Una richiesta, un impegno

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Una richiesta, un impegno
Direttore: Francesco Storace
Anno I - Numero 1 - Mercoledì 10 ottobre 2012
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
Da oggi, 10 Ottobre, riparte l’avventura di una testata gloriosa che ha
contrassegnato la vita del nostro Paese. Sotto la guida di Francesco Storace,
riprenderemo il discorso interrotto con l’uscita di scena del Direttore più
amato dalla destra: Alberto Giovannini. Saremo on line (in formato sfogliabile
e gratuito) e sul portale www.ilgiornaleditalia.org. Domani chissà...
DOPO UN LUNGO SILENZIO, TORNA UN PROTAGONISTA DEL PANORAMA EDITORIALE ITALIANO
SILENZIO, SI RIAPRE
L’ambizione è contribuire a raddrizzare questa Italia a rovescio, che ci schianta con le tasse
e gli esattori di Equitalia, pensa all’amnistia e umilia giovani e pensionati
di Francesco Storace
adesso tacete. Ipocriti
che avete tolto ogni
voce al popolo italiano. Gazzettieri che
avete trescato con i
negazionisti della verità. Politici
che avete rinunciato a servire il
popolo preferendo servirvene.
Da adesso apprestatevi ad ascoltare, a leggere, a comportarvi
bene perché finalmente torna
Il Giornale d’Italia.
Una storia centenaria che racconta un popolo e una Nazione.
Online. Perchè c’era assoluta
necessità di pagine quotidiane
che accompagnassero il cammino di chi disprezza politiche
che negano sovranità alla brava
gente italiana. E lo facciamo in
rete. Costa meno e arriva ovunque ci sia un computer.
Con noi uomini de La Destra e
soprattutto di destra, questa
galassia enorme che stenta a
ritrovare un filo conduttore.
Alberto Giovannini, maestro di
E
vita e di giornalismo, fu direttore indimenticabile di questa
testata che abbiamo acquistato
assieme all’amministratore Roberto Buonasorte con Nicolò
Accame (suo padre ne sarebbe
felice, ci manca il suo stile) e
Daniele Belli. Ci guiderà ogni giorno
l’ingegno e la cultura professionale
di un giornalista di
razza come Guido
Paglia. A Igor Traboni, caporedattore,
il mandato a scovare
quelle notizie quotidiane che diano
dovere di rappresentanza a quella
destra indignata che
esiste nel nostro
Paese e che troppi
opportunisti hanno
frenato per amore
di poltrona.
Noi non dimentichiamo.
Urleremo ogni gior-
Una richiesta,
un impegno
aro Direttore, ho visto i
manifesti che annunciano il ritorno (purtroppo solo on line) del
Giornale d’Italia e sono strafelice. Non posso dimenticare che nella prima metà
degli anni ’70, sotto la guida
di Alberto Giovannini, fu
l’unico quotidiano a dar voce
alla Destra.
Una sola preghiera, Francesco:non perdiamo questa occasione scimmiottando gli
altri giornali! Poca politica,
tanto spazio ai problemi di
tutti i giorni. Fai capire che
non ce ne importa niente del
toto-candidati qui o là. La
gente vuole sapere, in maniera semplice, quali sono i
programmi e gli impegni.
Fallo diventare il terminale e
il portavoce di una Comunità
che non si è arresa, di quella
Destra Sociale e Popolare attenta davvero alle necessità
dei più deboli e che riempiva le sezioni del MSI anche
C
nelle periferie delle grandi
città e delle province più lontane. Quella Destra che
avrebbe scoperto da sola le
malefatte dei Fiorito di turno
e li avrebbe cacciati a calci
nel sedere senza bisogno di
magistrati e carabinieri. Per
tantissimi, credimi, certi valori sono rimasti intatti.
Anna Scaleggi, Lanuvio (Roma)
È il nostro impegno, cara Anna,
stanne certa. Anzi, cogliamo
l’occasione per dirlo subito a
tutti i lettori: mandateci le vostre storie di ordinaria ingiustizia, raccontateci i torti subiti
e le difficoltà per arrivare a
fine mese. Pubblicheremo i
passi salienti (siate brevi !)
delle vostre lettere nella rubrica dedicata o sul portale.
E se il caso lo meriterà, vi
chiameremo direttamente.Il
Giornale d’Italia è a vostra disposizione. (F. S.)
no da queste pagine - come
leggete qui sotto - lo sconcerto
di chi assiste al balletto di un
governo ignavo incapace di riportare a casa due soldati prigionieri in India.
Racconteremo la tragedia di
un popolo assediato dentro
casa dagli esattori di Equitalia.
Sputtaneremo quei codardi che
in Parlamento sperano di cavarsela con una legge elettorale
che ne tuteli le prebende.
Denunceremo i troppi casi di
ingiustizia sociale che vedono
i nostri connazionali sempre
più poveri in fila dietro lo straniero coccolato dall’ubriacatura
terzomondista.
Narreremo l’Italia normale
insegnataci dai nostri padri
e per spiegare che
non è così strano
che un uomo sposi
una donna e un
bimbo possa chiamare i loro genitori
mamma e papà.
L’ambizione è raddrizzare questa Italia a rovescio che
a fronte della delinquenza che impazza pensa all’amnistia; mancano soldi e ci propina tasse; umilia
i giovani aumentando l’eta pensionabile.
Noi ci siamo. A mani
nude a scansare le
macerie.
La vergogna nazionale dei soldati italiani sequestrati dall’India
a foto campeggiala tragica sparatoria in
va sulla copertina
acque internazionali.
di SETTE, il supSenza che il capo della
plemento del Corriere
nostra diplomazia riudella Sera, poche settiscisse a fare altro che
mane fa. Senza occhiali
farsi fotografare nel suo
di Guido Paglia
per sembrare più “figo”,
castello settecentesco e
sorridente, capelli freschi di tintura, il Ministro
senza che neppure in quell’occasione riuscisse
degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata si era
a pronunciare una sola parola di solidarietà,
fatto immortalare sprofondato in poltrona in
o un qualsiasi impegno per questi due poveri
uno dei sobri e molteplici saloni del suo
nostri soldati sotto sequestro. Un’autentica
castello settecentesco di Tresolzio di Brembate
vergogna.
di Sopra (Bergamo). Sempre grazie a SETTE,
Adesso basta. Da oggi, IL GIORNALE D’ITALIA
abbiamo così potuto apprendere che Terzi
non darà tregua al marchese, conte, barone,
può fregiarsi dei titoli nobiliari di marchese,
cavaliere del Sacro Romano Impero Giulio
conte e barone, ma anche che fa parte della
Terzi di Sant’Agata. Gli daremo il tormento,
ristretta cerchia dei cavalieri del Sacro Romano
anzi il tormentone, giorno dopo giorno, fino
Impero; però, che è anche
a quando Massimiliano Laun aristocratico alla mano,
torre e Salvatore Girone
perché indossa i jeans, corre
non potranno riabbracciare
in Harley Davidson (una moi loro familiari. Questo è
desta 883) e calza perfino
l’impegno che prendiamo
le sneakers.
con i marò e con i nostri
Il titolo sotto la foto di colettori. Il compito lo abbiapertina, poi, era tutto un
mo affidato al nostro esperprogramma di sobrietà, da
to di problemi militari e inautentico “tecnico” montiaternazionali Gianni Frano: “Quanto conta l’Italia nel
schetti, un autentico mastimondo”. Ecco, appunto,
no. Si regolino a Palazzo, si
quanto conta ? Poco o nulla,
regoli il ministro dai molti
visto che da quasi otto mesi
titoli e dal poco coraggio.
non è ancora riuscita a riIl titolo del “tormentone” è
portare a casa i due marò
già pronto e sarà in prima
sequestrati e imprigionati
pagina tutti i giorni: “A casa
dalle autorità indiane dopo
i marò o a casa Terzi”.
L
A casa i marò
o a casa Terzi
Attualità
La corruzione...
e Ciancimino Jr
pag. 2
Colosimo e Di Poce
Approfondimento
Pena di morte:
per non dimenticare
pag. 4
di Carola Parisi
Primo Piano
Questi non sono
morti di serie B
di Grazia Bontà
pag. 5
De Angelis
Titolo max due righe
del sommarione
di Firma Del Giornale
pag. 5
Cronache
Roma nel caos
prima del voto
Casciani e Vignola
pag. 6
Sicilia
Musumeci vola
in testa ai sondaggi
di Barbara Fruch
pag. 8
Stati Uniti
Romney affianca
Barack Obama
di Federico Campoli
pag. 11
Argomento 9
Titolo max due righe
del sommarione
di Firma Del Giornale pag. 10
2
Mercoledì 10 ottobre 2012
Primarie Pd e futuro di Silvio Berlusconi. Ma c’è ben altro...
La spremuta
I media di casa nostra hanno fatto a gara per nascondere
i dati allarmanti sul fatturato della corruzione in Italia
utti presi dalla palpitante attualità delle
regole per le primarie del Pd (la sinistra) o dall’altrettanto palpitante attualità del
cosa deciderà Berlusconi (il
centrodestra), i media italiani
hanno fatto a gara per nascondere i dati sul fatturato della
corruzione in Italia. Li aveva
forniti, con dovizia di particolari, non il solito istituto di ricerca in cerca di pubblicità,
ma il Presidente della Corte
dei Conti, la nostra magistratura contabile, Luigi Giampaolino: sessanta miliardi di euro
l’anno.
La richiesta di una “stecca”
viene rivolta a dodici italiani
su cento. Solo due rifiutano,
gli altri dieci pagano. E mettono in moto un’economia parallela i cui proventi, appunto,
equivalgono ad una tassa di
mille euro per ciascun abitante
italiano, pensionati e bambini
compresi. Nella classifica dei
paesi onesti (quella che spinge
i grandi gruppi stranieri ad
T
investire in Italia), siamo ina
posizione invidiabile : sessantanovesimi. Dopo di noi ci sono
solo il Ghana e le Isole Samoa.
Se a questi sessanta miliardi
di euro ci si aggiungono gli
oltre novanta frutto delle attività
criminose, si arriva a quota
centocinquanta. Il che significa
venticinque miliardi di pil in
meno ogni anno. E il 16% in
meno di investimenti dall’estero.
Sono queste le vere emergenze di cui il governo dei tecnici
dovrebbe occuparsi. Penati,
Lusi e Fiorito non sono la causa, ma l’effetto di questa ragnatela corruttiva. In attesa di
ridiscutere i trattati europei e
risolvere alla radice le problematiche dell’euro, il Presidente del Consiglio Monti dedichi un po’ più del suo tempo
ad individuare le armi migliori
per portare l’emergenza morale in cima all’agenda del governo. Gli italiani sono stufi di
sentire che i costi delle opere
pubbliche crescono quaranta
Attualità
Il Presidente del Consiglio
Monti dedichi un po’ più del
suo tempo ad individuare le
armi migliori per portare
l’emergenza morale in cima
all’agenda del governo
per cento proprio per soddisfare quegli accordi corruttivi
che accompagnano gli investimenti statali. E si muova anche il ministro della Giustizia
Severino, che questa problematica la conosce meglio di
Monti e degli altri suoi colleghi
di governo, vista la sua esperienza di grande avvocato di
grandi gruppi e di grandi manager. Altrimenti avranno ragione quei magistrati “democratici” convinti di essere gli
unici in grado di salvare il paese dai corrotti e dai corruttori.
E si sa che le loro sono quasi
sempre “inchieste a tesi”. Perché, appunto, prima individuano la tesi (il tale è troppo ricco,
quindi ha rubato o si è fatto
corrompere) e poi vanno a
caccia delle prove. E così si
giustificano le intercettazioni
“a strascico” e le detenzioni
preventive per costringere a
confessare o a fare chiamate
di correo anche per altre vicende ancora inesplorate.
Davide DI Poce
Grazie al Procuratore della Repubblica di Roma, Pignatone, tolta la maschera a Ciancimino Jr.
Fine di un’icona dell’antimafia
115 milioni di euro investiti nei rifiuti in Romania con un fatturato di 300: era il tesoro dell'ex sindaco di Palermo
a dove sono finiti i professionisti dell’Antimafia, le vestali dell’icona Massimo Ciancimino, i fidati portavoce del
pm Antonio Ingroia ? Dopo averci inondato
per mesi e mesi di paginate sulla presunta trattativa Stato-Cosa Nostra, di improbabili retroscena sul fantomatico “signor Franco”, di insinuazioni sempre più calunniose sul generale
Mario Mori e su altri ufficiali dei carabinieri,
adesso tacciono quasi tutti. Al massimo, scrivono qualche pezzetto di cronaca anodino per
segnalare le tappe della valanga di merda che
sta per seppellirli. Improvvisamente, si atteggiano a cronisti meravigliati. Forse aspettano
che tornino in scena Michele Santoro e Sandro
Ruotolo su La 7 per trovare nuovo slancio e
nuove “clamorose rivelazioni”.
Vediamo un po’ cosa sta succedendo e il perché di questi improvvisi silenzi. La Procura della
Repubblica di Roma, ora guidata da un magistrato davvero indipendente, Giuseppe Pignatone, espulso a suo tempo da Palermo e costretto all’esilio a Reggio Calabria dai suoi
colleghi vedovi di Giancarlo Caselli, è riuscito
a inchiodare alle sue menzogne il figlio dell’ex-sindaco (mafioso, lui certamente sì) del
capoluogo siciliano. Seguendo il filone dei
dubbi già avanzati cinque mesi fa da un altro
magistrato scrupoloso, il gip di Palermo Piergiorgio Morosini (segretario locale di Magistratura Democratica, a dimostrazione del fatto
che non tutti i militanti della corrente sono necessariamente anche militanti politici), Pignatone ed i suoi sostituti hanno scoperto che il
M
tesoro dell’ex-sindaco, frutto delle sue attività
criminose, era stato investito dal figlio Massimo
in Romania. Nel businness dei rifiuti. Un investimento di 115 milioni di euro capace di garantire un fatturato di non meno di 300. Sentendosi braccato e ormai privo della benevola
attenzione del pm Antonio Ingroia (a proposito:
ma quando parte per il nuovo incarico in Sudamerica ?), la “quasi icona dell’Antimafia”,
come l’aveva definita lo stesso Ingroia il 15 Novembre 2010, stava cercando di vendere la sua
società ECOREC Sa. alla ECOVISION International entro il 30 Novembre di quest’anno. Lo
scopo era evidente : “ostacolare la ricostruzione della provenienza delittuosa del denaro
investito”.
Già, ma come mai un segugio come Ingroia
non era riuscito a fare luce sulla “pista romena”.
Massimo Ciancimino, da buon calunniatore
professionista una spiegazione indiretta la fornisce. E’ sempre il telefono la sua croce, come
per ogni buon logorroico. Così chiama in causa
l’ex-Direttore del SISMI Nicolò Pollari, nientemeno che un Segretario Generale del Quirinale, alcune altre persone vicine all’attuale Presidente della Repubblica e naturalmente i
magistrati che indagano sulla pseudo-trattativa
Stato-Mafia. “Gli ho detto (ai pm ndr) che negherò tutto se non mi aiutano…in udienza nego
tutto !....io sono in vendita…”
Come si dice ? Un autentico gentiluomo. E soprattutto, un teste attendibile..
Federico Colosimo
3
La Destra riparte... da Itaca
Attualità
Mercoledì 10 ottobre 2012
“Muovetevi, apritevi, svegliatevi”
Messo il punto a Palazzo Ferrajoli per la ripartenza della Destra
di Francesca Ceccarelli
’è lo scandalo Fiorito
e la crisi del Pdl a
fare da sfondo all’incontro di sabato scorso, a Palazzo Ferrajoli,
dove alcuni esponenti di Destra
si sono riuniti per fare il punto
della situazione. “Quando si
tocca il fondo si può solamente
cominciare a scavare” sono
state le parole di Renato Besana e Marcello Veneziani, organizzatori del meeting definito un “atto di disperata fiducia
di natura pre-politica”. Secondo Veneziani è presente nel
paese una latente aspettativa
che non può essere delusa e
che deve essere il motore per
la “morta gora della Destra
italiana” per dare vita a un
movimento virtuoso che cambi
l’Italia. Si deve riscoprire la
passione civile e politica e soprattutto una “motivazione”
che spinga ad avanzare verso
un futuro vincente che presenta
due opzioni: la prima disfattista
e arrendevole che accetta passivamente gli strascichi del
berlusconismo senza porvi rimedio, la seconda disfattista
ma aristocratica ovvero che
accetta la fine di una fase politica ma che ne vuole riprendere in mano le redini per ricostruire qualcosa di nuovo
che sia ben lontano dallo schizofrenico modo di governare
di oggi che, ritenendo alcuni
valori troppo alti e difficili da
raggiungere, li abbandona a
priori.
Alcuni punti sono stati poi
esposti e condivisi in più interventi come il fatto che Berlusconi con il Pdl non sia la
panacea di tutti i mali, poichè
al loro arrivo la crisi politica
in Italia era già in atto: si possono quindi accusare “solo”
di malcostume e governo filo
imprenditoriale che non ha
tenuto conto delle reali esigenze del paese.
E’ poi opinione condivisa il
fatto che Alleanza Nazionale
guidata da Gianfranco Fini
abbia fatto venir meno il collante che teneva unita la Destra preferendo il cavallo vincente del berlusconismo a
discapito di una Destra “mortificata” e oppressa da un
complesso di inferiorità nei
confronti della Sinistra. Riconosciuto da tutti il merito di
Francesco Storace di restare
coerente con i propri ideali,
sfidando talvolta il politicamente corretto e non cedendo
alle lusinghe di una elitè politica che è il vero problema
del paese, non essendo assolutamente in grado di rivestire il ruolo che è chiamata
a svolgere.
“Faccio dell’etica una bandiera di comportamento del
mio partito. Si cercherà di
C
fare attenzione a scegliere le
future ipotetiche alleanze n
modo da evitare qualsiasi rischio”: è la premessa dello
stesso Storace in relazione
alle prossime elezioni nel Lazio. Non ci sono sconti nelle
parole del leader de “La Destra” che ha espresso la sua
vicinanza a Renata Polverini
pur non condividendone la
scelta delle dimissioni ritenuta
avventata ma comunque degna di merito.
Il Pdl come falsa chimera che
ha accecato alcuni esponenti
della Destra ( come peraltro
lo stesso Fini) che, aspirando
a poltrone di prestigio, hanno
surclassato il valore dell’identità nazionale e dei doveri nei
confronti dell’elettorato. Sul
futuro politico del Lazio, Storace ha sottolineato l’importanza della parola ”preferenza” come strumento di monitoraggio di una sana e seria
politica. E a fianco del nome
di Nello Musumeci spunta
quello di Marcello Veneziani
che, a detta di Storace, potrebbe essere il candidato
ideale da presentare agli elettori poiché voce autorevole
in grado di far risorgere dalle
proprie ceneri quei principi
di Destra che hanno fatto grande l’Italia.
Fortemente autocritico anche
l’intervento del professore
Domenico Fisichella che ha
sottolineato la necessità di riscoprire la tradizione italiana
lontana dal regionalismo leghista che l’ha indebolita agli
occhi dell’Europa; secondo il
professore è necessaria una
ricostruzione dell’identità nazionale coinvolgendo in primis i giovani attraverso l’attualizzazione dei valori della
Destra.
I fenomeni Fiorito, Bunga bunga, Minetti, sono solo l’effetto
della crisi della Destra in Italia;
il vero male sta alla radice e
cioè nella classe politica che
non è in grado di riapproprirsi
della propria cultura e di proporla alle ultime generazioni
che sono il vero motore del
paese. Manca la passione politica, la cosiddetta “militanza”
che ha caratterizzato le passate classi politiche.
C’è bisogno di un forte richiamo identitario che permetta alla Destra di riscoprire
il suo impegno sociale in
modo da poter affermare “se
le cose dovessero andare
male, io c’ero”.
Marcello Veneziani durante
il suo intervento
e il Prof. Fisichella,
ospite dell’incontro
Mercoledì 10 ottobre 2012
Pena di morte
La situazione ad oggi
4
L’approfondimento
Si celebra oggi la nona giornata mondiale
contro le esecuzioni capitali
Pena di morte: 96 a 46
Oltre 5.700, la Cina è il leader mondiale di condanne
ovantasei Paesi
l’hanno cancellata, ma in altri
46 resta in vigore. La protagonista di questa giornata,
del 10 ottobre, è la pena
di morte. Alla sua abolizione è stata dedicata una
ricorrenza che si celebra
da quasi dieci anni. Nonostante si combatta da
anni, è assurdo che i numeri della pena capitale
nel mondo restino un’incognita. I dati ufficiali,
però, identificano nella
Cina il ‘boia mondiale’ con
5.700 esecuzioni, circa il
98,6%, ma la Fondazione
Dui Hua, diretta da John
Kamm, ha stimato che "il
numero delle esecuzioni
nel suo Paese si è tristemente avvicinato a 7.000".
I dati reali sono un segreto
di stato, per questo Amnesty International ha cessato di fornire informazioni
basate su fonti pubbliche
cinesi, poiché è probabile
che sottostimino enormemente il numero effettivo
delle esecuzioni.
Promossa dalla World Coalition Against the Death Penalty (WCADP), questa edizione della giornata mondiale contro la pena di morte, prevede inoltre un’azione su Twitter, con la creazione di un hashtag dedicato, #10ottobre, con il quale chiunque potrà inviare
un pensiero, una foto, un
video, una canzone per
dire no alla pena di morte.
Amnesty, l’organizzazione
mondiale per i diritti umani,
dichiara che 46 stati continuano ad applicare la
pena di morte nei loro orAnche in questo campo l’innovazione non ha conosciuto crisi.
dinamenti, mentre 139 non
Dalla sedia elettrica di Edison fino ai più “moderni” lettini per iniezioni
la applicano, di diritto o in
pratica. Tra questi ultimi,
95 l'hanno abolita per tutti
i tipi di reati, 9 l'hanno abolita per reati comuni
Amnesty International pubblicato a marzo dello
,mantenendone la previsione solo per reati
scorso anno, ed i dati raccolti dall’associazione
particolari, come quelli commessi in tempo di
‘Nessuno tocchi Caino’ presentati ad agosto
guerra; e 35, attraverso ciò che viene definita
scorso, la situazione descritta è quella di una
abolizione de facto mantengono la norma
discreta diminuzione delle condanne a morte.
giuridica, non applicandola da oltre 10 anni.
Sentenze capitali sono state emesse o eseguite
Resta un tema che divide l’opinione pubblica,
per tutta una serie di reati, tra cui adulterio e
essendo ancora in vigore in molti paesi desodomia in Iran, blasfemia in Pakistan, stremocratici, primo fra tutti gli Stati Uniti a cui è
goneria in Arabia Saudita, traffico di resti
dedicata questa nona edizione della giornata
umani nella Repubblica del Congo e in oltre
mondiale contro la pena di morte. Il numero
10 Paesi per reati di droga.
più basso, ‘solo’ 111 condannati, nei 37 stati
Il premio 'L'Abolizionista dell'anno 2012',
degli Usa che l’hanno reintrodotta nel 1976. Il
quale riconoscimento alla personalità che
record negativo di esecuzioni è stato generato
più di ogni altra si è impegnata sul fronte
dalla moratoria de facto e dall'abolizione della
dell'abolizione della pena di morte, sarà conpena di morte nel New Mexico, la seconda
segnato oggi al presidente della Sierra Leone,
abolizione registrata negli Usa in oltre quaranErnest Bai Koroma.
t'anni, dopo quella in New Jersey del dicembre
2007. Leggendo i dati del rapporto annuale di
Carola Parisi
N
L’assurdo record
di Caryl Chessman
all'ora, il sequestro era un reato
sufficiente. In carcere divenne
un famoso scrittore e venne
preso ad esempio dal moviCaryl Chessman, il deten- mento per l'abolizione della
tore del record di anni pas- pena di morte. Scrisse molti
sati nel braccio della morte. libri riguardo la sua esperienza
Condannato a morte nello stato in carcere, tra cui ricordiamo:
della California per rapina, se- “Cella 2455 braccio della morquestro e abuso sessuale. Ot- te”; “la legge mi vuole morto”;
tenne otto rinvii della pena di “il volto della giustizia”. Il caso
morte in dodici anni, dal ’48 Chessman divenne anche un
al ’60, ma venne infine giusti- film TV trasmesso dalla RAI
ziato nella camera a gas, poiché nel 1968.
È
ROSSO e NERO
N
assì, dai. Allineamoci al rituale della deM
nuncia internazionale della pena di morte
che cade proprio oggi. Ancora presente in
una minoranza degli stati sovrani del pianeta,
in Giappone e negli Stati Uniti, campioni di
democrazia, la pena capitale è prevista come
massima condanna per un imputato riconosciuto colpevole. Di omicidio. Il punto è tutto
qui. Eccetto reati come l’alto tradimento, in
queste nazioni è l’assassinio a essere sanzionato con la morte: una legge del taglione, non
sempre applicata e assente in molti stati dell’Unione. Poi ci sono nazioni come l’Italia dove
troppo spesso si applica una speciale pena di
morte, quella comminata da troppi assassini
nei riguardi di innocenti cittadini. Da noi non
c’è anima pia o radical chic che scenda in
strada a reclamare una giustizia rapida e severa, chiedendo di infliggere una pena. Certa.
Pat Garrett
ell'acme dell'emergenza terrorismo, un
galantuomo d'altri tempi e d'altra politica,
Ugo La Malfa, arrivò a invocare la pena di
morte. Ci fu un attimo di incredulità, a cui subito seguì una corretta riflessione collettiva:
in momenti realmente drammatici, anche uomini di grande levatura morale possono perdere la testa. Il punto, in effetti, è tutto qui:
come si possa oggi, dopo due millenni di civilizzazione cristiana, invocare la pena di
morte, anche di fronte al delitto più atroce?
Dal falso dilemma sulla pena capitale, superato dai tempi del Beccaria, il quesito deve
spostarsi su chi ancora tifa per la ghigliottina.
Che, ignaro del carnefice oscuro che alberga in lui, così ben descritto da Freud
quando teorizza la pulsione di morte, non ha
bisogno di confutazioni intellettuali, ma di un
po' di sana psicoterapia.
Billy Kid
5
Mercoledì 10 ottobre 2012
Primo Piano
Anniversari
Le vittime
di serie B
l Giornale d’Italia ricorderà ad ogni anniversario i militanti di destra caduti e dimenticati
da tutti, tranne che dalla loro comunità. Colpevoli di appartenere alla parte sbagliata, assassinati perché “uccidere un fascista non è un reato!”
e per molti non lo era davvero. Salvo poi, quando
il crimine era particolarmente atroce (vedi il rogo
di Primavalle, o l’omicidio BR a Padova di Mazzola
e Giralucci) essere accreditato quale frutto di inesistenti “faide interne”. Morti definite misteriose
per cercare di depistare le indagini dai veri responsabili, screditare la memoria delle vittime e infangare l’area di provenienza. Uno sport in cui hanno
fatto a gara per vincere la medaglia d’oro quasi
tutti i media italiani, con punte di faziosità che
hanno spesso rasentato l’ignominia.
Per tutte queste vittime dimenticate la memoria è
un obbligo morale e noi del Giornale d’Italia ce ne
faremo interpreti. Il primo ricordo è per Nanni De
Angelis, spinto al suicidio a Rebibbia sotto il peso
di un’accusa completamente infondata e di un pestaggio particolarmente efferato (e naturalmente
senza colpevoli).
G. P.
I
Nanni De Angelis (5 ottobre 1980)
Il militante rugbysta
iocava a Rugby Nanni. Giocava a football americano Nanni. La passione
per lo sport non l’ha mai lasciata a
casa, nemmeno quando la sua vita è
diventata la politica.
È un morto strano Nazareno, Nanni, De Angelis.
Sì, perché non c’è un assassino con la pistola
in mano da accusare. Non c’è un colpevole
contro cui scagliarsi.
Nanni è morto in carcere. A Rebibbia. Impiccato
in cella, due giorni dopo essere stato arrestato.
Suicidio. Dicono. Ma la sua famiglia non ci sta,
sua mamma Rosa non ci ha mai creduto. Mai,
da quel 5 ottobre del 1980.
Nanni De Angelis era un ragazzo come ce ne
sono stati a migliaia negli anni di piombo. Impegnato politicamente, a destra, fascista, militante, al limite. Ma terrorista no.
Aveva un amico del cuore però e lui sì il limite
lo aveva superato, affiancava Francesca Mambro
e Valerio Fioravanti, era nei NAR, era Luigi
Ciavardini.
La polizia stava addosso a tutti e due, anche a
Nanni, dopo la strage di Bologna. C’erano
finiti in mezzo tutti quelli di Terza Posizione,
anche quelli moderati, anche quelli che con i
NAR non si volevano mischiare. Come Nanni.
Gli autonomi erano addirittura convinti che
avesse ammazzato Valerio Verbano. Il movente
c’era o pareva esserci: Nanni ed un suo amico
aspettano l’autobus a piazza Annibaliano, all’improvviso vengono aggrediti da 15 ragazzi
di sinistra, Nanni si becca una coltellata alla
schiena ed il ragazzo che era con lui una alla
nuca. Sembrava che fra quei 15 ci fosse anche
Valerio ed ecco qui costruita l’ipotesi della
vendetta. Ma lui non ammazzava per la politica
e nemmeno per una coltellata ricevuta. Non
G
era stato lui e se ne rese conto anche il padre
di Valerio Verbano con cui si incontrò dopo la
morte del figlio. “Se fossi stato io non sarei
certo venuto qui a parlare con voi”.
Il 3 ottobre del 1980 Ciavardini deve incontrarsi
a via Nazionale con un gancio che potrebbe
offrirgli sostegno e documenti, visto che dopo
il 270bis tutti i militanti di Terza Posizione sono
braccati e non sanno più come muoversi.
Nanni non vuole mandare Luigi da solo. Lo
accompagna. Ciavardini sapendo che Nanni
gira sempre disarmato gli mette in mano una
calibro 38 e vanno. Non sanno che la polizia li
aspetta, ha intercettato le loro telefonate con
un amico, Marco Pizzarri (che verrà giustiziato
dai Nar il 30 settembre del 1981 con l’accusa
di averli traditi).
A via Sistina, piazza Barberini, via Nazionale
è pieno di poliziotti in borghese, mischiati
alla gente, travestiti. Luigi li riconosce “La
polizia! La polizia! Via, via!”. “Nanni scappa!”.
Ovviamente non riescono a scappare. Gli
agenti cominciano a picchiare duro, massacrano di botte Nanni, scambiandolo per Ciavardini (lo racconterà lui stesso nella sua
biografia “La strage di Bologna e il terrorista
sconosciuto: il caso Ciavardini”), con cui avevano un conto in sospeso per l’assassinio
del poliziotto Di Leo. Vengono arrestati e
portati in Questura. Dopo di che è tutto molto
contorto, molto oscuro. Il fratello di Nanni,
Marcello De Angelis (oggi deputato del Pdl
e Direttore del Secolo d’Italia) racconta tutto
d’un fiato ciò che negli anni la famiglia è riuscita a ricostruire di quei due giorni infernali:
“Nanni viene trasferito al craniolesi del San
Giovanni il giorno stesso dell’arresto. Il 5 ottobre arriva l’ordine di trasferimento al centro
clinico di Regina Coeli. L'ambulanza viene però intercettata da
poliziotti in borghese. Hanno un
nuovo ordine del magistrato che
dirotta Nanni all'isolamento di Rebibbia dove arriva (secondo la
testimonianza della vicedirettrice)
senza vestiti, a piedi scalzi, fradicio
di pioggia, in stato confusionale
e senza cartella medica. Mossa
a compassione la vicedirettrice
ordina di coprirlo con una coperta
dell'amministrazione. 25 minuti
dopo l'ingresso in cella d'isolamento lo trovano impiccato alle
sbarre.” Quella sera dei giornalisti
bussano alla porta di mamma
Rosa De Angelis, “Sapete qualche
cosa di Nanni?”. I giornalisti si
rendono conto che nessuno ha
informato la signora, sbiancano.
Lei capisce. “E’ morto vero? Ditemelo!”. “Signora, veramente
parlano di suicidio..”. Lo ha raccontato la stessa Rosanna De Angelis a Luca Telese in “Cuori
Neri”. Non ci hanno mai creduto
al suicidio a casa De Angelis.
Dalla mattina dell’arresto, alla
morte la domenica sera, nessuno
li ha informati di cosa stesse succedendo.
Del perché lo avessero ricoverato, del perché
lo avessero dimesso. È rimasto un mistero,
ancora adesso. Una mattina del 1986 bussano
a casa De Angelis per arrestare Nanni. Lo
hanno incriminato per la strage di Bologna.
Mamma Rosa risponde “Ve lo siete già preso
sei anni fa, è morto dopo l’arresto in una cella
a Rebibbia.” Nanni De Angelis verrà scagionato
dalle accuse di associazione sovversiva e strage.
Il 2 Agosto del 1980 stava giocando la finale
del campionato di football americano Nanni.
Perché lo sport non lo aveva mai lasciato a
casa, nemmeno per la politica.
Grazia Bontà
6
Mercoledì 10 ottobre 2012
Roma
Le grandi manovre per la corsa al Campidoglio
si intrecciano con il destino della Regione nel dopo Polverini:
tra gli schieramenti regna l’incertezza
Verso il voto
A Roma e nel Lazio
Giri di valzer sull’orlo dell’urna
Zingaretti “dirottato” sulla Pisana per corteggiare i moderati alle elezioni comunali
Il centro-destra studia le contromosse aspettando l’esito della battaglia in Sicilia
di Robert Vignola
Povera Isabella
’autunno illanguidisce le foglie sugli
alberi di Roma e
all’ombra del Colosseo si diffondono
arie viennesi. La colonna sonora di questa stagione di
dubbi non può d’altronde che
essere il valzer. Ai suoi giri,
un po’ romantici un po’ malinconici, si affidano i “big”
della politica romana, col collo
mollemente proteso agli appuntamenti elettorali di primavera, aspettando che passi
la buriana. In una Capitale ancora scossa dallo scioglimento
del Consiglio Regionale, con
il rinnovo dell’assemblea capitolina alle porte, troppe perturbazioni si sono infatti abbattute sui programmi, sui
proclami, sulle certezze sedimentate in anni. E hanno
abbattuto steccati, dirottato
gioiose macchine da guerra,
messo in discussione alleanze
che sembravano granitiche
sussurrando alle orecchie degli addetti ai lavori divorzi e
nuovi matrimoni d’interesse
che sarebbero alle porte. Fino
a prova contraria, ovvio.
C’è anche la tempesta dell’anti-politica a scuotere gli
alberi e i “big” dei grandi
partiti. Un tifone che minaccia
di sopraffare il vento del rinnovamento, quel Ponentino
suadente e rinfrescante al quale sarebbe bene che i romani
L
La figlia di Pino Rauti, sposata
Alemanno, si confida ai cronisti
che l’accolgono a un convegno e
fa capire di essere molto triste.
Non perché si è sciolto il consiglio regionale grazie a Franco
Fiorito, ma perché era proprio
abbattuta, (“disgustata”, ha riferito il sindaco consorte alla
Zanzara) per quello che le è capitato di vivere alla Pisana. Lo
stipendio e l’incarico in ufficio
di presidenza del consiglio regionale non sono stati sufficienti a placarne il turbamento.
È omonima, chiediamo, di
quella consigliera che ha assunto alle sue dipendenze un
assessore cacciato dal marito
in Campidoglio?
Suggeriamo di tacere. Si fanno
altri danni, abbiamo già dato.
Il Condor
si affidassero, in una riscoperta
di se stessi e della loro parte
migliore. Ma è presto, ancora
troppo presto per sapere che
tempo farà.
Anzitutto: election day “totale”,
con europee e politiche in
contemporanea alle regionali
e alle comunali, o queste ultime servite come antipasto un
paio di mesi prima della grande tenzone di marzo o aprile?
Questo, già di per sé, conta
parecchio, anche perché bisognerà vedere chi balla con
chi al gran valzer nazionale,
e poi evitare anomalie regionali che finirebbero inevitabilmente per confondere
l’elettorato.
Già questa riflessione getta
una nuova luce, pone un’altra
chiave di lettura del dirottamento di Zingaretti dal Campidoglio alla Pisana. Tutte le
strade portano a Roma: se ne
troverà una comoda, magari,
per il Ministro Riccardi? Certo,
l’uomo di Sant’Egidio potrebbe meglio piacere a tutto un
elettorato “moderato”, a patto
però che nessuno gli spieghi
quante roulotte di nomadi si
celano dietro le sue truppe
cammellate.
E il Centrodestra? Certezze
poche, quasi nessuna. Parte
dal Comune Alemanno, ma
chi è pronto a mettere la
mano sul fuoco su una sua
ricandidatura, la alzi. Il Pdl
sta intanto lavorando ad ipotesi credibili per la Regione,
tra cui spiccano il nome, giovane e spendibile, dell’ex Mi-
Tre anni fa la prematura scomparsa del consigliere municipale
HERPES
ono passati tre
anni dalla scomparsa di Matteo
Bonetti. Giovane consigliere del Popolo
della Libertà in II° Municipio. Morto a Zara (Croazia), il 25 settembre
del 2009, mentre era in vacanza, a soli 24 anni.
Rampante giornalista – pubblicista, scomparso
misteriosamente ancor prima di ritirare il tesserino tanto sudato. Presidente della Commissione politiche sociali del II° Municipio, nonché
dirigente provinciale di “Azione Giovani” e responsabile del Circolo di “Alleanza nazionale”
del “Trieste Salario”. A Matteo, il 25 settembre del
2010, è stata dedicata
un’aula del II° Municipio.
Alla cerimonia di posa della
targa, presente anche
Giampaolo Celani, consigliere (rivale) del centro
sinistra, Presidente del
gruppo Consiliare “Alleanza per l’Italia”, che ha
voluto spiegare il perché
dell’intitolazione con semplici ma significative parole:
“Non è un atto di celebrazione o memoria. E’ una
targa che guarda al futuro.
di Luca Casciani
S
Per fare dell’impegno
di Matteo un esempio
per altri ragazzi”. Parole forti e giuste, che
premiano il valore di
Bonetti e che vanno in
contrapposizione a quelle pronunciate con un
comunicato stampa emesso dal Partito di “Rifondazione comunista”, che ha definito, mascalzonalmente, l’intestazione dell’aula, come
un atto “fascista e di povertà ideale”. Matteo ci
ha lasciato da oltre tre anni, ma il suo ricordo e
il suo impegno rimangono indelebili nel cuore
degli amici e degli avversari. Il Giornale di
Italia, a tre anni dalla sua
prematura scomparsa, impossibilitata dal farlo prima
(per via della recente apertura), vuole ricordare, con
orgoglio, un ragazzo giovane e di qualità. Con il
sorriso. Perché come diceva Bonetti: “un giorno
senza sorriso è un giorno
perso”. Un ingiusto destino,
ha privato Matteo di quello
per cui ha sempre lottato,
la libertà di vivere!
Ciao Matteo!
L’eredità ideale
di Matteo Bonetti
Federico Colosimo
nistro Giorgia Meloni, e quello
di Andrea Augello; ma il cantiere è appena abbozzato,
anche perché ragioni di equità morale prima ancora che
di opportunità politica suggeriscono di chiarire il ruolo
che Renata Polverini intende
scegliere per sé.
E i centristi e terzopolisti,
della prima come dell’ultima
ora? Siedono disinvolti a quello che considerano un tavolo
verde, dove coltivare l’antica
pratica del bluff al rilancio,
ma nella realtà campano invece di attese, vedendo imbiancarsi i capelli davanti ai
sondaggi.
La sensazione è però che indagini demoscopiche proposte
agli intervistati senza neanche
avere il quadro delle alleanze
definito, sia una fatica di Sisifo.
E che quindi il vero “sondaggio” capace di sbloccare l’impasse generale sarà quello
del voto del 28 ottobre in Sicilia.
Dove d’altronde, come si sa,
la primavera arriva prima.
Il grande inganno
all’era veltroniana in poi, Roma ha visto crescere
in maniera esponenziale il numero dei cosiddetti
nomadi che sono andati ad occupare spazi verdi
con strutture sempre più fatiscenti e stanziali. E’ fin
troppo evidente che continuare a definirli nomadi
sia uno sbaglio enorme perché nomade è colui che
viaggia da un posto all’altro senza mai fermarsi
nello stesso posto se non per poco tempo. Questo
era valido nel passato, oggi è più corretto definirli
per quello che sono: zingari. Purtroppo questo termine, e non per colpa nostra, ha assunto una connotazione decisamente negativa legata al mancato
rispetto di queste popolazioni per le più elementari
norme che regolano la civile convivenza. In qualunque
zona di Roma, la presenza invasiva di questa
variegata etnia ha portato a proteste, paura, insicurezza, il tutto legato ad un aumento di quei fenomeni
che troppo sbrigativamente vengono identificati
come microcriminalità ma che, al contrario di
quanto fatto credere, incidono in maniera macroscopica sulla qualità della vita di chi ha la sfortuna
di risiedere nei pressi di un campo, tollerato o
meno, abitato da questa gente. Roma non è, fortunatamente, una città razzista, ma può diventare intollerante nei confronti di chi, pur avendo avuto decenni e finanziamenti a disposizione, non ha mai
voluto integrarsi preferendo rimanere ai margini di
D
una società che da una parte li foraggia e dall’altra
viene regolarmente depredata. I romani hanno occhi
per vedere e cervello per giudicare. Vedono bambini
sfruttati da genitori che li obbligano a chiedere
l’elemosina, scalzi anche in pieno inverno… E si
accorgono di malandati furgoni che scaricano merce
umana agli angoli delle strade, nei pressi dei
semafori quando, invece, dovrebbero portare questi
cuccioli a scuola per farli diventare cittadini e non
randagi. I romani vedono donne giovani, con bimbi
appena nati in braccio che utilizzano mezzi pubblici
senza titolo di viaggio, vestite con lunghe gonne e
che girando in gruppi numerosi adocchiano qualcuno
da borseggiare. Sempre i romani si chiedono come
sia possibile che uomini senza lavoro e casa possano
permettersi autovetture che loro possono solo sognare sfogliando riviste patinate.Affronteremo nei
prossimi giorni questi temi con la consapevolezza
che spiegare certi meccanismi contribuisca ad
aprire gli occhi di chi preferisce tenerli chiusi
piuttosto che intervenire seriamente.
Luca Casciani, ogni mattina, dal Lunedì al Venerdì,
dalle 10.00 alle 13.30 su RTR 99 Radio Ti Ricordi
www.rtr99.it
7
Mercoledì 10 ottobre 2012
Lazio
Il Governo dei professori “taglia” anche la cartina geografica
La metropoli, due province:
viaggio nel Lazio che verrà
Matrimoni forzati a nord tra Rieti e Viterbo e a sud
tra Latina e Frosinone. I Comuni in fuga da Roma
ue province, una Città Metropolitana. Il
Lazio questo sarà, al
1 gennaio 2014. Una
Regione le cui sfaccettature
“extra moenia” tra Ciociaria,
Sabina, Tuscia, Pontino dovranno essere cancellate,
quanto meno istituzionalmente. Identità buone per un’etichetta da mettere su una bottiglia d’olio, una forma di pecorino, una damigiana di
vino. Al limite, su un cartello
stradale di quelli a sfondo
marrone, che invecchiano
sulle strade provinciali fuori
dai grandi circuiti turistici.
Signori, è l’effetto della spending review. Perché le identità saranno pure belle, ma
care costano, se per tenerle
in vita occorre foraggiare
consigli e giunte provinciali.
E allora? Abolire le Province?
Un po’ troppo. La soluzione
è stata invece individuata
con la legge135/2012. All’articolo 17 il decreto prevede
una ricollocazione delle Province italiane secondo alcuni
requisiti minimi: la dimensione territoriale non inferiore a 2500 chilometri quadrati o la popolazione residente non inferiore a 350.000
abitanti. In tempi di bisturi
D
e forbici in mano al Governo
dei professori, allora, nel Lazio si mette mano ai punti di
sutura: Rieti (cui manca la
popolazione) diventerà un
tutt’uno con Viterbo (cui manca l’estensione), Latina (che
non rientra nei requisiti a
causa di qualche chilometro
quadrato) con Frosinone.
Ovviamente i territori hanno
accolto il decreto con le barricate. Nel Lazio il Consiglio
delle Autonomie Locali (Cal),
che doveva formulare una
sua proposta di riordino entro
i primi giorni di ottobre, ci
ha rinunciato. “Sarà il governo ad assumersi la responsabilità di dividere il Lazio
in due Province, una del Nord
con Viterbo e Rieti, e una
del Sud con Latina e Frosinone”, ha tuonato il presidente del Cal Fabio Melilli.
Anche perché se Latina e
Frosinone sono divise da un
campanilismo ben noto, che
affonda le sue radici in aspetti
culturali, economici e storici
oltre che geografici, Rieti e
Viterbo si sono da sempre
bellamente ignorate, avendo
in comune una manciata di
chilometri di confine, segnato
dal Tevere (attraversato in
quel tratto dalla miseria di
soli due ponti) e nient’altro.
Non solo: non sfuggirà che
tra le Province del Lazio Nord
e del Lazio Sud del futuro
prossimo si estende la Provincia di Roma. E qualcuno
si è chiesto se i cittadini amministrati attualmente da Zingaretti siano o meno entusiasti di entrare nell’area metropolitana? A ben vedere,
la situazione è complicata.
Perché la Città Metropolitana
al momento non ha uno statuto e comunque il suo Presidente, quanto meno in una
fase iniziale, non sarà eletto
direttamente dalla cittadinanza. Così, inquietati dalla scarsa chiarezza in merito alle
competenze del nuovo soggetto e alla effettiva rappresentanza affidata ai cittadini,
sono parecchi i Comuni
dell’hinterland romano che
cominciano a guardarsi intorno. Ad esempio, la Provincia di Viterbo corteggia
apertamente Civitavecchia,
che le darebbe gli abitanti
necessari per sopravvivere,
mentre Rieti fa lo stesso con
Guidonia e Latina manda inviti amorosi ad Anzio e Nettuno. Ma pure ai Castelli Romani s’interrogano se trasferirsi, o fare altro. Un inguac-
chio bello e buono, che riguarda peraltro altre situazioni in Italia.
Tant’è vero che, al momento,
sostanzialmente è tutto fermo, nonostante i tempi serrati
dettati dal decreto. Perché
Istituzioni
Al tempo della crisi
La spending review minaccia
le identità territoriali della
Regione, ma sul decreto pende
una pioggia di ricorsi per
incostituzionalità: il 6 novembre
il verdetto della Consulta
sul 135, convertito in legge,
è piovuta una serie di ricorsi
(tra cui quello della Regione
Lazio) per incostituzionalità:
la Consulta si pronuncerà in
merito il 6 novembre. Data
in cui si potrebbe ripartire
Export
I poli tecnologici
“reggono” ma cresce
la cassa integrazione
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Pomezia
Nuova sede
anti-pedofilia
’ fissata per venerdì prossimo, 12 ottobre, l’inaugurazione a Pomezia di un nuovo
centro dell’associazione “la Caramella buona”, impegnata in
prima linea dal 2003 nella lotta
alla pedofilia.
L’evento si terrà presso il Campus
Universitario Selva dei Pini con il
patrocinio del Comune di Pomezia
e la partecipazione del Sindaco
Enrico De Fusco, il Presidente de
La Caramella Buona e Membro
dell’Osservatorio antipedofilia della
Presidenza del Consiglio dei Ministri Roberto Mirabile, il Procuratore (e già membro della Direzione Nazionale Antimafia) Luigi
De Ficchy, il Presidente del Tribunale di Velletri Francesco Monastero, il Presidente della Camera
E
Penale di Roma Fabrizio Merluzzi.
Grandi sono gli obiettivi raggiunti
nel corso degli anni dall’equipe
del presidente Roberto Mirabile,
giornalista e membro dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile
presso la Presidenza del Consiglio
dei Ministri.
Storico argine a salvaguardia dell’infanzia, dal 2003 la Caramella
Buona è la prima associazione in
Italia contro gli abusi e le violenze
sessuali a essere riconosciuta
parte civile e difensiva in processi
penali nei tribunali: fortemente
presente su tutto il territorio nazionale, la “Caramella buona” ha
più di 20.000 sostenitori in Italia
e numerosi centri presenti laddove
è richiesto l’intervento degli operatori dell’associazione.
L’appuntamento è quindi per le
ore 10 di venerdì al Campus Selva
dei Pini, sulla via Pontina.
Francesca Ceccarelli
I
l Lazio tiene, nonostante la crisi: e riesce
tuttora, soprattutto laddove è richiesta una
maggiore specializzazione della produzione, a difendere economia e posti di lavoro,
pesantemente minati però dalla cassa integrazione.
I dati sull’export della regione nel secondo trimestre del 2012, diffusi dal Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo dopo l’ultimo Monitor
dei poli tecnologici, disegnano una Regione
trainata in primis dai poli tecnologici laziali: la
crescita qui è del 25,4%, risultato che si conferma migliore rispetto al dato nazionale dei
poli hi-tech (+6,1%).
Molto bene anche il polo farmaceutico (+31,3%)
e quello dell'aeronautica, che inverte la tendenza
del primo trimestre e si attesta su un incoraggiante +7,9% dopo la performance negativa
del primo trimestre. In territorio positivo anche
l'Ict (information and communication technology)
romano (2,1%), in controtendenza rispetto alla
media nazionale (-8,7%).
Ma dove vanno i prodotti tecnologici del Lazio?
L'analisi per sbocco commerciale mostra il
buon andamento delle esportazioni verso i
principali e tradizionali mercati di riferimento
(Francia, Germania e Giappone).
Rimane invece contenuto il peso dei nuovi
mercati (Polonia, Romania), anche se spicca,
nel secondo trimestre, la incoraggiante e sen-
da zero, o prepararsi definitivamente a dire addio alle
vecchie “care” province, così
come le abbiamo conosciute
finora.
Robert Vignola
sibile accelerazione delle vendite sul mercato
della confederazione russa.
Settore per settore, scopriamo che il polo farmaceutico laziale, dopo il buon risultato del
primo trimestre 2012 (+36,6%) ha continuato
a crescere (+31,3%) evidenziando la dinamica
migliore tra i poli monitorati del settore. A
trainare l'export sono stati principalmente Francia, Giappone e Germania (con tassi superiori
al 45%), bene anche Paesi Bassi e Regno Unito
e in ripresa le esportazioni verso il mercato
statunitense dopo un 2011 in calo; mentre le
esportazioni verso i nuovi mercati hanno registrato un incremento del 2,5%.
I guai arrivano da settori che purtroppo già
negli anni passati hanno segnato il passo. Meno
confortanti sono così i dati che emergono dal
distretto della ceramica di Civita Castellana
che, specializzato nella ceramica sanitaria, sta
scontando le difficoltà di ripresa del settore
immobiliare dei principali partner commerciali
Spagna e Regno Unito.
Nel secondo trimestre l'export registra una
contrazione del 14%. Hanno contribuito a
questo risultato le performance negative osservate in Spagna (-50,3%), Regno Unito (14,6%), Germania (- 7,5%) e Russia (-48%). In
ripresa solo il mercato francese, terzo sbocco
commerciale dell'area.
Nonostante il buon andamento dell'export regionale la situazione occupazionale resta critica:
nei poli tecnologici laziali le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nei primi otto
mesi del 2012 sono aumentate del 48,6% in
controtendenza rispetto al trend nazionale (in
calo del 7,2%).
R. V.
8
Mercoledì 10 ottobre 2012
Italia DAL SUD E DALLA SICILIA
Il candidato de La Destra primo nell’indagine Datamonitor
A tre settimane dal voto
Musumeci vola nei sondaggi
Due punti percentuali rafforzano il distacco da Crocetta
A poco più di venti giorni
dal voto è il candidato de
La Destra a guadagnare
più di due punti percentuali
e allungare la distanza dal suo
principale avversario,
Rosario Crocetta
usumeci in vetta allunga la distanza dal suo principale avversario Crocetta. A rivelarlo è
l’ultimo sondaggio della Datamonitor, pubblicato su BlogSicilia.it, relativo alle intenzioni di voto degli
elettori siciliani consultati fra 2 e 3 ottobre in
merito alle regionali del 28 ottobre. Nella
corsa per aggiudicarsi la poltrona di Palazzo
d’Orleans Nello Musumeci, candidato sostenuto da Pdl, Pid e Alleanza di Centro, guadagna due punti e mezzo rispetto a due
settimane fa passando dal 29,5% dei consensi al 32%. Musumeci stacca così il suo
primo competitor, Rosario Crocetta supportato da Pd, Udc, Api e Psi, che aumenta comunque di un punto passando dal 29 al 30%.
In discesa invece gli altri candidati: in primis
il terzo volto di queste regionali Gianfranco
Miccichè schierato da Grande Sud, Partito
dei Siciliani-Mpa e Fli che passa dal 18 al
17% . Giovanna Marano riesce a mantenere
il 7,5% , invariato anche il gradimento raggiunto dal candidato del Movimento 5 Stelle,
Giancarlo Cancelleri “fermo” al 7%. Cateno
De Luca sostenuto dal movimento Rivoluzione siciliana passa dal 2 al 2,5% mentre
Mariano Ferro dei Forconi scendendo dal 2,2
all’1,8%. Per quanto riguarda gli altri candidati (Lucia Pinsone, Gaspare Sturzo, Giacomo De Leo) sono tutti raggruppati in un
2,2% di consensi attribuito ad un generico
“altri” nel sondaggio. Scende, anche se rimane comunque alto, il dato degli “indecisi,
del non voto o della scheda nulla o bianca”
che passa da 45,9% a 44,5%. E probabilmente Nello oltre a cercare di cannibalizzare
i voti dei suoi avversari dovrà intaccare
anche la soglia degli incerti.
M
Barbara Fruch
CRISI: LA COLLETTIVA LUCANA ALLARGA I SUOI ORIZZONTI
Sicilia
Regionali: arrivano gli sconti di Alitalia
A
ndare a votare è un diritto e un dovere di
tutti i cittadini. Proprio in quest’ottica arrivano
gli sconti di Alitalia in occasione delle elezioni
regionali in Sicilia previste per il prossimo 28
ottobre. Gli elettori che voleranno con la compagnia aerea per recarsi al voto avranno infatti
una riduzione del 40%, fino ad un massimo di
40 euro, sul biglietto di andata e ritorno (escluse
le tasse aeroportuali). A renderlo noto, spiegando modalità e condizioni, è stata la stessa
Alitalia applicando il decreto legge 11 aprile
2011, numero 37 il quale ha esteso anche ai
cittadini che si spostano in aereo la possibilità
di usufruire di agevolazioni tariffarie in occasione del voto. Per avere diritto a questo sconto
è necessario viaggiare fra il 21 ottobre ed il 4
novembre, inoltre esso non è applicabile ai
biglietti di sola andata, così come alle tariffe
promozionali. Coloro che vorranno rientrare
nella calda terra siciliana potranno scegliere
tutti i voli nazionali di Alitalia ad eccezione di
quelli in regime di continuità territoriale, dei
voli in code share e dei voli operati da Air
One, lo Smart Carrier del Gruppo. Al momento
del check-in e dell'imbarco sarà necessario
esibire la propria tessera elettorale. Ma chi
non ce l’ha a portata di mano non si preoccupi:
il biglietto potrà essere utilizzato dietro sottoscrizione da parte dell'elettore di una dichiarazione sostitutiva (art. 48 del T.U. n.445/00 e
art.10 della legge n. 675/1996) da presentare
al personale di scalo. Condizione che però
prevede che al ritorno l'elettore esibisca la
tessera elettorale regolarmente vidimata e datata dalla sezione elettorale. Tutti gli interessati
potranno acquistare il biglietto a prezzo agevolato chiamando il Customer Center Alitalia
al numero unico 89.20.10 o recandosi presso
le agenzie di viaggio.
B. F.
Limido (La Destra) “Chiusura del Luigi Daga, atto fuori luogo”
i innalza il fermento politico sulla chiusura
dell'istituto penitenziario sperimentale Luigi
Daga di Laureana di Borrello (Reggio Calabria),
tra le tante voci spunta anche quella del segretario regionale de La Destra, Gabriele Limido. “Non si capisce perché una casa di recupero che è stata la prima in Italia a sperimentare la custodia attenuata per i giovani
detenuti, con lo scopo di una carcerazione al-
S
ternativa, tendente al reinserimento sociale
debba chiudere. Il ministro della Giustizia individuasse gli sprechi e i tanti privilegi del sistema giudiziario italiano e lasciasse da parte
l'intenzione di chiudere le strutture efficienti.
La casa di reclusione Luigi Daga ha una grande
importanza: l'istituto va tutelato''.
B. F.
Basilicata Food
approda a Parigi
ollettiva lucana
di un'altra durante la cotalla fiera Sial, il satura nei forni comuni.
lone internazio“Essere presenti al Sial
nale agroalimentare a
significa dare alle nostre
Parigi dal 21 al 25 ottoaziende l’opportunità di
bre. A sposare l’iniziativa
sentirsi nel mercato gloAziende al salone agroalimentare
che rappresenta un’ocbale dell’agroalimentare
casione unica per gli operatori del settore d’in– spiega il presidente di Forim, Pasquale Lacontrare nuovi fornitori e far conoscere i promorte – I nostri imprenditori potranno incondotti lucani è stata l’Unioncamere Basilicata con
trare esponenti di tutti i segmenti dell’offerta,
il supporto di Forim (azienda speciale della
mentre i visitatori potranno essere attirati allo
Camera di Commercio di Potenza). Le dieci
stand Basilicata e dagli effetti sensoriali delle
aziende si presenteranno con il logo “Basilicata
pietanze cucinate dagli chef”. Occasione preFood”, che graficamente unisce due elementi
ziosa dato il forte richiamo del salone che nel
della tradizione gastronomica della regione: un
2010, ha registrato 5.700 espositori provenienti
piatto in ceramica di Calvello e un timbro del
da 106 nazioni e 136.500 visitatori provenienti
pane di Matera, quelli che un tempo servivano
da 200 Paesi.
a distinguere il pane di una famiglia da quello
B. F.
C
9
Mercoledì 10 ottobre 2012
Grosseto
La tragedia del Giglio
Udienza in teatro per i troppi legali
Costa Concordia: il 15 ottobre
l’incidente probatorio
La seduta su perizia potrà durare anche una settimana.
Annunciata la presenza di Schettino
fissata per il 15 ottobre e
potrà durare anche una
settimana la nuova udienza
del maxi-incidente probatorio apertosi il 3 marzo sul
naufragio della Costa Concordia (13 gennaio all’Isola
del Giglio). Anche in questa
È
occasione, la seduta si terrà
in un teatro di Grosseto per
poter contenere i 200 partecipanti, tra cui i legali di coloro che fra le 4.229 persone
a bordo della nave naufragata hanno deciso di costituirsi a giudizio. Il calendario,
Termoli Zuccherificio del Molise
Clientelismo
con un retrogusto amaro
I lavoratori pagano decenni di clientelismo.
Sulla questione dei 27 posti a rischio allo
zuccherificio di Termoli non trasferiti alla
Newco (società chiamata a gestire la fabbrica)
interviene il consigliere provinciale e segretario
regionale de La Destra Govancarmine Mancini.
Secondo il quale la produzione paga la logica di
favoritismi che ha comportato i dolorosi tagli del
nuovo manager della fabbrica Alberto Alfieri:
per salvare l’unico stabilimento che produce
zucchero nel Meridione, quest'ultimo ha ridotto
al minino il numero degli operai richiamati al lavoro e ha già comunicato il "fine distacco" ai dipendenti considerati in esubero. “Questo è
l’effetto del carrozzone regionale in Molise – afferma Mancini – Negli anni nell’azienda si sono
susseguiti imprenditori molto vicini al governatore del Molise Michele Iorio. Si sono continuati
a sperperare fonti pubblici impregnando i posti
O
Marche
Bagnini e balneari
sul piede di guerra
alla protesta sul Cupolone al
confronto col governo, passando
per la “spiaggia di velluto” di Senigallia. La mobilitazione degli operatori balneari, con gli ombrelloni
chiusi ormai da un mese, si è fatta
sentire d ha prodotto quanto meno
l’apertura di un “tavolo” di confronto
a Governo sulla direttiva Bolkestein,
la più odiata dai bagnini italiani.
Secondo la norma emanata in ambito comunitario, con numerosi effetti in molti ambiti della vita economica dell’Unione, le concessioni
demaniali sulle spiagge italiane vanno sostanzialmente mese a bando
pubblico periodicamente. Cosa che
rischia di affossare l’economia tu-
D
suscettibile di cambiamenti,
prevede comunque tre giorni
sicuri per ripercorrere il disastro navale. Lunedì 15 saranno
sentiti i periti della Procura.
Martedì 16 la parola passerà
ad altri esperti. Mercoledì 17
saranno invece i carabinieri
del Ris ad esaminare le registrazioni audio. A seguire, potranno prendere la parola i
126 avvocati di parte civile e i
50 loro consulenti. Annunciata
la presenza in aula anche
dell’ex comandante della
Concordia, indagato insieme
ad altre 9 persone. Potrà
quindi durare anche una settimana la discussione intorno
alle risposte date dai periti
sulle 50 domande affidate dal
gip Valeria Montesarchio.
Barbara Fruch
Italia
DAL CENTRO E DALLA SARDEGNA
Sardegna
Non solo Alcoa
Impressionanti i numeri della crisi occupazionale
Quattro mori ventimila
cassa integrati
Il segretario della Destra “L’effetto dell’economia
legata puramente all’industria, è ora di cambiare”
l dramma dell’Alcoa non è
un caso isolato nella Sardegna dei 20.000 lavoratori in
cassa integrazione. Il quadro
della situazione è tragicamente
variegato. In crisi è tutta la
filiera dell’alluminio: oltre all’Alcoa, c’è la ex-Ila, dove, dopo
l’acquisto di un nuovo imprenditore sardo, si attende l’elaborazione di un progetto per
la riattivazione della produzione: qui lavoravano 170 operai.
400 sono quelli che auspicano
la firma di un protocollo tra la
fabbrica Eurallumina e la Rusal,
multinazionale russa, che si
era detta disposta a investire
120 milioni di euro per la formazione di un impianto di cogenerazione, in grado di far
diminuire i costi dell’energia,
rendendo Eurallumina più
competitiva. 150 sono i lavoratori licenziati per la chiusura
definitiva della Rockwool di
Iglesias e ben 500 i minatori
che hanno protestato a 373m
di profondità con un esplosivo,
per la chiusura della Carbo-
sulcis, prevista per la fine del
2012. 250 lavoratori in mobilità
per la crisi della Pet, a seguito
della chiusura della centrale
elettrica Ottana Energia. Il territorio di Ottana aveva già perso oltre 2000 posti di lavoro
nel settore tessile. 1200 sono i
disoccupati nel petrolchimico
di Porto Torres, tanto che l’isola
dell’Asinara, famosa per le sue
bellezze naturali, è stata ribattezzata “isola dei cassintegrati”.
La Keller di Cagliari, tuttavia,
è sopravvissuta, grazie all’acquisizione da parte di una multinazionale austriaca. Per questa situazione di incertezza,
che attraversa tutto il settore
industriale, i sindacati Cgil, Cisl
e Uil hanno indetto uno sciopero generale su tutto il territorio del Nord Sardegna, il 26
ottobre. Oltre all’astensione dal
lavoro, verrà organizzata una
grande manifestazione. L’iniziativa nasce per una rivendicazione che interessa la Sardegna intera, ma si stanzia in
particolare nel nord dell’isola,
Umbria
cultura. Molti i nomi importanti in
programma nel cartellone proposto
dal direttore artistico Carlo Pagnotta: l' eccezionale voce di Dee
Alexander, apprezzata e conosciuto
dal pubblico umbro, Pedrito Martinez, scoperto nell’ultima edizione
estiva di Umbria Jazz, il supergruppo di Giovanni Tommaso con
Pietro Tonolo, Flavio Boltro, Danilo
Rea e Roberto Gatto, presente
nella prima edizione del 1993, la
musica gospel con il Nashville
Gospel Superchoir di Bobby Jones.
Per la serata conclusiva, in collaborazione con Musica Jazz e il
“Top Jazz 2012”, sul palco i migliori
musicisti vincitori del referendum
indetto annualmente dalla più prestigiosa rivista jazz italiana. Annunciata anche la presenza di Gino
Paoli che con Danilo Rea sarà ad
Orvieto il 1 gennaio. Ad esordire
I
perché territorio in grave sofferenza, dove è alta la percentuale di disoccupazione e sono
molte le situazioni problematiche. Si ha intenzione, così, di
lanciare un messaggio forte,
che induca a un impegno vero
e proprio a intavolare trattative.
Antonio Piu, segretario regionale della Destra Sardegna,
ha commentato questi dati allarmanti così: “La Sardegna
non si è saputa dare altra economia se non quella legata all'industria, perciò è chiaro che
lo smantellamento industriale
e la grave crisi del settore
coincida anche con un, altrettanto grave, impoverimento di
migliaia di famiglie che negli
anni hanno legato i loro destini
e la loro sussistenza solamente
a quella delle fabbriche. È
vero però che ci sono anche
realtà industriali con progetti
seri che meritano di essere
supportate; per le altre bisognerebbe fermare l'infernale
meccanismo delle continue
assunzioni, utilizzare gli ammortizzatori sociali per accompagnare al pensionamento
gli operai in organico e iniziare
a studiare forme di riconversione dell'industria, da settori
fuori mercato ad altri più capaci di attrarre investitori.
L'economia della Sardegna
perciò dovrà gradualmente
abbandonare il settore industriale per rispondere con più
convinzione alle naturali vocazione dell'isola: turismo, ambiente e agricoltura”.
Davide Di Poce
di amici e amici degli amici senza un piano industriale e continuando a batter cassa alla Regione”. Impossibile, comunque, non schierarsi
dalla parte degli avventizi, i dipendenti che negli
anni hanno sempre lavorato anche nei mesi precedenti e successivi al periodo di trasformazione
della barbabietola. Tutti operai specializzati, grazie ai quali per decenni gli impianti e i macchinari hanno funzionato. “È comprensibile la
protesta di padri e madri che si trovano a serio
rischio – continua il segretario regionale – i lavoratori che rischiano il posto hanno tutta la solidarietà de La Destra, ma la logica che si è innestata
negli anni non può continuare a causa del ricatto
dei dipendenti”. E pare che la condizione dello
zuccherificio del Molise, controllato proprio dalla
Regione, non sia l’unica che versa in situazione
di ambiguità nel territorio.
B. F.
Parla il segretario de La Destra Mancini
“A casa 27 lavoratori,
l’effetto del carrozzone regionale”
ristica e, evidentemente, vanificare
gli investimenti di lunga durata.
Perciò a Senigallia si è riunita nei
giorni scorsi “l’Onda Rossa” (dal
peculiare colore delle magliette degli
operatori balneari): manifestazioni
che hanno spinto i “tecnici” del
Governo Monti (he avevano già assistito come pesci in barile alla
“scalata” di un operatore indignato
sulla Cupola di San Pietro la scorsa
settimana) ad aprire un canale di
ascolto. Pertanto oggi il Sindaco di
Pineto Luciano Monticelli, nella sua
veste di Delegato Nazionale Anci al
Demanio Marittimo, sarà ricevuto
dal Ministro per il Turismo Piero
Gnudi e dal Ministro per gli Affari
Europei Enzo Moavero Milanesi.
"Sottoporrò all'autorevole valutazione
dei Ministri - ha dichiarato Luciano
Monticelli - le fortissime preoccupazioni mie personali, dell'Anci,
delle Associazioni del settore balneare e delle decine di migliaia di
famiglie interessate alla delicata
questione della Direttiva Bolkestein.
Le imprese balneari sono un'importante realtà socio-economica tipica del settore del turismo italiano
e dei Comuni, non solo costieri. Gli
stabilimenti balneari e le concessioni
demaniali marittime ad uso turistico
ricreativo sono stimabili in circa
trentamila unità ed occorre ricordare
che sulle aree demaniali marittime
insistono anche alberghi, campeggi,
discoteche, ristoranti, chioschi e
bar. Dobbiamo assolutamente trovare
una soluzione - ha concluso Monticelli - per i balneatori perdere la
concessione demaniale significherebbe perdere la propria azienda e
questo va assolutamente evitato".
Robert Vignola
Grandi nomi
per i vent’anni
dell’Umbria Jazz
Festival
urismo e spettacoli di qualità.
Arrivano le prime anticipazioni
sul calendario dell’Umbria Jazz
Winter, che sarà ufficializzato l’8
novembre. Grandi eventi dal 28
dicembre al 1 gennaio per la versione invernale del Festival organizzato ad Orvieto, nato nel 1993,
che raggiunge quest'anno le venti
edizioni. Confermata la formula
vincente incentrata nel connubio
tra turismo, ottimi spettacoli e
buona cucina con il valore aggiunto
dell’ospitalità di una delle più belle
città dell’Umbria, ricca di storia e
T
all’evento quest’anno ci sarà anche
quello che la critica americana ha
definito il più sensazionale cantante
emerso in questi ultimi anni: Gregory Porter.
B. F.
10
Mercoledì 10 ottobre 2012
Il crollo della Protezione Civile dopo L’Aquila
Emilia: rossa sì...
ma di vergogna
Varato un pacchetto di misure di emergenza:
ma le persone dormono ancora in strada
Italia
DAL NORD
Quarantacinquemila sfollati: a quattro
mesi di distanza è il triste bilancio del
terremoto in Emilia. Numeri allarmanti
soprattutto se messi a confronto con i
senzatetto dopo il sisma all’Aquila.
Cos’è successo al sistema di Protezione
Civile, organo tanto efficiente da esser
chiamato a fronteggiare anche
l’emergenza ad Haiti?
di Barbara Fruch
Q
uarantacinquemila sfollati:
a quattro mesi di distanza
è il triste bilancio del terremoto in Emilia. Numeri
allarmanti soprattutto se
messi a confronto con i senzatetto
dopo il sisma all’Aquila. Cos’è successo al sistema di Protezione Civile, organo tanto efficiente da esser
chiamato a fronteggiare anche
l’emergenza ad Haiti? L’Italia che va
alla deriva è anche qui, nella perdita
della capacità di risposta ai disastri.
Giudizi impietosi? Lasciamo allora
l’analisi ai numeri, quelli di due tragedie. Sono loro a dire che la gestione del terremoto in Emilia è stata
assai peggiore rispetto all’Aquila,
dove l’intensità degli eventi sismici
è stata maggiore, come il numero
delle vittime (27 in Emilia, 308 in
Abruzzo) e degli sfollati (65mila in
Abruzzo e 14mila in Emilia, dato aumentato dopo le perizie di inagibilità). In Emilia ad oggi 3.061 persone vivono ancora nelle tendopoli
della Protezione Civile, 88 vivono in
residence e 1.467 negli alberghi
grazie ad una convenzione stipulata
dal presidente della Regione Vasco
Errani con Federalberghi, condizione che potrà essere prorogata
fino al 31 dicembre. A loro si aggiungono 39mila conterranei che
aspettano il contributo per la sistemazione autonoma della Protezione
Civile. In Abruzzo nell’agosto 2009
(quattro mesi dopo) gli sfollati erano
48.818 (19.973 in tendopoli, 19.149
in alberghi, 9.696 in case private,
273 in campi spontanei) per scendere a 21.874 a sette mesi di distanza dal sisma, di cui 671 in tendopoli, 13.224
in
strutture
alberghiere e 7.979 in case private.
Inoltre 4.764 persone hanno avuto
una sistemazione nelle C.A.S.E.
(Complessi Antisismici Sostenibili
ed Ecocompatibili), gli alloggi prefabbricati realizzati a tempo di record e consegnati dall’allora premier Berlusconi davanti alle
telecamere, e 480 nei M.A.P. (Moduli Abitativi Provvisori).
Già nell’aprile 2009 il Consiglio dei
Ministri aveva approvato un pacchetto di misure di emergenza consistenti anche nella realizzazione di
moduli abitativi durevoli e rispondenti a caratteristiche di innova-
zione tecnologica e protezione
dalle azioni sismiche, nonché di
opere d’urbanizzazione e servizi
connessi. Un mese dopo il Consiglio dei Ministri aveva approvato il
progetto C.A.S.E e avviato il progetto M.A.P. (il villaggio di Onna fu
inaugurato a settembre).
Tutto ciò in Emilia non si è visto: ad
ospitare i terremotati sono solamente i campi provvisori e gli alberghi. Eppure la macchina della
Protezione Civile si è messa in moto
nel 2012, così come nel 2009: chissà
perché, i risultati non sono gli stessi.
Altro particolare preoccupante è il
gap abissale nelle misure messe in
campo: nel maggio 2012 il Consiglio del Ministri ha varato il rinvio a
settembre dei versamenti fiscali, un
aumento di 2 centesimi di euro
dell’accisa sulla benzina e la deroga
al patto di stabilità per i Comuni;
nulla a che vedere con il decreto
Abruzzo approvato dopo la Pasqua
del 2009 con sospensione del pagamento dei contributi previdenziali, contributo fino a 400 euro al
mese per le famiglie degli sfollati,
sospensione per alcuni mesi del pagamento delle utenze e dei mutui,
deroga all’obbligo dei 200 giorni
per salvare l’anno scolastico, immediati aiuti per 70 milioni di euro, fornitura di farmaci e invio di militari
anti-sciacallaggio. Il tutto ovviamente gira su un’unica, grande, differenza: i soldi.
E proprio mentre continua la corsa
per il ritorno alla normalità, tra
leggi e intralci burocratici i soldi
messi a disposizione per l’Emilia
sono bloccati: sembrano sfumati
nel nulla 9 miliardi di euro stanziati
da governo e Unione europea per
la ricostruzione. Nei giorni dopo
la prima scossa, sono stati messi
in campo aiuti per 50 milioni, cifra
che avrebbe dovuto coprire i
primi due mesi. Conti errati o mala
gestione? Fatto sta che quelle risorse, gestite dalla Protezione Civile, sono finite in quaranta giorni,
ben venti prima della scadenza
prefissata. Quando la gestione è
passata alle Regioni, le cose non
sono cambiate. Le tende nei giardini della rossa e ricca Emilia non
sono state tolte. Non solo: i sindaci
dei comuni colpiti dal sisma non
hanno visto nemmeno un centesimo neanche dei 15 milioni raccolti attraverso gli sms, il cui tempo
tecnico per l’arrivo era stimato in
trenta giorni. Non resta allora che
sperare in mamma Europa e nei
670 milioni promessi dall’Unione,
oltre ai 4 milioni raccolti da Italia
Loves Emilia. Il governo dei tecnici, d’altronde, della polvere dei
capannoni e dei casali lesionati si
è già lavato le mani.
11
Mercoledì 10 ottobre 2012
Dal Mondo
Romney affianca Obama.
Si accende la campagna elettorale
Dopo il primo dibattito sostenuto contro Mitt Romney, a Obama non ne va bene una.
Secondo tutti i sondaggi, i due candidati sono al testa a testa ritrovandosi entrambi al 47%.
di Federico Campoli
on sono serviti i dati sul tasso di
disoccupazione, il più basso dal
2009, a rincarare la dose di voti
per il presidente. Ora il confronto
si accende in vista dei prossimi
due confronti televisivi, decisivi per le elezioni.
Politica economica, Medicare e politica estera
sono i punti che più stanno a cuore agli
americani. Il sistema che il presidente USA
vuole portare avanti nel prossimo mandato
si basa su un aumento delle tasse e proseguimento dell’ “Obamacare”. Si tratta della
riforma sanitaria promossa dal presidente
che copre l’80% delle spese mediche per
gli over 65 che abbiano versato 10 anni di
contributi al Social Security. Una riorganizzazione del sistema sanitario che sembrava
piacere agli anziani d’America, tanto da mettere in crisi i repubblicani in Florida, dove
risiede la più alta percentuale di anziani.
Ora anche lì i candidati sono alla pari. E il
frutto di questa rimonta non è solo dato dall’esito del dibattito, perchè anche i medici
americani si sono espressi sul Medicare.
Secondo un sondaggio della Società Jackson
and Cockney “ più della metà dei medici ha
detto che voterà per Mitt Romney il 6 novembre”. Proprio nel momento in cui lo
spettro della recessione si aggira per gli
States, Obama parla di aumento di tasse e
pesanti gravami fiscali a carico dello Stato.
Non è difficile intuire come sia proprio l’eco-
N
nomia il nervo scoperto del presidente e
Romney non esita ad infilare il dito nella
piaga. Duro l’attacco lanciato dal mormone”
Signor Presidente le ho detto che non taglio
le tasse per 5 trilioni di dollari se non otterrò
riduzioni simili sul fronte delle spese”. In
una nazione i cui il PIL è cresciuto solo dell’
1,3% nell’ultimo anno, Obama non riesce a
staccarsi dall’idea del welfare state, che tra
gli americani non ha mai avuto molto successo. Punto programmatico di Mitt Romney
è, infatti, ridurre notevolmente la spesa pubblica così da eliminare il deficit nel 2040.
Un’idea che agli americani non dispiace.
Mentre il candidato mormone conduce i
suoi attacchi sulla politica economica nazionale, il suo candidato vice presidente Paul
Ryan propone i ticket sanitari, picconando
violentemente il Medicare. In pratica la proposta si basa su “buoni-sanità” per gli anziani,
che permetterebbe allo Stato di alleggerirsi
di una spesa troppo gravosa. Come se non
bastasse, le posizioni sulla politica estera
accrescono guai per il presidente USA. Sì,
perché oltre ad aver perso il primato dell’immagine e della riforma sanitaria, Obama
viene adesso aggredito sulle scelte riguardo
alle relazioni internazionali, altro punto in
cui è particolarmente vulnerabile. Romney
accusa il premier di lassismo e passività
con i propri alleati. “ Se l’America non farà
da guida, lo faranno altri che non condividono
i nostri interessi né i nostri valori” così tuona
su twitter il candidato repubblicano. I rapporti
personali e politici del presidente con alcuni
capi di Stato esteri, non sono certo un punto
a favore. I rapporti con i principali alleati
USA si sono molto deteriorati in questi anni,
a partire dal rapporto con Israele. I rapporti
tra Obama e Netanyahu sono pessimi e questo non gli garantisce il consenso degli ebrei
americani. Il presidente isrealiano ha molto
apprezzato, invece, la telefonata del candidato
repubblicano all’indomani del discorso alle
Nazioni Unite. Chavez rivela, intanto, una
certa affinità con il presidente americano.
Le sferzate del mormone cadono anche
sulla gestione della situazione Medio Orientale. Sotto accusa la precipitosa ritirata
dall’Iraq e l’eccessivo buonismo delle dichiarazioni rilasciate sull’omicidio dell’ambasciatore americano a Bengasi. Il repubblicano tira in ballo anche la questione
siriana, ribadendo la necessità di sostenere
i ribelli in modo più energico e deciso. Romney dichiara “ dovremmo armare gli oppositori aiutandoli a sconfiggere i tank e i jet di
Assad, invece lasciamo che vengano massacrati”. Gli elettori americani terranno in
debita considerazione che l’America non
giochi più un ruolo egemone nel mondo. Il
presidente sta dunque pagando una campagna elettorale portata avanti grazie alle
gaffes del candidato e basata su proposte
da Stato sociale, tralasciando la scarsa memoria dell’elettorato medio e la naturale
propensione tutta americana alla rincorsa
dell’”American dream”.
COME SI VINCONO
LE ELEZIONI
NEGLI STATES
’esito delle elezioni americane è sempre
più incerto. Romney e Obama si attestano
entrambi attorno al 47% delle preferenze
in un infuocato testa a testa. Ma la vera battaglia
non si disputa solo sul fronte del voto popolare.
I candidati non sono eletti direttamente dagli
elettori, ma questi scelgono un numero di deputati in proporzione ai residenti dello Stato
votante, oltre a due senatori. Il totale delle persone elette tra senatori e deputati in quel determinato seggio rappresentano i cosiddetti
“grandi elettori”. Il loro voto se lo aggiudica il
candidato che ha ottenuto il maggior numero
di preferenze popolari. Il loro numero differisce
Stato per Stato per un totale di 538. Chi riesce
a conquistarne almeno 270 chiude la partita.
Gli Stati più popolosi sono Texas, California,
Florida, New York. Obama sembrava aver raggiunto i 251 grandi elettori, mentre Romney se
ne ritrovava 181. La grande incognita sono gli
Stati in bilico. Al centro della contesa troviamo
Virginia, Ohio, Iowa, Colorado, Florida e North
Carolina. Il totale di grandi elettori per questi
sei Stati è di 90. Quindi basterebbero solo
questi a Romney per arrivare a 271 e mandare
a casa il presidente. Chissà che ulteriori capovolgimenti non portino proprio a questo esito.
L
Mercoledì 10 ottobre 2012
12
Dicono di noi
I
n questi giorni che hanno preceduto
l’inizio della nostra avventura editoriale,
abbiamo pensato di raccogliere cosa è
stato detto e scritto su di noi. Ecco una carrellata di articoli, notizie, lanci di agenzia, sul
web e sul cartaceo. Si sono interessati a noi
dalla carta stampata ai blog d’informazione
così da far sapere a tutti del nostro ritorno. Da
Il Giornale , fino al TG5, passando per il Nuovo Pesesera. Si può dire che questo
ambizioso progetto non sia passato sotto silenzio nel panorama dell’informazione italiana, perché non è una testata qualsiasi a riaprire i battenti, ma è lo
storico Giornale d’Italia, sotto la direzione di Francesco Storace. Sarà un quo-
tidiano “spumeggiante” ed il fatto era assolutamente degno di nota, perché
saremo al passo con i tempi: on-line, sul portale in continuo aggiornamento e
in PDF in versione anche scaricabile dall’App Store. Vi presentiamo di seguito
ciò che abbiamo trovato e che abbiamo ritenuto più rilevante.