perchè questa giornata
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perchè questa giornata
LA I GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA DIARREA INFANTILE E PER IL DIRITTO ALL’ACQUA POTABILE. Al suo altare, ogni anno, si sacrificano le vite di oltre 1,5 milione di bambini al di sotto dei 5 anni. L’obiettivo di ridurre di due terzi la mortalità infantile entro il 2015, per sua causa, è spaventosamente rallentato; peggio di essa, fanno solo le malattie polmonari che mietono ogni anno 1,8 milioni di vittime sotto i 5 anni. Uccide anche gli adulti, però, e in paesi come Cina, India e Indonesia colpisce il doppio delle persone che muoiono di AIDS. La diarrea. Un flagello senza pari che sparge il suo seme letale a cadenze regolari e quasi interamente nei paesi in via di sviluppo, con l’odiosa particolarità di accanirsi sui più piccoli. I dati appena elencati, cui si potrebbe aggiungere che solo il 39% dei bambini colpiti da questa patologia ha accesso alle cure, sconcertano. Ma ancora più inquietante è sapere che prevenirla e curarla sarebbe un gioco da ragazzi, una sfida banale che, però, nessuno sembra interessato a raccogliere. UNA LIMONATA E TANTO SOLE Per evitarla, infatti, basterebbero semplici rimedi quali lavarsi le mani prima di mangiare, bere acqua filtrata - anche con un panno pulito - o bollita, laddove non esista acqua corrente potabile. Per contrastare la disidratazione provocata da infezioni intestinali, invece, è sufficiente un litro di acqua, 8 cucchiaini di zucchero, 1 di sale e il succo di un limone. Ancora più efficace sarebbe aggiungere una tavoletta di zinco e Vitamina A, due rimedi estremamente economici. Di recente, poi, un interessantissimo studio svolto dall’Istituto Svizzero di Scienze Acquatiche ha dimostrato che l’acqua può essere disinfettata dall’energia solare, una cosa che non manca di certo in Africa e Asia. Eppure, a differenza di AIDS, tubercolosi, malaria, non ci sono molte azioni per contrastarla, non esistono giornate di studio, seminari, né si prevedono progetti per creare awareness. Il Global Fund aggredisce tubercolosi, malaria e AIDS stanziando, come è giusto che sia, enormi quantità di finanziamenti per ostacolare queste patologie. Ma la diarrea, tra i bambini al di sotto dei 5 anni, fa più danni di queste tre malattie messe insieme (Malaria 1 milione di morti, AIDS 200.000, Tubercolosi 100.000). Insomma, per salvare più di un milione e mezzo di bambini non servono vaccini né farmaci preventivi ma solo acqua pulita; e per evitare che si disidratino fino alla morte, è sufficiente una bevanda in grado di reintegrare le sostanze perse. Come si spiega, allora, la quasi totale mancanza di battage mediatico sulla patologia e sui banali metodi per contrastarla? Col fatto che la diarrea si previene e si cura con metodi a costo quasi zero e non girano, quindi, tanti soldi né interessi? O perché AIDS e tubercolosi sono patologie “occidentali” e le medicine per curarle si producono qui? Forse. È probabile, infatti, che a differenza di AIDS, TBC o Malaria, per i quali profilassi e terapia richiedono moltissimi fondi a causa degli alti costi dei farmaci, la diarrea non susciti molti interessi proprio perché, non essendo particolarmente coinvolte case farmaceutiche, circolano molti meno soldi. In attesa di comprenderlo, o forse proprio per questo, nasce l’iniziativa dell’INMP della I Giornata Internazionale contro la Diarrea Infantile e per il Diritto all’Acqua Potabile. In perfetto stile INMP, al centro del dibattito, vengono messe non le patologie ma l’uomo, non si fa riferimento a malattie neglette ma a malattie di persone neglette. Perché non lo siano più. La giornata si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla diarrea infantile nel mondo, illustrandone le cause ma anche i molti rimedi esistenti relativamente semplici. Spesso si disconoscono le cause infettive che provocano diarrea laddove comprenderne motivi e meccanismi di trasmissione è il primo passo per prevenirne la diffusione. Inoltre, verrà analizzato il rapporto chiave esistente fra acqua e salute, elemento essenziale per la vita di ogni uomo ma anche potenziale fonte di grosse patologie nel caso in cui non vengano garantite quantità e qualità sufficienti. Il diritto all’acqua potabile coincide inevitabilmente col diritto alla salute. ITALIA PROTAGONISTA Il nostro paese non sta facendo una bella figura per quanto attiene agli aiuti allo sviluppo. Dei 40,3 miliardi di dollari promessi, ne ha stanziati 19,7. Ne mancano 20,6 all’adempimento degli impegni presi. Siamo precipitati agli ultimi posti per interventi e non sembra che ci sia aria di inversione di rotta. Il Dipartimento per la Cooperazione ha dichiarato nell’ottobre 2010 che il governo non è in grado di soddisfare gli obiettivi per le note ristrettezze di bilancio. Il Comitato d'aiuto allo sviluppo dell'Ocse ha poi impietosamente dimostrato che, a differenza della stragrande maggioranza dei paesi dell’area, non c’è stato aumento dal 2008 al 2009 degli aiuti allo sviluppo in rapporto al prodotto interno lordo italiano. Anzi, siamo diminuiti: dallo 0,22 allo 0,16 e rischiamo di scendere ulteriormente nel 2010. La Norvegia, per fare qualche esempio, nel 2009 ha fatto registrare un rotondo +17,3% rispetto all’anno precedente, la Finlandia +13,1%, il Regno Unito +14,6%, gli Stati Uniti, qualche anno fa peggio di noi, +5,4%. Fanalini di coda dei paesi sviluppati, Italia e Corea del Sud. Ecco allora un progetto, quello della Giornata Internazionale, che vuole rimettere l’Italia al centro della cooperazione, investendo fondi – neanche tanti – e soprattutto energie, riflessioni, studi con un solo obiettivo, salvare vite.