuleti erano dei documenti: il
pellegrino aveva diritto all’esenzione di pedaggi e tasse. La conchiglia era la prova
per il pellegrino del lungo e difficile viaggio: veniva raccolta sulle coste della Galizia
(di cui è tipica) e veniva conservata nel bagaglio per poi poterla mostrare con
soddisfazione a parenti ed amici una volta ritornato a casa.
Era per di più un modello di comportamento per il pellegrino poiché
rappresentava una mano che si apriva per realizzare opere di pietà; era un simbolo di
rigenerazione, relazionato con il sacramento del battesimo; veniva intesa come
emblema della nuova vita che spettava al credente dopo tale viaggio di
rigenerazione; infine faceva riferimento alla morte 41 e alla resurrezione, come nel
miracolo dell’uomo salvato dopo un naufragio che si risvegliava ricoperto di
conchiglie 42 .
Purtroppo intraprendenti commercianti cominciarono nel XII secolo a
raccogliere le conchiglie che i pellegrini compravano direttamente nel mercato che si
teneva fuori della porta nord della cattedrale. Il loro commercio sarà così redditizio
che l’arcivescovo di Santiago esigerà una percentuale dai venditori, che diventerà la
principale fonte di reddito del santuario.
Per quanto concerne i metodi di segnala zione invece, ne esistono alcuni usati in
zone particolarmente pericolose dell’itinerario: i montjoies, definite nel seguente
modo da R. Oursel:
39
I pellegrini, tanto poveri che ricchi, quando vanno o vengono da Santiago, devono essere
caritatevolmente ricevuti e venerati da tutti. Infatti chiunque li accolga e li ospiti diligentemente, non
solo San Giacomo avrà come ospite, ma lo stesso Gesù Cristo, come lui stesso ha detto nel Vangelo:
“ Qui vos recipit me recipit.” Guida del Pellegrino di Santiago, op. cit…, p.134.
40
Il Liber Sancti Jacobi ci dice che, come i pellegrini che tornano da Gerusalemme portano la palma,
quelli che vengono da Santiago portano le conchiglie [I, XVII, p. 153].
41
Nella Francia sud occidentale e nella valle del Rodano, a Alba nel Vivarese e fino a BourbonLancy, gli scavi hanno portato in luce numerosi “scheletri con conchiglia”, che gli archeologi
interrogano impressionati di contemplare attraverso la marea di secoli questa testimonianza di
un’epopea sulla quale avrebbero tanto da raccontare. Oursel Raymond, Pellegrini del medio evo…o p.
cit. p. 96.
42
http://www.ventealcamino.org/
21
Sommarie costruzioni, fatte di pile di pietre piatte a forma di
piramide, che una usanza immemorabile pose sulla sommità
di creste, colline o terrazze, […] ad intervalli lungo certe
piste pericolose, soggette alle nebbie e alla neve. Le autorità
locali
si
occupavano
scrupolosamente
della
loro
43
manutenzione e del loro rifacimento .
Talvolta sulla loro sommità erano conficcate delle croci di pietra o
in legno, che suggerivano un punto di passaggio obbligato,
un’indicazione molto utile al viaggiatore, anche per il riposo di una
breve preghiera. Ancora oggi il pellegrino è solito aggiungere altre
Figura 4 Es. di
Montjoies
con
croce di pietra
sopra.
pietre al suo passaggio per testimoniare solidarietà e affetto a coloro
che sono già passati o passeranno da quel luogo.
1.5 I Rituali del Camino
1.5.1
Riti della partenza
In tutte le religioni i rituali della peregrinazione servono per purificare i fedeli
nell’anima e nel corpo, met terli nelle condizioni necessarie per affrontare il viaggio e
l’incontro con il divino e per risvegliare quel “desiderio pellegrino” che è “sete del
divino” 44 .
Prima di mettersi in viaggio occorreva accedere a una sorta di
iniziazione al pellegrinaggio; il pellegrino doveva essere
innanzitutto pauper, povero, privo di mezzi perché il
pellegrinaggio doveva compiersi con il fine di purificare la
propria anima attraverso sacrifici che mortificavano il corpo;
doveva confessarsi, chiedere perdono a tutti, pagare i suoi debiti,
Figura 5 Il pellegrino
di ieri.
fare testamento e fissare una data entro la quale poteva essere
considerato morto.
Pellegrino lo si diventava, era uno status che nasceva da una scelta personale, che si
acquisiva attraverso un rituale incentrato sul distacco e sulla liturgia della partenza.
43
Oursel Raymond, Pellegrini del medio evo…, op. cit..,. p. 60.
Com postellanum, volumen XXXVIII n° 3-4, Julio-Diciembre, Santiago de Compostela, 1993, p.
516.
44
22
Nella cattedrale ad esempio venivano svolte dal vescovo cerimonie pubbliche alle
quali partecipava l’intera comunità che assisteva alla benedizione degli oggetti da
viaggio del pellegrino (bordone e bisaccia). Era un’esperienza collettiva che
permetteva di superare la fatica corporale e aiutava a prendere coscienza
dell’avvenimento che avrebbe costituito l’incontro.
Dice E. Leed: “La sofferenza della separazione è la prima componente dei
patimenti trasformatori del viaggio come processo che consuma: è un lasciarsi alle
spalle legami e rapporti che definiscono, che rende il viaggiatore solitario e senza
dimora una figura tragica oltre che eroica. 45 ”
Egli aveva la sensazione di appartenere a una specie di “ordine” della chiesa:
voleva distinguersi dagli altri uomini sia in virtù del solenne rituale d’iniziazione sia
grazie all’uniforme che portava. La somiglianza tra la vestizione di un cavaliere e
l’ordinazione di un prete era strabiliante; per il pellegrino l’atto di indossare i suoi
abiti da viaggio rappresentava un cambiamento di pelle, diventava un segno
distintivo per cui aveva la funzione di carta d’identità, scudo e armatura che lo
preservavano dalle aggressioni di quei malintenzionati che si mescolavano tra i
pellegrini.
In questo modo il peregrino entrava in uno spazio diverso con ritmi, esigenze
ed esperienze sconosciute rispetto a quelle della vita ordinaria (familiare e sociale)
nella quale aveva vissuto fino a quel momento.
Tutto ciò faceva sorgere un forte senso d’identità con coloro che transitavano
lungo la stessa via e che condividevano il medesimo destino, tanto da far permanere
tali vincoli anche più in là della fine del pellegrinaggio.
Così si manifestava tangibilmente l’amore e la solidarietà di una società con la
quale il pellegrino s’incontrava e ancor oggi s’incontra facendo il Cammino.
Si entrava a far parte di una societas sopranazionale, sradicata dal territorio di
origine, ma legata alla via, che non aveva regole scritte, ma affinità, segni di
identificazione, interessi e necessità comuni: si trattava di una nuova e più complessa
civiltà nella quale il pellegrino italiano o quello francese si riconoscevano; una
societas di persone di provenienza, di condizione sociale, di culture diverse, che per
molti mesi aveva una meta e dei problemi in comune46 .
45
Leed Eric J., La mente del viaggiatore, dall’Odissea al turismo globale, Società editrice il Mulino,
Bologna, 1992, p. 45.
46
Guida del Pellegrino di Santiago, op. cit…, p. 43.
23
Molti pellegrini temevano i pericoli d’un viaggio solitario verso terre
inesplorate, ma la vera nemica era la solitudine morale che disanimava le forze,
sovraccaricava il dolore fisico, spingeva all’abbandono o, ciò che era peggio, alla
rivolta contro Dio che negava l’immortalità ai semplici uomini e che infliggeva una
simile pena. Viceversa, in compagnia il tempo sembrava trascorrere più velocemente
parlando, ridendo e scherzando; la strada sembrava meno lunga e la meta più
prossima.
Nell’essenza della partenza troviamo l’idea della morte legata a quella della
partenza, poiché è quest’ultima che viene risvegliata da quella della morte. La morte
e la partenza si rassomigliano perché sono causa di separazioni ed è perciò che tanto
spesso l’una è usata come metafora dell’altra, cioè la morte è vista come una
partenza e la partenza diventa una morte civile47 .
1.5.2
Tre riti del viaggio
Ci sono tre gesti, di carattere più o meno rituale, cui i pellegrini diretti al
santuario di Galizia avevano l’abitudine a compiere.
Il primo consisteva nel piantare una croce sulla sommità del passo
di Cize. La tradizione risale a Carlo Magno il quale, entrando in
Spagna e attraversando il passo con il suo esercito, vi innalzò prima
la croce del Signore e poi s’inginocchiò verso Galizia per elevare la
sua preghiera a Dio e a San Giacomo. Per questo si ebbe il primo
Figura 6 Croce
di Carlo Magno.
luogo di preghiera a Santiago dove i pellegrini hanno piantato
migliaia di croci.
Nel secondo i pellegrini, discendendo dal monte Cebreiro in Galizia, portavano
per devozione e penitenza una pietra calcarea che ricevevano a Triacastela e la
trasportavano fino a Santa Maria de Castaneda, dove la calce veniva preparata per la
basilica di Santiago. In tal modo sentivano di partecipare alla costruzione della
cattedrale e si “cementava” ancor più il loro rapporto con il proprio patrono.
Il terzo riguarda il bagno finale nelle acque del Lavamentula, a due miglia da
Santiago, sul “Mons Gaudii” o Monte do Gozo, luogo in cui oggi vi è un monumento
senza alcun riferimento alla situazione storica. Dato che il Cammino stava per
concludersi, era “per amore dell’Apostolo” che il pellegrino voleva rendersi
47
La mente del viaggiatore, op. cit…, p. 42.
24
presentabile e nel vedersi coperto di stracci e di sporcizia, dava vita ad una
purificazione rituale nella quale si spogliava dei suoi poveri abiti e s’immergeva
nell’acqua fredda fino al collo.
Durante il Cammino poteva succedere inoltre che nuovi piccoli fatti
alimentassero i tempi di marcia: una schiarita in cielo, l’incontro con un passante
simpatico o un suono di campana che faceva rinvenire. Dunque, l’uomo spossato si
raddrizzava e i più validi intorno a lui lo riconfortavano intonando il vecchio canto
memorabile che così bene si accordava al ritmo del passo:
E ultreia
e oltre
E sus eia
e sopra
Dio ci aiuta!48
Deus aia nos!
Nel medioevo in cui la fantasia era una delle caratteristiche più peculiari, oltre
alle canzoni troviamo vecchie storie e leggende che alimentano la nostra
immaginazione, racconti di ogni genere tramandati oralmente di generazione in
generazione con una costanza che ai giorni nostri sembra davvero incredibile.
Tra quelle che emergono nel Camino, la leggenda dell’impiccato è sicuramente
una delle più famose. Narra di una famiglia tedesca, padre, madre e figlio, che verso
il 1090 si recò a Santiago in pellegrinaggio. Fermandosi in una locanda di Tolosa per
passare la notte, un oste senza scrupoli li ubriacò e nascose nel loro tascapane una
sua coppa d’argento; accusati ingiustamente di furto, il giudice fece impiccare il
figlio dopo che questi si era offerto di sua spontanea volontà. I genitori ai quali venne
vietata la sepoltura del corpo che invece rimase esposto al pubblico, proseguirono
fino a Santiago e al loro ritorno nello stesso posto ritrovarono miracolosamente il
figlio in vita grazie a San Giacomo che gli era rimasto vicino e lo aveva consolato
durante i ventisei giorni della loro assenza. Recatisi dal giudice per raccontargli
l’accaduto, questi, trovandosi a tavola intento a mangiare un pollo, li derise
affermando che avrebbe creduto alla vicenda solo se i polli infilzati allo spiedo si
fossero messi a starnazzare. All’improvviso i due polli riacquistarono le loro piume e
fuggirono per la stanza.
48
Oursel Raymond, Pellegrini del Medio Evo: gli uomini, le strade, i santuari, Jaca Book, Milano,
1978, p. 47.
25
Questo finale del racconto colpì l’immaginazione della gente del
tempo, tanto che nella chiesa di San Domenico della Calzada,
uno dei paesi dove si crede sia avvenuto il miracolo, sono
conservati sia il cappio usato per impiccare il giovane tedesco sia
una gabbia dove vengono messi dei polli vivi in ricordo del fatto
Figura 7 Il timbro
di Santo Domingo
de la Calzada.
miracoloso.
Eppure, arrivati a questo punto, ci sembra doveroso precisare una
cosa: il vero pellegrinaggio, l’unico che dà la possibilità di un cambiamento profondo
per incontrare se stessi e per avvicinarsi al divino, va compiuto a piedi. A sostegno di
ciò abbiamo proprio l’iconografia che ritrae San Giacomo sempre a piedi, bastone
alla mano (a cavallo solo per respingere i saraceni).
A proposito del transitare, E. Leed lo definisce come una sequenza di
movimento che produce trasformazioni del carattere e persino un’identità. Poi ci
spiega anche che quando ciò che non si conosce viene reso familiare dal confronto
con ciò che è noto, e dunque se ne definiscono le differenze e se ne stabiliscono le
somiglianze, quel che è stato estraneo può diventare a sua volta il terreno del
familiare, la base dei confronti futuri 49 .
Possiamo dunque notare come la potenza dell’estraneo derivi dalla sua
funzione comunicativa, dal fatto che partirà portando con sé le notizie del luogo,
stabilendone la reputazione e l’onore collettivo in rapporto ad altre comunità.
49
Vedi La mente del viaggiatore,op. cit…, pp. 79, 95.
26
1.5.3
L’arrivo a Santiago.
Il pellegrino arriva al termine del suo percorso nel momento in cui
sta per scorgere la basilica da un’altura. E’ un attimo di intensa
commozione, perché è consapevole delle fatiche patite fino ad
allora e ritrova la vitalità per proseguire e raggiungere la meta
Figura 8 Facciata
della Cattedrale di
Santiago
tanto agognata.
E lo stesso è accaduto con Nicola Albani che descrive così il suo
arrivo a Santiago:
Prima d’arrivar alla città circa miglia due, cominciai a
scoprire i campanili, subito mi genuflessi in terra, e per mille
volte ne baciai la terra, scalzandomi a piedi nudi, cantando
la Santa Litania, frettoloso avanzavo il piede verso la santa
città ed arrivato nella porta, altra cura non ebbi che di
domandare la chiesa di San Giacomo ed arrivato già con
l’aggiunto suo santissimo, entrato che fui, subito mi viddi
illuminato il cuore ed estratto di mente, parendomi essere
entrato nel paradiso, che le gambe e la persona intiera mi
tremava, la testa mi girava di qua e di là, l’occhi guardavano
di qua e di là per ritrovare la misteriosa cappella del
glorioso santo, e ritrovandola giusto la cappella maggiore,
subito mi genuflessi e giù col viso su l’adoratissimo suolo
ringraziandolo sommamente50 …
Ed è proprio su quell’altura che il pellegrino evidenzia in modo rituale la
propria penitenza: se è a cavallo ne discende e fa l’ultimo tratto a piedi; se è a piedi,
talvolta si leva le scarpe o si mette in ginocchio.
L’arrivo, secondo E. Leed, è un processo di identificazione nel quale molti
viaggiatori hanno avuto l’occasione di diventare qualcun altro, di ricrearsi con
un’identità sperimentando vari personaggi e recitando di fronte a vari pubblici; di
50
Albani Nicola, Viaggio da Napoli a Santiago di Galizia, ediciòn realizada por Edilàn para
Consorcio de Santiago, Madrid, 1993, prologo di Paolo Caucci Von Saucken, cit. I, pp. 238- 239.
27
assumere travestimenti e ruoli che a casa sarebbero stati proibiti o impossibili, e tutto
in nome della necessità di adattarsi a realtà straniere51 .
1.5.4
Rituali e gesti all’entrata della cattedrale.
Una volta giunto a Santiago, il pellegrino entra nella
cattedrale e compie alcuni riti ben precisi. Qui si
manifesta la sacralizzazione acquisita lungo il
cammino ed è con l’ingresso nel Portico della Gloria
che sa di ottenere una delle tre grazie di cui ha
Figura 9 Nanata centrale della
Cattedrale di Santiago.
formulato la richiesta.
L’autore della Guida, che vide la cattedrale in tutta la sua splendente
freschezza, scrive:
In questa chiesa non si trovano fessure né difetti. E’ costruita
magnificamente, grande, spaziosa, chiara, di larghezza,
lunghezza e altezza assai soddisfacenti, opera mirabile,
inesprimibile, costruita su due piani come un palazzo
reale…Risplende di una gloria smagliante, fatta di forti
pietre vive e brune, dure come il marmo52 …
Di regola l’atmosfera del luogo s’impadronisce del sentimento: canto e
preghiera, architettura, luce e decorazione, fiori, verzura e fontane, esposizione di
paramenti. Il pellegrino è preparato per l’incontro 53 …
51
Vedi La mente del viaggiatore… op. cit. pp. 111, 136.
Oursel Raymond, Le strade del medioevo: arte e figure del pellegrinaggio a Compostela, Jaca
Book, Milano, 1982, p. 153.
53
Il mondo dei pellegrinaggi: Roma, Santiago, Gerusalemme, a cura di Paolo Caucci Von Saucken,
Jaca Book, Fratelli Polombi Editori, Milano, 1999, p. 33.
52
28
Poner la mano sobre la huella
Innanzitutto egli pone la mano alla base del tronco di Jesse dove
tutt’ora sono visibili i profondi solchi prodotti dalle dita dei
milioni di fedeli 54 : è un gesto che deve durare due secondi,
soprattutto se la coda è lunga, è solo per ricordare a San
Giacomo l’intenzione, la promessa, la richiesta per la quale ha
camminato fino ad arrivare lì. Intanto appoggia la fronte sul capo
di Adamo scolpito alla base dell’Albero di Jesse, alludendone la
Figura 10 Tronco di
Jesse sul quale viene
posta la mano.
sua discendenza, la cui caduta non è stata altro che la premessa
alla resurrezione di Cristo.
Tocar los pies al Rey David.
Se si arriva a Santiago a piedi, entrando o uscendo per la puerta de platerìas,
bisogna toccare i piedi al re David: si tratta di una delle immagini romaniche più
antiche della cattedrale, posta ad altezza uomo. La tradizione vuole che gli si chieda
che i piedi del povero pellegrino gli permettano di tornare a casa.
El Santo dos Croques
E’ usanza dare tre colpi (croques) con la fronte alla statua di
Maestro Matteo. Narra la l eggenda che egli rappresentò se stesso nel
Portico della Gloria tra i 144.000 tratti in salvo che accompagnano
l’Apostolo e ai 24 anziani; il vescovo lo accusò di superbia e perciò
Mastro Matteo si raffigurò in ginocchio per implorare perdono a
Figura 11 Statua
di Mastro Matteo
sulla quale dare i
tre colpi con la
fronte.
Dio. Il significato nel dare i tre colpi sta nel compartire con il
Maestro l’intelligenza che gli permise di creare quest’opera e
l’umiltà nel chiedere pubblicamente perdono55 .
54
E’indescrivibile la sensazione provata, da chi scrive, nel vedere le proprie piccole dita entrare nella
pietra, nelle cavità crete da milioni di pellegrini che da secoli compiono lo stesso gesto.
55
www.ventealcamino.org.
29
Abrazo al apóstol Santiago
Il momento più emozionante per i pellegrini è quando si sale
dietro l’altare fino a trovarsi di fronte alla statua del Santo.
Qui, nell’abbracciare l’apostolo, l’amico del Signore, bisogna
sussurrargli all’orecchio la tradizionale frase medievale dei
franchi: “Recomiendame a Dios, mi amigo!” Questo
Figura 12 Il re Juan
Carlos mentre
abbraccia l’apostolo.
tradizionale gesto simboleggia l’accoglienza gioiosa della fede
che Santiago il Maggiore predicò instancabilmente fino a dare
la sua vita. E’ il sacro che diventa tangibile 56 .
Dopo aver abbracciato l’apostolo, il pellegrino partecipa alla Messa del
pellegrino nella quale riceve l’Eucaristia al termine di una serie di rituali.
Botafumeiro
Il Botafumeriro è segno di purificazione, di un nuovo modo di
essere, è l’incenso che sale alla presenza del Signore e che da
sempre è il simbolo della preghiera.
A partire dai secoli XIII e XIV, il vescovo decise d’impiegare
quest’enorme elemento legato al culto cristiano per coprire gli odori
emanati dai viandanti dopo aver percorso per settimane la rotta
Figura 13 Il
Botafumeiro.
jacopea.
Il botafumeiro attuale è composto da rame dorato, è alto 1,10m, pesa
50 kg, realizzato a Santiago nel 1851 57 . Per farlo oscillare sono necessari 8 uomini,
chiamati tiraboleiros, che entrano in azione proprio durante la Misa del pellegrino
mentre si canta l’inno in onore dell’Apostolo; dopo averlo bloccato si applaude e la
messa termina.
56
In passato il busto di San Giacomo possedeva un cappello di legno che il pellegrino poteva staccare
e porselo in testa in modo tale da essere investito dal sacro, non solo simbolicamente ma anche
concretamente. www.caminosantiago.com
57
Il botafumeiro supera i 20m di altezza e allo stesso tempo traccia un arco di 65m di lunghezza nel
momento di massima oscillazione. Raggiunge una velocità di 68km/h, il triplo di quello che corre una
persona normale. www.amigosdelcamino.com
30
1.5.5
Il ritorno
Per il pellegrino l’andata e il ritorno sono completamente diversi. Egli non li
affronta con lo stesso stato d’animo ma attribuisce all’andata motivazioni più
profonde di quelle che attribuisce al ritorno58 .
Durante l’andata il pellegrino tende a fermarsi in tutte le stazioni intermedie,
visitando luoghi e santuari che si trovano lungo l’itinerario, anche se hanno
un’importanza non molto rilevante. Nel ritorno invece cerca di raggiungere la propria
casa il più rapidamente possibile, assumendo un atteggiamento che lo accomuna più
ad un turista che ad un devoto.
Il pellegrino rimpatriava nella sua terra portando con sé qualcosa che fosse
impregnata della santità dell’Apostolo, cosicché la reliquia o almeno un oggetto che
l’abbia toccata, diventava il souvenir più desiderato, considerandolo una fonte di
grazie per sé e per la propria famiglia. Delle conchiglie portate a casa come oggetti
simbolo del camino abbiamo già scritto nel paragrafo precedente.
Dobbiamo poi ricordare la moltitudine di uomini meno fortunati che
intraprendevano un viaggio senza ritorno o che non riuscivano ad arrivare a
destinazione; prendere la decisione di iniziare un percorso così duro e lungo
significava rischiare la propria vita, la propria esistenza. Per questo esistevano i
cimiteri lungo il Cammino.
In genere succedeva che chi tornava da Santiago prendeva parte agli incontri
con gli ex partecipanti del pellegrinaggio e, come accadeva nelle varie Confraternite,
svolgeva insieme a loro delle attività che potevano essere d’aiuto ad altri pellegrini:
ad esempio la costruzione di ponti, la cura delle strade, o diventava un “hospitalero”
di un dei tanti ospizi del Cammino.
All’interno di questi gruppi i pellegrini si davano dei soprannomi che, con il
tempo, diventarono dei cognomi conservati dai loro discendenti per prestigio. A tal
proposito, si diceva che i pellegrini che per primi o in gruppo scorgevano le torri
della cattedrale, venivano chiamati Rey ed è certo che molti cognomi come Roy e
Leroi siano da far risalire a tale tradizione. La stessa influenza dei pellegrinaggi sui
58
Per ulteriori approfondimenti, vedi Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio, Corso di Specializzazione
in Turismo Religioso, Tourischool, 2001 , p. 10.
31
nomi può valere per il cognome inglese Palmer che può essere messo in relazione
con i pellegrinaggi in Terra Santa 59 .
In questi casi il pellegrinaggio compiuto costituiva una qualifica in più. Di
solito, rientrando nel proprio ambito sociale, il pellegrino non cambiava status
sociale ma veniva considerato come una persona che era progredita solo a livello
spirituale.
Il pellegrino era sempre unus inter pares e non una persona di rango superiore.
Anzi, fino a quando non si radicò l’etica protestante, se il pellegrinaggio comportava
un progresso materiale, veniva considerato come una regressione spirituale 60 .
Al suo ritorno la persona aveva subito un cambiamento, poiché si era introdotto
in una nuova vita, in un altro cammino o in una maniera diversa di vedere la vita.
59
Il mondo dei pellegrinaggi: Roma, Santiago, Gerusalemme, a cura di Paolo Caucci Von Saucken,
Jaca Book, Fratelli Polombi Editori, Milano, 1999, p. 90.
60
Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio cristiano dalle origini ebraiche agli attuali sviluppi nell’Europa
occidentale, cooperativa libraria I.U.L.M., Milano, 1996, p. 364.
32
2
Il Cammino di Santiago Oggi
El hombre actual, preso de la inmediatez
del consumo, cerrado sobre la finitud de
la trivialidad intrascendente de las
modas, encuentra en la tradiciòn jacobea
un rico patrimonio sapiencial atesorado
por generaciones y generaciones de
peregrinos. Ademàs suele despertar una
adormecida capacidad estética, por la
que se disfruta de una belleza no
aprehensible por conceptos.
José Antonio Garcia-Monge.
2.1
La rinascita di Santiago
Nel 1940 la città viene riconosciuta come Insieme Storico Artistico e
Monumento Nazionale. A partire dagli anni ’60 comincia a ritrovare la sua antica
fortuna grazie ad un notevole incremento della popolazione studentesca (è sede di
una delle grandi Università d’Europa) ed alla creazione dell’Ospedale Generale della
Galizia. Poco più tardi diventerà perfino capitale politica ed amministrativa della
Comunità Autonoma, mentre nel 1985 l’UNESCO la dichiara Patrimonio Culturale
dell’Umanità. E’ da mettere in rilievo il fatto che il patrimonio di Santiago, oltre ad
essere di grande importanza, è perfino ben conservato (cosa rara al tempo d’oggi!).
Negli ultimi quarant’anni, Santiago de Compostela è risorta come centro
culturale di livello internazionale, grazie anche al suo centro storico ed alla sua
architettura. Dal 1993 infatti, Anno Santo Compostellano, vengono inaugurate una
serie di edifici moderni (Auditorio, Centro Gallego d'Arte Contemporanea, Palazzo
dei Congressi, teatri, ecc) ideati per diffondere ed assimilare la cultura del nuovo
millennio. Pare che gli eventi principali de el Xacobeo siano stati seguiti da 400
milioni di spettatori, il che ha permesso di colmare notevolmente la giornata del
pellegrino (ma anche quella dei turisti e dei residenti), estendendo la sua permanenza
nella capitale e fomentando il turismo in tutta la regione.
Nel 2000 Santiago viene eletta Città Europea della Cultura, offrendo un
programma di attività piuttosto ambizioso e consistente grazie ai finanziamenti
ricevuti dall’Unione Europea.
In quanto all’architettura del casco historico, questa è antica quanto il
pellegrinaggio: difatti i diversi stili (preromanico, romanico, gotico, barocco,
33
neoclassico...) si mescolano e si sovrappongono tra loro. La cattedrale 61 è il seme di
Santiago, la cui facciata barocca fatta nella metà del XVIII secolo nasconde la
precedente romanica e dietro alla quale si eleva il Portico della Gloria, fatto da
Mastro Matteo nel XII secolo. Percorrendo con calma le strade di questa città-museo,
si ha la sensazione di percepire la vita di altri tempi. In ogni caso l’importanza di
Santiago rimane legata alla religiosità. Senza la storia della peregrinazione, senza la
tradizione jacobea, insomma senza l’invento della scoperta dei resti del Santo, la città
non avrebbe di certo avuto la notorietà che si ritrova oggi. Vediamo inoltre che
secondo recenti studi è possibile identificare diverse figure del turista che si reca a
Santiago. Si va dal pellegrino vero e proprio, colui che più di tutti ha diritto di
ricevere la Compostela, ad un turista che percorre le stesse strade del Cammino ma a
cui interessa solo visitare i luoghi senza dover soffrire. Nella seguente tabella
troviamo nel dettaglio le differenti tipologie:
Denominazione(tipologia)
Motivazione
Pellegrino xacobeo, nel vero Possiede tutti i requisiti necessari per ottenere
senso del termine
la “Compostela”.
Pellegrino sportivo-culturale
Percorre il Cammino nella maniera
tradizionale ma senza motivazioni religiose.
Turista del Cammino
Transita approssimativamente sull’itinerario
del Cammino ma senza faticare (in
macchina), fermandosi nei pressi dei luoghi
d’interesse del medesimo.
Pellegrinaggio alla Cattedrale
Non compie il Cammino però si avvicina fino
alla Cattedra le: il suo obiettivo principale è di
visitare la tomba dell’Apostolo e compiere
con altri rituali religiosi.
Turismo religioso “leggero”
Non effettua il Cammino, non ha neppure
motivazioni spirituali così evidenti, però
vuole conoscere Santiago per la sua
importanza che riveste come centro spirituale,
città santa e destinazione di peregrinazioni.
Tabella 1. Tassonomia del turismo religioso compostelano. Fonte: traduzione personale
dal gagliego 62.
Inoltre, in base alla durata della permanenza dei turisti a Santiago è possibile
individuare tre gruppi 63 .
61
La cattedrale è circondata da cinque piazze: l’Obradoiro, le Praterías, la Quintana, l’Inmaculada e
l’Acibechería; tutte magicamente strutturate per armonizzare ed esaltare l’insieme della cattedrale. Le
vie principali sono quattro e scorrono in parallelo dato che stiamo parlando di una città medioevale: la
Rúa do Vilar, la Rúa Nova, il Franco e la Rúa das Orfas sboccano tutte in piazze.
62
Vedi tabella in Sousa Alvarez Antòn, Homo Peregrinus, ediciòn Xerais de Galicia, S.A.,1999, p.
74.
63
I dati sono il risultato di una inchiesta in Sousa Alvarez Antòn, Homo Peregrinus, op. cit…, p. 79. I
pellegrini non sono inclusi in questa suddivisione.
34
1) Escursionisti che rappresentano il 40,5%; di solito passano la notte in località
prossime, vicino alla costa; visitano la cattedrale ed il centro storico. Sono
interessati più che altro a conoscere la Galizia, la sua gente, i costumi e l’arte.
2) Visitatori di uno o due giorni, soprattutto nei week-end (36,5%); sono turisti
più colti, con un maggior livello d’istruzione, vogliono conoscere diversi
aspetti della città, viaggiano solitamente in piccoli gruppi.
3) Turisti che permangono nella città per tre o più giorni (23%), di cui solo un
3,7% supera la durata di una settimana. Sono interessati innanzitutto al
patrimonio culturale ed artistico. Fra di loro spicca un elevato numero di
stranieri (circa il 40%); ricercano eventi anche al di fuori della zona turistica
vera e propria. Sono i più difficili da accontentare.
La città si riempie quindi di turisti, di pellegrini, di cittadini spagnoli, di
escursionisti, tutti spesso sono in contrasto tra loro: è quello che può succedere alle
città dove il turismo ricopre una funzione rilevante. E’ sorta una distinzione tra i
termini “pellegrini” e “turisti” in un Congresso Internazionale di studi giacobei64 : i
primi vengono definiti vecinos identitarios, coloro che mantengono l’identità del
Cammino e della città nella quale giungono, a piedi o in bici o a cavallo. I secondi
invece, come vecinos globales: effettuano una visita “mordi e fuggi”, organizzata per
lo più da imprese turistiche. Grazie ad entrambi il cittadino santiaghese trae un
notevole beneficio per via degli introiti prodotti dallo sfruttamento del patrimonio
storico, artistico e culturale, il che giustifica a sua volta gli investimenti in
infrastrutture e servizi per il Cammino e per il “camminante”.
Generalmente la maggior parte dei turisti giunge a Santiago nel periodo estivo,
da giugno a settembre, dovuto al fatto che si hanno a disposizione le vacanze proprio
in quei mesi65 . Vi è ogni sorta di struttura ricettiva, dagli ostelli alle pensioni ed hotel
e per qualsiasi tipo di tasca; per quelli più esigenti vi è il lussuoso Hotel Reyes
Catòlicos del 1499.
Per quanto concerne le feste, le più importanti sono quelle dell’Apostolo e
dell’Ascensione. Le celebrazioni consacrate all’Apostolo hanno una durata
approssimativa di quindici giorni. I giorni 24 e 25 luglio sono i giorni “grandi”: la
64
Santiago de Compostela: Ciudad y Peregrinaciòn –Actas del V Congreso Internacional des Esudios
Jacobeos- Xunta de Galicia, 2000, p. 404.
65
Vedi capitolo 3 sulle Statistiche Ufficiali
35
notte del 24 è la spettacolare “queima” (bruciamento) della facciata della cattedrale,
mentre il 25 si fa l’offerta all’Apostolo Santiago. Inoltre, c'è fiera da lunedì a sabato.
I divertimenti non mancano di certo; come in tutta la Spagna anche a Santiago
“hay mucha fiesta” nei numerosi pub sparsi per tutta la città; poi è possibile
consumare menù turistici o delle gustose tapas in qualsiasi bar. Chiunque viva o
visiti Santiago si sente dominato dalla magia emanata dalle pietre, come ha detto
Gerardo Diego: “También la piedra, si hay estrellas, vuela” (Anche la pietra, se ci
sono stelle, vola)66 .
Non bisogna poi dimenticare che la città è ben collegata: l’aeroporto di
Lavacolla è il più importante della Galizia e dista soltanto 10 chilometri dal centro
monumentale. L’ultimo tratto di strada, arrivando a piedi a Santiago, corre parallelo
alla strada dell’aeroporto. La capitale gagliega si unisce con Madrid ed il Portogallo
per mezzo di strade diverse e moderne. Santiago è un punto d’arrivo e di partenza da
qualunque luogo della Galizia (anche in treno) e da ogni punto della Spagna e
dall’estero si viene per godere della città.
66
www.xacobeo.es
36
2.2 I Documenti del pellegrino
Il pellegrino che si accinge a percorrere la strada che porta a Santiago necessita di
alcuni documenti che nel passato garantivano il pernottamento negli alberghi e negli
ospizi creati per i camminanti. Tali documenti sono la Credenziale e la Compostela.
2.2.1
La Credenziale67
Dal IX secolo in poi, quando il pellegrinaggio a Santiago divenne un fatto
istituzionalizzato e cominciò ad acquisire determinate considerazioni sociali, tra la
massa di pellegrini che s’incontrava lungo il cammino c’era ogni tipo di viandante.
Questo fece sì che gli alberghi e gli ospizi esigessero, e tutt’ora lo richiedono, il
certificato o la credenziale del pellegrino. All’epoca, tali certificazioni venivano
falsificate con facilità, tanto da costringere il Papa stesso a decretare pene di
scomunica contro i falsificatori.
Si tratta di una sorta di “passaporto del pellegrino”, un
documento che ne attesta il suo stato. Si compone di 14
pagine che si aprono a fisarmonica ed è stampata su
cartoncino. Nella fig. 14 si può vedere la prima e
l’ultima pagina, mentre nella fig. 15 abbiamo la
seconda e la successiva che sono formate da un modulo
Figura 14 Prima e ultima pagina
della Credenziale.
di presentazione riservato alle diverse istituzioni
religiose (Episcopati, Parrocchie, Confraternite etc.)68 .
Nella parte inferiore di questa, vi è lo spazio (giallo) in
cui l’Ufficio d’Accoglienza del Pellegrino di Santiago
pone il timbro e la data nel momento del rilascio della
Compostela. Nella terza pagina e nelle cinque seguenti,
gli hospitaleros pongono i sellos (timbri) e la data, che
certificano il passaggio nei rifugi, parrocchie e
confraternite lungo la Ruta Jacobea; sul retro vi sono
Figura 15 Seconda e terza
una serie di mappe dei cammini di Santiago. Infine una pagina della Credenziale.
delle pagine è dedicata alle istruzioni d’uso e si conclude con la seguente
benedizione, tratta dal Codex Calixtinus:
67
68
In appendice si trova la Credenziale che attesta il mio pellegrinaggio.
In Italia si può contattare la Confraternita di San Jacopo per ottenere la Credenziale.
37
Nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo, ricevi questa
bisaccia, attributo del tuo pellegrinaggio, affinché reso casto
e purificato, ti affretti a giungere ai piedi di San Giacomo,
donde desideri arrivare, e affinché, dopo aver compiuto il
viaggio, tu ritorni a noi con gioia, con l’aiuto di Dio, che vive
e regna per tutti i secoli. Amen69 .
2.2.2
La Compostela70
Nel medioevo esistevano le cosiddette lettere probatorie, che sono all’origine
della “Compostela”. Nel XVI secolo, i re cattolici crearono la Fondazione
dell’Ospedale Reale, facendo costruire l’Hostal de los Reyes Catolicos71 : in questa
maniera i pellegrini, una volta arrivati a Santiago, vi potevano pernottare
gratuitamente per tre giorni solo se in possesso della Compostela.
Nella nostra epoca le cose sono cambiate, dato che l’Hostal
de los Reyes Catolicos è diventato un hotel di lusso nel 1954,
non adempiendo più all’originario incarico.
Attualmente, la Compostela72 viene rilasciata dalla Officina
de Acogida del Peregrino73 solo a coloro che giungono alla
tomba dell’Apostolo per un motivo religioso, a piedi, in
bicicletta, o a cavallo. Per costoro si esige che abbiano
percorso almeno gli ultimi 100 chilometri a piedi o a cavallo
Figura 16 La
Compostela.
e gli ultimi 200 in bicicletta. La traduzione del testo latino
della “Compostela” dice così74 :
Il Capitolo della Santa Apostolica Chiesa Cattedrale Compostellana, custode
del sigillo dell’altare di San Giacomo apostolo, per tutti i fedeli e pellegrini che quivi
giungono da qualsiasi luogo dell’orbe terracqueo con attitudine devozionale o per
causa di un voto o di una promessa fino alla tomba dell’Apostolo, nostro Patrono e
69
www.archicompostela.org
In appendice si trova anche la mia Compostela.
Nel corso dei secoli, quest’istituzione venne convertita, dopo le necessarie riforme, nell’ospedale
più importante di Galizia e successivamente nella sede della famosa scuol a medica di Santiago di
Compostella.
72
Chi prende il ramo navarro la può richiedere nella collegiata di Roncisvalle. Per il ramo aragonese
nell'ufficio di turismo della Stazione di Canfranc o alla chiesa di Santiago in Jaca.
73
L’Ufficio di Accoglienza del Pellegrino si trova al numero 1 della Rua del Villar a Santiago. E’
aperto dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30 ogni giorno.
74
www.archicompostela.org
70
71
38
Protettore della Spagna ,rende noto a tutti coloro che esaminano questo documento
che ...................................... ha visitato devotamente questo santissimo tempio con
sentimento cristiano (pietatis causa).
In fede di ciò, io gli rilascio il presente documento munito del sigillo di questa
Santissima Chiesa:
Dato
a
Santiago
de
Compostella,
il
giorno.......,
mese................................................, anno del Signore................
Il Segretario del Capitolo
2.3 Le cause del “boom” del Cammino di Santiago.
2.3.1
Gli Anni Santi Compostellani e i discorsi del Papa durante gli incontri
coi giovani.
Oggigiorno assistiamo ad una ripresa del Cammino di Santiago che possiamo
attribuire al richiamo degli “Anni Santi Compostellani”, alla pubblicità dei moderni
mezzi d’informazione, alla maggiore mobilità delle persone data dall’aumento del
tempo libero e del benessere generale, ma soprattutto, all’eredità di una tradizione
culturale e spirituale occidentale tramandata da mille anni di ininterrotto e sofferto
pellegrinaggio, compiuto da milioni di persone ad limina sancti Jacobi.
Compostella beneficia d’un privilegio singolare, accordato per la prima volta
nell’anno 1122 da Papa Callisto II (1118-1124) ed in seguito ratificato da Papa
Alessandro III. Proprio quest’ultimo concesse a Viterbo, attraverso la bolla Regis
Aeterni del 1179, il privilegio dell’anno giubilare al santuario di Santiago de
Compostela da celebrarsi ogni volta che il giorno di San Giacomo (25 luglio, data del
suo martirio) occorra di domenica. Questo accade con periodicità di 6,5,6,11 anni,
con un ciclo completo di 28 anni.
Negli anni ordinari la Chiesa jacopea aspira a dare antichità all’offerta di
un’indulgenza plenaria durante la celebrazione di tre feste: la dedicazione della
basilica, il giorno di san Giacomo Maggiore e il giorno della traslazione. Il tempio
apostolico di Compostella, che attraeva anch’esso tutti i popoli dell’orbe, aspirava ad
offrire loro la Salvezza attraverso l’indulgenza plenaria di una via peregrinalis che
conduce alla Vita75 .
75
Piccolomini Pier Francesco, “Deliri new age sulla via di Santiago”, Secolo d’Italia, martedì 11
maggio 2004, p. 17.
39
Fin dal primo momento il giubileo compostellano riscuote una grande
accettazione popolare e gode anche di un indubbio sostegno istituzionale76 .
Cerchiamo ora di capire cos’è un “Anno Giubilare”. Innanzitutto, l’Anno Santo
Compostellano, che gode delle stesse prerogative di quello romano, significa
“ANNO DI CONVERSIONE77 .” La grazia del giubileo consiste fondamentalmente
nell’indulgenza plenaria per il perdono della pena che meritano i nostri peccati. Così
sono definite le indulgenze nel Codice di Diritto Canonico (c. 992):
L’indulgenza è la remissione davanti a Dio della pena
temporale per i peccati, già perdonati in quanto colpa, che
un fedele, disposto al compimento di determinate condizioni,
consegue tramite la mediazione della Chiesa, la quale come
amministratrice della redenzione, distribuisce ed applica con
autorità il tesoro della soddisfazione di Cristo e dei Santi78 .
Le Condizioni per meritare il Giubileo sono tre:
1) Visitare la Cattedrale dove si conserva la tomba di San Giacomo il
Maggiore.
2) Recitare qualche orazione (al meno il Credo, il Padrenostro e pregare per le
intenzioni del Papa) ed assistere alla Santa Messa.
3)
Ricevere il sacramento della penitenza (può avvenire anche 15 giorni prima
o dopo) e la Comunione. Questi sacramenti concretizzano l’impegno
d’amore verso Gesù e i fratelli. Questa è l’eredità di San Giacomo 79 .
76
L’anno santo del 1434 ottiene l’appoggio del re Giovanni II, che concede un salvacondotto a favore
dei cristiani di Italia, Gallia, Germania e di altri luoghi, perché possano liberamente passare per il suo
regno in pellegrinaggio verso il sepolcro di San Giacomo. Alla fine del XV secolo giungono a
Compostella pellegrini “dalle quattro parti del mondo”. Caucci Von Saucken Paolo, Il mondo dei
pellegrinaggi: Roma, Santiago, Gerusalemme, Jaca Book, Fratelli Polombi Editori, Milano, 1999, p.
320.
77
Gesù dice di venire ad annunciare un anno di grazia del Signore (Lc 4,16). Anche la Chiesa concede
con l’anno giubilare uno speciale anno di grazia. “ L’anno santo è una grazia per tutti, e singolarmente
è un invito a chi si trova distante dalla fede, per tornare di nuovo alla vita cristiana. I malati sono
quelli che necessitano il medico (Mt 9,12), per tornare verso il pastore delle nostre anime, se ci siamo
persi per strada “ (1Pd 2,35). www.archicompostela.org/Peregrinos/Italiano/ajubilar.htm.
78
www.arichicompostela.org.
79
AA.VV, Libro del Peregrino –Jubileo Compostelano 2004 - Salamanca, in Conferencia Episcopal
Espanola, Editorial Edice, 2004, p. 109.
40
In ogni Anno Giubilare Compostelano tutte le rotte confluiscono in piazza della Quintana. E’
qui dove ai pellegrini si apre la Porta Santa o Porta dei Perdoni, che li porta direttamente alla
navata d’abside della Cattedrale, molto vicina alla tomba dell’Apostolo.
Così, dalla seconda metà del XX secolo, sono stati Anni Santi Compostellani il
1965, 1971, 1976, 1982, 1989, 1993, 1999; lo è stato il 2004. Dal 1982 si è verificato
un “boom” del Cammino di Santiago dovuto a diversi fattori che analizzeremo nei
prossimi paragrafi di questo capitolo, poiché da allora sono stati riscontrati i
cambiamenti più significativi.
Molti sono gli ostacoli a cui dobbiamo far fronte nel XXI secolo. Il fenomeno
del terrorismo che ha appena colpito tanto duramente il nobile popolo spagnolo; le
culture di morte che negano l’esistenza ai più indifesi; il materialismo esasperato.
Oggi più che mai dalla Galizia rivelano tutta la loro forza le parole profetiche con cui
Papa Giovanni Paolo II nell’anno 1982 da Santiago esortò l’Europa a ritrovare la
sua vera identità:
Io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa Universale, da
Santiago ti lancio, vecchia Europa, un grido di amore: torna
a ritrovarti. Sii te stessa. Scopri le tue origini. Ravviva le tue
radici. Rivivi quei valori autentici che fecero gloriosa e
benefica la tua presenza tra gli altri continenti. Ricostruisci
la tua unità spirituale in un clima di pieno rispetto delle altre
religioni e delle genuine libertà. Tu puoi essere ancora faro
di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri
continenti ti guardano e attendono da te la stessa risposta
che Santiago diede a Cristo: lo posso80 .
A partire dal 1982 l’interesse internazionale per Santiago crebbe fino ad
arrivare al 1989 (Anno Santo), che verrà ricordato certamente come un anno
eccezionale di rinascita jacopea, sia da un punto di vista culturale che spirituale. Si
assistette ad un vero fervore di iniziative, dalle pubblicazioni di libri,
all’organizzazione di convegni, alla rinnovata pratica del pellegrinaggio a piedi, alla
nascita di attività culturali connesse al Cammino. Solo in Italia vennero pubblicati,
80
“Cammino verso una meta”, L’osservatore Romano, mercoledì 19 maggio 2004, p. 4.
41
nel giro di pochi mesi, ben otto libri sulla materia jacopea e decine di articoli in
quotidiani e riviste81 .
Il 18 e 19 agosto del 1989 si realizzò anche la IV Giornata Mondiale della
Gioventù durante la quale cinquecentomila giovani, provenienti da ogni parte del
mondo, parteciparono all’incontro con Giovanni Paolo II tenutosi sulla sommità del
Monte do Gozo appositamente predisposto. Si trattò di un eccezionale avvenimento
storico. Da allora Santiago sta vivendo una nuova stagione di culto e di interesse
simile a quella verificatasi all’epoca del Vescovo Gelmirez82 . Infatti nel suo discorso
nella piazza del Obradoiro del 19 agosto, il Papa dice:
Questi eventi manifestano la vitalità della fede della chiesa
fondata nella predicazione apostolica e devono proiettarsi
fraternamente verso l’America e verso gli altri continenti.
Compostela deve continuare ad essere la voce profetica, luce
splendente di vita cristiana e di speranza per le nuove vie
dell’evangelizzazione83 .
2.3.1.1
Xacobeo ’93 e Xacobeo ’99: efficaci strumenti principali della politica
turistica gagliega.
Per quanto riguarda gli Anni Compostellani del ’93 e del ’99 che più avanti
metteremo a confronto, li chiameremo d’ora in avanti “Xacobeo ‘93” e “Xacobeo
‘99” 84 . Nel settembre del ’92 si costituì una commissione di esperti con il fine di
coordinare le problematiche riguardanti el Xacobeo ‘93, e di potenziare la
promozione dell’Anno Santo a Roma e al Vaticano, con la collaborazione delle
autorità ecclesiastiche. La Xunta, l’organo di governo della regione Galizia, si mise
in contatto con le associazioni europee del Cammino di Santiago 85 . I piani
riguardarono la ristrutturazione urbanistica della città di Santiago, l’incremento ed
ampliamento di tutti i servizi, la riabilitazione del Cammino ed una serie d’interventi
culturali di grande portata.
81
Rassegna Stampa, Compostella IV, Centro Italiano di Studi Compostellani, 30 ottobre 1989, p. 1.
Vedi capitolo 1.
83
“Cammino verso una meta”, L’Osservatore Romano, mercoledì 19 maggio 2004, p. 4.
84
“Xacobeo” significa Giacobeo in gagliego. Sia lo Stato spagnolo che la Comunità Autonoma
Gagliega hanno stanziato notevoli somme per quello che viene chiamato “cuestion de Estado” a
livello nazionale, “Xacobeo ‘93” a livello di Governo Regionale. Per i dati, vedere Sousa Alvarez
Antòn, Homo Peregrinus, ediciòn Xerais de Galicia, S.A.,1999, p. 158.
85
Nieto Yolanda, “Una comisiòn de expertos «darà el espaldarazo cientìfico»”, El Ideal Gallego,
venerdì 23 agosto 1992, p. 13.
82
42
Nel 1990 alla Presidenza della Xunta de Galizia c’è D. Manuel Fraga Iribarne
che, insieme al suo governo, disegna ed approva per l’Anno Santo del 1993 il “Plan
Xacobeo ‘93”. Comincia così il progetto per rinvigorire la Galizia grazie al turismo.
Questo provvedimento costituì anche un progetto di risanamento in favore del nord
della Spagna, per quelle Comunità Autonome lungo le quali scorre il Cammino e che
parteciparono attivamente in esso. A questo Piano aderirono diversi organismi, tra
cui i più importanti sono:
a) Consellerìa des Relaciones Institucionales de la Xunta de Galicia, che si
occupava di organizzare convegni tra le istituzioni, dei concorsi e dell’
assegnazione di diversi premi (letterari, fotografici…) e della pubblicazione
di libri e guide informative relazionate al Cammino.
b) Direcciòn Xeral de Promociòn del Camino, che si prese cura della
promozione del “Xacobeo ‘99”.
c) Consello Xacobeo: coordinava le iniziative e ripartiva i finanziamenti
economici tra le Comunità Autonome partecipi. Le attuazioni riguardavano
ad esempio la segnalazione uniforme del Cammino Francese. Inoltre
sollecitò, assieme alla Xunta, la dichiarazione del Cammino di Santiago come
Patrimonio dell’Umanità che avvenne nel dicembre 1993.
d) Real Padronato de la Ciudad de Santiago che, con il Consorcio de Santiago (il
suo organo esecutivo) era promosso dalle tre amministrazioni (centrale,
regionale, locale). Tra i suoi compiti la miglioria delle infrastrutture della
città di Santiago e la costruzione di edifici d’interesse pubblico come il
Palazzo dei Congressi, delle Esposizioni e dei Concerti della città, o del
Centro Gagliego di Arte Contemporanea. Per el Xacobeo ‘99 restaurò vari
edifici storici.
E’ facile immaginare come tali politiche di attuazione si siano ripercosse sulla
città dell’Apostolo, che si è convertita negli ultimi anni in un luogo di attrazione con
un conseguente accrescimento urbano. I pellegrini che giungono a Santiago si
ritrovano peraltro con una serie di novità che prima del ’93 non esistevano affatto:
rotte segnalate, molti più alberghi gratuiti ed una cospicua informazione con supporti
d’avanguardia. Le spese per il “Plan Xacobeo ‘93” vennero stimate per oltre 125
milioni di euro, mentre per quello del ‘99 si stanziarono “solo” 60 milioni perché
vennero ripartiti anche tra le Comunità Autonome del Cammino che si aggiunsero in
seguito. Vediamo nella seguente tabella i diversi costi dello Xacobeo ‘93:
43
INFRASTRUTTURE
Riabilitazione e recupero del Cammino, rete di
Alberghi della Xunta, Monte do Gozo, aree di
sosta e turismo rurale.
INVESTIMENTI IMMATERIALI
Sviluppo Culturale
Programmi culturali ed artistici, festival e concorsi,
congressi, promozione turistica, esposizioni,
pubblicazioni, intercambi con altre comunità
autonome e nazioni europee.
Sviluppo Socio-economico
Programmi di artigianato del Cammino,
programmi di turismo rurale, reti d’informazione
ed attenzione al turista o al pellegrino, centrale
d’informazione e di prenotazione alberghiera,
convegni, ecc.
Promozione
Totale
SPESE CORRENTI
TOTALE
70.049.204,24
20.920.708,47
20.452.910,7
7.548.760,112
48.922.379,29
6.514.971,212
125.486.554,7
Tabella 286 Distribuzione delle spese del Xacobeo ’93. Fonte: Xunta de Galicia.
Elaborazione propria tradotta dal gagliego. I dati sono stati convertiti dalle pesetas in
euro.
In ogni caso il programma del ’93 non differisce di molto da quello del ’99,
dato che si tratta del medesimo schema; quest’ultimo si avvale soprattutto di
iniziative più diversificate ed innovatrici da un punto di vista culturale, scientifico e
folcloristico, e ha continuato le attività del precedente Piano. Ma la vera novità dello
Xacobeo ‘99 fu la considerazione di tutta la Galizia come Cammino di Santiago, dal
momento che esistono molteplici percorsi che portano alla città e che vennero
definiti già nel 1996 nella legge di Protezione del Cammino, che definisce come
cammino a Santiago le seguenti rotte: il Cammino Inglese, il Portoghese, la Via della
Plata, il Cammino del Nord, il Cammino di Fisterra – Muxia, la Rotta Marittima del
Mar Arousa - rìo Ulla 87 . In più, questo progetto prevedeva l’esistenza di un sentiero
transitabile come alternativa alla carreggiata, in quei trami in cui la strada asfaltata si
sovrapponeva al millenario cammino. Nella tabella 3 è possibile confrontare gli
interventi dei “Plan Xacobeos” del 1993 e ’99.
86
Vedi tabella in Sousa Alvarez Antòn, Homo Peregrinus, ediciòn Xerais de Galicia, S.A.,1999, p.
162.
87
Di questi Cammini si parlerà nel prossimo paragrafo.
44
XACOBEO 93
1. Delimitazione e riabilitazione
del Cammino Francese.
Creazione rete alberghi gratuiti
per una notte lungo il medesimo
cammino.
XACOBEO 99
Delimitazione di altri Cammini
(portoghese, inglese, ecc).
Costruzione di 20 alberghi ripartiti fra i
diversi cammini.
2. Flechas amarillas nel Cammino
Francese.
Elaborazione di opuscoli gratuiti
a livello informativo.
Pannelli informativi turistici.
Creazione di altri centri d’attenzione al
cliente e aggiunta di materiale
promozionale in versione CD-ROM,
video, depliant…
Nuovo programma culturale, a
continuazione di quelli del ’93.
Proseguimento delle partecipazioni
europee; altri accordi con diverse
imprese.
Prolungamento lavoro di promozione.
Continuazione
pubblicazioni
del
Comitato Internazionale di Esperti.
3. Programma
culturale
di
esposizioni e concerti.
Accordi a livello europeo; con
imprese pubbliche e private.
Lavoro di promozione.
Creazione
Comitato
Internazionale di Esperti.
Supporto alle Associazioni degli
Amici del Cammino.
Premi e concorsi.
4. Piani di formazione ai cittadini.
Sovvenzioni a case rurali.
Esposizioni dell’artigianato.
Benefici fiscali per alcune
imprese.
5. Attuazioni
destinate
alla
protezione
giuridica
del
Cammino, concretizzatasi con la
Legge
di
Protezione
dei
Cammino del 1996.
Nuovi bandi di concorsi.
Sviluppo attraverso le attività culturali
nelle
differenti
amministrazioni
comunali.
Benefici fiscali per quelle imprese che
effettuino investimenti relazionati con
l’Anno Santo.
Attuazioni dirette a proteggere gli
elementi patrimoniali vincolati al
Cammino, includendo gli spazi
pubblici come le vie, le piazze…
Tabella 388 Quadro comparativo delle attuazioni del Plan Xacobeo ‘93 e ‘99. Fonte:
elaborazione propria: traduzione dal gagliego con alcune modifiche. I dati sono della Xunta de
Galicia (1999).
Uno dei passi successivi delle amministrazioni per fare conoscere il Cammino
di Santiago fu il piano promozionale realizzato dalla Xunta. Questo piano prevedeva
campagne per rendere noto il Cammino in tutti gli ambiti, partecipando a fiere
nazionali ed internazionali del turismo, anche con la collaborazione di
TURESPANA 89 .
88
Confronta con tabella in Antòn Alvarez Sousa, Homo Peregrinus , ediciòn Xerais de Galicia,
S.A.,1999, p. 166.
89
E’ l’ente che si occupa della promozione della Spagna come destinazione turistica all’estero:
corrisponde all’ENIT italiano. Si può consultare il sito www.turismospagnolo.it.
45
Negli ultimi anni si è assistito per altro ad un notevole progresso socioeconomico: la popolazione delle zone della Galizia più depresse offre numerosi
servizi ai passanti, grazie alla messa in atto di piani di formazione destinati a
proprietari di case rurali o ad artigiani per commercializzare i prodotti tipici. Questi
aspetti sono solo una conseguenza della tradizione religiosa, senza la quale la regione
non sarebbe così fiorente come oggi.
Concludendo emerge una linea di continuità generale tra i due Piani. In
compenso, nell’ultimo si può notare una specializzazione rispetto all’iniziale
diversificazione, dovuta ad una più attiva partecipazione delle amministrazioni
comunali per le quali passa il Cammino. Nello stesso tempo si è assistiti ad una
modernizzazione nell’utilizzo di nuove tecnologie per il potenziamento della
promozione, sia a livello locale che internazionale. Ultimo ma non per questo meno
importante, un contenimento delle spese pubbliche, frutto della politica nazionale del
tempo che ha messo freno alle spese con lo scopo di massimizzare i benefici e di
ripartirli anche su altre Comunità Autonome che solo successivamente sono entrate a
far parte di questo progetto. In ogni modo, è positivo sapere che gli investimenti del
’93 destinati alle infrastrutture permangono tuttora.
Per quanto riguarda la Chiesa, negli ultimi anni sicuramente ha notato il peso
degli interventi del governo, tanto da preoccuparsi del fatto che il Cammino possa
perdere la sua trascendenza ed il suo significato religioso a scapito di un mero
circuito turistico. A tal proposito, Monsenor Ricardo Vàzquez dice:
Peregrinare è molto più di uno sport, molto più di
un’avventura, molto più d’un viaggio turistico o di
un’escursione culturale […] La peregrinazione possiede
un’anima umana e cristiana […] grazie alla sua capacità
fraternizzante di uomini e popoli. Senz’anima, il cammino
sarà inerte90 .
Infatti al fine di definire gli ambiti di attuazione tra Chiesa ed autorità civili,
per l’Anno Santo 1999 si costituì una “Xunta Central del Ano Xacobeo” integrata,
per una parte, da alcuni vescovi, il rappresentante della Conferenza Episcopale in
Spagna, il presidente del Collegio dei Canonici e alcune Confraternite dell’Apostolo
90
Traduzione propria dal gagliego in Antòn Alvarez Sousa, Homo Peregrinus, ediciòn Xerais de
Galicia, S.A.,1999, p. 168.
46
Santiago; dall’altra, il Presidente della Xunta de Galicia assieme ad alcune istituzioni
accademiche come il Rettore dell’Università di Santiago, e come rappresentante
dell’amministrazione locale, il Sindaco della città.
Tuttavia, per gli Anni Santi compostelani, la Chiesa utilizza un termine diverso
da quello dell’autorità civile: la prima si avvale dell’espressione Ano Santo o Ano
Xubilar Compostelano, mentre la seconda adopera quella di Ano Xacobeo.
Tutto sommato le relazioni tra Chiesa-Xunta risultano di mutuo rispetto per
quanto riguarda le attuazioni dei programmi nei differenti ambiti. Immancabilmente
però esistono dei conflitti per quanto riguarda gli interventi in ambito religioso e
turistico; non bisogna dimenticare infatti che, insieme alle persone che compiono il
pellegrinaggio con motivazione prevalentemente religiosa, si uniscono altre che lo
fanno per motivi esclusivamente turistici. Spesso infatti un individuo può avere più
di una ragione che lo spinge a partire per Santiago, senza escluderne comunque
l’aspetto cristiano. Così scrivono i vescovi del Cammino di Santiago:
Molte volte si converte il Camino geografico e culturale in
viaggio interiore […] che a volte si comincia senza
motivazioni esplicite di carattere religioso: il decorso del
peregrinare va purificando man mano le intenzioni, fino ad
una conversione aperta a Dio e a Gesù Cristo, recuperando
la
fede
perduta
o
dimenticata
nell’adolescenza
o
nell’incontro con l’Università o nel mondo del lavoro91 .
Gli esperti prevedono che i pellegrinaggi aumenteranno in futuro, a meno che
non intervengano cause di forza maggiore derivanti dall’esterno. Gli uomini di oggi
amano viaggiare alla scoperta di terre sconosciute e di popoli nuovi. Il turismo è
l’unico settore industriale che, nonostante le diverse crisi che continuano a colpirlo,
non si arresta mai e continua a dar lavoro a milioni di persone aiutando le economie
di diversi paesi.
91
Traduzione personale dallo spagnolo in Compostellanum, volumen XXXVIII n° 3-4, JulioDiciembre, Santiago de Compostela, 1993, p. 541.
47
2.3.1.2 El Xacobeo 2004
Chi vive la realtà del Cammino avverte il suo costante rinnovarsi e la sua
straordinaria capacità di aprirsi alle tendenze ed ai segni epocali. Mille anni di
peregrinatio hanno segnato troppo profondamente il senso del Cammino, perché le
mode del momento possano cambiarne il significato92 .
L’elemento
innovatore
della
nostra
epoca
è
dato
dall’ingresso di un numero sempre maggiore di pellegrini, il
che può determinare una serie di problemi, anche nello
scorso Anno Compostellano 2004. Si è dovuto ricorrere
infatti all’esercito spagnolo, alla protezione civile e alle
Figura 17 Immagine
utilizzata dalla
Commissione Episcopale
per promuovere il
Giubileo
Compostellano2004.
amministrazioni locali per aumentare le capacità ricettive
lungo tutto il Cammino e creando spazi più grandi con i
relativi servizi. Tutte queste azioni sono incluse nello
Xacobeo 2004 che, oggi più che mai, si rivela una strategia
di promozione della politica turistica gagliega costruita su di un avvenimento
religioso. Il Plan Xacobeo 2004, che dipende dalla Consellerìa de Cultura, segue lo
stesso profilo di quelli anteriori; in questo caso l’organizzazione fa affidamento su di
un preventivo di 57 milioni di euro, di cui, 32 provengono dalla Xunta, i restanti 25
milioni sono contributi derivanti da enti privati in qualità di patrocinanti93 . Inoltre si
struttura in tre tipi di iniziative:
1) Iniziative di promozione esterna, con le quali s’intende la partecipazione ad
eventi internazionali.
2) Misure di precauzione per quanto concerne il ripristino degli itinerari
xacobei, così come tutti gli inves timenti e le azioni che aiutino a rendere
accessibile, al viaggiatore o al pellegrino, il notevole patrimonio culturale e
religioso dei Cammini.
3) Infine con il programma “Compostela Aberta”, si vuole divulgare la
straordinaria ricchezza culturale della città compostelana.
Per ciò che è inerente alle attività di quest’anno giubilare, l’intera
programmazione è di alta qualità: ad esempio per luglio, le grancasse promozionali
92
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San Jacopo
di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 1.
93
Arias Veira Pedro, “El Xacobeo: el instrumento bàsico de la politica turistica gallega”, Galicia,
domenica 11 luglio 2004, pp. 12-13.
48
hanno annunciato a Santiago grandi concerti-evento, con Bob Dylan e Britney
Spears 94 .
Complessivamente l’immagine che il pellegrino estrarrà dalla Galizia è quella
di una terra con storia, tradizione spirituale, devota e festiva, moderna e suggestiva; a
far da cornice a tutto ciò, il magnifico paesaggio gagliego unito al carattere
accogliente della sua gente (tra la più ospitale della Spagna da quanto risulta da
alcune indagini delle organizzazioni delle Associazioni di Amici del Cammino) e ad
una gastronomia sempre più apprezzata. Questo anche in conseguenza della
consapevolezza che la Galizia non può competere col sole né col clima del sud del
Paese, ma è conscia di possedere le “armi” giuste per farsi spazio proprio con la sua
offerta di paesaggio, gastronomia, ricorrenze spirituali, avvenimenti culturali e il
savoir-faire delle persone del luogo.
Per l’inizio dell’Anno Santo Compostellano del 2004, il primo del terzo
millennio del cristianesimo, troviamo il messaggio di Giovanni Paolo II
all’Arcivescovo di Santiago de Compostela, Juliàn Barrio Barrio, In una lunga
epistola egli scrive:
Santiago è la capitale spirituale dell’unità europea. Il
fenomeno jacobeo non può alterare la propria identità a
causa dei fattori culturali, economici e politici che porta con
sé95 .
A proposito del pellegrino dice:
Il pellegrino non è, dunque, solo un viandante: è,
innanzitutto, un credente che, attraverso quella esperienza di
vita e con lo sguardo fisso sulla in trepidità dell’Apostolo,
vuole seguire fedelmente Cristo96 .
Per l’Anno Compostellano 2004 è nato un motto: “Pellegrini per Grazia. Che
sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si riferisce al
racconto evangelico dei discepoli di Emmaus e riflette piuttosto bene l’immagine del
pellegrino cristiano, quello del nuovo millennio. Secondo il Papa, scopo di questo
Giubileo è la conversione, attraverso cui bisogna ravvivare la fede; il fenomeno
94
Zucconi Giovanna, “Santiago il Cammino new age”, La Stampa, sabato 17 aprile 2004.
“Cammino verso una meta”, L’osservatore Romano, mercoledì 19 maggi o 2004, p. 4.
96
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San
Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 3.
95
49
giacobeo ci parla, dunque, delle origini spirituali e culturali del vecchio Continente,
poiché Chiesa ed Europa sono due realtà intimamente unite nel loro essere e nel loro
destino.Il rinnovamento, che raggiunge il suo culmine nella partecipazione
all’Eucarestia, accompagnata dall’indulgenza plenaria, è il suo elemento chiave 97 .
In un altro incontro avvenuto tra personalità del mondo ecclesiastico e civili, ha
avuto particolare rilevanza anche l’incontro con l’Excmo. Sig. D. Manuel Fraga
Iridarne, Presidente della Xunta della Galizia, e con i suoi “Conselleiros”. Nel suo
discorso egli affermava che:
…da Santiago e Galizia, se qualcosa sentiamo in questo
momento, è gratitudine, rispetto ed ammirazione verso Sua
Santità Giovanni Paolo II. E per questo motivo sentiamo
anche una grande soddisfazione per avere tutti voi oggi qui
in Santiago, poiché con il vostro servizio alla Santa Sede
state servendo anche tutti noi 98 .
Il 5 agosto 2004, inoltre, si è svolto il pellegrinaggio europeo dei giovani, un
avvenimento simile agli incontri avvenuti in occasione dei precedenti anni santi. Tra
il 5 e l’8 agosto sono stati circa cinquantamila i ragazzi che sono giunti a Santiago da
strade diverse. Anche questo evento, assieme a tutti gli altri, contribuisce
sicuramente ad avere un impatto positivo dello Xacobeo sull’economia regionale. Si
registra infatti un aumento delle entrate, dovuto ad un continuo sviluppo
dell’affluenza turistica e dello stimolo al consolidamento del settore alberghiero.
Risulta evidente che i profitti sono di molto superiori ai 32 milioni di euro di spesa
richiesta per i finanziamenti pubblici della regione 99 . In relazione alle spese
individuali di ogni attuazione, compete al Parlamento della Galizia la fiscalizzazione
del programma.
In tempi di globalizzazione far affidamento su di una rotta storica riconosciuta
a livello internazionale, è un vero capitale che non sta alla portata di qualsiasi
territorio. Bisogna perciò approfittare di questo “dono” dell’Apostolo e renderlo
ancora più vantaggioso.
97
El Paìs, 15 maggio 2004.
Il settimanale della diocesi di Como, venerdì 4 giugno 2004.
99
Arias Veira Pedro, “El Xacobeo: el instrumento bàsico de la politica turistica gallega”, Galicia,
domenica 11 luglio 2004, pp. 12-13.
98
50
Infine ci sembra giusto menzionare un fatto di cronaca particolarmente curioso
avvenuto nel mese di gennaio del 2004, che ha dell’incredibile. Durante una partita
che si stava disputando nello stadio di Santiago, migliaia di spettatori hanno assistito
ad una straordinaria pioggia di stelle. Si è trattato, si pensa, di un asteroide che si è
disintegrato nel cielo della Galizia. I giornali, anche in Italia, hanno fatto riferimento
al campus stellae nel quale il vescovo Teodomiro aveva trovato il sepolcro
dell’apostolo Giacomo a seguito proprio delle luci straordinarie scese dal cielo.
Alcuni giornali non hanno esitato ad affermare che: “Un evento simile si era
verificato più di mille anni fa 100 .
2.3.2
Dedicazione a Santiago nel 1987 del Consiglio d’Europa.
Il Cammino fu un crogiuolo di culture, favorì l'incrocio di correnti e di idee
attraverso tutto il Continente, nonché l'incontro di popoli e di lingue, diventando così
la prima coscienza comune europea. Goethe disse che "l'Europa fu fatta con i
pellegrinaggi a Compostela"101 .
Il fenomeno "xacobeo" irradiò la sua influenza in tutto il mondo. Sotto il
patronato di San Giacomo si trovano un'infinità di chiese sparse su tutta la Terra, ma
specialmente lungo le rotte del pellegrinaggio. Si chiamano Santiago moltissime città
e paesi dei vari continenti: in America il nome di Santiago designa molte città, dagli
Stati Uniti fino al Cile102 .
In Italia abbiamo, a dimostrazione di ciò, i pellegrini jacopei che seguivano il
cosiddetto “Cammino dritto di San Jacopo”, un percorso che comprendeva parte
della via Romea e della Francigena passando per Sutri, Viterbo, Perugia, Siena,
Lucca per poi toccare, dopo il valico di monte Bordone, Parma, Piacenza, Pavia,
Torino e il colle del Monginevro prima d’attraversare le Alpi103 .
Attualmente il pellegrinaggio a Santiago è diventato un fenomeno imponente,
tanto da decretare la nascita di itinerari specificamente jacopei che si formano lungo i
principali percorsi verso Santiago. Per questo, il consiglio d’Europa riconosce il 23
ottobre 1987, l’importanza culturale del Cammino di Santiago dichiarando la rotta
come Primer Itinerario Cultural Europeo. C’è perfino qualcuno che propone una
100
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San
Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 10.
101
Bollettino d’Informazioni, Compostella, Centro Italiano di Studi Compostellani.n. 1/99, p. 10.
102
www.archicompostela.org.
103
www.confraternitadisanjacopo.it.
51
bandiera d’Europa con una concha in mezzo alle stelle dei paesi membri; oggi questo
cammino è un percorso di circa 800 chilometri con due accessi differenti: una da
Somport a Huesca e l’altra da Roncesvalles nella Navarra 104 .
E’ nel 1984 che nasce l’idea di lanciare una serie di itinerari culturali europei,
originatasi sulla base della Raccomandazione dell’Assemblea Parlamentare del
Consiglio d’Europa sulle Vie Europee di Pellegrinazione, e grazie anche alla
Conferenza Europea dei Ministri Responsabili del Patrimonio Architettonico tenutasi
a Granada nel 1985. Successivamente, nel 1986, il Comitato dei Ministri affida al
Comitato direttore del Patrimonio Storico il progetto del Cammino di Santiago come
primo itinerario culturale europeo; quest’azione sarà poi estesa ai restanti percorsi
che costituiscono attualmente il Programma di Itinerari Culturali Europei. Sono sette
alternative diverse per un’unica meta (fig. 18):
Figura 18 I Sette Cammini che
congiungono a Santiago de Compostela
si
Ø il Cammino Primitivo e quello del Nord, che raggiunsero grande rilevanza
nei primi tempi del pellegrinaggio, con due tracciati principali che entravano
in Galizia dalle Asturie, provenienti dai Paesi Baschi e dalla Cantabria;
Ø il Cammino Inglese, seguito soprattutto da pellegrini che dal Nord
dell’Europa e dalle Isole Britanniche app rodavano nei porti galiziani di A
Coruña e Ferrol;
Ø il Cammino Portoghese, che dal Sud-Ovest della Galizia seguivano i
pellegrini procedenti dal Portogallo;
104
Huesca è una città dell'Aragona, 70 km a nord- est di Saragozza, capoluogo della provincia
omonima. Navarra è una Comunità Autonoma che ha come capoluogo Pamplona: E’ situata a nord-est
del Paese, nella parte meridionale dei Pirenei. Omnia 2002, Enciclopedia Geografica, Istituto
Geografico De Agostani S.p.A., Novara, 2001.
52
Ø il Cammino del Sud-Est, attraverso cui si avviavano verso Santiago i
pellegrini che, dal Sud e dal Centro della Penisola, seguivano la popolare Via
de la Plata, tra Mérida e Astorga, per continuare, attraversando le terre di
Ourense, verso Compostella.
Ø il Cammino di Fisterra – Muxía, percorso da pellegrini medievali che, dopo
aver venerato la tomba apostolica, si sentivano attratti dal viaggio fino al capo
di Finisterre, l’estremo occidentale della terra conosciuta in quei tempi;
Ø la Rotta del Mare di Arousa e Ulla, che ricorda l’itinerario che, secondo la
tradizione, seguirono i resti mortali dell’Apostolo arrivati via mare in Galizia
nel primo secolo dopo Cristo.
Con ciò il Consiglio d’Europa vuole ricordare alle nuove generazioni il
significato spirituale, storico e culturale del Cammino, o meglio, dei Cammini di
Santiago, per situarli in una prospettiva attuale. Ricordiamo infatti che il processo di
costruzione e d’integrazione (a livello umano, politico e culturale appunto) di questa
grande Europa, cominciò a forgiarsi proprio con le peregrinazioni jacopee. A tal
proposito la Secratarìa General spagnola, davanti ai ministri europei della Cultura
riuniti a Palermo alla fine degli anni ‘80, ci rammenta:
No es posible hablar de multiculturalidad si se marginan o se
ignoran los valores espirituales, morales, filosòficos y
religiosos, y los modos de vida que forman parte, igualmente,
de nuestra cultura105 .
Per di più si è voluto dare una risposta alle iniziative che erano sorte in diversi
paesi a livello pubblico ma soprattutto attraverso associazioni e organizzazioni non
governative alle quali si deve molto la vitalità dei Cammini di Santiago nella nostra
epoca; esse hanno il duplice obiettivo di far conoscere ai moderni viaggiatori le vie
percorse dai pellegrini nel corso dei secoli e di spingere i governi di ogni Paese al
restauro e alla valorizzazione del patrimonio artistico che appartiene ad ogni tappa
del Cammino.
Difatti è nella Dichiarazione di Santiago de Compostela che vengono
enumerate le finalità di questo primo itinerario culturale europeo. Le abbiamo
raggruppate in tre punti principali.
105
AA.VV., El Camino de Santiago, tecno, Madrid, 1982, p. 13.
53
1. Identificare e riscoprire i Cammini di Santiago sul territorio europeo: si è
deciso di parlare di “cammini”, al plurale, perchè il noto “Camino Francès”
che percorre il nord della Spagna, non è altro che il pezzo finale di una
complessa rete di cammini ed itinerari che partivano da tutti i punti d’Europa
e conducevano i pellegrini fino a Compostela. Frutto di questi lavori è stata
una mappa con uno schema di quelli che furono gli itinerari jacobei in
Europa, come punto di partenza per i lavori futuri, che saranno poi sviluppate
all’interno delle istituzioni scientifiche e culturali competenti.
2. Segnalare dei Cammini con un emblema comune per sottolineare il carattere
simbolico dell’itinerario e per visualizzarlo sopra il territorio europeo nel suo
insieme; l’emblema, una vieira (conchiglia) orientata verso ovest, racchiude
una tripla lettura: ricorda il simbolo tradizionale dei pellegrini e integra, allo
stesso tempo, due elementi nuovi: un significato dinamico, di marcia verso
l’ovest, e il ricordo della convergenza dei cammini. Questo simbolo è stato
oggetto di un amplio utilizzo, perfino attraverso francobolli postali, e segna
cammini o monumenti jacobei in differenti paesi.
3. Stabilire un’azione coordinata per rinvigorire i Cammini e renderli
accessibili, promuovere eventi d’intercambio culturale lungo i differenti
tragitti al fine di riscoprire il patrimonio storico, letterario, musicale ed
artistico creato dai pellegrinaggi a Santiago de Compostela106 . Per tale
obiettivo si è progettata la conservazione fisica o il recupero delle sue rovine
monumentali, che si tratti di grandi o di modeste costruzioni (chiese, ospedali,
monasteri, ponti, alberghi…), ed è stata anche riscontrata la necessità di
migliorare la rete di alberghi, rifugi e dei punti di sosta lungo le tappe. Tutto
ciò senza dimenticare di proteggere la natura che appartiene, da sempre, ai
Cammini di Santiago. Si tratta quindi di rendere agibili i siti d’interesse
jacobeo e di comunicarlo alle masse (fedeli e non), attraverso la
pubblicazione di documenti d’informazione e di orientamento (es. volantini,
depliant, mappe).
A proposito del secondo punto, vogliamo dare a conoscere dell’esistenza di un
altro segnale, la flecha amarilla, anch’esso importante per l’orientamento dei
pellegrini. Questa freccia è “nata” in un modo davvero curioso, alla fine degli anni
106
Rassegna Stampa, Compostella, Centro Italiano di Studi Compostellani, 15 maggio 1988, p. 2.
54
’70, da un lampo di genio (a nostro parere) di Don Elìas Valina, parroco del
Cebreiro, che cominciò a segnalare il Camino de Santiago quando
iniziava ad essere percorso da un numero sempre maggiore di
pellegrini. Non esistevano guide (la prima fu la sua) ed era
necessario dare qualche indicazione a chi transitava per i sentieri
incerti. Così Don Elìas, dopo aver trovato un secchio di vernice
gialla usato per le segnalazioni stradali, abbandonato lungo una
delle strade che salivano al Cebreiro, cominciò a segnare con questo
Figura 19
Esempio di
Flecha Amarilla
strano, ma ben visibile colore, il Camino de Santiago, iniziando dai
percorsi che portavano al suo millenario monastero, da Villafranca
del Bierzo.
Nasce in questo modo la flecha amarilla, la freccia gialla che poi si sarebbe
estesa a tutta Europa divenendo il rassicurante segnale di trovarsi sulla giusta
strada107 .
Di qui un intelligente commerciante inventò una maglietta blu con stampata
sopra la freccia gialla e successivamente il consiglio d’Europa, su suggerimento di
qualcuno della Confraternita che aveva già fatto il Cammino, ne utilizzò nel 1985 il
colore per la sua conchiglia stilizzata, poi riprodotta su infiniti cartelli e
pubblicazioni.
Non meno importante è stato il riconoscimento da parte del Consiglio d’Europa
verso l’attuale interesse scientifico sui temi jacobei, del quale parleremo nel corso di
questa tesi. Ricordiamo comunque i gruppi di lavoro che si sono costituite in paesi
come Belgio, Germania, Italia, Portogallo, Svizzera o Gran Bretagna, le Associazioni
di Comunità Autonome, tanto a livello nazionale come internazionale, meritevoli
dell’appoggio istituzionale che i governi francese e spagnolo hanno prestato dal
primo momento all’iniziativa del Consiglio d’Europa.
Prova del fatto che si ha una maggior coscienza del fenomeno jacobeo, è la
bibliografia inerente a tale tema che si vede arricchita di opere il cui interesse
scientifico va al di là dei semplici racconti dei viaggiatori.
L’identità europea, questa identità culturale è, oggi come ieri, il frutto
dell’esistenza di uno spazio europeo carico di memoria collettiva e percorso da
cammini che vanno oltre le distanze, le frontiere e le incomprensioni. Ci si auspica
107
Zucconi Giovanna, “Santiago il Cammino new age”, La Stampa, sabato 17 aprile 2004.
55
che la fede che ha animato i pellegrini nel corso della storia, ispiri le nuove
generazioni a percorrere quei “cammini”, per costruire una società fondata sulla
tolleranza, il rispetto degli altri, la libertà e la solidarietà 108 .
2.3.3
Organizzazione dei pellegrini in Associazione.
I pellegrini, al ritorno dal Cammino di Santiago, a volte sentono il bisogno di
mantenere vivo il ricordo di questa magnifica esperienza. Così partecipano agli
incontri con gli altri veterani del Cammino nelle varie Confraternite o nelle
Associazioni di Amici del Cammino di Santiago, entrambe sorte a tale proposito per
svolgere attività utili ad altri viandanti (manutenzione dei ponti, delle strade, del
buon funzionamento degli ospizi).
Le confraternite dette Cofradìas in spagnolo, storicamente rappresentano il
primo nucleo associativo del Cammino. Già agli inizi del XIV secolo nasce la prima
di queste, ad opera di un gruppo di cavalieri di Parigi; ad essa seguiranno le
confraternite di Firenze, Assisi e Strasburgo.
In Spagna, invece, sorge nel XIII secolo a Estella (Navarra) la prima
confraternit a, ma la più importante è la Cofraría del Señor Santiago di Santiago de
Compostela creata nel 1499. Quest’ultima fu elevata, nel 1942, al rango di
Archicofradía per intercessione del papa Pio XII, diventando il principale riferimento
di oltre settecento confraternite di Santiago diffuse attualmente nel mondo.
Nel nostro paese abbiamo il Centro Italiano di Studi Compostelani, la cui
Confraternita di San Jacopo è stata fondata a Perugia il 29 settembre 1981 da un
gruppo di pellegrini che intendeva mantenere il ricordo del proprio pellegrinaggio a
Santiago e recuperare la tradizione di una precedente confraternita compostellana
presente in città fin dal trecento109 . Successivamente, nel 1989, ha ottenuto il
riconoscimento ecclesiastico (Decreto di Erezione Canonica del 20 aprile 1989 a
norma del can. 322 De Christifidelium consociationibus publicis) divenendo soggetto
di diritto canonico 110 . Dagli anni ‘90 è presente con proprie strutture di accoglienza
108
Cepeda Fuentes Martina, Il Giornale, martedì 3 giugno 1997.
Pal. Sim., “Pellegrini a piedi verso Santiago effettueranno un percorso di oltre 2500 chilometri”, Il
Giornale dell’Umbria , mercoledì 7 gennaio 2004, p. 10.
110
La Confraternita è autorizzata dalla Cattedrale di Santiago a consegn are le credenziali, che darà
solo su richiesta personale e diretta a coloro che s’impegnano a compiere il pellegrinaggio secondo le
norme e con una prevalente motivazione religiosa. I. M., “Il 1993 sarà l’Anno Santo Compostellano.
Gemellaggio tra le Università. Santiago e Perugia hanno stretto questo legame già forte”, La Nazione,
giovedì 4 giugno 1992.
109
56
sul Cammino di Santiago e recentemente anche sulla Via Francigena111 ; le finalità
sono quelle di promuovere il culto dell’Apostolo Giacomo, la pratica del
pellegrinaggio, l’assistenza ai pellegrini e la formazione spirituale dei propri
confratelli. Rettore della Confraternita è il professor Paolo Caucci von Saucken. Oggi
i confratelli112 sono 150 in tutta Italia, mentre gli iscritti a questo centro di studi sono
circa 700. Il Centro riceve contributi provenienti da altri Atenei, studiosi che operano
in archivi, biblioteche o in enti culturali. Inoltre ricercatori di provato rigore
scientifico svolgono intense attività di studio e di diffusione della cultura jacopea: in
Italia ne abbiamo la testimonianza attraverso l’istituzione di sezioni distaccate a
Roma, Viterbo e Messina.
Annualmente nell’ultima domenica di maggio si celebra a Perugia un incontro
riservato a studiosi ed appassionati della materia, con il fine di mettere in comune le
proprie ricerche e fare il punto sui diversi progetti in corso. Il fascino sta proprio
nella singolare “attualità” dei temi oggetto dell’indagine storica. Frutto di queste
attività, è stata la grande quantità di pubblicazioni edite o promosse dal Centro
(edizioni di testi odeporici e studi su singoli argomenti connessi con il fenomeno del
pellegrinaggio), assieme all’allestimento di una biblioteca interamente dedicata alla
tematica giacobea.
Grazie agli interessi comuni per tale argomento si è siglato un gemellaggio
culturale fra l’Università di Santiago de Compostela e l’Ateneo perugino, quasi a
significare il proseguimento di quei legami che esistevano già secoli fa, grazie al
lento ma instancabile passo dei pellegrini113 . In quell’occasione il prof. Caucci disse:
Il cammino è un’esperienza unica, che lascia un’impronta
indelebile all’interno di ognuno di noi che lo compie; ci
111
Nel 1995 la Confraternita perugina completò il restauro, ad opera dei confratelli volontari e con il
contributo della Comunità europea, dell’antico ospizio del XII secolo di San Nicolàs, nella vecchia
Castiglia, che ha già ospitato gratuitamente circa mille pellegrini compostelani provenienti da tutta
Europa e anche dagli Stati Uniti e dal Brasile (’97). Cepeda Fuentes Martina, Il Giornale, martedì 3
giugno 1997.
112
Esistono due tipologie di “confratelli”: quelli ordinari, che svolgono attività ordinarie della
Confraternita (culto, assistenza, promozione del pellegrinaggio, opere di carità e di servizio cristiano);
i “confratelli pellegrini”, che oltre ad occuparsi delle diverse attività, hanno compiuto loro stessi il
pellegrinaggio a Santiago de Compostela.
113
I. M., “Il 1993 sarà l’Anno Santo Compostellano. Gemellaggio tra le Università. Santiago e
Perugia hanno stretto questo legame già forte”, La Nazione, giovedì 4 giugno 1992.
57
cambia completamente e per questo ce ne ricorderemo per
tutta la vita114 .
Ma il Centro Italiano coopera finanche con altri operanti all'estero, come il
francese Centre Européen d'études de Recherche et d'histoire Compostellanes e il
tedesco Deustche St. Jakobus-Gesellschaft.
Tutti gli impegni e le notizie di qualsiasi tipo (culturale, su convegni, giornate
di studio in Italia e all’estero, ecc), si possono trovare in un bollettino trimestrale
d’informazione, Compostella, editato dal Centro per creare un rapporto dinamico e
costante con le numerose persone che sono legate alla Confraternita. Questo perché
la Confraternita è convinta che il pellegrinaggio a Santiago sia stato e continui ad
essere memoria vivente della tradizione europea115 .
Le Asociaciones de Amigos del Camino de Santiago lavorano da anni per
trasmettere il messaggio culturale e spirituale che da sempre gli appartiene; ma
soprattutto per servire quelle persone che rendono possibile che il Cammino sia una
realtà viva: i pellegrini. ¡No hay Camino si no hay peregrinos! Questo è il lemma
degli organizzatori, che rappresenta l’obiettivo principale del loro lavoro: offrire
un’informazione adeguata ai pellegrini, un posto in cui possano rifugiarsi ed un
progetto comune nel quale sia fattibile l’ospitalità.
Nel 1987 nasce addirittura la Federación Española de Asociaciones de
Amigos del Camino de Santiago formata da diversi gruppi sparsi in quasi tutte le
Comunità Autonome del Paese. In quell’occasione si riunirono a Jaca nel Primer
Congreso
Internacional
de
Asociaciones
Jacobeas,
diventando
così
un’organizzazione a tutti gli effetti, prima sotto la figura giuridica di “Coordinadora
Nacional”, e dal 1993 come l’attuale Federazione.
Per quanto riguarda il loro finanziamento, le associazioni si avvalgono dei
contributi volontari dei soci, delle sovvenzioni e degli aiuti da parte di privati, di
entità pubbliche o private; posso anche essere i ricavati derivanti da attività
organizzate dall’associazione stessa. Comunque è importante precisare che le
Associazioni di Amici del Cammino sono istituzioni senza scopo di lucro. Ricoprono
un’importante funzione sociale attraverso 6 grandi fini:
114
Nieto Yolanda, “Una comisiòn de expertos «darà el espaldarazo cientìfico»”, El Ideal Gallego,
venerdì 23 agosto 1992, p. 13.
115
Rassegna Stampa, Compostella, Centro Italiano di Studi Compostellani, 15 maggio 1988, p. 1.
58
1. aumentare le pellegrinazioni a Santiago de Compostela e procurare assistenza
e orientamento al pellegrino;
2. conservare, difendere e rinvigorire il Cammino;
3. unire gli sforzi e le iniziative di persone ed istituzioni che s’interessano alla
promozione, alla conservazione e ricuperamento del patrimonio storico,
culturale e turistico che è caratteristico del Cammino;
4. incentivare gli studi, le ricerche, le pubblicazioni e qualsiasi altra attività
relazionata al Cammino;
5. relazionarsi con altre associazioni con fini analoghi, tanto in ambito nazionale
quanto in quello internazionale, proprio perché il Cammino è stato dichiarato
Primo Itinerario Culturale Europeo dal Consiglio d’Europa;
6. realizzare, con la collaborazione di organismi pubblici o privati, tutte le
azioni necessarie per il compimento di tali fini.
Tali fini, potremmo dire, costituiscono i fattori stimolanti per l’esistenza di
queste associazioni. Analizziamo ora le Attività Ordinarie:
♦ Organizzazione delle pellegrinazioni. Alcune preparate per i soci, altre
rivolte anche all’esterno di modo da far penetrare la spiritualità jacobea nel
manto della società;
♦ Distribuzione della credenziale, per facilitare lo stazionamento negli ostelli
posti lungo il Cammino. Non esigono tanto, però se non è possibile un
contenuto religioso, quanto meno un significato spirituale;
♦ Scuola di peregrinazione. Le associazioni rivestono una notevole funzione
sociale: rispettando le identità e le motivazioni di ogni fedele, queste
propongono dare una certa“educazione” per quanto riguarda gli aspetti del
Cammino di Santiago. Ad esempio si danno spiegazioni sui rituali che si
compiono all’entrata della cattedrale, sulla Messa del Pellegrino, il
ricevimento dei sacramenti e l’ottenimento della Compostela. Inoltre
informano il pellegrino su tre aspetti in particolare: fisico (la preparazione
prima di partire), culturale e spirituale;
♦ Assistenza ai pellegrini negli alberghi creando una figura rilevante: l’
“Hospitalero Volontario”116 . Diversi membri si alternano per attendere i
pellegrini in questi luoghi di riposo dopo ore ed ore di dura fatica; allo stesso
116
Parleremo di questa figura nel corso di questa tesi.
59
tempo organizzano attività o riunioni esplicative anche per far interagire tra
loro i camminanti e rendere chiarezza sul tema xacobeo.
Le Associazioni svolgono, inoltre, attività per promuovere e mantenere in vita
il patrimonio storico, culturale ed artistico del Cammino:
Ø Segnalazione del Cammino. Si realizzano passeggiate con questa ragione,
utilizzando le flechas amarillas e persuadendo le istituzioni di questa
necessità;
Ø Promozione di itinerari meno conosciuti. Alcune associazioni studiano
previamente le possibilità reali di un determinato percorso proprio per
effettuarne il lancio;
Ø Creazione di alberghi o case di accoglienza dei pellegrini. Esistono delle
associazioni che hanno il proprio albergo o che convertono degli stabili in
apposite case di accoglienza. Bisogna risaltare poi il lavoro di quei soci che
mettono a disposizione le loro case di proprietà a tal proposito;
Ø Pubblicazione di guide che mostrino i principali monumenti, i paesaggi e la
gastronomia;
Ø Contribuzione, in vari modi, alla ricostruzione dei monumenti del Cammino,
sia sollecitando l’intervento dei poteri pubblici sia realizzandola di iniziativa
propria.
Per quanto concerne gli impulsi agli studi xacobei, si occupano delle seguenti
iniziative:
Ø Creazione di equipe che possano far affidamento ai propri associati e a
persone di ambito universitario e scientifico;
Ø Pubblicazione di libri che trattino diversi aspetti del fenomeno xacobeo.
Ø Organizzazione di giornate e congressi (incontri jacopei, omaggi, anniversari
o altri eventi), grazie alla partecipazione di specialisti, che si concludano con
la pubblicazione degli atti. Un esempio è il Congresso Generale Xacobeo
“Anden los que saben, sepan los que andan”, organizzato nel 1996
dall’Associazione degli Amici del Cammino di Santiago a Navarra117 .
Ø Intercambio di bollettini d’informazione per essere sempre informati di tutto.
Le Associazioni sono poi impegnate a stabilire relazioni con gli organismi
pubblici o privati.
117
Sousa Alvarez Antòn, Homo Peregrinus, ediciòn Xerais de Galicia, S.A.,1999, p. 146.
60
Ø Mantenere i contatti con i comuni che si trovano lungo il Cammino per
ottenere un’azione congiunta atta a ridargli forza.
Ø Fare in modo che i Poteri Pubblici possano prendere coscienza sul significato
religioso, storico e culturale del Cammino.
Ø Petizioni per iscritto alle Amministrazioni di modo che legiferino sul tema e
ne tengano conto al momento di un riordinamento del territorio.
Ø Evitare deviazioni nella segnaletica che determinino interessi personali e
incorretti da parte dei singoli comuni.
Ø Favorire una comunicazione armonica tra potere pubblico, autorità
ecclesiastiche e società civili.
Ø Utilizzazione di nuove tecnologie dell’informazione (Internet fra le altre) per
far conoscere dettagliatamente il Cammino e le peregrinazioni.
La Federazione attualmente è formata da 29 Associazioni Federali, ognuna con
propri statuti e ciascuna iscritta nei registri amministrativi corrispondenti, che
mantiene rapporti anche con Associazioni straniere. Dalla sua creazione, essa edita la
rivista Peregrino, come mezzo di comunicazione del fenomeno jacobeo tra i
pellegrini, le associazioni, le istituzioni, ecc. Da allora, questo mensile è diventato
l’unica pubblicazione sul Cammino di Santiago esistente a livello nazionale ed
internazionale.
61
2.3.4
Interesse dei mass-media
La televisione e Internet occupano un ruolo di fondamentale importanza nella
comunicazione e diffusione di informazioni e di conoscenze; grazie a questi mezzi di
comunicazione di massa si possono raggiungere posti prima impensabili o troppo
distanti. Non sarà di certo estraneo a questa rivoluzione il Cammino di Santiago, da
sempre ricettore di novità da più di mille anni.
Nel 1989, in Italia, a partire dall’11 febbraio su Raitre, andò in onda un ciclo di
trasmissioni sul Camino de Santiago. Il programma, condotto da Marina Cepeda
Fuentes con il titolo “La via lattea”, ovvero “La musica spagnola nel Cammino verso
Santiago de Compostela”, fu trasmesso fino al 25 marzo 118 .
Nel ’93 l’Anno Santo Compostellano si trova in un’epoca di comunicazioni di
massa e allo stesso tempo con un mondo totalmente laico che non lo respinge, ma
anzi ne fa propria la data, se non il significato, gestendone gran parte dei problemi 119 .
Per quanto riguarda la promozione in quello stesso anno, si era fatta
propaganda in TV attraverso la stipulazione di un accordo con la Liga de Futbol, con
Iberia e con Renfe per ottenere sconti sui biglietti a coloro che si sarebbero dichiarati
pellegrini.
Successivamente, nel ’99, il solenne atto di Apertura della Porta Santa per
l’Anno Santo, fu ripreso dalla televisione grazie alla volontà ed alla collaborazione
di numerose autorità politiche e religiose. Tra l’altro il
’99 fu anche il decimo anniversario del primo grande
incontro di Papa Giovanni Paolo II sul Monte do Gozo,
che si sarebbe ripetuto proprio in quell’Anno Santo tra il
4 e l’8 agosto, seguito da una serie di concerti dal vivo.
Ma assieme ai 100.000 ragazzi che si raccolsero in
Figura 20 Apertura della
Porta Santa: segna l’inizio
dell’Anno
Giubilare
di
Compostela.
preghiera, partecipò addirittura un gruppo di 200 giovani
pellegrini cinesi accompagnati dal Cardinale di Taiwan.
Tuttavia i segni concreti di una collaborazione tra le due autorità, li vediamo nella
costruzione su Internet della pagina web della Xunta de Galicia per il Xacobeo ’99
(www.xacobeo.es) che destina una parte del sito all’Anno Santo (anche al corrente
2004) nella sua pagina principale. All’interno ci sono diverse sezioni, tutte correlate
118
Rassegna Stampa, Compostella, Centro Italiano di Studi Compostellani, 25 febbraio 1989, p. 7.
Rassegna Stampa, Compostella IX, Centro Italiano di Studi Compostellani, Rassegna Stampa, 10
gennaio 1992, p. 1.
119
62
alla Galizia e a San Giacomo (per esempio la storia del giubileo, le rotte, il viaggio,
gli alberghi, il tempo, ecc.), quindi informazione turistica e pratica sul Cammino di
Santiago. Poi ci sono altri link, attraverso i quali si può accedere ai siti delle
Associazioni di Amici del Cammino di Santiago in Spagna, alla pagina
dell’Arcivescovado di Santiago, alla Cattedrale per sapere gli orari delle messe lungo
il Cammino, oltre ad un forum nel quale i pellegrini o coloro che hanno intenzione di
diventarlo, possono scambiarsi opinioni ed esperienze direttamente vissute.
Le Associazioni di Amici del Cammino di Santiago hanno realizzato addirittura
una guida virutale, adatta al pellegrino moderno, che si può trovare su Internet al
sito www. caminosantiago.org. E’ una guida che differisce notevolmente da quelle
normali che sono presenti sul mercato. Prima di tutto perché vi hanno collaborato
persone esperte del Cammino che, prima di essere scrittori, sono stati anzitutto
pellegrini (a piedi o in bici), provando veramente cosa significa “hacer el Camino de
Santiago”. Seconda cosa rilevante è il racconto di cosa ha causato le migliaia di
domande di quei pellegrini che contattavano le Associazioni prima d’iniziare la Rotta
Jacobea per richiedere delle informazioni concrete. Poi si vuole far capire ai
pellegrini che viene loro offerto un servizio in cambio di donazioni volontarie
destinate solo al miglioramento degli alberghi e di tutte quelle strutture apposite
presenti sul Cammino.
Esiste poi Finis Terrae, una “rivista temporale a scadenza imprevedibile. 120 ”
Questo perché è nata come scambio di corrispondenza, e perciò solo chi scrive ad
altre persone può poi leggere e sapere cosa gli hanno risposto.
In tal senso non la si può considerare come una rivista vera e propria,
perlomeno non lo è per chi volesse solo leggerla senza nulla scrivervi. Abbiamo
trovato in rete solo alcuni articoli tra quelli pubblicati fino ad ora nei numeri di Finis
Terrae; l’idea sarebbe di incuriosire tutti coloro che volessero comunicare con altri
iscritti alla rivista (scrivendo prima al direttore) e perciò riceverla a casa anche per
poterla leggerla tutta intera.
In Italia nell’ultimo decennio giornali ad altissima tiratura come “Famiglia
Cristiana” e “Jesus” hanno dedicato inserti speciali (oltre il milione di copie) al
pellegrinaggio a Sant iago, così come “L’Osservatore Romano”, ma anche giornali
laici come “La Repubblica”, “Il Messaggero”, “La Nazione”, “Il Giornale”,
120
Per maggiori info vedi
http://groups.msn.com/IlPorticodellaGloria/finisterraeri vistatemporale.msnw
63
“L’Avvenire”, “Il Corriere della Sera” hanno rivolto vasti spazi a questioni
compostellane.
Per quanto concerne la radio, nel 2004 la sera del sabato 27 marzo, in diretta
dalla Chiesa di San Giorgio al Velabro in Roma, L’Ensemble Chominciamento di
gioia ha trasmesso su Radio3 Suite un concerto di musica medievale di
pellegrinaggio dall’esplicito titolo: “Iacobe sancte: musiche dei pellegrini sulla via di
Santiago de Compostela”121 . Il primo brano è il Dum Pater familias del Codex
Calixtinus considerato l’inno ufficiale dei pellegrini compostellani.
Dal 29 marzo (2004) invece, fino al primo maggio, tutti i giorni dalle 18 alle
18.45 su Rai3, sono state mandate in onda le impressioni in diretta di un gruppo di
pellegrini che percorre il cammino. Poi Rete4 e Rai1 hanno diffuso, in estate, diversi
servizi sulle origini del Cammino di Santiago, con immagini anche della città di
Santiago il 25 luglio, data in cui si celebra il patrono si Spagna, San Giacomo
appunto. In quell’occasione, Re Juan Carlos I fece il suo discorso nella Cattedrale,
continuando in questo modo l’antica tradizione mantenuta da quasi quattro secoli da
parte della Corona di Spagna, che sempre ha difeso la Chiesa Cristiana.
La popolarità del Cammino di Santiago ha perfino risvolti negativi: la flecha
amarilla non è più l’antico segnale di cui hanno bisogno i pellegrini per arrivare alla
meta ma è divenuto il titolo di un reality show del tipo “grande fratello”. Ci ha
pensato la televisione basca Euskal Telebista ad organizzare questo spettacolo
itinerante, con varie prove da superare da parte dei concorrenti-pellegrini. Una troupe
li seguirà 24 ore su 24 e ne raccoglierà le impressioni, i pettegolezzi e le strategie in
uno confessionale che chiamano “rifugio”. Come da copione, ci sarà un solo
vincitore che dovrà eliminare gli altri compagni. Praticamente si tratta di uno spirito
completamente opposto rispetto a quello di solidarietà e condivisione che ha sempre
contraddistinto il vero pellegrinaggio 122 . Il vincitore verrà premiato a Santiago
naturalmente, ma non nella cattedrale (per fortuna!) come vorrebbero invece gli
autori del programma, visto che il Vescovo Mons. Barrio y Barrio lo ha giustamente
criticato duramente e senza mezzi termini, definendolo telebasura (telespazzatura) e
di conseguenza proibendo l’uso della cattedrale.
121
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San
Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 10.
122
Zucconi Giovanna, “Santiago il Cammino new age”, La Stampa, sabato 17 aprile 2004.
64
2.3.5
Interesse Scientifico ed Accademico.
Da quando il Consiglio d’Europa proclamò il Cammino di Santiago primo
itinerario culturale, si ebbe un grande interesse nel mondo scientifico di tutta Europa,
tanto che nel 1989 si costituì un Comitato Internazionale di Esperti. Si pensi che solo
nel XX secolo sono stati pubblicati 600 articoli di specialisti ni Spagna, Francia, Italia,
Germania, Inghilterra, Belgio, Portogallo, Stati Uniti, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera e
perfino in Giappone123 .
In quello stesso anno, tra le diverse iniziative ci fu il Congresso Internazionale svoltosi a
Leòn dal 3 all’8 luglio,
presso la Real Collegiata di San Isidoro, su “El Camino de
Santiago. La hospitalidad monastica y las peregrinaciones”.
Qualche mese prima invece, il 25 gennaio, si tenne a Santiago un convegno su
“Il pellegrinaggio a Santiago de Compostella nella storia ad oggi”124 , mentre il 23
febbraio, nell’ambito della Borsa Internazionale del Turismo, che riunì presso la
Fiera di Milano rappresentanze ed espositori dei principali paesi del mondo, si svolse
una Tavola Rotonda 125 sul tema “Sui percorsi della Fede. Gerusalemme, Roma,
Santiago de Compostela”. Scopo dell’iniziativa, era quello di affrontare il problema
del turismo religioso divenuto in questi ultimi anni un fenomeno in continua
espansione che coinvolge ormai, solo in Italia, milioni di persone.
Successivamente, a Viterbo126 , dal 28 settembre al 1 ottobre (’89), ci fu un
convegno internazionale di studi compostellani dal titolo “Segni e civiltà del
pellegrinaggio a Santiago de Compostela”, che trattò delle allegorie presenti nel
Codex Calixtinus e del loro significato. Si individuarono poi le differenze tra
l’iconografia jacopea e quella derivata da pellegrini santi come Alessio e Rocco, tra
l’iconografia jacopea e quella mariana, insistendo particolarmente sul significato e
valore dell’iconografia della Virgen Peregrina. Si approfondirono anche le
testimonianze jacopee lungo gli itinerari medioevali nell’Italia centrale e su questa
stessa influenza culturale in Scandinavia e nel paese baltico; intervennero nel corso
123
http://www.archicompostela.org/Peregrinos/Italiano/peregrinconcep%20.htm
“Il pellegrinaggio nella città spagnola di Santiago De Compostella”, Il Corriere dell’Umbria,
venerdì 20 gennaio 1989.
125
Fu promossa dalla Ponticifia Commissione Migrazione e Turismo, dall’Ufficio per la Pastorale del
Tempo Libero e del Turismo, dagli Uffici per la Pastorale del Turismo della Diocesi di Milano e della
Diocesi di Ravenna. Rassegna Stampa, Compostella, Centro Italiano di Studi Compostellani, 25
febbraio 1989., p. 7.
126
Si scelse proprio questa città poiché, essendo il capoluogo della Tuscia, si trovava (e si trova
tutt’ora) sul quella “Via Francigena” che, al pari del cammino di Santigao, era uno dei grandi percorsi
del pellegrinaggio medievale nonché cardine delle comunicazioni economiche e sociali tra Roma e la
Francia. Ponzi Carlo Maria, “Santiago de Compostela. Un convegno a settembre”, Il Messaggero,
sabato 19 agosto 1989.
124
65
del convegno, professori del calibro di Dìaz y Dìaz (Università di Santiago de
Compostela), mentre al termine del convegno s’inaugurò il secondo itinerario
culturale dedicato proprio alla “via Francigena”, seguito da un concerto di musica
medievale.
Ricordiamo che nello stesso anno esce la rivista Peregrino, diretta da José
Ignacio Diaz, che si occupa soprattutto della parte pratica ed attuale del
pellegrinaggio e di cui abbiamo già parlato precedentemente.
L’anno dopo, il 25 gennaio 1990, si tenne una conferenza presso l’Università
per Stranieri di Perugina sul tema “Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela nella
storia e oggi”, tenuta dal Direttore del Centro de Estudios Jàcobeos, Don Eugenio
Romero Pose127 , centrando il suo intervento sulle radici bibliche e patristiche
dell’homo viator.
Sul finire dell’estate, dal 30 agosto al 2 settembre, ad Estella ebbe luogo il
Secondo Congresso Internazionale di Associazioni Jacopee, che si aprì con la Tavola
Rotonda “Camino de Santiago: pellegrini e turisti128 ” ed in quell’occasione venne
anche inaugurata l’esposizione “Cammino di Santiago cammino d’Europa”. Si
affrontarono questioni come la credenziale del pellegrino, alberghi e rifugi per
pellegrini ed i centri di accoglienza lungo il Camino de Santiago.
Quasi contemporaneamente, dal 3 al 7 settembre, a Pamplona iniziò l’attività
dell’Università Itinerante del Camino de Santiago nata dalla convenzione culturale
stabilita tra i comuni di Logrogno, Burgos, Leòn, Santiago de Compostela e
Pamplona129 . Lo scopo fu quello di contribuire ad un migliore sviluppo locale,
regionale e nazionale, per la rivalutazione allo stesso tempo delle attività artistiche,
turistiche e sociali delle città del Camino in previsione di incontri futuri per il dialogo
culturale tra i vari paesi europei.
Nel 1996, a metà tra i due anni santi del ’93 e del ’99 e grazie all’Associazione
di amici del Cammino di Santiago di Navarra, si tenne un Congresso Jacobeo a
Pamplona, dal 9 al 13 aprile. Il lemma fu “Anden los que saben. Sepan los que
andan”, con il quale si volle riconoscere l’importante ruolo di coloro che sostengono
127
128
129
E’ anche il direttore della rivista “Compostellanum”.
Rassegna Stampa, Compostella VI , Centro Italiano di Studi Compostellani, 1 ottobre 1990, p. 5.
Rassegna Stampa, Compostella VI, Centro Italiano di Studi Compostellani, 1 ottobre 1990, p. 6.
66
il Cammino, dall’ospitalità, l’informazione e qualsiasi tipo di servizio reso a quelli
che vanno per il Cammino e a quelli che ne studiano certi aspetti per divulgarlo130 .
Nel 1997, i membri del Comitato Internazionale di Esperti de l Cammino,
organizzarono a Santiago un congresso con l’obiettivo di analizzare la tradizione
storica delle tre peregrinazioni a Santiago, Roma e Gerusalemme131 . L’allora
presidente della Xunta (Manuel Fraga), diede merito al comitato, a cui la Galizia
dovrà sempre essere grata, per l’organizzazione costante in vista dell’Anno Giubilare
del 1999.
Nello stesso anno (‘97), el Xacobeo cercò di ottenere appoggio economico da
parte dei differenti ministeri, dato che vennero approvati i presupposti generali dello
Stato senza includere nessuna partita specifica per il Cammino di Santiago. Il
comitato di esperti, il cui presidente è tutt’ora Paolo Caucci e che include i professori
Vicente Almazàn e Manuel Dìaz Dìaz fra gli altri, spera di procurarsi un maggior
riconoscimento tra i tre grandi centri della Cristianità (Roma, Gerusalemme,
Santiago).
Visto dunque il rinnovato interesse per i Cammini di Santiago e le ripercussioni
che tale fenomeno stava avendo in distinti campi, nel “V Congreso Internacional de
Asociaciòns Xacobeas132 ” svoltosi ad A Corugna nel ‘99, si analizzarono le Tesi
Dottorali (spagnole) realizzate sull’argomento dal 1976 al 1998. Questi studi sono
stati il risultato di lunghi lavori d’investigazione e dell’applicazione di una
metodologia scientifica133 . Si è voluto verificare inoltre in quali Università fosse
maggiore la sensibilità per gli studi del fenomeno xacobeo.
Si utilizzò la base di dati “Teseo del Ministerio de Educaciòn y Ciencia” la
quale contiene tutte le tesi dottorali lette in Spagna nell’ultimo quarto del XX secolo.
Per quanto riguarda le Università nelle quali si sono analizzate le tesi, si era
documentato che la maggior parte di esse corrispondevano, logicamente,
all’Università di Santiago de Compostela (43%). Si era notato ancora che le
Università che avevano risvegliato di più un interesse scientifico, sono quelle
relazionate direttamente con il cammino francese dal quale hanno tratto notevoli
130
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San
Jacopo di Compostella- n.6 aprile 2003, p. 7.
131
“Santiago”, martedì 23 luglio 1997.
132
AA.VV, V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, actas, 9-11 de Octubre de 1999, CEE
(A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998.
133
Il periodo per lo svolgimento di un simile lavoro, di solito circoscriveva in media due anni
accademici.
67
benefici (Navarra, Leòn, Zaragoza). Ma si erano distaccate soprattutto la Universidad
Pontificia de Salamanca (privata) e la Universidad de Salamanca (pubblica): la
prima con un’orientazione cattolica che giustifica l’interesse per simili temi e la
seconda che conserva una lunga tradizione investigatrice in tutti i campi134 . Poi c’era
pure la Universidad Complutense de Madrid e quella di Barcellona.
Esaminate le tesi si constatò che a prevalere era la Storia vista nei suoi diversi
ambiti, ma data l’influenza jacobea in tutti i campi, a partire da quello economico a
quello spirituale e politico, si era passati anche ad aree come Filologia, Musica,
Scienze dell’Arte e dell’Economia. Ci sono poi delle tesi sugli Ordini Militari,
soprattutto quello de la Orden de Santiago per il suo vincolo col cammino.
Per ogni campo vengono qui di seguito segnalati alcuni argomenti sui quali
vertevano le tesi, a partire dallo storico:
♦ l’evoluzione della signoria episcopale compostelana tra il 1150 e il 1400, che
ne esamina sia il suo potere materiale quanto politico;
♦ il processo d’occupazione e organizzazione sociale dal IX al XIII secolo, e
l’influenza del Cammino di Santiago sul territorio regionale assieme al
protagonismo della nobiltà ecclesiastica e l’apparizione di uomini delle città
jacobee come importanti novità;
♦ il ruolo della città di Santiago nell’alto medioevo e l’importanza che essa ha
avuto nella trasformazione di un nucleo inizialmente borghese, la
congiunzione della sua funzione come santuario, sede apostolica e centro di
peregrinazione internazionale; questo importante studio è di Lòpez Alsina
(1986/87);
♦ la funzione politica dei cammini di peregrinazione nell’Europa del
medioevo, che sottolinea il significato del Cammino di Santiago (Barreiro
Rivas 1993/94);
A la Sociedad Economica de Amigos del Paìs de Santiago sono dedicate due
tesi: una sulla Storia Contemporanea che analizza la vita e le attività nel XIX secolo,
interessata particolarmente alla Galizia (Fernàndez Casanova, 1977/78); l’altra basata
sulla Storia dell’Educazione di tale società nei secoli XVIII-XIX (Torres Santome,
1978/79).
134
La città di Salamanca ha la terza Università più antica del mondo, dopo quella di Parigi e Bologna.
68
Nel 1993/94 Lòpez Lambas con la sua tesi sugli aspetti giuridici del cammino
in Galizia, principalmente la legislazione applicata al progetto dei cammini iniziato
con il “Real Decreto” del 10 giugno 1761, così come le norme sull’espropriazione, la
contrattazione e il finanziamento di suddetto piano.
Per il campo della Storia dell’Arte abbiamo gli studi di Aragonés Estella
(1993/94) che centrano l’analisi dell’immagine del brutto nell’arte romanica del
Cammino nella regione di Navarra, mostrando le influenze culturali, religiose ed
artistiche che hanno concorso alla formazione di queste rappresentazioni.
In quanto alla Storia della Medicina invece, spicca il lavoro di Garcia Guerra
(1976/77) che studia l’Hospital Real di Santiago nel XVIII secolo, vedendolo non
solo come istituzione medica ma considerandone per altro le sue funzioni sociali e
culturali.
Nell’ambito della Filologia, viene approfondito l’influsso francese nei secoli
XI-XIII, sapendo che in quel periodo il Cammino di Santiago ricevette molti
pellegrini d’oltralpe.
Nella Musica, la tesi di Garbayo Montabes (1995/96) esamina il ruolo della viola e
della sua musica nella cattedrale di Santiago, scoprendo che tale strumento
s’introdusse nella città solo verso il 1778 diventando una pioniera nel contesto
spagnolo. Il prof. Carlos Villanueva, dell’Università di Santiago, affronta nel
Convegno
Internazionale
identificazione
e
di
Studi
d’interpretazione
Compostellani
degli
strumenti
la
complessa
musicali
opera
sostenuti
di
dai
“ventiquattro vegliardi dell’Apocalisse”, apport ando contributi inediti sui canti che i
pellegrini hanno diffuso in tutta Europa.
In Economia il tema di Fernàndez Gonzàlez (1994/95) riguarda le imposte della
Galizia tra il 1750 e il 1850, che costituivano le principali entrate per la Chiesa in
quella epoca.
Nelle Scienze delle Arti, Lòpez Vàzquez (1977/78) riporta l’arte del Finisterre
gagliego che si presenta unita a quella compostelana nonostante le distanze e grazie
al pellegrinaggio.
Sulla Orden de Santiago, si è voluta un’investigazione sull’analisi delle donne
della Orden Militar de Santiago, dalla sua fondazione fino agi inizi dell’età moderna
(Echaniz Sans, 1990/91).
In conclusione, si è notato che in Spagna la produzione scientifica di tesi
dottorali sul Cammino di Santiago non è poi così numerosa come si era ipotizzato,
69
sebbene l’argomento sia di ragguardevole importanza e malgrado gli incentivi
economici introdotti135 , grazie ai quali si prevede comunque un impatto positivo in
un futuro prossimo.
Nell’anno 2001 esce nel nostro Paese la versione italiana de “Il Cammino di
Santiago”136 dello scrittore brasiliano Paulo Coelho. Il libro racconta la storia di un
pellegrinaggio che lo stesso scrittore ha fatto sulle orme del santuario di Santiago de
Compostela; al suo fianco troviamo la guida Petrus che lo aiuterà nella ricerca della
spada che gli permetterà di diventare un maestro Ram Si tratta di un’esperienza
fondamentale, di un cammino di fede che gli ha cambiato radicalmente la vita ed ha
segnato una svolta nella sua narrativa, introducendo la capacità di toccare il cuore
con la rappresentazione di esperienze interiori, qualità grazie alla quale Coelho è
amato in tutto il mondo da milioni di lettori137 . Paulo ci fa capire che lo
“Straordinario” non è di pertinenza di pochi eletti, ma appartiene a tutte le persone, a
cominciare dalle più semplici: “Lo Straordinario risiede nel Cammino delle Persone
Comuni”138 . La diffusione del libro ha aumentato il numero di pellegrini
latinoamericani; così, per la prima volta il Cammino di Santiago non è solo una
peculiarità europea (per ovvie ragioni di vicinanza e storia).
Tale successo ha alimentato l’interesse per le ricerche sui toponimi dedicati a
San Giacomo anche nei paesi dell’America latina, non limitandosi quindi solo ai
paesi europei139 .
Nel settembre del 2004, si è tenuto il più importante convegno di studi
compostellani a Santiago, dove è risultata significativa la presenza italiana, grazie
anche all’edizione di disegni di Pier Maria Baldi che illustrano il viaggio di Cosimo
III dei Medici. Inoltre è in aumento costante il numero degli studenti italiani dei
progetti Erasmus e non solo nelle biblioteche e nelle aule universitarie, ma anche
nelle tascas e nei pubs della città. Addirittura una porta santa compostellana si aprirà
in Italia, a Messina, avendo ricevuto la Confraternita di San Giacomo di Camaro la
135
Dal Xacobeo 1993 s’introdussero una serie di aiuti da parte del governo, sia per quanto concerne i
progetti d’investigazione, sia sotto forma di borse di studio atte ad incentivare gli sforzi e le
pubblicazioni in favore di tale tema. Nonostante ciò, si osservò che le tesi si distribuirono in modo
abbastanza uniforme nel corso di quegli anni. AA.VV, V Congreso Internacional de Asociaciòns
Xacobeas, op. cit., p. 105.
136
“Il cammino di Santiago”, Bompiani, Milano 2001.
137
Vacca Nicola, “Coelho, la vita come ricerca”, Secolo d’Italia, venerdì 14 settembre 2001, p. 17.
138
“Il cammino di Santiago” op. cit., p. 9.
139
In Europa gli studi si basano soprattutto sui diari di viaggio dei pellegrini, sui loro testamenti, su
certi tipi di affreschi e di iconografie presenti sulle strade, sull’esistenza di confraternite e di ospedali
intitolati al santo e costruiti proprio per soccorrere i pellegrini.
70
concessione di celebrare un Anno Santo Compostellano con le stesse indulgenze di
quello santiaghese140 .
Infine, sempre nel 2004, in un periodo che va dal 5 al 26 marzo, si sono svolti
alcuni incontri sul tema: "Camino di Santiago, cammino di fede", nell’ambito delle
proposte per la Quaresima 2004. Importante è stato l’intervento di Giuseppe Patti,
priore per il Trentino, che ha proiettato una serie di diapositive sul tema: La Via
Lattea “Dai Pirenei all’Oceano Atlantico sul Camino di Santiago di Compostela”
Altro personaggio di spicco, Davide Gandini141 , priore per la Liguria, che ha tenuto
un incontro sulle motivazione che spingono il pellegrino ad abbandonare i propri
luoghi per recarsi ad limina sancti Jacobi .
140
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San
Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 3.
141
Davide Gandini è l’autore de Il Portico della Gloria: Lourdes, Santiago de Compostela, Finisterre
a piedi, 1luglio – 18 agosto 1992 , prefazione di Paolo Caucci Von Saucken, EDB, Bologna, 1996. Il
titolo evoca il portico romanico che immette nella Basilica di Santiago de Compostela. Il volume si
presenta come il diario di un pellegrinaggio a piedi, compiuto dallo stesso autore, da Lourdes a
Santiago de Compostela e Finisterre realizzato dal 1 luglio al 18 agosto 1992.
71
3 Le Statistiche Ufficiali
3.1
Sviluppo del pellegrinaggio tradizionale a Santiago negli ultimi 15 anni,
dal 1989 al 2003.
Dopo la stasi degli anni a cavallo delle due guerre mondiali (i regimi, le
occupazioni, il sospetto e l’impossibilità talvolta delle più elementari forme di
solidarietà), all’inizio degli anni ‘70 arrivavano a Santiago 200 pellegrini l’anno;
dieci anni dopo la media era salita a 700: nell’88 sono stati 3.000 di cui più di
cinquanta erano italiani 142 . Dalle statistiche vedremo che il pellegrinaggio ad limina
Santi Jacobi registrerà affluenze sempre crescenti, e anche laici dichiaranti ne
subiscono il fascino, un fascino che parla di identità europea e rende parte di
un’antichissima tradizione comune. Abbiamo deciso di prendere in considerazione i
dati degli ultimi quindici anni, dal 1989143 , dato che le cifre più rilevanti le
riscontriamo proprio a partire da quell’Anno Santo Compostelano, fino al 2003. I
dati si riferiscono ai pellegrini che giungono a Santiago e ritirano la “Compostela”144
nell’Ufficio del Pellegrino145 dove vengono schedati: viene fatto loro compilare un
registro in cui si chiede nome, cognome, età, provenienza, modo del viaggio e
motivazione. Inoltre, ogni anno a gennaio vengono pubblicati i dati del
pellegrinaggio dell’anno precedente sulla rivista Compostela146 . Nel grafico 1 viene
mostrato lo sviluppo del pellegrinaggio dal 1989 al 2003. Se nel 1989 il numero dei
pellegrini era di 5.760, nel 2003 arriva a 74.614147 . E’ interessante vedere come negli
Anni Giubilari 1993 e 1999 il numero di pellegrini ha avuto una impennata
straordinaria: del 918,39% nel ’93 rispetto al ’92 e del 413,2% nel ’99 rispetto al ‘98.
Soltanto nell’Anno Giubilare del 1989 il numero è ancora piccolo, poiché il
Cammino aveva appena cominciato a diventare di interesse europeo e non solo 148 .
142
Due sono partiti da Firenze, a piedi fino alla meta. Celletti Virglio, “La via italiana a Santiago”,
Chiesa, mercoledì 19 luglio 1989, p. 11.
143
Sul sito ufficiale dell’Arzobispado de Santiago de Compostela, www.archicompostela.org, nel link
dedicato alle statistiche, i dati sugli anni pubblicati partono dal 1985/6.
144
Sappiamo già che per ottenere la “Compostela” è necessario dichiarare il motivo religioso o
religioso-culturale ed aver percorso gli ultimi 100 km a piedi o a cavallo e 200 in bici.
145
Il numero dei pellegrini viene rilevato anche nelle Associazioni e nei rifugi. Nel primo caso si fa
compilare un questionario e successivamente si trasformano i risultati elaborati in rappresentazioni
statistiche. Nel secondo invece, si annotano soltanto i pellegrini su di un registro.
146
E’ una rivista trimestrale dell’Arciconfraternita dell’Apostolo San Giacomo.
147
Per vedere tutte le tabelle corrispondenti dalle quali ho elaborato i grafici, vedi
www.archicompostela.org.
148
Vai al Capitolo 2, par. 2.3, “Le cause del ‘boom’ del Cammino di Santiago”.
72
160.000
Numero pellegrini
140.000
120.000
100.000
80.000
60.000
40.000
20.000
19
90
19
91
19
92
19
93
19
94
19
95
19
96
19
97
19
98
19
99
20
00
20
01
20
02
20
03
19
89
0
Grafico 1 Sviluppo del pellegrinaggio tradizionale negli ultimi 15 anni, dal
1989 al 2003. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de
Compostela.
Tuttavia, tra ogni anno giubilare le cifre crescono per gradi, con una
progressione che non accenna a fermarsi. A tal proposito, nel grafico 2 è possibile
confrontare la progressione dei pellegrinaggi, esclusi gli Anni Compostelani 1993 e
1999.
80.000
70.000
60.000
50.000
40.000
30.000
20.000
10.000
0
1989
1990
1991
1992
1994
1995
1996
1997
1998
2000
2001
2002
2003
Pellegrini
Grafico 2 Evoluzione dei pellegrini negli ultimi 15 anni, tranne il 1993 e il 1999.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
Si può notare effettivamente l’evoluzione costante di questa peregrinazione. Gli
anni in cui si registra un incremento maggiore sono dal 1998 al 2000, con un numero
di pellegrini che va dai 30.126 ai 55.004.
73
3.2
Distribuzione dei pellegrini secondo i mesi, il sesso, l’età, la professione, la
nazionalità d’origine, il mezzo di locomozione usato e la motivazione.
I mesi estivi sono i preferiti dai pellegrini, dove i rifugi e gli alberghi sono
letteralmente presi di assalto. Perciò può diventare difficile offrire in quel periodo la
dovuta attenzione ai camminanti. I mesi invernali invece, a causa del freddo ostile
che caratterizza diversi tratti del Cammino, sono i meno frequentati.
dicembre
novembre
ottobre
settembre
agosto
luglio
giugno
maggio
aprile
marzo
febbraio
gennaio
0
20.000
40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 140.000 160.000 180.000 200.000
numero pellegrini
Grafico 3 Distribuzione dei pellegrini secondo i mesi. Elaborazione propria1 4 9. Non
sono inclusi i dati dell’anno 2002. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
Nel grafico 3 vediamo la distribuzione dei pellegrini nei diversi mesi e durante
gli ultimi 15 anni, compresi quelli Santi. Nella griglia spiccano subito i colori rosso e
verde, rispettivamente agosto (30,74%) e luglio (26,02%) nei quali si concentra la
maggior parte di coloro che percorrono il Cammino, seguiti da settembre (12,94%) e
giugno (8,77%). In realtà il pellegrinaggio inizia ormai con la Settimana Santa e
termina con la festività dei Morti, anche se a dicembre sfidando vento, pioggia e
neve ne sono giunti 6.579 (1,12%). Dell’anno 2002 non sono stati pubblicati i dati
dall’Arzobispado de Santiago de Compostela, sappiamo solo che i pellegrini sono
stati 68.952 in totale, mentre nel 2003 erano 74.614, registrando un aumento del
7,59% 150 .
149
I risultati sono stati ottenuti sommando la cifra di ogni mese per ogni anno nella tabella del sito
dell’Arzobispado.
150
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San
Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 5.
74
Nel grafico 4 rappresentiamo l’evoluzione del numero dei pellegrini in base al
Uomini
20
03
20
02
20
01
20
00
19
98
19
99
*
19
97
19
96
19
95
19
94
19
93
19
92
19
91
100.000
90.000
80.000
70.000
60.000
50.000
40.000
30.000
20.000
10.000
0
19
90
numero pellegrini
sesso e durante gli anni, dal 1990 al 2003.
Donne
Grafico 4 Evoluzione dei pellegrini secondo il sesso, dal 1990 al 2003. Fonte: Elaborazione
propria, in base ai dati pubblicati dall’Arzobispado de Santiago de Compostela.
In questo grafico vediamo la crescita persistente dell’elemento femminile sul
Cammino di Santiago, ormai giunta quasi al 40%. Dei 652.290 totali, 401.261 sono
uomini e 251.211 donne. Queste raggiungono l’apice negli Anni Compostelani
(come gli uomini), passando dai 32.548 del 1993 ai 68.284 del 1999.
I dati indicano che continua ad essere un pellegrinaggio realizzato dai giovani.
Anche in questo caso abbiamo escluso intenzionalmente coloro che risultano come
“non compare”. I dati del 2002 non sono stati pubblicati. Comunque, in base alla
tabella ufficiale che espone la distribuzione dei pellegrini in base all’età e nei diversi
anni, dal 1989 al 2003, abbiamo costruito il seguente grafico.
160.000
140.000
120.000
100.000
80.000
60.000
40.000
20.000
0
0-10
undici-15
16-20
21-30
31-40
41-50
51-60
61-70
oltre 71
età
Grafico 5 Evoluzione dei pellegrini secondo l’età. Elaborazione propria.
Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
75
Notiamo qui l’evoluzione dei pellegrini a seconda dell’età. Anche se ogni tappa
della vita è ben rappresentata, per le ovvie difficoltà che il Cammino comporta, i
giovani tra i 21 e i 30 sono 158.095 e rappresentano la maggioranza di coloro che
giungono a Santiago. Si registrano cifre molto più alte negli Anni Santi (30.307 nel
1993 e 38.409 nel 1999), il che è dovuto anche agli incontri dei giovani organizzati
dal Papa 151 . C’è uno scarto minimo tra la fascia d’età compresa nei 31-40 (102.966) e
quella dei 16-20 (102.472). La quantità di pellegrini tra i 41-50 (87.282) e 51-60
(61.281) è sicuramente inferiore, ma non ha mai smesso di crescere in modo costante
negli anni considerati. Lo stesso vale per le categorie 61-70 (28.915),“over 70”
(3.171) e 0-10 (2.667) 152 . Per dare un’idea in percentuale, abbiamo deciso di
raggruppare alcune fasce d’età nella prossima rappresentazione.
6%
51%
43%
< 30
30-60
> 60
Grafico 6 Evoluzione dei pellegrini secondo l’età, in %. Elaborazione
propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.153 .
I minori di 30 anni figurano come il 51%, dai 30 ai 60 anni sono il 43%, i
maggiori di 60, il 6%. In ogni caso, per realizzare il Cammino, è necessario disporre
di un certo tempo. Sebbene non tutti cominciano da Roncesvalle, quelli che lo fanno
impiegano circa un mese o un mese e mezzo per arrivare fino a Santiago di
Compostela. In base alle cifre ufficiali dal 1991 al 2003, si ricava il grafico (7) dei
pellegrini in base alla professione.
151
Vedi Capitolo 2, paragrafo 2.3.1.
La sottoscritta stessa ha incontrato l’estate scorsa molti bambini ed anziani nel Cammino.
153
Vedi la tabella di elaborazione propria corrispondente, su base dei dati pubblicati in una tabella
dell’Arzobispado de Santiago de Compostela.
152
76
1%
1%
1%
5%
3%
4% 1%
9%
10%
7%
6%
36%
11%
Casalinghe
Studenti
Operai
Tecnici
Pensionati
5%
Dirigenti
Funzionari
Professori
Sacerdoti
Altri
Impiegati
Liberi professionisti
Preti/suore
Oikoten
Grafico 7 Pellegrini secondo la loro professione, in percentuale.
Elaborazione propria1 5 4. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
Si nota chiaramente che gli studenti sono i più numerosi, rappresentando il 36%
del totale, mentre l’11% sono liberi professionisti, il 10% sono impiegati, il 9% sono
tecnici, il 7% sono professori. I pensionati, che anche sul Cammino dimostrano la
presenza attiva che hanno nella società, sono il 5%, dimostrando come sia giusto
sostituire la dizione di “terza età” con quella di “età del tempo libero” 155 . Tempo
libero hanno anche le casalinghe, il 4%, ecc. La categorie con meno rappresentanti
riguardano i preti, le suore ed i sacerdoti con l’1%. Ma tra questi vi sono anche gli
“OIKOTEN” (1%): si tratta di un programma, tutt’ora in vigore nei Paesi Bassi, che
prevede come tipo di pena riabilitativa per giovani disadattati (a loro si riferisce la
categoria) la realizzazione del pellegrinaggio. Ma vediamo ora nel grafico 8 la
provenienza geografica di questi “camminanti” che arrivano da ogni parte, sono di
tutte le età e classe sociale. Le statistiche ci aiuteranno a capirne qualcosa di più sulla
450.000
400.000
350.000
300.000
250.000
200.000
150.000
100.000
50.000
0
Spagna
Francia
Germania
Italia
Belgio
Olanda
Svizzera
Inghilterra
Usa
Austria
Portogallo
Irlanda
Europa
Africa
America
Canada
Asia
Paesi
Oceania
Altri
numero pellegrini
loro nazionalità di origine.
Grafico 8 Pellegrini secondo la nazionalità d’origine(1989-2003)156.
154
Mancano i dati del 2002.
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San
Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, p. 5.
156
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
155
77
La maggior parte giungono dall’Europa. Tuttavia, pellegrini di 91 paesi dei
cinque continenti chiesero ed ottennero la “Compostela” nell’ultimo Anno Santo del
XX secolo 157 . Gli spagnoli rappresentano il 76% dei pellegrini, ma in alcune stagioni
dell’anno, soprattutto in primavera ed autunno, vengono superati dagli stranieri. Tra
questi i gruppi più numerosi sono i francesi (5%), i tedeschi (4%), e gli italiani 158
(2%). Stanno aumentando gli inglesi (5.951), il “resto d’Europa” (2.570) ed i
portoghesi (5.114). Ultimamente sembra stabilizzarsi l’ondata d’oltre oceano,
influenzata negli anni passati dalle mode New Age. I più numerosi giungono
dall’America-latina (8.480), seguita dagli Stati Uniti159 (6.524), dal Canada (4.791),
dai “Paesi Nordici” (2.159), dall’Oceania (1.220) e perfino dall’Asia (751).
Riguardo al modo di compiere il Cammino, possiamo dichiarare che
camminare e pedalare sono i mezzi più usati dai pellegrini. Lo possiamo notare
anche nel grafico 9, progettato tenendo conto dei dati ufficiali del Registro de la
Oficina de Acogida de Peregrinos che comprendono gli anni dal 1989 al 2003.
80,00%
76,39%
70,00%
60,00%
50,00%
%
40,00%
30,00%
22,88%
20,00%
10,00%
0,46%
0,28%
0,00%
A piedi
Bici
Cavallo
Altro
Grafico 9 Distribuzione dei pellegrini secondo il mezzo di locomozione
usato, in %. Fonte: Elaborazione propria160.
157
Cardaillac Luis, Santiago Apostol, el Santo de los dos mundos, pròlogo de Jose Marìa Murià, El
Colegio de Jalisco, Jalisco, 2002, p. 323.
158
Nel 2003 l’Italia è al primo posto per i sacerdoti che concelebrano nella cattedrale di Santiago.
Sono esattamente 634, ai quali corrispondono anche il maggior numero di gruppi organizzati che
arrivano a Santiago in pullman, molti dei quali in un tour che prevede anche Fatima. SANTIAGO foglio di informazione…op. cit., p.5.
159
Numerosi americani hanno “scoperto” il Cammino di Santiago grazie alle imprese di una loro
pellegrina ultracinquantenne, l’attrice Shirley MacLaine: è grazie alle proprie memorie raccontate nel
suo libro The Camino, a journey of the spirit (Paperback, 2001) che numerose persone del Nuovo
Mondo si riversano ogni anno nella Vecchia Europa per percorrere centinaia di miglia. Io stessa ho
conosciuto ed intervistato una giovane americana che ha deciso di intraprendere il Cammino dopo
aver letto il suddetto libro.
160
Abbiamo omesso dai nostri calcoli coloro che sono stati registrati come “non risposto”.
78
Il 76,30% percorre il Cammino a piedi , mentre il 22,88% lo fa in bici e solo lo
0,46% va a cavallo. Sono pochissimi anche coloro che arrivano via mare (0,28%), a
differenza del medioevo. Esiste un incremento notevole in quanto al peregrinare a
piedi: lo vediamo meglio nel grafico 10.
140000
numero pellegrini
120000
100000
80000
60000
40000
20000
19
89
19
90
1.9
91
19
92
19
93
19
94
19
95
19
96
19
97
19
98
19
99
*
20
00
20
01
20
02
20
03
0
A piedi
Bici
Cavallo
Altro
Grafico 10 Evoluzione dei pellegrini in base al mezzo di locomozione usato, dal
1989 al 2003. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
Dalle tabelle calcoliamo che si passa dal 63% nel 1991 all’81% nel 2003. Di
conseguenza registriamo un calo nell’utilizzo della bici, dal 36% nel 1991 al 18% nel
2003, che raggiunge quasi un 36% solo nell’Anno Santo del 1993.
Ma perché le persone decidono di intraprendere il Cammino di Santiago? Le
statistiche ci aiutano a capire meglio anche questo aspetto. Nel grafico 11 abbiamo
calcolato l’evoluzione dei pellegrini in base alla motivazione, considerando gli anni
dal 1989 al 2003.
140000
numero pellegrini
120000
100000
80000
60000
40000
20000
Religioso
Rel-Culturale
20
03
20
01
20
02
20
00
19
97
19
98
19
99
*
19
95
19
96
19
94
19
92
19
93
19
90
1.9
91
19
89
0
Culturale
Grafico 11 Evoluzione dei pellegrini secondo la motivazione, dal 1989 al 2003.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
79
Su di un totale di 652.920 pellegrini censiti a Santiago in questi ultimi quindici
anni, 438.914 (67%) hanno dichiarato una motivazione religiosa, 190.869 (29%)
religioso-culturale e 32.319 (4%) solo quella culturale. Come vediamo chiaramente, i
dati evidenziano il significato religioso del Cammino, indifferentemente da ciò che
registrano i pellegrini. Gli Anni Santi sono di maggiore dedizione religiosa, mentre
allo stesso tempo decresce la giustificazione solo culturale.
4%
29%
67%
Religioso
Rel-Culturale
Culturale
Grafico 12 Pellegrini secondo il motivo, in %. Elaborazione propria. Fonte:
Arzobispado de Santiago de Compostela.
Con il grafico 12 abbiamo voluto dare le motivazioni dei pellegrini in
percentuale. Il motivo religioso rappresenta il 67%, quello religioso-culturale il 29%,
mentre appena il 4% ha dichiarato di aver fatto il Cammino solo per ragioni culturali,
ottenendo per tale motivo solo un elegante biglietto di benvenuto, ma non la
Compostela che viene rilasciata, come sappiamo, solo per devotionis causa. Ma in
conseguenza del fatto che si elaborano le cifre di quei pellegrini che vengono
registrati solo a Santiago, il numero reale potrebbe risultare differente. Tali
differenze possono avere delle valide spiegazioni. Ad esempio, alcuni tra quelli che
partono da Roncesvalles non giungono a destinazione e modificano così il risultato
delle cifre finali. Inoltre, c’è da dire che a Santiago vengono registrati quelli che
chiedono la “Compostela”, perciò spariscono facilmente altri interessi come lo sport.
Succede ancora che ogni anno il Cammino accolga ogni tipo di persona che voglia
anche solo uscire dalla preoccupazione della quotidianità e che sia disposta a nuove
avventure. Per alcuni può essere ad esempio la ricerca di Dio, per altri, quella di se
stesso attraverso gli altri e con la natura.
80
3.3
I dati ufficiali di marzo del 2004 dell’Ufficio del Pellegrino.
Durante il mese di marzo nell'Ufficio del Pellegrino ricevono la Compostela
3.080 pellegrini. Di questi pellegrini, 1.261 (40,04%) sono donne e 1.819 uomini
(59,06%). A piedi sono arrivati in 2.842, in bicicletta 198 e 40 a cavallo. Nel
prossimo grafico possiamo vedere meglio la corrispondenza tra i risultati con le
percentuali.
92,27%
100,00%
90,00%
80,00%
70,00%
60,00%
%
50,00%
40,00%
30,00%
6,43%
20,00%
1,30%
10,00%
0,00%
A piedi
bici
cavallo
Grafico 13 Distribuzione dei pellegrini secondo il mezzo di locomozione
usato nel marzo 2004, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de
Santiago de Compostela.
Anche nel suddetto mese, come negli anni passati, abbiamo la conferma che
sempre più persone scelgono di compiere il Cammino nella maniera tradizionale (a
piedi), il 92,27%, mentre in bici il 6,43% ed a cavallo l’1,30%.
In quanto all’età, troviamo i dati già suddivisi nelle fasce che abbiamo
riproposto nel grafico da noi elaborato.
5,36%
40,81%
52,99%
< 30
30-60
> 60
Grafico 14 Distribuzione dei pellegrini secondo l’età nel marzo 2004, in %.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
81
In questo mese notiamo che si è ingrandito il gruppo dei 30-60 con 1.632
pellegrini (52,99%) a scapito dei 1.257 <30 (40,81%) e dei 165 >60 (5,36%).
Evidentemente le persone che lavorano stanno aumentando nel Cammino, e optano
per il Cammino rinunciando magari alle “normali” vacanze con la formula del “tutto
compreso”161 . Riguardo alla professione, presentiamo la tabella 1 grazie alla quale
possiamo affermare che il gruppo più numeroso rimane quello formato dagli
studenti:
N°Pellegrini
%
Studenti
820
26,62%
Operai
377
12,24%
Impiegati
353
11,46%
Liberi professionisti
341
11,07%
Tecnici
279
9,06%
Tabella 4 Distribuzione dei pellegrini secondo le professioni nel marzo 2004. Elaborazione
propria162 . Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
Per quanto concerne la nazionalità, la maggior fetta spetta sempre agli
Spagnoli, con 2.679 unità (86,98%), mentre gli stranieri sono solo 401 (13,02%).
86,98%
90,00%
80,00%
70,00%
60,00%
%
50,00%
40,00%
30,00%
13,02%
20,00%
10,00%
0,00%
spagnoli
stranieri
Grafico 15 Distribuzione dei pellegrini secondo la nazionalità nel marzo 2004,
in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
161
Le tante agenzie turistiche che promettono viaggi avventurosi ad esempio nei safari africani e che
sbandierano la formula del “tutto compreso”, non sanno forse che quest’ultima risale al Trecento.
Furono infatti gli armatori veneziani a inventarla per le migliaia di pellegrini che ogni anno si
recavano in Gerusalemme partendo da Venezia. L’offerta consisteva in una sorta di “Terra santa
andata e ritorno”, che includeva il viaggio vero e proprio, la guida per le varie visite ai luoghi sacri, i
pernottamenti e il ristoro nelle locande e persino il compenso per l’esecutore del testamento visti i
pericoli dell’epoca in cui facilmente poteva incappare. Cepeda Fuentes Martina, Il Giornale, martedì 3
giugno 1997.
162
Non si hanno le cifre né le percentuali delle altre professioni (es. casalinghe, professori, pensionati,
ecc.). La percentuale è stata calcolata sul totale di 3.080 (pellegrini registrati nel mese di marzo).
82
Nelle tabelle 2 e 3 invece, vediamo rispettivamente la provenienza degli
spagnoli e degli stranieri.
Spagnoli
Galizia
Madrid
N°pellegrini 1.138
%
48,48%
303
11,31%
CastLeòn
323
10,48%
Valencia
159
5,94%
Andalucìa Catalogna
147
5,49%
128
4,78%
Tabella 5 Distribuzione dei pellegrini spagnoli per provenienza nel marzo 2004. Elaborazione
propria163 . Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
Stranieri N°pellegrini
%
Germania Inghilterra USA Francia Portogallo Italia Canada
113
30
30
23
20
20
18
3,67%
3,97%
0,97% 0,75%
0,65% 0,65% 0,58%
Tabella 6 Distribuzione dei pellegrini stranieri per provenienza nel marzo 2004 . Elaborazione
propria164 . Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
Vedendo il grafico 16, capiamo subito che anche in questo Anno Santo
Compostelano 2004 il motivo religioso prevale sugli altri.
5,42%
22,18%
72,40%
Religiosa
Rel-Culturale
Solo Culturale
Grafico 16 Distribuzione dei pellegrini secondo la motivazione nel marzo 2004,
in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
Con questa tabella vediamo invece da dove decidono di partire i pellegrini,
sempre nel mese di marzo.
Sarria
N°pellegrini 650
%
21,10%
O’Cebreiro Tuy
Roncesvalles Leòn Ponferrada Astorga
548
324
215
151
143
127
17,79%
10,52%
6,95%
4,90%
4,64%
4,12%
Tabella 7 Distribuzione dei pellegrini secondo il posto di uscita nel marzo 2004. Elaborazione
propria165 . Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
Le statistiche sembrerebbero indicare che la maggior parte dei pellegrini inizia
il cammino a Sarria, ovverosia dagli ultimi 100 chilometri necessari per ottenere la
sospirata Compostela. I ciclisti salgono preferibilmente da Ponferrada poiché dista
205,4 km da Compostela 166 . In realtà la maggior parte inizia il cammino dai Pirenei,
163
164
165
166
Non ci sono i dati delle Isole Canarie, Asturie, Paesi Baschi e delle Baleari.
Non ci sono i dati di Messico, Austria, Paesi Nordici, Belgio e Giappone.
Non si hanno cifre sui pellegrini partiti da Ferrol, Pamplona, Oviedo, ecc.
“ Guìa del Peregrino”, Camino de Santiago, Junta de Castilla y Leòn, Sotur S.A., 2003.
83
poiché le statistiche distinguono tra coloro che iniziano a Saint-Jean-pie -de-Port e
quelli che partono da Roncisvalle, che dovrebbero essere considerati non solo
separatamente, ma anche nel loro insieme. Nella tabella 5 ritroviamo il Cammino più
battuto dai pellegrini, quello Francese, che rimane sempre il preferito da percorrere,
si tratti di motivi spirituali, culturali o sportivi.
Tipo di
Cammino
Marzo
%
Francese Portoghese
2.323
75,42%
FisterraMuxìa
411
13,34%
Via de la
Plata
95
C. del
Nord
110
3,57%
Inglese Primitivo
3,08%
Tabella 8 Cammini seguiti dai pellegrini nel mese di marzo del 2004. Elaborazione propria167. Fonte:
Arzobispado de Santiago de Compostela.
3.4
I dati ufficiali di giugno e del primo semestre del 2004 da parte della
Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo.
I dati definitivi del mese di giugno del 2004 ci annunciano che sarà un anno
storico. Secondo la Consellerìa de Cultura, il numero di pellegrini che ha utilizzato
le strutture dei Cammini è arrivato fino a 47.330, ai quali si devono aggiungere gli
11.300 che hanno pernottato negli accampamenti e centri sportivi aperti apposta per
l’evento.
numero pellegrini
47.330
50.000
45.000
40.000
35.000
30.000
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
0
11.300
Strutture alberghiere
Accampamenti, centri
sportivi
Grafico 17 Distribuzione dei pellegrini a seconda del tipo di struttura utilizzata
nel Cammino nel giugno 2004 . Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de
Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo.
167
Gli spazi lasciati in bianco sono dovuti alla mancanza di dati.
84
Con la tabella 6 cerchiamo di capire quanti pellegrini hanno pernottato nelle
strutture alternative predisposte dalla Xunta nei diversi Cammini.
N°pelleg. nei
centri sportivi
N°pelleg
negli
accampam.
Francese
Portoghese
Fisterra-Muxìa
Inglese
Via de la Plata
6.100
1.700
700
400
300
2.100
Tabella 9 Distribuzione dei pellegrini nelle strutture alternative dei Cammini nel giugno 2004.
Elaborazione propria1 6 8. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo.
Nella tabella 7 invece vediamo quanti pellegrini hanno dormito nelle strutture
tradizionali (alberghi) dei Cammini.
N°pelleg
negli
alberghi
Francese
Portoghese
FisterraMuxìa
Inglese
Via de
laPlata
C. del
Nord
37.300
3.157
2.097
302
2.754
1.720
Tabella 10 Distribuzione dei pellegrini nelle strutture tradizionali dei Cammini nel giugno 2004.
Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo.
Secondo i dati dalla Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo,
181.398 pellegrini hanno usufruito, nel primo semestre dell’anno jacobeo 2004,
degli alberghi o di alloggi alternativi messi a disposizione dalla Xunta nei Cammini
di Santiago. Si tratta di una quantità che supera di 69.890 quelli registrati nel
precedente Xacobeo ’99, praticamente un 62,6% in più.
Ma questa cifra raggiunge i 250.000 se si tiene conto delle persone che
utilizzano alloggi turistici, case particolari o private, al di fuori del controllo della
Consellerìa 169 . Nel complesso vediamo ora il Cammino più attraversato, prima con
una tabella, e poi con un grafico per rendere più evidenti le cifre trasformate in
percentuali.
N° pelleg.
Francese
Portoghese
141.497
17.937
Fisterra
V.de la
C. del
Muxìa
Plata
Nord
7.402
7.199
4.006
Inglese
Primitivo
2.181
1.176
Tabella 11 Distribuzione dei pellegrini nei diversi Cammini nel primo semestre 2004. Elaborazione
propria170 . Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn So cial e Turismo.
168
169
170
Gli spazi bianchi sono dovuti alla mancanza di dati.
N. M., “La Ruta francesa se queda pequena”, La Voz de Galicia , domenica 25 luglio 2004, p. 18.
I dati sono stati presi da La Voz de Galicia , domenica 25 luglio 2004.
85
80%
78%
70%
60%
50%
% 40%
30%
20%
10%
9,89%
0,04%
3,97% 2,21% 1,20%
0,65%
0%
Francese Portoghese FisterraMuxìa
Via de la C. del Nord Inglese
Plata
Primitivo
Grafico 18 Distribuzione dei pellegrini nei diversi Cammini nel primo semestre 2004.
Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo.
Questa realtà che si è riscontrata nella prima metà dell’anno, si è ripresentata
nel mese di luglio, superando perfino le previsioni più ottimistiche.
In ogni caso, gli stessi pellegrini si lamentano per il gran numero di persone che
si è riversata quest’anno sulle vie del Cammino, perché fanno di modo che non si
possa usufruire di tutti i vantaggi e delle comodità che di solito si trovano nei rifugi
quando ci sono meno persone; ma questo è il prezzo che bisogna pagare per arrivare
a Compostela attraverso la Porta Grande.
Proviamo ora a confrontare velocemente le cifre del primo semestre del
precedente Xacobeo ’99 con quelle dello Xacobeo 2004. Se nel 2004 sono state
141.497 le persone del Cammino Francese, nel 1999 furono 102.975. Nel Cammino
Portoghese nel ‘99 sono stati 4.268, quest’anno 17.937. In un anno non giubilare
invece, come lo scorso 2003, il numero non raggiungeva gli 80.000 pellegrini. Il
totale dei Cammini a Compostela raggiunse una cifra globale di pellegrini di
111.558 nei primi sei mesi del ’99, che quasi si è duplicata nel 2004 con oltre
181.000. Con il grafico 19 abbiamo voluto evidenziare la differenza tra i due Anni
Xacobei.
86
181.398
numero pellegrini
200.000
150.000
111.558
100.000
50.000
0
Xacobeo 1999
Xacobeo 2004
Grafico 19 Evoluzione a confronto dei pellegrini nel precedente Xacobeo 1999
e di quelli nello Xacobeo 2004. Elaborazione propria171. Fonte: Consellerìa de
Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo.
In conclusione sembra che il trend degli ultimi anni continui a svilupparsi
secondo una linea costante. Nel Cammino vi è una sempre più crescente affluenza da
parte di donne, insieme ad una continua presenza di persone d’oltre oceano
(latinoamericani e statunitensi principalmente). Tra gli europei sono in aumento gli
italiani, gli inglesi ed i portoghesi, favoriti anche dalla vicinanza geografica con la
Spagna, mentre poco rilevante è il flusso di pellegrini provenienti dai paesi dell’est
Europa anche se si è visto dai dati esaminati che sono in costante aumento172 . Negli
ultimi anni poi sono aumentati in modo considerevole i giovani ed i giovanissimi,
ossia gli studenti, ma sono sempre più anche gli impiegati che utilizzano il proprio
tempo libero per provare un’esperienza fuori dal comune. La maggior parte dei
peregrini preferisce percorrere le strade giacobee a piedi e pernottare negli alberghi o
nei rifugi preferendoli agli alloggi secondari come i centri sportivi messi a
disposizione dalla Xunta.
In quanto alle motivazioni, quella religiosa rimane la principale mentre le altre
vengono spesso “camuffate” al momento di chiedere la “Compostela” nell’Ufficio
del Pellegrino. Per concludere, si è registrato un flusso maggiore di pellegrini nel
Cammino soprattutto negli Anni Santi Compostellani, anni in cui i pellegrini si
sentono particolarmente motivati ad affrontare un simile sforzo.
171
I dati si possono trovare anche in N. M., “La Ruta francesa se queda pequena”, La Voz de Galicia,
domenica 25 luglio 2004, p. 18.
172
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della Confraternita di San
Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004.p. 5.
87
4 Il pellegrinaggio nel XXI secolo
4.1
4.1.1
Pellegrini moderni vs. pellegrini medievali
La mia rilevazione sul campo
“Caminante son tus huellas
el Camino y nada màs.
Caminante no hay Camino,
se hace el Camino al andar.
Al andar se hace Camino,
y al volver la vista atràs,
se ve la senda
que nunca se va a volver a pisar.
Caminante no hay Camino
sino estrellas en el mar173.”
A luglio del 2004 ho realizzato personalmente il Cammino di Santiago a piedi.
Mi trovavo in Spagna, a Salamanca precisamente, per una borsa di studio Erasmus e
questa occasione ha rappresentato lo spunto di partenza per il pellegrinaggio.
Per me si è trattata di un’esperienza completamente nuova, e nonostante fossi
abituata a viaggiare anche da sola sapevo che questa volta sarebbe stato diverso: non
c’era niente di organizzato e perciò non riuscivo ad immaginare in quale magnifica
“avventura” mi sarei imbattuta.
Ho intrapreso il percorso da Ponferrada174 , effettuando gli ultimi 200 Km del
Camino Francès ed arrivando a Santiago de Compostela dopo circa una settimana 175 .
E’ stata davvero un’esperienza unica quella di assumere la condizione di
“pellegrino”, come hanno fatto migliaia di persone in tutti questi secoli. I pellegrini
che ho incontrato lungo il Cammino provenivano da molte nazioni dell’Europa
(Francia, Germania, Olanda, It alia), dall’Est-Europa (Ungheria, Lituania) e anche
d’oltreoceano (Stati Uniti, Canada, Argentina). Naturalmente i più numerosi sono gli
spagnoli che più degli altri percorrono a piedi anche solo una parte dell’intero
173
La poesia è di Antonio Machad; vedi www.xacobeo.es.
Si trova nella provincia di Leòn, poco distante dal confine con la Galizia; deve il suo nome ad un
ponte del XII secolo costruito per i pellegrini che dovevano oltrepassare il fiume Sil.
175
Per il racconto dettagliato vedi in “Appendice” il mio diario personale del Cammino di Santiago.
174
88
cammino 176 . Alcuni tra loro hanno partecipato alla mia ricerca accettando di
dedicarmi un po’ del loro tempo. Così, munita del mio fedele registratore ho ricavato
trenta interviste complete in tre lingue diverse (spagnolo, italiano, inglese), di una
durata che va dai dieci ai trenta ed oltre minuti l’una 177 . Mi sono sentita in dovere di
tradurre il tutto in italiano di modo che chiunque possa comprenderne i contenuti.
Per quanto riguarda il questionario178 ho posto dodici domande ai pellegrini, di
cui due sono “hospitaleros”. In generale ho cercato di porre gli stessi quesiti, non
nello stesso ordine ma in base ai racconti di ognuno di loro; a volte ne ho modificati
o sostituiti alcuni proprio per cercare di capire meglio le loro motivazioni ai fini della
mia analisi. L’intento era anche quello di farmi descrivere delle storie particolari, un
po’ per mia curiosità ma forse perché io stessa volevo saperne di più sul Cammino e
poi per scovare le divergenze tra i pellegrini moderni e quelli antichi.
Non ho voluto imporre un questionario scritto ai pellegrini pensando che se
avessi dato loro da scrivere, soprattutto la sera quando si è veramente stanchi, non
avrei certamente avuto la loro disponibilità e la loro cortesia nel rispondere alle mie
richieste. Ho cercato di immedesimarmi nel “fisico” fiaccato dal cammino oltre che
nello spirito del pellegrino. Infatti ho avuto ragione perché grazie al registratore i
pellegrini non hanno fatto alcuna fatica a collaborare; all’inizio erano piuttosto stupiti
perché mi scambiavano addirittura per una giornalista, alcuni si vergognavano un po’
ed altri mi consigliavano perfino i soggetti interessanti da intervistare. In tutti
comunque ho visto una certa tranquillità e scioltezza nell’espormi la propria
esperienza, diversi si sono emozionati e a loro volta hanno fatto commuovere me.
Devo ammettere che mi sentivo anche un po’ psicologa visto che con me la gente si è
aperta totalmente, ha messo “a nudo” una delle parti più nascoste del proprio io. Una
delle esperienze più interessanti che mi è capitato di sperimentare personalmente è il
rapporto che si instaura fra i pellegrini lungo il percorso e soprattutto nei rifugi al
pomeriggio e di sera: è in quei momenti che ho dialogato con la stragrande
maggioranza delle persone dato che nella prima parte del giorno dovevamo dosare le
nostre energie per completare le tappe. Talvolta mi è capitato di approfittarne durante
176
Secondo il giornale La Voz de Galicia , il primo pellegrino ad entrare in Galizia in quest’Anno
Santo è stato il professore giapponese Kenichi Michimata, che è entrato in O’Cebreiro l’uno gennaio
alle ore sei del pomeriggio. Michimata, che è partito da Saint Jean Pied de Port, ha dichiarato di fare il
Cammino in ricordo e in omaggio a San Francisco Javier, evangelizzatore del Giappone.
www.amigosdelcamino.com.
177
La lista dell’elenco dei pellegrini intervistati ed i loro dati sono nella sezione appendice.
178
Vedi il “Questionario” con le relative domande in appendice.
89
Formattato
le soste nei bar per “catturare” qualche volontario che stava tomando algo (facendo
uno spuntino!) verso mezzogiorno.179
Andiamo quindi ad incontrare questi uomini che continuano a tracciare il
Cammino, quelli che lo rianimano senza sosta con il peso dei loro piedi, proprio
come i pellegrini medievali.
4.1.2
I risultati della rilevazione
Basandomi sull’età ho intervistato pellegrini dai 9 (Cristina) ai 73 anni
(Camilo). Risulta che la maggior parte è compresa nelle fasce dei 21-30 e 31-40, così
come ho dimostrato anche nel terzo capitolo sulle
statistiche ufficiali da me
elaborate. Ho avuto l’occasione d’incontrare parecchi ciclisti, ma ne ho intervistato
solo uno, con altri ho chiacchierato lungo qualche tappa. Questo perché di solito i
ciclisti viaggiano in gruppi e vista la ridotta capacità dei rifugi (soprattutto in Galizia)
che accettano prima di tutto i pellegrini a piedi, essi andavano a pernottare negli
accampamenti o montavano loro stessi la propria tenda.
Ø Domanda 1. Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Ho voluto porre questa prima domanda per sapere innanzitutto se il Cammino
di Santiago è conosciuto anche al di fuori del contesto spagnolo; poi è interessante
scoprire se i pellegrini si sono documentati prima di mettersi in marcia e dove sono
andati a cercare le informazioni necessarie.
Quasi tutti, spagnoli e stranieri, rispettivamente il 73% ed il 26%, hanno detto
di conoscere sin da piccoli la storia dell’Apostolo Santiago; la passione per il
pellegrinaggio viene trasmessa anche dalla famiglia, come nel caso del giornalista
(Pepe) i cui genitori transitarono lungo la rotta jacobea nel lontano 1976. La
maggioranza (80%) si è documentata su Internet prima di partire, soprattutto per
sapere cosa bisognasse portarsi dietro e dove pernottare.
Internet ha decisamente aumentato la quantità d’informazioni a disposizione di
tutti e nel caso del pellegrinaggio a Santiago facilita l’incontro “virtuale” di
esperienze. Infatti molti pellegrini (67%) hanno sentito il bisogno prima di partire di
cercare testimonianze dirette (positive o negative) di precedenti pellegrini, che a mio
parere sono davvero fedeli e rappresentano la bocca della verità. Però in altri cas i
Internet sta prendendo un po’ il posto dei “vecchi” e cari libri: sono in pochi
appassionati infatti che approfondiscono il tema su testi specifici. Un’italiana è
179
In una di queste occasioni la signora Maria (da me intervistata) mi ha offerto un succo d’arancia:
questo a prova della gentilezza della gente che ho conosciuto.
90
rimasta colpita ad esempio dal libro di Paulo Coelho ed ha deciso d’intraprendere
quest’avventura assieme a suo marito. Sono in tanti comunque a portare con sé una
delle tante guide redatte al proposito. In Spagna i media (TV e giornali),
specialmente nel 2004 (Anno Santo Compostellano), hanno parlato molto di ogni
aspetto del Cammino ma il mezzo di diffusione più frequente è il passaparola. I
mezzi di comunicazione hanno “scoperto” il Cammino di Santiago quando oramai
esso rappresentava una tradizione consolidata tra le persone che l’avevano compiuto
o che ne erano venute a conoscenza.
Ø Domanda 2. E’ la prima volta che percorri il Cammino verso Santiago ? E
quali sono le tue motivazioni?
Questa seconda domanda è composta in realtà da due parti: la prima serve per
scoprire se le rotte giacobee sono frequentate più dai veterani del Cammino o da
coloro che lo esperimentano per la prima volta, mentre l’altra rappresenta il fulcro
della mia rilevazione. Proprio basandomi sul titolo della mia tesi “La rinnovata
attualità del Cammino di Santiago”, ho voluto analizzare soprattutto quali possano
essere le motivazioni che spingono oggigiorno migliaia di persone a versarsi sulle
strade spagnole e rinunciare ai comfort a cui la vita quotidiana ci ha abituati. Ciò mi
serve indirettamente per comprendere se le ragioni sono cambiate o se in parte
continuano ad essere le stesse anche col passare dei secoli.
La maggior parte di coloro che hanno risposto alle interviste stava percorrendo
il Cammino per la prima volta (63%). Un ruolo determinante nell’incremento del
numero di pellegrini che percorrevano le strade giacobee lo ha sicuramente avuto
l’Anno Santo. Tuttavia per alcuni pellegrini intervistati non si trattava del primo anno
di pellegrinaggio (37%): per un ragazzo di nome Santiago era la seconda volta
(questa in bici e l’altra a piedi), per gli italiani Giovanni e Valeriano era,
rispettivamente, la terza e la quarta volta: dei veri veterani del Cammino. Per la
signora Cristina si trattava del suo sesto anno consecutivo.
Per quanto concerne le motivazioni, è interessante sottolineare che queste
cambiano ogni volta che s’intraprende nuovamente il Cammino. Sicuramente il
carattere religioso e spirituale è molto vivo tra i pellegrini, ma ce ne sono altri che
purtroppo non compaiono affatto nelle statistiche ufficiali dell’Arzobispado di
Santiago de Compostela. Nella mia indagine invece ho riscontrato i seguenti motivi
che considero altrettanto importanti:
91
♦ storico-culturali;
♦ sportivi;
♦ avventura;
♦ conoscere gente nuova;
♦ conoscere meglio me stesso (una sfida con se stessi);
♦ per mantenere una promessa;
♦ per turismo, anche nel senso di “vacanze gratuite”;
♦ contro la fame e le guerre nel mondo;
♦ per fare un percorso di coppia;
♦ terapia contro la depressione e/o la routine quotidiana.
E’ un po’ difficile capire in che misura queste ragioni siano presenti in ciascuna
persona, ma penso che anche una certa dose di passione sportiva possa aiutare a
sostenere un impegno fisico così severo. Non c’è bisogno di cercare altri mezzi per
fare penitenza diverso da quello che il semplice andare impone. La fatica, la sete, la
fame, l’incertezza di trovare o meno un rifugio nel quale potersi riposare, i disagi
della convivenza con persone sconosciute, i problemi di salute e le piaghe sui piedi,
già sono sufficienti elementi penitenziali.
Giovani ed anziani indifferentemente, hanno voglia di fare nuove amicizie, di
comunicare con gente di qualsiasi razza e credo religioso, di raccontare le proprie
esperienze; di conseguenza si vuole “scappare” da quella che è la vita di ogni giorno.
Concordo pienamente con il commento di un pellegrino: “Si chatta con qualcuno che
sta in Australia e poi non sappiamo parlare con chi è più vicino a noi. Qui quello che
incontro è soprattutto comunicazione che è quello che manca nella nostra vita, nelle
istituzioni, nelle coppie 180 ”. Infatti conversando con i viandanti ho scoperto che
diversi tra loro arrivano depressi nel Cammino: alcuni sono in terapia presso
psicologi o psichiatri, ma tutti si sentono meglio del giorno in cui sono partiti, visto
che ci si abitua a vivere in una nuova dimensione in cui la pace penetra il pellegrino e
lo accompagnerà fino alla cattedrale di Santiago.
Ho incontrato inoltre diverse coppie (rappresentano il 13% dei miei
intervistati), sia coniugati che fidanzati, che intraprendono il cammino per conoscersi
meglio e superare certe difficoltà, ma sono contestualmente consapevoli di compiere
anche un percorso individuale. Difatti una cosa che non avrei mai pensato che
180
L’intervista completa di questo pellegrino si trova in appendice, assieme alle altre.
92
emergesse, è proprio questa voglia di conoscere meglio se stessi che ho verificato in
ogni pellegrino (me compresa).
Il Cammino interiore e quello esteriore non sono paralleli, entrambi sono uniti:
quello fisico sostiene quello spirituale e quest’ultimo vacilla senza il sostegno del
fisico.
Ho notato particolarmente nelle donne, che per il 77% di loro si tratta di una
vera e propria sfida personale: vogliono fare il Cammino per vedere se riusciranno
nel loro intento senza dover mollare. E’ una prova molto dura, a mio parere più
psicologica che fisica.
Quasi il 40% poi ha ammesso che il Cammino è finanche l’occasione per una
vacanza piuttosto economica, unita al desiderio di avventura soprattutto per i giovani,
gli studenti. Uno tra i miei intervistati mi ha rivelato di essere lì perché gli
interessavano solamente i concerti dei suoi gruppi preferiti (organizzati dalla Xunta).
Sono in tanti anche coloro che percorrono queste antiche strade per adempiere
ad una promessa (47%). Una ragazza ad esempio era lì perché aveva garantito
all’Apostolo di ritornare; per un signore si trattava anche di un compromesso perché
stava percorrendo il Cammino senza possibilità economiche (atteggiamento tipico
del pellegrino medievale) ricevendo solo ciò che gli altri gli offrivano di spontanea
volontà181 . Un ragazzo lituano era nel Cammino da cinque anni e mezzo perché ha
voluto uscire totalmente da problemi di droga e alcool.
C’è chi addirittura compie tale sforzo per pregare contro la fame e le guerre nel
mondo (13%), per ridare un po’ di pace all’umanità, per mandare anche in questa
maniera un chiaro messaggio ai potenti della Terra.
Possiamo capire infine che ciascuno percorre le tappe del Cammino per più
motivi, ma tutti cercano qualcosa nella fatica, perfino chi alleggerisce il proprio
percorso andando talvolta in auto per evitare le tappe più dure. Si cammina fra gente
di ogni età, lingua, nazione, fra profeti new age e plotoni di parrocchiani, campioni di
trekking e laici curiosi; ma tutti, a ogni minima sosta, ne approfittano per parlare 182 .
Ø Domanda 3. Vale la pena soffrire?
Percorrere il Cammino di Santiago, che siano 800 i chilometri o “solo” 100,
comporta sicuramente un notevole sforzo a livello fisico (otre che psicologico).
Formattato
181
Formattato
L’intervista è riportata in appendice.
182
Zucconi Giovanna, “Santiago il Cammino new age”, La Stampa, sabato 17 aprile
2004.
93
Formattato
Formattato
Perciò ho voluto capire se per i pellegrini effettivamente valga la pena patire in tale
modo per raggiungere la città dell’Apostolo.
Quasi tutti gli intervistati (93%) concordano sul fatto che in fondo valga la pena
soffrire un po’ per quest’esperienza e che il dolore unisca la gente. Le persone
cominciano a valorizzare molte cose alle quali prima non davano alcuna importanza,
soprattutto quegli oggetti materiali che fanno parte della quotidianità e che in genere
sono scontati (un letto comodo, l’acqua, la macchina).
E’ difficile stabilire se il dolore sia più fisico o psicologico, sicuramente vanno
di pari passo. Pare che a chiunque sia capitato di pensare, almeno una volta durante il
Cammino, di voler mollare e tornare a casa183 . A volte si vedono dei pullman carichi
di pellegrini lesionati, col morale giù e che non sanno se riusciranno ad arrivare a
Santiago di Compostela. Le bolle ai piedi e la tendinite sono problemi non
indifferenti da affrontare, per questo in quasi tutti gli alberghi ci sono sempre delle
postazioni della croce rossa che aiutano i poveri viandanti. In ogni caso, alla fine di
ogni tappa ci si sente bene, specialmente dopo una doccia rigenerante che toglie sia
la sporcizia che la stanchezza. Gli hospitaleros, i più esperti, affermano invece che il
Cammino non sia affatto una sofferenza, ma allegria e divertimento visto che ogni
due chilometri c’è un bar dove fermarsi o un negozietto dove comprare del pane.
Certamente s’impara ad ascoltare il proprio corpo che ha dei limiti e chiede
“rispetto”.
Ø Domanda 4. Che aspetto ti piace di più del Cammino?
E’ possibile individuare diversi aspetti del Cammino: quello culturale, il
contatto con la gente, la natura.
Spesso tali aspetti possono cambiare a seconda delle fasi del Cammino, anche
se in molti (46%) hanno risposto che è la natura l’aspetto più interessante con la terra
spagnola che offre spettacoli unici e contrasta profondamente con le città dalle quali
questi pellegrini si assentano per alcuni giorni o settimane. Per quanto riguarda gli
aspetti culturali, storici ed artistici, il 33% trova che una delle cose più belle nel
percorrere il Cammino sia quella di scoprire nell’arte, nelle leggende, nel paesaggio,
nella geografia e nei costumi, la storia di tanti secoli.
183
Anche a me è successo quando il dolore dei miei piedi era arrivato al limite della sopportazione
umana.
94
Non meno importante è l’aspetto gastronomico perché ogni regione o città
lungo il percorso ha le sue specialità culinarie a cui i pellegrini non sono certo
indifferenti.
Ai ragazzi (21%) piace soprattutto passare il pomeriggio e la sera negli alberghi
dove le occasioni per conoscere gente nuova non mancano mai. Ho notato che i
pellegrini infatti escono poco per visitare i monumenti, alcuni dei quali sono a
pagamento o troppo lontani dai rifugi; alla fine di una tappa preferiscono riposarsi e
quando vanno fuori prediligono il contatto con le persone del posto; spesso ci si sente
accolti e quando lungo il Cammino si chiede un’informazione o si entra in un
esercizio pubblico il rapporto è sempre più che gentile e spesso accompagnato da
particolari saluti e auguri.
Queste persone sono contente di fare qualcosa che oggigiorno non si usa tanto:
camminare, stare a contatto con la natura, essere solidali con il prossimo, avere solo
poche cose con sé, tornare indietro nel passato e allo stesso tempo incontrare il
presente.
Ø Domanda 5: Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
Grazie al contatto quasi ininterrotto con i pellegrini e con i paesaggi della
magnifica ed ospitale terra spagnola ho percepito qualcosa di particolare
nell’ambiente: ho voluto porre questo quesito per sapere se anche i peregrini
avessero le stesse sensazioni.
Viviamo in una epoca in cui il bisogno di sacro prova a riemergere dalla nostra
coscienza. Qualcuno va a Santiago perché ne ha sentito parlare o per curiosità, nella
maggioranza dei casi si percepisce qualcosa di non previsto e non voluto, ma forse
inconsciamente cercato, probabilmente delle risposte. Un qualcosa di travolgente che
lascia allibito perché non credeva possibile che si potesse vivere un’esperienza
simile184 . Questo capita anche a chi è agnostico: alcuni pellegrini mi hanno
confessato di portare con sé nel Cammino un Rosario o una collana con la croce della
Madonna, oggetti che normalmente non portano con sé nella vita normale 185 . Altri
notano la gentilezza della gente che viene dal cuore, non lo fanno per denaro; si
184
Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio. Un’ampia tradizione sempre r innovata, in AA.VV, People on
the Move, Pontificial Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People, XXVII, dicembre
1998, pag. 51.
185
Io stessa indossavo al collo una collana con una croce in legno di Gesù, mentre a casa non porto
nessun oggetto religioso. Una signora italiana ha chiesto addirittura alla suocera, prima di partire, un
rosario da portare nel Cammino.
95
respira sicuramente qualcosa di diverso. Si passano tante ore in silenzio e di
conseguenza si ha il tempo per pensare. Solo un pellegrino mi dice che non c’è
niente di mistico, che si tratta solo di una tradizione che porta molti turisti alla
Galizia. Un altro ribadisce che sono le energie di tutte le persone che passano nel
Cammino. Si scopre che Dio è ancora più vicino agli uomini: lo si vede nelle persone
che ci circondano, che ci offrono dell’acqua, che ci curano i piedi.
Ø Domanda 6. Solo o in gruppo?
Ci sono pareri differenti per quanto riguarda il fare il Cammino da soli oppure
in compagnia. Sicuramente è soggettivo e può dipendere anche dalla personalità di
una persona o da un’esperienza di questo genere maturata in precedenza.
I pellegrini veterani consigliano di realizzare il Cammino in solitudine, perché
così si può andare incontro a tutto ciò che esso può comportare. Gli intervistati partiti
da soli rappresentano il 43%. Andare da soli permette di essere più aperti, facilitando
le relazioni con gli altri; allora la conoscenza si trasforma in amicizia, con una
apertura verso un mondo molto differente dal proprio. Inoltre si prova un senso di
libertà che non ha eguali: si è completamente autonomi nel pianificare le tappe, non
bisogna rendere conto a nessuno se ci si vuole fermare ad ammirare un paesaggio. In
ogni caso i pellegrini che partono da soli sono quelli che conoscono più gente lungo
il percorso e che vengono più aiutati. E’ curioso ad esempio camminare lungo il
bordo di strade asfaltate ed essere salutati e incoraggiati dai conducenti di automobili
e autotreni, con un colpo di clacson o con le luci lampeggianti.
La maggior parte di coloro che ho incontrato era in gruppo (57%); alcuni,
prima di partire, si rivolgono alle Associazioni per aggregarsi appositamente a
qualcuno mentre altri partono direttamente con amici, compagni di scuola o di
lavoro. Ho conosciuto gruppi con la macchina d’appoggio e loro stessi mi hanno
confessato di vergognarsi nel camminare così leggeri e di sorpassare i pellegrini
affaticati dal peso dello zaino, come se stessero partecipando ad un gioco in
condizioni disuguali, con un certo vantaggio. Quelli che vanno in bici sicuramente
faticano tanto poiché percorrono molti chilometri per tappa, però è anche vero che si
perdono il contatto umano con la gente, il paesaggio mentre si va per i sentieri dove
le bici non possono passare, l’urbanistica dei piccoli paesini oppure non sanno cosa
significa scendere lungo un fiume o ascoltare il fruscio del vento 186 . Comunque nei
186
Queste affermazioni sono state confermate in parte dalle conversazioni che ho avuto con alcuni
ciclisti.
96
rifugi si da la precedenza ai pellegrini solitari, mentre le compagnie devono recarsi in
altri tipi di alloggi (camping, centri sportivi, residenze, ostelli, ecc). Ci sono poi
quegli alberghi, come a Ponferrada, che hanno una capacità d’accoglienza maggiore
e possono ricevere fino a quasi duecento persone.. Ho notato, e mi hanno confermato
anche persone con cui ho parlato, che coloro che viaggiano in gruppo sono più restii
ad aprirsi al dialogo e all’accoglienza. In alcuni casi gli intervistati che fanno parte di
un gruppo hanno dichiarato che sia meglio percorrere lunghi tratti di strada da soli
nel silenzio (30%), in modo che la concentrazione possa aiutare a interiorizzare. I più
giovani concordano sul fatto che bisogna avere del coraggio ad andare da soli,
ammettono di avere un po’ paura poiché si sentono più protetti se sono parte di una
comitiva. Tuttavia c’è la convinzione che faccia bene ogni tanto camminare in
compagnia così si ha modo di parlare e di scherzare; una tappa può diventare meno
dura ed il tempo scorre senza accorgersene.
Ø Domanda 7. Puoi narrarmi qualche episodio o persona che ti ricordi o che ti
è rimasta impressa ?
L’incontro con numerose persone comporta anche l’ascolto di numerose storie
di vita spesso emozionanti, talvolta disorientanti, altre volte sorprendenti. Di seguito
il riassunto di alcune testimonianze fra quelle che mi hanno colpito maggiormente,
che aiutano a comprendere quale enorme momento di cambiamento possa
rappresentare il Cammino in alcuni casi.
Per cominciare c’è l’episodio di un’infermiera che nel Cammino ha provato
delle emozioni così forti che è scattato in lei un qualcosa che le ha cambiato la vita,
tanto da farle decidere di diventare suora ed ora vive in un convento. Fatti particolari
come questo a volte permettono di riflettere sul “potere” che il Cammino può
esercitare su alcuni individui.
In un altro racconto, una signora perde il consorte a causa di un arresto cardiaco
e l’anno successivo ritorna in quello stesso punto per ricominciare in modo tale che
potesse terminarlo anche per il marito in qualche maniera. Questo episodio mi ha
colpito perché altre persone avrebbero potuto reagire in maniera diversa:
probabilmente non avrebbero più voluto tornare sulle strade del Cammino per evitare
di rivivere quei momenti così spiacevoli. Invece questa donna è stata forse richiamata
dal Cammino e ha trovato una forza di volontà tale da permetterle di ripartire e
97
terminare ciò che aveva iniziato col marito (come se lui le stesse accanto per
davvero).
Delle signore hanno incontrato invece in una stazione, apparentemente deserta
alle quattro del mattino, quindi in piena notte, una donna anziana vestita a lutto che si
era messa a fissarle con una faccia tetra e con le braccia conserte. Viene da chiedersi
cosa ci facesse una donna da sola in quel posto e a quell’ora. Infatti, mentre la
signora che ho intervistato mi raccontava questa storia, vedevo nei suoi occhi e lo
percepivo perfino dal timbro della voce, una certa angoscia e preoccupazione. Lei era
convinta che fosse lì per trasmetterle un qualche messaggio, come se quella donna le
stesse dicendo che doveva andarsene, che doveva proseguire. Può darsi che il
Cammino ci possa dare dei segnali che non sempre siamo in grado d’interpretare.
Altre volte il Cammino può anche avere risvolti inaspettati. Un ragazzo mi
aveva riferito di un signore che aveva conosciuto e che guidava una Ferrari, solo che
poi aveva scoperto che si trattava di un sacerdote!!! Questo ci fa capire che la Chiesa
è un’entità composta da persone simili a quelle che non indossano la tonaca: ci sono i
buoni e i cattivi, i bravi e gli onesti, i ricchi e i poveri, coloro che aiutano o che
rimangono a guardare.
E’ riconosciuto scientificamente che nelle persone credenti la fede possa
operare miracoli inspiegabili agli occhi della medicina. Infatti uno fra i racconti più
toccanti riguarda una donna italiana malata di cancro, cui i medici avevano
sconsigliato di viaggiare. Il suo desiderio in punto di morte era di raggiungere
Santiago per morire ai piedi del sepolcro dell’Apostolo. Giunta a Santiago con un
gruppo di pellegrini in autobus mentre partecipava alla messa del pellegrino si è
sentita male. Prontamente soccorsa dai volontari dell’Ordine di Malta che hanno un
posto di primo soccorso nei chiostri della cattedrale, la donna ha espresso la volontà
di ricevere l’estrema unzione. L’arcivescovo, don Julian Barrio y Barrio, subito
informato, le ha impartito il sacramento. Sembra che la donna sia morta poco dopo.
L’apertura verso gli incontri e l’ascolto delle vicende personali di molti
pellegrini inducono alla riflessione sulla natura, casuale o meno di tali incontri.
Buona parte dei pellegrini intervistati (66%) è convinta che ci sia sempre un perché
in tutte le cose che ci accadono o in tutte le persone che incontriamo. Io sono
98
d’accordo con loro perché anche a me sono successe cose simili durante il Cammino
che mi hanno fatto riflettere su tale argomento187 .
Ø Domanda 8. Pensi a qualcosa o a qualcuno quando cammini?
La natura del cammino solitario induce naturalmente alla riflessione grazie al
silenzio di tante ore trascorse attraversando i luoghi impregnati di storie e di
leggende.
Tutti mi hanno dichiarato di meditare su qualcosa. Si riflette molto sulla propria
vita, su se stessi, sulla famiglia. L’unica bambina che ho intervistato mi ha detto di
pensare alla mamma che non poteva essere lì a causa del lavoro, ma anche agli
animali ed ai suoi amici del Cammino che ha lasciato indietro o che sono andati
avanti.
C’è chi riflette sull’amore: una storia finita ma che si vuole recuperare proprio
perché si ha tanto tempo da dedicare a se stessi ed ai possibili errori commessi. Una
ragazza mi ha promesso ad esempio che avrebbe ripreso il discorso col suo ex poiché
in quel luogo riusciva a vedere le cose in maniera diversa, l’orgoglio sparisce e
subentra la comprensione.
Il ragazzo lituano prega e dice: “Perdonami perché sono un peccatore”. Molte
risposte sono sicuramente soggettive e personali: certi si sono aperti raccontandomi
storielle particolari, altri si sono mostrati più riservati e io voglio rispettare la loro
scelta.
Ø Domanda 9. Te lo aspettavi/immaginavi così il Cammino?
Come sappiamo gli aspetti del Cammino sono molteplici: da una parte abbiamo
il Cammino stesso, poi l’incontro con altre persone ed infine il paesaggio.
Gli spagnoli sanno bene o male a cosa vanno incontro e come funziona il
Cammino. Degli italiani invece, in particolar modo le coppie, sono rimaste parecchio
sorprese perché non si aspettavano il cammino così impegnativo.
Per quanto riguarda il paesaggio, alcuni erano convinti che la Galizia fosse più
pianeggiante visto che nelle guide le tappe erano descritte come medio -facili quando
invece si sono rivelate piuttosto dure. All’unanimità i pellegrini sono d’accordo sul
fatto che in questa stessa regione il Cammino perda punti perché diventa una
187
Vedi “Diario del Cammino di Santiago” in appendice.
99
competizione. La maggioranza tende a percorrere soltanto gli ultimi cento chilometri
a piedi o gli ultimi duecento in bici per ottenere la Compostela; si crea di
conseguenza un sovraffollamento nei rifugi che causa notevoli disagi sia agli
hospitaleros che devono gestire tale situazione, sia tra i pellegrini stessi, dato che
spesso arrivano prima coloro che prendono il bus per occupare i posti letto..
Ø Domanda 10. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti di essere
cambiato?
Le risposte a questa domanda sono state molto diverse. Ci sono persone per cui
il Cammino rappresenta una vera e propria sfida contro se stessi, altre persone che
scelgono la strada per trovare armonia o cercare soluzioni ai propri problemi, altri
ancora che intraprendono il cammino per curiosità e altri per fede. E’ quindi
inevitabile che ciascun intervistato abbia proposto la propria motivazione. Le
aspett ative che si hanno sull’esito del cammino cambiano quindi in base alle
motivazioni per le quali si intraprende il percorso.
In base alle persone intervistate, quelle che sono nel Cammino da più settimane
o che lo percorrono interamente sentono di essere cambiate già molto, perché si sono
rese conto degli altri, cosa che non capita invece nelle città. C’è sempre un prima ed
un dopo il Cammino.
Un mutamento minore è stato riscontrato particolarmente in quei pellegrini che
transitano più che altro lungo gli ultimi chilometri della rotta.
Per quanto riguarda le coppie queste potranno tirare i bilanci solo alla fine,
anche se sul Cammino riescono a conoscersi meglio e soprattutto a comunicare ed a
sostenersi. In questi casi non si tratta di cambiamenti radicali, ma di piccole
evoluzioni. Ci sono stati perfino dei casi in cui delle coppie che sono letteralmente
scoppiate perché non riuscivano a sopportare una convivenza di ventiquattro ore su
ventiquattro e di conseguenza ognuno è tornato a casa per conto suo.
Il ragazzo lituano che da cinque anni e mezzo va su e giù ininterrottamente per
il Cammino Francese e per tutta Europa, è cambiato al cento per cento, anche
fisicamente è diventato più forte e si sente una persona migliore visto che è riuscito a
togliersi dal giro della droga. Ma una domanda affligge la maggior parte dei
pellegrini: “E dopo?”. Un altro momento difficile è quando si avvicina la fine del
Cammino: nessun peregrino è felice di tornare a casa. Spera di avere un rapporto
migliore con se stesso e con il prossimo, a partire dai famigliari. Tuttavia sa
100
benissimo che sarà impegnativo una volta tornati alla vita consumistica di ogni
giorno.
Un hospitalero mi ha detto la seguente frase che mi ha colpito molto: “Non è
più ricco colui che maggiormente possiede, bensì colui che meno necessita”188 .
Nonostante tutto, chiunque mi ha confermato di sentirsi molto più sicuro dopo una
simile esperienza, si diventa un po’ più responsabili di se stessi e delle proprie cose.
Sia uomini che donne imparano a tenere un diario o un quaderno sul quale annotare a
fine giornata o durante una sosta, magari in albergo, i momenti più salienti (belli e
dolorosi) del Cammino, evento alquanto inusuale nella vita comune.
Ø Domanda 11. Consigli?
I pellegrini sono prodighi di consigli e soprattutto entusiasti della loro
esperienza, quindi all’unanimità consigliano a chiunque abbia un po’ di tempo di
vivere il Cammino in prima persona: quello che si racconta o si può leggere nelle
guide è solo una piccola parte. I più saggi avvisano di farlo con lo spirito giusto, del
vero pellegrino e non da turisti.
Una frase posta nell’albergo di Ponferrada mi ha impresso particolarmente: “Il
pellegrino accetta, il turista esige”. Gli hospitaleros ci tengono a precisare che
occorre bere tanto perché fa bene ai muscoli, di rispettare i piedi, il proprio corpo, se
stessi; ognuno deve andare al proprio ritmo per rimanere libero. Nel momento in cui
ci si rende conte che le ferite ai piedi non permettono di proseguire, non c’è da
disperarsi, ci si ferma tranquillamente qualche giorno e intanto arrivano altri
pellegrini che danno un forte aiuto morale 189 . Ho riassunto qui di seguito alcuni
consigli per intraprendere un cammino interiore:
♦ SILENZIO: non cercare di rompere il silenzio del Cammino; ascolta il
rumore dei tuoi passi, della natura. Il silenzio si riempie di “musica
silenziosa”.
♦ SOLIDARIETA’: non c’è da vergognarsi di essere aiutati o di aver bisogno
di qualcuno. E’ una solidarietà che si sceglie, che non viene imposta.
Ognuno ha bisogno del proprio ritmo. Occorre essere umile nel riceve aiuto e
nel darlo.
188
Si tratta di uno dei due hospitaleros che ho intervistato. Vedi l’intervista completa in appendice.
Per quanto riguarda le scarpe, nel medioevo i calzolai potevano lavorare perfino nei giorni festivi
senza dover pagare l a multa nel caso in cui lo facessero per i pellegrini.
189
101
♦ NON AVERE FRETTA: non è utile arrivare per primi in albergo; non
vedere l’ora di finire una tappa. Il cammino incerto consiste nel cercarlo
liberamente, da un posto all’altro, perché “no hay camino, se hace camino al
andar”.
♦ SOBRIETA’: nello zaino sicuramente molte cose non ti servono. Il fatto di
non portare troppe cose con te è come una metafora della vita, che deve
essere più semplice.
♦ GRATITUDINE: l’albergo, un sorriso, le stelle. Tutto è gratis. Accetta
quello che ti danno.
Per quanto riguarda la “Domanda 12. Lamentele?” se ne parlerà nel paragrafo 4.2.3.
102
4.1.3
Considerazioni Finali
“Cuando alguien busca, suele ocurrir
que sus ojos sòlo ven aquello que andan
buscando, y ya no logra encontrar
nada ni se vulve receptivo a nada
porque sòlo piensa en lo que busca,
porque tiene un objetivo y se halla
poseìdo por èl. Buscar significa tener
un objetivo. Pero encontrar significa
ser libre, estar abierto, carecer de
objetivos. 190 ”
Sappiamo benissimo che nella nostra epoca qualsiasi pellegrino può permettersi
di pagare per alloggiare e mangiare in un comodo albergo o ristorante del Cammino,
senza aver bisogno di dormire in uno scomodo rifugio e probabilmente al suolo. A
questo punto non è solo un Cammino che ha lo scopo di raggiungere un punto
d'arrivo, bensì il Cammino stesso diventa una meta. Infatti una qualsiasi persona non
ha di certo la necessità di camminare tutto il giorno sotto il sole o la pioggia
percorrendo una tappa di 25 Km che potrebbe benissimo fare in macchina
impiegandoci solo 20 minuti. Non ha bisogno di sopportare le bolle ai piedi, i dolori
muscolari ed il peso di uno zaino che va ad intaccare le povere ginocchia. Non gli
piace normalmente dormire in camerate colme di gente sconosciuta e di sesso
diverso, né aspettare ore per farsi una doccia fredda o per lavare la propria biancheria
all’aperto. Il pellegrino trova un certo senso di piacere in tutto ciò, poiché in fondo sa
già che questa esperienza lo valorizzerà nel profondo e lo migliorerà.
Per fare il cammino non c’è bisogno di prepararsi, perché succede sempre
l’inaspettato. E’ come nella vita: è opportuno sapere reagire di fronte agli imprevisti,
però non possiamo prevederli perché l’imprevisto è l’imprevisto. Ci può succedere di
tutto, ma essere preparati non significa sapere cosa può accadere durante il
Cammino. A volte capita di voler mollare, dopotutto la disfatta è una cosa naturale,
fa parte della vita di ognuno; la cosa positiva è che ti esce fuori un’energia tale da
andare avanti in questi momenti. Dalle sconfitte personali si può sempre imparare.
Paulo Coelho ci dice che il segreto della vita è cadere otto volte e rialzarsi nove. Se si
190
Frase di Hermann Hesse in Compostellanum, volumen XXXVIII n° 3-4, Julio-Diciembre, Santiago
de Compostela, 1993, p. 543.
103
arriva alla nona volta e ci si alza, è lì che siamo vincitori. Ma i vincitori sanno di
poter essere sconfitti e non si lasciano prendere dalla paura e dalla disperazione191 .
Il Cammino, nella maggior parte dei casi, è diverso da come uno se lo
immagina.La voglia di arrivare è immensa, ma contestualmente si pensa all’arrivo e
si teme il vuoto che si proverà dopo questa esperienza.
Sicuramente ci sarà chi rimpiangerà la tranquillità degli anni passati. Alcuni
seguiranno nuove strade, si avventureranno durante le stagioni più ostili per ritrovare
la desiderata solitudine, altri invece vorranno vivere questa nuova avventura per
conoscere anche questo ulteriore aspetto del pellegrinaggio. Interessi di ogni genere,
legittimi e no, cercheranno di trarne qualcosa192 .
191
192
DVD su Paulo Coelho en el Camino de Santiago, Espasa Calpe, S.A., 2004.
N. M., “La Ruta francesa se queda pequena”, La Voz de Galicia, domenica 25 luglio 2004, p. 18.
104
Formattato
4.1.4
Sono Turisti o Pellegrini quelli che vanno a Santiago de Compostela?
Il viaggio, diventato turistico, è ormai
come il misurar la cella del detenuto
che cammina su e giù dove altri
prigionieri altrettanto mobili e liberi
hanno già lasciato un solco. Quel che
una volta ci permetteva di trovare la
nostra libertà, ora serve a rivelare i
nostri ceppi.
Eric Leed
Non c’è pellegrinaggio senza turismo, né turismo a Compostela senza
pellegrinaggio ed è un bene che sia cosi: pellegrinare significa visitare santuari che
conservano reliquie di qualche santo, ma allo stesso tempo anche conoscere posti
nuovi, ammirare paesaggi, vedere monumenti e soprattutto, relazionarsi con persone
e culture diverse dalle proprie, il che arricchisce immensamente l’individuo. Il
pellegrinaggio trasforma l’uomo, lo rinnova proponendolo come uomo nuovo.
Analizzare il pellegrinaggio di oggi significa soprattutto ricercarne gli aspetti
peculiari che lo distinguono dalle altre forme di spostamenti e soprattutto dal
turismo.
Il viaggio del turista e quello del pellegrino hanno la stessa struttura, in
entramb i vi è un’andata, una meta e un ritorno e in entrambi vi è la stessa sequenza
temporale: tempo profano, tempo sacro, tempo profano 193 .
Si tratta un percorso che non causa un cambiamento eguale in tutte le persone,
una fase in cui l’identità di un viaggiatore può essere trasformata in maniera notevole
oppure solo in parte.
E’ solo da poche decine di anni che è scomparsa quella caratterizzazione
sessuale della mobilità di un tempo, nel senso che il viaggiare non appartiene più ad
un’attività esclusivamente maschile. Le donne oramai si mettono in viaggio al pari
dei loro colleghi uomini, sia per motivi di piacere che di affari.
In ogni caso nell’epoca in cui viviamo è veramente difficile distinguere i
pellegrini dai semplici visitatori, visto che non si vestono più come qualche secolo fa,
né assumono comportamenti particolarmente distinguibili. L’unica ma sostanziale
differenza la troviamo nella ragione del loro viaggio.
193
Lavarini Roberto, Il pellegrinaggio cristiano dalle origini ebraiche agli attuali sviluppi
nell’Europa occidentale, cooperativa libraria I.U.L.M., Milano, 1996, p. 633.
105
Spesso capita però che anche il turista si emozioni davanti alle meraviglie della
natura e si raccolga in meditazione, quindi assume degli atteggiamenti simili a quelli
del pellegrino.
Tra l’altro sappiamo che nel XXI secolo ogni luogo della Terra è
tranquillamente raggiungibile. Di conseguenza la sofferenza e la penitenza che da
sempre contraddistinguono i pellegrini diventa un “optional”. Gli stessi hospitaleros
considerano il Cammino di Santiago un momento piacevole e non un vero patimento
poiché si hanno a disposizione tutte le agevolazioni possibili ed immaginabili del
terzo millennio.
Viviamo in una epoca in cui non esiste più l’effetto sorpresa: siamo abituati a
vedere i santuari già attraverso la televisione, i depliant, Internet. Qualsiasi
informazione, che sia di tipo turistica o meno, possiamo chiederla grazie ad un
semplice “click” del mouse.
Nel luogo sacro incontriamo prevalentemente i gruppi organizzati, come se il
pellegrinaggio si fosse trasformato più che altro in una sorta di turismo religioso di
massa. Le comitive devono rispettare dei tempi, generalmente visitano quasi tutto in
due o tre giorni, gli spostamenti sono piuttosto rapidi; è facile capire come la
meditazione e la riflessione personale in questi casi siano alquanto difficili se non
impossibili. Anche per questi motivi si è cercato di adattare l’antico peregrinare con
il recente turismo attraverso la denominazione di “turismo religioso”.
Va detto che nel medioevo il pellegrinaggio è stato il precursore del viaggio
turistico dato che si peregrinava anche per conoscere i diversi luoghi da un punto di
vista artistico e culturale. Inoltre per la Chiesa il pellegrinaggio è sicuramente un
mezzo per poter diffondere il Vangelo e la parola di Dio, rivolgendosi sia ai credenti
che agli agnostici.
Può darsi pure che viaggiamo principalmente con lo scopo d’incontrare una
realtà nuova che difficilmente troviamo nella vita di ogni giorno. Proprio per questo
a volte si crea una certa tensione nel turista, che magari si aspetta di trovare delle
sostanziali differenze al di fuori del suo “habitat naturale” e invece trova le
medesime cose e per questo si sente impotente.
Verifichiamo infatti un forte desiderio di cambiamento, che rappresenta una
motivazione vitale per il turista e nel momento in cui si ritorna a casa dal viaggio e
non ci si sente una persona nuova, lo scopo stesso del turismo è stato mancato. Allo
stesso modo del pellegrino difatti, il turista porta con sé i segni tangibili della sua
106
esperienza, che per uno possono essere i cosiddetti souvenirs mentre per l’altro questi
corrispondono alle conchiglie di Santiago.
Ultimamente poi abbiamo notato che il turista cerca di sfuggire dai posti alla
“moda” perché ormai il viaggio è alla portata di tutti, è diventato un fenomeno
sociale. Il mondo è un manifesto affisso al muro che si può consumare al prezzo di
un biglietto194 . Possiamo affermare perciò che il viaggio non permette più di
differenziarsi, ma si è mutato in una identità comune, quella dell’estraneo.
Concludendo posso dire che non spetta a me giudicare se quelli che vanno a
Santiago de Compostela sono turisti o pellegrini, se fanno del turismo religioso o se
pellegrinano realmente.Ognuno di noi può appartenere ad una o più categorie ed
avere comunque delle motivazioni forti che lo spingono ad intraprendere questo
pellegrinaggio.
194
Leed Eric J., La mente del viaggiatore, dall’Odissea al turismo globale, Società editrice il Mulino,
Bologna, 1992, p. 349.
107
4.2
La ricettività lungo il Cammino.
"La puerta se abre a todos, enfermos y
sanos; no sólo a católicos, sino aún a
paganos, a judíos, herejes, ociosos y
vanos; y más brevemente, a buenos y
profanos"195.
Nel medioevo il pellegrinaggio era pieno di pericoli, alcune zone erano
completamente infestate da banditi, a volte le popolazioni erano ostili ed era facile
contrarre malattie. Ma queste difficoltà, questi rischi accrescevano un forte senso di
solidarietà tra gli stessi pellegrini e nei territori attraversati facevano sorgere
istituzioni caritatevoli come gli ospizi e ospedali della strada.
Gli ospizi intendevano essere case di accoglienza per i pellegrini di Dio, e
ospedali e centri di soccorso, ovviamente gratuiti, dove poveri e malati potessero
ricevere cure e attenzioni; grazie ad essi i viaggiatori morti di fatica lungo la strada o
uccisi dai briganti potevano godere di una sepoltura in terra benedetta, desiderio
ardente fino all’ossessione, nelle generazioni medievali196 . Inoltre gli ospizi (oltre
all’ospitalità) avevano un’altra missione, quella di controllo sulle strade, infatti
venivano edificati lungo i grandi assi stradali e nei punti di passaggio obbligati
ritenuti piuttosto rischiosi per la sicurezza 197 .
Negli ospedali più importanti, soprattutto nelle grandi città, gli hospitaleros
usavano segnare il bordone dei pellegrini per sapere il numero dei giorni che
passavano lì per evitare che ne rimanessero altri. In quelli più grandi (Burgos, San
Marcos de Leòn, Santiago) generalmente si trovavano dei letti abbastanza grandi nei
quali si dormiva in più di uno. L’incaricato addetto a ricevere i pellegrini sani doveva
essere “latino”e possibilmente conoscere delle lingue straniere. Le stanze erano
divise per sesso in modo tale da evitare la comunicazione tra uomini e donne 198 .
195
Si tratta di un poema del XIII secolo che ritroviamo nell’antico “Hospital di Roncesvalles”.
www.caminosantiago.org
196
Oursel Raymond, Le strade del medioevo: arte e figure del pellegrinaggio a Compostela, Jac
Book, Milano, 1982, pagg.65.
197
Da ciò l’importanza dell’elemosina, la cui distribuzione deve essere quotidiana, e che richiama tutti
i miserabili della contea. Anche a Santiago il ricavato delle offerte della settimana santa era riservato
all’ospizio, e la Guida suggerisce che in ogni tempo le decime vengano prelevate a questo scopo;
inoltre i pellegrini poveri nella prima notte passata vicino alla tomba dell’Apostolo, dovevano “per
amore di dio e di San Giacomo, ricevere piena ospitalità”, mentre i malati erano “curati con carità fino
alla loro morte o completa guarigione”. Ibidem, p. 65.
198
In un documento si ha la testimonianza del conte Osorio Gutierre che nel 969 donò dei letti al
monastero di Villanueva de Lorenzana (Lugo). Questa divenne un’usanza anche nel XII secolo e
108
Oggigiorno l’ospitalità si concretizza in una serie di rifugi, quasi un centinaio
lungo il cammino, organizzati da enti pubblici o religiosi, da confraternite o
monasteri, e gestiti su base volontaria. Offrono ai pellegrini a piedi o in bicicletta,
che si presentano con una apposita “credenziale”, la possibilità di dormire, i servizi, e
spesso l’uso della cucina che alcuni gruppi utilizzano per prepararsi la cena. Il tutto
per una offerta libera o per un modesto contributo. Si cerca essenzialmente di dare
l’opportunità di un’accoglienza tradizionale del Cammino. Per questo la figura
dell’hospitalero volontario nasce come un dono prodotto grazie alla fraternità
giacobea.
4.2.1
Come sono nati gli “Hospitaleros Voluntarios” e cosa offrono alla
peregrinazione.
Sono già più di dieci anni che alcuni volontari diedero vita all’organizzazione
degli Hospitaleros Voluntarios del Camino de Santiago. Pensare che dieci anni sono
solo una minima parte di tutta la storia del Cammino che iniziò più di mille anni fa.
In ogni caso per i pellegrini moderni incontrare qualcuno che mantenga puliti gli
alberghi o che li accolga affettuosamente, sembra una cosa normale e che anzi sia
loro dovuta. Però purtroppo non è stato sempre così, perché fino all’ultima decade
del XX secolo era difficile trovare qualche albergo e se c’era si trattava di un unico
salone sudicio e privo di qualcuno che se ne prendesse cura.
Il primo albergo nel vero senso del termine è quello di Santo Domingo de la
Calzada a cui ha dato vita la Confraternita del Santo e che successivamente è stato
preso come riferimento dagli alberghi. Più tardi ancora appariranno “ostelli”
municipali ed altri tutelati dalle Associazioni Jacobee, formando in tal modo la rete
di alberghi più completa che i pellegrini abbiano mai avuto a disposizione in tutti
questi secoli.
E’ grazie all’iniziativa di una donna (Lourdes Lluch) che, affittando una casa
ad Hornillos del Camino per dedicarsi ad accogliere i pellegrini, si costituì
l’organizzazione degli Hospitaleros Voluntarios del Camino de Santiago. In questo
nell’alto medioevo. Inoltre i “Comendadores de la Orden de Santiago” avevano l’obbligo di lasciare,
al momento della morte, l’importo in denaro corr ispondente ai loro letti e ai vestiti. AA.VV, Las
peregrinaciones a Santiago de Compostela, consejo superior de investigaciones cientificas- escuela de
estudios medievales-, Tomo I, Madrid 1948, p. 313.
109
modo gli ex pellegrini hanno modo di trascorrere parte delle loro vacanze aiutando e
ricevendo i “camminanti”199 .
Da allora in molti si sono messi a disposizione dei pellegrini, tanto da realizzare
un primo “Incontro di Hospitaleros” nell’ottobre del 1992, risaltando appunto “Il
carattere volontario e gratuito del lavoro degli hospitaleros”. Per questo si realizzano
perfino dei corsi di preparazione agli aspiranti hospitaleros (il primo ebbe luogo a
San Juan de Ortega nell’aprile del 1993), sia in Spagna che in Francia. Nelle riunioni
si evidenziano le seguenti linee di lavoro degli hospitaleros:
ü il suo carattere volontario e gratuito;
ü l’esperienza della peregrinazione come unica condizione per essere
introdotto come volontario;
ü il poter lavorare solo in alberghi in cui si accettano unicamente delle offerte
da parte dei pellegrini e che al momento di accoglierli non si faccia alcun tipo
di discriminazione per motivi culturali, ideologici o religiosi.
Ogni anno aumenta il numero di alberghi ed hospitaleros. Nel 2001 ad esempio
sono stati più di 400 gli hospitaleros che hanno lavorato in 24 alberghi lungo tutto il
Cammino. La maggior parte erano spagnoli, però c’erano anche tanti stranieri
provenienti da ben 17 paesi: tra loro qualcuno era della Colombia, del Giappone e
della Polonia 200 .
Innanzitutto si diventa hospitalero volontario per restituire al Cammino una
parte di quello che si è ricevuto quando si era pellegrini. Gli hospitaleros imparano
ad offrirsi generosamente agli altri: anche loro sono arricchiti da questa esperienza
che riempie di piacere e di soddisfazione.
Tuttavia lì dove si concentrano grandi interessi economici è pressoché
impossibile preservare esclusivamente la natura volontaria della figura degli
hospitaleros. Recentemente infatti gli alberghi gratuiti sono in numero inferiore
rispetto al passato.
In base alle mie interviste gli hospitaleros affermano che c’è tanta gente lungo
il Cammino, ma pochi pellegrini. Queste persone vivono e gestiscono spesso
199
"Los antiguos peregrinos que quieran dedicar parte del verano a atender refugios del Camino
pueden escribir a nuestra redacción indicando las fechas en las que pueden hacer ese trabajo". Questo
era l’invito della rivista “Peregrino” in www.caminosantiago.org.
200
www.amigosdelcamino.com.
110
Formattato
valorosamente gli ostelli dove, come nel Medioevo, si può dormire quasi gratis. Ma
in ogni caso mi dicono che “a nessuno è dato giudicare la fede altrui”. Il cammino
d’altronde è sempre stato un riflesso del mondo circostante, nel XII secolo proprio
come adesso.
Riporto qui di seguito un piccolo commento di un hospitalero volontario, da me
intervistato, che può racchiudere il pensiero di tutti gli hospitaleros:
Mi piace essere hospitalero perché mi sento utile, mi piace
prendermi cura della gente e vederla felice, anche se solo per
un momento. Essere hospitalero significa amare gli altri
senza sperare che ti amino a loro volta; sono persone che
forse non vedrai mai più!
Queste persone non pretendono cercare di cambiare coloro che ospitano, perché
l’ospitalità è uno spazio nuovo che permette a loro stessi di cambiare.
Gli hospitaleros volontari, a loro volta pellegrini, cercano di comunicare
un’altra forma di vivere, che ci sono dei valori che la nostra società consumistica non
ci permette di vedere. Oggigiorno quasi non si parla di “cittadino” ma di
“consumatore” 201 .
Gli hospitaleros dichiarano che si può offrire un servizio o semplicemente
aiutare qualcuno solo perché se ne ha voglia e senza remunerazione, nonostante
questo risulti piuttosto difficile dato che viviamo in un’epoca dove nessuno dà niente
per niente. Gli hospitaleros per di più mettono a disposizione il proprio tempo gratis
perché ciò li fa sentire amati da Dio.
201
AA.VV, V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, actas, 9-12 de Octubre de 1999, CEE
(A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998, p. 244.
111
4.2.2
Una giornata tipo di un hospitalero volontario.
Oltre all’esperienza di pellegrino è possibile anche sperimentare il servizio e
l’aiuto agli altri offrendosi come hospitalero volontario. Io ho personalmente
trascorso una giornata tipo di un hospitalero volontario. Nel mio caso mi trovavo
nell’albergo di Ponferrada 202 , nel quale sono stati tutti disponibili a prestarmi
attenzione e ad assolvere le mie richieste. Naturalmente in cambio ho offerto il mio
aiuto nel mettere in ordine parte del rifugio.
La vita nel rifugio è scandita da ritmi quotidiani: i pellegrini si alzano a partire dalle
sei, si servono della cucina per fare colazione,
raccolgono le proprie cose e zaino in spalle
ripartono per la seguente tappa. Nel frattempo
gli hospitaleros riordinano e puliscono le
diverse stanze (cucina, bagni, camerate, il
cortile) fino alle otto, ora di chiusura. In
Castiglia i rifugi aprono già verso le dieci,
Figura 21 Il lavoro burocratico di un
hospitalero.
quando arrivano i primi pellegrini: sembra una
piena che non accenna a fermarsi. Nella prima
mezz’ora i letti vengono tutti occupati, cosicché bisognerà iniziare a riempire il
pavimento; dopo tre ore anche il suolo si esaurisce e la gente non ha intenzione di
andare in una tendopoli per pellegrini. A volte le persone s’innervosiscono, (questo
capita soprattutto negli alberghi della Galizia) e discutono su chi è arrivato prima in
auto, chi è andato avanti per “prenotare” i letti anche per gli amici, ecc.
A questo punto come hospitalero non riesci a capire perché la gente si comporti
in maniera poco rispettosa delle condizioni esposte sulla credenziale. In questi casi
sorge il dubbio che la maggior parte delle persone che arriva negli alberghi cerca
solo un alloggio economico e si disinteressa della sorte dei pellegrini che, arrivati
tardi dopo il cammino di un’intera giornata, sono costretti a dormire per terra. A
volte l’hospitalero infatti si chiede come sia possibile trasmettere quel calore umano
di cui tanto hanno bisogno i pellegrini e invece poi si ricevono più che altro molti
turisti. Gli hospitaleros mi hanno raccontato che impari a munirti di tanta pazienza e
capisci dunque che il tuo vero lavoro è quello di far in modo che il pellegrino non si
202
Si tratta dell’Albergue Parroquial S. Nicolàs de Fue (185 posti).
112
Formattato
senta perso di fronte a questo flusso di viaggiatori originato da una campagna
pubblicitaria smisurata.
In sostanza, al sopraggiungere dei peregrini, gli hospitaleros li registrano ad
uno ad uno su di un registro ufficiale: si scrive no me e cognome dell’interessato, il
mezzo con il quale si procede (a piedi o in bici), si mette la data del giorno, si pone il
timbro e si fa firmare. I viandanti sono spesso accolti con un sorriso sincero e
informati sulle regole di comportamento,
sull’utilizzo della struttura e infine sono
accompagnati nelle abitazioni miste dove
vengono
assegnati
i
letti.
Tutte
queste
operazioni proseguono in genere sino a tarda
sera, fino alle undici quando le luci si spengono
Figura 22 Un hospitalero che si prende
cura di un pellegrino.
totalmente. A Ponferrada, la sera in cui sono
arrivata, gli hospitaleros hanno tenuto una
piccola riunione alle nove e mezzo per dare informazioni di diversa natura: dalle
informazioni generali sul Cammino, alla storia, da come curarsi le bolle e a quale
alimentazione prediligere. Alla fine i pellegrini hanno posto timidamente alcune
domande alle quali hanno trovato sempre risposte più che esaurienti. L’impressione
che si ricava è quella di una buona preparazione profesionnale degli hospitaleros.
Ogni rifugio inoltre possiede un Libro del Peregrino in cui i pellegrini possono
annotare le proprie impressioni, riflessioni ed emozioni sul Cammino, sul rifugio
stesso o sulla gente, qualsiasi cosa si sentano di trasmettere in quel momento203 .
Sanno che altri pellegrini dopo di loro transiteranno e leggeranno i loro messaggi,
scritti in svariate lingue, che assomigliano molto a confessioni annotate solitamente
su di un diario personale. Di sua spontanea volontà, il pellegrino riporta nome,
cognome e nazionalità sotto ciò che scrive, manifestando una chiara intenzione di
comunicare in qualche modo con gli altri, vuole lasciare una traccia di quella che è
stata la sua partecipazione attiva nel Cammino, consapevoli di non ritornare in quello
stesso rifugio.
203
In appendice si possono leggere alcuni messaggi lasciati dai pellegrini nel “Libro del Pellegrino”.
113
Formattato
4.2.3
Aspetti positivi e negativi delle strutture ospitanti lungo il Cammino.
Gli hospitaleros sono in generale molto disponibili e premurosi per quanto
riguarda le necessità “peregrine” dei camminanti. Da Leòn a Villafranca del Bierzo
gli hospitaleros sono tutti gentili, accoglienti, semplici ed amichevoli. E’
impressionante vedere come alberghi così semplici e senza pretese riescano a lasciare
delle impronte così profonde nei pellegrini: si tratta di un gran lavoro da parte di
queste persone. Essi offrono in una parola: “Amore”.
E’ stato possibile notare una grande differenza di comportamento nei confronti
dei pellegrini tra i funzionari gaglieghi e gli hospitaleros. In alcune circostanze il
“donativo volontario” diventa “obbligatorio”. Esistono dei pregiudizi nei confronti
dei giovani che, secondo alcuni hospitaleros, intraprendono il Cammino solo per fare
una vacanza “low cost”, mentre si sottovaluta la reale devozione con la quale tali
giovani intraprendono il Cammino. I ciclisti non vengono spesso visti di buon
occhio, e infatti il trattamento loro riservato è differente rispetto a quello riservato ai
pellegrini.
Non tutti gli hospitaleros, dunque, sono volontari coscienziosi, in alcuni casi si
ha l’impressione che stiano nei rifugi più che altro per passare gratis le vacanze, non
prestando la dovuta attenzione ai pellegrini.
A detta dei pellegrini poi, negli alberghi gli hospitaleros dovrebbero
organizzare con più frequenza degli incontri in forma di preghiera, delle riunioni a
carattere informativo (sul Cammino) oppure semplicemente per conversare.
Negli ultimi cinque anni la situazione degli alberghi è degradata paurosamente.
In alcuni di essi vengono ammesse persone che giungono addirittura con macchine di
supporto proprie dotate di ogni tipo di comodità (roulotte attrezzate di doccia, frigo,
ecc.). La responsabilità è anche di quegli hospitaleros ai quali non importa “ospitare”
chiunque per ottenere benefici economici. Il lusso degrada il Cammino mentre la
sobrietà è l’ideale per il pellegrino di Santiago.
Per quanto riguarda l’informazione ed il controllo sulla correttezza da parte
dei pellegrini nel Cammino, spesso c’è carenza: ad esempio non si hanno notizie
certe sulla tappa successiva e molti hospitaleros non hanno a disposizione le
informazioni necessarie per aiutare i pellegrini. I pellegrini si lamentano delle guide e
delle mappe del Cammino perché hanno riscontrato che non corrispondono del tutto
alla realtà. Le autorità delle diverse Comunità Autonome per le quali passa il
Cammino dovrebbero, in collaborazione con gli hospitaleros, stimolare le attività
114
culturali negli alberghi visto che la maggior parte dei pellegrini arriva verso
mezzogiorno e quando si tratta di piccoli paesini non c’è molto da fare. Alcuni per
fortuna propongono visite o danno spiegazioni su chiese e i monumenti che si
possono trovare nelle località. Sarebbe utile anche controllare con più attenzione i
timbri e le date sulle Credenziali dei pellegrini, in modo tale da poterne verificare la
correttezza nel momento in cui viene assegnato un posto letto. Per fare un esempio:
se un pellegrino parte da Burgos a piedi è impossibile che in giornata arrivi a Leòn
dato che distano l’una dall’altra quasi 180 chilometri. Nel caso in cui vi giungesse,
un hospitalero può dedurre che abbia preso un pullman e di conseguenza dare il suo
posto a qualcuno che abbia faticato veramente.
In alcuni casi è possibile imbattersi in casi di palese disorganizzazione, ad
esempio quando i pellegrini sono costretti a mettersi il timbro da soli. In altri casi
invece ci si può imbattere in persone che lucrano sulle esperienze dei pellegrini,
come ad esempio a Portomarin dove presso un distributore i ciclisti pagano novanta
centesimi per gonfiare le ruote.
Maggiore attenzione dovrebbe essere riservata anche alle segnalazioni per
ristoranti che servono pasti a costi accettabili per i pellegrini. Di solito si tratta più
che altro di menù turistici, i cui prezzi sono troppo cari (otto o dieci euro).
In Galizia si percepisce uno spirito diverso a propostio del Cammino, che
sembra trasformarsi in una competizione su chi arrivi per primo in albergo.
Purtroppo le strutture gestite in modo peggiore s’incontrano proprio nella regione
dov’è sepolto l’Apostolo. Un problema grosso che abbiamo riscontrato è che gli
alberghi aprono tardi, alle tredici. Non capiamo perché ci sia tanta differenza tra gli
alberghi di questa regione rispetto agli altri sparsi lungo tutto il Cammino. Dobbiamo
anche sottolineare il fatto che qui la figura dell’hospitalero volontario si perde: in
maggioranza sono funzionari e a volte sono aiutati da quelli volontari (il che non
guasta a migliorare il servizio). In alcuni casi gli alberghi sono sporchi e deprimenti
proprio per colpa di questi funzionari, oppure troppo piccoli per ricevere i numerosi
pellegrini che arrivano o che partono dalla Galizia, soprattutto in un Anno Santo. A
partire da O’Cebreiro 204 , l’ambiente è abbastanza ostile e bisognerebbe mettere delle
persone più entusiaste a lavorare negli alberghi205 .
204
Anche se ho realizzato il mio Cammino nel mese di luglio, quel giorno ad O’Cebreiro (dista 153
Km da Santiago), che si trova a 1.330 metri d’altitudine, pioveva e c’era un freddo invernale, con
115
I veterani del Cammino infatti hanno notato che l’accoglienza non è la stessa
rispetto a qualche anno fa, forse perché i locali sono stufi di vedere tanta gente.
Inoltre esiste un problema non indifferente, quello dell’accessibilità che
riguarda generalmente tutta la società ma in questo caso lo è ancor di più nel
Cammino di Santiago. Ci sono infatti alcune richieste da parte dei disabili206 , tra le
quali predisporre rotte parallele a quelle già esistenti, in modo tale che una persona
meno fortunata possa realizzare il percorso in modo migliore, sia che lo compia per
motivi religiosi che di altra natura.
I locali e gli alberghi che sono ubicati lungo il Cammino dovrebbero inoltre
seguire tutti i criteri e le norme di accessibilità, riservando un certo numero di posti
letto adatti a loro. Oltre a ciò gli enti locali dovrebbero mettere a disposizione non
solo gli elementi tecnici per accogliere i pellegrini disabili, ma anche e in particolar
modo quelli umani.
Un signore cieco di 73 anni (Camilo) ha trovato parecchie difficoltà ad entrare
col suo cane negli alberghi, così come in qualche esercizio pubblico e privato. Si
tratta di episodi alquanto imbarazzanti e senza ritegno poiché il cane rappresentava
gli occhi stessi del suo padrone207 .
Nel Monte do Gozo 208 ho conosciuto ed intervistato un giornalista, Pepe, che
stava facendo il Cammino per motivi di lavoro. Il suo compito era quello di difendere
l’utente del Cammino, quindi di investigare sugli eventuali problemi degli alberghi.
Ha riscontrato anche lui ovviamente che c’è molta mancanza di rispetto nei confronti
del pellegrino. A Sarria ha scoperto perfino un sacerdote che metteva a disposizione
la sua casa in cambio di un’offerta, quando invece non avrebbe dovuto chiedere
niente visto che la gente entrava nella casa del Signore. In questi casi, quando le cose
appena sette gradi centigradi. Di conseguenza molta gente era impreparata non avendo indosso abiti
tipicamente invernali, si indossava al massimo una felpa per intenderci.
205
Dei ragazzi ad esempio volevano stare assieme in una stanza dato che in quel momento c’era la
possibilità ma una funzionaria non voleva e intanto si metteva a gridare con la gente che era piuttosto
alterata visto che ha dovuto aspettare per ore sotto la pioggia ed il freddo prima che aprissero le porte
nonostante loro, gli impiegati, fossero dentro già da un pezzo. Quello di Sarria poi era una cosa
vergognosa: era diretto da una signora piuttosto maleducata che trattava malissimo i pellegrini. Una
ragazza che ho intervistato ad Arzua mi ha riferito che a Sarria un’altra signora aveva detto loro che le
camere erano tutte prenotate per un’autorità importante (poi si è scoperto per la regina Doña Sofia e le
sue guardie), quindi hanno dovuto cercarsi altri posti; la donna non ha voluto neanche dare indirizzi di
altri alloggi o numeri di telefono da contattare. In questo caso pare che siano state fatte delle
differenze e che per questa funzionaria la gente nel Cammino non si trova sullo stesso piano.
206
AA.VV, V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, actas, 9-12 de Octubre de 1 999, CEE
(A Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998, p. 638.
207
Camilo è uno di quei pellegrini da me intervistati la cui storia più mi ha commosso, e non solo me.
208
Da qui si può già scorgere la cattedrale di Santiago de Compost ela che dista solo 5 chilometri.
116
non vanno come dovrebbero, si denunciano le persone interessate di tali “abusi”, si
pubblica sul giornale l’accaduto e si filma tutto quanto. In questo modo può
intervenire la polizia locale e si fa chiudere l’attività, oppure avviene un cambio del
personale che è ciò che è successo nella maggior parte dei casi.
Riferendoci proprio al Monte do Gozo l’ambiente è piuttosto freddo e questo gela un
po’ l’entusiasmo dell’arrivo. Basterebbe qualcuno, magari che sappia parlare altre
lingue straniere, a raggruppare la gente con un caloroso benvenuto e scambiare due
chiacchiere nell’attesa di avere un posto letto. Per molti la presenza di qualche
sacerdote bilingue non sarebbe male, anche solo per confessarsi ed evitare quindi gli
“ingorghi” nella cattedrale. Tutto questo aiuterebbe i pellegrini a sopportare meglio
gli ultimi chilometri che mancano per raggiungere Santiago, dove peraltro si transita
su strade a volte sporche e molto trafficate da auto e bus turistici.
Per quanto concerne la situazione strutture alternative, alla gente sta bene che
abbiano allestito i padiglioni, però chiedono solo un minimo di pulizia poi se ci sono
dei materassini o meno, o se l’acqua sia fredda o calda non importa. A questo punto
sono in molti a voler sapere dove sono tutti quei milioni che la Xunta dice di avere
per el Xacobeo, e per chi sono.
E’ un peccato non saper approfittare del Cammino di Santiago per quello che è:
spesso si dà una brutta immagine a spagnoli e stranieri, danneggiando inoltre la
Galizia e i gaglieghi. Tutto ciò suppone una buona organizzazione e tanto lavoro,
però le autorità dovrebbero ricordarsi che sono i pellegrini coloro che diffondono la
conoscenza della propria esperienza al mondo intero.
117
4.2.4
La segnaletica.
I cartelli segnaletici rappresentano per i pellegrini un importantissimo punto di
riferimento. Nel corso degli anni la situazione è gradualmente migliorata, tuttavia,
nelle città grandi spesso ci si confonde e ci si
perde, soprattutto prima di entrare in Galizia. Il
Cammino in generale è segnalato abbastanza
bene. Diversi pellegrini però sostengono che di
Internet ci si possa fidare più di tanto perché i
Figura 23 Esempio di segnaletica.
chilometri indicati non sempre sono quelli che
poi si percorrono effettivamente; non si capisce
se queste informazioni siano per gli autoveicoli o per i pellegrini che vanno per i
sentieri.
Attualmente quasi niente purtroppo rimane degli autentici assetti stradali
romani e medievali, c’è un po’ meno polvere e un po’ meno fango: l’asfalto
sostituisce in qualche punto la tradizionale calzada, cioè il lastricato di pietra
vulcanica. Ma un aspetto è rimasto intatto: si va ancora a piedi, per centinaia di
chilometri. A volte può capitare di vedere che ai bordi del sentiero “sboccino” più
lattine che biancospini; camminare fra l’aria malsana di una periferia urbana è una
penitenza davvero poco mistica.
In riferimento alla spiritualità del Cammino, in generale ci si aspettava un
maggior contatto da parte della chiesa coi pellegrini. Per tutto il Cammino non ho
visto nemmeno un parroco avvicinarsi ad un albergo, mi ha sorpreso molto questa
cosa. Forse bisognerebbe dare un senso più spirituale al Cammino, non legato
necessariamente alla religione cattolica, ma piuttosto ai valori umani e alla
naturalezza (umiltà, solidarietà, tenacia, sforzo, semplicità, rispetto, diversità,
armonia)209 . Occorre agire e lottare per mantenere i diversi significati della
peregrinazione, di modo che il Cammino continui ad essere un incontro di cristiani e
non cristiani, credenti e non credenti e che insieme ai motivi culturali e sportivi
continui ad essere un Cammino dello spirito.
209
AA.VV, V Congreso Internacional de Asociaciòns Xacobeas, actas, 9-12 de Octubre de 1999, CEE (A
Coruna), editorial, deputaciòn provincial da Coruna, A Coruna, 1998, p. 640.
118
Formattato
Appendice
Interviste ai pellegrini
QUESTIONARIO
1. Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
2. E’ la prima volta che lo percorri? E quali sono le tue motivazioni?
3. Vale la pena soffrire?
4. Che aspetto ti piace di più del Cammino?
5. Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
6. Solo o in gruppo?
7. Puoi narrarmi qualche episodio o persona che ti ricordi o che ti è rimasta
impressa ?
8. Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini?
9. Te lo aspettavi/immaginavi così il Cammino?
10. Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
11. Consigli?
12. Lamentele?
119
Elenco pellegrini intervistati in ordine cronologico.
1. Mandarina Clementina Martìn, 48, Barcellona, Spagnolo.
2. Francoise, 24, Parigi, Spagnolo. (hospitalero)
3. Ernesto, 28, Santander, Spagnolo. (hospitalero)
4. Bernadèt Sea, 27, Budapest (Ungheria), Inglese.
5. Eric, 38, Barcellona, Spagnolo.
6. Maria Sunfrieto, 53, La Rioja, Spagnolo.
7. Rocio, 50, Madrid, Spagnolo.
8. Maria Jesus, 48, Madrid, Spagnolo.
9. Tommaso, 29, Pesaro, Italiano.
10. Valeriano, 66, Bergamo, Italiano.
11. Angelo e sua moglie Stefania, 37 e 34, Brescia, Italiano.
12. Mar, 24, Las Palmas de las Canarias, Spagnolo.
13. Chema, 20, Valencia, Spagnolo.
14. Santiago, 22, Madrid, Spagnolo.
15. Pablo, 21, Cuella (Segovia), Spagnolo.
16. Oscar, 31, Barcellona, Spagnolo.
17. Elena, 20, Valladolid, Spagnolo.
18. José Manuel Monterrubio, 49, Madrid, Spagnolo.
19. Beatriz, 18, Messico, Spagnolo.
20. Maria Sol, 56, Argentina ma da 25 anni vive in Svezia, Spagnolo.
21. Cristina e suo papà, 9 e 54, Madrid, Spagnolo.
22. Lucia Molinari, 35, Asola (Mantova), Italiano.
23. Maria Teresa Morel Estrani, 59, Barcellona, Spagnolo.
24. Pepe, 38, Cartagena (Murcia), Spagnolo.
25. Camilo Rodriguez Rameiras, 73, Barcellona ma nato in Galiza, Spagnolo.
26. Giovanni Tullo, 55, vive a Toronto ma è nato a Fossalto (Campobasso),
Italiano.
27. Cristina, 22, Castillòn, Spagnolo.
28. Cristina, 38, Barcellona, Spagnolo.
29. Pepe, 39, A Coruna, Spagnolo.
30. Gintautes, 36, Lituania, Spagnolo.
120
Interviste complete ai pellegrini
1)Nome
Mandarina Clementina Martin
Età
47
Provenienza.
Barcellona.
E quali sono le tue motivazioni?
Per fede, mi hanno operato un mese fa alla gola. Pensavo che si trattasse di qualcosa
di molto grave, ma ora canto come gli angeli e sto benissimo: riesco a comunicare
con le persone e con Dio. E’ un modo per dire grazie, e di espellere tutto il male che
posso aver fatto alle persone, direttamente o indirettamente. E’il mio modo di far
penitenza. Mi sono capitate tutte le disgrazie di questo mondo: si sono rotte le ruote
del carrello della spesa per mettere tutte le cose che non entravano nello zaino.
Che gente ha encontrato durante il Cammino?
Svedesi, norvegesi, italiani, francesi, brasiliani, di tutto. Si parla un po’ in tutte le
lingue: tutti dividono la cucina, i bagni, tutto è in comune. C’è un orario per andare a
letto presto ed uno per alzarsi e ricominciare a camminare, per non beccare il sole
cocente e scottarsi com’è capitato a me. Sono uscita perfino sul giornale El diario de
Leòn: sono nell’ultima pagina fotografata mentre spingo il mio carrellino, il 4 luglio.
Vale la pena soffrire ?
Si perché cominci a valorizzare una serie di cose ed a sminuirne altre. Cominci a
staccarti di molte cose materiali che non ti servono a niente anche se ora vedi che
porto del cibo e qualche souvenir per mia figlia. Anche se avessi tanto denaro
penserei che la cosa più importante è la fraternità universale e l’amore che a volte
troviamo a volte no. Io lo faccio per il mio Cristo che è il mio maestro e per il mio
Dio che è mio Padre.
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Tutti noi spagnoli conosciamo la storia di Santiago, sin da piccoli.
2)Nome
Fernand
Provenienza
Francia
Età
24
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Attraverso Internet, amici, familiari, giornali, fiere del turismo, ma anche leggendo
diversi libri di storia e l’interesse che ho per l’epoca medievale, alla Chiesa, alle
crociate e alle peregrinazioni in generale.
E’ la prima volta che lo percorri? E quali sono le tue motivazioni?
No, questa è la decima volta. La prima da casa mia, Parigi: sono circa 1.800-2.000
Km, è stata la più dura. Quest’anno sono partito da Alicante e non è facile poiché ci
sono poche infrastrutture, poi è un anno santo e ho voluto darmi ulteriori difficoltà.
In precedenza ho fatto pure delle tappe di altri cammini, ho scritto una guida (dopo
aver chiesto l’autorizzazione). Ora sono hospitalero e questo mi dà molto piacere. In
questo modo ricambio il favore, prima ho ricevuto mentre ora sono io che do.
Tuttavia non è più lo stesso spirito dopo che percorri il cammino così tante volte: ora
ne approfitto degli alberghi, delle infrastrutture. Mi vergogno un po’ nel dire queste
121
cose perché non mi sento più tanto pellegrino come la prima volta. Per questo voglio
dare il mio contributo come volontario.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
L’avventura personale, l’esperienza, la natura, la libertà; anche l’arte e la
gastronomia (bisogna degustare un buon vino). Ogni aspetto ti arricchisce
profondamente.
Solo o in gruppo?
Solo, perché mi sento libero. Se ad esempio voglio fermarmi un giorno in più o fare
una tappa di 5 Km non devo dare spiegazioni a nessuno. Se invece voglio sedermi
vicino ad un’autostrada e guardare le macchina che viaggiano a 150 Km/h non devo
giustificarmi con nessuno. Sono libero. Solo la seconda volta l’ho fatto con mio
padre, però preferisco da solo.
Cosa fai normalmente nella tua vita?
Sono giornalista e scrittore. Vivo con lo stress dell’ufficio, non per essere felice ma
per guadagnare qualche soldo. Anche mio padre è un artista-scrittore, mia madre è
attrice: è gente che ha vissuto grazie alle proprie passioni.
Quali sono le tue motivazioni?
Soprattutto religiose. Sono cristiano cattolico romano. Cerco di andare a messa tutti i
giorni nel cammino. A Parigi invece vado solo ogni domenica. La fede mi aiuta
molto, è il pilastro della peregrinazione; mi sento come in dovere di andare a messa
quando posso. Ultimamente mi è venuta una lombosciatalgia ed ho la caviglia
infiammata e chiedo a Dio di darmi la forza per andare avanti.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Una volta ho visto cadere davanti ai miei piedi un coniglio, l’avevano ferito dei
cacciatori: è morto davanti ai miei occhi dopo aver cercato di rianimarlo con un po’
d’acqua. Sono Diventato molto triste. L’anno scorso un pellegrino che stava
camminando davanti a me mi aveva accusato di essere un ladro di pellegrini perché
avevo rubato un portafoglio. E’ stata una delle cose più brutte che mi sia accaduta:
mi vergognavo visto che la gente mi guardava male. Ho denunciato quest’uomo alla
guardia civile per calunnia, però ho sofferto tanto. A volte le cose non sono come
sembrano. Comunque ogni giorno ci sono tante cose belle, è difficile dire qual è la
migliore, può essere una buona accoglienza, un paesaggio, un tramonto, ecc.
Vale la pena soffrire?
Sì, anche quando ci sono dei dolori che non passano è molto dura: hai paura di non
arrivare ma questo succede ogni anno. Mi sento un ipocondriaco però adesso faccio
quello che posso. Quando giungi alla tomba dell’Apostolo dopo aver superato queste
difficoltà, ti senti pieno di forze e sei emozionato.
Come sono i rapporti con gli altri pellegrini?
Ho molti amici ma quando torni a casa è diverso perché sei disconnesso da
quest’esperienza ed i rapporti non sono più così forti. Non conosco nessun pellegrino
che quando torna a casa sia felice: ci sono dei momenti di depressione, non sai come
il cammino possa entrare a far parte della tua vita. Gli amici e la tua famiglia non
capiscono, possono solo cercare d’immaginarlo.
122
Consigli?
Di andare ognuno al proprio passo, rimanere libero. S’incontra sempre tante gente,
rispetta i tuoi piedi, bisogna bere tanta acqua dato che è importante per i tuoi
muscoli. Cerca di dormire più che puoi e approfitta di quest’esperienza che ti
arricchisce sicuramente e ti rende migliore. Poi ti consiglio di andare con calma da
Monte do Gozo a Santiago per rivedere tutto quello che hai fatto in questi giorni, per
la tua persona.
3)Nome
Ernesto
Provenienza
Santander
Età
28
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Da amici inizialmente. Questo è il mio settimo cammino, tra andata e ritorno. Ogni
volta è diverso: la prima è per un motivo, poi man mano cambiano.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
Incontrare se stesso, la natura, la spiritualità, il sentirsi libero.
Solo o in gruppo?
Sempre solo. Ora sono hospitalero volontario per restituire al cammino ciò che mi ha
dato fin ora. Cerco di aiutare i pellegrini in tutto ciò che posso, risolvere i loro
problemi e far in modo tale che il cammino sia per loro il più positivo possibile.
Molta gente viene senza sapere cos’è il cammino o chi è Santiago, perché
pellegrinano. Voglio aiutar loro a fare un po’ di chiarezza in questo percorso, visto
che arriveranno alla tomba dell’Apostolo.
Quali sono le tue motivazioni?
Spirituali, però c’è gente che lo fa per sport, per avventura ed arrivano con una
spiritualità totalmente diversa.
Qualche episodio che ti ricordi particolarmente?
A gennaio di quest’anno mentre camminavo ero davvero stanco e tutti gli alberghi
erano chiusi. Ho visto un uomo che stava uscendo dalla sua casa e mi ha chiesto se
volevo un tè. Ho pensato in quel momento di avere davanti a me un angelo: era
l’unidici gennaio e nevicava, faceva freddo, sembrava che stesse lì per qualcosa, o
per qualcuno. Per me comunque è più dura camminare d’estate che d’inverno perché
non sopporto il sole, poi dipende dalle persone. Sicuramente in inverno lo zaino pesa
molto di più.
Si soffre? E’ un dolore più fisico o psicologico? Mai avuto intenzione di mollare?
Credo che il cammino non sia sofferenza, perché è una cosa meravigliosa. Ogni 2
Km c’è sempre un posto dove puoi fermarti per prendere qualcosa da bere, puoi far
riposare i tuoi piedi, comprare del pane. Poi tutti ti aiutano negli alberghi, è
un’allegria. Il vero cammino inizia dopo Santiago, credo che successivamente sia più
difficile confrontarsi nella vita quotidiana (almeno per me).
Relazioni con gli altri pellegrini?
Tutti sono pellegrini, anche quelli che arrivano in aereo. Può esserci gente che fa
alcune tappe in bus ed essere molto più motivata di uno che fa 50 Km al giorno coi
suoi piedi. Non siamo noi quelli che devono giudicare.
Parlami di questo cambio che avviene durante il camino?
Ti rendi conto di molte cose: non è più ricco colui che maggiormente possiede, bensì
colui che meno necessita. La gente si rende conto che si può vivere benissimo con
123
molto meno. Si cambia perfino nel modo di vedere le persone dato che nella vita
normale siamo abituati ad avere rapporti piuttosto superficiali anche perché le
vediamo per poco tempo.
Hai visto qualcuno cambiare profondamente a causa del Cammino?
Sì, era una persona che non credeva assolutamente a niente e stava nel cammino. Lo
stava facendo per liberazione, gli alberghi sono economici, ti aiutano, ecc. Ma ci
sono dei momenti in cui succede qualcosa che non puoi spiegare, e che ti fa cambiare
totalmente il modo di vedere la vita. Era un ragazzo che aveva problemi di droga, di
delinquenza, ed ora si trova in un seminario.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa?
Con la necessità e l’obbligo di portare con me nella vita di ogni giorno l’essere
pellegrino anche se è molto difficile.
Consigli?
Di farlo perché ti arricchisci interiormente. Impari da tutti, pellegrini ed hospitaleros.
4)Nome
Bernadèt Sea
Procedencia
Hungary, Budapest
Età
27
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Me ne hanno parlato alcuni amici che hanno trascorso le loro vacanze venendo a fare
il pellegrinaggio.
In quanti giorni percorrerai il Cammino?
In un mese, dal 1/7 al 30/7, 30 giorni in Spagna. Da Leòn a Fisterra, poi vorrei
visitare Salamanca, Vigo.
Che aspetto ti piace di più del Cammino? E quali sono le tue motivazioni?
L’aspetto spirituale del cammino (principalmente), poi conoscere nuove persone, me
stessa, mettermi alla prova spiritualmente, fisicamente e psicologicamente. L’aspetto
religioso: non sono un’assidua praticante, ma sono cattolica-cristiana. Mi piace
praticare la religione in modo personale ed autonomo, soprattutto nei rapporti con le
altre persone (e con Dio), non solo andando in chiesa.
Solo o in gruppo?
Sola, perchè nella mia vita normale sono sempre a contatto con molta gente, anche a
lavoro. Con questa esperienza voglio incontrare me stessa, dedicare del tempo a
conoscermi meglio stando da sola, ad ascoltare il mio corpo e la mia mente, ascoltare
il mio cuore, i miei piedi. E poi in questo modo posso essere libera il più possibile,
sono libera di conoscere gente ma non dipendere da nessuno. Mi sento libera.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
E’ la prima volta che faccio il cammino. La cosa più bella che mi è capitata: avevo
una forte tendinite qualche giorno fa camminando con delle scarpe davvero scomode
e inadeguate, non potevo continuare il cammino. Pregavo Dio di aiutarmi, gli
chiedevo di darmi la possibilità di farmi cambiare i miei scarponi con dei sandali più
confortevoli, così ho raccontato a un hospitalero dell’albergo che non riuscivo a
continuare il cammino con quelle scarpe e lui ha chiamato un taxi e mi ha portata in
un supermarket aiutandomi a comprare dei sandali, di quelli che non costano molto,
sui 15 euro. Mi ha riaccompagnato in albergo e così eccomi qua sono arrivata fino a
Ponferrada. E’ incredibile perchè io non parlo una parola di spagnolo, e in due tappe
ho ricevuto diversi aiuti, mi hanno risolto i miei problemi, mi hanno curato le mie
124
bolle. Per me questo viaggio è come la continuazione ed il succedersi di eventi
inaspettati.
Vale la pena soffrire?
Questa è una delle esperienze più grandi di tutta la mia vita. Vedo che molte persone
lo fanno per motivi sportivi o fisici, ma per me è diverso, è una questione spirituale.
Ho 27 anni ma al momento io non riesco a fare più di 16 Km al giorno, dato che per
me questi 16 Km sono già abbastanza duri, mentre vedo persone anche molto più
grandi di me che ad esempio vengono dall’Olanda a piedi e fanno tanti Km in più
rispetto a me che sono giovane. Dopo il secondo giorno di cammino, con le bolle ed i
problemi ai piedi, ho realizzato che il mio corpo ha i suoi limiti ed io devo rispettare i
miei limiti, devo rispettare me stessa. Qui devi chiedere aiuto, devi farti aiutare ed
aiutare a tua volta.
Hai paura?
No, qui no ma nella mia vita ad esempio ho paura quando si tratta di cambiare
lavoro, di cambiare il mio stile di vita, le mie abitudini. Qui nel Cammino non devi
aver paura, non ce n’è bisogno. Mi sto realizzando: mi sto dimenticando di mangiare,
di bere, di dormire, di aver un corpo sano; cammino con la gente, parlo con loro,
guardo la natura.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Penso che avrò un rapporto completamente diverso con me stessa e con gli altri, avrò
più rispetto per me stessa, per i miei limiti e sarò più forte. Comunque non voglio
cambiare nessuno, non voglio influenzare gli altri. Io voglio fare delle cose che mi
permettano di cambiare maggiormente. Vorrei migliorare i miei rapporti con le
persone che mi circondano, con i miei cari e sentirmi meglio e far sentire meglio gli
altri. Non voglio essere una salvatrice, voglio cambiare solo me stessa, non
influenzare gli altri.
Hai mai incontrato qualcuno col quale avresti voluto fare il cammino in
compagnia?
Ho incontrato qui molta gente interessante, ma nella mia vita ogni persona è
interessante. Tutti mi danno la possibilità di vedermi come una persona migliore;
guardare me stessa attraverso gli occhi degli altri è molto interessante. Penso anche
che la gente senta il bisogno qui di parlare con me, perchè sono una ragazza che sta
facendo il cammino da sola. Mi rispettano, cercano di essere gentili, di aiutarmi. Ho
sempre delle conversazioni e degli incontri molto profiqui, sono molto importanti per
me. Spesso sono tentata nel voler camminare con loro, ma sono venuta qui per farlo
da sola, con loro al massimo mi vedo negli alberghi. E’ difficile organizzare qualcosa
durante il cammino. Penso di essere nel posto giusto al momento giusto dove mi
trovo ora. Non faccio il cammino per fare pubblic -relation nè per far festa, non ho
neanche un telefono, non ho niente. Ma un diario sì: non ne avevo mai scritto uno
prima d’ora, ho cominciato con questo cammino, qui giorno dopo giorno scrivo
qualcosa, ce l’ho qua (me lo mostra). Penso che farai una bella cosa per quanto
riguarda la tua tesi, ti auguro tanta fortuna. Falla con una mentalità molto aperta, ti
auguro di fare un buon cammino qui in Spagna. Sono convinta che qualsiasi
influenza avrai nel cammino ti aiuterà molto e la porterai dentro di te, quello che stai
facendo e che farai è molto più di una tesi credo.
5)Nome
Eric
Provenienza
Barcellona
125
Età
38
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Il fatto di essere spagnolo, ti parlano del Cammino sin da piccolo e poi grazie ad un
amico ho cominciato a farlo.
In quanti giorni percorrerai il Cammino?
Lo stiamo facendo (con i suoi due figli) in diverse tappe, divise anno dopo anno. Lo
faccio durante le vacanze, in dieci giorni, una settimana, a pezzi. Abbiamo iniziato da
Navarrèn, in Francia. In totale sono venticinque giorni, è la prima volta che lo
facciamo.
Che aspetto ti piace di più del Cammino? E quali sono le tue motivazioni?
Il rispetto della natura, vedere il contrasto che c’è tra la città e la natura. Come dare
un valore alla tua vita, sapersi distaccare dalle cose. E’ un lavoro che fai all’interno
di te stesso per comprenderti meglio e per incontrare o ritrovare te stesso. Per me non
ci sono motivazioni religiose.
Solo o in gruppo?
Con amici o con i miei figli.
E cosa ne pensano i tuoi figli?
Il maggiore: “E’ stata una proposta di nostro padre e ci è sembrata una bella cosa,
una bella esperienza.”
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Passeggiare per i boschi, respirare l’aria pura e stare in silenzio. Molti alberghi
attuano con vero amore, quelli che chiedono la volontà sono i più sinceri.
Dovrebbero essere tutti così. Non mi piace il business che si è creato attorno al
pellegrinaggio, la mancanza di appoggio da parte dei governi locali nel proteggerlo
da queste speculazioni che hanno lo scopo di prosciugare le tasche dei pellegrini. Ad
esempio nei ristoranti i menù sono troppo cari per dei pellegrini, non esiste un menu
per noi, poiché un menu per pellegrino dovrebbe costare quattro o cinque euro, non
otto o dieci come accade quasi sempre.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Penso che si torni cambiati da quest’esperienza. Ognuno apprende la sua lezione, i
valori umani, il fatto di essere responsabile delle tue cose, di essere semplice e di
utilizzare il minimo indispensabile. Non ho mai pensato di lasciare il cammino
perché tanto facciamo tappe corte e non sarebbe giusto.
E’ duro anche per i tuoi figli?
Si credo che sia molto difficile anche per loro farlo tutto in una volta, dall’inizio alla
fine. Non bisogna bruciare le tappe: se ne fanno tra i 15 e i 20 Km, non di più, così
puoi andare piano e godertelo tranquillamente.
6)Nome
Maria Sunfrieto
Provenienza
La Rioja
Età
53
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
E’ una cosa che si sa da sempre. Avevo in mente di farlo da molti anni, solo che non
era arrivato ancora il momento. Poi si hanno notizie sui giornali e degli amici mi
hanno raccontato la loro esperienza.
In quanto tempo pensi di fare il Cammino?
126
In tredici giorni, da Astorga.
E quali sono le tue motivazioni?
Sinceramente è come un’inquietudine, non so come spiegarla a parole: non faccio il
cammino solo per il paesaggio. Ho avuto delle situazioni familiari particolari e
questo ha incrementato ancor di più il mio interesse per il Cammino e fino a quando
non mi sono successe determinate cose non era mai scattata quella molla che mi ha
fatto capire che era l’ora di partire. Solo che non so se riuscirò a finire il Cammino.
Influiscono anche i motivi religiosi, è un miscuglio di tante cose.
Solo o in gruppo?
Con degli amici.
Vale la pena soffrire?
Io fin ora ho fatto solo due tappe ma ho già sofferto moltissimo. Il dolore è
indescrivibile: allo stesso tempo pensavo di non arrivare e poi sono arrivata. Questa è
una gioia però si soffre davvero tanto.Vale la pena anche se a volte penso che non
dovrei maltrattare in questo mo do il mio corpo.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Sono un po’ delusa a dire il vero. Pensavo che sarebbe stata una cosa più fraterna.
Forse l’avevo idealizzato troppo il Cammino, non è come mi ero programmata che
fosse. Nessun evento negativo al momento, sono tutti molto corretti, però pensavo di
socializzare di più con altre persone al di fuori del mio gruppo: si parla ma finisce lì.
Mi hanno fatto molta impressione le persone che soffrono tantissimo, che continuano
ad andare doloranti pur di arrivare, compiendo tappe piuttosto lunghe e dall’inizio.
Consigli?
Consiglio di prepararsi sia fisicamente che mentalmente. A me è mancata più una
preparazione psichica e di conseguenza ora non ce la faccio neanche fisicamente.
Dentro di me è in corso una lotta interiore perché non so che farò, se tornare a casa o
rimanere e continuare.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
No non credo. Ho letto testimonianze di gente a cui il Cammino ha cambiato
totalmente la vita. Penso che queste persone siano predestinate ed io non mi
considero tra loro. Immagino che la mia vita sarà la stessa di prima. In ogni caso darò
più valore alle cose materiali che abbiamo, perché qui si vive con l’essenziale. Nella
vita quotidiana abbiamo molte cose in più di quelle che necessitiamo, mentre così
possiamo vivere senza problemi.
7)Nome
Rocio Fernandez
Provenienza
Madrid
Età
50
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Mi ha impressionato molto una storia che ho letto ne “El Pais”, di una ragazza che
stava facendo il Cammino, una come tante che aveva una vita normale, un’infermiera
di Saragozza che ha avuto come una chiamata. Ha visto qualcosa che le ha cambiato
totalmente la vita e ora è una suora in non so quale convento. Poi un’altra vicenda:
una coppia che stava percorrendo il Cammino, ad un certo punto, non so dove
esattamente, muore il marito a causa di un arresto cardiaco. La mogliè torna a casa
ma l’anno dopo ritorna in quel luogo per ricominciare il Cammino, di modo che
anche il marito in qualche modo potesse terminarlo. Mi ha impressionato poi il
127
giornalista che lo raccontava: era agnostico e tutto ciò gli suonava come una musica
celestiale, ma quando è giunto alla Piazza del Obradoiro e ha messo la mano
sull’albero di Jesse ha sentito qualcosa. Anche quando non crediamo in niente, arriva
un momento in cui si sente qualcosa, e non si sa per quale motivo.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico? Le tue motivazioni?
Beh qui non viviamo dove stiamo normalmente, non siamo nel nostro habitat
naturale, quindi anche per questo forse abbiamo più tempo per pensare. Io ad
esempio non sono molto religiosa, però avverto una certa religiosità, altri magari
pensano nella natura, a me piace anche l’aspetto culturale.
A cosa pensi quando cammini?
Io quando comincio a camminare penso a molte persone. Sono venuta anche perché
ho sofferto tanto; mi ha commosso una famiglia che stava passando un periodo di
sofferenza.
8)Nombre
Maria Jesus
Provenienza
Madrid
Età
48
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Grazie a delle amiche che hanno fatto già il Cammino. Mi hanno detto che è stata
una bella esperienza e ci hanno consigliato di farlo, così con altre amiche abbiamo
deciso di ascoltarle ed eccoci qua. Sappiamo da piccole cos’è il Cammino per sentito
dire, ma non abbiamo mai cercato in biblioteca dei libri né abbiamo approfondito
ulteriormente l’argomento.
In quanto tempo pensi di realizzare il Cammino?
Abbiamo cominciato il 5/7 da Astorga e vogliamo terminarlo sabato prossimo.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
E’ la prima volta che lo faccio, non so dirti ancora. Quello che ho visto sin ora è
bello, in questa zona non c’ero mai stata, è stupenda. Mi affascinano i paesini, la
natura, quando vedi certi posti ti scendono le lacrime dagli occhi, è qualcosa di
speciale.
Solo o in gruppo?
Siamo tre amiche.
E quali sono le tue motivazioni?
Quella di farlo, semplicemente, sperimentarlo. Siamo tre donne, non cerchiamo il
divertimento, forse siamo in cerca di qualcosa ma non lo sappiamo: incontrare se
stesse, non so spiegarti meglio.
Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini?
In molte cose. Fai un po’ il resoconto della tua vita. Cerchi il perché del Cammino
quando sei disperata, nel quale non trovi la ragione di tale fatica, cosa può motivarti.
Poi quando meno te l’aspetti ti arriva un’energia tale da continuare a camminare.
Non si sa da dove venga, può essere la fede o il fatto che voglio a tutti i costi arrivare
fino alla fine, non saprei spiegartelo.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
Quello che noto io è la gentilezza della gente; mi curano come non farebbero nella
vita normale. Non lo fanno per interessi né per guadagno perché si vede la
differenza. Ad esempio poco prima di arrivare all’albergo del Pilar, non riuscivo a
stare in piedi e subito delle persone sono venute a cercarmi: mi hanno preso lo zaino
128
e mi hanno portato in stanza come se fossi una di casa e questo non si fa per denaro,
viene da dentro.
Che rapporto hai con gli altri pellegrini?
E’ come una fratellanza: ti sembra come se stessi con loro tutti i giorni. Eppure non li
conosci in realtà, è una cosa piuttosto strana, devi provarla per capirla.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Abbiamo iniziato ad Astorga. Il primo giorno ci siamo sbagliati e abbiamo fatto
cinque Km in più. Siamo dovute tornare indietro e delle persone anziane ci hanno
aiutato. Era come se gli altri non ti vedessero e alla fine una signora ci ha detto che
stavamo andando nella direzione sbagliata. Ma prima ancora ci era successo un fatto
davvero strano: nella stazione, alle quattro del mattino non c’era anima viva ma poi è
arrivata una signora, piuttosto anziana, vestita a lutto e si è messa lì davanti a noi così
(con le braccia conserte) a guardarci solamente, con una faccia strana, faceva paura e
ci sembrava il caso di andarcene. Poi ci siamo perse e una signora ci ha indicato un
paesino nel quale però non potevamo fermarci dato che non c’erano rifugi: eravamo
stanchissime ed era come se qualcosa ci obbligava a proseguire. Mancavano sette
Km al prossimo albergo. Credevo di non arrivare, ci siamo sedute un attimo per terra
in strada ma improvvisamente è arrivato uno sciame di mosche addosso e siamo state
costrette ad alzarci subito. Sono cose troppo strane, come se qualcuno non volesse
farci riposare ma ci esortava a continurare fino ad arrivare.
Secondo te c’è un perché, un significato in tutto questo?
Penso che tutto abbia un senso, niente è un caso per me.
Lamentele?
C’è cattiva informazione a livello di mappe: sono errate e le guide non corrispondono
al vero Cammino. Penso che ci siano degli interessi al di sotto. Ci sono delle persone
che considerano il Cammino una vacanza economica. Non è bello perché poi capita
che il vero pellegrino rimane senza posto letto, mentre gli altri prendono il suo posto
e se ne vanno a far baldoria alle feste del paese.
Hai visto qualcuno cambiare durante il Cammino?
Si, noi stesse siamo cambiate. Si cambia perché percepisci cose di te che
normalmente non vuoi vedere, della tua famiglia, di tutto in generale. Ti rendi conto
di quello che hai, valorizzi molto ciò che hai in casa, le comodità. Ad esempio
quando arrivi in un albergo non sai cosa o chi incontrerai (a volte va bene altre no);
impari ad adattarti, ti rendi conto dei tuoi limiti che di solito non vuoi riconoscere.
Vale la pena soffrire?
Mi manca metà Cammino e non so se arriverò a Santiago, non so dirtelo ora ma
spero di farcela. Soffro di più fisicamente che psicologicamente, anzi sto
apprezzando tutto ciò che mi viene offerto. Conosco gente nuova, parlo con loro ma
il corpo soffre molto. Oggi ad esempio siamo andate in bus assieme ad altri
pellegrini, quasi tutti lesionati, chi ai piedi e chi alle braccia.
Come pensi che sarai una volta tornata a casa? Senti che cambierai?
Tutto ciò che apprendi con durezza e con le lacrime, non lo dimentichi. Mi piace
scovare dentro di me, ho sempre cercato di fare le cose giuste, nel senso di
comportarmi bene con gli altri, di far del male il meno possibile. Questo è stato
sempre il mio modo di vivere quindi non so se migliorerò, però non posso peggiorare
questo è sicuro.
Consigli?
A qualsiasi persona che stia bene fisicamente e che abbia coraggio, consiglio di farlo.
9)Nome
129
Tommaso
Provenienza
Provincia di Pesaro
Età
29
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Diversi anni fa leggendo dei libri di storia medievale.
In quanto tempo pensi di realizzarlo?
Sono partito da Arles in Francia e in 43-45giorni spero di arrivare a Santiago. Questo
per me è il 38° giorno.
E quali sono le tue motivazioni?
Quella religiosa e spirituale innanzitutto. Poi s’innesta naturalmente l’aspetto
culturale e storico che fa parte del cammino.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
Io ho percorso il cammino sempre da solo, quindi c’è questo aspetto di solitudine che
permette di pensare, di meditare, pregare. A parte dei brevissimi tratti, l’ho fatto
sempre da solo. Le sensazioni sono tante: è difficile esporle, variano a seconda delle
fasi del cammino. Non ce né una sola da quando parti a quando arrivi, settimana
dopo settimana cambiano e si arriva in un momento in cui cammini con un senso di
libertà, di tranquillità, senza particolari pensieri. All’inizio c’è un problema fisico e
psicologico: nel mio caso dopo la 2° - 3° settimana non c’è più né un problema fisico
né psicologico.
Hai mai pensato di mollare e tornare a casa?
All’inizio quando ero in Francia sì perché è stato un percorso difficile, ero da solo e
non incontravo gente: ero in montagna e per la mente è passata questa cosa, ma se
uno fa un cammino per fede, se uno abbandona un cammino che sta facendo per
fede, vuol dire che questa fede non è poi cosi vera.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
I fatti sono tantissimi e le persone positive sono tante. Ci sono delle esperienze al di
fuori della quotidianità, ci sono cose che non si possono neanche raccontare perché
non sarebbe giusto. Le persone qui mi aiutano continuamente, anche senza chiederlo.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Questo cammino da quando son partito sicuramente ha già cambiato la mia persona,
in tanti modi diversi, nel modo di vedere la vita, ti completi come uomo anche
spiritualmente, è una grande esperienza e quando tornerò a casa sicuramente sarò
diverso anche con gli altri. L’approccio dopo un’esperienza cosi lunga e difficile
cambia inevitabilmente. Vivi una vita “naturale” in cui non hai tutti i problemi e gli
stress della vita quotidiana, ma vivi la tua vita che è quella di pensare, meditare,
camminare, pregare e mangiare e dormire: queste sono le cose del cammino.
Consigli?
Se uno viene chiamato dal cammino di farlo assolutamente senza paura, perché se
uno vive il cammino con fede, con religiosità, durante il cammino sarà sempre
aiutato. Seconda cosa, di vivere il cammino da pellegrini, senza la preoccupazione di
arrivare al primo albergo per trovare il posto ma vivere il cammino nel cammino,
lungo la strada, e viverlo durante tutta la giornata.
10)Nome
Valeriano
Provenienza
Bergamo
130
Età
66
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Leggendo dei libri.
E’ il tuo primo pellegrinaggio?
E’il mio 4° cammino, e ho cominciato ad avere la passione per il pellegrinaggio
facendo quello a Roma nel 2000 per l’anno Santo. Il mio hobby prima era di andare
in montagna, che è comunque una cosa molto diversa dal cammino come
pellegrinaggio perchè in montagna in un giorno, due, tre o sette al massimo torni a
casa e sei contento di quello che hai fatto, mentre nel cammino il 1° anno è durato 32
giorni; il 2° è 38; il 3° 44 e il 4° di 47-48 senza contare il viaggio che diventano 5253 giorni.
E quali sono le tue motivazioni?
Confrontarmi con la vita di tutti i giorni con l’esuberanza delle cose inutili che
abbiamo a cui la vita moderna ci costringe a sfruttare: dobbiamo consumare per dare
il lavoro a chi fa queste cose, però io la trovo una cosa inutile dato che il cammino
insegna a vivere le cose di tutti i giorni. Le cose più importanti per me sono il
contatto con la natura, con Dio, con le persone. L’anno scorso ho fatto un cammino
legato molto alla famiglia e alla pace, perchè sappiamo cosa c’è nel mondo, ad
esempio di guerre ce ne sono tante. Ritengo che sul cammino si possa convivere con
tutte le persone che rappresentano quasi tutte le nazioni del mondo si può dire,
perchè siamo tutti soltanto pellegrini: non c’è l’americano, non c’è il brasiliano,
siamo tutte persone che hanno lo stesso ideale, che camminano nella stessa direzione.
Un’altra cosa importante per me è trovare Gesù, sapere che siamo tutti uguali. In fin
dei conti nella vita conta la persona. Se tu appartieni ad un popolo che domina la
terra e vieni a fare il cammino con questa intenzione, vuol dire che non hai capito
niente del cammino. Il cammino pianifica e rende le persone tutte uguali. Infatti io ho
sempre trovato sia giovani che anziani che come ci incontriamo ci salutiamo dandoci
del tu o rispettandoci ma anche prendendoci proprio come se fossimo tanti fratelli.
Hai mai visto qualcuno che è cambiato tanto facendo il cammino?Tu stesso sei
cambiato dopo il cammino?
Non sono cambiato tantissimo perché sono sempre stata una persona che cerca di
vivere della quotidianità, delle cose semplici, e accontentarmi di quel poco che mi
arriva. La prima volta che ho fatto il cammino avevo un po’ di paura poichè non
conosco la lingua, conoscevo solo l’italiano, eppure avevo una fede nella
Provvidenza: dicevo: “Vado! Sono sicuro che qualcuno mi aiuterà”. E infatti mi ha
aiutato molta gente.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Quando son tornato il primo anno in treno sono arrivato di sera alle otto e non sapevo
che a un certo orario avrebbero chiuso la stazione e aspettavo di dormire lì perchè
non conoscevo la lingua e non sapevo dove andare. Così alle undici e mezza è
arrivato il capo-stazione e mi ha detto di uscire. Gli ho fatto capire che non sapevo
dove andare, e lui ha detto che lì si chiudeva a chiave e che non sarebbe rimasto
nessuno. Allora son uscito e son andato sul piazzale della stazione: mi son seduto su
una panchina e pensavo che ne avevo passate tante e che sarebbe passata anche
questa. Ma dopo mezz’ora arriva il capo-stazione, mi mette una mano sulla spalla e
mi ha fa entrare in stazione. Mi ha fatto vedere i bagni, mi ha detto che c’erano tre
persone che stavano di guardia e che sapevano che io ero lì e al mattino avrei potuto
prendere il treno per tornare in Italia. Ecco io ho visto in questo la Provvidenza.
Pensi che sia tutto casuale o c’è un motivo?
131
Penso che il pellegrino viene sul cammino con questa idea della Provvidenza. Io ho
sempre trovato la Provvidenza che mi ha aiutato, oppure una persona che mi ha
soccorso nel momento del bisogno. Adesso che sono diventato un po’ un esperto, a
tutte le persone che incontro cerco sempre di dare dei consigli, di aiutare nel
possibile e soprattutto di far vedere che il cammino è anche gioia, la gioia
d’incontrarsi e di aiutarsi, di conoscersi e di stare insieme. Il valore più bello della
persona penso che sia la convivenza: nella vita il mondo non dovrebbe essere fatto di
nazioni, ma di persone che si comprendano, si stimino, si tollerino e si vogliano
bene.
11)Nome
Angelo e Stefania
Provenienza
Prov. di Brescia
Età
37 e 34
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Non c’è un momento preciso, risale agli studi delle scuole superiori. Lo so quasi da
sempre.
Solo o in gruppo?
Sono con mia moglie, questo è il nostro primo cammino. Siamo partiti da Leon,
quindi facciamo gli ultimi 300 Km.
E quali sono le tue motivazioni?
D’incontrare nuove persone e di sperimentare situazioni diverse, scambi
d’esperienze, fuori dal contesto usuale delle vacanze. Pensiamo che da un punto di
vista umano ci possa dare molto.
STEFANIA: è una sfida fisica perchè vengo da alcuni problemi fisici che ho avuto (e
che ho), quindi volevo vedere se riuscivo ad affrontare questa cosa, se magari può
aiutarmi in qualcosa. Può darsi che siamo alla ricerca di qualcosa, non si finisce mai
di conoscersi, anche se son otto anni di fidanzamento e quattro di matrimonio: forse
sono più alla ricerca di me stessa, esci da un anno di lavoro stressante e queste sono
le nostre “vacanze”. Comunque è più faticoso di quello che pensavo.
E’ cambiato il vostro rapporto di coppia?
Non siamo ancora arrivati a Santiago, i bilanci li tireremo alla fine. E’ chiaro che in
un rapporto di coppia un’esperienza del genere incide perchè se da solo sei chiamato
ad affrontare e risolvere problemi, in due i problemi raddoppiano o vanno pensati ed
affrontati in maniera diversa che non da soli. In due ci si aiuta, l’uno sostiene l’altro,
è un percorso di coppia il nostro. E’ bello camminare sul sentiero, avere la possibilità
di fermarsi, di sostare, di guardare la natura, d’incontrare le persone del posto che ti
salutano molto volentieri e sono disponibili, ti danno informazioni e ti aiutano.
Quando è stato possibile siamo entrati nelle case delle persone che ci hanno invitato
ed abbiamo parlato.
STEFANIA: non cerchiamo delle cose complicate nella nostra vita. Non so se sto
cambiando ma so che rimango tante ore in silenzio, non so se è per risparmiare fiato
dato che a casa non lo faccio. A volte rimprovero mio marito di parlare poco mentre
qui invece passano ore ed ore in silenzio senza che me ne accorga. Quando cammino
sono libera, non sto lì a pensare molto: è una sensazione di libertà, non di vuoto. Non
hai ansie, né il magone, è strano perchè camminiamo insieme, lui quasi sempre
davanti dato che ha un ritmo diverso: io mi trovo bene con lui davanti, lo seguo
altrimenti mi perdo ed io ho il mio ritmo. Sono partita col rosario anche se non sono
132
proprio religiosa, cosa che non avrei mai fatto a casa. Due anni fa me l’han dato a
Fatima e avevo intenzione di prenderlo con me ma poi mi son dimenticata. Prima di
partire allora siam passati da mia suocera e l’ho chiesto a lei: non so per quale
motivo visto che non sono una che si mette a dire il rosario se non alla vigilia di
Natale solo perchè inizia mia suocera a dirlo e io la seguo. Vado a messa qualche
volta. Ora il rosario infatti lo porto con me: prima di partire mi faccio il segno della
croce e quando arrivo me lo rifaccio.
Lamentele?
Da due giorni a questa parte abbiamo trovato un clima un po’ alterato. C’è un aspetto
un po’ troppo competitivo, sembra quasi una gara a chi arriva prima ad occupare il
posto in albergo, a chi si alza prima. Questo svalorizza l’obiettivo che può essere non
solo l’aspetto spirituale ma soprattutto quello umano del cammino.
Ve lo aspettavate così il Cammino?
Non sapevamo che fosse così, anche se sapevamo grosso modo a cosa andavamo
incontro. Ha perso qualche punto in questi due giorni, però ci sono delle persone che
ci richiamano a quello che è veramente l’essenza del pellegrinaggio, dell’andare
verso la meta. Forse se arrivavamo dieci minuti prima avremmo dormito in un letto,
dopo otto ore di marcia con lo zaino in salita, sapendo che domani abbiamo un’altra
tappa dura ma siamo coscienti che l’importante non è arrivare primi ma andare con
calma e guardare il nostro panorama.
Il dolore è più fisico o psicologico? Avete avuto mai intenzione di mollare?
Io onestamente no, mia moglie si ma è comprensibile. Tuttavia lasciare tutto no. Vale
la pena soffrire se la sofferenza porta a fare emergere alcuni valori umani importanti
(condivisione e la reciproca assistenza). Abbiamo incontrato molte persone che ci
hanno aiutato anche senza chiedercelo, senza dirci niente, e abbiamo condiviso non
solo la sofferenza.
STEFANIA: Ad esempio il fatto delle vesciche: penso di non averle mai avute e qui ti
spuntano come dei fiori in un giardino. Purtroppo è un problema non ind ifferente da
affrontare, se non hai i piedi apposto non vai con le gambe e non vai con la testa. C’è
tutta una fatica fisica e mentale, però è anche bello dopo aver faticato tanto e vedi
che i tuoi piedi dopo due o tre giorni cominciano ad assestarsi ed arrivi (anche se poi
devi dormire a terra) e ti trovi contenta di aver raggiunto qualcosa che non avresti
mai immaginato di riuscire a fare.
12) Nome
Mar
Provenienza
Las Palmas de las Canarias
Età
24
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
E’ il mio primo Cammino. L’idea è stata del mio fidanzato: abbiamo visto su Internet
e ci siamo decisi a venire.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
Conoscere gente nuova, di diverse culture e nazionalità.
E quali sono le tue motivazioni?
Per divertimento, per fare un’esperienza nuova, niente di religioso comunque.
Il dolore è più fisico o psicologico? Hai mai avuto intenzione di mollare?
Alla fine di una tappa sono distrutta, ma poi mi sento sollevata perché penso che mi
manca di meno per arrivare a Santiago. Soffro molto però ogni giorno di meno, vale
133
la pena, si può sopportare il dolore per una volta tanto. Amo la natura, il paesaggio,
le case antiche, i paesini di campagna, ecc.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Si, cerco la sicurezza in me stessa.
Solo o in gruppo?
Con il mio fidanzato, ma poi ci siamo uniti ad un gruppo strada facendo. Penso sia
meglio in gruppo per me, preferisco stare con la gente, ridendo e scherzando. Il
tempo passa più in fretta.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Adoro i pomeriggi che passiamo negli alberghi. Fernando (il fidanzato) mi aiuta
davvero tanto.
Lamentele?
In alcuni alberghi ci sono delle norme troppo severe. Ad esempio l’altro giorno
volevamo stare tutti nella stessa stanza, ma la signora aveva la luna di traverso e non
ci ha accontentati.
13)Nome
Chema
Provenienza
Valencia
Età
20
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Facendo trecking con le mie zie me l’hanno consigliato loro stesse.
In quanto tempo pensi di realizzarlo?
In una settimana, partendo da Ponferrada.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
La gente, i buoni rapporti che si creano con tutti.
E quali sono le tue motivazioni?
Mi piace la natura, camminare, conoscere gente nuova innanzitutto. Voglio staccare
la spina dal lavoro e dalla routine, per fare escursioni.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Un po’ sì perché si ha più tempo per pensare, anche se vai in compagnia.
Solo o in gruppo?
In gruppo. Per me è meglio perché anche se sto con un gruppo poi posso unirmi ad
un altro: sono partito con le mie zie ed ora ho conosciuto questo gruppo di ragazzi
tutti simpatici e sto con loro.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Il gruppetto con il quale stiamo andando, ci divertiamo molto.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
No. Secondo me è solo il fatto che andiamo tutti verso lo stesso posto. Porto con me
una croce della madonna di Lourdes anche se non sono molto religioso, però c’è
qualcosa di religioso.
14)Nome
Santiago
Provenienza
Madrid
Età
22
134
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Questo è il secondo cammino. Quattro anni fa l’ho fatto a piedi con degli amici dai
quali ho avuto abbastanza informazioni. Quest’anno ho deciso di farlo in bici. Mi
sono documentato anche attraverso Internet.
E quali sono le tue motivazioni?
Innanzitutto per una promessa: una questione familiare, anche per la mia fidanzata,
un po’ di tutto. Lo faccio per il significato cristiano del cammino, per la fede, per
divertimento, avventura, ecc.
Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini?
Sì, quando sto faticando molto penso alla mia famiglia, alla ragazza, agli amici che
mi hanno chiesto di pregare anche per loro. Penso al significato della vita, vedi che
qui tutte le persone hanno qualcosa in comune, che la sofferenza ci unisce.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
Le discese in bici sono le più belle, le salite non mi piacciono. E’ fantastico quando i
percorsi passano attraverso i boschi e non sulle strade asfaltate. Se vai a piedi invece
che in bici hai dei vantaggi, ma anche degli inconvenienti. Ad esempio in bici è
pesante una salita, ma a piedi ti rovini molto di più i piedi; in bici ti fa davvero male
il sedere.
Solo o in gruppo?
Con un amico, però ritengo che il cammino debba essere sia un viaggio individuale
che di gruppo, così puoi riflettere sia da solo che con altri, conoscendo gente nuova e
confrontarsi. C’è bisogno di condividere le proprie esperienze con gli alt ri.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Mi colpiscono le persone che partono da Roncesvalles, perché credo che se lo fanno
è per un motivo molto forte visto che decidono di percorrere ben 800 Km a piedi. Ho
parlato spesso con loro: una volta ho incontrato uno che lo faceva da tanti anni, e mi
aveva colpito quando, arrivato a Santiago, l’ho visto nella cattedrale raccolto in
preghiera e mi ha detto “devi pregare”. Grazie a lui ho capito il vero significato
cristiano del cammino, la sofferenza. Io sono religioso e questo fatto mi ha segnato
particolarmente nel modo di vedere la vita: conosci una persona che continua a
camminare anche zoppicando, dolorante, trasmettendo una tale speranza quando
parla. Era sicuro di sé e credeva in quello che diceva. Mi ricordo esattamente delle
altre cose che mi aveva detto: “tu preghi?”, ed io “Sì”, quindi lui ha ribadito “Allora
non smettere di farlo”.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Lo stavo pensando proprio ieri arrivando in paese. Chissà se questo Cammino di
Santiago mi serve a cambiare la mia vita. In ogni caso sono cosciente del fatto che
non è un cambiamento che avviene dalla notte al giorno. Tutti hanno delle cose da
modificare nella loro vita. Il cammino ti lascia un’impronta se non lo fai per turismo.
Vedrò sicuramente la vita quotidiana in maniera diversa: ti rendi conto
dell’importanza di alcune cose che prima invece non lo erano. Può essere la tua città
stessa, dove in genere ognuno pensa agli affari suoi, qui invece si preoccupano per te
e senti il bisogno di ricambiare, ti senti al centro dell’attenzione ma non perché la
cerchi bensì perché ti chiedono semplicemente come stai e ti augurano un buon
cammino. Sono piccole cose che fanno piacere e che nella vita normale purtroppo
non vedi.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
Sì, dipende anche dal significato col quale fai il cammino. La prima volta infatti sono
rimasto sorpreso da questa cosa, perché tutti abbiamo qualcosa in comune.
Immaginavo più che altro fare delle passeggiate, ma quando durano sei ore non lo
135
sono proprio. Per avere la sensazione di non perdere tempo, allora cerchi un motivo
valido, altrimenti camminare normalmente lo puoi fare da qualsiasi parte.
Hai mai visto qualcuno che è cambiato tanto facendo il Cammino?
Non saprei dirtelo, piccoli cambi sì e lo puoi notare dai commenti che ti rilascia la
gente. Sicuramente ci si fa un’idea del cammino prima di farlo, solo che poi hai un
atteggiamento diverso. Bisogna differenziare quello che è un pellegrino, e quello che
è un turista. Non capisco la gente che viene qua per consumare droga. Mi ha colpito
una frase che ho letto nell’albergo di Ponferrada: “El peregrino agradece, el turista
exige”.
Lamentele?
C’è troppo business dietro, ma dipende anche se si offrono dei servizi ad un turista o
ad un pellegrino. Sono stato trattato molto bene e mi hanno offerto del caffè senza
chiedere niente in cambio.
Consigli?
Consiglio a tutti di farlo.
15)Nome
Pablo
Provenienza
Cuella (Segovia)
Età
21
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Qui in Spagna tutti lo conoscono.Quest’anno poi è l’anno giacobeo, noi l’abbiamo
programmato da qualche mese e quindi eccoci qua.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
Mi piace tutto, dormire negli alberghi o in una tenda com’è capitato oggi, camminare
cantando per non ricordarti che devi fare altri 15 Km, parlare con la gente, ecc.
E quali sono le tue motivazioni?
E’ la prima volta che lo faccio, da Villafranca del Bierzo. Per un’esperienza di
convivenza con i miei amici e soprattutto è una sfida con me stesso visto che non
sono uno sportivo (per motivi di studio e lavoro) né ho molto tempo libero. C’è poi
l’aspetto turistico delle terre spagnole che mi piace molto; i motivi religiosi sono
importanti per me. Ho le mie teorie sulla religione: sono credente ma non praticante
perché non credo nella Chiesa dato che dovrebbe cambiare la sua posizione nei
confronti della società. Comunque tutti dobbiamo credere in qualcosa, e la religione
serve anche a sostenerci nella vita quotidiana.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
Si respira qualcosa di diverso, non so cosa sia; noto una solidarietà speciale da parte
della gente, anche se non si conosce nessuno.
C’è qualcuno che ti ha aiutato più degli altri in questi giorni?
Tutti ci aiutiamo a vicenda. Quando c’è da fermarsi lo facciamo, ci troviamo molto
bene insieme e ci vogliamo bene. Avevamo persino provato una pseudo convivenza
di due giorni prima di partire, per vedere se potevamo trovarci bene qui.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
In un albergo ho visto qualcosa che preferirei non accadesse: una persona ha curato
male una bolla ad un pellegrino senza sapere esattamente il da farsi. Infatti la ferita
mal curata si è infettata poco dopo. E’meglio attuare solo se ne siamo capaci
altrimenti lasciamo fare a chi di competenza.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
136
Sì, valorizzerò di più ogni cosa: il letto, una cucina, qualcosa di caldo, conoscere
gente diversa, ecc. Forse non cambierò tanto come persona perché penso che appena
torneremo alle nostre comodità, saremo quelli di prima. Tutti si fanno un’idea del
cammino prima di intraprenderlo, ma non è come te lo aspetti. Alcuni lo trovano
troppo duro, ma vale la pena provarci e se non si arriva fino alla fine non succede
niente. Quando vedi ad esempio che ti mancano tre Km di salita ti viene da pensare
che era meglio stare in spiaggia a prendere il sole, ma poi ti rendi conto che qui stai
bene e vale la pena soffrire un po’.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
L’albergo prima di O’Cebreiro era un po’ strano, hippy; il padrone poi entrava nelle
camere senza bussare (potevo anche essere nudo), il bagno era misto con solo due
docce.
16)Nome
Oscar
Provenienza
Barcellona
Età
31
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
E’ il mio primo cammino, mi sono documentato su Internet, attraverso amici e poi lo
conosciamo da sempre. Sono partito da Ponferrada.
E qual i sono le tue motivazioni?
Perché ci sono dei concerti sul Monte do Gozo, così faccio due cose in una. Un po’
per avventura e poi non ho abbastanza soldi per fare delle vacanze normali e qui si
risparmia. Per me è tutto un business, non c’è niente di mistico, è solo una tradizione
che porta molti turisti alla Galizia.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
I paesaggi, le persone simpatiche, ed il fatto che è molto economico.
17)Nome
Elena
Provenienza
Valladolid
Età
20
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Da mio fratello che l’ha fatto due anni fa e anche dalla mia famiglia.
Sola o in gruppo?
Con cinque amiche, però consiglio di farlo da soli perché la gente che viene da sola è
quella che fa più amicizie, quella che ti aiuta e ti parla di più; hanno la possibilità di
stabilire il proprio passo, forse soffrono di meno.
E quali sono le tue motivazioni?
Per motivi religiosi principalmente (sono molto devota), poi è una buona maniera di
fare le vacanze (è economico). Mi piace conoscere altra gente, posti nuovi, stare con
le amiche. E’ anche un viaggio individuale dato che quando cammini non parli per
molto tempo. C’è qualcosa di diverso: la gente ti aiuta, penso che cambierò con
quest’esperienza. In città molte cose sono indispensabili, qui no, lì siamo sempre di
mal umore, qui ti dimentichi di tutto perché pensi solo a stare in mezzo alla gente e ti
diverti tanto.
137
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Questa mattina una nostra amica non ce la faceva a continuare e perciò ci siamo
fermate tutte ad incitarla e ad aiutarla. A lei questo ha fatto molto piacere. Il dolore
unisce le persone. L’albergo di ieri non era buono (era sporco) ma siamo state bene
perché eravamo in buona compagnia. Poi c’è qualcuno che trova l’anima gemella nel
cammino: una ragazza tedesca sta ora con uno spagnolo! Vanno insieme dappertutto,
si aiutano a vicenda, è bello vederli felici. Piacerebbe anche a me questo perché è qui
dove conosci veramente qualcuno, esce fuori la tua vera personalità.
Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini?
Sì a mio fratello perché mi ha detto che non ce l’avrei fatta e poi al mio ex per il
quale provo ancora qualcosa: l’ho lasciato io ma mi sto rendendo conto che ho
ancora bisogno di lui. Quando tornerò cercherò di riprendere il discorso con lui; mi
piacerebbe averlo qui adesso. So quello che mi manca veramente grazie al cammino.
C’è più bisogno di una persona che delle cose materiali.
18) Nome
Jose Manuel Monterrubio
Provenienza
Madrid
Età
49
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Grazie a un’altra persona che lo aveva già realizzato.
E’ la prima volta che lo percorri? E quali sono le tue motivazioni?
E’ il mio quarto cammino. Quattro motivi differenti: il primo, nel ’99, era qualcosa di
nuovo, da Astorga. Il secondo nel 2004 da Logrogno l’ho fatto per vedere se c’era la
stessa gente nel cammino; il terzo per sport, da San Jean-pie de port in 20 giorni.
Questo quarto cammino è molto speciale per me, è di riaffermazione, con condizioni
speciali. E’ una specie di compromesso e di promessa: farlo senza mezzi economici,
non ho denaro e non posso chiederlo né accettarlo da nessuno. Se la gente mi vole
aiutare può farlo offrendomi da mangiare, io la chiedo ma non la esigo, credo che ci
corrisponda per diritto. Se negli alberghi non mi lasciano entrare perché non posso
pagare, mi porto una tenda dietro. Principalmente sono un egoista, devo pensare
prima a me stesso. Tutti cerchiamo qualcosa al di fuori di noi, ma è dentro dove
nascono le domande. Non è un tema religioso il mio, non pratico nessuna religione:
sono stato battezzato ma crescendo le mie decisioni sono state diverse. Ho un figlio
ma non l’ho fatto battezzare, se lui vorrà sarà solo una decisione sua, non una
imposizione mia.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
Il cammino è cambiato molto. Questa volta è più vivo rispetto al primo: è tutto più
positivo, infuocato verso la Chiesa, più giovani. Attualmente viviamo in una epoca in
cui manca la comunicazione: ad esempio si chatta con qualcuno che sta in Australia e
poi non sappiamo parlare con chi è più vicino a noi. Qui quello che incontro è
soprattutto comunicazione che è quello che manca nella nostra vita, nelle istituzioni,
nelle coppie, ecc.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
Sono le enerigie di tutte le persone che passano nel cammino.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Ho visto coppie, anche sposate, che sono venute qui insieme ma sono tornate a casa
ognuno per conto suo: il cammino li aveva separati. Altri invece sono venuti poco
138
convinti e qui si sono uniti. Si tratta di convivere ventiquattro ore su ventiquattro con
qualcuno e non è facile. Mi è capitato di arrivare in un albergo ma non mi hanno
accettato, e neanche nel seguente. In un altro mi hanno fatto almeno far la doccia e
lavare i vestiti. Stavo per andare a dormire davanti al portico di una chiesa e forse
qualcuno, sapendo della mia situazione, mi ha messo dieci euro in un mio calzino.
Mi sarebbe piaciuto sapre chi fosse per ridargli quello che lui stesso mi aveva offerto
perché non mi è permesso accettare denaro. Piuttosto gli direi di offrirmi da
mangiare; mi mancano solo sette giorni per arrivare a Santiago e fin ora non mi è
mancato assolutamente niente. Anzi, ho ricevuto più di quello che necessitavo.
Parlando con una ragazza le ho chiesto se sua madre era morta, e se soffriva di
epilessia come lei. La ragazza mi ha confermato il tutto molto sorpresa ovviamente.
Le ho detto che avevo un amico con gli stessi sintomi e perciò ho appreso ad
affrontare il problema. Volevo aiutarla standole vicino in qualche modo. Ci siamo
scambiati i numeri di telefono. Guarda cosa mi ha scritto in un sms; che aveva
trovato un amico e che aveva bisogno di qualcuno che le desse la forza per
continuare a vivere. Questa ragazza ha tentato il suicidio diverse volte e questo era
uno dei motivi per il quale ha intrapreso il cammino.
Solo o in gruppo?
Questa volta solo, però ho sempre viaggiato in gruppo.
Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini?
Alla mia vita.
Come e quanto sei cambiato durante questi cammini?
C’è sempre stato un prima ed un dopo del primo cammino. Per me cambiare significa
renderti conto degli altri, anche se te ne dimentichi spesso. In ogni momento della tua
vita vengono fuori dei momenti del cammino. Ti ricordi solo i bei ricordi, quelli
brutti li dimentichi. Questa volta per me il cambio è già avvenuto durante il
cammino, prima ancora di terminarlo, perché questo è speciale. Io sono un
meccanico di auto, e normalmente mi piace la mia vita. Non mi è piaciuto solo in
questi due ultimi anni, ed è in questo periodo che sono cambiato.
Tuo figlio e la tua famiglia sanno del tuo cammino?
Sì e sono d’accordo, anche mia moglie. Mio figlio lo farà in futuro. Farlo a piedi ha i
suoi vantaggi perché sei tu che decidi il passo, il ritmo.
Soffri molto?
No, io mi diverto. Solo una volta mi è uscita una bolla per una mia negligenza, nel
secondo cammino.
Hai visto qualcuno che è cambiato molto con il camino?
Sì, molte persone che sono venute qui depresse, in trattamento da uno psicologo.
Dopo aver passato qualche giorno con loro, se ne sono andate soddisfatte, tranquille
e con tanta allegria. Questo non si deve al cammino, ma a noi pellegrini perché senza
di noi il cammino ha finito di esistere. Se non si comunica con la gente i problemi
continuano ad esistere e non si può trasmettere niente di buono al prossimo. Mi è
capitato di pranzare con delle persone e dall’argomento del sale qualcuno ha finito
per dire che la Catalogna non fa parte della Spagna. Nel cammino ci sono anche i
nazionalisti purtroppo.
Vuoi dire qualcosa sulle infrastrutture?
C’è business certo, ma se non ci fosse terminerebbe il tutto. Non abbiamo cibo da
regalare ma da vendere sì. Una volta un prete mi ha detto che non si può fare il
cammino senza denaro. Io posso smentirlo, sono un esempio del contrario. Gli
hospitaleros sono simpatici, ma la maggior parte non parla lingue straniere.
Tu hai aiutato qualcuno in particolare?
139
A tutti in genrale. Mi sento bene ogni volta che lo faccio. Non è un peso per me fare
massaggi, toccare i piedi sudati, ascoltare la gente, ecc. Non sono innamorato del
cammino di Santiago bensì della vita e quindi di conseguenza sono un innamorato
del cammino.
19) Nome
Beatriz
Provenienza
Messico
Età
18
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Attraverso la TV, la pubblicità, è una tradizione della colonia spagnola. Comunque
mi sono documentata poco, so giusto le cose principali.
Sola o in gruppo?
Con due amiche. Penso che da sola sarebbe noioso, comunque non sono in grado di
dire cosa sarebbe meglio perché ci sono diversi pareri a riguardo.
E quali sono le tue motivazioni?
Mi attira il fatto di percorrere gli stessi posti nei quali è stato anche l’apostolo
Santiago, i luoghi simbolici che rappresentano qualcosa per la Chiesa Cattolica. Io
sono molto religiosa, praticante e cattolica.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
Non saprei ma sento che ognuno, religioso oppure no, ha lo stesso fine.
I tuoi genitori cosa ne pensano visto che sei molto giovane?
Sono molto contenti perchè è una decisione che ho preso da sola, volevo fare
un’esperienza nuova.
Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini?
Alla mia vita, al perché di questo cammino. Voglio conoscermi meglio.
Vale la pena soffrire?
Questo è il mio secondo giorno e sono molto stanca, però va bene, i piedi stanno
ancora bene.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Tutti sono gentili.
Cosa ne pensi deli alberghi?
Sono buoni ma per la quantità di gente che c’è nel cammino sono piuttosto piccoli.
C’è anche gente anziana che lo sta facendo e a volte sono un po’ costretti a cercarsi
altre sistemazioni e questo non è giusto.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Non lo so, però ho tanta voglia di arrivare a Santiago. Forse mi renderò conto di cosa
mi mancava veramente nella mia vita quotidiana.
20) Nome
Maria Sol
Provenienza
Argentina, ma da 25 anni vivo in Svezia.
Età
56
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Lo conosco fin da piccola, solo che era troppo lontano. Due mesi fa ci siamo messe a
cercare informazioni su Internet e siamo venute.
140
E quali sono le tue motivazioni?
Si tratta di una sfida con me stessa, il fatto di realizzarlo, di avere le forze ed il
coraggio per farlo.
Sola o in gruppo?
Con un’amica. Penso che se il mondo fosse governato da gente che fa il cammino
sarebbe migliore: la gente è più solidale e buona.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
La solidarietà. Quello che mi ha impressionato maggiormente è la chiesa della
“Virg en del Camino”: è un luogo di pace, meraviglioso.
Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini?
Sì, a me stessa, parlo con me stessa. Il silenzio mi piace.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Forse più avanti, chiedo solo di essere una buona persona, niente di più.
Vale la pena soffrire?
Sono stanca, però allo stesso tempo è una stanchezza meravigliosa, il fatto di riuscire
a terminare ogni tappa, metti a prova te stesso.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarme nte?
Il freddo di O’Cebreiro ed i ragazzi che “morivano” dal freddo senza un posto in cui
dormire, mi hanno segnato molto. Ammiro tanto un signore cieco di 73 anni che è
qui col suo cane, e Cristina, una bambina di nove anni che accompagna suo papà
malato per tutto il cammino, gente fantastica. Credo che abbiano una forza che
nessuno di noi altri possiede.
Lamentele?
C’è gente che prende l’autobus e poi scende quando mancano due o tre Km
all’albergo. Così arrivano per primi e prendono i posti mentre altri camminano tutto
il giorno e poi rimangono senza un letto. Alcuni percorsi sono abbastanza pilotati da
parte delle autorità locali, perché ci sono degli interessi dietro. Alcuni alberghi sono
deprimenti per colpa dei funzionari scortesi che ci lavorano. Gli enti locali
dovrebbero fare qualcosa in più. Ci sono dei paesini che vivono esclusivamente del
pellegrino. Ci sono un sacco di posti dove i prezzi sono esorbitanti, come il
mangiare, la frutta (un Kg di mele ci è costato quasi quattro euro!). Si approfittano
spesso di noi pellegrini, ed è una pena. Non bisogna fidarsi di Internet dato che la
realtà è un’altra cosa, è completamente diversa.
21) Nome ed età.
Cristina, 9 anni. Suo papà, 54.
Provenienza
Madrid
E quali sono le vostre motivazioni?
Cristina: Perché mio papà già lo ha fatto da Jaca e da Roncesvalles: mi ha raccontato
un sacco di storie, mi ha incuriosito ed eccoci qua insieme. Siamo partiti da Leòn,
camminiamo da docici o tredici giorni. Ho qualche bolla ai piedi, sono un pochino
stanca però sto bene, vale la pena. Solo che non ho fatto la comunione e forse per
questo non mi daranno la Compostela, anche se penso che dirò che l’ho fatta.
Papà: Prima di tutto ci piace camminare, vedere cose nuove, conoscere gente nuova,
la natura, vedere dentro di noi. C’è molta gente che viene perché è sola nella vita, è
depressa e questa diventa quindi un modo diverso di vivere. Questo è la mia terza
volta: la prima lo feci nel ’90, poi nel ’92 e ora nel 2004.
Pensate a qualcosa o a qualcuno mentre camminate?
141
Cristina: a mia mamma che sta lavorando e non può essere qui con noi; voglio
arrivare a Santiago, poi agli animali, ai miei amici ed alle persone che ho conosciuto
qui nel cammino e che ho lasciato indietro o che sono andati avanti.
Sono cambiate le tue (al papà) motivazioni in questi tre cammini?
Dal primo cammino è cambiato tutto perché mi sono sposato. (Cristina: mia madre
mi ha messa al mondo!). Prima la mia vita era un po’ una noia, mi sentivo solo e nel
’92 ho conosciuto mia moglie, che in principio non mi piaceva affatto perché era
molto brutta (aveva una pettinatura orribile ed era mal vestita). Per fortuna dopo è
cambiata ed ora non mi manca niente.
Qualche episodio o persona che ricordate particolarmente?
Cristina: molte persone hanno aiutato mio padre. Papà : nel ’90 mi sono comprato un
cappello di paglia nel cammino. Un giorno però è passato un camion che me lo ha
fatto volar via. A Villafranca de Montereuca (Burgos), salendo su di un monte, dato
che non c’era il sole a guidarmi né alcun segnale, mi ero perso e giravo a vuoto per
cinque ore. Prima non c’erano tutte le frecce di adesso.Spesso infatti mi arrabbiavo
per questo motivo. Poi un parroco mi aveva suggerito dei trucchi: di guardare se
c’erano delle orme sui sentieri, e che il sole al mattino dovevo averlo sulla nuca
mentre il pomeriggio sulla fronte. Così sai di non sbagliare.
Cristina: abbiamo conosciuto un ragazzo francese che ha avuto un incidente sui
Pirenei mentre saliva: gli si è aperta la gamba e hanno dovuto tagliare un tendine. Era
con la sua famiglia ed era l’unico sopravvissuto. Per questo motivo si sentiva in
colpa e perciò sta qui. Cammina da duemila Km e va e viene dalla francia a Santiago
de Compostela. Dice che fa solo colazione, poca tra l’altro perché non ha denaro.
Riesce appena a dormire due ore perché gli fa male la gamba. Papà: credo che visto
che non gli è rimasto più niente nella vita, per lui è uguale un posto invece che un
altro. Comunque ci è successo di tutto: siamo perfino usciti in TV. C’era un gruppo
che curava le bolle e mi hanno intervistato. Il fatto è che la bambina l’hanno ripresa
molto di più e così quando abbiamo proseguito tutti ci hanno riconosciuto e ci
salutavano. Cristina mi dice che l’anno prossimo vuole fare il cammino dall’inizio.
Poi ho conosciuto nel ’92 un ragazzo di Alicante, che era in bici. Siamo diventati
buoni amici, mi ha raccontato che in casa nessuno lo capiva e che aveva solo trecento
pesetas. Un giorno ci hanno avvertito che in un posto davano da mangiare gratis a
tutti i pellegrini, così ci siamo ritrovati in quattrocento e abbiamo mangiato
tantissimo, come dei re. Poi abbiamo fatto una passeggiata ed ho comprato dei
panini, uno anche per lui visto che non aveva soldi e mi ha detto che sono una
persona molto buona.
Lamentele?
Il cammino di adesso non è come quello di prima: ora è una gara a chi arriva per
primo. Gli alberghi sono tutti pieni come in questo in cui ci troviamo.
Avete mai pensato di mollare e di tornare a casa?
No, sempre fino alla fine.
Consigli?
Di cominciare con le tappe corte, poi aumentare gradualmente.
22) Nome
Lucia Molinari
Provenienza
Asola, prov. di Mantova
Età
35
142
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Leggendo il libro di Paulo Coelho, alcune testimonianze di persone anche attraverso
Internet; con giornali e testi specifici sul cammino a piedi.
Sola o in gruppo?
Con mio marito, percorreremo gli ultimi 120 km, da Sarria, perché queste sono le
nostre ferie.
E quali sono le tue motivazioni?
Pensiamo che questo percorso possa servire a noi individualmente e a noi come
coppia per crescere, maturare e riflettere su tante cose che nella quotidianità non
vengono prese in considerazione in primo piano. Consiglio comunque a chi vuol fare
una riflessione profonda di venirci da solo perchè tanto le altre persone s’incontrano
lungo la strada e questa è un’occasione di reciproco scambio d’informazioni, di
conoscenze e di riflessione. Io sono alla ricerca di me stessa, quella parte nascosta
che non conosco.
State cambiando?
Penso che le riflessioni che stiamo maturando in questi giorni possano aiutarci a
cambiare ed a migliorare noi stessi, il nostro rapporto di coppia e la relazione con gli
altri. Scopriamo una grande forza di volontà nel riuscire ad arrivare nonostante le
piaghe, le ferite, i problemi dell’albergo che è pieno, ecc. Tutte cose che nella
quotidianità non vengono messe alla prova. Il nostro rapporto potrà cambiare in
meglio, sarà un miglioramento sicuramente, anche nei confronti degli altri.
Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini?
Di solito sto in silenzio, a volte scambi due chiacchiere. Penso a tante cose, rifletto
tantissimo: ai familiari, amici, parenti, alla piccolezza dell’uomo e a come sono i
campi, le case che vedi da una prospettiva diversa. E’ un cammino spirituale per me,
un miglioramento di quello che è il mio percoso. Sono cattolica-credente-praticante.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Ogni giorno ho incontrato una persona nuova che mi ha arricchito di conoscenze
poichè ha voluto darmi delle informazioni particolari sui luoghi che avevo visitato. Si
tratta di un vecchietto di ieri che mi ha raccontato tutta la storia di una chiesa e poi
mi ha ribadito: “Ricordati che alla fine la vita passa, scorre, ma l’importante è
rimanere sempre in grazia di Dio perché non sai mai quando puoi morire”. Uno
molto saggio. Ad esempio oggi ho visto quell’uomo cieco che ha percorso tutto
questo cammino perchè lo sta facendo per devozione, per chiedere a Dio che il
mondo cambi. Queste cose ti portano a maturare, a fare delle riflessioni su di te. Il
primo aiuto l’ho avuto da mio marito, che si è sobbarcato parte del peso quando io
non ce la facevo a portare il mio zaino. Anche solo una parola, un “dai, coraggio,
forza” ti può spingere a dare il meglio di te perché è in un momento di sconforto
quando pensi di mollare tutto. Scherzosamente dicevamo che i salmi del pellegrino
sono tutti “ahi ahi ahi ahi” dato che abbiamo fatto alcune soste con dei momenti di
preghiera.
Mai pensato di tornare a casa?
No, non ho mai pensato di prendere un bus o un taxi per arrivare a Santiago visto che
ho fatto questa scelta a priori. Ho pensato di prendere il bus solo in casi disperati,
magari la tentazione di rispedire a casa lo zaino perché è troppo pesante. Ho portato
delle cose che non mi servivano mentre ne ho lasciate altre che invece mi sarebbero
state utili. L’essenzialità qui è importante: ti accorgi che molte cose nella vita non
sono essenziali.
Lamentele?
Qualcuno che russa la notte!!!
143
Pensi che le persone che stai incontrando siano una coincidenza o c’è un perchè?
Sì secondo me c’è un perché. Non credo al caso, piuttosto alla Provvidenza. Forse
queste persone mi stanno lanciando un messaggio, nel bene o nel male. Ad esempio
una provocazione del primo giorno che non ho scritto nel diario: il tassista che ci ha
portato dall’aeroporto alla stazione ci ha detto “Ma perchè fate questo percorso? Non
potete prendere un autobus o un treno? Di qui ce ne sono molti per andare a
Santiago, siete pazzi a fare 120 km. Questa cosa ti spinge a riflettere più
profondamente sulle tue motivazioni a fare questo percorso.
Te lo aspettavi/immaginavi così il Cammino?
No, pensavo che fosse un po’ più pianeggiante, invece la zona della Galizia è tutto un
alto e basso. Sulle guide poi è segnalato come percorso medio-facile, ma nessuno ti
dice che ci sono immensi sali e scendi. Non bisogna fidarsi solo dei testi scritti o di
Internet, ma viverlo direttamente in prima persona perchè quello che è stato scritto è
solo una piccola parte.
Vedo che tuo marito sta scrivendo. Avete un diario?
Sì ci scriviamo ogni giorno, ognuno ha il suo personale. E’ un diario che non vuole
essere solo memoria oggettiva dei posti che abbiamo passato, ma anche dei fatti più
importanti capitati durante il giorno o semplicemente l’annotazione di una persona,
di una parola o un fatto che ci ha colpito particolarmente. Ci confrontiamo ogni sera
su quello che abbiamo scritto.
23) Nome (porta uno zainetto piccolo)
Maria Teresa Morel Estrani
Provenienza
Barcellona
Età
59
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di S antiago?
Erano anni che volevo farlo, solo che prima lavoravo, i miei figli erano piccoli. Ho
sempre voluto farlo tutto in un mese e ora i figli sono grandi, mio marito è in
pensione e quindi sono libera. Questo è il ventisettesimo giorno, sono partita da
Roncesvalle.
Come stai fisicamente?
E’ duro soprattutto i primi giorni, fisicamente e psicologicamente, a volte più
psicologicamente. Dopo quattro giorni già è meno pesante perché vedi gli altri con le
bolle mentre tu sai come curarti e apprendi dagli altri.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
Tutto è incantevole. La zona di Navarra è molto bella dalla parte dei Pirenei, solo che
ci sono dei paesini dove non s’incontra quasi nessuno. A volte ti fai una tappa senza
fermarti in un bar a prenderti del caffè. La Castilla poi è durissima, il sole picchia
forte ed è una terra molto piana; i piedi sono a pezzi a furia di camminare sulle
strade. Comunque ci sono dei paesi molto belli, città meravigliose e da Astorga il
paesaggio cambia: inizi a vedere un po’ di verde ed è così confortante quando trovi
un albero sotto cui ripararti. Solo che in questi giorni abbiamo preso un sacco di
freddo e pioggia.
Pesa il tuo zaino?
Ho con me pochissime cose: quello che era di più l’ho spedito a casa. Ho uno
zainetto, un sacco a pelo piccolo di seicento grammi. Per domani ho la roba tutta
sporca a causa del tempo che c’è, non posso né lavare né asciugare; meno male che
mi mancano poche tappe e quindi mi va bene.
144
E quali sono le tue motivazioni?
Non sono religiose. Credo per la solidarietà, lo stare lontano da casa per così tanto
tempo, forse avevo bisogno anche di evadere perché la famiglia è stressante
(bambini, marito, nipoti). Qui dedico del tempo a me stessa.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Non credo nei miracoli. Le cose che hai in casa ora capisci di quanto siamo fortunati.
A Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Mi ha colpito tanto vedere gente venire da paesi così lontani. Mi chiedo che possano
cercare qui. Posso capire un francese, ma non un giapponese; ovviamente non posso
parlare con loro a causa della lingua però ho visto anche una madre americana con le
sue due figlie.
Hai delle lamentele da fare sugli alberghi?
Mi hanno delusi quelli della Galizia, perchè non ci sono abbastanza alberghi anche se
dovrebbero sapere quanta gente c’è nel Cammino, soprattutto in un anno giacobeo. Il
fatto è che fino a quando non eravano in Galizia c’era posto per tutti, ma da
O’Cebreiro ci siamo trovati tutti male. Fino all’una non aprono, per di più fa freddo e
poi gli addetti sono funzionari pagati dalla regione e non hospitaleros. Si vede che
vengono pagati, anche se non tutti sono uguali. Ad esempio quella ragazza di
O’Cebreiro, se cadeva il mondo non le importava niente di nessuno. I bagni erano
sporchi, la gente che lavava l’insalata nei lavandini del bagno, la cucina era
vergognosa. Ieri ho risposto ad una signora di queste che mi ha detto che lei era
costretta a stare fino alle undici di notte nell’albergo. Io le ho risposto che era il suo
lavoro e in più veniva pagata per questo; il pellegrino non ne ha colpa. E’ una brutta
immagine per la Galizia. Sicuramente i diversi paesi traggono vantaggio da questa
situazione, credo che per loro è uguale perché tanto i pellegrini devono per forza
passare da qui. Poi c’è gente che arriva in macchina e poi va a dormire nei nostri
alberghi.
C’è qualcuno in particolare che ti ha aiutato?
Sì un gruppo di francesi in un momento in cui ero veramente giù di morale. Mi sono
unita a loro e mi hanno aiutata. Negli alberghi non ti senti solo e poi incontri più o
meno la stessa gente.
Come ti senti alla fine di ogni tappa?
Bene, ora mi sento leggera, libera. Ci metto poche ore per arrivare da un posto
all’altro. Oggi ad esempio sono partita alle sei e sono arrivata che non erano
nemmeno le dodici. Cammino a cinque Km/h, ho il passo veloce e domani farò circa
30 Km. La gente spesso porta con sé tante cose inutili, non devono vergognarsi di
niente.
24) Nome
Pepe
Provenienza
Cartagena, provincia di Murcia
Età
38
Solo o in gruppo?
Sono venuto con un gruppo di trentaquattro maestri elementari.
E quali sono le tue motivazioni?
Non sono religiose, forse di più spirituali. Si tratta di fare qualcosa di diverso, di
convivere pacificamente con gli altri, di approfittare di questi magnifici paesaggi,
della gastronomia e della gente.
145
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Attraverso libri, il passaparola, testimonianze di persone che l’hanno già fatto.
Te lo aspettavi/immaginavi così il Cammino?
Un po’ si, è bello poter parlare con tanta facilità con la gente anche se non ne sai
nemmeno il nome né da dove viene.
Lamentele?
Per il momento mi stanno sorprendendo in maniera negativa i ciclisti, perché non
condividono le cose del cammino come lo facciamo noi a piedi.
Credi che cambierai con il Cammino?
Credo che mi renderà una persona migliore, lo spero. Però è una cosa che si
dovrebbe fare da soli e senza autobus di appoggio.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
In alcuni alberghi c’è gente che ti da tutto senza ricevere niente in cambio.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
Sì c’è qualcosa di speciale, però non so cosa sia. Uno si trasforma qui, anche quello
che non è per niente religioso.
C’è qualcuno che ti ha aiutato di più?
Sì, ho un forte dolore al ginocchio e si è offerto tutto il gruppo per fare massaggi,
prestarmi il gel, a medicarmi. Queste sono cose che non ti capitano nella vita
normale.
Hai qualcosa da dire sugli alberghi?
Noi alloggiamo in hotels, non propriamente per i pellegrini. Vado in quegli alberghi
solo per farmi mettere i timbri lo ammetto e poi l’ambiente mi piace di più.
Comunque lo rifarò ma da vero pellegrino, a piedi.
25) Nome
Camilo Rodriguez Rameiras
Provenienza
Barcelona
Età
73
E qual i sono le tue motivazioni?
Chiedo che sparisca la fame nel mondo, le guerre, che la nostra organizzazione per i
ciechi, la O.N.C.E. (Organizaciòn nacionàl ciegos de Espana) sia più democratica. I
dirigenti sono troppo autoritari ed impongono il loro criterio: se non si “balla” come
dicono loro, calpestano la gente come noi.
Solo o in gruppo?
Sono solo con il mio cane. Si chiama Oso, sta sempre con me. Sono partito da
Roncesvalle. Da qualche giorno sto con Ruben ed Elena che mi stanno aiutando
molto.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
La gente mi aiuta tanto, c’è molta solidarietà e ne vale la pena.
Vale la pena soffrire?
E’ più una sofferenza fisica nel mio caso, però lo rifarei. Questa è la prima volta.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Un signore di un albergo mi ha accompagnato da un fisioterapista perché mi
facevano molto male le gambe, erano stanche ed in un altro albergo non mi hanno
fatto entrare perché ero col cane. C’è gente depressa, frustrata anche fisicamente, con
tendinite e bolle. Il mio cane pure ha avuto dei problemi alle zampe e ci siamo dovuti
fermare tre giorni per farlo recuperare. Mi hanno trattato molto bene negli alberghi
dove mi hanno accolto.
146
Lamentele?
Le difficoltà che mi hanno posto negli alberghi per il cane, ma anche in alcuni centri
pubblici e privati. La brutta immagine che la Galizia sta dando, la poca attenzione
per i pellegrini. Non c’è informazione adeguata né alloggi a sufficienza. Forse lo
sbaglio è quello di non far pagare; era preferibile che si pagasse come si fa in
qualsiasi parte, così saremmo considerati maggiormente. Io son gagliego e questa
cosa mi fa vergognare di esserlo. In Sarria poi c’è una signora che dovrebbero
togliere da lì.
Sei religioso?
Sì, praticante. Qui conosco meglio me stesso, la gente. Posso vedere fino a che punto
c’è religiosità nel cammino e dove è più una cosa profana. In ogni caso si vede la
spiritualità dappertutto.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Non credo che mi cambierà personalmente, però si può sempre migliorare.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
L’archeologia, i paesaggi, anche se non posso godere più della mia vista, però
l’immaginazione serve a vedere qualcosa, poi la gente mi racconta. Galizia è la parte
che mi piace di più, assieme a Navarra e La Rioja. Tutto è incantevole: le montagne,
le campagne, le coltivazioni, ecc.
26) Nome
Giovanni Tullo
Provenienza
Vivo a Toronto, Canada, ma sono nato a Fossalto (Campobasso)
Età
55
E quali sono le tue motivazioni?
Questa è la terza volta. L’ho fatto nel 2001, nel 2002 e ora nel 2004. Perché era un
Cammino praticato sin dai tempi antichi. Sono religioso praticante. Poi anche il
vedere cosa richiedeva per una persona camminare per 800 Km portando del peso
sulle spalle. Il primo anno era tre volte quello che porto adesso. Son partito da San
Jean tutte e tre le volte.I motivi sono anche storici, culturali, spirituali. Mi piacerebbe
farne uno e non avere un tempo limitato per terminarlo. Quando si arriva a Santiago
vedi arrivare in 4-5 giorni tutte quelle persone che avevi lasciato indietro, certi con le
lacrime agli occhi. E’ qualcosa di straordinario. Cerco una vicinanza con la natura.
L’altra volta l’ho fatto a Settembre, ora ho scelto una stagione diversa per vedere la
differenza: una varietà di papaveri, il giallo delle ginestre. Il primo anno abbiam
camminato con tre famiglie, eravamo una decina. Ho camminato con giovani ed
anziani e siamo ancora in buoni rapporti. Quest’anno ho avuto la fortuna di
rincontrare un gruppo francese ed altri spagnoli. Poi ci si divide ma alcuni mi hanno
raggiunto apposta perchè avevano visto il mio nome sul registro dell’albergo di
Triacastela e si sono fatti 45 Km per raggiungermi così ora finiremo il cammino
insieme.
Solo o in gruppo?
Il primo con un’amica, poi con mia sorella. Anche in quei casi non si cammina mai
insieme perché ognuno ha il suo ritmo e poi ci si apparta per pensare, ci si ferma ad
ammirare le cose che ci circondano, gli alberi, fiori, paesaggi.
Che aspetto ti piace di più del Cammino?
Gli incontri sono di natura unica: il camminare soli o in compagnia, ritrovarsi la sera
e il crearsi di gruppi di persone da tutte le parti del mondo che parlano tutte le lingue.
147
I rifugi sono molto migliorati negli ultimi tre anni. Il sentirsi aiutato da quelli che si
incontrano, praticamente non si è mai soli: quando si comincia ad entrare in Spagna
cominci a sentirti dire “buen camino” e a metà cammino hai già trovato qualcuno con
cui parlare, condividere impressioni, sensazioni, cose personali a volte. E’ bellissimo
salire sui Pirenei. Li ho visti solo la prima volta nello splendore del sole; la seconda
solo fino a mezza costa, poi sempre pioggia e nebbia; la terza volta fino al primo
altopiano e poi nebbia e vento per arrivare in cima e poi sia mo scesi a Roncesvalle.
E’ la tappa senz’altro più dura, anche se a volte nelle guide è scritto che la tappa di
O’Cebreiro è quella più dura. Praticamente si parte dalla mattina, si sale tutta la
giornata e poi c’è la discesa, che sono tremende per le ginocchia. La tappa di
O’Cebreiro l’ho fatta in un’ora e quaranta minuti, una passeggiata per me. Da
Villafranca poi c’è la deviazione per salire su: sono due sentieri. Tutti mi dicevano
che ero un pazzo visto che era pericoloso quel pezzo: poi una signora di Bolzano è
voluta venire con me e alla fine è stata una rivelazione perchè è duro i primi
cinquecento metri (c’è il cemento che sale a 40-50 gradi ma poi una volta arrivati
sull’alto piano la salita si addolcisce e ci sono vedute magnifiche). Vale la pena, si
vedono dall’alto i pellegrini sulla strada; ci sono questi castagni meravigliosi
millenari che trasmettono una tale energia. Sono cinque Km in più, abbiam comprato
un bicchier di vino da una signora in una casa, avevamo dei panini e poi siamo
ridiscesi e siamo saliti al Cebreiro.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
Sì io sento la vicinanza di Dio. C’è spiritualità, ci sono dei miracoli che ci circondano
e sono straordinari. Uno alla fine di un cammino ne esce cambiato. Poi l’aiuto e la
generosità del popolo spagnolo, perchè io penso che senza di loro questo cammino
non sarebbe sopravvissuto e noi non saremmo qui nel modo in cui siamo. Diamo un
offerta quando possiamo, altrimenti no. C’è questo fascino di non sapere con chi hai
a che fare.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Nel secondo cammino, con mia sorella, lei non era preparata a questo tipo di cosa.
Molte delle cose che portiamo sono inutili, a partire dai medicinali. Quest’anno mi si
è perso il sacco venendo da Toronto a Milano: non è arrivato nulla di quello che
avevo, ho dovuto ricomprare gli scarponi mezz’ora prima che prendessi il treno per
San Jean e ho ricomprato il sacco a pelo. Avevo solo un paio di calzini, una camicia,
un pantalone, una maglietta che mi ha dato l’air france, ora ne ho una di Sergio (un
amico), poi ho comprato un altro paio di calzini. Sono al minimo: tutti i giorni lavo
camicie, pantaloni, calzini. In questi giorni che il tempo non è bello li metto un po’
umidi ma funziona lo stesso.
Hai visto qualcuno che è cambiato molto con il Cammino?
Ho un amico nel Quebec che l’ha fatto molte volte. E’ una persona di una spiritualità
straordinaria, un laico santo vivente: lui ha influenzato molte altre persone nel
cammino, anche me con la sua pacatezza e la sua tranquillità, il suo modo di
camminare.
27) Nome
Cristina
Provenienza
Lugo
Età
22
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
148
Ho fatto il mio primo cammino quattro anni fa, grazie ad una cugina che mi aveva
convinto, così mi ero informata su Internet e avevo comprato una guida che ho
tutt’ora.
Sola o in gruppo?
La prima volta eravamo in sette: cinque ragazze e due ragazzi. Questa volta sono col
mio ragazzo.
E quali sono le tue motivazioni?
La prima volta per turismo, per divertimento, per uscire dal mio paese, aver tempo
per me, per pensare. Ora voglio che anche il mio ragazzo veda questi paesaggi. Ho
fatto una promessa all’apostolo Santiago, quella di ritornare a trovarlo, non tanto
perché creda in Santiago ma mi è piaciuta tanto la città. Non sono religiosa, sono
agnostica.
Senti che stai cambiando?
Sì, mi ha aiutato a maturare. Stavolta mi serve per avere più conversazione di coppia:
siamo più uniti ed aperti con la gente. La prima volta mi è servita per pensare alla
mia v ita, al cammino che voglio intraprendere. Ad esempio ho finito i miei studi e ho
messo ordine in me stessa. Sento che sono cambiata, anche in casa ora ringrazio di
più, so perdonare, parlo di più per capire gli altri. Ho bisogno di comunicare.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
Sì c’è qualcosa di diverso, mistico, sembra di essere in un film.
Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini?
Alla mia vita, a ciò che hai lasciato indietro, al futuro, ecc. Il nostro rapporto si sta
rafforzando perché parliamo di più, soprattutto lui fa fatica in genere. Ad esempio
quando vedi che lui si fa male ti preoccupi, sei dolce, è bello questo.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Nel primo si trattava di una sorpresa dietro l’altra perché è tutto nuovo ed
affascinante. Nel secondo si tratta di ricordare, a volte diventi nostalgica perché
ripensi ai momenti che avevi passato nel primo. Ogni persona è un mondo da
scoprire, con sue storie; i bambini mi colpiscono molto, la loro innocenza, la voglia
di superarti quando stai camminando, e la forza che hanno gli anziani di fare tanti
Km. E’ incredibile poi ciò che ci offre la natura.
Lamentele?
Gli alberghi, la pulizia, l’accoglienza non è la stessa di quattro anni fa. Mi ricordo
che la gente mi offriva le cose senza chiedere l’offerta, ora invece sembra che sia
cambiata. Forse sono stufi di vederci, quest’anno siamo tantissimi. Ho notato che ci
sono un sacco di ragazzini di sedici anni, maleducati, non rispettano gli altri e
disturbano. Poi c’è troppa strada asfaltata, sembra che hanno tolto il 70% dell’antico
cammino di Santiago. Prima era tutto montagne, paesini, natura. Credo che l’abbiano
fatto per sfruttare il turismo, ci sono molti materialisti tra di noi. Ad esempio mi è
capitato di vedere sotto un albero una macchinetta per bibite oppure la scritta “taxi”
su molti tronchi. E’ tutto commerciale, come la festa del papà o della mamma. C’è
mancanza di controllo qui in Galizia: nell’albergo di Puerto Marìn dovevamo
metterci noi il timbro ed appuntarci. Nell’albergo di Sarria poi sono state prenotate
delle camere per delle autorità molto importanti, che alla fine non sono arrivate e la
gente ha dovuto arrangiarsi come poteva.
La parte che ti è piaciuta di più?
L’albergo di Ponferrada; la tappa per andare a Triacastela, abbiam visto le vacche,
che ridere. La tele non mi manca affatto, forse la macchina sì oppure un buon letto su
cui riposare. Sono cose che pensi quando sei stanco però sai che puoi farne a meno.
Consigli?
149
Curarsi bene i piedi.
28) Nome
Cristina
Provenienza
Barcellona
Età
38
E’ la prima volta che percorri il Cammino?
Lo faccio dal ’99 ogni anno, da quando ho scoperto cosa si spartisce nel cammino
con la gente. Sono al sesto anno consecutivo. E’ un altro stile di vita, ogni anno le
mie vacanze le passo così.
Da dove sei parito?
Cerco di fare diversi cammini per non annoiarmi, però c’è sempre un pezzo in cui si
congiungono tutti i cammini e quindi li rifai in ogni caso. Tuttavia le sensazioni sono
sempre differenti ed il cammino lo vedi con altri occhi.
Che sensazioni provi?
Se sei molto stanca, l’entrata nelle città non è così piacevole perché sei angosciato
dall’arrivare; ma se sei fresca allora è più bello, la città la ricordi con allegria, ad
esempio io sono arrivata in certi posti e mi sono messa a piangere come una
bambina.
Sola o in gruppo?
Sempre sola.
In quanti giorni pensi di terminarlo?
Ho la fortuna di farlo sempre completo, solo così può fare il suo effetto, iniziandolo e
terminandolo. La prima volta non sapevo cosa mi aspettasse, era più un’avventura,
mi piace la natura, sviluppi molto i cinque sensi: l’olfatto, la vista, l’udito, hai tempo
per queste cose. Qui pensi, canti, piangi. A me capita di iniziare cantando e finire
piangendo. Vale la pena, poi alla fine ti fai una bella doccia e non sei più stanca.
E quali sono le tue motivazioni?
Il primo per avventura. Il secondo per stare in mezzo alla gente, aiutare il prossimo
perché nella quotidianità è difficile fare ciò senza volere qualcosa in cambio. Io qui
mi trasformo, non ho bisogno di molto e cerco di applicare certe cose del cammino
anche nella mia vita. Sono molto religiosa.
Come pensi che sarai una volta tornato a casa? Senti che cambierai?
Si molto. Quando tornerò a casa vedrò le cose in maniera diversa perché valorizzi
tutte le cose che hai. Quando vedo una freccia mi emoziono perché sento nostalgia
del cammino. Non ho neanche il cellulare con me, mi disconnetto completamente:
non guardo tele, non ascolto la radio, non so cosa succede nel mondo. A casa invece
percepisco questa società consumistica, come se fosse un circolo vizioso in cui gli
altri spendono e anche tu devi per forza spendere.
Hai famiglia?
No vivo sola.
Cosa ne pensano i tuoi parenti, e gli amici?
Che sono pazza perché continuo a fare il cammino. Loro non capiscono. Io godo,
soffro ma sto bene; non so se sono masochista ma il cammino deve far male perché
significa che stai ricevendo il suo significato.
Vale la pena soffrire?
Ho sofferto molto fisicamente e psicologicamente, perché escono fuori cose di te che
prima non conoscevi. Pensi ai tuoi problemi, incontri tanta gente che ti aiuta e ti
150
consola nei momenti difficili. Io prima mi aspettavo di più dalla gente e per questo
rimanevo sempre delusa; nel cammino ho imparato invece a fidarmi nuova mente
delle persone. Mi è capitato ad esempio di piangere in mezzo alla strada e un signore
si è fermato per ascoltarmi e questo non è da tutti.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Ho provato a camminare anche di notte: all’inizio avevo paura ma ora non più.
Grazie anche a questo mi sento una persona molto più forte; il cammino è
terapeutico, è servito anche a mia madre che è venuta con me un anno ed ora
parliamo di più in casa. La messa del pellegrino alle dodici continua ad emozionarmi,
con il botafumeiro al finale che una volta serviva per togliere la puzza dei pellegrini
medievali, che allora non si lavavano di certo come noi ogni giorno.
29) Nome (giornalista)
Pepe
Provenienza
A Coruna
Età
39
E quali sono le tue motivazioni?
Lo faccio per investigare su alcuni problemi che sono sorti sul cammino, soprattutto
negli alberghi. Sono qui per lavoro quindi ma sto anche facendo io stesso il
cammino.
Ci sono anche motivazioni spirituali?
Per il momento non ho rilevato questa cosa, però mi sono emozionato anch’io perché
ho avuto la possibilità di conoscermi meglio camminando da solo. E’una bella
esperienza.
Pensi ci sia qualcosa di speciale nell’ambiente, di mistico?
Sì, mistico e profano. Mistico è il perché si fa il cammino; il profano è perché gli
alberghi danno una quota alla Chiesa.
Cosa scopri grazie a questo tuo lavoro, percorrendo il Cammino?
Parte del mio lavoro è quello di difendere l’utente del cammino e scoprire se c’è
mancanza di rispetto da parte degli alberghi. Come pellegrino me la sto passando
bene dato che conosco molta gente di ogni classe sociale e si apprende tanto da loro.
Hai visto qualche albergo indecente?
Quello di Sarria, che è una vergogna: c’è addirittura un sacerdote che offre la sua
stessa casa in cambio di una piccola donazione come dice lui, quando invece
dovrebbe essere gratuito essere ospitati nella casa di Dio.
Che fate in questi casi?
Li denunciamo e viene pubblicato tutto sul giornale. Filmiamo il tutto e poi facciamo
intervenire anche la polizia locale. E’ incredibile come la gente voglia sfruttare
economicamente il cammino di Santiago.
Cuali sono le conseguenza per queste persone?
Si fanno chiudere immediatamente le attività illegali che si producono nel cammino,
o si attua un cambio di personale che è quello che sta avvenendo attualmente.
C’è qualcuno che ti ha aiutato?
No nessuno. Ho dovuto fare tutto da solo.
E adesso come ti senti?
Molto bene, mi sento realizzato, in tutti i sensi, molto più forte e maturo per l’età che
ho. Sono un collaboratore in più nel cammino.
Credi che ti comporterai diversamente quando sarai tornato a casa?
151
Questo non lo so, me lo diranno i miei colleghi e la gente che mi circonda
normalmente. Io penso che sarò lo stesso e non mi sento diverso.
Hai conosciuto qualcuno che ti ha colpito particolarmente?
Sì un ragazzo lituano che ha fatto quattro volte il cammino, il ragazzo che sta con noi
in camera. Ha lottato per uscire dal mondo in cui si trovava ed ora conosce tantissima
gente, ha opportunità di lavoro e domina sette lingue.
Qualche episodio che non ti è piaciuto?
Il cammino è da fare con sacrificio, in bici o a piedi, ma non si può prendere il bus o
un taxi e prendere il posto negli alberghi ai pellegrini veri.
Informazioni sul Cammino?
Ci stiamo lavorando ogni giorno. Inizialmente dai miei genitori che lo fecero nel ’76
e mi hanno trasmesso qualcosa.
Solo o in gruppo?
Di solito in gruppo, però sono sempre indipendente, è un viaggio individuale. Devo
compiere un lavoro ed i miei compagni devono fare la loro parte.
Da dove sei partito?
Da Roncesvalles.
Come stai fisicamente? Si soffre molto?
Fisicamente è molto duro per me: lo zaino pesa 25 Kg, è fuori dal normale perchè
con me porto il materiale da lavoro.
Hai visto qualcuno che è cambiato?
Sì, D’Emma (l’intervistatrice) è cambiata tanto da quando mi ha conosciuto perché la
vedo più tranquilla e rilassata, con le sue bolle ai piedi che la fanno soffrire un sacco.
E’ una persona molto gradevole ed è bello tirarle fuori il sorriso.
30) Nome
Gintautes
Provenienza
Lituania
Età
36
Come sei venuto a conoscenza del Cammino di Santiago?
Si sa da sempre, e poi da Internet.
Quante volte hai fatto già il Cammino?
Questa è la quinta volta.
E quali sono le tue motivazioni?
E’ una promessa. Dieci anni fa ho perso la mia famiglia, avevo problemi di droga e e
alcool. Così un giorni ho fatto la promessa di camminare senza fermarmi per cinque
anni. Ora sono già quattro anni e mezzo. Ho fatto anche il cammino a Gerusalemme
in Terra Santa, che per me è il più importante di tutti i cammini..
Perché hai fatto questa promessa in 5 anni?
Avevo questi problemi ma non potevo risolverli da solo ed una soluzione era quella
di camminare. Le motivazioni sono di tipo spirituale e religioso. Dovevo lasciare il
mio paese perché restare in lituania significava perdere me stesso.
Ora ti senti diverso, cambiato?
Completamente, al 100%: il mio spirito, la mia mente, il mio cuore, perfino il mio
fisico che ora è più forte.
Sono sempre state le stesse le motivazioni?
Sì, e mi mancano 6 mesi.
Una volta che termini questa promessa cosa farai?
152
Incomincerò una vita normale come tutti, lavorando. Spero d’incontrare qualcosa qui
in Spagna perchè mi piace di più la gente ed ho tanti amici spagnoli.
Viaggi sempre da solo?
Dipende da dove sono, se in Italia, Francia, Germania. In questi paesi sono spesso da
solo, ma qui in Spagna incontro sempre tanta gente. In alcuni momenti poi preferisco
da solo.
Pensi a qualcosa o a qualcuno mentre cammini?
Prego. Dico: “Perdonami perchè sono un peccatore”. Ho incontrato un pellegrino
russo che sta facendo la stessa cosa, solo che lui è diretto a Gerusalemme.
Di che religione sei?
Cattolica.
Sarai diverso anche con gli altri quando porterai a termine la promessa?
Sì, sarà migliore anche la mia vita.
Quante lingue parli?
Sette lingue sicuramente: lituano, russo, italiano, spagnolo, inglese, polacco, tedesco
lo capisco, francese. Le ho imparate sul cammino. Un pellegrino povero che deve
chiedere aiuto deve almeno sapere come chiederlo.
Viaggi senza mezzi economici?
Senza denaro. Per me è normale. Certe volte è difficile: quando sono in Spagna non
c’è problema, sul cammino, ma in altri paesi ho problemi.
In quali paesi hai avuto più problemi?
Francia, è la più dura di tutti. La gente ha paura di aiutarti.
Qualche episodio o persona che ti ricordi particolarmente?
Nel primo cammino una cosa la ricorderò sempre. Stavo camminando e si fermò una
macchina, una ferrari guidata da un giovane di trent’anni. Ero in Spagna: mi chiese
se ero un pellegrino. Poi più avanti in un altro paesino vedo la stessa auto ma scopro
che il proprietario, lo stesso di prima, era un sacerdote. E’stato scioccante, non avevo
parole. Io non lo considero un sacerdote.
C’è qualcuno che ti ha aiutato di più?
Le persone sono tante. Quest’anno il gruppo di Pepe (il giornalista). Ho fatto amiczia
con un ragazzo belga che per alcuni motivi familiari non ha potuto terminare il
cammino. Da Roncesvalles abbiam fatto più della metà. Queste persone mi aiutavano
spiritualmente. In un albergo ho beccato un’hospitalera cattiva: l’albergo era pieno e
non dava informazioni su dove si poteva dormire. Indicava solo quelli privati, dove
dovevi pagare dai 7 ai 15 euro. Ci ha detto che non era un suo problema. Questo non
è bello né giusto. Ci siamo arrabbiati e siamo andati dal sacerdote. Era l’albergo di
Sarria, dove ho conosciuto Pepe ed il suo gruppo.
Hai visto qualcuno nei tuoi Cammini che è cambiato molto?
Sì, ad esempio una signora del Canada che ha avuto problemi come me. Facendo il
cammino si divertì e cambiò. Il cammino cambia tutti.
Le persone che non sono religiose, in qualche modo pensi che poi lo diventino?
O crederanno di più?
No, ogni persona ha la sua scelta, ognuno è libero.
153
Messaggi lasciati dai pellegrini nel Libro del Pellegrino210.
Hoy he tenido tentaciones de dejar todo, pero tengo amigos y amigas q me animan a
seguir. Se que he de llegar a Santiago, aunque sea con munones, hay que seguir.
Valece la pena.
Por fin, despues de muchas jornadas largas y duras, llegamos hacia aqui, que incanto
de tapa…por fin subidas y bajadas...sensaciones injuzgables..con esos tan bellos
paisajes he llegado.
Pensavamo che non ci accogliesse nessuno per il fatto che fin’ora abbiamo
camminato ancora poco, e invece ogni sera abbiamo trovato posto negli alberghi.
Gracias muchas gracias.
Por motivos de fe decidí hacer el Camino desde Roma a Santiago de Compostela y
no esperaba tanta ayuda de Dios y con tanta frecuencia; en todo momento sentí su
ayuda y me pasaron cosas que no se explican sino se atribuyen a milagros, pues todo
lo que necesitaba, lo tenía exactamente como lo necesitaba. La experiencia es
indescriptible. Desde ahora dedicaré la vida que me quede a dar ejemplo y propagar
la fe. El sentido de mi vida lo tengo lo más claro que se puede tener. Un abrazo
fraterno de un peregrino creyente.
Qué grande ha sido volver al Camino, porque la primera vez que vine tenía a mi
madre conmigo; ella no podía y yo sí. Esta vez no sólo venía por ella, también estaba
la otra mujer de mi vida: mi hermana, la persona con más coraje y más fuerte que
jamás conocí, la persona que más fuerza me dio. Sólo quería darle gracias una vez
más por tener la suerte de conocerla y disfrutarla en casa, por las dos sobrinas
maravillosas que me regaló y por darme las lecciones más valiosas que jamás
aprendí. Por ella va este Camino y todo mi querer.
Un "Deo gratias" muy profundo por una vida maravillosa como fue este Camino que
me ha conducido en 3 meses y medio desde Aquisgrán (Alemania) hasta Santiago.
210
Ho scelto i messaggi che più mi hanno colpito e li ho trascritti così com’erano originariamente
senza correggere nulla. Da soli bastano a trasmettere lo spirito del Cammino di Santiago.
154
Fue un camino largo y fantástico, a veces también muy doloroso por causa de una
rodilla inflamada. Sólo con la ayuda del Apóstol pude continuar y llegar a la Catedral
por la tarde de un día, que era mi cumpleaños, muy importante. GRACIAS A DIOS al Santo Apóstol y también a mis padres que me han dado la vida hoy ¡en el día de
mi 60 cumpleaños!
Empecé el Camino en Jaca en bicicleta; era un desafío para mí, puesto que no tenía
mucho tiempo para terminar el Camino. Lo importante era hacer una pila de
chilómetros al día. El Camino me enganchó en seguida y me di cuenta de lo
equivocado que estaba, por lo que decidí abandonar. Hoy he llegado a Santiago
andando, poco a poco, compartiendo muy bellos momentos con otros peregrinos,
disfrutando cada segundo, cada pueblo, cada árbol. El Camino me ha enseñado
mucho, por lo cual estoy agradecido.
Doy gracias a Dios porque me ha mostrado el sentido del Camino de Santiago en mi
tercera peregrinación. Agradezco a todas las personas que me han ayudado:
hospitaleros, religiosos y creyentes. Animo a todo ser humano a realizarlo. ¡Gracias
Santiago!
Día 138. Recién llegado ayer. Se ha acabado, es decir, se acaba y seguir viviendo. He
descubierto cosas en la gente, que nunca antes había podido ver de esta forma:
hospitalidad, amabilidad, bondad y amor. Las personas que se me ha permitido
conocer durante el Camino, están clavados en mí y seguirán vivos en mí. Son los que
hacen que yo sea como soy. Gracias.
"Dios no deja a sus peregrinos en la estacada", es lo que me dijo un párroco, cuando
me dispuse a partir desde Nürtingen hasta Santiago por el Camino. Y realmente fue
así. Mi espíritu y mi alma se vieron fortalecidos de manera increíble, pero también
mi cuerpo llegó sano hasta Santiago. Las últimas horas fueron una oración de gracias
por todo lo vivido. Es al Creador de esta Tierra tan bella a quien le doy gracias por
todo.
155
Diario del Cammino di Santiago
6/7/2004. Salamanca, la sera prima di partire.
Avevo un po’ di paura ed ero nervosa perché non sapevo cosa mi sarebbe potuto
capitare nel percorso verso Santiago, quale gente avrei incontrato, dove e con chi
avrei dormito. Soprattutto avevo paura di partire da sola poiché avrei potuto perdermi
nei sentieri, visto che non conoscevo i posti, e inoltre non avevo mai fatto
un’esperienza del genere. Pensavo che potesse capitarmi anche qualcosa di brutto e
temevo che nessuno mi avrebbe aiutato. Sapevo che non si trattava di un semplice e
normale viaggio organizzato; mi sono anche messa a piangere mentre preparavo lo
zaino da montagna (e non è da me!). Meno male che a farmi compagnia c’erano le
mie più care amiche spagnole: Laura, Lorena, Monica e Rocio 211 . Mi hanno aiutato a
mettere tutto il necessario dentro lo zaino e mi hanno tirato su il morale. Mi sentivo
fortunata in quel momento nell’avere qualcuno che mi volesse veramente bene:
peccato che non potevamo condividere insieme questa esperienza.
7/7/2004 Mercoledì. Salamanca – Ponferrada (in pullman).
Mi sono alzata alle 08.40 per fare colazione tranquillamente. Poi mi sono recata
all’ufficio del turismo dove lavoravo per salutare le mie compagne e perché una di
loro mi avrebbe dato un registratore portatile che avrei usato per intervistare i
pellegrini durante il mio Cammino. Poi sono andata alla stazione dell’autobus: il mio
bus partiva alle 11.30 e arrivava a Ponferrada alle 15.00. E’ proprio da questa città
che ho iniziato il mio percorso, a 205,4 Km da Santiago de Compostela. Durante il
tragitto sul pullman mi passavano mille pensieri per la testa. Una volta arrivata a
destinazione e uscita dalla stazione, ho visto una signora dall’aria pittoresca, una
pellegrina molto singolare. Infatti ho deciso di intervistarla e le ho scattato anche una
foto. Poi mi sono diretta verso l’Ufficio del Turismo per farmi mettere il timbro sulla
Credencial (credenziale) -una specie di carta d’identità del pellegrino- e per chiedere
l’ubicazione dell’albergo per i pellegrini. Ha cominciato a piovere a dirotto: avevo le
scarpe da tennis e mi sono bagnata tutti piedi. Ho aspettato al riparo, dove c’era un
negozio di scarpe: alla sua apertura mi sono comprata delle scarpe da montagna visto
che c’erano i saldi, ed un impermeabile abbastanza grande da coprirmi anche lo
zaino. A dire il vero provavo un po’ di vergogna con quell’affare addosso, era
talmente enorme per me che sembravo un incrocio tra un puffo (l’impermeabile era
211
Rocio in Spagna è un nome femminile, dalla “Virgen del Rocio”.
156
blu ed io non sono alta) ed un omino della “Michelin” (ciccione) perché sembravo un
tutt’uno con lo zaino. Alle 18.30 sono arrivata nell’albergo dei pellegrini. Ho parlato
con Fernand, un ragazzone francese di ventiquattro anni che ne dimostrava trenta e
lavorava lì come volontario. Gli ho dato il mio biglietto da visita, chiedendo se
potevo intervistarlo appena aveva un po’ di tempo libero: gli ho spiegato ovviamente
che era per il mio progetto di fine università. Fernand sembrava molto interessato e
orgoglioso del fatto che mi avrebbe raccontato le sue esperienze. Mi ha consigliato
anche di rimanere lì per quella notte così avrei potuto vedere il lavoro dei volontari,
l’altra parte del pellegrinaggio. Inoltre cominciava ad entusiasmarmi la cosa visto
che c’era parecchio movimento di gente che stava arrivando in cucina. I volontari
erano tutti molto gentili e disponibili: questo mi ha rassicurato molto, e sentivo che il
mio cammino stava già diventando più interessante. Dato che mi sarei fermata lì,
Emilio, un hospitalero sulla cinquantina, mi ha fatto visitare l’albergo, assegnandomi
un letto e spiegandomi alcune regole. Si trattava di grandi camerate con molti letti a
castello: c’era pochissimo spazio tra un letto e l’altro, ma almeno nessuno avrebbe
dormito a terra visto che c’erano centottantacinque posti. In seguito sono andata al
supermercato (cartina alla mano) per comprare qualcosa per la cena e ho fatto un giro
per la città. Intanto aveva smesso di piovere, ma il tempo non era migliorato. Ho
visitato il Castillo de los Templarios che mi è piaciuto molto; ho comprato una
scheda telefonica per chiamare mia madre in Italia perché il giorno precedente era
abbastanza preoccupata, così si è tranquillizzata.
Tornata in albergo, dopo aver cenato ho intervistato Fernand ed Enrico (un altro
volontario). Poi mentre lavavo le calze nel lavabo del bagno ho conosciuto una
ragazza belga, anche lei impegnata a lavare la sua roba: mi ha rivolto la parola
dicendomi che per lei quella era la parte più fastidiosa. Era molto simpatica, parlava
solo inglese; le ho chiesto se potevo intervistarla, così ci siamo incontrate alle 23.00
in cucina (a quell’ora negli alberghi stanno per spegnere le luci poiché tutti vanno già
a letto). Sono andata a nanna quasi un’ora dopo. Quando sono entrata nello stanzone
non c’era luce: ho usato quella del cellulare per farmi strada e trovare il mio letto.
Comunque era impossibile dormire perché c’erano due signori che russavano
pesantemente: credo che fossero gli unici a dormire! Infatti parecchia gente era
infastidita poiché era stanca e aveva lo stesso diritto a riposare. Neanche il mio
vicino di letto poteva chiudere gli occhi, così ci siamo messi a parlare un po’ e ogni
tanto scoppiavamo a ridere nel sentire quei due che russavano.
157
8/7/2004 Giovedì. Ponferrada – Villafranca del Bierzo – Piedrafita –
O’Cebreiro. 52,4 km.
Mi sono alzata alle 7.00 per fare colazione e rifare il mio zaino. Ho aiutato un po’ i
volontari a pulire una parte dell’albergo: loro erano stati così gentili con me e mi
erano stati di grande aiuto, così volevo ricambiare e rendermi utile. Dopo ho
congedato tutti e sono uscita; durante il tragitto ho incontrato una signora sulla
cinquantina, un’altra pellegrina e visto che avevamo la stessa meta ci siamo unite.
Arrivate a Villafranca del Bierzo, abbiamo chiesto dove fosse l’Ufficio del Turismo
per alcune informazioni. In seguito l’ho accompagnata al rifugio visto che lei
avrebbe dormito lì, ma prima abbiamo visitato un pochino questo paesino, con poco
più di tremila abitanti, di cui è caratteristico il Castillo de Villafranca che si può
ammirare solo da fuori, assieme alla Iglesia Romanica e la Iglesia de Santiago. Una
volta arrivate in albergo ho intervistato questa signora e un’altra ancora che abbiamo
conosciuto mentre prendevamo un caffè. A entrambe facevano molto male i piedi:
non sapevano ancora se avrebbero potuto terminare il loro Cammino perché erano
abbastanza giù di morale. Più tardi le ho salutate per andare a prendere il bus che mi
avrebbe portato a Piedrafita, mentre nel tratto da Piedrafita a O’Cebreiro (4 Km in
salita) ho dovuto prendere un taxi con Mariano e Chris, un ragazzo e una ragazza
andalusi. Nel frattempo ha ricominciato a piovere, stavolta più forte, e faceva molto
freddo tanto che sembrava inverno. Erano le
18.30. Nell’albergo, Mariano e Chris mi hanno
presentato i loro amici, tutti spagnoli; ci siamo
fatti mettere il timbro e ci dato che non c’era più
posto ci hanno comunicato che avremmo dormito
a
Figura 24 Albergo di O’Cebreiro. Io
assieme al gruppo di ragazzi spagnoli
terra.
Quei
ragazzi
che
avevo
appena
conosciuto mi hanno lasciato un posto a terra
Formattato
vicino ai loro letti, nei quali avrebbero dormito a
coppie. Alcuni di loro hanno trovato posto arrivando a mezzogiorno e aspettando per
due ore fuori al freddo. Nella stessa camerata ho incontrato degli italiani ai quali ho
posto le mie domande: una coppia di sposi, un signore di settant’anni che aveva già
fatto il Cammino più volte, e un ragazzo di ventotto anni che aveva cominciato il suo
cammino dalla Francia. Dopo sono andata a cenare con quella comitiva di spagnoli
in un bar che era quasi attaccato all’albergo: O’Cebreiro è un posto piccolissimo, con
cinquanta abitanti e a 1330 m di altitudine, sembrava un mini villaggio. Abbiamo
158
preso un panino ed una birra. Faceva davvero freddo e mentre rientravamo in albergo
mi sono resa conto di quanto fosse incantevole il paesaggio che ci circondava. Era
buio però si vedevano le terre color verde scuro, il cielo era pieno di nuvole, quasi
nero, ma con qualche spiraglio di luce qua e là ancora. Pensavo a quanto la nostra
vita sia frenetica a quanto siamo indaffarati per vedere tutte queste cose, a quanto
poco tempo dedichiamo a godere dello spettacolo che ci offre madre natura e
pensavo anche all’egoismo dell’uomo.
9/7/2004 Venerdì. O’Cebreiro – Triacastela. 24 km.
Ci siamo svegliati alle 6.30: non ci sono sveglie, semplicemente ci si alza quando il
sole comincia a spuntare. Si va in bagno e si preparano le borse per iniziare una
nuova tappa. Quella mattina ho fatto colazione al bar con i ragazzi conosciuti il
giorno precedente, e ce la siamo presa con calma. Anche al bar ci si scambiava
quattro chiacchiere con gli altri pellegrini. Bisogna alimentarsi bene con qualcosa di
caldo, ed una barra di cioccolato in questi casi è d’obbligo per avere la giusta
energia. Siamo usciti dal bar alle 7:45 e così è cominciata la nostra tappa. Ci avevano
detto che non si sarebbe trattato di un percorso particolarmente difficile e faticoso,
invece…Per alcuni tratti dovevamo camminare sulla strada, per altri c’erano i
sentieri. Meno male che le frecce e le conchiglie erano praticamente ovunque. I
tragitti erano ben segnalati. Questa infatti era una delle mie più grandi
preoccupazioni: avevo l’angoscia nel pensare
che mi sarei potuta perdere, dove magari non
passava un’anima viva. Ma in ogni caso non
ero sola, questo mi ha rassicurata molto, anche
se poi ognuno aveva il suo passo e spesso si
finiva per camminare da soli. Camminare da
soli ha un suo fascino: ero in compagnia del
Figura 25 Foto di gruppo davanti ad una
statua gigante avente le sembianze di un
pellegrino.
silenzio, del mormorio delle cose intorno, del
bastone che aiuta a scandire i passi. A un certo
punto del cammino ci siamo trovati di fronte una statua che sembrava un pellegrino
vero e proprio, era enorme. Lì c’era già una coppia di sloveni che ci ha chiesto di far
loro una foto e loro abbiamo chiesto il favore indietro; parlavano molto bene lo
spagnolo, cosa che ci ha stupito giacché si tratta di una lingua molto diversa dalla
loro. Mentre ci scattavano la foto pensavo che eravamo un bel gruppo, occupavamo
tutto lo spazio davanti alla statua! Ci si fermava ogni tanto per riunire i compagni,
159
Formattato
soprattutto per fare una siesta (una pausa) in qualche bar sporadico che incontravamo
e nel quale si faceva merenda ovviamente. Intanto era spuntato un po’ di sole e
cominciava a far più caldo; si stava bene, era il tempo adatto a camminare. C’erano
molte salite da affrontare in questa tappa, anche abbastanza ripide, ma soprattutto
erano le discese quelle che ci ammazzavano: una tortura per le nostre povere
ginocchia! Avevamo il peso degli zaini che ci condizionava ulteriormente: uno dei
nostri sarebbe andato dal medico appena arrivati a destinazione. Ci siamo fatti un po’
di foto qua e là grazie ad un magnifico paesaggio. Attraversavamo paesini
piccolissimi: eravamo in piena Galizia, con quelle case antiche, rustiche, dove si vive
di agricoltura e di quello che si raccoglie. Il tempo sembrava essersi fermato in quei
posti. La gente era sicuramente abituata a veder transitare pellegrini, infatti ci
salutavano, scambiavano qualche parola e
dicevano “Buen Camino”; questo capitava
anche quando incontravamo altri pellegrini
lungo il percorso. Ad un tratto una signora
anziana era uscita da una di quelle casette di
legno, con un bel po’ di crèpes su un vassoio,
dicendoci che le aveva appena fatte e ce le ha
Figura 26 La sottoscritta in Galizia.
offerte, aggiungendovi dello zucchero. Erano
deliziose! Ma mentre ci serviva ci ha suggerito di lasciarle un’offerta se volevamo.
Uno ragazzo, Jose, le ha domandato in quanto consisteva questo dono: lei ha risposto
che la gente le dava solitamente un euro (praticamente ci stava imponendo la tariffa).
Comunque le abbiamo dato un euro a testa, si è messa addirittura a contare i soldi per
vedere se avevamo pagato tutti. A quel punto Jose le ha ribadito che se si trattava di
un’offerta non avrebbe dovuto mettersi a contare poiché era maleducazione,
altrimenti pretendevamo lo scontrino! La signora non sapeva come “difendersi” a
quel punto; nel frattempo era apparso un signore, anch’egli anziano, da una casa
dietro di noi. Sembrava un uomo uscito da un film: vestito in modo strano, con abiti
trasandati color grigio, con un cappello della stessa tinta, gli occhiali gialli tanto che
non gli si intravedevano gli occhi. Lui e la signora parlavano tra di loro in gagliego,
quindi non si capiva assolutamente niente. Ce ne siamo andati via ridendo per quello
che ci era capitato, ma anche delusi e arrabbiati per il comportamento di quella
donna. Inoltre quando ci siamo girati ci siamo accorti che stava agendo nella stessa
maniera con altri ragazzi appena arrivati. Verso la fine della tappa, quando
160
Formattato
mancavano poche centinaia di metri, mi sono ritrovata sola e mi è accaduto un
episodio singolare, non molto piacevole in principio, anche se oramai fa parte dei
ricordi. In sostanza è sbucata proprio davanti a me una mandria di vacche con un toro
nero! Sapevo che erano piuttosto innocue (lo speravo!), che dovevo usare il bastone
per allontanarle mettendolo in orizzontale in modo tale da proteggermi, ma il
problema era che anche le mucche hanno le corna e se ti vedono non si
preoccupavano di spostarsi e ti vengono addosso in ogni caso! Me la stavo facendo
sotto: ho cominciato a ripetere “AIUTO” a bassa voce e mi sono attaccata contro gli
alberi. Proprio in quell’istante sono sopraggiunti due signori con le tute impermeabili
di una tonalità rosso vivo; mi hanno detto di non preoccuparmi e di seguirli che non
sarebbe successo niente. Che bello mi sembrava un miracolo, dissi loro che erano
venuti a salvarmi. Mi hanno chiesto la provenienza mentre ci facevamo largo tra la
mandria, camminando sul lato destro. Poi però abbiamo visto il toro: mamma mia
che paura, era veramente grosso! Si era fermato a puntarci e pure gli altri due erano
un po’ titubanti. Meno male che c’era il pastore che ci ha rasserenato ripetendoci che
era un toro “bravo” (non per le corride in un certo senso) e che non ci avrebbe
attaccato, altrimenti non lo avrebbe lasciato così in libertà. In conseguenza di ciò ho
continuato il cammino in compagnia di questi uomini che avevano lasciato indietro
le mogli, e insieme abbiamo riso parecchio. In seguito hanno proseguito senza di me
dal momento che avvertivo già dei problemi ai piedi: non vedevo l’ora di arrivare,
sentivo che era uscita qualche bolla. Giunta finalmente a Triacastela ho aspettato
quelli che del gruppo erano rimasti indietro. Nel frattempo si era accostata una
signora in macchina, con dei ragazzi dentro, che mi proponeva di andare un po’ più
avanti in un altro albergo dove si pagava “solo” otto euro ma era fornito di tutto:
avremmo dormito nei letti e non sul pavimento, senza troppa gente. Non le ho
prestato caso perché stava facendo pubblicità al suo albergo, parlando male
dell’altro.
Ho incontrato parecchia gente che si comportava cosi: per loro il Cammino diventa
un vero e proprio business.
Poco più tardi ci siamo uniti agli altri che avevano già preso i posti, ma non i soliti
posti letto: hanno trovato spazio in una delle quattro tende militari disposte
nell’accampamento lì fuori, sul prato sul quale era costruito anche l’albergo. Ne
avevamo una tutta per noi! Frattanto erano le due del pomeriggio. Fortunatamente
non c’era confusione come nel precedente albergo, era parecchio tranquillo. Ci hanno
161
inserito nel registro, avvisandoci che dalle quattro sarebbero stati a disposizione una
podologa e la croce rossa. Così siamo andati a farci una bella doccia, dopodiché
siamo andati a pranzare in un bar-ristorante: i prezzi non erano proprio per pellegrini.
Questo è stato uno dei tanti aspetti contradditori
del
Cammino.
Abbiamo
speso
otto
euro
mangiando cose tipiche: una bella zuppa calda,
un po’ di tortilla con chorizo (una specie di
salame) e dell’ottimo pane. Ci siamo riempiti lo
stomaco! D’altronde dovevamo recuperare tutte
le forze! Il tempo era sempre un po’ nuvoloso ma
Figura 27 Albergo di Triacastela.
si intravedeva po’ di sole. Al ritorno mi sono
subito recata dalle podologhe per farmi curare le
bolle ai piedi, ma non solo: mi hanno bendato entrambe le caviglie perché avevo un
principio d’infiammazione, mi hanno fatto un bendaggio funzionale dietro al
polpaccio destro perché avevo pure la tendinite. Inoltre, come se non bastasse, mi ero
beccata i funghi sotto le piante dei piedi, non so come, visto che per farmi la doccia
usavo sempre le ciabatte. Di conseguenza mi sentivo un po’ osservata con tutti quei
bendaggi quando andavo in giro per il campo. La gente mi faceva le battutine per
scherzarci su ed era solidale con me. Nonostante tutto ho preso il mio registratore e
ho cominciato ad intervistare un bel po’ di persone. Ho rivisto perfino due ragazzi,
ciclisti, che avevo già conosciuto in un precedente albergo. Mi hanno riconosciuta
infatti e volevano invitarmi a cenare nella loro tenda: avrebbero preparato la carne
arrosto, erano attrezzatissimi! Alla fine non ci sono andata perché ho intervistato fino
a tardi. Sono rientrata nella tenda quando gli altri stavano già mangiando e avevano
acceso delle candele che creavano una bella atmosfera. Ci siamo divertiti tanto. Poi è
venuto a farci visita un tizio un po’ strano a dire il vero, un personaggio che è
rimasto un bel po’ con noi: gli abbiamo offerto qualcosa e si è scolato quasi una
bottiglia di vino! Qualcuno l’ha chiamato al cellulare, ed è rimasto a parlare per
un’ora, mentre noi volevamo addormentarci perché eravamo veramente stanchi.
Faceva un freddo cane, infatti non siamo quasi riusciti a dormire, e abbiamo
comunque dormito male: eravamo uno attaccato all’alt ro per cercare un po’ di calore,
ma senza esito.
162
Formattato
10/7/2004 Sabato. Triacastela – Sarria – Portomarìn – Palas del Rey. (73,8 km).
Ci siamo svegliati alle 7.30 per prendere un taxi con altri quattro del gruppo, che
avevano i piedi malconci come i miei. Dopo aver salutato i ragazzi, sono scesa alla
stazione di Sarria, dove avrei dovuto prendere il bus per Portomarìn, un paesino di
poco più di duemila abitanti, ma l’ho perso perché il giorno prima mi avevano dato
un orario sbagliato. Nei paesini piccoli i mezzi passano quando vogliono! Dopo un
po’ è entrata un’altra ragazza del Cammino che doveva prendere lo stesso pullman.
Siccome non ci sarebbero stati altri mezzi, abbiamo deciso di prendere un taxi e
dividere la spesa. Arrivate a Portomarìn, la ragazza è andata in un albergo a tre stelle
dove avrebbe aspettato il suo ragazzo. Io invece sono giunta all’albergo dei pellegrini
per farmi curare i piedi, dove c’era infatti la croce rossa,. Intanto spiegavo al ragazzo
che gestiva l’albergo che volevo andare a Palas del Rey ma non sapevo se ci fosse
qualche bus che partisse da lì. Mi ha proposto invece di accettare un passaggio in
auto da lui così avrei risparmiato sul taxi dato che non ci sarebbero stati pullman
quella mattina. Tanto lui doveva andare in quel paesino.
Mi sembrava che ogni volta che avessi bisogno di aiuto o che ero in difficoltà, ecco
che spuntava qualcuno ad aiutarmi. Mi chiedevo se tutto fosse casualità o
coincidenza e se effettivamente c’era un motivo. Il ragazzo, Roque, mi raccomandò
di farmi curare le bolle mentre lui sistemava delle cose, dandomi appuntamento lì
fuori per le 10.30 (erano le 9.00). Quindi ho aspettato dentro, dove c’era una ragazza
americana in attesa. Mi ha chiesto se avevo problemi fisici, non parlava per niente lo
spagnolo.Si chiama Sarah ed era veramente gentile, simpatica e carina. Poi entrò un
ragazzo biondo, un suo amico che aveva conosciuto durante il Cammino. Mentre
attendevamo ho intervistato anche lei. Poco dopo sono arrivate le fanciulle della
croce rossa che mi hanno disinfettato le bolle: erano tutte amabili e anche quando
parlavano in castellano avevano un simpatico accento gagliego. La parlata
assomigliava ad un incrocio tra il sardo, il portoghese e lo spagnolo! Alla fine è
venuto a prendermi Roque ed io avevo convinto Sarah a farmi compagnia. In
macchina la situazione era divertente: parlavo in inglese con Sarah, poi traducevo in
spagnolo per Roque e viceversa! Dopo circa venti minuti siamo giunti a Palas del
Rey, un paesino di cinquemila abitanti, ci siamo dirette verso l’albergo e ci siamo
messe in fila. C’erano già tante persone davanti a noi, che ci hanno riferito della
disponibilità di soli sessantacinque posti. Nell’attesa ho comprato delle ciliegie
buonissime e ho fatto conoscenza con altra gente. Più tardi è venuta perfino una
163
troupe di giornalisti per intervistare alcuni pellegrini e fare un servizio. All’1.30
hanno aperto finalmente le porte dell’albergo e siamo entrati. Io e Sarah siamo
riuscite ad occupare un letto a castello. Devo sottolineare il fatto che questo è stato
l’albergo più sporco che ho incontrato: pareti
rovinate e scritte, i bagni con delle docce
oscene, senza neanche una porta o un telo per
avere un po’ di privacy. Inaspettatamente siamo
capitate tutte donne in quella stanza! Sarah ed
io, dopo aver sistemato gli zaini siamo andate a
Figura 28 La sottoscritta davanti ad una
chiesetta in Palas del Rey.
pranzare in un ristorante nelle prossimità.
Abbiamo preso una bella insalata russa e la
“Tarta de Santiago”, un dolce tipico di cui abbiamo chiesto il bis talmente era buono.
Sarah mi ha raccontato informazioni piuttosto confidenziali e si è aperta fino a
parlare della propria vita privata. Poi siamo tornate in albergo per una siesta. Dopo
essermi svegliata, sono andata a fare un giro per visitare una chiesetta. Lì fuori c’era
un gruppo di persone che mi ha chiesto di fare una foto con loro anche se non mi
conoscevano per niente. Ho parlato con alcuni di loro e mi sono fatta quattro risate.
Non ero mai sola, incredibile! Era bello poiché tutti ci trovavamo nella stessa
situazione: pareva di vivere un’altra vita! Al ritorno in albergo ho continuato con il
mio giro di interviste, fino alle 22.30. Nel pomeriggio delle mie compagne
dell’Ufficio del Turismo di Salamanca mi avevano chiamata sul cellulare facendomi
una bella sorpresa: volevano sapere se stavo bene, se mi divertivo e se avevo trovato
un fidanzato! Poi ho incontrato Marcelo, l’amico di Sarah al quale lei aveva ceduto il
suo letto sopra al mio: ho dovuto fargli un massaggio alla spalla sinistra perché era
abbastanza infiammata e volevo poter fare qualcosa nel mio piccolo. Pensava di
avere a che fare con una professionista! Il giorno dopo mi ha ringraziato inviandomi
un sms per confermarmi che stava molto meglio e che gli ha fatto piacere avermi
conosciuta. Comunque la notte i piedi mi facevano male da morire, volevo piangere
dal dolore!
11/7/2004 Domenica. Palas del Rey – Arzua – Monte do Gozo. (60.5 km).
Ho preso il bus delle 8.00 e neanche stavolta ero da sola dal momento che avevo
fatto amicizia con una coppia in quell’occasione. Insieme eravamo diretti ad Arzùa e
lì siamo andati a fare colazione in un bar mentre aspettavamo l’apertura dell’albergo.
Ci hanno messo il timbro in una casa lì vicino, ma io sono riuscita ad ottenerne un
164
Formattato
altro anche dalla signora che stava ancora pulendo l’albergo, che a dire il vero non è
stata molto cortese, anzi era abbastanza infastidita dalla nostra presenza. Malgrado
ciò, frattanto che aspettavo l’altro bus delle 12.15 che mi avrebbe portato a Monte do
Gozo, ho colloquiato con altre persone. Ho notato che i funzionari della Galizia non
erano volontari, al contrario di quelli della regione Castilla y Leòn. Per questo forse
erano anche più sgarbati e avidi: non offrivano questo servizio col cuore e noi
eravamo considerati come dei numeri. Mi sono diretta poi verso la fermata del bus e
lì ho conosciuto una donna americana sui cinquant’anni che aspettava come me.
Praticamente era impossibile per me non parlare con qualcuno! Arrivata a
destinazione, si vedeva subito che si trattava di
un
complesso
di
bungalows
enorme:
cinquecento posti! C’erano bar, negozi di
souvenir, ristoranti, finanche una discoteca;
tutto intorno era verde, nuovo, fantastico! Mi
chiedevo se fosse un luogo di villeggiatura per i
pellegrini, una specie di premio per tutta quella
fatica e quei chilometri percorsi! Ho pensato
Figura 29 I bungalows in Monte do Gozo.
che se tutti gli alberghi per pellegrini fossero
così, ci sarebbero molti più partecipanti, molti turisti! Comunque ci ho messo
mezz’ora per raggiungere la reception, andando a passo di tartaruga a causa dei miei
piedi acciaccati: ogni tanto qualcuno che mi sorpassava (a piedi) m’incoraggiava
dicendomi che ormai mancava poco! Sopraggiunta alla reception, c’era già
tantissima gente che attendeva: alcune in piedi, altre sedute o sdraiate sull’erba o
sulle panchine. Mi hanno detto che potevo entrare per farmi registrare: dopo aver
messo il timbro ho aspettato lì fuori poiché avrebbero spiegato le regole a tutti una
sola volta. Mi è sembrato giusto fare una donazione, anche perché ho avuto subito
l’impressione di una buona organizzazione. Dopo un po’ un signore ci ha spiegato
come funzionava il tutto e che sarebbe stata gradita un’offerta dato che per gestire un
posto così avevano bisogno anche del nostro aiuto e infatti tutti eravamo d’accordo
su questo punto. C’erano un sacco di gruppi organizzat i, tipo boy-scout, composti da
ragazzini sui quindici anni. Alla fine ci hanno sistemato tutti quanti: finalmente
ognuno di noi poteva avere a disposizione un letto e non il suolo freddo e scomodo.
A me hanno assegnato le chiavi della camera numero 168, e dopo esser entrata per
sistemare le mie cose sono entrate due coppie di signori anziani, un giornalista e un
165
Formattato
ragazzo lituano i quali si conoscevano già. Gli ultimi due li ho intervistati e inoltre
mi hanno fatto compagnia quasi tutto il giorno. Il giornalista Pepe, un quarantenne,
mi ha dato una crema per i piedi che aveva lui ed è stato
così amabile da andare a prendermi del ghiaccio.
Pepe ha percorso tutto il Cammino, da Roncesvalle, con
uno zaino di trenta chili sulle spalle, perché era con la sua
troupe e portavano l’attrezzatura necessaria. Mi ha svelato
che controllava la situazione degli alberghi dei pellegrini e
che di conseguenza ci sarebbe stata una pulizia del
personale in quei posti come O’Cebreiro e Sarria a causa
Figura 30 Il ragazzo
lituano con gli oggetti del
pellegrino medievale.
di
una
disorganizzazione
delle
strutture
e
un
comportamento scorretto del personale. Pepe mi ha
mostrato il periodico della regione Galizia dove era appena
uscito il suo ultimo articolo: la denuncia di un albergo che non aveva voluto ospitare
un signore cieco con il suo cane, che tra l’altro avevo avuto il piacere di conoscere e
d’intervistare, nell’albergo di Palas del Rey. Mi ha regalato il giornale visto che gli
avevo spiegato del mio progetto sul Cammino di Santiago.
Successivamente, dopo essermi fatta la doccia e aver pranzato nella mensa selfservice lì vicino, mi sono riposata soprattutto per non sforzare i piedi.
Nel tardo pomeriggio sono uscita e mi sono messa a sedere su una delle panchine
appena fuori dalla reception dove non c’era nessuno. Per la prima volta da quando
avevo iniziato questa esperienza, mi sentivo sola. Può darsi che fosse “colpa” della
località poiché era troppo grande e dispersiva e non facilitava la socializzazione; io
poi non potevo andare lontano nella situazione in cui mi trovavo. In un secondo
momento è venuto Pepe a farmi compagnia, e mi ha presentato due donne per poterle
intervistare. Poi è rimasto solo lui: mi ha mostrato un libro di arte, ma questo era
particolare perché trattava del sesso dal punto di vista artistico nei vari periodi
storici. Era interessante con immagini di quadri e ritratti erotici che spiegavano il
rapporto tra la chiesa e i nudi. Mi è sembrato un argomento poco dibattuto
all’università, forse perché si tratta di temi “scomodi”: scoprono le contraddizioni, le
debolezze e le oscenità della Chiesa e dei preti, che d’altronde sono sempre esistiti.
Mi ha descritto tante cose interessanti e che alcuni di quei dipinti li avremmo
ritrovati proprio nella Cattedrale di Santiago. Il sole cominciava a tramontare e l’aria
era già più fresca. Poi si è unito a noi anche il ragazzo lituano, Gintautes. Per evitare
166
Formattato
di spendere altri otto euro alla mensa, Pepe ci ha riferito che aveva ancora un po’ di
cibo con sé e che ci saremmo arrangiati benissimo. Perciò ci siamo attrezzati con una
coperta grande e siamo andati a consumare la nostra cena sul prato, nel patio dove si
mettevano i panni ad asciugare. Abbiamo mangiato acciughe, tonno e cozze assieme
a del pane, della mortadella e del buon formaggio gagliego. Con così poco ci siamo
saziati per davvero!
Un’altra delle cose affascinanti del Cammino era che s’imparava a condividere
quello che si aveva con gli altri, senza pretendere niente in cambio. Oggigiorno, nella
vita quotidiana, è raro che ciò accada. Dopo cena abbiamo fatto un piccolo giretto:
siamo entrati nella discoteca, dove c’erano solo alcuni ragazzini ma per il resto era
vuota. Poi ho intervistato il ragazzo lituano per una mezz’oretta: la sua storia ha
dell’incredibile. Siamo andati a dormire tutti e tre verso mezzanotte e mezza.
12/7/2004. Lunedì. Monte do Gozo – Santiago de Compostela. (5 km).
Ci siamo svegliati verso le 8:00 perché tanto in questo caso si poteva lasciare
l’albergo entro le 10:00. Ho preso il bus delle 9:00: meno male che la fermata era
abbastanza vicina. Con me c’erano una decina di persone. In quindici minuti siamo
arrivati a Santiago de Compostela e scendendo dall’autobus ho dovuto domandare
più volte l’ubicazione sia dell’ufficio del turismo che del pellegrino per ottenere la
Compostela, il documento che attesta la partecipazione al Cammino. Mentre mi
dirigevo verso gli uffici, notavo le stradine tipiche della città, lunghe e strette; c’era
traccia di pellegrini e di turisti in ogni angolo. Anche lì sentivo la presenza di
quell’aria mistica che ha contraddistinto tutta la mia esperienza. Mi è capitato di
rivedere quella signora americana con la quale avevo scambiato qualche parola il
giorno prima, alla fermata del bus di Arzua.
167
La città si mostrava vivace e piena di vitalità. Sono arrivata
infine all’ufficio del turismo, dove mi sono procurata una mappa
del centro abitato e ho ricevuto alcune informazioni di carattere
turistico; poi mi sono diretta verso l’altro ufficio, che era situato
a soli pochi metri più avanti. Dovevo salire le scale, e al primo
piano la fila per la Compostela era già lunga, ma non ho
aspettato molto per fortuna. Nell’attesa ho parlato con una
ragazza che faceva parte di un gruppo parrocchiano; ho
Figura 31 La rua do
Villar a Santiago.
incontrato inoltre una donna italiana, una professoressa romana
Formattato
che mi ha dato il suo biglietto da visita ed io le ho dato il mio.
All’interno ho visto un lungo bancone dietro al quale molti operatori ricevevano i
pellegrini. Arrivato il mio turno ho dato la credenziale e mi hanno fatto scrivere
nome e cognome su di un foglio con una lista, assieme alle motivazioni. La ragazza
mi aveva spiegato che nella messa del pellegrino delle 12.00 il Cardinale avrebbe
pronunciato la nazionalità di noi pellegrini e ci avrebbe dato il benvenuto nelle
rispettive lingue. La ragazza mi aveva consegnato la Compostela212 su cui era scritto
il mio nome in latino, di cui aveva cercato il corrispondente su un libro dei nomi che
aveva consultato davanti a me. Dopodiché chiesi gentilmente di poter parlare con un
responsabile per le mie ricerche. Poco dopo un ragazzo sui trent’anni mi ha condotto
nel suo studio e mi ha dato alcuni riferimenti sui siti nei quali avrei potuto trovare
alcune statistiche sui pellegrini, mi ha anche consigliato di andare a curiosare anche
nell’archivio della cattedrale. E così è stato;
nell’archivio mi hanno rilasciato una tessera
che dava l’accesso agli “indagatori”. L’addetto
era un ragazzo molto cortese e disponibile che
mi ha consigliato di andare all’università di
Perugia,
dove
c’è
il
Centro
di
Studi
Compostellani nel quale avrei trovato quello
Figura 32 La Cattedrale di Santiago de
Compostela.
che cercavo nella mia lingua. Mi aveva scritto
addirittura il nome di un professore che avrei
Formattato
potuto contattare.
212
Alla termine del diario si può vedere la Compostela della sottoscritta.
168
Formattato
Più tardi ho assistito alla messa del pellegrino. La cattedrale era stupenda. Nel
momento in cui il Cardinale stava cominciando con il benvenuto, era seduto su una
poltrona che assomigliava molto ad un trono reale. In quel momento ero invidiosa
perché io sono dovuta rimanere in piedi per tutto il tempo. La cattedrale era
stracolma. Sinceramente ho seguito le parole del Cardinale solo per i primi quindici
minuti, ma non perché non m’interessasse: la mia mente e il mio sguardo vagavano
senza che io me ne rendessi conto. Osservavo gli altri, quelli come me, seduti in
qualche modo sul suolo o sui sedili: ho notato una ragazza con entrambe le ginocchia
sostenute da una benda (probabilmente erano infiammate). Si trattava di volti di
individui che negli occhi avevano segnati tutti quei chilometri percorsi, le sofferenze
e gli sforzi, le mille cadute ma anche la forza che ognuno di loro ha trovato dentro di
sé e soprattutto nella fede per potersi rialzare giorno per giorno e andare avanti.
Quella era una sfida contro se stessi, pure psicologica, contro il proprio fisico che
avevano imparato ad ascoltare; contro la natura, le avversità e gli imprevisti che
hanno saputo affrontare. Nella mia mente
scorrevano uno dopo l’altro tutti i momenti
vissuti fino a quell’istante, tutte le persone
incontrate e le emozioni vissute: una sensazione
indescrivibile! Mi rendevo conto che non ero
arrivata alla fine di un percorso, né del mio
Figura 33 Il “botafumeiro” durante la
Misa del Peregrino.
Cammino, ma che proprio lì a Santiago
cominciava un qualcosa di nuovo. Non si
trattava della fine di un’avventura o di un’esperienza singolare, ma l’inizio di un
altro viaggio, quello interiore. Sì, è così perché il cammino lascia qualcosa di
profondo ed indelebile, dentro ognuno di noi che lo ha percorso.
Per quanto riguarda la messa, è stato spettacolare il momento in cui cinque uomini
hanno iniziato a spingere il botafumeiro (l’incenso) con una corda enorme con cui gli
imprimevano la forza neces saria per farlo ondeggiare da una parte all’altra del
transetto della cattedrale. Qui le tradizioni si uniscono all’attualità; il passato
s’incrocia col presente. L’esibizione finisce nel momento in cui uno di quegli uomini
blocca al volo il botafumeiro che poco a poco aveva perso la sua spinta. A quel punto
la messa termina e contemporaneamente parte l’applauso di tutti i presenti. Poi sono
andata fuori a comprare qualche souvenir per gli amici e per mia madre; ho scattato
diverse foto e mi sono diretta verso la tomba dell’Apostolo. Purtroppo c’era una coda
169
Formattato
lunghissima, avrei dovuto aspettare almeno due ore. I miei piedi non ce la facevano
più a sorreggermi, stavo per piangere dal
dolore. Allora ho pensato che la cosa migliore
fosse quella di dirigersi verso la stazione
dell’autobus e prendere il primo pullman per
Salamanca: volevo tornare quanto prima a casa
per curarmi le infiammazioni. Non avevo mai
Figura 34 La coda in Piazza do
Obradoiro per vedere la tomba
dell’Apostolo Santiago.
provato una sofferenza fisica tanto atroce in
vita mia, ma sapevo che ne era valsa la pena.
Formattato
Per fortuna in una piazza vicino al centro ho
trovato un bus che era diretto in stazione, ma lì mi avevano detto che avrei dovuto
salire prima su quello per Ourense (una città poco più a sud di Santiago) e dopo
cambiare e prendere il diretto per Salamanca. In ogni caso era una soluzione fattibile.
Altrimenti avrei dovuto aspettare quello diretto per Salamanca il giorno dopo.
Mentre attendevo nelle rispettive stazioni di Santiago e Ourense, a volte la gente mi
si avvicinava e mi chiedeva con curiosità da dov’ero partita ma principalmente mi
compativano dato che mi vedevano camminare appena, con il volto sofferente. Sono
arrivata a Salamanca a mezzanotte. Ovviamente dalla stazione a casa mia ho dovuto
montare su di un taxi. Così, una volta entrata in casa mi sono buttata sul letto, ma sul
materasso avevo deciso di mettere il sacco a pelo, quello sul quale avevo dormito
fino alla notte precedente, giusto per non perdere l’abitudine!
Formattato
Figura 35 La Credenziale dell’autrice.
170
Formattato
Figura 36 La Compostela dell’autrice.
171
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Rassegna Stampa, Compostella VI, Centro Italiano di Studi Compostellani, 1 ottobre
1990, pp. 5-6.
174
Rassegna Stampa, Compostella IX, Centro Italiano di Studi Compostellani, Rassegna
Stampa, 10 gennaio 1992, p. 1.
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della
Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.6 aprile 2003, pp. 1-7.
SANTIAGO -foglio di informazione e di notizie sul pellegrinaggio della
Confraternita di San Jacopo di Compostella- n.8 aprile 2004, pp. 1-10.
Articoli di Quotidiani
Arias Veira Pedro, “El Xacobeo: el instrumento bàsico de la politica turistica
gallega”, Galicia, domenica 11 luglio 2004, pp. 12-13.
Camilleri Rino, “ I maestri del politicamente corretto”, Il Giornale, mercoledì 12
maggio 2004.
“Cammino verso una meta”, L’osservatore Romano, mercoledì 19 maggio 2004, p.
4.
Celletti Virglio, “La via italiana a Santiago”, Chiesa, mercoledì 19 luglio 1989, p. 11.
Cepeda Fuentes Martina, Il Giornale, martedì 3 giugno 1997.
Don Carlo Calori, “Dalla Valcuvia a Santiago di Compostela. Esperienze di un
Cammino nel Giubileo di S. Giacomo”, Il settimanale della diocesi di Como, 31
luglio 1999, p. 28.
El Paìs, 15 maggio 2004.
“Expertos de todo el mundo estudiaràn las peregrinaciones a Santiago, Roma y
Jerusalén, Santiago, martedì 23 luglio 1997.
“Il pellegrinaggio nella città spagnola di Santiago De Compostella”, Il Corriere
dell’Umbria, venerdì 20 gennaio 1989.
175
I. M., “Il 1993 sarà l’Anno Santo Compostellano. Gemellaggio tra le Università.
Santiago e Perugia hanno stretto questo legame già forte”, La Nazione, giovedì 4
giugno 1992.
N. M., “La Ruta francesa se queda pequena”, La Voz de Galicia, domenica 25 luglio
2004, p. 18.
Nieto Yolanda, “Una comisiòn de expertos «darà el espaldarazo cientìfico»”, El
Ideal Gallego, venerdì 23 agosto 1992, p. 13.
Pal. Sim., “Pellegrini a piedi verso Santiago effettueranno un percorso di oltre 2500
chilometri”, Il Giornale dell’Umbria, mercoledì 7 gennaio 2004, p. 10.
Piccolomini Pier Francesco, “Deliri new age sulla via di Santiago”, Secolo d’Italia,
martedì 11 maggio 2004, p. 17.
Ponzi Carlo Maria, “Santiago de Compostela. Un convegno a settembre”, Il
Messaggero, sabato 19 agosto 1989.
Vacca Nicola, “Coelho, la vita come ricerca”, Secolo d’Italia, venerdì 14 settembre
2001, p. 17.
Zucconi Giovanna, “Santiago il Cammino new age”, La Stampa, sabato 17 aprile
2004.
Materiale DVD
Paulo Coelho en el Camino de Santiago, Espasa Calpe, S.A., 2004.
SITOGRAFIA
www.amigosdelcamino.com (Sito dell’Associazione Gagliega degli Amici del
Cammino di Santiago)
www.archicompostela.org (E’il sito dell’Arzobispado di Santiago de Compostela. Vi
è una sezione completamente dedicata all’Anno Santo Compostelano del 2004, oltre
alle statistiche ufficiali dei pellegrini negli ultimi 15 anni)
176
www.caminhodesantiago.com (E’ un sito pioniere sul Cammino di Santiago in
Brasile ed uno dei primi al mondo sul tema. Contiene tutte le informazioni necessarie
al pellegrino a piedi ed in bici)
www.caminosantiago.com (Descrive dettagliatamente le tappe da percorrere nella
regione Navarra; dà informazioni su alloggi e ristoranti)
www.caminosantiago.org (Sito della Federazione Spagnola di Associazioni degli
Amici del Cammino di Santiago. Contiene la prima guida virtuale sul Cammino ed
una sezione dedicata al tema degli hospitaleros)
www.caminosantiagoastur.com (E’ il sito dell’Associazione Asturiana-Leonensa
degli Amici del Cammino di Santiago. Descrive le tappe in terra di Castilla y Leòn e
in Asturia)
www.caminosantiagocompostela.com (Sito in lingua inglese. Contiene il diario
giornaliero di un pellegrino che ha costruito questa pagina web mentre faceva il
Cammino nell’ottobre del 2000)
http://www.cfnavarra.es/INDJ/juventud/textos/albergues/albpere.htm (E’
il
sito
dell’Istituto Navarro dello Sport e della Gioventù. Fornisce un elenco di tutti gli
alberghi e rifugi della regione)
http://www.cicloamici.it/ciclopellegrinaggio.htm (E’ il sito italiano interamente
dedicato ai pellegrini ciclisti del Cammino. Si possono leggere le loro testimonianze
pubblicate dal ciclocaporedattore nel corso del 2004)
www.confraternitadisanjacopo.it (E’ il sito della Confraternita di San Jacopo di
Compostella e del Centro Italiano di Studi Compostellani di Perugia. Vengono
pubblicate le attività e gli incontri della Confraternita attraverso il “Bollettino
Santiago”)
www.bibliotecajacobea.org (E’ il sito del Centro di Studi e Documentazione del
Cammino di Santiago di Palencia. La sua biblioteca contiene più di 2000 libri sul
tema giacobeo a disposizione di curiosi e ricercatori)
177
http://dinamico.unibg.it/lazzari/santiago_de_compostela/index.htm (E’ il sito della
facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Bergamo. Si possono trovare alcune
tesi di laurea sul Cammino di Santiago, assieme a degli argomenti di tesi o prove
finali proposti dal Prof. Marco Lazzari, docente della suddetta facoltà e creatore del
sito che fornisce inoltre un’accurata bibliografia)
www.elcaminoacaballo.com (E’ una guida del Cammino di Santiago per i pellegrini
che decidono di partire a cavallo)
http://www.geocities.com/Athens/Olympus/5406/
(Contiene
il
sito
dell’Associazioone Lombarda di Studi Jacopei per il Ripristino degli Itinerari
Compostellani, Romei e Ierosolimitani)
http://www.geocities.com/marco_lazzari/ita.html (E’ uno dei siti gestiti dal Prof.
Marco Lazzari in cui vengono raccolti alcuni puntatori a siti dove si possono trovare
informazioni riguardanti il Cammino di Santiago)
www.google.it (E’ un motore di ricerca)
http://groups.msn.com/IlPorticodellaGloria/recensioni.msnw (E’ il sito contenente le
recensioni su “Il Portico della Gloria”, il libro di Davide Gandini, assieme ad alcune
pubblicazioni della “rivista temporale” Finis Terrae)
www.iespana.es/diariosdeperegrinos (E’ una pagina web che facilita la ricerca agli
affezionati del tema giacobeo attraverso links a diversi diari pubblicati in Internet)
www.jacobeo.net (Contiene informazioni pratiche sul Cammino di Santiago: rifugi,
guide, tappe, ecc.)
http://www.materascuola.it/liceoclassicomt/Santiago/LUOGOpellegrinaggio.htm
(Pagina web dedicata alla scoperta del sepolcro dell’Apostolo San Giacomo nel
medioevo)
www.mundicamino.com (Sito contenente informazioni generali sul Cammno di
Santiago: rotte, alloggi, links su Associazioni degli Amici del Cammino. Dedica
inoltre una sezione sul Cammino in sedia a rotelle)
178
www.santiago-compostela.net (Sito in lingua inglese che vuole fungere da supporto
ai libri, alle mappe ed alle guide sia in commercio sia reperibili attraverso le
Confraternite elencate nel sito medesimo)
www.turismospagnolo.it (Sito gestito da “Turespana”, l’ente che si occupa della
promozione della Spagna come destinazione turistica all’estero)
www.ultreya.net (Sito in lingua inglese contenente un forum chiamato “Ultreya’s
virtual albergue” che ha lo scopo di fornire informazioni dirette a chi volesse
intraprendere il Cammino o a chi fosse interessato a conoscere nuovi amici prima e
dopo il Cammino)
www.unipg.it (E’ il sito dell’Università di Perugia. Grazie al link della Facoltà di
lettere e filosofia è possibile risalire al Centro Italiano di Studi Compostellani di cui è
presidente il Prof. Paolo Caucci Von Saucken)
http://www.valsesiascuole.it/crosior/1medioevo/comune_confraternite.htm (Descrive
l’origine ed il ruolo delle Confraternite nell’antichità)
www.ventealcamino.org (E’ un sito che, oltre a descrivere i diversi Cammini di
Santiago, presenta alcuni poemi e racconti pubblicati dallo scrittore Paulo Coelho
alla stampa gagliega)
http://web.tiscali.it/tremariel/010/arlotta.htm (Tratta del culto e della cultura di San
Giacomo in Sicilia)
www.xacobeo.es (E’ il sito ufficiale della Xunta di Galizia. Oltre alle informazioni su
storia ed alloggi lungo il Cammino, ha una sezione in cui è possibile vedere in
diretta, grazie alle web-cam, alcuni tra i luoghi più belli dei Cammini di Santiago)
179
INDICE DELLE FIGURE
Figura 14 Santiago Matamoros
12
Figura 15 Croce di Santiago su di una vieira
20
Figura 16 La bisaccia ed il bordone
20
Figura 17 Es. di Montjoies con croce di pietra sopra
22
Figura 18 Il pellegrino di ieri
22
Figura 19 Croce di Carlo Magno
24
Figura 20 Il timbro di Santo Domingo de la Calzada
26
Figura 21 Facciata della Cattedrale di Santiago
27
Figura 22 Nanata centrale della Cattedrale di Santiago
28
Figura 23 Tronco di Jesse sul quale viene posta la mano
29
Figura 24 Statua di Mastro Matteo sulla quale dare i tre colpi con la fronte
29
Figura 25 Il re Juan Carlos mentre abbraccia l’apostolo
30
Figura 26 Il Botafumeiro
30
Figura 14 Prima e ultima pagina della Credenziale
37
Figura 15 Seconda e terza pagina della Credenziale
37
Figura 16 La Compostela
38
Figura 17 Immagine utilizzata dalla Commissione Episcopale per promuovere il
Giubileo Compostellano .2004
48
Figura 18 I Sette Cammini che si congiungono a Santiago de Compostela
52
Figura 19 Esempio di Flecha Amarilla
55
Figura 20 Apertura della Porta Santa: segna l’inizio dell’Anno Giubilare di
Compostela
62
Figura 21 Il lavoro burocratico di un hospitalero
112
Figura 22 Un hospitalero che si prende cura di un pellegrino
113
Figura 23 Esempio di segnaletica
118
Figura 24 Albergo di O’Cebreiro. Io assieme al gruppo di ragazzi spagnoli
158
Figura 25 Foto di gruppo davanti ad una statua gigante avente le sembianze di un
pellegrino
159
Figura 26 La sottoscritta in Galizia
160
Figura 27 Albergo di Triacastela
162
180
Figura 28 La sottoscritta davanti ad una chiesetta in Palas del Rey
164
Figura 29 I bungalows in Monte do Gozo
165
Figura 30 Il ragazzo lituano con gli oggetti del pellegrino medievale
166
Figura 31 La rua do Villar a Santiago
168
Figura 32 La Cattedrale di Santiago de Compostela
168
Figura 33 Il “botafumeiro” durante la Misa del Peregrino
169
Figura 34 La coda in Piazza do Obradoiro per vedere la tomba dell’Apostolo
Santiago
170
Figura 35 La Credenziale dell’autrice
170
Figura 36 La Compostela dell’autrice
170
TABELLE
Capitolo 2
Tabella 12. Tassonomia del turismo religioso compostelano. Fonte: traduzione
personale dal gagliego
34
Tabella 2. Distribuzione delle spese del Xacobeo ’93. Fonte: Xunta de Galicia.
Elaborazione propria tradotta dal gagliego. I dati sono stati convertiti dalle pesetas in
euro
44
Tabella 3 Quadro comparativo delle attuazioni del Plan Xacobeo ‘93 e ‘99. Fonte:
elaborazione propria: traduzione dal gagliego con alcune modifiche. I dati sono della
Xunta de Galicia (1999)
45
Capitolo 3
Tabella 1 Distribuzione dei pellegrini secondo le professioni nel marzo 2004.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela.
82
Tabella 2 Distribuzione dei pellegrini spagnoli per provenienza nel marzo 2004.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
83
Tabella 3 Distribuzione dei pellegrini stranieri per provenienza nel marzo 2004.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
83
Tabella 4 Distribuzione dei pellegrini secondo il posto di uscita nel marzo 2004.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
83
Tabella 5 Cammini seguiti dai pellegrini nel mese di marzo del 2004. Elaborazione
propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
181
84
Tabella 6 Distribuzione dei pellegrini nelle strutture alternative dei Cammini nel
giugno 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn
Social e Turismo
85
Tabella 7 Distribuzione dei pellegrini nelle strutture tradizionali dei Cammini nel
giugno 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn
Social e Turismo
85
Tabella 8 Distribuzione dei pellegrini nei diversi Cammini nel primo semestre 2004.
Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e Turismo
85
GRAFICI
Grafico 20 Sviluppo del pellegrinaggio tradizionale negli ultimi 15 anni, dal 1989
al 2003. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
73
Grafico 21 Evoluzione dei pellegrini negli ultimi 15 anni, tranne il 1993 e il 1999.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
73
Grafico 22 Distribuzione dei pellegrini secondo i mesi. Elaborazione propria. Non
sono inclusi i dati dell’anno 2002. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
74
Grafico 23 Evoluzione dei pellegrini secondo il sesso, dal 1990 al 2003. Fonte:
Elaborazione propria, in base ai dati pubblicati dall’Arzobispado de Santiago de
Compostela
75
Grafico 24 Evoluzione dei pellegrini secondo l’età. Elaborazione propria. Fonte:
Arzobispado de Santiago de Compostela
75
Grafico 25 Evoluzione dei pellegrini secondo l’età, in %. Elaborazione propria.
Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
76
Grafico 26 Pellegrini secondo la loro professione, in percentuale. Elaborazione
propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
77
Grafico 27 Pellegrini secondo la nazionalità d’origine(1989-2003). Elaborazione
propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
77
Grafico 28 Distribuzione dei pellegrini secondo il mezzo di locomozione usato, in %.
Fonte: Elaborazione propria
78
Grafico 29 Evoluzione dei pellegrini in base al mezzo di locomozione usato, dal
1989 al 2003. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
79
182
Grafico 30 Evoluzione dei pellegrini secondo la motivazione, dal 1989 al 2003.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
79
Grafico 31 Pellegrini secondo il motivo, in %. Elaborazione propria. Fonte:
Arzobispado de Santiago de Compostela
80
Grafico 32 Distribuzione dei pellegrini secondo il mezzo di locomozione usato nel
marzo 2004, in %. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de
Compostela
81
Grafico 33 Distribuzione dei pellegrini secondo l’età nel marzo 2004, in %.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
81
Grafico 34 Distribuzione dei pellegrini secondo la nazionalità nel marzo 2004, in %.
Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
82
Grafico 35 Distribuzione dei pellegrini secondo la motivazione nel marzo 2004, in
%. Elaborazione propria. Fonte: Arzobispado de Santiago de Compostela
83
Grafico 36 Distribuzione dei pellegrini a seconda del tipo di struttura utilizzata nel
Cammino nel giugno 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura,
Comunicaciòn Social e Turismo
84
Grafico 37 Distribuzione dei pellegrini nei diversi Cammini nel primo semestre
2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura, Comunicaciòn Social e
Turismo
86
Grafico 38 Evoluzione a confronto dei pellegrini nel precedente Xacobeo 1999 e di
quelli nello Xacobeo 2004. Elaborazione propria. Fonte: Consellerìa de Cultura,
Comunicaciòn Social e Turismo
87
183
Ringraziamenti
Grazie al professor Roberto Lavarini che mi ha dato l’occasione di svolgere la
tesi si di un argomento che mi ha coinvolto in prima persona e che mi ha permesso di
vivere un’esperienza di tale portata. Inizialmente non conoscevo il vero significato
del Cammino di Santiago, pensavo di dover solo raccogliere del materiale e delle
testimonianze per il mio lavoro e non immaginavo di certo che i miei poveri piedi ne
avrebbero risentito così tanto!
Grazie al professor Paolo Caucci Von Saucken ed alle sue collaboratrici, per la
cortesia
e
disponibilità
mostratami
nell’accogliermi
nel
Centro
di
Studi
Compostellani di Perugina. Spero proprio che continuino a trasmettere con dedizione
il messaggio del Cammino, così come hanno fatto fin’ora nel renderlo migliore in
tutti questi anni.
Grazie all’Ufficio del Pellegrino di Santiago de Compostela per i dati che mi
sono stati forniti. Inoltre un doveroso e sentito grazie lo devo all’Ufficio del Turismo
di Salamanca di Plaza Mayor nel quale ho lavorato e anche all’Ufficio del Turismo
de la Junta de Castilla y Leòn (sempre a Salamanca): entrambi mi hanno fornito non
solo del materiale importante (sotto forma di guide, opuscoli, ecc.) riguardante il
Cammino, ma soprattutto mi hanno sostenuto psicologicamente per poter affrontare
ed iniziare da sola questa fantastica avventura.
Infine, grazie davvero a tutti i pellegrini che ho intervistato poiché mi hanno
dedicato del tempo prezioso durante il quale mi hanno aperto il loro cuore; grazie
nell’avermi fatto capire la gioia che si prova nel vivere il Cammino con il vero
“spirito peregrino”.
Grazie perché a partire dal Cammino io sono un’altra persona. Sono molto più
vicina alla semplicità delle cose, della vita.
Mi auguro di ripetere nuovamente quest’esperienza e di andare a trovare con
più calma, e meno dolorante, la tomba dell’Apostolo Santiago.
184