Una richiesta, un impegno
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Una richiesta, un impegno
Direttore: Francesco Storace Anno I - Numero 1 - Mercoledì 10 ottobre 2012 Roma, via Filippo Corridoni n. 23 Da oggi, 10 Ottobre, riparte l’avventura di una testata gloriosa che ha contrassegnato la vita del nostro Paese. Sotto la guida di Francesco Storace, riprenderemo il discorso interrotto con l’uscita di scena del Direttore più amato dalla destra: Alberto Giovannini. Saremo on line (in formato sfogliabile e gratuito) e sul portale www.ilgiornaleditalia.org. Domani chissà... DOPO UN LUNGO SILENZIO, TORNA UN PROTAGONISTA DEL PANORAMA EDITORIALE ITALIANO SILENZIO, SI RIAPRE L’ambizione è contribuire a raddrizzare questa Italia a rovescio, che ci schianta con le tasse e gli esattori di Equitalia, pensa all’amnistia e umilia giovani e pensionati di Francesco Storace adesso tacete. Ipocriti che avete tolto ogni voce al popolo italiano. Gazzettieri che avete trescato con i negazionisti della verità. Politici che avete rinunciato a servire il popolo preferendo servirvene. Da adesso apprestatevi ad ascoltare, a leggere, a comportarvi bene perché finalmente torna Il Giornale d’Italia. Una storia centenaria che racconta un popolo e una Nazione. Online. Perchè c’era assoluta necessità di pagine quotidiane che accompagnassero il cammino di chi disprezza politiche che negano sovranità alla brava gente italiana. E lo facciamo in rete. Costa meno e arriva ovunque ci sia un computer. Con noi uomini de La Destra e soprattutto di destra, questa galassia enorme che stenta a ritrovare un filo conduttore. Alberto Giovannini, maestro di E vita e di giornalismo, fu direttore indimenticabile di questa testata che abbiamo acquistato assieme all’amministratore Roberto Buonasorte con Nicolò Accame (suo padre ne sarebbe felice, ci manca il suo stile) e Daniele Belli. Ci guiderà ogni giorno l’ingegno e la cultura professionale di un giornalista di razza come Guido Paglia. A Igor Traboni, caporedattore, il mandato a scovare quelle notizie quotidiane che diano dovere di rappresentanza a quella destra indignata che esiste nel nostro Paese e che troppi opportunisti hanno frenato per amore di poltrona. Noi non dimentichiamo. Urleremo ogni gior- Una richiesta, un impegno aro Direttore, ho visto i manifesti che annunciano il ritorno (purtroppo solo on line) del Giornale d’Italia e sono strafelice. Non posso dimenticare che nella prima metà degli anni ’70, sotto la guida di Alberto Giovannini, fu l’unico quotidiano a dar voce alla Destra. Una sola preghiera, Francesco:non perdiamo questa occasione scimmiottando gli altri giornali! Poca politica, tanto spazio ai problemi di tutti i giorni. Fai capire che non ce ne importa niente del toto-candidati qui o là. La gente vuole sapere, in maniera semplice, quali sono i programmi e gli impegni. Fallo diventare il terminale e il portavoce di una Comunità che non si è arresa, di quella Destra Sociale e Popolare attenta davvero alle necessità dei più deboli e che riempiva le sezioni del MSI anche C nelle periferie delle grandi città e delle province più lontane. Quella Destra che avrebbe scoperto da sola le malefatte dei Fiorito di turno e li avrebbe cacciati a calci nel sedere senza bisogno di magistrati e carabinieri. Per tantissimi, credimi, certi valori sono rimasti intatti. Anna Scaleggi, Lanuvio (Roma) È il nostro impegno, cara Anna, stanne certa. Anzi, cogliamo l’occasione per dirlo subito a tutti i lettori: mandateci le vostre storie di ordinaria ingiustizia, raccontateci i torti subiti e le difficoltà per arrivare a fine mese. Pubblicheremo i passi salienti (siate brevi !) delle vostre lettere nella rubrica dedicata o sul portale. E se il caso lo meriterà, vi chiameremo direttamente.Il Giornale d’Italia è a vostra disposizione. (F. S.) no da queste pagine - come leggete qui sotto - lo sconcerto di chi assiste al balletto di un governo ignavo incapace di riportare a casa due soldati prigionieri in India. Racconteremo la tragedia di un popolo assediato dentro casa dagli esattori di Equitalia. Sputtaneremo quei codardi che in Parlamento sperano di cavarsela con una legge elettorale che ne tuteli le prebende. Denunceremo i troppi casi di ingiustizia sociale che vedono i nostri connazionali sempre più poveri in fila dietro lo straniero coccolato dall’ubriacatura terzomondista. Narreremo l’Italia normale insegnataci dai nostri padri e per spiegare che non è così strano che un uomo sposi una donna e un bimbo possa chiamare i loro genitori mamma e papà. L’ambizione è raddrizzare questa Italia a rovescio che a fronte della delinquenza che impazza pensa all’amnistia; mancano soldi e ci propina tasse; umilia i giovani aumentando l’eta pensionabile. Noi ci siamo. A mani nude a scansare le macerie. La vergogna nazionale dei soldati italiani sequestrati dall’India a foto campeggiala tragica sparatoria in va sulla copertina acque internazionali. di SETTE, il supSenza che il capo della plemento del Corriere nostra diplomazia riudella Sera, poche settiscisse a fare altro che mane fa. Senza occhiali farsi fotografare nel suo di Guido Paglia per sembrare più “figo”, castello settecentesco e sorridente, capelli freschi di tintura, il Ministro senza che neppure in quell’occasione riuscisse degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata si era a pronunciare una sola parola di solidarietà, fatto immortalare sprofondato in poltrona in o un qualsiasi impegno per questi due poveri uno dei sobri e molteplici saloni del suo nostri soldati sotto sequestro. Un’autentica castello settecentesco di Tresolzio di Brembate vergogna. di Sopra (Bergamo). Sempre grazie a SETTE, Adesso basta. Da oggi, IL GIORNALE D’ITALIA abbiamo così potuto apprendere che Terzi non darà tregua al marchese, conte, barone, può fregiarsi dei titoli nobiliari di marchese, cavaliere del Sacro Romano Impero Giulio conte e barone, ma anche che fa parte della Terzi di Sant’Agata. Gli daremo il tormento, ristretta cerchia dei cavalieri del Sacro Romano anzi il tormentone, giorno dopo giorno, fino Impero; però, che è anche a quando Massimiliano Laun aristocratico alla mano, torre e Salvatore Girone perché indossa i jeans, corre non potranno riabbracciare in Harley Davidson (una moi loro familiari. Questo è desta 883) e calza perfino l’impegno che prendiamo le sneakers. con i marò e con i nostri Il titolo sotto la foto di colettori. Il compito lo abbiapertina, poi, era tutto un mo affidato al nostro esperprogramma di sobrietà, da to di problemi militari e inautentico “tecnico” montiaternazionali Gianni Frano: “Quanto conta l’Italia nel schetti, un autentico mastimondo”. Ecco, appunto, no. Si regolino a Palazzo, si quanto conta ? Poco o nulla, regoli il ministro dai molti visto che da quasi otto mesi titoli e dal poco coraggio. non è ancora riuscita a riIl titolo del “tormentone” è portare a casa i due marò già pronto e sarà in prima sequestrati e imprigionati pagina tutti i giorni: “A casa dalle autorità indiane dopo i marò o a casa Terzi”. L A casa i marò o a casa Terzi Attualità La corruzione... e Ciancimino Jr pag. 2 Colosimo e Di Poce Approfondimento Pena di morte: per non dimenticare pag. 4 di Carola Parisi Primo Piano Questi non sono morti di serie B di Grazia Bontà pag. 5 De Angelis Titolo max due righe del sommarione di Firma Del Giornale pag. 5 Cronache Roma nel caos prima del voto Casciani e Vignola pag. 6 Sicilia Musumeci vola in testa ai sondaggi di Barbara Fruch pag. 8 Stati Uniti Romney affianca Barack Obama di Federico Campoli pag. 11 Argomento 9 Titolo max due righe del sommarione di Firma Del Giornale pag. 10 2 Mercoledì 10 ottobre 2012 Primarie Pd e futuro di Silvio Berlusconi. Ma c’è ben altro... La spremuta I media di casa nostra hanno fatto a gara per nascondere i dati allarmanti sul fatturato della corruzione in Italia utti presi dalla palpitante attualità delle regole per le primarie del Pd (la sinistra) o dall’altrettanto palpitante attualità del cosa deciderà Berlusconi (il centrodestra), i media italiani hanno fatto a gara per nascondere i dati sul fatturato della corruzione in Italia. Li aveva forniti, con dovizia di particolari, non il solito istituto di ricerca in cerca di pubblicità, ma il Presidente della Corte dei Conti, la nostra magistratura contabile, Luigi Giampaolino: sessanta miliardi di euro l’anno. La richiesta di una “stecca” viene rivolta a dodici italiani su cento. Solo due rifiutano, gli altri dieci pagano. E mettono in moto un’economia parallela i cui proventi, appunto, equivalgono ad una tassa di mille euro per ciascun abitante italiano, pensionati e bambini compresi. Nella classifica dei paesi onesti (quella che spinge i grandi gruppi stranieri ad T investire in Italia), siamo ina posizione invidiabile : sessantanovesimi. Dopo di noi ci sono solo il Ghana e le Isole Samoa. Se a questi sessanta miliardi di euro ci si aggiungono gli oltre novanta frutto delle attività criminose, si arriva a quota centocinquanta. Il che significa venticinque miliardi di pil in meno ogni anno. E il 16% in meno di investimenti dall’estero. Sono queste le vere emergenze di cui il governo dei tecnici dovrebbe occuparsi. Penati, Lusi e Fiorito non sono la causa, ma l’effetto di questa ragnatela corruttiva. In attesa di ridiscutere i trattati europei e risolvere alla radice le problematiche dell’euro, il Presidente del Consiglio Monti dedichi un po’ più del suo tempo ad individuare le armi migliori per portare l’emergenza morale in cima all’agenda del governo. Gli italiani sono stufi di sentire che i costi delle opere pubbliche crescono quaranta Attualità Il Presidente del Consiglio Monti dedichi un po’ più del suo tempo ad individuare le armi migliori per portare l’emergenza morale in cima all’agenda del governo per cento proprio per soddisfare quegli accordi corruttivi che accompagnano gli investimenti statali. E si muova anche il ministro della Giustizia Severino, che questa problematica la conosce meglio di Monti e degli altri suoi colleghi di governo, vista la sua esperienza di grande avvocato di grandi gruppi e di grandi manager. Altrimenti avranno ragione quei magistrati “democratici” convinti di essere gli unici in grado di salvare il paese dai corrotti e dai corruttori. E si sa che le loro sono quasi sempre “inchieste a tesi”. Perché, appunto, prima individuano la tesi (il tale è troppo ricco, quindi ha rubato o si è fatto corrompere) e poi vanno a caccia delle prove. E così si giustificano le intercettazioni “a strascico” e le detenzioni preventive per costringere a confessare o a fare chiamate di correo anche per altre vicende ancora inesplorate. Davide DI Poce Grazie al Procuratore della Repubblica di Roma, Pignatone, tolta la maschera a Ciancimino Jr. Fine di un’icona dell’antimafia 115 milioni di euro investiti nei rifiuti in Romania con un fatturato di 300: era il tesoro dell'ex sindaco di Palermo a dove sono finiti i professionisti dell’Antimafia, le vestali dell’icona Massimo Ciancimino, i fidati portavoce del pm Antonio Ingroia ? Dopo averci inondato per mesi e mesi di paginate sulla presunta trattativa Stato-Cosa Nostra, di improbabili retroscena sul fantomatico “signor Franco”, di insinuazioni sempre più calunniose sul generale Mario Mori e su altri ufficiali dei carabinieri, adesso tacciono quasi tutti. Al massimo, scrivono qualche pezzetto di cronaca anodino per segnalare le tappe della valanga di merda che sta per seppellirli. Improvvisamente, si atteggiano a cronisti meravigliati. Forse aspettano che tornino in scena Michele Santoro e Sandro Ruotolo su La 7 per trovare nuovo slancio e nuove “clamorose rivelazioni”. Vediamo un po’ cosa sta succedendo e il perché di questi improvvisi silenzi. La Procura della Repubblica di Roma, ora guidata da un magistrato davvero indipendente, Giuseppe Pignatone, espulso a suo tempo da Palermo e costretto all’esilio a Reggio Calabria dai suoi colleghi vedovi di Giancarlo Caselli, è riuscito a inchiodare alle sue menzogne il figlio dell’ex-sindaco (mafioso, lui certamente sì) del capoluogo siciliano. Seguendo il filone dei dubbi già avanzati cinque mesi fa da un altro magistrato scrupoloso, il gip di Palermo Piergiorgio Morosini (segretario locale di Magistratura Democratica, a dimostrazione del fatto che non tutti i militanti della corrente sono necessariamente anche militanti politici), Pignatone ed i suoi sostituti hanno scoperto che il M tesoro dell’ex-sindaco, frutto delle sue attività criminose, era stato investito dal figlio Massimo in Romania. Nel businness dei rifiuti. Un investimento di 115 milioni di euro capace di garantire un fatturato di non meno di 300. Sentendosi braccato e ormai privo della benevola attenzione del pm Antonio Ingroia (a proposito: ma quando parte per il nuovo incarico in Sudamerica ?), la “quasi icona dell’Antimafia”, come l’aveva definita lo stesso Ingroia il 15 Novembre 2010, stava cercando di vendere la sua società ECOREC Sa. alla ECOVISION International entro il 30 Novembre di quest’anno. Lo scopo era evidente : “ostacolare la ricostruzione della provenienza delittuosa del denaro investito”. Già, ma come mai un segugio come Ingroia non era riuscito a fare luce sulla “pista romena”. Massimo Ciancimino, da buon calunniatore professionista una spiegazione indiretta la fornisce. E’ sempre il telefono la sua croce, come per ogni buon logorroico. Così chiama in causa l’ex-Direttore del SISMI Nicolò Pollari, nientemeno che un Segretario Generale del Quirinale, alcune altre persone vicine all’attuale Presidente della Repubblica e naturalmente i magistrati che indagano sulla pseudo-trattativa Stato-Mafia. “Gli ho detto (ai pm ndr) che negherò tutto se non mi aiutano…in udienza nego tutto !....io sono in vendita…” Come si dice ? Un autentico gentiluomo. E soprattutto, un teste attendibile.. Federico Colosimo 3 La Destra riparte... da Itaca Attualità Mercoledì 10 ottobre 2012 “Muovetevi, apritevi, svegliatevi” Messo il punto a Palazzo Ferrajoli per la ripartenza della Destra di Francesca Ceccarelli ’è lo scandalo Fiorito e la crisi del Pdl a fare da sfondo all’incontro di sabato scorso, a Palazzo Ferrajoli, dove alcuni esponenti di Destra si sono riuniti per fare il punto della situazione. “Quando si tocca il fondo si può solamente cominciare a scavare” sono state le parole di Renato Besana e Marcello Veneziani, organizzatori del meeting definito un “atto di disperata fiducia di natura pre-politica”. Secondo Veneziani è presente nel paese una latente aspettativa che non può essere delusa e che deve essere il motore per la “morta gora della Destra italiana” per dare vita a un movimento virtuoso che cambi l’Italia. Si deve riscoprire la passione civile e politica e soprattutto una “motivazione” che spinga ad avanzare verso un futuro vincente che presenta due opzioni: la prima disfattista e arrendevole che accetta passivamente gli strascichi del berlusconismo senza porvi rimedio, la seconda disfattista ma aristocratica ovvero che accetta la fine di una fase politica ma che ne vuole riprendere in mano le redini per ricostruire qualcosa di nuovo che sia ben lontano dallo schizofrenico modo di governare di oggi che, ritenendo alcuni valori troppo alti e difficili da raggiungere, li abbandona a priori. Alcuni punti sono stati poi esposti e condivisi in più interventi come il fatto che Berlusconi con il Pdl non sia la panacea di tutti i mali, poichè al loro arrivo la crisi politica in Italia era già in atto: si possono quindi accusare “solo” di malcostume e governo filo imprenditoriale che non ha tenuto conto delle reali esigenze del paese. E’ poi opinione condivisa il fatto che Alleanza Nazionale guidata da Gianfranco Fini abbia fatto venir meno il collante che teneva unita la Destra preferendo il cavallo vincente del berlusconismo a discapito di una Destra “mortificata” e oppressa da un complesso di inferiorità nei confronti della Sinistra. Riconosciuto da tutti il merito di Francesco Storace di restare coerente con i propri ideali, sfidando talvolta il politicamente corretto e non cedendo alle lusinghe di una elitè politica che è il vero problema del paese, non essendo assolutamente in grado di rivestire il ruolo che è chiamata a svolgere. “Faccio dell’etica una bandiera di comportamento del mio partito. Si cercherà di C fare attenzione a scegliere le future ipotetiche alleanze n modo da evitare qualsiasi rischio”: è la premessa dello stesso Storace in relazione alle prossime elezioni nel Lazio. Non ci sono sconti nelle parole del leader de “La Destra” che ha espresso la sua vicinanza a Renata Polverini pur non condividendone la scelta delle dimissioni ritenuta avventata ma comunque degna di merito. Il Pdl come falsa chimera che ha accecato alcuni esponenti della Destra ( come peraltro lo stesso Fini) che, aspirando a poltrone di prestigio, hanno surclassato il valore dell’identità nazionale e dei doveri nei confronti dell’elettorato. Sul futuro politico del Lazio, Storace ha sottolineato l’importanza della parola ”preferenza” come strumento di monitoraggio di una sana e seria politica. E a fianco del nome di Nello Musumeci spunta quello di Marcello Veneziani che, a detta di Storace, potrebbe essere il candidato ideale da presentare agli elettori poiché voce autorevole in grado di far risorgere dalle proprie ceneri quei principi di Destra che hanno fatto grande l’Italia. Fortemente autocritico anche l’intervento del professore Domenico Fisichella che ha sottolineato la necessità di riscoprire la tradizione italiana lontana dal regionalismo leghista che l’ha indebolita agli occhi dell’Europa; secondo il professore è necessaria una ricostruzione dell’identità nazionale coinvolgendo in primis i giovani attraverso l’attualizzazione dei valori della Destra. I fenomeni Fiorito, Bunga bunga, Minetti, sono solo l’effetto della crisi della Destra in Italia; il vero male sta alla radice e cioè nella classe politica che non è in grado di riapproprirsi della propria cultura e di proporla alle ultime generazioni che sono il vero motore del paese. Manca la passione politica, la cosiddetta “militanza” che ha caratterizzato le passate classi politiche. C’è bisogno di un forte richiamo identitario che permetta alla Destra di riscoprire il suo impegno sociale in modo da poter affermare “se le cose dovessero andare male, io c’ero”. Marcello Veneziani durante il suo intervento e il Prof. Fisichella, ospite dell’incontro Mercoledì 10 ottobre 2012 Pena di morte La situazione ad oggi 4 L’approfondimento Si celebra oggi la nona giornata mondiale contro le esecuzioni capitali Pena di morte: 96 a 46 Oltre 5.700, la Cina è il leader mondiale di condanne ovantasei Paesi l’hanno cancellata, ma in altri 46 resta in vigore. La protagonista di questa giornata, del 10 ottobre, è la pena di morte. Alla sua abolizione è stata dedicata una ricorrenza che si celebra da quasi dieci anni. Nonostante si combatta da anni, è assurdo che i numeri della pena capitale nel mondo restino un’incognita. I dati ufficiali, però, identificano nella Cina il ‘boia mondiale’ con 5.700 esecuzioni, circa il 98,6%, ma la Fondazione Dui Hua, diretta da John Kamm, ha stimato che "il numero delle esecuzioni nel suo Paese si è tristemente avvicinato a 7.000". I dati reali sono un segreto di stato, per questo Amnesty International ha cessato di fornire informazioni basate su fonti pubbliche cinesi, poiché è probabile che sottostimino enormemente il numero effettivo delle esecuzioni. Promossa dalla World Coalition Against the Death Penalty (WCADP), questa edizione della giornata mondiale contro la pena di morte, prevede inoltre un’azione su Twitter, con la creazione di un hashtag dedicato, #10ottobre, con il quale chiunque potrà inviare un pensiero, una foto, un video, una canzone per dire no alla pena di morte. Amnesty, l’organizzazione mondiale per i diritti umani, dichiara che 46 stati continuano ad applicare la pena di morte nei loro orAnche in questo campo l’innovazione non ha conosciuto crisi. dinamenti, mentre 139 non Dalla sedia elettrica di Edison fino ai più “moderni” lettini per iniezioni la applicano, di diritto o in pratica. Tra questi ultimi, 95 l'hanno abolita per tutti i tipi di reati, 9 l'hanno abolita per reati comuni Amnesty International pubblicato a marzo dello ,mantenendone la previsione solo per reati scorso anno, ed i dati raccolti dall’associazione particolari, come quelli commessi in tempo di ‘Nessuno tocchi Caino’ presentati ad agosto guerra; e 35, attraverso ciò che viene definita scorso, la situazione descritta è quella di una abolizione de facto mantengono la norma discreta diminuzione delle condanne a morte. giuridica, non applicandola da oltre 10 anni. Sentenze capitali sono state emesse o eseguite Resta un tema che divide l’opinione pubblica, per tutta una serie di reati, tra cui adulterio e essendo ancora in vigore in molti paesi desodomia in Iran, blasfemia in Pakistan, stremocratici, primo fra tutti gli Stati Uniti a cui è goneria in Arabia Saudita, traffico di resti dedicata questa nona edizione della giornata umani nella Repubblica del Congo e in oltre mondiale contro la pena di morte. Il numero 10 Paesi per reati di droga. più basso, ‘solo’ 111 condannati, nei 37 stati Il premio 'L'Abolizionista dell'anno 2012', degli Usa che l’hanno reintrodotta nel 1976. Il quale riconoscimento alla personalità che record negativo di esecuzioni è stato generato più di ogni altra si è impegnata sul fronte dalla moratoria de facto e dall'abolizione della dell'abolizione della pena di morte, sarà conpena di morte nel New Mexico, la seconda segnato oggi al presidente della Sierra Leone, abolizione registrata negli Usa in oltre quaranErnest Bai Koroma. t'anni, dopo quella in New Jersey del dicembre 2007. Leggendo i dati del rapporto annuale di Carola Parisi N L’assurdo record di Caryl Chessman all'ora, il sequestro era un reato sufficiente. In carcere divenne un famoso scrittore e venne preso ad esempio dal moviCaryl Chessman, il deten- mento per l'abolizione della tore del record di anni pas- pena di morte. Scrisse molti sati nel braccio della morte. libri riguardo la sua esperienza Condannato a morte nello stato in carcere, tra cui ricordiamo: della California per rapina, se- “Cella 2455 braccio della morquestro e abuso sessuale. Ot- te”; “la legge mi vuole morto”; tenne otto rinvii della pena di “il volto della giustizia”. Il caso morte in dodici anni, dal ’48 Chessman divenne anche un al ’60, ma venne infine giusti- film TV trasmesso dalla RAI ziato nella camera a gas, poiché nel 1968. È ROSSO e NERO N assì, dai. Allineamoci al rituale della deM nuncia internazionale della pena di morte che cade proprio oggi. Ancora presente in una minoranza degli stati sovrani del pianeta, in Giappone e negli Stati Uniti, campioni di democrazia, la pena capitale è prevista come massima condanna per un imputato riconosciuto colpevole. Di omicidio. Il punto è tutto qui. Eccetto reati come l’alto tradimento, in queste nazioni è l’assassinio a essere sanzionato con la morte: una legge del taglione, non sempre applicata e assente in molti stati dell’Unione. Poi ci sono nazioni come l’Italia dove troppo spesso si applica una speciale pena di morte, quella comminata da troppi assassini nei riguardi di innocenti cittadini. Da noi non c’è anima pia o radical chic che scenda in strada a reclamare una giustizia rapida e severa, chiedendo di infliggere una pena. Certa. Pat Garrett ell'acme dell'emergenza terrorismo, un galantuomo d'altri tempi e d'altra politica, Ugo La Malfa, arrivò a invocare la pena di morte. Ci fu un attimo di incredulità, a cui subito seguì una corretta riflessione collettiva: in momenti realmente drammatici, anche uomini di grande levatura morale possono perdere la testa. Il punto, in effetti, è tutto qui: come si possa oggi, dopo due millenni di civilizzazione cristiana, invocare la pena di morte, anche di fronte al delitto più atroce? Dal falso dilemma sulla pena capitale, superato dai tempi del Beccaria, il quesito deve spostarsi su chi ancora tifa per la ghigliottina. Che, ignaro del carnefice oscuro che alberga in lui, così ben descritto da Freud quando teorizza la pulsione di morte, non ha bisogno di confutazioni intellettuali, ma di un po' di sana psicoterapia. Billy Kid 5 Mercoledì 10 ottobre 2012 Primo Piano Anniversari Le vittime di serie B l Giornale d’Italia ricorderà ad ogni anniversario i militanti di destra caduti e dimenticati da tutti, tranne che dalla loro comunità. Colpevoli di appartenere alla parte sbagliata, assassinati perché “uccidere un fascista non è un reato!” e per molti non lo era davvero. Salvo poi, quando il crimine era particolarmente atroce (vedi il rogo di Primavalle, o l’omicidio BR a Padova di Mazzola e Giralucci) essere accreditato quale frutto di inesistenti “faide interne”. Morti definite misteriose per cercare di depistare le indagini dai veri responsabili, screditare la memoria delle vittime e infangare l’area di provenienza. Uno sport in cui hanno fatto a gara per vincere la medaglia d’oro quasi tutti i media italiani, con punte di faziosità che hanno spesso rasentato l’ignominia. Per tutte queste vittime dimenticate la memoria è un obbligo morale e noi del Giornale d’Italia ce ne faremo interpreti. Il primo ricordo è per Nanni De Angelis, spinto al suicidio a Rebibbia sotto il peso di un’accusa completamente infondata e di un pestaggio particolarmente efferato (e naturalmente senza colpevoli). G. P. I Nanni De Angelis (5 ottobre 1980) Il militante rugbysta iocava a Rugby Nanni. Giocava a football americano Nanni. La passione per lo sport non l’ha mai lasciata a casa, nemmeno quando la sua vita è diventata la politica. È un morto strano Nazareno, Nanni, De Angelis. Sì, perché non c’è un assassino con la pistola in mano da accusare. Non c’è un colpevole contro cui scagliarsi. Nanni è morto in carcere. A Rebibbia. Impiccato in cella, due giorni dopo essere stato arrestato. Suicidio. Dicono. Ma la sua famiglia non ci sta, sua mamma Rosa non ci ha mai creduto. Mai, da quel 5 ottobre del 1980. Nanni De Angelis era un ragazzo come ce ne sono stati a migliaia negli anni di piombo. Impegnato politicamente, a destra, fascista, militante, al limite. Ma terrorista no. Aveva un amico del cuore però e lui sì il limite lo aveva superato, affiancava Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, era nei NAR, era Luigi Ciavardini. La polizia stava addosso a tutti e due, anche a Nanni, dopo la strage di Bologna. C’erano finiti in mezzo tutti quelli di Terza Posizione, anche quelli moderati, anche quelli che con i NAR non si volevano mischiare. Come Nanni. Gli autonomi erano addirittura convinti che avesse ammazzato Valerio Verbano. Il movente c’era o pareva esserci: Nanni ed un suo amico aspettano l’autobus a piazza Annibaliano, all’improvviso vengono aggrediti da 15 ragazzi di sinistra, Nanni si becca una coltellata alla schiena ed il ragazzo che era con lui una alla nuca. Sembrava che fra quei 15 ci fosse anche Valerio ed ecco qui costruita l’ipotesi della vendetta. Ma lui non ammazzava per la politica e nemmeno per una coltellata ricevuta. Non G era stato lui e se ne rese conto anche il padre di Valerio Verbano con cui si incontrò dopo la morte del figlio. “Se fossi stato io non sarei certo venuto qui a parlare con voi”. Il 3 ottobre del 1980 Ciavardini deve incontrarsi a via Nazionale con un gancio che potrebbe offrirgli sostegno e documenti, visto che dopo il 270bis tutti i militanti di Terza Posizione sono braccati e non sanno più come muoversi. Nanni non vuole mandare Luigi da solo. Lo accompagna. Ciavardini sapendo che Nanni gira sempre disarmato gli mette in mano una calibro 38 e vanno. Non sanno che la polizia li aspetta, ha intercettato le loro telefonate con un amico, Marco Pizzarri (che verrà giustiziato dai Nar il 30 settembre del 1981 con l’accusa di averli traditi). A via Sistina, piazza Barberini, via Nazionale è pieno di poliziotti in borghese, mischiati alla gente, travestiti. Luigi li riconosce “La polizia! La polizia! Via, via!”. “Nanni scappa!”. Ovviamente non riescono a scappare. Gli agenti cominciano a picchiare duro, massacrano di botte Nanni, scambiandolo per Ciavardini (lo racconterà lui stesso nella sua biografia “La strage di Bologna e il terrorista sconosciuto: il caso Ciavardini”), con cui avevano un conto in sospeso per l’assassinio del poliziotto Di Leo. Vengono arrestati e portati in Questura. Dopo di che è tutto molto contorto, molto oscuro. Il fratello di Nanni, Marcello De Angelis (oggi deputato del Pdl e Direttore del Secolo d’Italia) racconta tutto d’un fiato ciò che negli anni la famiglia è riuscita a ricostruire di quei due giorni infernali: “Nanni viene trasferito al craniolesi del San Giovanni il giorno stesso dell’arresto. Il 5 ottobre arriva l’ordine di trasferimento al centro clinico di Regina Coeli. L'ambulanza viene però intercettata da poliziotti in borghese. Hanno un nuovo ordine del magistrato che dirotta Nanni all'isolamento di Rebibbia dove arriva (secondo la testimonianza della vicedirettrice) senza vestiti, a piedi scalzi, fradicio di pioggia, in stato confusionale e senza cartella medica. Mossa a compassione la vicedirettrice ordina di coprirlo con una coperta dell'amministrazione. 25 minuti dopo l'ingresso in cella d'isolamento lo trovano impiccato alle sbarre.” Quella sera dei giornalisti bussano alla porta di mamma Rosa De Angelis, “Sapete qualche cosa di Nanni?”. I giornalisti si rendono conto che nessuno ha informato la signora, sbiancano. Lei capisce. “E’ morto vero? Ditemelo!”. “Signora, veramente parlano di suicidio..”. Lo ha raccontato la stessa Rosanna De Angelis a Luca Telese in “Cuori Neri”. Non ci hanno mai creduto al suicidio a casa De Angelis. Dalla mattina dell’arresto, alla morte la domenica sera, nessuno li ha informati di cosa stesse succedendo. Del perché lo avessero ricoverato, del perché lo avessero dimesso. È rimasto un mistero, ancora adesso. Una mattina del 1986 bussano a casa De Angelis per arrestare Nanni. Lo hanno incriminato per la strage di Bologna. Mamma Rosa risponde “Ve lo siete già preso sei anni fa, è morto dopo l’arresto in una cella a Rebibbia.” Nanni De Angelis verrà scagionato dalle accuse di associazione sovversiva e strage. Il 2 Agosto del 1980 stava giocando la finale del campionato di football americano Nanni. Perché lo sport non lo aveva mai lasciato a casa, nemmeno per la politica. Grazia Bontà 6 Mercoledì 10 ottobre 2012 Roma Le grandi manovre per la corsa al Campidoglio si intrecciano con il destino della Regione nel dopo Polverini: tra gli schieramenti regna l’incertezza Verso il voto A Roma e nel Lazio Giri di valzer sull’orlo dell’urna Zingaretti “dirottato” sulla Pisana per corteggiare i moderati alle elezioni comunali Il centro-destra studia le contromosse aspettando l’esito della battaglia in Sicilia di Robert Vignola Povera Isabella ’autunno illanguidisce le foglie sugli alberi di Roma e all’ombra del Colosseo si diffondono arie viennesi. La colonna sonora di questa stagione di dubbi non può d’altronde che essere il valzer. Ai suoi giri, un po’ romantici un po’ malinconici, si affidano i “big” della politica romana, col collo mollemente proteso agli appuntamenti elettorali di primavera, aspettando che passi la buriana. In una Capitale ancora scossa dallo scioglimento del Consiglio Regionale, con il rinnovo dell’assemblea capitolina alle porte, troppe perturbazioni si sono infatti abbattute sui programmi, sui proclami, sulle certezze sedimentate in anni. E hanno abbattuto steccati, dirottato gioiose macchine da guerra, messo in discussione alleanze che sembravano granitiche sussurrando alle orecchie degli addetti ai lavori divorzi e nuovi matrimoni d’interesse che sarebbero alle porte. Fino a prova contraria, ovvio. C’è anche la tempesta dell’anti-politica a scuotere gli alberi e i “big” dei grandi partiti. Un tifone che minaccia di sopraffare il vento del rinnovamento, quel Ponentino suadente e rinfrescante al quale sarebbe bene che i romani L La figlia di Pino Rauti, sposata Alemanno, si confida ai cronisti che l’accolgono a un convegno e fa capire di essere molto triste. Non perché si è sciolto il consiglio regionale grazie a Franco Fiorito, ma perché era proprio abbattuta, (“disgustata”, ha riferito il sindaco consorte alla Zanzara) per quello che le è capitato di vivere alla Pisana. Lo stipendio e l’incarico in ufficio di presidenza del consiglio regionale non sono stati sufficienti a placarne il turbamento. È omonima, chiediamo, di quella consigliera che ha assunto alle sue dipendenze un assessore cacciato dal marito in Campidoglio? Suggeriamo di tacere. Si fanno altri danni, abbiamo già dato. Il Condor si affidassero, in una riscoperta di se stessi e della loro parte migliore. Ma è presto, ancora troppo presto per sapere che tempo farà. Anzitutto: election day “totale”, con europee e politiche in contemporanea alle regionali e alle comunali, o queste ultime servite come antipasto un paio di mesi prima della grande tenzone di marzo o aprile? Questo, già di per sé, conta parecchio, anche perché bisognerà vedere chi balla con chi al gran valzer nazionale, e poi evitare anomalie regionali che finirebbero inevitabilmente per confondere l’elettorato. Già questa riflessione getta una nuova luce, pone un’altra chiave di lettura del dirottamento di Zingaretti dal Campidoglio alla Pisana. Tutte le strade portano a Roma: se ne troverà una comoda, magari, per il Ministro Riccardi? Certo, l’uomo di Sant’Egidio potrebbe meglio piacere a tutto un elettorato “moderato”, a patto però che nessuno gli spieghi quante roulotte di nomadi si celano dietro le sue truppe cammellate. E il Centrodestra? Certezze poche, quasi nessuna. Parte dal Comune Alemanno, ma chi è pronto a mettere la mano sul fuoco su una sua ricandidatura, la alzi. Il Pdl sta intanto lavorando ad ipotesi credibili per la Regione, tra cui spiccano il nome, giovane e spendibile, dell’ex Mi- Tre anni fa la prematura scomparsa del consigliere municipale HERPES ono passati tre anni dalla scomparsa di Matteo Bonetti. Giovane consigliere del Popolo della Libertà in II° Municipio. Morto a Zara (Croazia), il 25 settembre del 2009, mentre era in vacanza, a soli 24 anni. Rampante giornalista – pubblicista, scomparso misteriosamente ancor prima di ritirare il tesserino tanto sudato. Presidente della Commissione politiche sociali del II° Municipio, nonché dirigente provinciale di “Azione Giovani” e responsabile del Circolo di “Alleanza nazionale” del “Trieste Salario”. A Matteo, il 25 settembre del 2010, è stata dedicata un’aula del II° Municipio. Alla cerimonia di posa della targa, presente anche Giampaolo Celani, consigliere (rivale) del centro sinistra, Presidente del gruppo Consiliare “Alleanza per l’Italia”, che ha voluto spiegare il perché dell’intitolazione con semplici ma significative parole: “Non è un atto di celebrazione o memoria. E’ una targa che guarda al futuro. di Luca Casciani S Per fare dell’impegno di Matteo un esempio per altri ragazzi”. Parole forti e giuste, che premiano il valore di Bonetti e che vanno in contrapposizione a quelle pronunciate con un comunicato stampa emesso dal Partito di “Rifondazione comunista”, che ha definito, mascalzonalmente, l’intestazione dell’aula, come un atto “fascista e di povertà ideale”. Matteo ci ha lasciato da oltre tre anni, ma il suo ricordo e il suo impegno rimangono indelebili nel cuore degli amici e degli avversari. Il Giornale di Italia, a tre anni dalla sua prematura scomparsa, impossibilitata dal farlo prima (per via della recente apertura), vuole ricordare, con orgoglio, un ragazzo giovane e di qualità. Con il sorriso. Perché come diceva Bonetti: “un giorno senza sorriso è un giorno perso”. Un ingiusto destino, ha privato Matteo di quello per cui ha sempre lottato, la libertà di vivere! Ciao Matteo! L’eredità ideale di Matteo Bonetti Federico Colosimo nistro Giorgia Meloni, e quello di Andrea Augello; ma il cantiere è appena abbozzato, anche perché ragioni di equità morale prima ancora che di opportunità politica suggeriscono di chiarire il ruolo che Renata Polverini intende scegliere per sé. E i centristi e terzopolisti, della prima come dell’ultima ora? Siedono disinvolti a quello che considerano un tavolo verde, dove coltivare l’antica pratica del bluff al rilancio, ma nella realtà campano invece di attese, vedendo imbiancarsi i capelli davanti ai sondaggi. La sensazione è però che indagini demoscopiche proposte agli intervistati senza neanche avere il quadro delle alleanze definito, sia una fatica di Sisifo. E che quindi il vero “sondaggio” capace di sbloccare l’impasse generale sarà quello del voto del 28 ottobre in Sicilia. Dove d’altronde, come si sa, la primavera arriva prima. Il grande inganno all’era veltroniana in poi, Roma ha visto crescere in maniera esponenziale il numero dei cosiddetti nomadi che sono andati ad occupare spazi verdi con strutture sempre più fatiscenti e stanziali. E’ fin troppo evidente che continuare a definirli nomadi sia uno sbaglio enorme perché nomade è colui che viaggia da un posto all’altro senza mai fermarsi nello stesso posto se non per poco tempo. Questo era valido nel passato, oggi è più corretto definirli per quello che sono: zingari. Purtroppo questo termine, e non per colpa nostra, ha assunto una connotazione decisamente negativa legata al mancato rispetto di queste popolazioni per le più elementari norme che regolano la civile convivenza. In qualunque zona di Roma, la presenza invasiva di questa variegata etnia ha portato a proteste, paura, insicurezza, il tutto legato ad un aumento di quei fenomeni che troppo sbrigativamente vengono identificati come microcriminalità ma che, al contrario di quanto fatto credere, incidono in maniera macroscopica sulla qualità della vita di chi ha la sfortuna di risiedere nei pressi di un campo, tollerato o meno, abitato da questa gente. Roma non è, fortunatamente, una città razzista, ma può diventare intollerante nei confronti di chi, pur avendo avuto decenni e finanziamenti a disposizione, non ha mai voluto integrarsi preferendo rimanere ai margini di D una società che da una parte li foraggia e dall’altra viene regolarmente depredata. I romani hanno occhi per vedere e cervello per giudicare. Vedono bambini sfruttati da genitori che li obbligano a chiedere l’elemosina, scalzi anche in pieno inverno… E si accorgono di malandati furgoni che scaricano merce umana agli angoli delle strade, nei pressi dei semafori quando, invece, dovrebbero portare questi cuccioli a scuola per farli diventare cittadini e non randagi. I romani vedono donne giovani, con bimbi appena nati in braccio che utilizzano mezzi pubblici senza titolo di viaggio, vestite con lunghe gonne e che girando in gruppi numerosi adocchiano qualcuno da borseggiare. Sempre i romani si chiedono come sia possibile che uomini senza lavoro e casa possano permettersi autovetture che loro possono solo sognare sfogliando riviste patinate.Affronteremo nei prossimi giorni questi temi con la consapevolezza che spiegare certi meccanismi contribuisca ad aprire gli occhi di chi preferisce tenerli chiusi piuttosto che intervenire seriamente. Luca Casciani, ogni mattina, dal Lunedì al Venerdì, dalle 10.00 alle 13.30 su RTR 99 Radio Ti Ricordi www.rtr99.it 7 Mercoledì 10 ottobre 2012 Lazio Il Governo dei professori “taglia” anche la cartina geografica La metropoli, due province: viaggio nel Lazio che verrà Matrimoni forzati a nord tra Rieti e Viterbo e a sud tra Latina e Frosinone. I Comuni in fuga da Roma ue province, una Città Metropolitana. Il Lazio questo sarà, al 1 gennaio 2014. Una Regione le cui sfaccettature “extra moenia” tra Ciociaria, Sabina, Tuscia, Pontino dovranno essere cancellate, quanto meno istituzionalmente. Identità buone per un’etichetta da mettere su una bottiglia d’olio, una forma di pecorino, una damigiana di vino. Al limite, su un cartello stradale di quelli a sfondo marrone, che invecchiano sulle strade provinciali fuori dai grandi circuiti turistici. Signori, è l’effetto della spending review. Perché le identità saranno pure belle, ma care costano, se per tenerle in vita occorre foraggiare consigli e giunte provinciali. E allora? Abolire le Province? Un po’ troppo. La soluzione è stata invece individuata con la legge135/2012. All’articolo 17 il decreto prevede una ricollocazione delle Province italiane secondo alcuni requisiti minimi: la dimensione territoriale non inferiore a 2500 chilometri quadrati o la popolazione residente non inferiore a 350.000 abitanti. In tempi di bisturi D e forbici in mano al Governo dei professori, allora, nel Lazio si mette mano ai punti di sutura: Rieti (cui manca la popolazione) diventerà un tutt’uno con Viterbo (cui manca l’estensione), Latina (che non rientra nei requisiti a causa di qualche chilometro quadrato) con Frosinone. Ovviamente i territori hanno accolto il decreto con le barricate. Nel Lazio il Consiglio delle Autonomie Locali (Cal), che doveva formulare una sua proposta di riordino entro i primi giorni di ottobre, ci ha rinunciato. “Sarà il governo ad assumersi la responsabilità di dividere il Lazio in due Province, una del Nord con Viterbo e Rieti, e una del Sud con Latina e Frosinone”, ha tuonato il presidente del Cal Fabio Melilli. Anche perché se Latina e Frosinone sono divise da un campanilismo ben noto, che affonda le sue radici in aspetti culturali, economici e storici oltre che geografici, Rieti e Viterbo si sono da sempre bellamente ignorate, avendo in comune una manciata di chilometri di confine, segnato dal Tevere (attraversato in quel tratto dalla miseria di soli due ponti) e nient’altro. Non solo: non sfuggirà che tra le Province del Lazio Nord e del Lazio Sud del futuro prossimo si estende la Provincia di Roma. E qualcuno si è chiesto se i cittadini amministrati attualmente da Zingaretti siano o meno entusiasti di entrare nell’area metropolitana? A ben vedere, la situazione è complicata. Perché la Città Metropolitana al momento non ha uno statuto e comunque il suo Presidente, quanto meno in una fase iniziale, non sarà eletto direttamente dalla cittadinanza. Così, inquietati dalla scarsa chiarezza in merito alle competenze del nuovo soggetto e alla effettiva rappresentanza affidata ai cittadini, sono parecchi i Comuni dell’hinterland romano che cominciano a guardarsi intorno. Ad esempio, la Provincia di Viterbo corteggia apertamente Civitavecchia, che le darebbe gli abitanti necessari per sopravvivere, mentre Rieti fa lo stesso con Guidonia e Latina manda inviti amorosi ad Anzio e Nettuno. Ma pure ai Castelli Romani s’interrogano se trasferirsi, o fare altro. Un inguac- chio bello e buono, che riguarda peraltro altre situazioni in Italia. Tant’è vero che, al momento, sostanzialmente è tutto fermo, nonostante i tempi serrati dettati dal decreto. Perché Istituzioni Al tempo della crisi La spending review minaccia le identità territoriali della Regione, ma sul decreto pende una pioggia di ricorsi per incostituzionalità: il 6 novembre il verdetto della Consulta sul 135, convertito in legge, è piovuta una serie di ricorsi (tra cui quello della Regione Lazio) per incostituzionalità: la Consulta si pronuncerà in merito il 6 novembre. Data in cui si potrebbe ripartire Export I poli tecnologici “reggono” ma cresce la cassa integrazione Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 37890101 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Art Director Raffaele Di Cintio Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia Tel. 06 37517187 06 37890101 [email protected] La testata non usufruisce dei fondi per il finanziamento pubblico dell’editoria Pomezia Nuova sede anti-pedofilia ’ fissata per venerdì prossimo, 12 ottobre, l’inaugurazione a Pomezia di un nuovo centro dell’associazione “la Caramella buona”, impegnata in prima linea dal 2003 nella lotta alla pedofilia. L’evento si terrà presso il Campus Universitario Selva dei Pini con il patrocinio del Comune di Pomezia e la partecipazione del Sindaco Enrico De Fusco, il Presidente de La Caramella Buona e Membro dell’Osservatorio antipedofilia della Presidenza del Consiglio dei Ministri Roberto Mirabile, il Procuratore (e già membro della Direzione Nazionale Antimafia) Luigi De Ficchy, il Presidente del Tribunale di Velletri Francesco Monastero, il Presidente della Camera E Penale di Roma Fabrizio Merluzzi. Grandi sono gli obiettivi raggiunti nel corso degli anni dall’equipe del presidente Roberto Mirabile, giornalista e membro dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Storico argine a salvaguardia dell’infanzia, dal 2003 la Caramella Buona è la prima associazione in Italia contro gli abusi e le violenze sessuali a essere riconosciuta parte civile e difensiva in processi penali nei tribunali: fortemente presente su tutto il territorio nazionale, la “Caramella buona” ha più di 20.000 sostenitori in Italia e numerosi centri presenti laddove è richiesto l’intervento degli operatori dell’associazione. L’appuntamento è quindi per le ore 10 di venerdì al Campus Selva dei Pini, sulla via Pontina. Francesca Ceccarelli I l Lazio tiene, nonostante la crisi: e riesce tuttora, soprattutto laddove è richiesta una maggiore specializzazione della produzione, a difendere economia e posti di lavoro, pesantemente minati però dalla cassa integrazione. I dati sull’export della regione nel secondo trimestre del 2012, diffusi dal Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo dopo l’ultimo Monitor dei poli tecnologici, disegnano una Regione trainata in primis dai poli tecnologici laziali: la crescita qui è del 25,4%, risultato che si conferma migliore rispetto al dato nazionale dei poli hi-tech (+6,1%). Molto bene anche il polo farmaceutico (+31,3%) e quello dell'aeronautica, che inverte la tendenza del primo trimestre e si attesta su un incoraggiante +7,9% dopo la performance negativa del primo trimestre. In territorio positivo anche l'Ict (information and communication technology) romano (2,1%), in controtendenza rispetto alla media nazionale (-8,7%). Ma dove vanno i prodotti tecnologici del Lazio? L'analisi per sbocco commerciale mostra il buon andamento delle esportazioni verso i principali e tradizionali mercati di riferimento (Francia, Germania e Giappone). Rimane invece contenuto il peso dei nuovi mercati (Polonia, Romania), anche se spicca, nel secondo trimestre, la incoraggiante e sen- da zero, o prepararsi definitivamente a dire addio alle vecchie “care” province, così come le abbiamo conosciute finora. Robert Vignola sibile accelerazione delle vendite sul mercato della confederazione russa. Settore per settore, scopriamo che il polo farmaceutico laziale, dopo il buon risultato del primo trimestre 2012 (+36,6%) ha continuato a crescere (+31,3%) evidenziando la dinamica migliore tra i poli monitorati del settore. A trainare l'export sono stati principalmente Francia, Giappone e Germania (con tassi superiori al 45%), bene anche Paesi Bassi e Regno Unito e in ripresa le esportazioni verso il mercato statunitense dopo un 2011 in calo; mentre le esportazioni verso i nuovi mercati hanno registrato un incremento del 2,5%. I guai arrivano da settori che purtroppo già negli anni passati hanno segnato il passo. Meno confortanti sono così i dati che emergono dal distretto della ceramica di Civita Castellana che, specializzato nella ceramica sanitaria, sta scontando le difficoltà di ripresa del settore immobiliare dei principali partner commerciali Spagna e Regno Unito. Nel secondo trimestre l'export registra una contrazione del 14%. Hanno contribuito a questo risultato le performance negative osservate in Spagna (-50,3%), Regno Unito (14,6%), Germania (- 7,5%) e Russia (-48%). In ripresa solo il mercato francese, terzo sbocco commerciale dell'area. Nonostante il buon andamento dell'export regionale la situazione occupazionale resta critica: nei poli tecnologici laziali le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nei primi otto mesi del 2012 sono aumentate del 48,6% in controtendenza rispetto al trend nazionale (in calo del 7,2%). R. V. 8 Mercoledì 10 ottobre 2012 Italia DAL SUD E DALLA SICILIA Il candidato de La Destra primo nell’indagine Datamonitor A tre settimane dal voto Musumeci vola nei sondaggi Due punti percentuali rafforzano il distacco da Crocetta A poco più di venti giorni dal voto è il candidato de La Destra a guadagnare più di due punti percentuali e allungare la distanza dal suo principale avversario, Rosario Crocetta usumeci in vetta allunga la distanza dal suo principale avversario Crocetta. A rivelarlo è l’ultimo sondaggio della Datamonitor, pubblicato su BlogSicilia.it, relativo alle intenzioni di voto degli elettori siciliani consultati fra 2 e 3 ottobre in merito alle regionali del 28 ottobre. Nella corsa per aggiudicarsi la poltrona di Palazzo d’Orleans Nello Musumeci, candidato sostenuto da Pdl, Pid e Alleanza di Centro, guadagna due punti e mezzo rispetto a due settimane fa passando dal 29,5% dei consensi al 32%. Musumeci stacca così il suo primo competitor, Rosario Crocetta supportato da Pd, Udc, Api e Psi, che aumenta comunque di un punto passando dal 29 al 30%. In discesa invece gli altri candidati: in primis il terzo volto di queste regionali Gianfranco Miccichè schierato da Grande Sud, Partito dei Siciliani-Mpa e Fli che passa dal 18 al 17% . Giovanna Marano riesce a mantenere il 7,5% , invariato anche il gradimento raggiunto dal candidato del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri “fermo” al 7%. Cateno De Luca sostenuto dal movimento Rivoluzione siciliana passa dal 2 al 2,5% mentre Mariano Ferro dei Forconi scendendo dal 2,2 all’1,8%. Per quanto riguarda gli altri candidati (Lucia Pinsone, Gaspare Sturzo, Giacomo De Leo) sono tutti raggruppati in un 2,2% di consensi attribuito ad un generico “altri” nel sondaggio. Scende, anche se rimane comunque alto, il dato degli “indecisi, del non voto o della scheda nulla o bianca” che passa da 45,9% a 44,5%. E probabilmente Nello oltre a cercare di cannibalizzare i voti dei suoi avversari dovrà intaccare anche la soglia degli incerti. M Barbara Fruch CRISI: LA COLLETTIVA LUCANA ALLARGA I SUOI ORIZZONTI Sicilia Regionali: arrivano gli sconti di Alitalia A ndare a votare è un diritto e un dovere di tutti i cittadini. Proprio in quest’ottica arrivano gli sconti di Alitalia in occasione delle elezioni regionali in Sicilia previste per il prossimo 28 ottobre. Gli elettori che voleranno con la compagnia aerea per recarsi al voto avranno infatti una riduzione del 40%, fino ad un massimo di 40 euro, sul biglietto di andata e ritorno (escluse le tasse aeroportuali). A renderlo noto, spiegando modalità e condizioni, è stata la stessa Alitalia applicando il decreto legge 11 aprile 2011, numero 37 il quale ha esteso anche ai cittadini che si spostano in aereo la possibilità di usufruire di agevolazioni tariffarie in occasione del voto. Per avere diritto a questo sconto è necessario viaggiare fra il 21 ottobre ed il 4 novembre, inoltre esso non è applicabile ai biglietti di sola andata, così come alle tariffe promozionali. Coloro che vorranno rientrare nella calda terra siciliana potranno scegliere tutti i voli nazionali di Alitalia ad eccezione di quelli in regime di continuità territoriale, dei voli in code share e dei voli operati da Air One, lo Smart Carrier del Gruppo. Al momento del check-in e dell'imbarco sarà necessario esibire la propria tessera elettorale. Ma chi non ce l’ha a portata di mano non si preoccupi: il biglietto potrà essere utilizzato dietro sottoscrizione da parte dell'elettore di una dichiarazione sostitutiva (art. 48 del T.U. n.445/00 e art.10 della legge n. 675/1996) da presentare al personale di scalo. Condizione che però prevede che al ritorno l'elettore esibisca la tessera elettorale regolarmente vidimata e datata dalla sezione elettorale. Tutti gli interessati potranno acquistare il biglietto a prezzo agevolato chiamando il Customer Center Alitalia al numero unico 89.20.10 o recandosi presso le agenzie di viaggio. B. F. Limido (La Destra) “Chiusura del Luigi Daga, atto fuori luogo” i innalza il fermento politico sulla chiusura dell'istituto penitenziario sperimentale Luigi Daga di Laureana di Borrello (Reggio Calabria), tra le tante voci spunta anche quella del segretario regionale de La Destra, Gabriele Limido. “Non si capisce perché una casa di recupero che è stata la prima in Italia a sperimentare la custodia attenuata per i giovani detenuti, con lo scopo di una carcerazione al- S ternativa, tendente al reinserimento sociale debba chiudere. Il ministro della Giustizia individuasse gli sprechi e i tanti privilegi del sistema giudiziario italiano e lasciasse da parte l'intenzione di chiudere le strutture efficienti. La casa di reclusione Luigi Daga ha una grande importanza: l'istituto va tutelato''. B. F. Basilicata Food approda a Parigi ollettiva lucana di un'altra durante la cotalla fiera Sial, il satura nei forni comuni. lone internazio“Essere presenti al Sial nale agroalimentare a significa dare alle nostre Parigi dal 21 al 25 ottoaziende l’opportunità di bre. A sposare l’iniziativa sentirsi nel mercato gloAziende al salone agroalimentare che rappresenta un’ocbale dell’agroalimentare casione unica per gli operatori del settore d’in– spiega il presidente di Forim, Pasquale Lacontrare nuovi fornitori e far conoscere i promorte – I nostri imprenditori potranno incondotti lucani è stata l’Unioncamere Basilicata con trare esponenti di tutti i segmenti dell’offerta, il supporto di Forim (azienda speciale della mentre i visitatori potranno essere attirati allo Camera di Commercio di Potenza). Le dieci stand Basilicata e dagli effetti sensoriali delle aziende si presenteranno con il logo “Basilicata pietanze cucinate dagli chef”. Occasione preFood”, che graficamente unisce due elementi ziosa dato il forte richiamo del salone che nel della tradizione gastronomica della regione: un 2010, ha registrato 5.700 espositori provenienti piatto in ceramica di Calvello e un timbro del da 106 nazioni e 136.500 visitatori provenienti pane di Matera, quelli che un tempo servivano da 200 Paesi. a distinguere il pane di una famiglia da quello B. F. C 9 Mercoledì 10 ottobre 2012 Grosseto La tragedia del Giglio Udienza in teatro per i troppi legali Costa Concordia: il 15 ottobre l’incidente probatorio La seduta su perizia potrà durare anche una settimana. Annunciata la presenza di Schettino fissata per il 15 ottobre e potrà durare anche una settimana la nuova udienza del maxi-incidente probatorio apertosi il 3 marzo sul naufragio della Costa Concordia (13 gennaio all’Isola del Giglio). Anche in questa È occasione, la seduta si terrà in un teatro di Grosseto per poter contenere i 200 partecipanti, tra cui i legali di coloro che fra le 4.229 persone a bordo della nave naufragata hanno deciso di costituirsi a giudizio. Il calendario, Termoli Zuccherificio del Molise Clientelismo con un retrogusto amaro I lavoratori pagano decenni di clientelismo. Sulla questione dei 27 posti a rischio allo zuccherificio di Termoli non trasferiti alla Newco (società chiamata a gestire la fabbrica) interviene il consigliere provinciale e segretario regionale de La Destra Govancarmine Mancini. Secondo il quale la produzione paga la logica di favoritismi che ha comportato i dolorosi tagli del nuovo manager della fabbrica Alberto Alfieri: per salvare l’unico stabilimento che produce zucchero nel Meridione, quest'ultimo ha ridotto al minino il numero degli operai richiamati al lavoro e ha già comunicato il "fine distacco" ai dipendenti considerati in esubero. “Questo è l’effetto del carrozzone regionale in Molise – afferma Mancini – Negli anni nell’azienda si sono susseguiti imprenditori molto vicini al governatore del Molise Michele Iorio. Si sono continuati a sperperare fonti pubblici impregnando i posti O Marche Bagnini e balneari sul piede di guerra alla protesta sul Cupolone al confronto col governo, passando per la “spiaggia di velluto” di Senigallia. La mobilitazione degli operatori balneari, con gli ombrelloni chiusi ormai da un mese, si è fatta sentire d ha prodotto quanto meno l’apertura di un “tavolo” di confronto a Governo sulla direttiva Bolkestein, la più odiata dai bagnini italiani. Secondo la norma emanata in ambito comunitario, con numerosi effetti in molti ambiti della vita economica dell’Unione, le concessioni demaniali sulle spiagge italiane vanno sostanzialmente mese a bando pubblico periodicamente. Cosa che rischia di affossare l’economia tu- D suscettibile di cambiamenti, prevede comunque tre giorni sicuri per ripercorrere il disastro navale. Lunedì 15 saranno sentiti i periti della Procura. Martedì 16 la parola passerà ad altri esperti. Mercoledì 17 saranno invece i carabinieri del Ris ad esaminare le registrazioni audio. A seguire, potranno prendere la parola i 126 avvocati di parte civile e i 50 loro consulenti. Annunciata la presenza in aula anche dell’ex comandante della Concordia, indagato insieme ad altre 9 persone. Potrà quindi durare anche una settimana la discussione intorno alle risposte date dai periti sulle 50 domande affidate dal gip Valeria Montesarchio. Barbara Fruch Italia DAL CENTRO E DALLA SARDEGNA Sardegna Non solo Alcoa Impressionanti i numeri della crisi occupazionale Quattro mori ventimila cassa integrati Il segretario della Destra “L’effetto dell’economia legata puramente all’industria, è ora di cambiare” l dramma dell’Alcoa non è un caso isolato nella Sardegna dei 20.000 lavoratori in cassa integrazione. Il quadro della situazione è tragicamente variegato. In crisi è tutta la filiera dell’alluminio: oltre all’Alcoa, c’è la ex-Ila, dove, dopo l’acquisto di un nuovo imprenditore sardo, si attende l’elaborazione di un progetto per la riattivazione della produzione: qui lavoravano 170 operai. 400 sono quelli che auspicano la firma di un protocollo tra la fabbrica Eurallumina e la Rusal, multinazionale russa, che si era detta disposta a investire 120 milioni di euro per la formazione di un impianto di cogenerazione, in grado di far diminuire i costi dell’energia, rendendo Eurallumina più competitiva. 150 sono i lavoratori licenziati per la chiusura definitiva della Rockwool di Iglesias e ben 500 i minatori che hanno protestato a 373m di profondità con un esplosivo, per la chiusura della Carbo- sulcis, prevista per la fine del 2012. 250 lavoratori in mobilità per la crisi della Pet, a seguito della chiusura della centrale elettrica Ottana Energia. Il territorio di Ottana aveva già perso oltre 2000 posti di lavoro nel settore tessile. 1200 sono i disoccupati nel petrolchimico di Porto Torres, tanto che l’isola dell’Asinara, famosa per le sue bellezze naturali, è stata ribattezzata “isola dei cassintegrati”. La Keller di Cagliari, tuttavia, è sopravvissuta, grazie all’acquisizione da parte di una multinazionale austriaca. Per questa situazione di incertezza, che attraversa tutto il settore industriale, i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno indetto uno sciopero generale su tutto il territorio del Nord Sardegna, il 26 ottobre. Oltre all’astensione dal lavoro, verrà organizzata una grande manifestazione. L’iniziativa nasce per una rivendicazione che interessa la Sardegna intera, ma si stanzia in particolare nel nord dell’isola, Umbria cultura. Molti i nomi importanti in programma nel cartellone proposto dal direttore artistico Carlo Pagnotta: l' eccezionale voce di Dee Alexander, apprezzata e conosciuto dal pubblico umbro, Pedrito Martinez, scoperto nell’ultima edizione estiva di Umbria Jazz, il supergruppo di Giovanni Tommaso con Pietro Tonolo, Flavio Boltro, Danilo Rea e Roberto Gatto, presente nella prima edizione del 1993, la musica gospel con il Nashville Gospel Superchoir di Bobby Jones. Per la serata conclusiva, in collaborazione con Musica Jazz e il “Top Jazz 2012”, sul palco i migliori musicisti vincitori del referendum indetto annualmente dalla più prestigiosa rivista jazz italiana. Annunciata anche la presenza di Gino Paoli che con Danilo Rea sarà ad Orvieto il 1 gennaio. Ad esordire I perché territorio in grave sofferenza, dove è alta la percentuale di disoccupazione e sono molte le situazioni problematiche. Si ha intenzione, così, di lanciare un messaggio forte, che induca a un impegno vero e proprio a intavolare trattative. Antonio Piu, segretario regionale della Destra Sardegna, ha commentato questi dati allarmanti così: “La Sardegna non si è saputa dare altra economia se non quella legata all'industria, perciò è chiaro che lo smantellamento industriale e la grave crisi del settore coincida anche con un, altrettanto grave, impoverimento di migliaia di famiglie che negli anni hanno legato i loro destini e la loro sussistenza solamente a quella delle fabbriche. È vero però che ci sono anche realtà industriali con progetti seri che meritano di essere supportate; per le altre bisognerebbe fermare l'infernale meccanismo delle continue assunzioni, utilizzare gli ammortizzatori sociali per accompagnare al pensionamento gli operai in organico e iniziare a studiare forme di riconversione dell'industria, da settori fuori mercato ad altri più capaci di attrarre investitori. L'economia della Sardegna perciò dovrà gradualmente abbandonare il settore industriale per rispondere con più convinzione alle naturali vocazione dell'isola: turismo, ambiente e agricoltura”. Davide Di Poce di amici e amici degli amici senza un piano industriale e continuando a batter cassa alla Regione”. Impossibile, comunque, non schierarsi dalla parte degli avventizi, i dipendenti che negli anni hanno sempre lavorato anche nei mesi precedenti e successivi al periodo di trasformazione della barbabietola. Tutti operai specializzati, grazie ai quali per decenni gli impianti e i macchinari hanno funzionato. “È comprensibile la protesta di padri e madri che si trovano a serio rischio – continua il segretario regionale – i lavoratori che rischiano il posto hanno tutta la solidarietà de La Destra, ma la logica che si è innestata negli anni non può continuare a causa del ricatto dei dipendenti”. E pare che la condizione dello zuccherificio del Molise, controllato proprio dalla Regione, non sia l’unica che versa in situazione di ambiguità nel territorio. B. F. Parla il segretario de La Destra Mancini “A casa 27 lavoratori, l’effetto del carrozzone regionale” ristica e, evidentemente, vanificare gli investimenti di lunga durata. Perciò a Senigallia si è riunita nei giorni scorsi “l’Onda Rossa” (dal peculiare colore delle magliette degli operatori balneari): manifestazioni che hanno spinto i “tecnici” del Governo Monti (he avevano già assistito come pesci in barile alla “scalata” di un operatore indignato sulla Cupola di San Pietro la scorsa settimana) ad aprire un canale di ascolto. Pertanto oggi il Sindaco di Pineto Luciano Monticelli, nella sua veste di Delegato Nazionale Anci al Demanio Marittimo, sarà ricevuto dal Ministro per il Turismo Piero Gnudi e dal Ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi. "Sottoporrò all'autorevole valutazione dei Ministri - ha dichiarato Luciano Monticelli - le fortissime preoccupazioni mie personali, dell'Anci, delle Associazioni del settore balneare e delle decine di migliaia di famiglie interessate alla delicata questione della Direttiva Bolkestein. Le imprese balneari sono un'importante realtà socio-economica tipica del settore del turismo italiano e dei Comuni, non solo costieri. Gli stabilimenti balneari e le concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo sono stimabili in circa trentamila unità ed occorre ricordare che sulle aree demaniali marittime insistono anche alberghi, campeggi, discoteche, ristoranti, chioschi e bar. Dobbiamo assolutamente trovare una soluzione - ha concluso Monticelli - per i balneatori perdere la concessione demaniale significherebbe perdere la propria azienda e questo va assolutamente evitato". Robert Vignola Grandi nomi per i vent’anni dell’Umbria Jazz Festival urismo e spettacoli di qualità. Arrivano le prime anticipazioni sul calendario dell’Umbria Jazz Winter, che sarà ufficializzato l’8 novembre. Grandi eventi dal 28 dicembre al 1 gennaio per la versione invernale del Festival organizzato ad Orvieto, nato nel 1993, che raggiunge quest'anno le venti edizioni. Confermata la formula vincente incentrata nel connubio tra turismo, ottimi spettacoli e buona cucina con il valore aggiunto dell’ospitalità di una delle più belle città dell’Umbria, ricca di storia e T all’evento quest’anno ci sarà anche quello che la critica americana ha definito il più sensazionale cantante emerso in questi ultimi anni: Gregory Porter. B. F. 10 Mercoledì 10 ottobre 2012 Il crollo della Protezione Civile dopo L’Aquila Emilia: rossa sì... ma di vergogna Varato un pacchetto di misure di emergenza: ma le persone dormono ancora in strada Italia DAL NORD Quarantacinquemila sfollati: a quattro mesi di distanza è il triste bilancio del terremoto in Emilia. Numeri allarmanti soprattutto se messi a confronto con i senzatetto dopo il sisma all’Aquila. Cos’è successo al sistema di Protezione Civile, organo tanto efficiente da esser chiamato a fronteggiare anche l’emergenza ad Haiti? di Barbara Fruch Q uarantacinquemila sfollati: a quattro mesi di distanza è il triste bilancio del terremoto in Emilia. Numeri allarmanti soprattutto se messi a confronto con i senzatetto dopo il sisma all’Aquila. Cos’è successo al sistema di Protezione Civile, organo tanto efficiente da esser chiamato a fronteggiare anche l’emergenza ad Haiti? L’Italia che va alla deriva è anche qui, nella perdita della capacità di risposta ai disastri. Giudizi impietosi? Lasciamo allora l’analisi ai numeri, quelli di due tragedie. Sono loro a dire che la gestione del terremoto in Emilia è stata assai peggiore rispetto all’Aquila, dove l’intensità degli eventi sismici è stata maggiore, come il numero delle vittime (27 in Emilia, 308 in Abruzzo) e degli sfollati (65mila in Abruzzo e 14mila in Emilia, dato aumentato dopo le perizie di inagibilità). In Emilia ad oggi 3.061 persone vivono ancora nelle tendopoli della Protezione Civile, 88 vivono in residence e 1.467 negli alberghi grazie ad una convenzione stipulata dal presidente della Regione Vasco Errani con Federalberghi, condizione che potrà essere prorogata fino al 31 dicembre. A loro si aggiungono 39mila conterranei che aspettano il contributo per la sistemazione autonoma della Protezione Civile. In Abruzzo nell’agosto 2009 (quattro mesi dopo) gli sfollati erano 48.818 (19.973 in tendopoli, 19.149 in alberghi, 9.696 in case private, 273 in campi spontanei) per scendere a 21.874 a sette mesi di distanza dal sisma, di cui 671 in tendopoli, 13.224 in strutture alberghiere e 7.979 in case private. Inoltre 4.764 persone hanno avuto una sistemazione nelle C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili), gli alloggi prefabbricati realizzati a tempo di record e consegnati dall’allora premier Berlusconi davanti alle telecamere, e 480 nei M.A.P. (Moduli Abitativi Provvisori). Già nell’aprile 2009 il Consiglio dei Ministri aveva approvato un pacchetto di misure di emergenza consistenti anche nella realizzazione di moduli abitativi durevoli e rispondenti a caratteristiche di innova- zione tecnologica e protezione dalle azioni sismiche, nonché di opere d’urbanizzazione e servizi connessi. Un mese dopo il Consiglio dei Ministri aveva approvato il progetto C.A.S.E e avviato il progetto M.A.P. (il villaggio di Onna fu inaugurato a settembre). Tutto ciò in Emilia non si è visto: ad ospitare i terremotati sono solamente i campi provvisori e gli alberghi. Eppure la macchina della Protezione Civile si è messa in moto nel 2012, così come nel 2009: chissà perché, i risultati non sono gli stessi. Altro particolare preoccupante è il gap abissale nelle misure messe in campo: nel maggio 2012 il Consiglio del Ministri ha varato il rinvio a settembre dei versamenti fiscali, un aumento di 2 centesimi di euro dell’accisa sulla benzina e la deroga al patto di stabilità per i Comuni; nulla a che vedere con il decreto Abruzzo approvato dopo la Pasqua del 2009 con sospensione del pagamento dei contributi previdenziali, contributo fino a 400 euro al mese per le famiglie degli sfollati, sospensione per alcuni mesi del pagamento delle utenze e dei mutui, deroga all’obbligo dei 200 giorni per salvare l’anno scolastico, immediati aiuti per 70 milioni di euro, fornitura di farmaci e invio di militari anti-sciacallaggio. Il tutto ovviamente gira su un’unica, grande, differenza: i soldi. E proprio mentre continua la corsa per il ritorno alla normalità, tra leggi e intralci burocratici i soldi messi a disposizione per l’Emilia sono bloccati: sembrano sfumati nel nulla 9 miliardi di euro stanziati da governo e Unione europea per la ricostruzione. Nei giorni dopo la prima scossa, sono stati messi in campo aiuti per 50 milioni, cifra che avrebbe dovuto coprire i primi due mesi. Conti errati o mala gestione? Fatto sta che quelle risorse, gestite dalla Protezione Civile, sono finite in quaranta giorni, ben venti prima della scadenza prefissata. Quando la gestione è passata alle Regioni, le cose non sono cambiate. Le tende nei giardini della rossa e ricca Emilia non sono state tolte. Non solo: i sindaci dei comuni colpiti dal sisma non hanno visto nemmeno un centesimo neanche dei 15 milioni raccolti attraverso gli sms, il cui tempo tecnico per l’arrivo era stimato in trenta giorni. Non resta allora che sperare in mamma Europa e nei 670 milioni promessi dall’Unione, oltre ai 4 milioni raccolti da Italia Loves Emilia. Il governo dei tecnici, d’altronde, della polvere dei capannoni e dei casali lesionati si è già lavato le mani. 11 Mercoledì 10 ottobre 2012 Dal Mondo Romney affianca Obama. Si accende la campagna elettorale Dopo il primo dibattito sostenuto contro Mitt Romney, a Obama non ne va bene una. Secondo tutti i sondaggi, i due candidati sono al testa a testa ritrovandosi entrambi al 47%. di Federico Campoli on sono serviti i dati sul tasso di disoccupazione, il più basso dal 2009, a rincarare la dose di voti per il presidente. Ora il confronto si accende in vista dei prossimi due confronti televisivi, decisivi per le elezioni. Politica economica, Medicare e politica estera sono i punti che più stanno a cuore agli americani. Il sistema che il presidente USA vuole portare avanti nel prossimo mandato si basa su un aumento delle tasse e proseguimento dell’ “Obamacare”. Si tratta della riforma sanitaria promossa dal presidente che copre l’80% delle spese mediche per gli over 65 che abbiano versato 10 anni di contributi al Social Security. Una riorganizzazione del sistema sanitario che sembrava piacere agli anziani d’America, tanto da mettere in crisi i repubblicani in Florida, dove risiede la più alta percentuale di anziani. Ora anche lì i candidati sono alla pari. E il frutto di questa rimonta non è solo dato dall’esito del dibattito, perchè anche i medici americani si sono espressi sul Medicare. Secondo un sondaggio della Società Jackson and Cockney “ più della metà dei medici ha detto che voterà per Mitt Romney il 6 novembre”. Proprio nel momento in cui lo spettro della recessione si aggira per gli States, Obama parla di aumento di tasse e pesanti gravami fiscali a carico dello Stato. Non è difficile intuire come sia proprio l’eco- N nomia il nervo scoperto del presidente e Romney non esita ad infilare il dito nella piaga. Duro l’attacco lanciato dal mormone” Signor Presidente le ho detto che non taglio le tasse per 5 trilioni di dollari se non otterrò riduzioni simili sul fronte delle spese”. In una nazione i cui il PIL è cresciuto solo dell’ 1,3% nell’ultimo anno, Obama non riesce a staccarsi dall’idea del welfare state, che tra gli americani non ha mai avuto molto successo. Punto programmatico di Mitt Romney è, infatti, ridurre notevolmente la spesa pubblica così da eliminare il deficit nel 2040. Un’idea che agli americani non dispiace. Mentre il candidato mormone conduce i suoi attacchi sulla politica economica nazionale, il suo candidato vice presidente Paul Ryan propone i ticket sanitari, picconando violentemente il Medicare. In pratica la proposta si basa su “buoni-sanità” per gli anziani, che permetterebbe allo Stato di alleggerirsi di una spesa troppo gravosa. Come se non bastasse, le posizioni sulla politica estera accrescono guai per il presidente USA. Sì, perché oltre ad aver perso il primato dell’immagine e della riforma sanitaria, Obama viene adesso aggredito sulle scelte riguardo alle relazioni internazionali, altro punto in cui è particolarmente vulnerabile. Romney accusa il premier di lassismo e passività con i propri alleati. “ Se l’America non farà da guida, lo faranno altri che non condividono i nostri interessi né i nostri valori” così tuona su twitter il candidato repubblicano. I rapporti personali e politici del presidente con alcuni capi di Stato esteri, non sono certo un punto a favore. I rapporti con i principali alleati USA si sono molto deteriorati in questi anni, a partire dal rapporto con Israele. I rapporti tra Obama e Netanyahu sono pessimi e questo non gli garantisce il consenso degli ebrei americani. Il presidente isrealiano ha molto apprezzato, invece, la telefonata del candidato repubblicano all’indomani del discorso alle Nazioni Unite. Chavez rivela, intanto, una certa affinità con il presidente americano. Le sferzate del mormone cadono anche sulla gestione della situazione Medio Orientale. Sotto accusa la precipitosa ritirata dall’Iraq e l’eccessivo buonismo delle dichiarazioni rilasciate sull’omicidio dell’ambasciatore americano a Bengasi. Il repubblicano tira in ballo anche la questione siriana, ribadendo la necessità di sostenere i ribelli in modo più energico e deciso. Romney dichiara “ dovremmo armare gli oppositori aiutandoli a sconfiggere i tank e i jet di Assad, invece lasciamo che vengano massacrati”. Gli elettori americani terranno in debita considerazione che l’America non giochi più un ruolo egemone nel mondo. Il presidente sta dunque pagando una campagna elettorale portata avanti grazie alle gaffes del candidato e basata su proposte da Stato sociale, tralasciando la scarsa memoria dell’elettorato medio e la naturale propensione tutta americana alla rincorsa dell’”American dream”. COME SI VINCONO LE ELEZIONI NEGLI STATES ’esito delle elezioni americane è sempre più incerto. Romney e Obama si attestano entrambi attorno al 47% delle preferenze in un infuocato testa a testa. Ma la vera battaglia non si disputa solo sul fronte del voto popolare. I candidati non sono eletti direttamente dagli elettori, ma questi scelgono un numero di deputati in proporzione ai residenti dello Stato votante, oltre a due senatori. Il totale delle persone elette tra senatori e deputati in quel determinato seggio rappresentano i cosiddetti “grandi elettori”. Il loro voto se lo aggiudica il candidato che ha ottenuto il maggior numero di preferenze popolari. Il loro numero differisce Stato per Stato per un totale di 538. Chi riesce a conquistarne almeno 270 chiude la partita. Gli Stati più popolosi sono Texas, California, Florida, New York. Obama sembrava aver raggiunto i 251 grandi elettori, mentre Romney se ne ritrovava 181. La grande incognita sono gli Stati in bilico. Al centro della contesa troviamo Virginia, Ohio, Iowa, Colorado, Florida e North Carolina. Il totale di grandi elettori per questi sei Stati è di 90. Quindi basterebbero solo questi a Romney per arrivare a 271 e mandare a casa il presidente. Chissà che ulteriori capovolgimenti non portino proprio a questo esito. L Mercoledì 10 ottobre 2012 12 Dicono di noi I n questi giorni che hanno preceduto l’inizio della nostra avventura editoriale, abbiamo pensato di raccogliere cosa è stato detto e scritto su di noi. Ecco una carrellata di articoli, notizie, lanci di agenzia, sul web e sul cartaceo. Si sono interessati a noi dalla carta stampata ai blog d’informazione così da far sapere a tutti del nostro ritorno. Da Il Giornale , fino al TG5, passando per il Nuovo Pesesera. Si può dire che questo ambizioso progetto non sia passato sotto silenzio nel panorama dell’informazione italiana, perché non è una testata qualsiasi a riaprire i battenti, ma è lo storico Giornale d’Italia, sotto la direzione di Francesco Storace. Sarà un quo- tidiano “spumeggiante” ed il fatto era assolutamente degno di nota, perché saremo al passo con i tempi: on-line, sul portale in continuo aggiornamento e in PDF in versione anche scaricabile dall’App Store. Vi presentiamo di seguito ciò che abbiamo trovato e che abbiamo ritenuto più rilevante.