Maggio 2013
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Maggio 2013
periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e dalmazia Centro Studi Padre Flaminio Rocchi Giorno del Ricordo 2013 5 ANNO XIX | N. MAGGIO 2013 | POSTE ITALIANE SpA | SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE | D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) ART. 1 COMMA 2 DCB - ROMA Un’identità riaffermata, oltre il Giorno del Ricordo Riflessioni sul percorso della memoria, tra obiettivi conseguiti e sfide ineludibili A nove anni di distanza dall’istituzione della Legge 92 del 2004, istitutrice del Giorno del Ricordo, siamo indotti a riflettere sulla nostra storia, su ciò che è stato, sulle attività da noi condotte con così grande passione e sulla prospettiva futura del nostro popolo, alla luce di scenari che mutano e che trovano via via maggior accoglienza delle istanze da noi sollecitate con la semplice esiQ Istria, Grisignana, i segni del lungo abbandono (foto www. tripadvisor.com) stenza, o se si vuole, dalla nostra stessa peculiare identità. Quando finalmente fu varata quella legge, ci sentimmo, in un certo senso, sdoganati da un silenzio atroce, da un isolamento ancor più terribile del dramma patito all’inizio della nostra vicenda umana; quel silenzio aveva spaventosamente prolungato negli anni la tragedia, estendendo nel tempo un’interminabile agonia verso cui le circostanze storiche condannavano la nostra identità. Negli anni del dramma umano vissuto da migliaia di nostri fratelli e sorelle, il disperato attaccamento alla vita ed al senso di giustizia, di verità e di bellezza gelosamente custodito nei nostri animi grazie alla millenaria civiltà da noi rappresentata, ha saputo generare un fronte di resistenza, mai violento, ma fermamente determinato, caparbio e ragionevolmente teso alla promulgazione fiera del nostro diritto all’esistenza. Guardiamoci attorno, fino al 2004 chi mai ci ha aiutato a rivendicare i nostri diritti se non noi stessi con la nostra paziente opera? Non poniamo in discussione che negli anni bui qualche rara anima buona della società civile abbia teso una mano o abbia avuto compassione, ma è fuori di ogni dubbio che simili dimostrazioni di affetto ed attenzione siano emerse come casi isolati, non organicamente tese alla ricostituzione della nostra vitalità, da noi mai sopita né negata. ENtRARE NEL GRANdE GIoCo dELLA CoMUNICAZIoNE NAZIoNALE D a una decina di anni la nostra storia è uscita dall’autoreferenzialità, eppure sembra che non sia successo nulla. Ma non è così! da un lato, osserviamo come sui media nazionali, sulla grande stampa, nei canali televisivi principali, anche quest’anno, a ridosso del 10 febbraio, si sia parlato pochissimo di noi. dall’altro lato constatiamo, per contro, un’esplosione esponenziale di iniziative, di convegni, di commemorazioni, di inaugurazioni di lapidi e monumenti, di lezioni e presentazioni presso scuole, associazioni, istituzioni, di presenza nelle tv e nelle radio locali, di articoli su ogni quotidiano a diffusione provinciale o regionale che raccontano le cronache delle celebrazioni condotte da qualcuno che ama la nostra storia, il nostro popolo LA REDAZIONE RISPONDE I beni disciplinati dall'art. 79 del trattato di pace. La Croazia: nessun diritto di restituzione. A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich 4 e la nostra terra. Esiste un problema innegabile: riusciamo ad essere presenti sul territorio, nelle scuole e nelle istituzioni, riusciamo a coinvolgere chi incontriamo ed a sollecitare l’animo altrui alla tutela ed alla compartecipazione delle nostre istanze, ma non riusciamo a catturare l’attenzione di chi governa il grande gioco della Antonio Ballarin segue a pagina 16 didattica della storia, il Seminario apre nuovi orizzonti all’insegnamento C ome insegnare le vicende del confine orientale d’Italia? A questa domanda, sottesa all’intero quarto Seminario sul confine orientale del quale abbiamo dato notizia nei precedenti numeri, hanno inteso dare «La vicenda complessa di questa regione è una storia che sta al centro dei problemi dell’Europa contemporanea» Il saluto di Lucio toth a nome delle associazioni degli esuli al Seminario sul confine orientale di trieste È stato affidato a Lucio Toth, vicepresidente della FederEsuli e presidente onoraio Anvgd, il compito di progere il saluto ai doicenti partecipanti al quarto Seminario sul confine orientale MIUR-AssoEsuli svoltosi a Trieste dal 14 al 16 marzo scorso. Ne riproduciamo alcuni passaggi più significativi. […] «Chi crede che la vita sia soltanto nel domani e trascura la memoria, toglie il nervo al proprio sviluppo» Scriveva Giani Stuparich, lo scrittore di Lussino, socialista, volontario nella Grande Guerra, che non perdonò negli anni bui del secondo dopoguerra «di aver permesso lo strazio di Zara, di fiume, il suicidio di pola e la tragedia di tutte le nostre belle città, italianissime fin nelle pietre». per questo sono qui a portare il saluto delle associazioni degli segue a pagina 12 padre Rocchi, una vocazione per gli Esuli in classe come supporto all’inserisposte colla- che Dianche Padrei workshop Flaminio Rocchi, dal dopoguerra e sino agli gnamento dellagiuliani storia» con Vaterali programma anni previsti Duemiladal ha lavorato a favore dei profughi e dale Caterina nella sabato 16 illustre mar- elentina matigiornata e dell’Adi NVGD è stato decisivofeletti esponente, ricorre Spezil 9 zano: «dall’esodo oggi» zo:giugno «La condizione il decennale dell’Adriadella scomparsa e il 3e luglio prossimoadil cendonatella tico tra Venezia, gli Asburgo e con aiChiara tenario della nascita. Per ricordarLo “suoi”Motka esuli, aie quali ha Schürzel.tre i momenti commel’Impero paolo dedicatoottomano», tutta la Suacon opera assistenziale, Venerdì 15, nella ricordiamo, Radivo e Guido Rumici; «Casia più voci morativi: il primo, un ricordo il 6 giugno BiblioIn occasione del centenario della nascita e del decennale della scomparsa, la famiglia Rocchi invita a ricordare a Roma la luminosa figura francescana dell'Apostolo degli Esuli giuliano-dalmati Padre Flaminio Rocchi (Neresine 3 luglio 1913 - Roma 9 giugno 2003) Biblioteca San Marco Chiesa dei Santi Quaranta (Via Reiss Romoli 27, Giuliano-Dalmata) (Via S. Francesco a Ripa 20, Trastevere) Chiesa di S. Marco Ev. in A. L. (Piazza Giuliani e Dalmati) giovedì 6 giugno ore 18 Ricordo a più voci di Padre Flaminio Rocchi domenica 9 giugno ore 11 Santa Messa nel decennale della scomparsa mercoledì 3 luglio ore 19 Santa Messa nel centenario della nascita con la partecipazione di Patrizia C. Hansen, Marino Micich, Adriana Martinoli e i brani letti da Antonio De Lucia con Esposizione commemorativa sabato 8 e domenica 9 giugno ore 9-12 e 17-19 con Esposizione commemorativa solo mercoledì 3 luglio ore 8-12 e 17-20 si erano svolte le relazioni didattici e buone at- Giuliano-Dalmata teca di San Marco pratiche al Quartiere di Roma, il 9di Lo Quaranta spazio deltraverso viaggi di in istruzione giugno iuna Messa suff ragioe nel Giorgio ConventoSiboni, dei Santi storia. e cartografi leinuscite didattiche», con Convento Maria la Trastevere - il “suo” - nel qualeGeografi verrà aallestita una a Elena depetroni e Chiara Vigi-infinedell'Adriatico esposizione commemorativa, il 3 luglio unaorientale cerimonia(secoli lidi Bruno Crevato-Selni;turgica «Il confi ne Chiesa orientale dal Rinella di San MarcoXV-XX); in Agro Laurentino, nel centesorgimento Seconda guerra vaggi, dal Ricordo alla Storia; nario dellaalla nascita. di Raoul Venezia mondiale» Micichun estratto A pag.con 12 Marino pubblichiamo dalpupo, volume padre Giulia Flafare dall’A storiaNVGD di frone minio Massimiliano Lim e dalmazia: Rocchi:Lacota; l’uomo,«La il francescano, l’esule edito . W Trieste, Seminario sul confine orientale 2013, due istantanee del tavolo dei relatori segue a pagina 2 Trieste, Great Success for the MIUR-AssoEsuli Seminar On the Eastern border Region In english language to page 14 Trieste, pleno suceso del Seminario Miur-AssoEsuli sobre el confín oriental En lengua española en la página 15 2 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ FATTI e COMMENTI ŻĚĂůůĂƉƌŝŵĂƉĂŐŝŶĂ dZ/^d͕W/EK^h^^K>^D/EZ/K D/hZͲ^^K^h>/^h>KE&/EKZ/Ed> tiera; di Ethel Serravalle, Libri di testo e normativa; di Roberto Spazzali, Non è la stessa storia... Diacronie nazionali e didattica della storia; ed infine di Maria Ballarin, Il trattato di pace del 10 febbraio 1947 nei programmi e nei testi scolastici di storia. Un’attenzione particolare è stata pertanto rivolta alla storiografia scolastica nella quale notoriamente per decenni la «questione adriatica» non ha trovato descrizione e argomentazione adeguate, anzi rimasta frequentemente assente dai capitoli dedicati alla formazione della nazione italiana e della storia del Novecento. In questa W /ůŝǀŝĐŽDƵƐĞŽƌŝǀŽůƚĞůůĂ͕ŶĞů ƋƵĂůĞƐŝğƚĞŶƵƚŽŝů^ĞŵŝŶĂƌŝŽ X dƌŝĞƐƚĞ͕WĂůĂnjnjŽĚĞů'ŽǀĞƌŶŽ͕ ŝůĐŽŶĐĞƌƚŽĚĞůŽŶƐĞƌǀĂƚŽƌŝŽ dĂƌƟŶŝĚŝdƌŝĞƐƚĞĂůůĂĐĞƌŝŵŽŶŝĂ ĚŝĂƉĞƌƚƵƌĂĚĞů/s^ĞŵŝŶĂƌŝŽ ŶĂnjŝŽŶĂůĞ ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ƉƌĞĨĞƩƵƌĂ͘ŝƚͬƚƌŝĞƐƚĞͿ circostanza gli enti organizzatori del Seminario (Miur, Associazioni degli Esuli) hanno attribuito un valore considerevole alla presenza, per la prima volta, della responsabile Settore Scuola dell’Aie (Associazione Italiana Editori) Ethel Serravalle, alla quale - si apprende - è stato assegnato il compito di farsi portavoce presso le case editrici delle esigenze emerse sia dagli interventi dei relatori del Seminario che dai tutor dei workshop. La prof.ssa Serravalle ha inoltre assicurato che si sarebbe resa tramite presso gli editori delle istanze delle associazioni dell’esodo per avviare un dialogo nel rispetto della libertà editoriale e scientifica. L’obiettivo comune deve essere infatti quello di perfezionare la didattica scolastica, uno degli obiettivi di più vasta portata e prospettiva che il Gruppo di lavoro istituito nel 2009 presso il Miur si è dato dalla sua costituzione. RIPENSARE I CONCETTI DI CONFINE, IDENTITÀ E IL PROFILO DELL’ADRIATICO ORIENTALE ͨD olto accurati e rigorosi sono stati gli interventi di tutti i relatori i quali hanno contribuito ad arricchire la conoscenza e la riflessione sulla “questione adriatica”», si legge nell’intervento di Laura Cumbo (una dei 170 docenti italiani iscritti al Seminario) e pubblicato su www.alboscuole.it: interventi che hanno consentito di reintrodurre nella riflessione storica e didattica i concetti di confine, di identità e appartenenza nazionale, ma anche la cartografia dell’Adriatico orientale, in una parola la composita storia della Venezia Giulia e della Dalmazia: categorie, queste, non soltanto storiografiche ma anche concettuali che sinora la scuola italiana ha largamente trascurato, privando così le giovani generazioni di conoscenze essenziali per comprendere l’evoluzione della nazione italiana nella più ampia cornice europea di incontri e contrasti con popoli contermini. Molto interessante, a parere degli insegnanti cui il Seminario e i workshop sono stati dedicati, le riflessioni e le comparazioni tra testi scolastici (Maria Ballarin, Il trattato di pace del 10 febbraio 1947 nei programmi e nei testi scolastici di storia), la quale, attraverso un confronto tra diversi libri di Storia in uso per le scuole, ha avuto modo di dimostrare quali differenze di prospettiva e di interpretazione esistono relativamente alla «questione adriatica». Ma sarà la pubblicazione degli Atti di questo IV Seminario nella collana Studi e Documenti degli Annali della Pubblica Istruzione (ne sono già usciti due volumi, del primo e del secondo Seminario, rispettivamente del 2010 e del 2011) ad offrire ai docenti e a quanti vogliano approfondire la materia un completo e autorevole strumento di consultazione e di orientamento. I primi due, lo ricordiamo, sono già scaricabili dalla pagina Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola, Anno 2012, Numero 138 http://www. annaliistruzione.it/content/ search?SearchText=&anno_ form=2012&numero_ form=138&argomento_ form=off&categoria_form=off; e Le vicende del confine orientale ed il mondo della scuola, Anno 2012, Numero 138 http://www. annaliistruzione.it/content/ search?SearchText=&anno_ form=2012&numero_ form=138&argomento_ form=off&categoria_form=off. TCI_ANVGD, LA SETTIMA EDIZIONE DEL CONCORSO “CLASSE TURISTICA” d ra gli interventi di Trieste da registrare anche quello di Leonardo Devoti, delegato del Touring Club Italiano al Gruppo di lavoro e responsabile dell’Area Giovani, Educazione e Scuola del Tci, il quale ha riferito dell’ottimo esito della prima edizione speciale dedicata al confine orientale di «Classe turistica. Festival del turismo scolastico», dedicata nel 2012 non soltanto a tutte le scuole superiori d’Italia, come nelle edizioni precedenti, ma anche alle scuole appartenenti alle minoranze italiane di Istria, Fiume e Dalmazia. Un’edizione speciale emersa dall’attività del Tavolo di lavoro fra Miur e associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati e che si avvale del contributo dell’Anvgd. Ora, Il Touring Club Italiano, indice e organizza la settima edizione del Concorso nazionale «Classe turistica», la cui cerimonia di premiazione si terrà a Trieste dal 17 al 19 ottobre 2013. In particolare con l’edizione speciale il Concorso intende promuovere nelle scuole italiane i viaggi d’istruzione che abbiano come meta i luoghi storici quali quelli espressione della civiltà istriana, fiumana e dalmata, e accrescere la consapevolezza e la conoscenza delle proprie origini culturali negli studenti italiani e in quelli di lingua italiana residenti in Slovenia e Croazia. Possono partecipare al Concorso: le prime 4 Classi delle Scuole Secondarie di II grado, statali e paritarie di tutta Italia; le prime 4 Classi delle Scuole Medie Superiori delle minoranze italiane di Croazia e Slovenia. Ogni Scuola può partecipare con più Classi, ognuna delle quali potrà concorrere con un solo elaborato. Per tutti i dettagli, le modalità di partecipazione e il modulo di iscrizione 2013 http://www.classeturistica. it/modulo-di-iscrizione-al-concorso-classe-turistica-festival-delturismo-scolastico/#EdiSpe Infine, un contributo di riflessione giunge anche dal prof. Fulvio Salimbeni, Insegnare il Giorno del Ricordo. Il ruolo fondamentale della scuola, che pubblichiamo alle pagine 5 e 6 di questo numero. ZĞĚ͘ Croazia, l’Ue promuove Zagabria agabria è pronta per fare il suo ingresso nell’Unione europea il 1° luglio 2013. Lo ha confermato il rapporto finale di monitoraggio della Commissione Ue, consegnato dal commissario europeo all’allargamento, Stefan Fule, ai rappresentanti del governo croato. Dopo dieci anni di negoziati di adesione, dunque, la vicina Repubblica «fornisce garanzie sufficienti» per consentirle di entrare a pieno titolo nel novero dei 27. Quanto ai confini croati, che dal prossimo luglio diventeranno quelli esterni dell’Unione, una vicenda che riguardava i risparmi di circa 130.000 cittadini croati, depositati nella banca poi divenuta slovena dopo la dissoluzione della Jugoslavia. Un compromesso finanziario tra i due Paesi era stato siglato dai due primi ministri, Janša e Milanovic, di nuovo accordandosi perché la vicenda fosse risolta nell’ambito della Banca dei Regolamenti Internazionali. Più critica, invece, la relazione della Commissione Europea sulla lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, temi su cui, secondo il documento, vanno completate le riforme, dandovi una piena applicazione. «Ci si aspetta che la Croazia continui a seguire il suo percorso nel campo dello stato di diritto, in particolare nella lotta contro la corruzione», avverte l’esecutivo europeo. W ĂŐĂďƌŝĂ͕ƵŶĂƉƌŽƚĞƐƚĂĂŶƟĞƵƌŽƉĞĂĚĞŝŵĞƐŝƐĐŽƌƐŝ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ĂďĐ͘ŶĞƚ͘ĂƵͿ gli osservatori non prevedono particolari problemi. La Croazia, comunque, che aspira ad entrare nell’area Schengen, dovrà dimostrare di avere un sistema di gestione e una politica di visti e controlli in linea con i requisiti europei. Su questo fronte, fanno sapere fonti europee, «ci sarà un rapporto sull’area di Schengen prima dell’adesione della Croazia». In attesa del fatidico 1° luglio, Zagabria attende che anche gli ultimi cinque Stati membri conducano a termine la ratifica: Germania, Olanda, Danimarca, Belgio, mentre la Slovenia ha adempiuto positivamente nei primissimi giorni di aprile dopo un lungo periodo di contenziosi. La Germania, in particolare, si era riservata di valutare il rapporto finale di Bruxelles prima di completare il processo di ratifica. LE QUESTIONI IN SOSPESO d ra le questioni bilaterali ancora aperte tra Zagabria e Lubiana, oltre alla controversia sui confini marittimi nel golfo di Pirano, demandata ad un arbitrato internazionale e pertanto ancora lontana dal risolversi, v’era quella dei debiti della Nova Ljubljanska Banka, Infine, secondo un recentissimo sondaggio condotto dall’agenzia “Ipsos Plus” per il canale Nova Tv meno della metà dei cittadini della Croazia (45,1%) crede nella correttezza della scelta europeista del Paese. Secondo la rilevazione, il 26,6% degli intervistati ritiene che l’adesione all’Unione Europea sia contemporaneamente un passo positivo e negativo, mentre un altro 25,6% percepisce negativamente l’integrazione europea. ͘͘ Slovenia, allarme rosso per economia e finanze ͞^ i sposti Cipro, avanti la Slovenia”: il “Washington Post” fotografa così l’emergenza economica nel Paese finito di recente sotto i riflettori della crisi finanziaria di Eurolandia. Ma c’è un altro fattore che preoccupa i mercati e cioè i rischi di contagio nella Nuova Europa. Infatti nella lista dei sorvegliati speciali potrebbero finire 3 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ CULTURA e LIBRI anche Ungheria e Croazia». Ne scrive “Il Piccolo” in un servizio apparso il 2 aprile scorso, ma gli allarmi sono rimbalzati su molte agenzie e siti di informazione. Dopo una lunga agonia, il governo di centrodestra di Janez Janša ha dovuto lasciare il posto al centrosinistra. Ma la prima donna premier, Alenka Bratušek, ha ereditato una situazione definita dagli osservatori «catastrofica» e non potrà esimersi dall’assumere decisioni largamente impopolari. La Slovenia si trova davanti un anno di previsioni e dati allarmanti: le imprese sono soffocate dai debiti, le grandi ditte esportatrici segnalano una sensibile riduzione degli ordini e il sistema bancario nazionale è sull’orlo del baratro. «Non è esagerato affermare - scrive Primož Cirman su Kaschmann Signore delle scene, in volume la storia del baritono lussignano h n lavoro certosino e paziente, quello che ha dato corpo al volume Giuseppe Kaschmann Signore delle scene, curato da Giusy Criscione ed edito dalla Comunità di Lussinpiccolo / Associazione delle Comunità Istriane (Trieste 2012, pp. 406, s. i. p.), nel quale hanno trovato collocazione ed ordine i molti materiali documentari del grande baritono lussignano che la vulgata croata contemporanea ha “tradotto” in Kašman per aggiungerlo alle glorie patrie. La stesura del corposo saggio è proceduta contestualmente 1909 quando venne promulgata un’amnistia generale. Stabilitosi a Milano, ottenne la cittadinanza italiana, e dunque il passaporto che ne comprova l’incontestabile nazionalità. Dal 1880, ormai acclamato baritono, intraprese la sua carriera all’estero, della quale il volume di Giusy Criscione dà puntuale e cospicua documentazione iconografica e cronachistica. Del 1883 è il debutto alla Metropolitan Opera House di New York con Lucia di Lammermoor, dell’anno successivo il trionfo al San Carlo di Napoli, del 1887 la prima tournée in Sud America, sino all’apoteosi è il caso di dirlo - a Bayreuth nel 1892 e ’94 interprete di Wagner nel tempio della sua musica. La padronanza di ben sette lingue permise a Kaschmann di cantare bilì a Roma con la figlia Bianca, avendo perduto la moglie Emma nel 1918. La sua salute iniziò a declinare nel 1922, la morte sopravvenne nel febbraio 1925. Una storia collaterale è quella del busto che i lussignani gli vollero dedicare nel 1927 a Lussinpiccolo, scomparso con l’avvento del comunismo jugoslavo e rinvenuto negli anni Sessanta, quindi restaurato e fuso in bronzo da uno scultore croato e dedicato a Josip Kašman, completato da una stella rossa sulla fronte. Successivamente la stella rossa è scomparsa, e il busto è posizionato nel piccolo giardino antistante la Chiesa di Sant’Antonio, sulla Riva di Lussinpiccolo. È molto probabile, come scrive la curatrice del volume, che oggi quasi nessuno sap- in tedesco, «primo - ne scrisse il Celletti - ad essere sensibile alle esigenze d’un cambiamento del repertorio». Dalla Germania a San Pietroburgo a Mosca, alla Spagna e al Portogallo all’Egitto, tra fine Ottocento e primi Novecento il baritono si cimentò in un genere musicale piuttosto trascurato a quel tempo, quello dell’oratorio, il che gli permise di “riscoprire” autori di grande statura come Claudio Monteverdi e Domenico Cimarosa. Rientrato presumibilmente per l’ultima volta a Lussino nel 1924, Kaschmann si sta- pia chi fosse quel personaggio che fu udito cantare a Roma dall’imperatore Francesco Giuseppe , che ne apprezzò molto le doti interpretative ma non volle intervenire per annullare con la sua autorità l’accusa infamante di diserzione. Il saggio di Giusy Criscione, così come la donazione della famiglia Stuparich al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, consegnano al lettore contemporaneo la storia di un personaggio e di un intero ambiente culturale e civile obliati dalla storia postuma di conflitti e di esodi. W <ĂƐĐŚŵĂŶŶŶĞůƌƵŽůŽĚŝŽŶ ĂƌůŽŶĞ>͛ƌŶĂŶŝĚŝ'ŝƵƐĞƉƉĞ sĞƌĚŝ͕ƋƵŝŝŶƵŶĂĨŽƚŽŐƌĂĮĂĚĞůůŽ ^ƚƵĚŝŽ>ŽƌĞŶƐĚŝ^ĂŶWŝĞƚƌŽďƵƌŐŽ W >ƵďŝĂŶĂ͕ƉƌŽƚĞƐƚĞĚĂǀĂŶƟůĂƐĞĚĞ ĚĞůWĂƌůĂŵĞŶƚŽ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ĚĞůŽ͘ƐŝͿ www.presseurop.eu - che dopo cinque anni di crisi la Slovenia è quasi “clinicamente morta”. La recessione, accompagnata dagli eccessi umani ed etici delle élite politiche ed economiche, ha provocato grande frustrazione nella popolazione e ha fatto perdere ogni speranza». «Le grandi imprese regionali chiudono una dopo l’altra, mentre gli ospedali non hanno più denaro per pagare i farmaci. I giovani lasciano il Paese, mentre i vecchi hanno sempre più problemi ad arrivare alla fine del mese e la classe media sta scomparendo». In Slovenia, secondo un rapporto del Gruppo Intesa San Paolo, «il rallentamento dell’attività e il deterioramento della qualità del credito hanno portato a un peggioramento dei risultati bancari in particolare in Ungheria e Slovenia». Il vicino Paese è stato gravemente colpito da una profonda crisi bancaria, con crediti in sofferenza che pesano sulle tre maggiori banche, per sostenere le quali lo Stato si è dovuto indebitare oltre i limiti di guardia. E, come il giornale economico “Finance” scrive, la solvibilità della Slovenia è garantita soltanto fino all’estate. Secondo il Fondo monetario internazionale gli istituti di credito sloveni necessitano di liquidità per circa un miliardo di euro, dei quali certo Lubiana non dispone. ͘͘ alla donazione, da parte della famiglia Stuparich, in particolare della signora Giovanna, ultima figlia del grande scrittore istriano, della documentazione e dei cimeli del baritono al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste, dove hanno trovato definitiva e adeguata sede. Materiali che gli Stuparich, legati da vincoli di parentela al cantante d’opera, avevano ricevuto dalla figlia di Kaschmann, Bianca, benché - come ricorda la curatrice nelle sue Note - a causa dei disordini provocati dalla seconda guerra mondiale molto materiale è andato perduto. Ma fortunatamente non abbastanza da non testimoniare, con ricchezza di documenti e di immagini e di oggetti, una sfolgorante carriera internazionale iniziata con il debutto a Regio di Torino per approdare negli anni successivi nei teatri d’Europa, Russia, delle Americhe: «stile classico ed espressione moderna» fu il giudizio unanime dei critici, che ne rimarcarono «una gamma vastissima di mezze tinte, oltre che di estensione, robustezza, resistenza», come ha ricordato Giorgio Gualerzi nel suo contributo. Nato nel 1850 a Lussinpiccolo, era, per madre Eugenia Ivancich, figlia benestante di capitani e armatori, e particolarmente da lei assorbì i forti sentimenti di italianità che più tardi gli sarebbero costati il divieto, da parte delle autorità di Vienna, di esibirsi nei territori dell’impero austro-ungarico. Nel suo apprendistato musicale fu aiutato dal fratello maggiore, Venanzio, un medico appassionato di canto, grazie al quale poté studiare a Udine mentre la madre non avrebbe visto di buon occhio la prospettiva di avere un figlio «teatrante», per quella diffusa opinione del tempo che immaginava gli artisti uomini senza Dio e senza moralità. Il debutto al Teatro dell’Opera di Zagabria, nel 1870, fu accolto con entusiastico favore dai giornali zagabresi, già intenti a quell’epoca a rivendicarne la nascita in terra croata. Ma il vero debutto egli lo ebbe al Teatro regio di Torino nel 1875 ne La favorita di Donizetti, e da lì a Venezia, a Trieste, a Roma, alla Scala di Milano i passi furono brevi. Nel 1878 venne richiamato dalle autorità militari austriache per prestare servizio nella mobilitazione di truppe dell’impero nella Bosnia-Erzegovina, ma non fece rientro a causa di una indisposizione non riconosciuta dal Comando del suo reggimento che gli costò l’accusa di diserzione: decaduta appena nel WĂƚƌŝnjŝĂ͘,ĂŶƐĞŶ 4 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ PRO ANVGD e “DIFESA ADRIATICA” >Z/KEZ/^WKE I beni disciplinati dall’art. 79 del trattato di pace. La Croazia: nessun diritto alla restituzione ĐƵƌĂĚĞůů͛ǀǀ͘sŝƉƐĂŶŝĂŶĚƌĞŝĐŝĐŚ Che possibilità ci sono, di riottenere la proprietà dei beni immobili situati sul territorio appartenente all’ex Jugoslavia prima dell’entrata in vigore del Trattato di pace del 10 febbraio 1947 (ovvero beni disciplinati dall’art. 79 del medesimo accordo) per i cittadini italiani che furono costretti ad abbandonare tali beni in seguito alla seconda guerra mondiale? >ĞƩĞƌĂĮƌŵĂƚĂ ome più volte da me esposto, l’attuale legge croata sulla denazionalizzazione prevede che «I diritti prescritti da questa legge (ovvero diritto alla restituzione-risarcimento) possono essere acquisiti anche dalle persone fisiche e giuridiche straniere se ciò viene stabilito con accordi interstatali». Sulla questione della restituzione dei beni nel territorio croato agli ex proprietari aventi la cittadinanza italiana, vi sono stati negli ultimi anni molti incontri tra i vertici del Governo italiano ed i vertici del Governo croato, ma la Croazia si è sempre rifiutata di concedere le restituzioni ai cittadini italiani, giustificando il proprio operato con il fatto che l’Italia, con il Trattato di Osimo, aveva definito tutta la questione relativa ai beni situati sul territorio della ex Jugoslavia ed appartenuti a coloro che dopo la seconda guerra mondiale avevano optato per la cittadinanza italiana. Anche le amministrazioni croate, che hanno emanato provvedimenti a seguito di richieste di restituzioni presentate da cittadini italiani, hanno sempre (in base alle mie esperienze su tali questioni) respinto tali richieste, giustificando il rigetto delle domande con il presupposto che le questioni attinenti ai beni dei cittadini italiani erano state risolte in base agli accordi internazionali stipulati tra l’Italia e la Jugoslavia. LA COMMISSIONE LEANZA (2001): Le categorie di beni non rientranti negli accordi italo-jugoslavi ^ ulla base di quanto risulta dal rapporto finale della Commissione mista Ministero degli Affari Esteri / Federazione degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati del 22 dicembre 2001 (c.d. Commissione Leanza), molti dei beni abbandonati nella ex Jugoslavia dai cittadini italiani a seguito della seconda guerra mondiali non possono in nessun modo essere ricompresi nei trattati di pace e nei successivi accordi internazionali, e che pertanto per tali beni la Croazia erra nel non concedere la restituzione adducendo come motivazione la risoluzione del problema a seguito della firma dei predetti accordi. La Commissione Leanza ha infatti individuato diverse categorie di beni non rientranti negli accordi italo-jugoslavi e precisamente: a) I beni esclusi, in quanto incamerati prima del Trattato di pace a seguito di misure oblative generali (art. 79); b) I beni esclusi, in quanto incamerati prima del Trattato di pace a seguito di provvedimenti ad personam; c) I beni esclusi per carenza della condizione di optante riguardo a soggetti già in Italia o fuggiti clandestinamente; d) I beni che risultano ancora iscritti in favore di esuli e nella loro libera disponibilità; e) I beni espropriati in violazione della legislazione jugoslava. RIGETTATE TUTTE LE DOMANDE / n tutti questi casi, sulla base di quanto affermato dalla Commissione Leanza, la Repubblica croata non avrebbe alcun diritto di negare il diritto alla restituzione nei confronti dei cittadini italiani, in quanto tali beni non erano assolutamente ricompresi negli accordi italo-jugoslavi. Sulla base delle mie personali conoscenze, purtroppo, Zagabria non ha ancora mai riconosciuto il diritto alla restituzione a cittadini italiani pur nelle ipotesi sopra contemplate, ritenendo di rigettare le domande di restituzione presentate dai nostri connazionali, affermando che tutte le questioni relative ai beni degli italiani sono state tutte disciplinate con gli accordi italo-jugoslavi. Questa rubrica riporta: - le elargizioni dei sostenitori di “Difesa Adriatica”; - le elargizioni dirette alla Sede nazionale ANVGD; - le offerte pro “Difesa Adriatica”; All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine alfabetico. Ringraziamo da queste pagine tutti coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui indicate non comprendono le elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’ANVGD. ELARGIZIONI ALLA SEDE NAZIONALE ANVGD (ccp 52691003) ELARGIZIONI DA SOSTENITORI DI “DIFESA ADRIATICA” (conto corrente postale 32888000 intestato Difesa Adriatica-Roma o Iban IT34 N076 0103 2000 0003 2888 000). L’elenco comprende le elargizioni superiori a 30 euro. GENNAIO 2013 STELLI Guido (Na) € 50, STOCCO MORETTI Silvia (Vt) € 50, SUPERINA Pietro (Mi) € 50, SURAN Emilio (Vt) € 50, TENTARDINI Enrico (Mi) € 50, TOMASICH Arge (Na) € 80 in memoria di Padre Rocchi, TOMASSONI Eleuterio (Bg) € 50, TOMATIS Nicolò (To) € 50, UGUSSI Gianfranco (Mi) € 50, UNICH Gianni (Rm) € 60, VANI Carlo (Ve) € 50, VELICOGNA Alfredo Ottone (Ud) € 50, VERBANO Lorenzo (Tv) € 50, VERNIER Dario (Rm) € 50, VIOLA Italo (Tn) € 50, WANKE Enrico (Ge) € 100, WOLF Anna Maria (Rm) € 100, ZANFABRO Livio (To) € 50, ZVIETICH Benito (Fi) € 60, ZVIETICH Vittorio (Fi) € 35. FEBBRAIO 2013 ALIFAX SpA (Pd) € 50, ANDREUZZI Pietro (Mi) € 50, BABONI Attilio (Lc) € 40, BEDENDO MORO Mirta (Ve) € 50, BENUSSI Paolo (Vr) € 50, BERTOSSA Giovanni (Bg) € 40, BRACCO Bruna (Ts) € 50, BRECCIA Anita Bruna (Al) € 40, CEGLIAN Rosaria (Ve) € 35, COLAGRANDE Emidio (Ve) € 50, COVACICH Ena Maria (Mb) € 50, DANDRI Livio (Ts) € 32, DRIZZI Vittorio (Si) € 50, GIURINA Lucio (Co) € 100, GRASSI CIULLI Maria (Rm) € 50, JURMAN Nadia (To) € 50, LEGOVICH Antonia (Bo) € 50, LEMESSI M. Luisa (Rm) € 50, LIVRAGHI Giuseppe (Lo) € 50, MARSI Tullio (Mi) € 50, MASSIDDA Paolico (Ge) € 35, MATTIAZZI Orietta (Mi) € 40 in memoria dei genitori, MENESINI Silvana (Rm) € 50, MIZZAN Antonio (Va) € 50, OLOVINI CANALETTI Immacolata (Rm) € 35, POCORNI Oreste (Ra) € 35, SORGARELLO Grazia Maria (Tn) € 50, TOMISSICH Egle (Ud) € 50, VALENTI Umberto (To) € 50, VENTURINI Erminio (Cr) € 40, VITALI Lidia (Ap) € 50, ZERAUSCHEK Mario (Fi) € 100. OFFERTE PRO “DIFESA ADRIATICA” (ccp 32888000) L’elenco comprende coloro che hanno versato un'offerta a sostegno di "Difesa Adriatica" fino a 30 euro. GENNAIO 2013 ALESSANDRIA Canciani Andrino, Chighine M. Giuseppina, Giorgini Francesco, Piutti Graziano, Quarantotto Luciano, Tonsi Ersilia. ANCONA Bugatti Ugo, Ciceroni Fabio, Damiani Arianna, Giantomassi Mirella, Manoni Alceo, Mogioni Silvana, Tiblias Aldo. AREZZO Ausilio Claudio, Giadrossich Gianni. ASTI Damiani Gino. AVELLINO Persich Carlo. BARI Contento Lia, De Lombardo Claudio, Francisco Livia. BARLETTA ANDRIA TRANI Schiaroli Elio. BELLUNO Brescak Gabriele, Costantini Adelia Orietta, Fornasar Luciano, Malusà Giuseppe, Mezzacasa M. Elisa, Nasazio De Pol Silvana, Parisi Marco, Pilla Aldo, Randich Antonio. BERGAMO Barca Vincenzo, Bellan Italo, Carloni Santa, Cosatto Melita, Dorcich Miranda, Fabi Nello, Marussich Ettore, Matulich Aldo, Paoletti Ottilia, Stanziola Marisa. BIELLA Baretich Erica, Cheria Corra- do, Leinweber Zerbo Antonietta. BOLOGNA Bernabeo Raffaele Alberto, Colonnello Giovanni, Crisman Guido, Decastello Natalina, Giachin Antonio, Marcellino Teresa Maria, Mateglian Elena, Ober Tullio, Saggini Tullio, Stipcevich Pietro. BOLZANO Biblioteca “Claudia Augusta”, Bittner Ilda, Buttignoni Fodor Arianna, Franco Franolich Duilio, Rizzi Mariarosa, Salghetti Drioli Giovanni, Sascor Stelio, Solis Loretta, Valdemarin Mari, Vianello M. Grazia. BRESCIA Biagini Cecilia, Carlini Giovanni, Casalaz Vito, Cattunar Giovanni, Cerni Bolzoni Fernanda, Clapci Piccoli Nevia, Duiella Franco, Fioretti Silvio, Franichievich Sergio, Gelleni Lidia, Greco Gianni Guido, Mariotto Craincevich Bruna, Matulich Sergio, Salvador Paolo, Sardo Silvana. CAMPOBASSO Damiani Sara, Lombardi Ottorino, Persich Bruno, Tomasello Angelo. CASERTA Ciurcovich Bruno. CATANIA Bettanin Giovanni, Musina Livio. COMO Cassani Liliana, Gallessi Daniela, Giurina Maria, Ruzich Maria. COSENZA Matessich Giuseppe. CREMONA Mariconti Giacomo, Penotti Fabiano, Zizzi Maria Pia. CUNEO Blascovich Bruno, Gaiero Giuseppina. FERRARA Favretto M. Luisa, Gelleni Roberto. FIRENZE Anticaglia Giancarlo, Bellasich Silvana, Cipolla Ruggero, Cirri Umberto, D'Alessio Roberto, Demarin Lidia, Gasparini Banchieri Iole, Grego Laura. Gaetano La Rocca, un fotografo professionista al servizio dell’immagine D ichelino La Rocca, esule dall’Istria, è l’alfiere del Comitato A di Roma, città nella quale ha piantato le sue radici strappate dalla sua terra. Ha messo su famiglia nella capitale ma come tante famiglie italiane anche la sua deve fare i conti con la crisi. Ci segnala quindi il figlio Gaetano, fotografo professionista, specializzato nella realizzazione di servizi fotografici per cerimonie. Preciso ed affidabile, non lascia mai nulla al caso. Svolge il suo lavoro con consapevolezza e la garanzia di cogliere i Vostri momenti indimenticabili, anche quelli più imprevedibili. Offre quindi a tutti Voi e alle Vostre famiglie la sua disponibilità per servizi fotografici su matrimoni e cerimonie, per foto destinate ai siti internet, ai cataloghi prodotti, brochure e dépliant, book fotografici e fotolibri, fotomontaggi. Naturalmente è disposto a collaborare anche con chi già opera professionalmente nel settore. In particolare vi segnaliamo la sua esperienza nel restauro accurato di foto antiche, anche molto danneggiate o strappate, sia originali da spedirgli per posta, che scansionate ed inviabili via mail. Nelle nostre famiglie ce ne sono sicuramente molte! Data la sua formazione tecnica, è anche disponibile per lezioni di Photoshop per chi vuol imparare a ritoccare le foto a livello professionale. Per contattare Gaetano la Rocca la mail gaet1964@yahoo. W /ůĨŽƚŽŐƌĂĨŽ'ĂĞƚĂŶŽ>ĂZŽĐĐĂ͕ it o il telefono 340 0511926. ĮŐůŝŽĚŝĞƐƵůĞĚĂůů͛/ƐƚƌŝĂ 5 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ Insegnare il Giorno del Ricordo. Il ruolo fondamentale della scuola Perché non basta ricordare Un contributo di riflessioni e di proposte, questo che ci perviene dal prof. Fulvio Salimbeni, docente di Storia Contemporanea nell’Università di Udine, che volentieri pubblichiamo. nche quest’anno è passato il Giorno del Ricordo, con i consueti discorsi di circostanza delle autorità, testimonianze di superstiti di quelle drammatiche vicende e interventi di studiosi, ma di tutto ciò quanto resta ai giovani, per i quali in particolare tale ricorrenza, come quella della Memoria, è stata istituita, affinché queste dolorose pagine di W hŶĂĐĂƌƟŶĂĚĞůͨ>ŝƚŽƌĂůĞ ĂƵƐƚƌŝĂĐŽͩĚĂƚĂƚĂϭϴϵϳĚĂůZĂŶĚ DĐEĂůůLJtŽƌůĚƚůĂƐ storia non cadano nell’oblio e possano servire, invece, da efficace monito affinché tutto ciò non si ripeta? Chi scrive il 10 febbraio scorso è stato invitato a tenere il discorso ufficiale alla cerimonia organizzata dal Comitato udinese dell’Anvgd: pubblico numeroso e attento, interventi non retorici, ma sentiti, del prefetto e dei rappresentanti del Comune e della Provincia, proiezione di interessanti documentari, tutto bene, quindi, ma con un «però». Di studenti, infatti, neppure l’ombra e rari pure i docenti, per lo più esuli o loro discendenti, mentre la maggior parte dei presenti era costituita da persone direttamente coinvolte nella storia rievocata. Il problema che, allora, almeno a nostro avviso, si pone è quello d’andare oltre la ritualità e l’ufficialità, pensando a programmi di vasto respiro e organici, che non s’esauriscano in una giornata, dopo di che tutto continua come prima sino al prossimo 10 febbraio. INVESTIRE PIÙ E MEGLIO SUL VERSANTE SCOLASTICO ^ e veramente si vuole che il ricordare abbia un autenti- co senso e significato, pare doveroso ripensare radicalmente l’attuale formulazione, investendo al massimo sul versante scolastico, che è quello decisivo. A tal fine non bastano un seminario annuale d’aggiornamento per docenti (circa un centinaio), promosso dal Ministero, che dura un paio di giorni, articolandosi su alcune relazioni di esperti, o qualche singola conferenza nelle scuole, che lasciano, sostanzialmente, il tempo che trovano, per corrispondere alle richieste della legge istitutiva, al riguardo essendo necessario ben di più e di meglio. Quanto viene rievocato essendo un aspetto specifico d’una storia che non è affatto locale, meramente adriatica, né circoscrivibile al solo periodo del secondo conflitto mondiale e degli anni immediatamente successivi, ciò comporta un ripensamento complessivo dell’intera questione, da collocare in un contesto metodologico, didattico e storiografico maggiormente ampio, che rimanda alla dimensione geopolitica europea e a una cronologia che spazia almeno dalla metà dell’Ottocento al secondo dopoguerra. Posto che ricordare non basta, se non si spiega e non si fa comprendere come e perché certe catastrofi siano potute avvenire, tutto sarà inutile, e tanto varrebbe nemmeno onorare il 10 Febbraio. È, pertanto, necessario che tutte le associazioni della diaspora: Anvgd, Associazione delle Comunità Istriane, Coordinamento Adriatico, Unione degli Istriani, così come la Lega Nazionale, sempre sensibile a tali tematiche, mettano insieme le forze e i mezzi disponibili per un progetto organico, pluriennale, di vasto respiro, mirato specificamente al mondo della scuola, coinvolgendo anche le istituzioni scientifiche espressione di quel mondo, e tutte del pari benemerite, dalla Società Istriana di Archeologia e Storia patria alla Società di Studi Fiumani, dalle Deputazioni Dalmate di storia patria di Roma e di Venezia all’Irci, che a titolo individuale già qualche cosa in tale direzione negli ultimi anni hanno fatto e che dovrebbero aprire stabilmente alla questione didattica i fascicoli delle loro pregevoli riviste. CONTESTUALIZZARE LA STORIA GIULIANO-DALMATA Y uando si lamenta che i giovani nulla sappiano di foibe ed esodo si dovrebbe aver presente che, in realtà, essi molto poco sanno perfino del XX secolo, ignorando quasi tutto della stessa storia nazionale, come si può facilmente verificare agli esami di storia contemporanea. Quando, a inizio corso chi scrive chiede agli studenti frequentanti fin dove sono arrivati con il programma liceale di storia, anno dopo anno la risposta è la medesima: pochissimi al 1989 e alla fine della Guerra Fredda, un certo numero a quella del Vietnam, circa la metà al 1945, non pochi nemmeno al fascismo, e ciò dopo che da quindici anni la direttiva del ministro Berlinguer richiede che nell’ultimo anno delle superiori si copra, almeno nelle grandi linee, tutto il Novecento. Se poi si chiede loro se a scuola abbiano mai sentito parlare di foibe ed esodo, la risposta quasi unanime, salvo rarissime eccezioni, è negativa. È chiaro, perciò, che si tratta d’affrontare prima di tutto tale problema, perché altrimenti gli studenti non conosceranno, né capiranno mai la cornice storica in cui la questione del nostro confine orientale si colloca, dato che essa è solo un aspetto, benché rilevante, d’un tema storico di portata generale, che, con lo scatenarsi dei nazionalismi, maturati nei decenni precedenti, e con l’affermarsi di ideologie totalitarie, che volevano costruire uomini, razze e società nuove, ha portato ai ben noti lutti, che hanno segnato in particolare l’Europa centro-orientale, crogiolo di popoli, di lingue e di fedi diverse, per secoli convissute pacificamente in seno agli imperi plurinazionali degli Asburgo, di Russia e degli Ottomani. Il 16 febbraio scorso, a questo proposito, è stato presentato a Trieste il volume di Antonio Ferrara e Niccolò Pianciola, L’età delle migrazioni forzate. Esodi e deportazioni in Europa: 1853-1953 (Il Mulino, Bologna 2012), che correttamente contestualizza la vicenda giuliana, fiumana e dalmata nel quadro continentale di politiche “semplificatrici” delle complessità etniche. Se la storiografia accademica, dunque, sta compiendo il proprio dovere in merito, e ormai non si contano i lavori d’approfondimento comparsi anche in ambito locale, dovuti a studiosi come Giannantonio Paladini, Marina Cattaruzza, Raoul Pupo, Roberto Spazzali, Gianpaolo Valdevit e altri facenti capo all’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, è sul versante scolastico che mancano specifici strumenti ad hoc. Obiettivo prioritario dovrebbe, quindi, essere per un verso quello d’impostare corsi nazionali d’aggiornamento per insegnanti di storia, ma in genere delle discipline umanistiche, strutturati su base regionale e fondati su un modello standard messo a punto da qualificati esperti, che fornisca ai partecipanti una storicizzazione rigorosa degli eventi adriatici nel contesto del “secolo criminale, genocida, assassino” partendo dall’ottocentesca “primavera dei popoli” e dall’“invenzione” della Nazione. FAR CONOSCER LA CULTURA E LA CIVILTÀ DELL’ADRIATICO ORIENTALE D a il discorso in materia non può, né deve esaurirsi nella dimensione politica, diplomatica, militare e istituzionale, di grande importanza essendo far conoscere pure la civiltà fiorita nei secoli sull’altra sponda adriatica e i suoi rappresentanti maggiori, dai filosofi rinascimentali Pierpaolo Vergerio sr. e Francesco Patrizi allo scienziato settecentesco Ruggero Boscovich, dal sommo Niccolò Tommaseo a linguisti quali il Bartoli, il Vidossi, l’Ive e il Goidanich, per giungere agli scrittori contemporanei Franco Vegliani, Enrico Morovich, Fulvio Tomizza e lo stesso Enzo Bettiza, a parte germanisti e magiaristi quali Ladislao Mittner e Paolo Santarcangeli, lo storico della filosofia Giorgio Radetti, lo storico Ernesto Sestan e il politico e storico Leo Valiani, tutte personalità di prestigio e rilievo non solo nazionale, favorendo pure la conoscenza delle loro opere, magari tramite la pubblicazione di antologie letterarie, così da far lavorare i giovani direttamente sui testi. A ciò dovrebbero accompagnarsi convegni annuali su temi particolari di storia della civiltà adriatica nei suoi diversi aspetti, momenti e componenti, con particolare attenzione al contesto italiano, centro-europeo e balcanico di riferimento, data la complessità di questa regione di frontiera, punto di confluenza e d’incontro di mondo romanzo, germanico e slavo. Avendo presente quello che in tale ottica per l’età contemporanea nel suo insieme da tempo meritoriamente va facendo l’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione con le sue articolazioni provinciali, tutto ciò, inoltre, dovrebbe tradursi in idonee pubblicazioni per la scuola, rifacendosi al precedente dell’Irci, che con tali finalità già vent’anni fa pubblicò un riuscito volumetto sulla storia dell’Istria, da tempo esaurito, uno simile essendo in cantiere per iniziativa della Società Istriana di archeologia e storia patria, mentre sta per uscire la seconda edizione, rivista e ampliata, d’una storia della Venezia Giulia, a cura di Maria Grazia Ziberna, promossa dal Comitato goriziano dell’Anvgd, che di re- cente ha dato alle stampe pure la nuova edizione d’un utile dizionario biografico dei giuliani, fiumani e dalmati; di questi giorni, infine, è l’uscita, per i tipi della Fondazione Rustia Traine, d’un dizionario dei dalmati illustri, firmato da Daria Garbin e Renzo de Vidovich. PROGETTI PLURIDISCIPLINARI ppena edito è pure un documentato volume di Alessandro Cuk su La questione giuliana nei documentari cinematografici (Alcione, Venezia-Mestre 2013), che, riprendendo e integrando l’indagine avviata con Il cinema di frontiera: il confine orientale (del medesimo autore ed editore, 2007), opportunamente amplia il discorso alla dimensione visuale R >ŽƐƚŽƌŝĐŽ &ƵůǀŝŽ ^ĂůŝŵďĞŶŝ ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ ƵƚĞƐĂĐŝůĞ͘ ďůŽŐƐƉŽƚ͘ŝƚͿ e al fronte filmico, dalle indubbie potenzialità educative, se correttamente impiegato. Sono, però, tutte opere a prevalente circolazione regionale o nel mondo degli esuli, mentre il coordinamento delle istituzioni di cui s’è detto con le loro varie rappresentanze territoriali potrebbe facilmente diffonderle tra le scuole di tutta Italia. Ricordando, inoltre, che gli attuali programmi di storia correttamente richiedono di dare adeguato spazio a quella localizzata e alla microstoria come risvolto specifico della storia generale e della cosiddetta macrostoria, diventa ancor più facile proporre alle scuole un articolato progetto pluridisciplinare (storia, letteratura, arte, musica, filosofia) in materia, andando oltre la casualità e l’occasionalità, facendo sì che quello che sino ad ora è proprio solo di alcune scuole, in cui operano insegnanti motivati e preparati, divenga realtà effettiva del loro complesso su base nazionale. Sarebbe bene, dunque, che le già menzionate associazioni e istituzioni convocassero una sorta di stati generali, in cui, superando divisioni e rivalità, affrontare in maniera seria e rigorosa tale questione, concentrando su essa le loro energie e risorse morali e materiali, perché solo così sarà possibile svolgere un ragionamento serio e responsabile sul Giorno del Ricordo, portandolo nelle aule scolastiche con un’accurata preparazione dei docenti, con strumentazione scientifica e didattica idonea, operando in maniera coerente sul territorio secondo linee guida comuni, messe a punto da specialisti, e non affidandosi solo all’onda emotiva della memoria e del vissuto individuale, pur importanti. &ƵůǀŝŽ^ĂůŝŵďĞŶŝ 6 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ Nasce dalla collaborazione tra un giornalista, Jan Bernas, autore del fortunato saggio Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani (Mursia 2010) e Simone Cristicchi, tra i più apprezzati cantautori contemporanei, il primo spettacolo teatrale e musicale sul tema dell’esodo, che debutterà il 22 ottobre prossimo al Teatro Stabile di Trieste, con il titolo Magazzino 18. Per comprendere le circostanze e le ragioni di questo inedito incontro tra due autori attivi in settori diversi della comunicazione, abbiamo rivolto loro alcune domande. Iniziando a Bernas. Bernas, Lei, giornalista di origini polacche, come e quando si è avvicinato alla storia dell’esodo giuliano-dalmato? Sono da sempre un appassionato di storia patria. Il mio primo incontro o meglio scontro con la storia dell’esodo giuliano-dalmata l’ho avuto al Liceo. Chiesi alla mia professoressa di Storia come mai tutte quelle persone stavano lasciando la propria terra all’indomani del conflitto. Lei sprezzante mi gelò: «tutti fascisti in fuga». Ecco quella risposta mi ha lasciato una ferita aperta nel cuore per anni che sono riuscito a rimarginare solo attraverso lo studio, l’approfondimento della complessa questione del confine orientale e l’esperienza diretta maturata nei miei viaggi in Istria e in Dalmazia. Il mio libro in fondo vuole essere una risposta, credo obiettiva, a tutti i giovani che cercano la verità e che sono stufi dell’uso strumentale e politico della memoria. La Sua origine dall’Europa dell’Est ha in qualche misura orientato il Suo interesse per quei territori orientali dell’Italia, trovatisi ad un certo momento del secolo scorso schiacciati da opposti sistemi ideologici e feroci conflitti etnici? Ho avuto la fortuna nel corso dei miei studi all’estero di conoscere tanti amici dell’ex-Jugoslavia: Croati, Serbi, Macedoni. Loro sanno poco di questa storia e quel poco che sanno è chiaramente viziato dalla dicotomia preconcetta: italiani tutti fascisti e cattivi. Slavi solo vittime. Ho imparato a riconoscere le loro ragioni. Loro hanno compreso i soprusi subiti da esuli e rimasti ma soprattutto hanno imparato che prima del fascismo o delle foibe, c’è stata una popolazione - quella italiana – che per secoli ha plasmato culturalmente, economicamente e socialmente l’Istria, Fiume e parte della Dalmazia. Dalle Sue ricerche e dalle Sue interviste agli esuli è nato un libro che ha avuto ottimi riscontri in termini di diffusione e di apprezzamento, Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani, edito da Mursia nel 2010. Dal punto di vista umano cosa Le è rimasta di quella indagine? Non scorderò mai gli occhi di tutte le persone che ho intervistato. Le loro lacrime. Sia di chi ha deciso di partire esule, sia di chi invece preferì restare, scoprendosi straniero a casa propria. Mi hanno aperto la porta del loro cuore con dignità e sofferenza ma con un grande desiderio di tramandare ciò che avevano vissuto nella speranza che questa tragedia non fosse più considerata «Educazione alla memoria»: Jan Bernas e Simone Cristicchi per la storia giuliano-dalmata W /ůŐŝŽƌŶĂůŝƐƚĂ:ĂŶĞƌŶĂƐĂůƚĂǀŽůŽ ĚŝůĂǀŽƌŽ solo come la loro storia ma come la storia di tutti. Storia d’Italia. E dal punto di vista professionale? Il mio desiderio più grande è sempre stato quello di entrare nelle scuole. Forse proprio perché a scuola è sorto il mio interesse per questa storia. Vorrei che i giovani italiani e i giovani italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia imparassero a conoscersi meglio, a riconoscersi, a sentirsi figli dello stesso popolo, anche se divisi dalla storia. Il libro resta per me uno strumento attraverso il quale ricostruire una memoria di popolo. Come è avvenuto l’incontro con il cantautore Simone Cristicchi? E come è sorta l’idea di un progetto comune a partire dal Suo libro per giungere alla canzone d’autore? Non ringrazierò mai abbastanza Simone Cristicchi per il coraggio e la sensibilità dimostrata nell’approcciare questa pagina di storia. In un certo senso è facile – quanto giusto e doveroso – parlare della Resistenza o della Shoah. Occuparsi di foibe, degli esuli e dei rimasti, farne uno spettacolo di teatro civile, è assai più rischioso perché purtroppo è una questione che suscita ancora oggi opposti ciechi ideologismi. Chi osa avvicinarcisi, spesso, rischia il linciaggio mediatico. Solo un animo sensibile e curioso come quello di Simone Cristicchi poteva arrischiarsi a portare a teatro questa pagina dimenticata del nostro Paese. Quando Simone mi ha contattato per dirmi che aveva letto il mio libro e partendo da questo voleva realizzare uno spettacolo teatrale, il pensiero è andato immediatamente a tutte le persone che ho incontrato in Italia e in Istria nel corso delle mie ricerche. Un piccolo dono, un atto di giustizia nei loro confronti che li ripaga in parte di tante lacrime versate. E anche per questo ringrazio Simone. Lei ha visitato il Silos di Trieste? Quali sensazioni ne ha ricavato e cosa ha ritenuto di trasmettere a Cristicchi per coinvolgerlo in un’idea di elaborazione musicale di un’esperienza storica? Mi rammarico di non aver ancora visitato il Silos di Trieste. Sarà l’occasione per andarci con Simone anche perché, essendo la fotografia una mia grande passione, abbiamo pensato di realizzare una mostra fotografica itinerante sul Magazzino 18 che accompagni lo spettacolo nei teatri d’Italia e in Istria dove vorremmo portare lo spettacolo a Pola e a Fiume. Un altro modo per far entrare lo spettatore, anche visivamente, nella complessa storia che Simone rappresenterà dal palco. Simone Cristicchi è un artista poliedrico, tra i pochi rimasti in Italia a produrre e ispirare cultura piuttosto che limitarsi a sfornare merce da vendere sul mercato. Non mi stupisce quindi che abbia saputo intravedere e fare proprio lo spirito che ha animato il mio libro: rendere omaggio a tutti gli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, siano essi esuli o rimasti, per la lezione di dignità e attaccamento alla propria terra impartita ad un’Italia che invece cinicamente si è voltata dall’altra parte per bieco opportunismo. Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani e ancor più Magazzino 18 nascono come opere di educazione alla memoria. Un ponte ideale tra italiani divisi dalla storia ma pronti finalmente a riconoscersi in una memoria e in un senso d’appartenenza comune. CRISTICCHI: «QUARTIERE GIULIANO DALMATA»: «MA QUESTO SIGNOR GIULIANO DALMATA, CHI ERA?» Recentemente Lei è stato definito da un quotidiano nazionale uno degli «alfieri di quella “seconda generazione” di cantautori capitolini che a partire dagli anni Novanta ha segnato una svolta nella canzone d’autore». Come è arrivato a dedicare una canzone all’esodo dei giuliani e dalmati? La storia, tanto più quella di cui trattiamo, non è esattamente un tema prediletto dalla musica leggera… Ho scoperto la storia dell’esodo grazie al libro di Jan Bernas Ci chiamavano fascisti, eravamo italiani. Lo comprai perché il titolo mi incuriosiva. Non sapevo nulla, anche perché questa è una pagina di storia che non insegnano nelle scuole. Poi, un anno fa, mentre ero alla ricerca di storie e testimonianze sulla seconda guerra mondiale, capitai a Trieste e volli visitare il magazzino 18 del porto vecchio. Appena entrato, trovandomi in mezzo a quei duemila metri cubi di masserizie abbandonate, ho provato una sensazione fortissima, ho “visto” la tragedia, e ho deciso che avrei fatto qualcosa per dare voce a quegli oggetti e ai loro proprietari dimenticati. La canzone ha avuto una lunga gestazione; soprattutto il testo, che avrei potuto scrivere in mille modi. Alla fine ho scelto di immedesimarmi nel figlio di un esule che va a cercare nel magazzino le tracce di un padre tanto amato, un padre che non è morto in una foiba, ma per via di un male sottile e permanente: la malinconia. Nei Suoi testi scolastici di storia, le vicende del confine orientale erano chiaramente trattate? Nei libri scolastici non ricordo che si parlasse di quelle vicende. Forse arrivammo a studiare solo l’avvento del fascismo... Lei ha incontrato Jan Bernas, un professionista dell’informazione autore di un volume che raccoglie molte significative testimonianza di esuli giuliano-dalmati. Quali impressioni ha ricavato dalla lettura di quel libro? Il libro di Jan l’ho letto 4 volte, ed ogni volta è stato fonte di grande stupore ed emozione mista a rabbia. Mi ha colpito perché ho rivisto il metodo di lavoro che anche io ho adoperato per «Centro di Igiene Mentale»e la mia ultima fatica «Mio nonno è morto in guerra», dove ho scritto e raccolto le testimonianze degli ultimi reduci viventi della seconda guerra mondiale. Lo stesso Jan mi ha concesso di pubblicare una delle storie del suo libro. Leggendolo, ho avuto la sensazione di trovarmi proprio davanti alle persone che raccontavano. Ma l’impressione più forte, alla fine della lettura, è stata quella di constatare quante sfaccettature abbia l’evolversi di questa vicenda. L’esodo, i campi profughi, l’accoglienza in Italia, i monfalconesi, Goli Otok, i rimasti... E pensare che per cinque anni, nel tragitto che l’autobus 765 faceva per portarmi al Liceo, c’era una fermata. Vicino a quella fermata c’era un cartello, una specie di targa con su scritto «Quartiere Giuliano Dalmata». Ogni volta che ci passavo davanti, leggevo quel cartello, e nella mia ignoranza mi chiedevo: «Ma questo signor Giuliano Dalmata, chi era?». Meno male che non l’ho mai chiesto a nessuno...Poi negli anni mi sono reso conto di quanti ancora ignorano il senso di quel cartello. Quante persone, giovani e adulti, gente del popolo o sapientoni, si saranno fatte la mia stessa domanda? Quando e come la conoscenza di quegli eventi si è mutata in idea di canzone, di testo e di musica? Aspettando il nuovo spettacolo teatrale, cosa ha ritenuto di dover mettere meglio e più in evidenza? Probabilmente è stato un senso di vergogna, a spingermi a fare qualcosa. Vergogna per non aver saputo, per tanti anni. Poi, il fortissimo impatto emotivo davanti alle masserizie degli esuli, e la lettura di diversi libri dopo quello di Jan Bernas, mi hanno spinto a realizzare un monologo di teatro civile, genere che “frequento” con passione da 4 anni. Con l’aiuto prezioso di Jan, coautore del testo dello spettacolo, abbiamo lavorato sodo in quest’ultimo anno alla costruzione del racconto, e alla ricerca di una forma di narrazione, un linguaggio semplice che possa appassionare un pubblico giovane. Io interpreterò vari personaggi, tra i quali uno sprovveduto quanto ignorante archivista romano, inviato dal Ministero a fare un inventario di tutte le masserizie. Con lo spettacolo che debutterà a Trieste il prossimo ottobre, non vogliamo certo aizzare polemiche desuete, o essere accusati di faziosità o revisionismo storico. Vorremmo solo utilizzare la musica, le parole, le immagini, affinché lo spettatore esca dal teatro con una sua idea, un bagaglio di emozioni e me- W /ůĐĂŶƚĂƵƚŽƌĞ^ŝŵŽŶĞƌŝƐƟĐĐŚŝ ŝŶǀŝƐŝƚĂĂůŝǀŝĐŽDƵƐĞŽĚĞůůĂ ŝǀŝůƚă/ƐƚƌŝĂŶĂ&ŝƵŵĂŶĂĞ ĂůŵĂƚĂ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ŝƌĐŝ͘ŝƚͿ moria. E soprattutto, vorremmo che lo spettacolo sia il degno omaggio a tutti gli istriani fiumani e dalmati dimenticati e offesi dalla storia (in questo caso con la “s” minuscola”). C’è qualcosa di «1947» di Endrigo nella Sua elaborazione del brano dedicato al Silos di Trieste? Sicuramente, la cosa che accomuna i due brani, è il senso della malinconia degli esuli. Nel testo parlo di un esule che letteralmente “muore” di malinconia. E questo è stata – a mio avviso – l’altra faccia delle foibe. Quanta gente si è tolta la vita perché non poteva più vedere la propria casa, la propria terra? La canzone «1947» è un piccolo capolavoro di semplicità e poesia, che solo un grande cantautore come Endrigo poteva scrivere. Io ho avuto l’onore di poter incidere un duetto con Sergio, qualche anno prima che morisse, e tutt’ora non c’è un concerto o uno spettacolo dove non ricordi dal palco questo mio grande maestro. Nella Sua esperienza, anche formativa, vediamo esserci stata attenzione per i temi sociali e umani: cosa Le ha trasmesso, come musicista e come uomo, l’incontro con la realtà storica dei profughi italiani che Lei ha intraveduto oggi nelle masserizie accatastate allora nel Silos? Conoscere questa storia mi ha insegnato innanzitutto la grande dignità del popolo degli esuli e dei rimasti, che silenziosamente e con grande forza d’animo hanno ricostruito in qualche modo la loro vita, lontano dalla loro terra rubata. Il loro esempio ci aiuta a sentirci più “italiani”, nel senso più nobile del termine. WĂƚƌŝnjŝĂ͘,ĂŶƐĞŶ 7 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ DAI COMITATI Giorno del Ricordo 2013 alla memoria e un diploma, concesso dal Presidente della Repubblica, ai nipoti del sig Donato Summa, vittima delle Foibe. Nella giornata di domenica 10 febbraio, a Tortona presso i Giardini di Corso della Repubblica, il cappellano militare Don Augusto Piccolo ha celebrato un momento di ricordo in onore del Vice Questore di Fiume Giovanni Palatucci, morto a soli 36 anni *** nel campo di sterminio di Dachau dopo aver salvato dalla deCOMITATO portazione innumerevoli persone DI ALESSANDRIA di religione ebraica. enerdì 8 febbraio, presso Alle ore 11, presso la Parrocla Sala consiliare del Co- chia di San Michele, è stata celemune di Alessandria, si è tenuta brata la S. Messa in memoria di la cerimonia commemorazio- tutte le vittime delle Foibe; successivamente, presso il Sacello dedicato agli esuli, (ex Caserma Passalacqua che ha visto negli * ,2512 ,2512 GHO GHO5,&25'2 5,&25'2 anni del dopoIHEEUDLR IHEEUDLR guerra il passaggio /D /D di migliaia di proWUDJHGLD fughi giuliano-dalGHOOH GHOOH mati), il sindaco di IRLEH IRLEH Tortona Massimo H Berruti e il presiOoHVRGR OoHVRGR dente del Comi352*5$00$ 352*5$00$ IHEEUDLR tato provinciale 2UH_&KLHVDSDUURFFKLDOHGL60LFKHOH_YLD(PLOLD 6DQWD0HVVD Anvgd Brunilde 2UH&RUWLOHGL3DOD]]RFRPXQDOH_&VR$OHVVDQGULD &HULPRQLDFRPPHPRUDWLYD Boniciolli, dopo 6DOXWRGHOOH$XWRULW¼FLWWDGLQH un breve discorso, 5LHYRFD]LRQHVWRULFDDFXUDGHOOo$19*'GL7RUWRQD 'HSRVL]LRQHFRURQDGDOOoDOORURSUHVVRLOFLSSRGHGLFDWR hanno posto una 'DODOIHEEUDLR 3DOD]]RFRPXQDOH_&VR$OHVVDQGULD corona d’alloro in 0 R V W U D /o ,V W UL D O o ,W DO L D HL O PR Q G R ricordo delle po6W R UL D G L X Q H V R G R L V W UL DQ L IL X P DQ L G DO PDW L L Q 3L HPR Q W H polazioni istriane, fiumane dalma35(127$=,21, 35(127$=,21, te e rimpatriati, ,1)2 che hanno sostato dall’immediato dopoguerra sino agli anni Settanta nel campo profughi di Tortona. È stata allestita inoltre, presso lo stesso Comune, una mostra fotografica a cura della Regione Piemonte sull’esodo che ha interessato circa 350.000 italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia. 'ŝĂŶĐĂƌůŽŽŐŽ W dŽƌƚŽŶĂ͕ƵŶŵŽŵĞŶƚŽĚĞůůĂ Prosegue su questo numero, e sui successivi, la pubblicazione delle cronache delle manifestazioni promosse dai Comitati e dalle Delegazioni provinciali in occasione del 10 Febbraio sul territorio nazionale e in collaborazione con le istituzioni. Naturalmente tutti gli aggiornamenti in tempo reale sul sito www.anvgd.it. s W >ĞǀĂŶĞ;ƌĞnjnjŽͿ͕ĂůĐƵŶŝĚĞŐůŝ ĂůƵŶŶŝĚĞůůĂĐůĂƐƐĞϯΣĚĞůů͛/ƐƟƚƵƚŽ ŽŵƉƌĞŶƐŝǀŽ͞&͘DŽĐŚŝ͟Ğŝů ƐĂƐƐŽĨŽŶŝƐƚĂĂƌŵĞůŽ>ŝďƌŝnjnjŝ X ƌĞnjnjŽ͕ƐŽƩŽůĂƚĂƌŐĂĚĞů>ĂƌŐŽ DĂƌƟƌŝĚĞůůĞ&ŽŝďĞůĂďĂŶĚŝĞƌĂ ĚĞůů͛Äò¦ĐŽŶŝůĞůĞŐĂƚŽůĂƵĚŝŽ ƵƐŝůŝŽ;ĂůĐĞŶƚƌŽĚĞůůĂĨŽƚŽŐƌĂĮĂͿ organizzate numerose iniziative, di diverso tipo, a Bologna e provincia. Grazie all’impegno del Comitato provinciale di Bologna, in particolare del suo presidente Marino Segnan e con il contributo organizzativo di Provincia, Comune di Bologna, Comuni di San Lazzaro di Savena, Zola Predosa e Casalecchio, Budrio, Bentivoglio, Molinella e Imola, Quartieri San Donato e San Vitale, per dieci giorni ha preso vita un fitto $VVRFLD]LRQH1D]LRQDOH9HQH]LD*LXOLDH'DOPD]LD /PDU]R Đ Ƶ ƌ Ă ^ Ğ ƌ ǀ ŝ nj ŝ Ž Ƶ ů ƚ Ƶ ƌ Ă 3LDQRWHUUHQR_QHJOLRUDULGLDSHUWXUDGHJOLXIILFL Draghetti, per celebrare il giorno del Ricordo, ascoltando una relazione di Luciano Monzali, studioso e docente della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari. Egli ha ripercorso gli eventi che portarono a quell’intensificarsi di violenze che costrinse gli italiani a lasciare le proprie terre, culminando con le esecuzioni sommarie di tanti connazionali. Monzali ha anche analizzato l’accoglienza da parte delle popolazioni locali degli esuli e il loro progressivo radicamento segnato dal successo di tanti che nella Penisola hanno trovato nuova casa. Anche il Consiglio Comunale di Bologna si è riunito in seduta solenne per celebrare il Giorno del Ricordo, alla presenza del sindaco, Virginio Merola e della presidente del Consiglio, Simona Lembi. Venerdì 8 febbraio, avanti ad un folto pubblico, comprendente anche alcune classi delle scuole superiori “Galvani” e “Itis Belluzzi”, Marina Cattaruzza, docente di Storia contemporanea dell’Istituto di Storia dell’Università di Berna, ha presentato una relazione su L’esodo dall’Adriatico orientale tra storia e memoria [disponibile integralmente sul sito www.anvgd.it per gentile concessione dell’Autrice e pubblicata in forma ridotta su “Difesa” di Aprile 2013, ndr]. DFXUDGL(QULFR0LOHWWR ,YRORQWDULGHOOo$19*'GL7RUWRQDVRQRGLVSRQLELOLDSDUWHFLSDUHDOOHLQL]LDWLYHGHOOHVFXROHFRQOD SURLH]LRQHHGLOFRPPHQWRGHO'9'(VRGRFRQUDFFRQWLHWHVWLPRQLDQ]H _VLJ(UQHVWR6XVLJDQ _VLJ(UQHVWR6XVLJDQ VLJ%HQLWR6XVLJDQ_EUXQHDH#JPDLOFRPVLJUD%UXQLOGH ĐĞƌŝŵŽŶŝĂŶĞůůĂĞdžĂƐĞƌŵĂ ͞WĂƐƐĂůĂĐƋƵĂ͟ ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ŽŐŐŝĐƌŽŶĂĐĂ͘ŝƚͿ ne del Giorno del Ricordo, nel corso della quale la classe quinta dell’Istituto “Fermi-Nervi” , coordinata dalla prof.ssa Maria Teresa Bianchi, ha presentato una ricerca multimediale sull’esodo e gli eccidi delle Foibe durante e dopo la seconda guerra mondiale. Ricerca molto approfondita, arricchita da interviste di testimoni che hanno vissuto l’esodo. Presenti alla manifestazione, oltre alla rappresentanza del Comune di Alessandria , il prefetto e le alte cariche di Guardia di Finanza, Carabinieri, Pubblica Sicurezza e Vigili del Fuoco. Alle ore 18.00, presso la Prefettura, alla presenza del ministro della Sanità Renato Balduzzi, il prefetto Romilda Tafuri, ha consegnato una medaglia d’onore *** DELEGAZIONE DI AREZZO omenica 3 febbraio, nei locali dell’oratorio di Levane, si è tenuta la celebrazione del Giorno del Ricordo. Per l’occasione, per «Lettori al caffè», evento organizzato dal Comune e dalla Biblioteca di Montevarchi, la prof. ssa Cristina Ulivieri con gli studenti della classe 3.a B dell’Istituto Comprensivo “F. Mochi” e gli esuli istriani Claudio Ausilio (Delegato Anvgd), Giulio Sabatti e Manlio Giadrossich, hanno letto brani tratti dal libro di Stefano Zecchi Quando ci batteva forte il cuore. Gli esuli citati hanno inoltre fornito importanti fotografie, documenti e testimonianze sulla loro storia. È stata una occasione impor- tante per i molti studenti presenti, ai quali è stato dato modo di confrontarsi con il pubblico, di leggere il romanzo e di studiare una importante ma purtroppo dimenticata pagina di storia. La storia di Sergio, protagonista del racconto di Zecchi ha visibilmente appassionato i giovani lettori perché ha permesso loro di “vivere” la condizione degli istriani, fiumani e dalmati che da un giorno all’altro si ritrovarono ad essere profughi in Italia. Presente anche il sassofonista Carmelo Librizzi che ha improvvisato al sax le emozioni della serata. Arezzo ricorda le vittime delle foibe W er commemorare le vittime delle Foibe e l’esodo italiano dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, domenica 10 Febbraio alle 12.00 si è svolta la cerimonia di deposizione di una corona di alloro in Largo Martiri delle Foibe, presenti le autorità cittadine e militari. W ŽůŽŐŶĂ͕ŝůŽŶƐŝŐůŝŽƉƌŽǀŝŶĐŝĂůĞ ƌŝƵŶŝƚŽŝůϰĨĞďďƌĂŝŽŝŶƐĞĚƵƚĂ ƐŽůĞŶŶĞƉĞƌĐŽŵŵĞŵŽƌĂƌĞŝů 'ŝŽƌŶŽĚĞůZŝĐŽƌĚŽ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ ƌĞŶŽŶĞǁƐ͘ŝƚͿ X /ůŽŶƐŝŐůŝŽĐŽŵƵŶĂůĞĚŝŽůŽŐŶĂ ŶĞů'ŝŽƌŶŽĚĞůZŝĐŽƌĚŽ͕ĐŽŶůĂ ƐƚŽƌŝĐĂDĂƌŝŶĂĂƩĂƌƵnjnjĂ *** COMITATO DI BOLOGNA Tutte le iniziative nel capoluogo e in Provincia nche quest’anno il Giorno del Ricordo ha visto programma di commemorazioni, conferenze, letture e concerti. Il primo momento significativo si è svolto lunedì 4 febbraio: il Consiglio Provinciale si è riunito in seduta solenne, presente la presidente, Beatrice L’autrice, autorevole studiosa della storia dei Paesi dell’Adriatico, ha invitato a guardare gli eventi dell’esodo all’interno di un contesto più ampio, che di esodi ne ha visto innumerevoli. All’analisi dei fatti puntuale e documentata è seguita una seconda parte in cui è stato spesso citato il libro Bora di Nelida Milani e Anna Maria Mori, attendibili testimoni oculari degli eventi, racconto prezioso e lucido, che riporta i fatti storici con qualità letteraria. Domenica 10 si sono svolte diverse manifestazioni: la mattina, alle ore 10.00, è stata deposta una corona d’alloro sulla lapide posta nella Stazione centrale, al primo binario, che ricorda il passaggio del treno che condu- ĐŽŶƚŝŶƵĂŹ 8 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ ceva gli esuli nelle varie città di destinazione. Presenti l’assessore Matteo Lepore e la presidente del Consiglio comunale Simona Lembi. Alle ore 11.00, è stata deposta una corona d’alloro alla rotatoria Martiri delle Foibe, in via Cristoforo Colombo. Restaurata e ripristinata la lapide in ricordo degli Esuli h n altro appuntamento di grande significato si è svolto sabato 16 febbraio. Alle ore 11.00, in via dell’Artigiano, nel Quartiere San Donato dove sorgeva il Villaggio Giuliano, davanti ad un numeroso pubblico è stata ricollocata una lapide ritrovata e restaurata nella quale si legge «La Nazione ai giuliani e ai dalmati fedeli nel dolore delle memorie alla patria immortale». È stata anche posta una targa con una sintetica spiegazione del significato della lapide e della presenza di tanti esuli. La cerimonia, alla quale hanno preso parte il presidente del Quartiere San Donato, Simone Borsari, autorità civili e militari ed Esuli, ha suscitato un vivo interesse tra giovani e meno giovani, rinnovando i ricordi di chi nel «villaggio giuliano» è vissuto e facendo conoscere questa realtà (che oggi non esiste più, in quanto le casette del villaggio sono state abbattute circa vent’anni fa e oggi al suo posto sorge una recente costruzione) alle nuove generazioni. Il «Concerto per il Giorno del Ricordo» > a cerimonia è stata accompagnata dalle musiche eseguite da un gruppo di studenti di tromba della scuola W ^ĂŶ>ĂnjnjĂƌŽĚŝ^ĂǀĞŶĂůĂĐĞƌŝŵŽŶŝĂĂůŵŽŶƵŵĞŶƚŽĂŝDĂƌƟƌŝĚĞůůĞ&ŽŝďĞ͘ ĂĚĞƐƚƌĂ͕ŝůƐŝŶĚĂĐŽĚŝ^ĂŶ>ĂnjnjĂƌŽ͕DĂĐĐŝĂŶƚĞůůŝ͕ĞůĂƉƌĞƐŝĚĞŶƚĞ'ŝƵŶƚĂ ZĞŐŝŽŶĂůĞŵŝůŝĂZŽŵĂŐŶĂ͕WĂůŵĂŽƐƟ X ŽůŽŐŶĂ͕ůĞƉƌŽǀĞĚĞůŽƌŽ^ĂŶDŝĐŚĞůĞŝŶŽƐĐŽͲÄò¦͕ĚŝƌĞƩŽĚĂ ůďĞƌƚŽ^ƉŝŶĞůůŝƉĞƌŝůͨŽŶĐĞƌƚŽƉĞƌŝů'ŝŽƌŶŽĚĞůZŝĐŽƌĚŽͩĐŚĞƐŝƐĂƌĞďďĞ ƚĞŶƵƚŽŶĞůůĂ^ĂůĂ^ŝůĞŶƟƵŵĚĞůYƵĂƌƟĞƌĞ^ĂŶsŝƚĂůĞ Media “Besta”. Domenica 17, nella Sala Silentium del Quartiere San Vitale, il Coro San Michele in Bosco - Anvgd, diretto da Alberto Spinelli ha presentato il «Concerto per il Giorno del Ricordo». L’appuntamento, alla sua seconda edizione, ha visto i posti della sala rapidamente esauriti. Il programma presentava musica corale alternata a musica per pianoforte a quattro e sei mani. Il Coro ha eseguito il raffinato Cantique de Jean Racine di Gabriel Fauré, un brano per Coro femminile a tre voci di Gioachino Rossini, La Carità, il tormentato Canto autunnale di Felix Mendelssohn, concludendo con due brani verdiani: O Signore dal tetto natio e Va’ pensiero. Accompagnava sul bel pianoforte Steinway della Sala, il Maestro Paolo Passaniti. Il direttore, Alberto Spinelli, e Paolo Passaniti hanno quindi eseguite a quattro mani musiche la Danza slava op. 46 n. 3 di Antonin Dvorak e una trascinante Ouverture da La gazza ladra di Rossini. Il Concerto si è concluso con la bella Fantasia da l’opera La Traviata scritta per pianoforte a sei mani dal compositore Giusto Dacci. Al pianoforte Filippo Bergonzoni, Andrea Corridoni e Alberto Spinelli. Alla fine applausi entusiasti per tutti. Sabato 23 febbraio, una delegazione del Comitato provinciale Anvgd di Bologna ha deposto una corona d’alloro al cippo collocato nel Giardino Martiri dell’Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, via Don Luigi Sturzo, 42. Da segnalare, infine, che verranno tenute delle conferenze in alcuni Istituti Superiori e che la presidenza del Consiglio comunale, con la collaborazione del Comitato provinciale Anvgd ha predisposto e inviato a tutti gli istituti superiori di Bologna e provincia il Dvd «Esodo. Una storia dimenticata» perché sia disponibile come supporto didattico a completamento di quella parte di storia non ancora scritta su molti libri di testo. Altre iniziative ancora fuori provincia. Sabato 9 febbraio, a Quattro Castella (Reggio Emilia), dove riposano le spoglie di Graziano Udovisi, unico sopravvissuto alle Foibe, presso la scuola media si è svolta la cerimonia di premiazione degli allievi delle scuole ed è stata consegnata la targa intitolata a «Graziano Udovisi un Testimone Italiano» a Rossana Mondoni, studiosa delle vicende storiche del confine orientale dopo la II Guerra mondiale. L’iniziativa è a cura della Famiglia Udovisi e del Comitato Anvgd di Bologna. A San Lazzaro di Savena E el pomeriggio a San Lazzaro di Savena si è svolta una suggestiva e partecipata cerimonia ufficiale. Davanti al monumento ai Martiri delle Foibe, nella Via loro dedicata, sono intervenuti il sindaco di San Lazzaro, Marco Macciantelli; il presidente provinciale Anvgd Marino Segnan; la presidente Giunta Regionale Emilia Romagna, Palma Costi, del parroco di San Lazzaro, mons. Domenico Nucci e diverse autorità civili e militari. Davanti ad un pubblico numeroso, alla presenza dei gonfaloni di Provincia e Regione e ai labari di diverse associazioni d’arma, mentre veniva eseguito il Silenzio, è stata deposta una corona d’alloro ai piedi del monumento dell’artista Achille Ghidini. A Zola Predosa e Casalecchio di Reno ltri momenti sono seguiti nei giorni successivi. Lunedì 11, nel Comune di Zola Predosa, è stato proiettato il documentario sull’esodo «La memoria negata». È seguita una conferenza di Marino Segnan, Paolo Jelic e Maria Grazia Benci, testimone di un doppio esodo. Presentazione dell’Assessore alla cultura, Antonio Buccelli. Martedì 12, nella Casa della Conoscenza, a Casalecchio di Reno, si è tenuta una serata, promossa dal Comune, intitolata «Storie della frontiera occidentale». I volontari del gruppo «Legg’io» hanno magistralmente letto brani da libri di Stefano Zecchi, Fulvio Tomizza, Anna Maria Mori, Nelida Milani, Marisa Madieri e Carlo Sgorlon. Dietro di loro scorrevano le immagini del documentario «La memoria negata». ŚŝĂƌĂ^ŝƌŬ *** organizzato un Seminario di riflessione e di studio rivolto ai dirigenti scolastici e agli insegnanti delle scuole secondarie di 1° e di 2° grado, in occasione del quale è stato presentato dagli autori, Paola Dalla Costa e Nicola Carraro, il fascicolo didattico Una questione del ‘900. Le vicende ai confini orientali d’Italia dall’Armistizio di Villa Giusti, Padova 1918, ai giorni nostri. All’incontro erano presenti Chiara Saonara, vicedirettrice dell’Istituto Veneto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea che ha messo in rilievo l’importanza della memoria e la necessità di conoscere la storia; Graziella Fiorentin che ha reso testimonianza e Italia Giacca, presidente del Comitato Provinciale Anvgd che ne ha presentato la genesi e le funzioni, ieri e oggi. Il 7 febbraio, al Cinema “Porto Astra” è stato proiettato il film di Luigi Zampa Cuori senza frontiere, presentazione e testimonianza di Italia Giacca e Mario Bonifacio. L’8 febbraio, nella Sala Polivalente “Paride Piasenti” del Museo dell’Internato Ignoto di Terranegra, è stato rappresentato uno spettacolo teatrale dal titolo Il lungo esodo a cura della compagnia teatrale Belteatro e Terracrea. Autrice del testo una giovane padovana che si è esibita assieme ad altri due attori, tutti molto bravi. Sorprendente in giovani non giuliano-dalmati l’adesione alle nostre tragiche vicende e la perfetta conoscenza delle stesse, segno di attenzione e studio. Il 9 febbraio, nel Centro Culturale Altinate-San Gaetano Padova, inaugurazione della Mostra COMITATO DI PADOVA Un impegnativo calendario di interventi per il Giorno del Ricordo W artenza veloce quest’anno e particolarmente ricca di interventi per il Comitato ancor prima del Giorno solenne del Ricordo. Dal 2 febbraio numerosi sono stati gli incontri nelle sedi somunali e nelle scuole. E un apprezzabile rilievo è stato dato dalla stampa e dalle emittenti locali, con interviste e servizi, tra i quali: il 5 febbraio «Tv7 Gold», con Italia Giacca e Adriana Ivanov; l’8 febbraio «Tv7 alle sette» Tri-Veneta, con Italia Giacca, Adriana Ivanov, Franco Luxardo; il 10 febbraio «Tele Nuovo», con Italia Giacca; il 14 febbraio «Rete Veneta», con Adriana Ivanov. E di seguito le iniziative promosse dal Comitato padovano. Il 5 febbraio, nell’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Statale Commerciale e per il Turismo “Luigi Einaudi”, l’Assessorato alle Politiche Scolastiche ed Educative del Comune di Padova in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Padova ha W WĂĚŽǀĂ͕ƉĂƌƚĞĚĞůĐŽƌƚĞŽĚĞůůĞ ĂƵƚŽƌŝƚăĐŝǀŝůŝĞŵŝůŝƚĂƌŝĚŝƌĞƩŽ ĂWĂůĂnjnjŽDŽƌŽŶŝ͕ƐĞĚĞĚĞů DƵŶŝĐŝƉŝŽĚŝWĂĚŽǀĂ Istria, ieri e oggi, nelle immagini. Dopo i saluti dell’assessore alla Cultura del Comune di Padova, Cristina Toso, la presidente Italia Giacca ne ha spiegato la genesi. La mostra si presenta come un assemblaggio tra quella inaugurata a Trieste da Mariuccia Ragaù e alcuni pannelli realizzati da Tullio Canevari in collaborazione con 9 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ W /ůƉĂůĐŽĚĞůůĞĂƵƚŽƌŝƚă͕ŶĞůůĂƉŝĂnjnjĂĂŶƟƐƚĂŶƚĞŝůDƵŶŝĐŝƉŝŽ X WĂĚŽǀĂ͕ĞŶƚƌŽƵůƚƵƌĂůĞůƟŶĂƚĞͲ^ĂŶ'ĂĞƚĂŶŽ͘/ŶĂƵŐƵƌĂnjŝŽŶĞĚĞůůĂ DŽƐƚƌĂ/ƐƚƌŝĂ͕ŝĞƌŝĞŽŐŐŝ͕ŶĞůůĞŝŵŵĂŐŝŶŝ͘ĂƐŝŶ͕͘ůĂƉƌĞƐŝĚĞŶƚĞĚĞů ŽŵŝƚĂƚŽÄò¦/ƚĂůŝĂ'ŝĂĐĐĂĞů͛ĂƐƐĞƐƐŽƌĞĂůůĂƵůƚƵƌĂĚĞůŽŵƵŶĞĚŝ WĂĚŽǀĂ͕ƌŝƐƟŶĂdŽƐŽ Mario Grassi e Franco Dazzara. Il 17 febbraio, nell’Auditorium del centro culturale “Altinate- S.Gaetano”, dopo i saluti della rappresentante comunale Cristina Toso, Italia Giacca e Giampiero Vecchiato hanno brevemente tratteggiato il libro Istria d’amore, lasciandone la presentazione all’autore, Ulderico Bernardi , che ha coinvolto il numeroso pubblico presente in un viaggio attraverso una terra composita e affascinante che ha amato fin dal 1960 e che gli è entrata nel cuore. A Padova la cerimonia istituzionale del 10 Febbraio / l 10 Febbraio, davanti a Palazzo Moroni, sede del Municipio di Padova, ha avuto luogo la cerimonia istituzionale di commemorazione del Giorno del Ricordo alla presenza delle autorità civili e militari. La solennità del momento è iniziata con la deposizione di una corona d’alloro sulla lapide che ricorda i martiri delle Foibe, con l’ac- compagnamento della fanfara dei Bersaglieri in congedo, tra i labari delle Associazioni combattentistiche e d’Arma e i gonfaloni del Comune, della Provincia e dell’Università. Così ha esordito il Vicesindaco, Ivo Rossi: «Nove anni dalla istituzione del Giorno del Ricordo sono ancora troppo pochi per riparare una doppia ingiustizia, quella delle foibe e dell’esodo». Concetto ribadito subito dopo anche dall’assessore provinciale Enrico Pavanetto. Intenso come sempre l’intervento della presidente Giacca che, citando il pensiero di Pablo Neruda «La parola è un’ala del silenzio» ha detto che l’espressione ben si adatta alla nostra storia… Anche noi dopo lunghi anni di silenzio mettiamo «le ali» a parole messaggere di sentimenti, scrigno dell’animo umano….. Il testimone sta passando alla nuova generazione che è in grado di far sua quella parte di responsabilità storica e culturale con una grande battaglia di civiltà e di cultura, principi che non si spengono come ha detto il neo presidente nazionale, Antonio Ballarin - con lo spegnersi di una generazione». È seguita la S. Messa in onore delle vittime delle Foibe. Le manifestazioni in provincia >͛ 8 febbraio, nella Sala Agostiniani del Comune di Polesella, interventi vari sul tema Gli esuli di Fiume e della Dalmazia. Presenti il sindaco Ornella Astolfi che ha salutato e ringraziato, l’assessore alla Cultura, Daniele Milan, il delegato Anvgd di Rovigo Lorenzo Maggi. Serata di commozione con gli interventi dei testimoni delle tristi vicende, Adriana Ivanov, esule da Zara e Nidia Zemella Colmanni, esule da Fiume. Nel Comune di Fontaniva, conferenza di Elio Ricciardi. Successivamente, scoprimento di una lapide alle vittime delle Foibe e celebrazione della S. Messa. Nel Comune di Este, proiezione del film Cuori senza frontiere, presentazione di Italia Giacca, excursus storico di Adriana Ivanov. Nel Comune di Maserà, interventi di Italia Giacca e Adriana Ivanov, cui ha fatto seguito la rappresentazione teatrale E la barca va… Nella Sala comunale di Cadoneghe, il 14 febbraio, proiezione de La città dolente, presentazione e testimonianze di Italia Giacca e Mario Grassi. Nella Biblioteca comunale di Battaglia Terme, il 15 febbraio, Tullio Canevari ha presentato la Mostra Istria fecunda e industriosa, sulla villa romana di Loron (Parenzo). Nel Comune di Saonara, presso l’Auditorium di Villatora, commemorazione del Giorno del Ricordo, testimonianze di Dario Odoni e Italia Giacca. Nell’Auditorium del Comune di Limena, il 16 febbraio, proiezione del film La città dolente con presentazione di Italia Giacca, preceduta dai saluti del sindaco, dell’assessore alla Cultura e un intervento di Franca Dapas sul significato dell’esodo. Il Viaggio della Memoria / l 18 febbraio, con partenza da Padova, sei classi di altrettanti Istituti Superiori hanno partecipato al Viaggio della Memoria e del Ricordo promosso come ogni anno dal Comune di Padova - Assessorato alle Politiche Giovanili, con destinazione Trieste e visite alla Risiera di S. Sabba, alla Foiba di Basovizza, all’ex campo profughi di Padriciano. Accompagnatori per il Comune Chiara Saonara, vicedirettrice dell’Istituto per la Resistenza, Annarosa Davi, comandata allo stesso Istituto e Franca Dapas, in rappresentanza dell’Anvgd di Padova. Significativo l’impegno del Comune «per diffondere la conoscenza della storia alle nuove generazioni e per promuovere i valori di pace, libertà, democrazia, solidarietà». Sempre il 18 febbraio, nella Sala Polivalente del Museo Internamento, Elio Ricciardi ha presentato il filmato Vento dell’Adriatico. / Altre iniziative noltre, con la collaborazione della Delegazione Anvgd di Rovigo, sono stati promossi i seguenti interventi: il 4 febbraio, nell’Istituto Comprensivo di Rovigo 3, Scuola Secondaria Primo Grado “G.B. Casalini”, Graziella Fiorentin, esule da Canfanaro e autrice del libro Chi ha paura dell’uomo nero? è intervenuta con la sua testimonianza sull’esperienza personale, mentre Daniele Milan, collaboratore della delegazione di Rovigo, ha parlato del «significato della Giornata del Ricordo». Presente anche un’esule da Fiume, la signora Nidia Colmani Zemella che ha reso una toccante testimonianza sulla sua triste vicenda con la sparizione del padre, catturato il 2 maggio 1945 e non più ritrovato. Gli stessi interventi vengono ripetuti lo stesso giorno nell’Istituto Compressivo di Polesella, Scuola Secondaria primo Grado “ Nino Serafini”. Il 5 febbraio, ore 11 nell’Istituto Comprensivo Rovigo1, Scuola Secondaria di primo grado, “G.Bonifacio”, dopo i saluti e i ringraziamenti del dirigente scolastico e la presentazione di Daniele Milan, il Delegato Anvgd di Rovigo, Lorenzo Maggi, è intervenuto sul significato del Giorno del Ricordo e Franca Dapas ha reso la sua testimonianza di esule da Rovigno d’Istria, inserita in un excursus storico, mentre l’esule da Fiume, Nidia Colmani Zemella, ha commosso tutti con la narrazione della sua tragedia familiare. Molti gli interventi nelle Scuole Medie Inferiori e Superiori, con la presenza di Mario Grassi, Elio Ricciardi, Italia Giacca e, in particolare, di Adriana Ivanov e Franca Dapas, interventi che sono continuati fino al mese di aprile per far conoscere ai giovani la nostra storia, ma soprattutto per «far diffondere l’antica e fondamentale presenza italiana nell’Adriatico Orientale» come si è espresso il presidente nazionale Ballarin nell’ultimo numero della “ Difesa Adriatica”. &͘͘ *** COMITATO DI PALERMO L’omaggio al Cippo Martiri delle Foibe E onostante le avverse condizioni atmosferiche, il 10 Febbraio è stato celebrato dal Comitato palermitano presieduto da Gino Zambiasi e dalla Amministrazione cittadina nel corso di una cerimonia svoltasi davanti al Cippo eretto in ricordo dei Martiri delle Foibe e avvolto per l’occasione nelle bandiere italiana istriana, fiumana e dalmata. La manifestazione ha visto la presenza di un buon gruppo di esuli istriani che non mancano mai di intervenire col cuore ed il sentimento. Significativa la partecipazione di diverse autorità civili e militari che si sono unite alla cerimonia con i rispettivi labari. L’amministrazione provinciale ha aderito alle manifestazioni del Giorno del Ricordo, rappresentata dall’assessore Dario Falzone. «Durante la cerimonia - ha commentato Zambiasi - ho avuto modo di stringere la mano anche a tanta gente comune alla quale mi è capitato di rispondere circa il perché di questa indimenticabile giornata. Si deve sicuramente ricordare la presenza del Generale di Brigata Gualtiero Consolini, presidente Unuci della Sicilia, nativo di Pola, che non manca mai di presenziare la cerimonia unitamente alle altre Associazioni d’Arma con labari e Bandiere». Dopo la Cerimonia alla «Villa Martiri delle Foibe» (dove si trova il Cippo), i convenuti si sono recati alla Chiesa di Maria SS. Consolatrice, situata a breve distanza, dove il parroco Don Giuseppe Spataro ha celebrato la S. Messa. Nella Chiesa, la cerimonia si è svolta non solo alla presenza degli esuli, ma di numerosi fedeli locali. Il giorno 8 febbraio il presidente del Comitato Gino Zambiasi si è recato all’Istituto “ Duca degli Abruzzi” dove ha commentato un Dvd di immagini illustrative delle vicende storiche della popolazione giuliana e dalmata di fronte ad un centinaio di studenti con i rispettivi insegnanti, rimasti ammutoliti di fronte a quelle toccanti immagini. Il 9 febbraio, presso il Liceo “Garibaldi” si è svolta una manifestazione, sempre in relazione al Giorno del Ricordo, durante la quale, purtroppo, non è stata consentita la presenza di persone estranee all’Istituto. 'ŝŶŽĂŵďŝĂƐŝ *** COMITATO DI PISA La commemorazione in Palazzo Gambacorti L’omaggio alle donne giuliane e dalmate omenica 10 febbraio a Pisa le cerimonie in memoria dei martiri delle Foibe organizzate dal Comune di Pisa, dalla Provincia di Pisa, dalla Prefettura di Pisa e dal Comitato provinciale Anvgd guidato da Rossella Bari. Le manifestazioni hanno avuto inizio a Marina di Pisa, al Villaggio Profughi di Via Milazzo 55, con la deposizione della corona di alloro al Cippo «Martiri delle Foibe». Quindi, al Cimitero suburbano di Pisa, nella Chiesa di San Gregorio, la celebrazione della S. Messa, officiata da mons. Egidio Crisman alla presenza delle massime autorità cittadine. Nel corso dell’omelia egli, profugo da Fiume, ha ricordato la tragedia dell’esodo e delle foibe. È seguita la deposizione della corona d’alloro al Cippo Vittime delle Foibe e degli esuli giuliano-dalmati alla presenza del prefetto di Pisa Francesco Tagliente, del sindaco Marco Filippeschi, del presidente della Provincia Andrea Pieroni e di una qualificata rappresentanza dell’Anvgd. Sono state deposte le corone della Prefettura, del Comune, della Provincia e dell’An- ĐŽŶƚŝŶƵĂŹ 10 W WŝƐĂ͕ůĂĐĞƌŝŵŽŶŝĂŶĞůWĂůĂnjnjŽ ĐŽŵƵŶĂůĞĂWŝƐĂ͘ĂƐŝŶ͕͘ŝůƉƌĞĨĞƩŽ dĂŐůŝĞŶƚĞĞĚŝůƐŝŶĚĂĐŽ&ŝůŝƉƉĞƐĐŚŝ ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ĮƌĞŶnjĞƉŽƐƚ͘ŝƚͿ X DĂƌŝŶĂĚŝWŝƐĂ͕ů͛ŽŵĂŐŐŝŽĚĞůůĞ ĂƵƚŽƌŝƚăĂůĐŝƉƉŽŝŶŵĞŵŽƌŝĂ ĚĞůůĞǀŝƫŵĞĚĞůůĞ&ŽŝďĞ;ĨŽƚŽ ǁǁǁ͘ĮůŝƉƉĞƐĐŚŝ͘ƌĞĚŝƌĞĐƚŵĞ͘ŶĞƚͿ vgd, mentre un trombettiere eseguiva il Silenzio. La presidente Rossella Bari ha quindi letto la Preghiera degli infoibati scritta da mons. Antonio Santin. Alle ore 12.00, a Palazzo Gambacorti sede del Comune, la solenne commemorazione del Giorno del Ricordo, alla quale sono intervenuti il prefetto di Pisa Francesco Tagliente, il sindaco di Pisa Marco Filippeschi, il presidente della Provincia Andrea Pieroni. Nel suo intervento, il prefetto Tagliente ha rivolto un pensiero a tutti i familiari delle vittime dei massacri delle Foibe ed ai rappresentanti delle associazioni che coltivano la memoria di quella tragedia e dell’esodo di intere popolazioni, sottolineando il grande impegno a non dimenticare, registrato negli ultimi anni da parte delle Istituzioni. «Stragi come quelle delle Foibe e dell’Olocausto non devono essere dimenticate - ha sottolineato Tagliente - ma devono costituire un monito per le nuove generazioni, affinché sviluppino un profondo spirito di comprensione e solidarietà verso tutti i nostri simili, qualunque sia la loro estrazione geografica, storica, politica, religiosa e sociale». Al termine la presidente del Comitato Anvgd ha ringraziato i rappresentanti delle istituzioni per la disponibilità e la collaborazione avuta nell’organizzare il Giorno del Ricordo e ha sottolineato la necessità che le vicende drammatiche del confine orientale siano studiate con obiettività, con onestà intellettuale senza pregiudizi ideologici. Il 20 marzo, a cura del Comune e del Comitato provinciale, nell’ambito delle varie manifestazioni previste dall’Amministrazione comunale nel mese di marzo dedicato alle donne, è stato presentato nella Sala Regia di Palazzo Gambacorti il volume La donna in Istria e in Dalmazia nelle immagini e nelle storie edito dalla Anvgd nazionale a cura di W WŝƐĂ͕ŝŵŝƚĞƌŽƐƵďƵƌďĂŶŽ͕ůĂ ĚĞƉŽƐŝnjŝŽŶĞĚĞůůĂĐŽƌŽŶĂĚΖĂůůŽƌŽ ĂůŝƉƉŽĐŚĞƌŝĐŽƌĚĂŝŵĂƌƟƌŝ ĚĞůůĞ&ŽŝďĞ ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ƉŝƐĂŝŶĨŽƌŵĂŇĂƐŚ͘ŝƚͿ X >ĂƉƌĞƐŝĚĞŶƚĞĚĞůŽŵŝƚĂƚŽ Äò¦ĚŝWŝƐĂ͕ZŽƐƐĞůůĂĂƌŝ͕ĐŽŶ ŝůƉƌĞĨĞƩŽdĂŐůŝĞŶƚĞ ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ƉŝƐĂŝŶĨŽƌŵĂŇĂƐŚ͘ŝƚͿ Giusy Criscione, nel quale sono confluiti i materiali iconografici e documentari della mostra omonima allestita nel 2005 dall’Anvgd nella Biblioteca Nazionale di Roma. A presentare il volume la stessa curatrice. ZŽƐƐĞůůĂĂƌŝ *** COMITATO DI VERONA La XII edizione del Premio «Generale Loris Tanzella» / l 22 marzo scorso, presso il Foyer del Teatro Nuovo di Verona, si è svolta la cerimonia di premiazione della XII edizione del Premio Letterario Nazionale «Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Comitato di Verona - Gen. Loris Tanzella». La cerimonia di premiazione ha concluso le manifestazioni organizzate dal Comitato di Verona in collaborazione con l’Amministrazione comunale per celebrare il Giorno del Ricordo. In una sala gremita di pubblico, il consigliere Antonia Pavesi, delegato alla cultura, ha portato il saluto del sindaco di Verona, Flavio Tosi, sottolineando l’importanza della manifestazione nel mantenere viva la memoria di eventi che hanno segnato tragicamente le popolazioni dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e la profonda condivisione della causa giuliano dalmata da parte dell’Amministrazione Comunale sempre vicina al Comitato Anvgd di Verona. La presidente del Comitato, avv. Francesca Briani, ha rivolto ai numerosissimi ospiti un caloroso saluto ed ha ringraziato in particolare mons. Roberto Tebaldi, vicario del vescovo di Verona e il prof. Maurizio Zangarini, docente di Storia Contemporanea dell’Ateneo veronese e presidente dell’Istituto veronese per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea. La presidente ha poi EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ sottolineato come il Premio, attraverso le opere in concorso, offra l’opportunità di conoscere i tanti risvolti della storia e della tradizione culturale delle terre italiane del confine orientale. Ha ringraziato inoltre i componenti della Giuria del Premio, la presidente, prof.ssa Loredana Gioseffi e i consiglieri Tullia Manzin, Donatella Stefani Veronesi, Dolores Ribaudo e Giuseppe Piro, per il lavoro impegnativo che quest’anno hanno svolto in considerazione della qualità e dell’elevato numero delle opere in concorso. La prof.ssa Loredana Gioseffi ha quindi illustrato le finalità del Premio istituito dal Comitato di Verona dell’Anvgd per salvaguardare e divulgare il patrimonio culturale, storico, artistico e linguistico delle terre dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e far conoscere la causa giuliano-dalmata nei suoi molteplici, complessi e tragici risvolti. Le novità che caratterizzano questa XII edizione del Premio, riguardano alcuni lavori che evidenziano, da un lato un approccio originale, moderno alle vicende del confine orientale come mai si era verificato nelle edizioni precedenti e dall’altro lavori di ricerca, di notevole interesse e molto specifici nei contenuti, finora mai affrontati e strutturati in modo innovativo. Numerosissime anche quest’anno le opere in concorso che la Giuria ha suddiviso nelle seguenti sezioni: Narrativa, Storia, Lingua, Testimonianze e Sezione Giovani. La presidente della Giuria Loredana Gioseffi ha quindi aperto la XII edizione del Premio con il conferimento del Primo Premio assoluto della grande tradizione religiosa di Rovigno d’Istria. Questo patrimonio trae le sue origini nell’antica tradizione del patriarcato di Venezia e di Grado e ancor prima di Aquileia, come tramandato nelle liturgie cattoliche di rito latino delle più antiche ed insigni chiese dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia. Rovigno fu esempio di cattolicità per tutta l’Istria, parrocchia modello mai eguagliata. La religiosità dei suoi abitanti era espressione di una fede bimillenaria, fondamento della civiltà istriana e le tradizioni liturgiche erano parte dell’identità stessa dell’essere rovignese. L’opera, pertanto, ha un valore inestimabile, in quanto salva questo patrimonio che si era sviluppato nel corso dei secoli e lo salva perché la tragedia dell’esodo che, nel corso del secondo conflitto mondiale e nell’immediato dopoguerra, travolse e disperse la popolazione giuliano-dalmata, provocò una devastante disgregazione e frammentazione culturale. Conseguentemente le generazioni depositarie e custodi delle più diverse tradizioni, quindi anche quella religiosa, o si erano estinte o erano irraggiungibili. Con le riforme attuate dal Concilio Vaticano II, poi, le liturgie officiate nelle chiese di Rovigno o furono abolite o del tutto trasformate. Il lavoro dell’Autore si rivela quindi di straordinaria importanza e per questo la Giuria ha deciso di conferirgli il Primo Premio Assoluto della XII edizione. L’importante riconoscimento è stato consegnato a Di Paoli dalle presidenti Francesca Briani e Loredana Gioseffi, alla presenza del vicario del vescovo di Verona, mons. Roberto Tebaldi. La motivazione del Premio è stata invece letta dall’esule rovignese Giuseppe Gioseffi con comprensibile commozione e orgoglio, anche in considerazione del fatto che risulta presente in una foto del volume premiato come allievo della banda dell’oratorio salesiano di Rovigno nel 1934, all’età di 13 anni. L’attore del Teatro Nuovo Mirco Segalina ha letto i versi toccanti di due poesie presenti nell’opera premiata dal titolo Chiesa, chiese, chiesette di Rovigno di A. Inchiostri e A douti i ruvignisi sparnissadi di Antonio Benussi Moro. La cerimonia, in un’atmosfera di sentita commozione e partecipazione, è proseguita con il conferimento dei premi assegnati Premio Letterario A-Comitato di Verona «Gen. Loris Tanzella». I premiati della XII Edizione e le motivazioni W rimo Premio Assoluto «Così Rovigno canta e prega a Dio», di David di Paoli Paulovich. «Opera di gran mole, che, attraverso un lavoro ventennale di ricerca minuziosa ed appassionata, riporta in vita la grande tradizione religiosa, Q sĞƌŽŶĂ͕ϴĨĞďďƌĂŝŽϮϬϭϯ͕ ŝŵŝƚĞƌŽDŽŶƵŵĞŶƚĂůĞ ĚŝsĞƌŽŶĂ͕ůĂĐĞƌŝŵŽŶŝĂ ĐŽŵŵĞŵŽƌĂƟǀĂĂůDŽŶƵŵĞŶƚŽ ĚĞĚŝĐĂƚŽĂůůĞsŝƫŵĞĚĞůůĞ&ŽŝďĞ͕ ĂŐůŝƐƵůŝĚĞĐĞĚƵƟůŽŶƚĂŶŽĚĂŝ ůƵŽŐŚŝĚ͛ŽƌŝŐŝŶĞĞĚĂƚƵƫŝ ĞĨƵŶƟ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ĚŝƐŵĂƉƉĂ͘ŝƚͿ Q sĞƌŽŶĂ͕&ŽLJĞƌĚĞůdĞĂƚƌŽEƵŽǀŽ͕ ĐĞƌŝŵŽŶŝĂĚĞůůĂy//ĞĚŝnjŝŽŶĞĚĞů WƌĞŵŝŽ>ĞƩĞƌĂƌŝŽEĂnjŝŽŶĂůĞ ͨ'ĞŶ͘>ŽƌŝƐdĂŶnjĞůůĂͩ͘/ůƐĂůƵƚŽ ĚĞůĐŽŶƐŝŐůŝĞƌĞĚĞůŽŵƵŶĞ ĚŝsĞƌŽŶĂ͕ŶƚŽŶŝĂWĂǀĞƐŝ͘ů ƚĂǀŽůŽ͕ĚĂƐŝŶ͘ůĂƉƌĞƐŝĚĞŶƚĞĚĞů ŽŵŝƚĂƚŽĚĞůůĂ'ŝƵƌŝĂ͕>ŽƌĞĚĂŶĂ 'ŝŽƐĞĸ͕ĞůĂƉƌĞƐŝĚĞŶƚĞÄò¦ ǀĞƌŽŶĞƐĞ&ƌĂŶĐĞƐĐĂƌŝĂŶŝ X /ůƉƵďďůŝĐŽŶĞů&ŽLJĞƌĚĞůdĞĂƚƌŽ EƵŽǀŽ al dott. David Di Paoli Paulovich autore dell’opera Così Rovigno canta e prega a Dio. La grande tradizione religiosa, liturgica e musicale di Rovigno d’Istria. Un’opera ponderosa dal valore inestimabile, che sorprende per la sua compiutezza, ha sottolineato la presidente, in quanto riporta in vita un patrimonio culturale che il dramma dell’esodo aveva disgregato e frammentato. Si tratta di una ricerca capillare svolta dall’autore con ferma ostinazione (e «meticolosa e infinita pazienza» per usare le sue stesse parole) che ha per oggetto la liturgia e la musica sacra 11 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ liturgica e musicale di Rovigno d’Istria, riunendo tutte le fonti oggi disponibili in materia. Questo patrimonio, espressione sublime della bimillenaria civiltà istriano-veneta, si ricompone come in un mosaico dopo che le dolorose vicende dell’esodo e le trasformazioni operate dalla riforma post-conciliare ne avevano determinato la sua disgregazione, annullando al tempo stesso tutte le tradizioni popolari ad esso collegate. La religiosità, profondamente radicata nel tessuto socio-culturale della comunità rovignese senza alcuna distinzione di ceto e di età, ne permeava il vivere quotidiano e si esprimeva nelle svariate forme di devozione popolare, nella solennità dei riti e nella bellezza delle melodie, grazie alle quali la parrocchia di Rovigno aveva primeggiato nei secoli». Sezione Storia - Primo Premio «Il confine orientale da Campoformio all’approdo europeo», di Giorgio Federico Siboni. «Disamina precisa e minuziosa dei mutamenti del confine orientale come conseguenza delle guerre degli ultimi due secoli. L’impianto segue un ordine cronologico necessario per inquadrare le complesse vicende di un’area di frontiera dove le differenze etniche, culturali e alla fine politiche hanno scatenato tensioni e lacerazioni fino al tragico epilogo delle foibe e dell’esodo. Data la ricchezza dei documenti esaminati, quest’opera potrebbe essere la fonte per ulteriori svolgimenti di più ampio respiro anche in ambito scolastico, in un percorso che prelude all’unione degli stati europei». Sezione Storia - Secondo Premio «“Mosaico dalmata”. Storie di dalmati italiani», di Guido Rumici. «L’interessante volume raccoglie un’introduzione storica sulle comunità italiane in Dalmazia fra il 19° e 20° secolo, con valorizzazioni di documenti poco noti alla storiografia ufficiale, importanti per la ricostruzione delle politiche culturali nell’epoca della dominazione asburgica. All’introduzione segue la sezione “Saggi e testimonianze” che arricchisce i dati d’archivio con quelli delle memorie personali e familiari degli italiani in Dalmazia fra l’età asburgica e gli anni dell’ultimo esodo». Sezione Storia - Terzo Premio «Miniere d’Arsia tra eventi storici e sociali», di Antonio Zett. «L’evoluzione storica della zona mineraria dell’Arsia coinvolge le vicende di un periodo e di una regione più vaste. L’attenzione dell’autore si rivolge alla vita e alle problematiche sociali dei minatori, una popolazione variegata, di diversa provenienza geografica, che ha svolto un duro lavoro con un forte senso di appartenenza. Alle vicende tragiche, legate alla pericolosità intrinseca dell’attività mineraria, si sono aggiunte nel corso della storia le persecuzioni, le deportazioni nei campi di concentramento, gli eccidi delle foibe che hanno resi martiri questi lavoratori oggi dimenticati». Menzione d’Onore - Sezione Storia «Le Cinque Giornate di Fiume», di Silvia Moscati. Menzione d’Onore - Sezione Storia «Guida agli attori giuliano dalmati», di Alessandro Cuk. Menzione d’Onore - Sezione Storia «Piccola storia di Fiume 1847 - 1947», di Rodolfo Decleva. Sezione Lingua - Primo Premio «La lingua veneta e i suoi dialetti», di Giovanni Rapelli. «L’autore, valente linguista, svolge un lavoro minuzioso di ricerca dove traspare anche il suo amore per la terra e la lingua di origine. La lingua veneta per secoli ebbe importanza europea grazie alla Repubblica di Venezia e fu usata in diplomazia, negli scambi commerciali, nella Commedia dell’Arte e in letteratura. L’opera, non voluminosa nella mole, ma densa di contenuti, mette in risalto la continuità della cultura italiano-veneta in Istria ed in Dalmazia. La ricerca sui dialetti, un tempo più radicati di oggi, rappresenta un patrimonio culturale da trasmettere alle nuove generazioni». Menzione d’Onore - Sezione Lingua «Voci veneto-italiane nella parlata della città di Lesina», di Ferruccio Delise. Sezione Testimonianze - Primo Premio «Parenzo. Gente, luoghi, memoria», di Aulo Crisma. «Nella testimonianza dell’autore si nota un’appassionata ricerca del passato, dopo il sofferto esodo, di persone e luoghi, ripercorrendo le strade che lo hanno visto ragazzo e poi giovane studente alle Magistrali. La vita quotidiana della comunità parentina si anima nel racconto di aneddoti e di fatti curiosi, nelle descrizioni bonarie di persone note del paese, suscettibili di caricature, dalle felici espressioni dialettali, curiose nel loro significato. Prosa vivace e ritmo narrativo avvincente che catturano il lettore come un film di luoghi e persone». Sezione Testimonianze - Secondo Premio «I gatti di Pirano. Dal mare istriano al campo di Fossoli», di Anna Malavasi e Marino Piuca. «In quest’opera gli autori raccontano le peripezie di una famiglia che dalla natia Pirano segue la sorte di centinaia di migliaia di persone esuli dall’Istria e dalla Dalmazia dopo il secondo conflitto mondiale, costrette ad abbandonare la terra d’origine. La descrizione passa attraverso la nostalgica ricerca dell’infanzia perduta del piccolo Marino con il distacco dalle quotidianità di quel luogo meraviglioso sul mare fino ad arrivare, attraverso alcuni passaggi di campi profughi, al Villaggio San Marco di Fossoli di Carpi in Emilia. Il racconto è intervallato da brani di scrittori triestini ed istriani, legati come l’autore, a quei luoghi». Menzioni d’Onore - Sezione Testimonianze «Mare e Fiume nel cuore», di Reneo Lenski. «Lontani anni verdi. Ricordi di un muleto polesan», di Glauco Dinelli. «24 maggio. Sogni e speranze», di Mario Lorenzutti. «Quei de Via Carpaccio.Zibaldone», a cura dei “Quattro Moschettieri”, di Ruggero Botterini, Bruno Carra, Francesco Tromba, Veniero Venier. «Come Eva ma sensa pecà», di Amina Dudine. Conferimento Targa Pisani “Per non dimenticare”. Il Gen. Pisani ha consegnato la sua bellissima targa “Per non dimenticare” alla Signora Tiziana Pulich Dabovic, giornalista presso la casa editrice Edit di Fiume e direttrice del giornalino per ragazzi “Arcobaleno” per la sua raccolta di poesie. Sezione Narrativa - Primo Premio «I cento veli», di Massimiliano Comparin. «Opera moderna scritta da un giovane che coinvolgerà anche i giovani. Un crescendo di suspence accompagna l’intera narrazione con imprevedibili colpi di scena quasi a presagire la tragicità dell’epilogo. Nel clima di una Trieste mitteleuropea si inseriscono personaggi dal profilo ambiguo e tenebroso, coinvolti nelle vicende storiche verificatesi dopo l’otto settembre 1943». Menzioni d’Onore - Sezione Narrativa «9 gennaio 1944», di Giuliana Donorà. «Dedicato a mio padre esule figlio di una terra perduta», di Rita Muscardin. Sezione Giovani - Premio Unico «Il grande esodo. Memorie di un’esule istriana», di Martina Raimondo. «La giovane autrice, nel riproporre la testimonianza dell’esodo da Cittanova d’Istria della nonna paterna, fa conoscere non solo il dramma della famiglia di origine, ma anche le tragiche vicende di tante vite di perseguitati istriani, travolte dal vento della Storia. Il suo lavoro, organico e lineare, frutto di un lodevole impegno e di una spiccata sensibilità, si avvale di opportuni e puntuali riferimenti storici e si arricchisce di significative citazioni letterarie inerenti al tema del distacco dalla terra natia e dallo sradicamento da essa senza prospettiva di ritorno, nella diversità delle situazioni storiche, sociali e individuali». Menzione di Merito - Classe V Sezione A Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente “Giuseppe Medici”, Porto di Legnago (Verona) «Le foibe: da cavità naturali del Carso a nere culle di orribili massacri». Attestati di Partecipazione «Questo è uno, uno dei tanti», di Guerrino Kotlar. «Raccolta di poesie», di Mariella Potocco Barbato. «Dindio che pensa» Miscellanea di Silvia Sizzi. COMITATO DI VICENZA in Palazzo Trissino / l Giorno del Ricordo è stato celebrato a Vicenza sabato 9 febbraio nella Sala degli Stucchi di Palazzo Trissino, sede del Comune. La cerimonia è stata organizzata dall’Amministrazione cittadina in collaborazione con il Comitato Anvgd vicentino guidato da Coriolano Fagarazzi. Questi, nel corso del suo intervento ha rievocato gli eventi richiamati dalla legge istitutiva del Giornata del Ricordo. Sono seguiti la lettura di alcuni brani e poesie e un concerto degli allievi del Conservatorio “Arrigo Pedrollo”. Domenica 10 febbraio momento celebrativo al Cimitero maggiore, con la deposizione della corona d’alloro e gli onori ai Martiri delle Foibe, il saluto dell’Amministrazione comunale e del presidente del Comitato provinciale Anvgd Coriolano Fagarazzi e la lettura dell’invocazione per le vittime delle Foibe. - ma di fascisti in Istria ce n’erano come in Veneto o in Calabria. Eravamo parte dell’Italia. Avremmo dovuto infoibare tutti i fascisti italiani? C’erano fascisti come antifascisti, partigiani, carabinieri infoibati. Abbiamo espresso esponenti di ogni parte politica. Noi non siamo fuggiti in Italia, eravamo Italia. Siamo scappati dalle persecuzioni dell’invasione straniera del regime comunista». E non ha mancato di ricordare i significativi interventi del Presidente Napolitano «che nel suo settennato ha sempre commemorato questa tragedia, parlando di “pulizia etnica” e mettendo in evidenza lo stuolo di negazionisti e giustificazionisti. Le date commemorative hanno lo scopo di far riflettere, ma noi abbiamo anche il dovere di guardare al futuro». «Foibe, alcune scuole rifiutano di parlarne» > a denuncia è partita dall’Anvgd, alla quale ha fatto eco il sindaco Variati: «Inaccettabile che siano stati rifiutati gli incontri con i testimoni. Le loro storie sono importanti per i più giovani». «Nel Dopoguerra - ha dichiarato Fagarazzi nel corso della cerimonia a Palazzo Trissino riportato dal “Giornale di Vicenza” - la vicenda degli esuli giuliano dalmati era conosciuta. Dopo è stata taciuta per opportunità politica. Noi andiamo nelle scuole per testimoniarla, ma troviamo ostilità e in alcune non possiamo ancora entrare. E questo lo dico con dolore». Fagarazzi ha voluto sottolineare le difficoltà incontrate nel diffondere una memoria rimossa e ancora non condivisa. «Veniamo tacciati di fascismo - ha proseguito il presidente del Comitato Anvgd, nato nel campo profughi di Vicenza W sŝĐĞŶnjĂ͕^ĂůĂ^ƚƵĐĐŚŝĚŝWĂůĂnjnjŽ dƌŝƐƐŝŶŽ͕ĚĞƩĂŐůŝŽƐƵůƉƌĞƐŝĚĞŶƚĞ ĚĞůŽŵŝƚĂƚŽÄò¦ŽƌŝŽůĂŶŽ &ĂŐĂƌĂnjnjŝ ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ŝůŐŝŽƌŶĂůĞĚŝǀŝĐĞŶnjĂ͘ŝƚͿ X sŝĐĞŶnjĂ͕ŝŵŝƚĞƌŽŵĂŐŐŝŽƌĞ͕ ůĂĚĞƉŽƐŝnjŝŽŶĞĚĞůůĂĐŽƌŽŶĂ Ě͛ĂůůŽƌŽĚĂŝƌĂƉƉƌĞƐĞŶƚĂŶƟĚĞůůĞ ŝƐƟƚƵnjŝŽŶŝĞĚĞůů͛Äò¦ ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ŝůŐŝŽƌŶĂůĞĚŝǀŝĐĞŶnjĂ͘ŝƚͿ Giorno del Ricordo 10 FEBBRAIO 2013 In memoria delle Vittime delle Foibe, dell’esodo Giuliano-Dalmata, delle vicende del confine orientale. Comune di Vicenza e Associazione Nazionale IL PRESIDENTE Co rio la n o F a ga ra zzi Venezia Giulia e Dalmazia Comitato Provinciale di Vicenza 6$%$72)(%%5$,2 IL SINDACO Ach ille Va ria ti '20(1,&$)(%%5$,2 RUH RUH 6DOD6WXFFKLGL3DOD]]R7ULVVLQR LQ&RUVR3DOODGLR &RPPHPRUD]LRQH GHO*LRUQRGHO5LFRUGR 6DOXWLGLDSHUWXUD 5LHYRFD]LRQHGHJOLHYHQWL /HWWXUDGLDOFXQLEUDQL &RQFHUWRILQDOH &RQFHUWRILQDOH &LPLWHUR0DJJLRUH 9LDOH7ULHVWHD9LFHQ]D 'HSRVL]LRQHGHOODFRURQD G·DOORURH2QRUL DOOH9LWWLPHGHOOH)RLEH /DFLWWDGLQDQ]DqLQYLWDWD DGLQWHUYHQLUH GGDI< DJ"JM?@ @S"JGG@B OMJ?@GG_ I@G>CDJN D>@IU< NPGD<5 D@ >JG /D> 12 Esodo e patria nelle riflessioni di Padre Flaminio Rocchi e la sera dopo per i partigiani. Un figlio nell’esercito italiano e un altro mobilitato dai partigiani. Sei interrogato, ma non rispondi perché hai paura di sbagliare, perché non conosci il croato e una parola in italiano può rovinarti. Il vento ti porta in casa dalla vicina Foiba l’odore acre della catasta di corpi EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ no che stacca le scarpe dalla sua terra; dello storico che abbandona la loggia veneziana e della casalinga che spegne l’ultima brace del suo focolare; del prete che bacia il suo altare e della vecchia che accarezza la croce del suo cimitero; del sindaco che chiude il portone del municipio e del campagnolo che Per onorare la figura e l’opera di Padre Flaminio Rocchi - del quale ricorre il 3 luglio prossimo il centenario della nascita e il 9 giugno il decennale della scomparsa - prosegue su questo numero la pubblicazione di alcuni estratti dal volume Padre Flaminio Rocchi: l’uomo, il francescano, l’esule edito nel 2007 dalla stessa ANVGD a cura di Fabio Rocchi. Per chi lo desideri, il volume è ancora disponibile e può essere richiesto alla Sede nazionale ai numeri di telefono 06.5816852 (dalle ore 10.00 alle 13.00), di fax 06.6220 7985, via mail a [email protected] ͨ in decomposizione, compreso quello di tuo marito, di tua figlia. Ma tu non ti puoi affacciare, non puoi deporre un fiore perché quei morti sono stati definiti “criminali”. L’unico avvenire dei tuoi figli è il comunismo balcanico. Devi abbandonare la chiesa, smettere di pregare, marciare dietro la bandiera rossa, ignorare di essere nato italiano, imparare una nuova lingua, denunciare anche i parenti sospetti perché vengano eliminati. […] Non c’è un’autorità alla quale rivolgersi. In questo clima di morti straziati e di vivi disperati nasce la terribile parola: esodo. Risuona sui campi e sui focolari, sulle barche e nei negozi, negli uffici e nei cantieri, nei conventi e nelle canoniche, perfino nei palazzi vescovili. […] W ZŽŵĂ͕ĂŶŶŝŝŶƋƵĂŶƚĂ͕WĂĚƌĞZŽĐĐŚŝ;ƉƌŝŵŽĂƐŝŶ͘Ϳ ĐŽŶŝĚŝƌŝŐĞŶƟĚĞůů͛Äò¦ « L’ e s o d o dei giuliani liani che incontrano. […] comincia alla fine del 1943 e La collaborazione diventa raggiunge il massimo negli anni una parola maledetta. Un pez- 1947-1948. Per l’esule persezo di pane può condannarti a guitato che fugge tutti i mezzi morte. Hai paura di avere una sono buoni: il treno-merci e il spia anche in casa. Un soldato, carro-agricolo, il piroscafo e il un politicante improvvisato si trabaccolo, la fuga notturna atdiverte a giudicare, a condan- traverso i boschi e la barchetta nare, a uccidere. Preti che ospi- a remi. È una lunga, dolorosa tano capi partigiani e preti che processione che si snoda atsbattono la porta a un confra- traverso tutte le strade d’Italia tello perseguitato. Senzadio che perché i 109 Campi di Raccolta spaccano crocifissi nelle scuole sono disseminati in tutte le ree nei cimiteri e altri che chiedo- gioni. […] no il viatico. […] Focolari obL’esodo è quello dello stubligati a cuocere una sera mi- dioso che saluta il Leone di S. nestroni e galline per i tedeschi Marco, ma anche del contadiopo 1’8 settembre 1943 la piccola Istria è stata teatro di una guerriglia feroce: spettatrice e vittima la popolazione. Ai tedeschi, disperati per la sconfitta, irritati per l’abbandono italiano, braccati dai partigiani, non basta l’occhio per l’occhio, ma dieci italiani per un tedesco ucciso. Deportano nei campi di sterminio 3.215 giuliani. I partigiani slavi galvanizzati da una vittoria insperata contro l’invincibile Hitler, umiliati dall’attacco di Mussolini, si vendicano contro i primi ita- la recentissima pubblicazione di un volume sui morti dell’ultima guerra, ha dato il più ambito riconoscimento ai profughi giuliani, fiumani e dalmati. La nostra regione detiene il primato dei Caduti per la Patria. Primato durissimo, ma che attraverso la pesante ed inoppugna- Q DĂƌŐŚĞƌĂ͕ŝŶĞŵĂ ͞ƵƌŽƌĂ͕͟WĂĚƌĞZŽĐĐŚŝ ĂůƌĂĚƵŶŽĚĞŐůŝĞƐƵůŝ ĚĂEĞƌĞƐŝŶĞĚĞůϭϵϳϮ ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ŶĞƌĞƐŝŶĞ͘ŝƚͿ scioglie la cavezza dell’asino che resta; del patriota che stringe la sua bandiera e dell’operaio che ripiega la tuta; del deportato, dell’infoibato e del bimbo in braccio che guarda e non comprende le lacrime della madre. Pazzia, disperazione, ribellione, brandelli di anima rimasti impigliati nei ricordi, tanta, forte, cieca speranza. L’esodo non è una barca che può ritornare. È una radice strappata dalla crepa di una pietra sacra. […] «Esodo doloroso, spesso drammatico, ma che si è rivelato come unico mezzo per sfuggire alla morte […] Lo confermano le continue fughe di coloro che per vent’anni hanno cercato inutilmente una coesistenza dignitosa e che poi hanno tentato di riconquistare la libertà attraverso l’Adriatico col rischio di venir presi e deportati e con la sola prospettiva di finire in un campo di raccolta in Italia, senza cittadinanza e senza alcun diritto. […] I profughi sentono il peso e la responsabilità della fuga. Hanno paura. Passano alla periferia delle città e si chiudono in un dignitoso riserbo nei campi vuoti dei prigionieri di guerra. Non portano per le piazze il loro esodo. Forse anche per questo è poco conosciuto. […] INTERVENTO DI PADRE FLAMINIO IN UNA TRASMISSIONE RADIO RAI DEL 25 SETTEMBRE 1957 ͨ>͛ Istituto Centrale di Statistica, con bile eloquenza delle cifre, dice che noi non siamo dei patrioti sentimentali, capaci soltanto di scampanellare per l’Italia le nostalgiche campane di S. Giusto, o di invocare la Patria nel tono ampolloso o dolciastro di certa politica o poesia patriottarda. La travagliata vita di frontiera ci ha insegnato ad amare l’Italia con la rinuncia, la sofferenza, col sacrificio della vita. Se la media di tutte le regioni nell’ultima guerra è di 10 morti per ogni mille abitanti, se il Friuli raggiunge il massimo di 16 per mille, la Venezia Giulia con Fiume e Zara raggiunge quasi il 30 per mille. […] Quanta storia di gloria e di dolore sotto il velo anonimo di queste cifre! Domani i posteri non potranno rimproverarci nulla. […] Tanto sacrificio di sangue e di lacrime avrà placato il sonno tormentato dei 600.000 che caddero per la nostra Redenzione dal 1915 al 1918. Possiamo affermare che i nostri morti hanno fatto l’impossibile per conservare alla Italia quelle terre. A qualcuno potrà sembrare esagerato questo glorioso primato; non ai giuliani e ai dalmati il cui patriottismo, per molti incomprensibile, si è alimentato ed è cresciuto nel clima aspro di una frontiera difficile e insidiosa, dove non c’era posto per la sonnolenza; non alla nostra gente che, col rischio di scandalizzare, non si vergogna di piangere ancora per la Patria». ;ĂĐ͘Ěŝ&ĂďŝŽZŽĐĐŚŝͿ ŻĂůůĂƉƌŝŵĂƉĂŐŝŶĂ />^>hdK/>h/K dKd,EKD >>^^K//KE/ '>/^h>/ >^D/EZ/K^h> KE&/EKZ/Ed> /dZ/^d Esuli italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia. Vi spiegherò le loro varie denominazioni perché in esse è il segno della loro origine, fatta di speranza e di disperazione insieme. Quando gli alberi vengono squassati da una tempesta, anzi sradicati dalla terra, gli uccelli fuggono dai nidi e vanno a fondare un nido nuovo, di qua e di là, dove li porta il vento. Per tenersi uniti e non perdere l’anima si scambiano segnali nella lingua che conoscono, come se quella lingua, quel dialetto anzi - che per noi è l’istro-veneto e il dalmatoveneto - conservasse il calore e il sapore del nido che hanno lasciato. […] Chiese e strade che per benevolenza del destino stanno ancorà là, malgrado le devastazioni delle guerre. Quelle « insenature di mare turchino che penetrano nel verde della campagna» (Stuparich) e che sono rimaste nel nostro sguardo perché introvabili in qualsiasi altra parte del mondo. W >ƵĐŝŽdŽƚŚ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ĮĚĂͲƐŝĚĂ͘ŝƚͿ L’ANVGD, DA NORD A SUD I SUOI COMITATI ͙ Comincio dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, di cui sono stato presidente e alla quale ero iscritto da ragazzo. Nacque negli anni Cinquanta riunendo i primi Comitati giuliani e dalmati che si erano venuti costituendo in varie città italiane già nell’estate del 1945, quando tutta la Venezia Giulia di allora (che si estendeva oltre dieci volte la Venezia Giulia di oggi) era sotto occupazione straniera: iugoslava o anglo-americana. Nel distintivo dell’Anvgd sono infatti rappresentati gli stemmi non solo di Pola, Fiume e Zara, province poi consegnate alla ex-Iugoslavia, ma anche di Gorizia e Trieste che la Repubblica Italiana è riuscita a recuperare. I profughi in quegli anni avevano bisogno soprattutto di assistenza materiale. Ma le associazioni si impegnarono anche a livello politico per difendere per quanto possibile la sovranità italiana su quei territori. Ne face- 13 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ vano parte anche ex combattenti della guerra di Liberazione o della Repubblica Sociale Italiana, uniti dal fine comune di difendere l’italianità di quelle terre, là dove la storia e la composizione etnica della popolazione lo consentiva. Questa infatti è una regione plurale abitata da secoli da popoli di lingua e origine diversa. I più dei nostri profughi trovarono accoglienza nei «campi di raccolta» sparsi per tutta Italia, dalla Sicilia alla Sardegna, al Piemonte. Ecco il perché di tanti comitati della Anvgd, da Napoli a Venezia, che copriva quindi i fuggiaschi da tutte le province investite dall’esodo, e dell’attuale presenza un po’ ovunque degli iscritti di tutte le nostre associazioni. […] Siamo qui raccolti - con la collaborazione del Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, nel quadro del Tavolo di coordinamento istituito dalla Presidenza del Consiglio - non per parlarvi soltanto di noi, cioè della sorte di noi esuli, ma per farvi conoscere tutta questa strana regione di frontiera che va dalle Alpi Giulie (Julijske Alpe in sloveno, Julische Alpen in tedesco) alla pianura friulana, come è stata nel tempo e come è oggi. Vaste programme, direte. Ma affascinante, perché vi consenti- rà di aprire una finestra che per la maggior parte degli italiani è rimasta chiusa: la realtà di una regione plurale dove hanno convissuto per secoli culture diverse: l’italiana, le due culture slave croata e slovena, quella tedesca e anche quella ungherese. UNA VISIONE PROVINCIALE GUARDARE SOLO DENTRO I NOSTRI CONFINI POLITICI > a tragedia delle Foibe, dove alla fine della II guerra mondiale sono stati precipitati migliaia di italiani di queste terre e il drammatico Esodo che ne seguì, con mezzi spesso fortunosi e sotto la minaccia di armi nemiche, diventano l’occasione per esplorare una storia millenaria dell’Adriatico orientale e dei popoli che vi si affacciano. Perché soltanto questa lunga storia, che non comincia nel 1918 o nel 1941, ma ha radici lontane, può farci capire quella tragedia e quel dramma e insieme aprirci con generosa e curiosa intelligenza alla storia di «altri», di chi per l’insorgere di ideologie esclusive sono diventati nostri nemici per oltre un secolo. Ma il «secolo breve», irto di odi e rancori tra popoli europei, è alle nostre spalle. Dobbiamo guardare avanti al presente e all’avvenire. L’uno e l’altro ci resterebbero indecifrabili senza conoscere il passato. Come si può costruire una casa comune se non si conosce il terreno dove deve sorgere e le fondamenta stesse di una cultura comune, pur nelle sue profonde diversità ? È una visione provinciale guardare solo dentro i nostri confini politici, dimenticando le dimensioni europee dei problemi, le difficoltà che ne derivano ma anche i vantaggi che ne possiamo trarre. […] La vicenda complessa di questa regione può essere esaltante o tragica. Ma è una storia che sta al centro dei problemi dell’Europa contemporanea, dall’Ottocento al Novecento fino ai nostri giorni, che ne hanno ereditato i nodi irrisolti. […] La posizione geografica dell’Italia la colloca tra il continente europeo e il Mediterraneo e questa regio- W ZĂŐƵƐĂĚŝĂůŵĂnjŝĂŝŶƵŶĂ ĐĂƌƚŽůŝŶĂĚĞůů͛ƵůƟŵŽǀĞŶƚĞŶŶŝŽ ĚĞůy/yƐĞĐŽůŽ ne in particolare è la porta verso il nord germanico, l’oriente slavo e il sud greco. Perchè è qui, tra Aquileia e Venezia, Fiume e Trieste, Zara e Ragusa di Dalmazia (Dubrovnik) che queste anime d’Europa si sono incontrate nel tempo. I loro segni sono nelle pietre delle nostre città, nel loro tessuto urbano, nel paesaggio, nella loro arte. Sono negli archivi religiosi e civili, nei mosaici, negli affreschi, nei quadri delle chiese. CERTAMENTE UNA PREVALENZA DELLA CULTURA ITALIANA > a pluralità di queste terre, dal Friuli al Carso, al Quarnaro, alle Bocche di Cattaro, si manifestava e ancora si manifesta in tutte le forme della vita quotidiana, dal cibo alle canzoni, che sono le espressioni primarie del sentire di un popolo e ne rivelano i tratti comuni. Certamente una prevalenza della cultura italiana, nelle arti, nelle lettere e nelle scienze non può essere negata, con una sorta di damnatio memoriae che offende l’intelligenza, prima ancora di ferire il cuore di chi di quella cultura è legittimo erede. Ma essa non derivava da una supposta superiorità culturale. Nessun popolo e nessuna lingua è superiore o inferiore, perché non sono che un diverso modo di sentire e di vivere valori comuni all’animo umano. Nasceva dal fatto oggettivo di una vicinanza geografica che poneva la costa orientale adriatica in contatto diretto con un Paese, come l’Italia, più esteso e abitato e collegato a sua volta all’area europea occidentale, che dal Medio Evo in poi è stata il fulcro della civiltà occidentale. Un Paese che aveva espresso in prima persona Umanesimo e Rinascimento ed era stato poi interessato dall’Illuminismo di origine inglese e francese. Era naturale quindi che letterati, poeti, artisti, scienziati dell’Adriatico orientale si servissero della lingua italiana come in passato si erano serviti di quella latina e dalla cultura italiana traessero idee e ispirazione. Ed era W /ůĨƌŽŶƚĞƐƉŝnjŝŽĚŝƵŶ͛ĞĚŝnjŝŽŶĞ ǀĞŶĞnjŝĂŶĂĚŝƵŶ͛ŽƉĞƌĂĚŝ &ƌĂŶĐĞƐĐŽWĂƚƌŝnjŝĚĂŚĞƌƐŽ naturale che la popolazione autoctona di quelle terre sia passata dal latino popolare alle lingue romanze e poi, con l’influenza veneziana, alla lingua italiana nella sua variante veneta. Convivendo insieme con popolazioni di lingua slava, che da secoli vi si erano insediate e determinando stratificazioni sociali e connotazioni etniche diverse da luogo a luogo nel rapporto tra maggioranze e minoranze, come vi verrà obiettivamente spiegato. LA CAPACITÀ DI INTEGRAZIONE DELLE NOSTRE CITTÀ E essuna sorpresa quindi che un Francesco Patrizi di Cherso o un De Dominis di Arbe, i due Laurana di Zara, Giorgio Orsini il Dalmatico o i musicisti istriani Giuseppe Tartini e Luigi Dallapiccola siano espressioni alte della cultura italiana. Così come l’opera di Nicolò Tommaseo sia un passaggio fondante nella definizione della nostra lingua. La capacità di integrazione delle nostre città ha trasformato per secoli in istriani, in fiumani e in dalmati italiani chiunque venisse a vivere sui nostri lidi, quale che ne fosse l’origine. Così non deve sorprendere che patrioti italiani si chiamassero Scipio Slataper, Gianni e Carlo Stuparich o Guglielmo Oberdank e che lo scrittore Ettore Schmitz si facesse chiamare Italo Svevo. Né può sorprendere che personalità di rilievo di queste terre facciano parte integrante della vita italiana, dalle attività produttive allo sport, allo spettacolo. […] Oggi siamo qui, in questa città, in questa terra tra l’alpe e il mare, per conoscerle e contuinuare ad amarle come una parte di noi stessi, della nostra identità di italiani e di europei. «Una città - diceva Stuparich di Trieste - che ha la possibilità di una cultura nuova, moderna, che sarà viva nell’Europa di domani, fusione di civiltà, di sud e di nord, d’occidente e d’oriente». E mi fa piacere che sia tra noi per la prima volta una delegazione dell’Aie (Associazione Italiana Editori), per darci i giusti consigli per questo compito… immane. In questi primi anni del XXI secolo l’integrazione in un’Europa unita dovrebbe far superare contrapposizioni scioviniste e nostalgie totalitarie anacronistiche, in nome di valori comuni. È a questo che siamo impegnati. […] >ƵĐŝŽdŽƚŚ W ZŝƚƌĂƩŽĚŝDĂƌĐŽŶƚŽŶŝŽĞ ŽŵŝŶŝƐŝŶƵŶ͛ĞĚŝnjŝŽŶĞĚĞůϭϲϭϳ ;ǁǁǁ͘ůŝďƌĂƌLJ͘LJĂůĞ͘ĞĚƵͿ NOTE DOLOROSE Ώ È venuto a mancare il 18 marzo 2013 a Bologna Bruno Raccamarich vedovo Silvana Garutti. Lo annunciano le figlie Maria Chiara e Silvia con le loro famiglie, i cinque nipoti e i dodici pronipoti. Nato a Pago il 4 aprile, Maggiore T.O., era reduce ed ultimo ufficiale del Battaglione Bersaglieri “Zara” , classe 1920. Volontario universitario, sottotenente di fanteria dei bersaglieri 10 gennaio 1943, combattente di guerra 1940-’43, due campagne di guerra, due croci al merito, profugo da Zara dal gennaio 1944. Professore di lettere e Preside nella Scuola Media, ha ricostruito la Sua vita nella città di Bologna dove aveva incontrato la moglie. 14 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ ENGLISH Trieste, Great Success for the MIUR-AssoEsuli Seminar On the Eastern border Region Teachers’ places were immediately sold out / n Trieste, the 4th annual Seminar on the Eastern Border region was held recently, organized by the Ministry of Public Education and the GiulianiDalmati associations which comprise the Work Group in this sector. At the Revoltella Civic Museum auditorium, at the seat of the I (Institute for the Culture of Istria, Fiume and Dalmatia) and at the regional Education Board office, over 200 teachers from various regions had the precious opportunity for formation and delving deeper into knowledge of pages that were overlooked for decades in national history. The Seminar was inaugurated at the Prefecture in Trieste, on March 14th, with a welcoming of the teachers on the part of institutional and association representatives along with an opening concert of Trieste’s “Giuseppe Tartini” Conservatory orchestra, who recently made a highly apprised showing at the Quirinale. Lucio Toth, vice-president of the FederEsuli and honorary president of the A, made the opening remarks, and Giovanni Stelli, historian and professor from Fiume, opened the first day’s session. Part of the event was a visit to the Basovizza foiba and the Padriciano refugee center. This year’s theme was The History of the Eastern Border in scholastic teaching: present state and future prospects. Work began on Friday the 16th at the Revoltella museum, with Daniela Beltrame, general director of the regional scholastic office, offering opening remarks. Enrico Conte, the city’s education head, underlined the “civic duty” of telling history together with the Exiles’ associations for the benefit of the younger generations, and to supply teachers with adequate instruments to do so. After regional councilman Adele Pino spoke on hopes that Slovenia and Croatia would accept the Foibe and Exodus in a European framework of getting over the conflict, Carmela Palumbo, director of M’s scholastic autonomy office (which held the first work group, in 2009) announced that editors, who were present this year for the first time, would hopefully be verifying the utility of new teaching tools. At this point, the main planned speeches began. Professor Giorgio Federico Siboni summarized the changes in geopolitics from the 15th through the 20th century, in the eastern regions. Bruno CrevatoSelvaggi, from Rome’s Dalmatian Patrician History Society, discussed Julian and Dalmatian history from the Roman age to our own times, to underline the importance of reading an ample slice of history in this region. Professor Raoul Pupo the discussed the birth of the concept of nationhood, in the 19th century. Notable was the examination of the conditions, after 1918, in which ethnic minorities found themselves, not only from ex-Austria-Hungary, but elsewhere: they fell victim to discrimination, forced assimilation or expulsion. After the Second World War, these procedures were, in a word, fine-tuned, to the point of violent repression, as shown through the foibe murders of antifascists who were against annexation to Yugoslavia, and the massacre at Porzûs. There was much anticipation of Professor Ethel Serravalle’s speech: she represented the Italian Editors’ Association as a consultant for scholastic publishing. She recommended prudence in applying a “digital revolution” that would do away with most traditional books. This, she argued, would not serve the purposes set out in the Seminar. On this subject, Professor Roberto Spazzali spoke out on the perplexities shown in the so-called “liquid book”, as defined in new A D’Annunzio-filled 2013, in honor of his 150th Birthday & or all lovers of culture, history, linguistics and good taste, 2013 means something special: it is the 150th year since his birth (in Pescara, March 12th, 1863) and the 75th year since his death (In Gardone Riviera, in his sumptuous home at “Vittoriale degli Italiani”). Unquestionable protagonist of Italian and European literature in the 19th and 20th centuries, his was a wealthy and refined production of literature, and he lent his name to the “Fiume Exploit” of 1919-20. We’ll be publishing an in-depth W &ŝƵŵĞ͕KĐƚŽďĞƌϭϵϭϵ͕ĂƉƵďůŝĐ ƐƉĞĞĐŚďLJ'ĂďƌŝĞůĞĚ͛ŶŶƵŶnjŝŽ͕ ƚŚĞ͞ŽŵŵĂŶĚĂŶƚĞ͟ŽĨƚŚĞĐŝƚLJ ;ƉŚŽƚŽǁǁǁ͘ĐƌŽͲĞƵ͘ĐŽŵͿ look at this, in the June issue. Throughout Italy, events are being planned to commemorate d’Annunzio. In Turin, in May, the International Book Fair, will be hosting a large exhibit of objects, autographs, documents and rare books, coming from the “Vittorial” collection, which offers a great creative season for building a rare model for life and poetry. There will also be conventions on d’Annunzio and his ability to build up himself as larger-than-life, his strategy in communication, and his lead role in the “Fiume Exploit” as a laboratory of modernity; besides this, there will be prestigious republications, such as the two volumes on d’Annuzio’s theater in Mondadori’s “Meridiani” collection. In September 1919, d’Annunzio, having placed himself at the head of volunteer troops of the Italian Army, moved towards the Adriatic city of Fiume, disputed by Italy and the Yugoslav kingdom. After the First World War, in fact, Fiume’s National Council, established to represent the mahority Italian population, proclaimed the city’s annexation to Italy, starting from October 1918.On August 12th, 1920, d’Annunzio proclaimed the “Reggenza del Carnaro”, a region to which he gave complete civil and military self-government and power. The Rapallo Treaty (November 12th, 1920) made Fiume a Free and Independent State, but d’Annunzio didn’t recognize it as such. On November 28th, he and his legionaries opposed the regular troops of General Caviglia, sent by the government in Rome to squelch the Exploit, but not before December 31st, after harsh battles known as the “Christmas of Blood”, the general gave rise to a new, temporary government. The matter, much more complex than space permits here, was resolved only in 1924, through the Rome Accords in which Yugoslavia recognized Fiume as part of Italy. Ɖ͘Đ͘Ś teaching methods. He also focused on supplementary History texts in Slovenian schools (used also in Slovenian schools in Italy) and in Croatia, where texts are inspired by a historiography that is openly nationalistic and ethnocentric. For example, Spazzali stated that, in Slovenian textbooks, it is taught that the “ethnic territory of Slovenia” is more vast than its political domain, the 1945 Slavic occupation of Julia is termed “liberation”, there is no mention of the foibe, and reference to the Exodus is made only regarding a return to Italy proper of Italians who had come to Slovenia after 1918. In the June edition, there will be more details on various Workshops held on specific themes by professors from Exiles’ associations, all of whom have been committed to eastern border issues for years. ^ƚĂī Croatia to enter the European Union July 1st, 2013. After ten years of negotiations agreb is finally poised to enter the European Union, on July 1st, 2013. The news comes at the end of the E Commission’s monitoring report, published by Stefan Fule, the EU’s Commissioner for Expansion, for Croatian government representatives. After ten long years of negotiations for adhesion, European Union sources feel that Croatia’s work to consolidate its state of law and justice, and its fight against corruption and organized crime, “give sufficient guarantees” to allow it to enter as a full member of the 27-nation Union. Regarding the borders of Croatia, which, starting from July 2013 will be the European Union’s outer border, the E source states that “we don’t foresee any major problems.” Croatia, which continues to work on its future entrance into the Schengen area, needs to show that its system and policies for visas and border checks are in line with European requisites. In the meantime, Zagreb awaits the last five states to finalize the ratification process: Germany, Holland, Denmark, Belgium and Slovenia. Germany, especially, was waiting for the final report from Brussels before completing its ratification. ZAGREB’S FIRST EUROPEAN ELECTIONS. WITH PLENTY OF SKEPTICISM. W ĂŐƌĞď͕ĂĚĞŵŽŶƐƚƌĂƟŽŶŽĨƌŽĂƟĂŶ ĂŶƟͲƵƌŽƉĞĂŶĂĐƟǀŝƐƚƐ͘EŽƚĞƚŚĞ roatia’s first European ƉŚŽƚŽŽĨĞdžͲ'ĞŶĞƌĂůŶƚĞ'ŽƚŽǀŝŶĂ͕ Union encounter was on ŝŶƚĞƌƌŽŐĂƚĞĚďLJƚŚĞ,ĂŐƵĞdƌŝďƵŶĂů April 14th, when its almost 4 million ĨŽƌǁĂƌĐƌŝŵĞƐŝŶƚŚĞĂůŬĂŶĐŽŶŇŝĐƚ voters went to the polls to elect the ŽĨϭϵϵϱ͕ĂŶĚĂĐƋƵŝƩĞĚĂŌĞƌĂŵƵĐŚͲ country’s 12 representatives to the ĚŝƐĐƵƐƐĞĚĞdžŽŶĞƌĂƟŽŶƐĞŶƚĞŶĐĞ͗ŚĞ European Parliament. The twelve ŚĂƐďĞĐŽŵĞĂŶŝĐŽŶŽĨƌŽĂƟĂŶƵůƚƌĂͲ will remain in office until Spring of ŶĂƟŽŶĂůŝƐŵ;ƉŚŽƚŽǁǁǁ͘ĐƌŽͲĞƵ͘ĐŽŵͿ 2014, when elections will be held for parliamentary elections in all 28 member states. Among the candidates, according to several Croatian dailies, there are many avowed anti-Europeans, ultra-nationalists, and anti-foreigners. And there are plenty of famous people from the world of sports and show business. Among these, the London 2012 Olympian Giovanni Cernogoraz, an Istrian Italian Community member. However, Croatian public opinion has not been found to take European prospects seriously. Several polls have shown a consistent skepticism, if not worse, regarding the candidates’ trustworthiness. According to those interviewed, candidates are only motivated by hopes of securing the 8,000 euros promised pay of a parliamentarian. And observers note that Croatian political parties have not discussed any pressing European themes, due to the average citizen’s partial or complete ignorance of the mechanisms and procedures of E institutions. To complete the picture, up to now the Croatian national political scene has concentrated mainly on its administrative elections to be held in May, while other elections are also of more pressing importance: namely, the national elections, which have been moved up. ͘͘ ;ƚƌĂĚƵnjŝŽŶŝĚŝ>ŽƌŝĞ^ŝŵŝĐŝĐŚĂůůĂƌŝŶͿ 15 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ ESPAÑOL Trieste, pleno suceso del Seminario Miur-AssoEsuli sobre el confín oriental Los puestos a disposición de los docentes se han agotado en seguida ^ e ha mantenido en Trieste el cuarto Seminario sobre el confín oriental organizado por el Ministerio de la Publica Instrucción y por las asociaciones giuliano-dalmatas componentes del Grupo de trabajo situado en el Ministerio. En el auditórium del Civico Museo Revoltella, en la sede del Irci (Instituto per la Cultura Istriana, Fiumana y Dalmata) y de la Oficina Escolástica Regional poco menos de 200 docentes provenientes de diversas Regiones han tenido una ocasión preciosa de formación y de profundización relativamente sobre páginas descuidadas durante decenios por la historia nacional. La inauguración ha tenido lugar el 14 de marzo en la Prefectura, donde los participantes han sido acogidos por los representantes de las instituciones y de las mismas asociaciones con un concierto de bienvenida encomendado a la orquesta del conservatorio “Giuseppe Tartini” de Trieste, apreciada en el Quirinale. El saludo ha sido encargado a Lucio Toth, vicepresidente de la FederEsuli y presidente honorífico de la Anvgd, mientras que la apertura del trabajo de la primera jornada a la disertación de Giovanni Stelli, historiador y docente fiumano. Están previstas, como el año pasado, visitas a la Foiba de Basovizza y al Centro de Recogida de prófugos de Padriciano. Tema del Seminario 2013 La historia del confín oriental en la enseñanza escolar: actualidad y perspectivas futuras. El trabajo ha sido iniciado el viernes 16 en el Auditorium del Civico Museo “Revoltella”, por Daniela Beltrame, director general de la Oficina Escolar Regional del Friuli Venezia Giulia. El director del Área Educación del Municipio, Enrico Conte, ha subrayado el «deber civil» de contar la historia en colaboración con las asociaciones de los desterrados a las jóvenes generaciones y proporcionar a los docentes instrumentos didácticos adecuados. Después de la intervención del asesor provincial Adele Pino, que ha anhelado la recepción, por parte de Eslovenia y de Croacia, de las vicisitudes de las Foibe y del Éxodo en un cuadro europeo de superación de los conflictos, Carmela Palumbo, director general del Orden escolar y la Autonomía escolar del Miur (en el que se encuentra el Grupo de trabajo constituido en el 2009), ha preanunciado que con los editores - presentes en el seminario por primera vez - se espera verificar la utilidad de los nuevos instrumentos didácticos. Han iniciado las disertaciones previstas en el programa. El prof. Giorgio Federico Siboni ha resumido los cambios geopolíticos que han tenido lugar durante los siglos XV al XX en los territorios orientales. Bruno Crevato-Selvaggi, de la Sociedad Dalmata de Historia Patria de Roma, se ha detenido en la historia giulianodalmata del periodo de la romanización hasta nuestros días, para remarcar la necesidad de una lectura de larga duración de las vicisitudes y de los pasos históricos de aquella región. El prof. Raoul Pupo ha tenido ha sido encargado de evocar el nacimiento de la idea de nación en el siglo XIX. Es interesante el examen de las condiciones en las que se encontraron, después de 1918, las minorías nacionales del ex impero austro-húngaro y no solo éstas, víctimas de discriminaciones, asimilaciones forzadas o expulsiones. Después de la Segunda guerra mundial aquellos instrumentos fueron, por decir de alguna manera, perfeccionados hasta el punto de conducir a las represiones violentas, como demostraron los enfoibamentos también de exponentes antifascistas contrarios a la anexión a Yugoslavia y a la masacre de Porzûs. Hay una grande ansia por la reunión - la primera en absoluto - con los representantes de la Aie (Asociación Italiana Editores), en la persona de la prof. Ethel Serravalle, consultora de la editorial escolástica. La delegada Aie, por lo que refieren las crónicas, ha recomendado tener prudencia en Un 2013 a todo d’Annunzio por los 150 años del nacimiento l 2013 es, para todos los amantes de la cultura, de la historia, de la lengua y del gusto, el año de Gabriele d’Annunzio, del que celebramos los 150 años de su nacimiento (en Pescara el 12 marzo 1863) y los 75 de la muerte (en Gardone Riviera, en su suntuosa demora del «Vittoriale degli Italiani»). Protagonista indiscutible de la historia y de la literatura italiana y europea de los siglos XIX y XX, ha ligado su nombre a una riquísima y refinada producción literaria y a la llamada «Empresa de Fiume» del 1919-‘20. Sobre este asunto publicaremos una remembranza histórica en el número de Junio. Han sido tantas las iniciativas puestas en acto en toda Italia por el aniversario. Entre otras, el Salón Internacional del Libro de Torino hospeda en mayo una amplia muestra de objetos, autógrafos, documentos y libros raros, provenientes de las colecciones del «Vittoriale», que propone de nuevo una fecunda estación creativa orientada a constituir un modelo inimitable de vida y de poesía. Y también convenios sobre d’Annunzio constructor del mito de sí mismo, habilísimo estratega de la comunicación, intrépido comandante de la «Empresa de Fiume» como laboratorio de la modernidad; y reediciones prestigiosas, como los dos volúmenes del Teatro dannunziano en la colección Meridiani de Mondadori. En el septiembre 1919 d’Annunzio, puesto a la cabeza de repartos voluntarios del ejército italiano, fue hacia la ciudad adriática Q &ŝƵŵĞŽĐƚƵďƌĞϭϵϭϵ͕ƵŶƌĞƉĂƌƚŽ ĚĞůĞŐŝŽŶĂƌŝŽƐĚĂŶŶƵŶnjŝĂŶŽƐ ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ŝůĐĞŶƚƌŽ͘ŐĞůŽĐĂů͘ŝƚͿ de Fiume, contendida entre Italia y el Reino de Yugoslavia. De hecho, al final de la Primera Guerra mundial, el Consejo nacional fiumano, constituido para representar a la población italiana mayoritaria, había proclamado la anexión a Italia desde finales de octubre 1918. El 12 agosto 1920 d’Annunzio proclamó la «Reggenza del Carnaro», atribuyéndole todos los poderes civiles y militares. El tratado de Rapallo (12 noviembre 1920) constituyó Fiume un Estado libre e independiente, pero d’Annunzio no lo reconoció. El 28 de noviembre se opuso con sus legionarios a las tropas regulares del gen. Caviglia enviadas por el gobierno de Roma para poner fin a la Empresa, pero el 31 de diciembre, después de duros enfrentamientos conocidos como «la Navidad de sangre», esto atribuyó el poder a un nuevo gobierno provisional. La cuestión, que aquí solo se perfila, fue resuelta solo en el 1924 con los acuerdos de Roma en los que Yugoslavia concedía Fiume a Italia. la aplicación de la «revolución digital» dirigida a sustituir en buena parte al libro tradicional, pues a su parecer, la progresiva marginalidad no será de soporte para la profundización de los temas que son objeto del Seminario. En relación a esto, el Prof. Roberto Spazzali está de acuerdo sobre la perplejidad manifestada sobre lo que es definido el «libro liquido» así como está delineado por las nuevas didácticas. Él se ha detenido además sobre los susidios de historia de las escuelas eslovenas (en uso también en los institutos eslovenos en Italia) y croatas, inspirados en una historiografía manifiestamente nacionalista y etnocéntrica. Por ejemplo, en los textos eslovenos - ha expuesto Spazzali - se remarca que el «territorio étnico esloveno» es más vasto del político, se define «liberación» a la ocupación de los territorios giulianos en el 1945, se ignoran las Foibe y se refiere al éxodo como una vuelta a la península de los italianos que llegaron después del 1918. En el número de Junio habrá ulteriores profundizaciones sobre los Workshop mantenidos sobre temas específicos por docentes de las asociaciones de los Desterrados comprometidos desde hace años en la didáctica del confín oriental. ZĞĚ͘ Croacia entra en la Unión Europea el 1 de julio del 2013 después de diez años de negociaciones W or fin Zagabria está preparada para su ingreso en la Unión Europea el 1 de julio 2013. La noticia viene de la relación final de la monitorización de la Comisión Ue, entregado por el comisario europeo al alargamiento, Stefan Fule, a los representantes del gobierno croata. Tras diez años de negociaciones de adhesión, según las fuentes de la Unión Europea el trabajo de Croacia para consolidar el Estado de derecho y la justicia, la lucha contra la corrupción y la criminalidad organizada, «proporciona suficientes garantías» para permitirle entrar a pleno título en la Europa de los 27. En cuanto a los confines croatas, que desde julio 2013 serán los confines externos de la Ue, «no prevemos grandes problemas», W hŶĂŝŶƐƚĂŶƚĄŶĞĂĚĞ añaden las fuentes comunitarias. Croacia, que ƵŶĂŵĂŶŝĨĞƐƚĂĐŝſŶ continúa trabajando para entrar en el área ĂŶƟĞƵƌŽƉĞĂĞŶ Schengen, debe demostrar que tiene un siĂŐĂďƌŝĂ stema de gestión y una política de visados y ;ĨŽƚŽǁǁǁ͘ŶŽǀŝůŝƐƚ͘ŚƌͿ controles en línea con los requisitos europeos. Mientras tanto Zagabria espera a que los últimos cinco Estados miembros -Alemania, Holanda, Dinamarca, Bélgica y Eslovenia- lleven a término el proceso de ratificación. Alemania en particular esperaba el informe final de Bruselas antes de completar la ratificación. LAS PRIMERAS ELECCIONES EUROPEAS PARA ZAGABRIA. CON MUCHO ESCEPTICISMO > a primera cita con la Unión Europea para Croacia será el 14 de abril, cuando los electores, son casi 4 millones los que tienen derecho, se dirigirán a las urnas para elegir a los 12 representantes para el Euro parlamento que tendrán el cargo hasta la primavera del 2014 cuando se tendrán las elecciones parlamentarias en los 28 Estados de la Ue. Entre los candidatos, como han referido varios diarios cotidianos croatas, muchos son anti-europeístas declarados, ultranacionalistas y xenófobos. Y no faltan entre los aspirantes a parlamentarios europeos muchos nombres del deporte y del espectáculo. Entre estos, el jugador olímpico de tiro al plato de Londres 2012 Giovanni Cernogoraz, exponente de la comunidad nacional italiana presente en Istria. Pero la opinión publica croata no parece tomar en serio la cita europea: de diversos sondeos efectuados emerge un consistente escepticismo, si no peor, a cerca de la fiabilidad de los candidatos, que - según los entrevistados - en realidad son movidos exclusivamente por la esperanza de asegurarse los honorarios de ocho mil euros de eurodiputados. Y según los observadores, los partidos croatas han tratado poco los temas de la jornada electoral europea, de cara al escaso o nulo conocimiento de los mecanismos de las instituciones comunitarias por parte de los ciudadanos. Para completar el cuadro, hasta ahora la política nacional croata se ha concentrado sobre todo en las elecciones administrativas de mayo, mientras empiezan a tener sitio otras elecciones, las políticas nacionales anticipadas. ͘͘ ;ƚƌĂĚƵnjŝŽŶŝĚŝDĂƌƚĂŽďŝĂŶͿ 16 EƵŵĞƌŽϱͮDĂŐŐŝŽϮϬϭϯ ŻĂůůĂƉƌŝŵĂƉĂŐŝŶĂ hEΖ/Ed/dZ/&&ZDd͕K>dZ/>'/KZEK>Z/KZK comunicazione nazionale. Così come non riusciamo a raccontare la nostra storia e rivendicare con efficacia i nostri diritti al di fuori dell’Italia. Insomma, tutta la vicenda umana drammaticamente segnata da migliaia di eccidi, dalla pulizia etnica e dall’esodo resta avviluppata nei lacci di una logica perversa che relega la nostra questione come locale, regionale, periferica insomma, limitata e non di portata universale in quanto lesiva, in maniera aberrante, dei diritti fondamentali della persona. LE RADICI DEL NEGAZIONISMO nche coloro che ancora oggi negano, per pura strumentalizzazione ideologica, l’esodo e la pulizia etnica, davanti alle indiscutibili testimonianze, alle prove ed alle documentazioni scientifiche, non possono che arrendersi all’evidenza del tentato genocidio perpetrato non solo quando abitavamo la nostra Terra, ma anche nei luoghi dove siamo stati ospitati. Quel genocidio, prima di tutto, nasce ed ha radici nell’odio viscerale alla nostra cultura e trova sponda in patria presso coloro che, con l’eliminazione prima fisica e poi ideologica, sperava di poter far scordare le responsabilità di generazioni di governi complici, prima, ed ammiccanti, poi, ai nostri carnefici. Ci rendiamo conto che per coloro che non ci amano, restare davanti alle proprie responsabilità, spalanca il bara- tro nelle loro coscienze, ed è innegabile che, piuttosto che soffermarsi a rimirare il buio profondo delle colpe dirette od indirette, sia più facile negare e giustificare. Oppure spostare il problema sulle cause, sui perché e sui percome, tentando di sviare l’attenzione da questioni ancora aperte, come i diritti di una minoranza, la nostra, mai adeguatamente presi in considerazione, né in Italia e neppure, ovviamente, nei consessi internazionali. L’ANVGD, SPINA DORSALE DELL’IDENTITÀ GIULIANO-DALMATA / l lavoro svolto dalla nostra Associazione è veramente ponderoso. I nostri Comitati e le nostre Delegazioni costituiscono la spina dorsale di un’identità che non muore. Nonostante una comunicazione che non conquista i grandi schermi o passa in cavalleria davanti a produzioni televisive sciocche e vuote, assistiamo ad un fervore crescente. Da città in cui mai avremmo pensato di poter istituire una nostra comunità organizzata, giungono richieste per una presenza stabile. Ed è fuori di ogni dubbio che tali richieste nascono dal desiderio umano e ragionevole di considerare in maniera adeguata sia la tragedia sia la prospettiva. Una prospettiva che vede a, settant’anni di distanza, gli esuli ed i loro discendenti, così come le comunità autoctone nell’Adriatico orientale, prendere coscienza della loro identità indissolubilmente legata a null’altro che alla Terra. In questa prospettiva il grande successo comportato dal tavolo di lavoro istituito presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, permette la diffusione capillare di una storia negata o trattata male sui libri di scuola. Non solo, l’incontro con i giovani che di tutto ciò poco o nulla sanno, registra un coinvolgimento delle nuove generazioni, così sensibili ed attente ai diritti negati, desiderose di capire il perché di una tragedia, tutta italiana, accuratamente nascosta. Le persone che incontriamo ci chiedono di essere fatti partecipi della vicenda umana che noi rappresentiamo, donandoci non solo quelle carezze dell’animo di cui la nostra gente ha sempre sofferto la mancanza, ma un’energia carica di prospettiva. Le persone che incontriamo ci chiedono di vedere i luoghi dove ci hanno sbattuto per l’Italia, ci chiedono di conoscere la nostra cultura, i luoghi di provenienza. Ci chiedono di tornare con loro nella nostra Terra, per capire, conoscere, ricostruire. Ci chiedono di parlare la nostra meravigliosa lingua, l’istroveneto, da molti di noi abbandonato per l’ansia di essere facilmente accettati, oppure trascurata per una vergogna indotta da un razzismo strisciante che mal sopportava la nostra presenza. WĞƌŝŽĚŝĐŽŵĞŶƐŝůĞĚĞůů͛ƐƐŽĐŝĂnjŝŽŶĞEĂnjŝŽŶĂůĞsĞŶĞnjŝĂ 'ŝƵůŝĂĞĂůŵĂnjŝĂ ĞŶƚƌŽ^ƚƵĚŝWĂĚƌĞ&ůĂŵŝŶŝŽZŽĐĐŚŝ ŝƌĞƩŽƌĞƌĞƐƉŽŶƐĂďŝůĞ WĂƚƌŝnjŝĂ͘,ĂŶƐĞŶ ĚŝƚŽƌĞ͗ ƐƐŽĐŝĂnjŝŽŶĞEĂnjŝŽŶĂůĞsĞŶĞnjŝĂ'ŝƵůŝĂĞĂůŵĂnjŝĂ ĞŶƚƌŽ^ƚƵĚŝWĂĚƌĞ&ůĂŵŝŶŝŽZŽĐĐŚŝ sŝĂ>ĞŽƉŽůĚŽ^ĞƌƌĂ͕ϯϮͮϬϬϭϱϯZŽŵĂ ƚĞů͗͘Ϭϲ͘ϱϴϭϲϴϱϮͮĨĂdž͗Ϭϲ͘ϲϮϮϬϳϵϴϱͮŝŶĨŽΛĂŶǀŐĚ͘ŝƚͮǁǁǁ͘ĂŶǀŐĚ͘ŝƚ /ƐĐƌŝƩĂŶĞůZĞŐŝƐƚƌŽĚĞŐůŝKƉĞƌĂƚŽƌŝĚŝŽŵƵŶŝĐĂnjŝŽŶĞŶ͘ϮϬϭϱϰͬϮϱ͘ϭϬ͘ϮϬϭϬ ƵƚŽƌŝnjnjĂnjŝŽŶĞĚĞůdƌŝďƵŶĂůĞĚŝZŽŵĂŶ͘ϵϭͬϵϰĚĞůů͛ϭϭŵĂƌnjŽϭϵϵϰ ŽŶŝůĐŽŶƚƌŝďƵƚŽĚĞůůĂ>͘ϳϮͬϮϬϬϭĞƐƵĐĐĞƐƐŝǀĞŵŽĚŝĮĐĂnjŝŽŶŝĞŝŶƚĞŐƌĂnjŝŽŶŝ 'ƌĂĮĐĂĞƐƚĂŵƉĂ͗ ƵƌŽůŝƚ^ƌů Progetto grafico e impaginazione Massimo Stasi sŝĂŝƚĞƩŽ͕ϯϵͮϬϬϭϯϯZŽŵĂ ƚĞů͘Ϭϲ͘ϮϬϭϱϭϯϳͲĨĂdžϬϲ͘ϮϬϬϱϮϱϭͮĞƵƌŽůŝƚΛĞƵƌŽůŝƚ͘ŝƚ ďďŽŶĂŵĞŶƟ͗ ŶŶƵŽΦϯϬͮ^ŽƐƚĞŶŝƚŽƌĞΦϱϬͮ^ŽůŝĚĂƌŝĞƚăĂƉŝĂĐĞƌĞͮƐƚĞƌŽŽŵĂŐŐŝŽ ͬĐƉŽƐƚĂůĞŶ͘ϯϮϴϴϴϬϬϬŝŶƚĞƐƚĂƚŽĂ͞ŝĨĞƐĂĚƌŝĂƟĐĂ͟ /ÄWÊÝã/ã½®Ä͗/dϯϰEϬϳϲϬϭϬϯϮϬϬϬϬϬϬϯϮϴϴϴϬϬϬ hŶĂĐŽƉŝĂΦϮͮƌƌĞƚƌĂƟΦϯ ^ƉĞĚŝnjŝŽŶĞŝŶĂďďŽŶĂŵĞŶƚŽƉŽƐƚĂůĞĚŝZŽŵĂ &ŝŶŝƚŽĚŝƐƚĂŵƉĂƌĞŝůϮϯĂƉƌŝůĞϮϬϭϯ UN’IDENTITÀ RIAFFERMATA bbene, oggi, nel 2013, osserviamo un fiorire di attività, che vanno dalla costituzione di un Tavolo di lavoro per porre la questione dei diritti disattesi al primo punto nell’ordine del giorno del nostro popolo, alla generazione di nuovi Comitati, dalla presenza sempre più capillare nelle scuole, all’estensione delle attività in merito al Giorno del Ricordo ben al di là della fine di febbraio, dalla ricerca di forme di comunicazioni tese a valicare i confini Campo profughi di Altamura, si cercano testimonianze ' iuseppe Massari abita a Gravina in Puglia, cittadina in provincia di Bari a 10 chilometri di distanza dall’ex Campo profughi che ricadeva nel territorio di Altamura. In qualità di socio del «Comitato 10 Febbraio» della sua città, unitamente ad alcuni amici, ha intrapreso un lavoro di ricerca storica sull’Esodo giuliano-dalmata. Per questo è alla ricerca di testimonianze e documentazioni sulla vita nel Campo profughi, sull’organizzazione e di ogni dettaglio in merito, ovvero di racconti e di singoli episodi di vita quotidiana vissuti dai giuliano-dalmati che vi transitarono. Per contatti: Giuseppe Massari, Via G. Salvemini 5, 70024 Gravina in Puglia (Bari), e-mail [email protected]. Allo scopo di inquadrare storicamente la vita del Campo profughi di Altamura, ecco come lo descrive Padre Flaminio Rocchi ne L’Esodo dei 350mila giuliani fiumani e dalmati. «Il Campo era stato costruito per i prigionieri di guerra in una pietraia squallida e deserta, battuta dal vento e dal sole. Esso è composto da casermette in tufo, prive di infissi, circondate da una siepe aggrovigliata di filo di ferro spinato ed arrugginito e da una seconda recinzione di filo spinato, alta 4 metri. Ai quattro angoli ci sono ancora le torrette per le nazionali, ai viaggi del ritorno di scolaresche e amanti della nostra storia, viaggi che vengono guidati seguendo la toponomastica nella nostra lingua e che fanno perno presso le comunità autoctone ancora presenti nella nostra Terra. Chi pensava che saremmo scomparsi non aveva messo in conto la nostra aspirazione alla giustizia, il nostro profondo desiderio di una vita degna, l’amore sconfinato per la nostra Terra e la granitica certezza in un’identità riaffermata. ŶƚŽŶŝŽĂůůĂƌŝŶ WƌĞƐŝĚĞŶƚĞŶĂnjŝŽŶĂůĞÄò¦ Q >͛ĂƌĞĂĚĞůů͛ĞdžĂŵƉŽ ƉƌŽĨƵŐŚŝĐŽŵĞĂƉƉĂƌĞ ĂŝŶŽƐƚƌŝŐŝŽƌŶŝ;ĨŽƚŽ ǁǁǁ͘ŇŝĐŬƌ͘ĐŽŵͬƉŚŽƚŽƐͬ ďĂůĚǁŽůĨͬϰϲϲϮϳϰϱϵϬϭͬ ƐŝnjĞƐͬůͬŝŶͬƉŽŽůͲ ϯϱϭϬϲϰϱϭΛEϬϬͬͿ sentinelle con le feritoie per le mitragliatrici. Qui sono passati prigionieri inglesi, americani, greci, polacchi, tedeschi e italiani. Lo confermano le numerose scritte ed immagini lasciate sui muri. Con l’arrivo dei nostri profughi nulla è cambiato. Siamo a 6 chilometri da Altamura, ma non c’è un mezzo di collegamento. I bambini vanno a scuola a piedi. Altamura è una piazza depressa per il lavoro. I profughi vivono col sussidio delle 100 lire giornaliere. Nella stagione dei raccolti i più fortunati lavorano presso i contadini e portano ai figli qualche chilogrammo di pomodori. Il salario in denaro provoca l’immediata cessazione del sussidio. Scrivono lettere, petizioni in tutta Italia. Così per 2, per 5, per 10 anni. Le famiglie italiane chiedono soltanto “serve”. I profughi non hanno mai dato un colore politico di parte alla loro tragedia. Non hanno neanche mai lanciato né grida, né sassate contro le finestre delle Prefetture, neanche quando, nel 1954, hanno appreso che il consenso di Tito per il ritorno di Trieste all’Italia era stato pagato con una parte (46 miliardi di lire di allora) delle loro proprietà, abbandonate nella Venezia Giulia. Nel Campo di Altamura trovo il signor Domenico di Rovigno: “Finalmente vi ho trovato. Sapete che il Ministro della Difesa Pacciardi vi cerca per darvi una medaglia d’argento che vi era stata proposta in Russia”. “Padre - risponde calmo e sorridente - la mia giacca di povero profugo non è degna di portare una medaglia d’argento. Ma dica al signor Ministro che il mio amore per l’Italia è sempre d’oro”». ZĞĚ͘