Percorsi tra Pievi e Cascine verso sud
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Percorsi tra Pievi e Cascine verso sud
VOLUME 1 Milano Notizie storiche La città agricola Il percorso Gli Itinerari: 1 Da S. Ambrogio a Pieve di Trenno 2 Da Pieve di Trenno a S. Materno in Figino 3 Da S. Materno in Figino a S. Apollinare in Baggio 4 Da S. Apollinare in Baggio a SS. Nazaro e Celso alla Barona 5 Da SS. Nazaro e Celso alla Barona a Chiesa Rossa al Naviglio 6 Da Chiesa Rossa al Naviglio a Chiaravalle 7 Da Chiaravalle a S. Lorenzo in Monluè 8 Da S. Lorenzo in Monluè alla Basilica degli Apostoli 1 Percorso tra Pievi e Cascine Verso Sud Volume 1 Pubblicazione realizzata dal Comune di Milano Assessore Attività Produttive: Tiziana Maiolo Direzione Centrale Attività Produttive: Maria Teresa Broggini Moretto Direzione Settore Artigianato e Agricoltura: Angelo Menegatti Fotografie: Andrea Casarino, Valeria Simona Chiesa Fotografia di copertina: Cascina Basmetto Tutti i diritti riservati Finito di stampare maggio 2008 Comune di Milano - Sportello Agricoltura Via Larga, 12 - Milano [email protected] Direzione Settore Artigianato e Agricoltura: 02 88467000 Servizio Agricoltura: 02 88462157 / 02 88462227 2 Primavera, iniziano i lavori nei campi 4 Milano - Notizie storiche Prima di cominciare il nostro percorso è utile comprendere il contesto storico in cui le basiliche, le pievi, le cascine, i “Corpi santi” di Milano sono sorti e si sono sviluppati. Eustorgio I e Dionigi), costruirono le prime tre chiese: la Basilica Vetus (probabilmente dove adesso c’è Sant’Eustorgio) la Basilica Porziana (negli orti di Porzio, probabilmente dove adesso c’è San Lorenzo), entrambe fuori città, e Santa Maria Maggiore - Perciò effettueremo un volo d'uccello sui 2300 anni di storia di Milano per andare a vedere come nacquero le basiliche di Ambrogio e le pievi, dopo le devastazioni dei barbari, come i “Corpi Santi” divennero il rifugio dei milanesi, dopo le devastazioni barbariche e del Barbarossa, come le abbazie cistercensi di Bernardo, con il loro sistema di “grange” reinventarono l’agricoltura e, infine, come nacque la nuova Milano del 1923, accorpando gli antichi “Corpi Santi” e divenendo molto più grande della città che fino ad allora aveva portato questo nome. Le prime basiliche milanesi Ambrogio Nel 313 d.C. Costantino Imperatore promulga l’editto di Milano che dà libertà di pubblica professione di fede ai cristiani; ve ne è memoria nella chiesa di San Giorgio in Via Torino, detta appunto S. Giorgio al palazzo, giacchè lì a fianco vi era il Palazzo Imperiale romano, non distante dal Teatro e dal Circo (in Via Circo). Come conseguenza dell’editto di Milano i Vescovi successivi a San Materno (probabilmente Mirocle, S. Ambrogio 5 Altare d’Oro - Sant’Ambrogio poi consacrato da altri Vescovi di diocesi vicine). Era allora prefetto di Milano, responsabile di un territorio che andava dalle Alpi a Bologna, il trentaquattrenne Aurelio Ambrogio, figlio di una grande e potente famiglia di Roma, uomo brillante e di grande cultura. Era nato nel 340 d.C. a Treviri in Germania, giacchè suo padre ne era all’epoca, Prefetto. Compì poi tutti i suoi studi a Roma dove studiarono pure suo fratello minore, Uranio Satiro e sua sorella maggiore, Marcellina. S. Tecla - che Ambrogio chiamava la “Nova Major intramurana”, probabilmente sotto il Duomo attuale. La corte imperiale di Milano dopo la morte di Costantino, (che si era trasferito a Bisanzio dando pertanto a quella capitale il nome di Costantinopoli) cominciò a seguire la dottrina ariana e cioè un’eresia ispirata da Ario, dotto prete di Alessandria d’Egitto che tra l’altro negava la divinità di Gesu Cristo. Così nel 355 il Vescovo cattolico Dionigi fu esiliato in Armenia, dove morì. Venne e l e t t o Ve s c o v o A u s s e n z i o d i Cappadocia (Turchia) che era ariano e che governò fino all’ottobre del 374 d.C. quando morì. Alla sua morte scoppiarono gravi tumulti tra i cattolici e gli ariani per l’elezione del nuovo Vescovo, che allora competeva al popolo (l’eletto veniva Il Prefetto Aurelio Ambrogio ritenne suo dovere recarsi a sedare i tumulti e le liti fra cattolici e ariani; parlò così bene, esortando alla pacificazione e alla concordia che tutti, cattolici e ariani, lo acclamarono unanimemente Vescovo. 6 teologo, uomo politico (fu il Consigliere autorevole di quattro imperatori) poeta, pastore, musico, scrittore e Santo. La sua personalità gigantesca illumina tutt’ora Milano e la sua storia, la chiesa d’oriente e la chiesa cattolica d’occidente. Egli costruì quattro Basiliche: la prima in città: è la “Basilica degli Apostoli e di San Nazaro Maggiore” sulla strada per Roma (oggi Corso di Porta Romana) e le altre tre fuori città, la “Basilica dei Martiri” (oggi S. Ambrogio) negli orti di Fausta; la “Basilica delle Vergini” (oggi San Simpliciano) con il monastero retto da sua sorella Marcellina, fuori le mura sulla strada per Como e la “Basilica dei Patriarchi e dei Profeti di Israele” fuori della porta sulla strada per Brescia e Aquileia (Venezia non c’era ancora….). Contrariato non volle accettare e fuggì; ma poi spinto anche dall’Imperatore Valentiniano, infine accettò. Benché la madre fosse cristiana e la sorella fosse monaca, i due fratelli Aurelio Ambrogio e Uranio Satiro non avevano ricevuto il battesimo (il padre fù battezzato in punto di morte). Perciò, a fine ottobre, per Ambrogio iniziò una “full immersion”, diremmo oggi, di catechismo con il prete cattolico Simpliciano: superati gli esami (allora si chiamavano scrutini) fu battezzato il 30.11.374 e consacrato Vescovo sette giorni dopo, il 7.12.374, da S. Limenio, Vescovo di Vercelli. Governò la Chiesa di Milano per 23 anni fino alla sua morte nella Pasqua del 397, il 4 aprile. Non è qui la sede per ricordare l’opera gigantesca di Ambrogio, Vescovo, Colonne di San Lorenzo 7 I barbari e la fuga dalla città Le “pievi” e i “Corpi Santi” Morto nel 397 Ambrogio, Milano rimane capitale dell’impero fino al 403 quando, morto anche il successore di Ambrogio, Simpliciano, ed eletto Vescovo San Venerio, Silicone, grande generale barbaro al servizio dell’impero romano e tutore del piccolo imperatore Onorio (fratello di Galla Placidia), di fronte ai frequenti attacchi dei barbari non ritiene più sicura Milano per la corte imperiale e preferisce trasferire la capitale dell’impero di occidente a Ravenna, più sicura, sia per i canali di cui era allora circondata, sia per il porto di Classe che facilita le comunicazioni con Costantinopoli. Ci vuole una generazione a ricostruire Milano continuando nel frattempo nell’agricoltura, nell’allevamento, nell’artigianato e nei commerci, per vivere. La ricostruzione è quasi completata, quando giuge notizia che i Longobardi sono entrati a Cividale del Friuli e stanno dilagando nella pianura padana. Così quasi tutti i milanesi, con l’Arcivescovo Onorato, disperati, con nel cuore il ricordo della distruzione fatta quarant’anni prima dagli Ostrogoti, decidono di scappare a Genova, terra allora dominata dai bizantini dell’impero romano d’oriente, che avevano una forza militare in grado di fermare i barbari. In città restano i meno abbienti e i sacerdoti così detti “decumani” incaricati dall’Arcivescovo della cura spirituale dei rimasti: ricordando quello che era successo con Uraia, i milanesi rimasti aprono le porte ai Longobardi che – non avendo trovato resistenza – si limitano a saccheggiare Chiese e Palazzi senza distruggere la città. Tra l’altro, Milano non piace ai Longobardi, che fissano infatti la loro capitale a Pavia e - molti decenni dopo, all’epoca della Regina Teodolinda - a Monza. Nel 450 d.C. passa Attila con la sua orda di Unni. Assedia Milano che dopo poco si arrende. Così il re barbaro distrugge la cattedrale (la vecchia Nova Major intramurana) e poco più, poi si ritira. I milanesi riparano i pochi danni e nel 453 il Vescovo S. Eusebio consacra alla terza domenica di ottobre, la nuova cattedrale riedificata. Nasce così, e la si celebra ancora oggi, alla terza domenica di ottobre la festa della dedicazione del Duomo. Nel 539 l’orda degli Ostrogoti comandati da Uraia, ferocissimo generale è alle porte: attacca Milano, la conquista e per punire i milanesi dall’eroico tentativo di resistenza, rade praticamente al suolo la città con i suoi palazzi, chiese e monumenti. I milanesi si rifugiano fuori porta, nei villaggi cresciuti vicino ai “Corpi Santi” e da lì ricominciano lentamente a ricostruire la loro città. Intanto a Milano, tra i rimasti, la vita continua: si sviluppano in campagna le “pievi”. Ricordiamo che il cristianesimo prese piede dapprima in città, poi nei centri maggiori e molto più tardi nei villaggi (in latino “pagi” da cui “pagani” quelli che, non avendo ancora abbracciato il cristianesimo, seguivano le antiche religioni). All’inizio la liturgia cristiana si celebrava 8 solo in città e con la presidenza o la partecipazione del Vescovo. Già però sul finire del IV secolo nascono le prime chiese rurali, Corbetta, Missaglia, Arcisate, Varese. Duecento anni dopo nel 580/600 e cioè sul finire del sesto secolo le “pievi” sono molto più numerose: fra le nuove, Civate, Castelseprio, Arsago e Monza, sono destinate ad avere grande rilievo. La “Pieve” è una insigne chiesa rurale nella quale convergono per le liturgie e i sacramenti i fedeli dei paesi vicini minori che cominceranno a diventare sede di “parrocchie” solo due o trecento anni dopo. I Longobardi, già cristiani ma seguaci della eresia ariana, lentamente si convertono al cattolicesimo; l’operazione si completerà per merito del Papa San Gregorio il grande (540/604) e della Regina Teodolinda di Monza. La pratica dei matrimoni misti pone le premesse per la nascita del nuovo popolo: i “lombardi”. rientrano ponendo fine alla “commorazione genovese”. Riprendono possesso delle loro case e dei loro terreni e dal 650 inizia per la città un vero e proprio boom economico, culturale, artistico che non avrà soste fino al 1156 quando Federico Barbarossa distruggerà Milano. La città si espande, vengono realizzati con grande successo i corsi d’acqua artificiali (i primi navigli) si costruiscono nuove basiliche in città e nelle pievi, si restaurano quelle antiche. A cavallo del 700 Milano è governata per quasi cinquant’anni da un grande Arcivescovo, San Benedetto da Milano; poi nel 740 l’episcopato di San Natale, primo Vescovo longobardo, segna la piena integrazione fra le diverse comunità. La guerra dei Franchi contro i Longobardi, non crea gravi problemi a Milano, anzi la favorisce; Carlo Magno è accolto con amicizia e ne fa la capitale “franca” della regione. Un boom economico di 1400 anni fa - la costruzione dei primi navigli Intanto a Genova, per più di due generazioni, i milanesi si perfezionano nel commercio e – diremmo oggi – nella finanza: questo li porterà ad essere nei secoli successivi (insieme ai fiorentini) fra i primi banchieri: non per nulla a Londra la prima via delle banche si è chiamata “Lombard Street”. Nel 645 viene eletto arcivescovo di Milano un genovese: Giovanni di Recco (poi San Giovanni “il Buono”). Costui esorta i milanesi a ritornare nella loro città: ormai i longobardi sono pacifici e i bizantini si sono ritirati da Genova, e così i milanesi, nel 650, Carlo Magno 9 Le uniche ostilità fra i milanesi e Carlo Magno hanno per oggetto il rito ambrosiano, che Carlo vuole sopprimere per unificare tutto l’occidente con il rito romano e il canto gregoriano; ma alla fine i milanesi ricorrono al Papa Adriano I e l’hanno vinta: il rito e il canto ambrosiano sussistono in modo vivacissimo ancora oggi e la chiesa di Milano è ponte tra l’occidente e le chiese di oriente con le quali il rito ambrosiano ha tanto in comune. S. Bernardo - Le abbazie Le “grange” La crescita dei “Corpi Santi” Sotto il Sacro Romano Impero Milano continua a prosperare, si sviluppa sempre di più. Ogni tanto ci sono lotte intestine tra i milanesi; ogni tanto dure contrapposizioni tra l’Arcivescovo di Milano che difende le proprie autonomie non solo rituali ma anche disciplinari e il Papa di Roma. Basti ricordare che fin dopo il 1000 il clero minore a Milano, come nelle chiese d’oriente, era coniugato e il celibato era riservato ai monaci e facoltativo per i sacerdoti. Inoltre l’Arcivescovo di Milano non era nominato dal Papa e veniva eletto,anche se non più dal popolo (come all’epoca di S. Ambrogio), ma dai “Cardinali di Milano”, che erano il così detto “Clero Maggiore dei Canonici ordinari della Cattedrale Metropolitana di Milano” e nel loro seno. Uno dei più grandi arcivescovi dell’epoca fu Ariberto da Intimiano, vescovo dal 1018 al 1045. Fu, oltre che vescovo, il vero signore di Milano, il grande costruttore di ll sepolcro e il crocifisso (copia) di Ariberto da Intimiano, nel Duomo di Milano chiese, il comandante militare che consolidò la signoria e l’indipendenza di Milano, è celebre il carroccio trainato da coppie di buoi bianchi sul quale stava l’arcivescovo al comando delle truppe con il gonfalone di S. Ambrogio: divenne il simbolo della nostra città. I viaggiatori e gli scrittori del tempo descrivono stupefatti le meraviglie di arte, di cultura, di vita sociale, di lavoro, di chiese, di monasteri, di corsi d’acqua, di agricoltura di Milano e dei sobborghi. Nel 1135 a sedare alcune lotte intestine fra milanesi, viene mandato dal Papa a Milano il monaco Bernardo di Clairvaux (in Savoia) che nell’abbazia di Citeaux (Cistercio) aveva avviato la riforma dell’ordine benedettino, detta 10 le loro famiglie, dirette da un gruppo di tre/quattro monaci che insegnano le nuove tecniche e culture e ne controllano l’applicazione corretta. Ne è interessante esempio il reliquato di Vione in Comune di Basiglio. Mentre i benedettini (tradizionali) il cui principale monastero era presso la Basilica di S. Ambrogio nella sede attuale dell’Università Cattolica, curavano oltre alla preghiera, la cultura classica, i riformati (cistercensi) hanno radicalmente rivoluzionato l’agricoltura in un modo che in parte dura ancor oggi. Fondata Chiaravalle, San Bernardo torna a svolgere altre missioni a Roma e in Francia. Milano, intanto, si consolida anche Bernardo di Clairvaux. Patrono degli agricoltori, ricorrenza 20 agosto appunto “cistercense”. Per San Bernardo è un trionfo: i milanesi lo ascoltano, lo seguono, lo venerano, fanno pace tra di loro e con il Papa di Roma, iniziano a costruire l’abbazia di Chiaravalle per i suoi monaci “i cistercensi”. E il dono di Bernardo e dei suoi monaci a Milano non è solo spirituale: è anche la grande riforma agricola con i canali e il razionale sfruttamento dei fontanili, nuovi sistemi di irrigazione, le “marcite” che consentono la produzione di foraggio anche d’inverno e potenziano l’allevamento bovino, le nuove culture. Da Chiaravalle nasce una rete di nuove abbazie (Viboldone, Mirasole, Morimondo, S. Maria Bianca di Casoretto etc) e una rete di “grange”. Queste ultime consistono in grandi cascine agricole con operai laici con Reliquato di Vione in comune di Basiglio 11 politicamente, estende la sua autorità sulle città vicine, si dichiara indipendente dall’Impero, tiene finalmente buoni rapporti con il Papato (è abolito il matrimonio del clero e d’ora in poi l’arcivescovo è ordinariamente nominato dal Papa). In quest’epoca si evidenziano gravi contrasti con la città di Como, fedele all’imperatore e feroci sono talvolta le lotte (“l’arcivescovo di Milano Giordano da Clivio nel 1112 entrato con terribile esercito in Como la incendiò…” dice un antico documento). Ma la potenza e la prosperità di Milano suscitano le “attenzioni” dell’Imperatore Federico I Barbarossa, che intima alla città di sottomettersi e, di fronte al rifiuto, la assedia, la espugna e la distrugge del 1162. È la seconda grave distruzione di Milano dopo quella dell’ostrogoto Uraia. I milanesi vanno in esilio, prendendo alloggio nei sobborghi, i “Corpi Santi”, come dopo l’assedio degli ostrogoti. È l’epoca di Alberto di Giussano che anima lo spirito di rivincita. Basilica San Simpliciano Erano greci, facevano parte del clero di Milano e li aveva inviati Ambrogio come missionari, tra i pagani del Trentino. I loro corpi sono nella “Basilica delle Vergini” – San Simpliciano, oggi in Corso Garibaldi. Milano rifiorisce per le industrie, i commerci e l’agricoltura e, per le lotte intestine, i milanesi decidono di affidare il governo ad un Podestà. In pratica il governo della città fu tenuto dagli arcivescovi fino alla vittoria sul Barbarossa, poi per altri cento anni dai Podestà elettivi e, infine, dal 1277, dai Visconti, divenuti Signori di Milano. Il Papa Alessandro III, grande avversario dell’imperatore, nomina arcivescovo San Galdino. Nei dieci anni successivi sotto la guida di San Galdino, Milano risorge e si ricostruisce, rinasce la Lega Lombarda, e il popolo si prepara alla nuova battaglia contro l’imperatore. Il 29 maggio 1176, l’esercito della Lega Lombarda sconfigge, nella battaglia di Legnano, l’esercito imperiale. Questa vittoria, viene dai milanesi attribuita alla protezione dei Santi Sisinio, Martirio e Alessandro, martiri uccisi in Val di Non dai pagani, alla fine del IV secolo. Lo scrittore Bonvesin de la Riva descrive Milano come la più grande meraviglia del mondo, per il fervore delle industrie e del commercio, della agricoltura, della cultura e dell’economia: dice anche che Milano 12 denominati “i Corpi Santi”, di cui abbamo seguito il nascere. Il secondo è il piano regolatore di Milano. Già nel 1905 era stato unito a Milano il Comune di Greco; nel 1917 Turro; nel 1925 lo sarà Morsenchio. I 12 uniti nel 1923 sono: Affori, Baggio, Chiaravalle, Crescenzago, Gorla, Precotto, Greco, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno, Vigentino. Il nuovo piano regolatore prevede la completa riqualificazione del centro urbano, all’epoca in gran parte costituito da abitazioni misere e antigieniche, oltre che delle zone delle mura spagnole, e dei “ Corpi Santi”, da poco uniti alla città. È da qui che Milano comincia ad assumere l’aspetto di oggi. In particolare, è di questo periodo la quasi totale copertura dei navigli, sempre conseguente a questo piano regolatore. Esempio di produzione letteraria del monaco Bonvesin de la Riva Dopo la II Guerra mondiale, lo sviluppo frenetico fine anni 1950/1960, cancella gran parte della ruralità tradizionalmente rimasta nei Comuni aggregati nel 1923; e questo sia sotto il profilo dell’edilizia residenziale, che sotto il profilo delle zone industriali. Tuttavia ancor oggi in città rimangono numerose aziende agricole che si dedicano sia all’allevamento del bestiame (bovini, suini, pollame) sia all’equitazione; ed anche a una molto estesa cultura del riso, di altri cereali, di ortaggi. Nella periferie nord di Milano permane invece una forte vocazione all’attività floro-vivaistica. L’auspicio è che i milanesi abbiano sempre più coscienza di questa realtà e siano disponibili a valorizzarla. aveva 200 chiese, 14 monasteri, 120 avvocati, 150 notai, 28 medici semplici, 150 medici chirurghi, 10 ospedali aperti gratuitamente anche a tutti i poveri; 70 maestri, 80 professori “…e 14 maestri di canto ambrosiano…”. Il 1923 e la nuova Milano Benito Mussolini prende il potere nell’ottobre 1922 e nel 1923 (testimonianza della conoscenza di Milano che Mussolini aveva, per esservi vissuto molti anni) il Governo prende due provvedimenti che cambieranno la faccia della città. Il primo, con Regio Decreto 02.09.1923, consiste nell’accorpamento al Comune di Milano dei 12 Comuni limitrofi, 13 Milano - Città agricola 1. Introduzione Il Comune di Milano, ha un sistema idrico unico sia per la presenza dei fontanili sia per una rete di canali artificiali, tra cui i più conosciuti sono i Navigli. L’abbondanza di acque ha fatto sì che nel passato la Pianura Padana sia diventata una delle terre più floride sia per quanto riguarda l’agricoltura sia l’allevamento. All’origine del fenomeno dei fontanili vi è il territorio lombardo con le sue caratteristiche geologiche, evolutosi con l’opera dell’uomo sulla natura, con la costruzione dei canali navigabili che non solo hanno permesso lo sviluppo dell’agricoltura ma hanno costituito una importante via di trasporto per il commercio, e, non ultimo, con l’istituzione della cascina. funzioni prevalenti. Nelle aree di pianura la funzione del reticolo idrico minore (naturale e artificiale) classicamente riconosciuta come prevalente è quella di bonifica e trasporto e distribuzione della risorsa necessaria per l’irrigazione. A questa, oggigiorno, si possono aggiungere altre funzioni: • la difesa del territorio nei confronti delle piene attraverso il drenaggio e il controllo delle acque meteoriche che raggiungono il suolo; • la fruizione turistico - ricreativa sia dei corsi d’acqua maggiori, sia del reticolo minore (naturale e artificiale), con la possibilità di risanare ambientalmente il territorio e quindi utilizzarlo; • il mantenimento delle condizioni minime di deflusso nei canali. 2. Reticolo idrico Il reticolo idrico superficiale può essere classificato come naturale e artificiale; quest’ultimo essenzialmente formato da canali di bonifica e di irrigazione nelle aree di pianura. Si è quindi data una prima classificazione del reticolo idrografico superficiale in funzione della propria origine. La funzione del reticolo è stata considerata differente a seconda delle zone nelle quali scorre. Tuttavia negli ultimi anni sono state attribuite al reticolo una molteplicità di 3. I Fontanili Lombardi 3.1. Definizione Una risorgiva, o fontanile, è una sorgente di acqua dolce (a volte di origine naturale, ma più spesso scavata dall'uomo) tipica della Pianura Padana. Tipicamente il nome risorgiva è preferibile quando l'affioramento è naturale, mentre si parla di fontanile quando la sorgente è di origine antropica. La sovrapposizione dei due termini deriva dal fatto che spesso i fontanili venivano scavati in aree già interessate da risorgive. 14 3.2. Struttura geologica Dal punto di vista geologico, la pianura lombarda viene suddivisa in "alta pianura" e "bassa pianura". Il sottosuolo dell'alta pianura è costituito da ghiaie grossolane deposte nel periodo quaternario ai piedi delle Alpi, la cui granulometria e permeabilità decrescono verso sud. Il sottosuolo della bassa pianura è invece composto da sedimenti prevalentemente fini. Nella fascia di transizione tra le due pianure, ove le frazioni più fini cominciano ad essere presenti in proporzioni rilevanti, le acque delle falde s'innalzano per effetto del rigurgito provocato dalla diminuzione di permeabilità. Le acque che sgorgano in superficie sono dette "risorgenti" e le depressioni ove sboccano prendono il nome di "fontanili". Si tratta di acque che, provenendo dalla falda sotterranea, mantengono una temperatura costante tutto l'anno (attorno ai 10/14 °C) e di conseguenza non ghiacciano nei mesi invernali. Le acque che scendono dalle montagne e le acque piovane penetrano nel sottosuolo attraverso il terreno permeabile e filtrante della zona submontana e dell’alta Pianura. Nella bassa Pianura si sono invece accumulati, nelle ere geologiche, terreni argillosi ed impermeabili che, impedendo il deflusso delle acque sotterranee, ne provocano l’affioramento. Questa continua fonte di acqua relativamente calda è stata una delle ragioni prioritarie dello sviluppo di un'agricoltura molto redditizia nella Pianura Padana; le "marcite", tipiche coltivazioni di foraggio ad elevata produttività, erano principalmente alimentate con acque di risorgiva. La temperatura costante, la limpidezza e la portata sempre regolare delle acque risorgive permettono tra l'altro lo sviluppo di una vegetazione acquatica del tutto particolare e di una fauna estremamente ricca e variata. Eppure anche i fontanili hanno subìto le conseguenze di un uso irrazionale dell'acqua da parte dell'uomo. L'abbassamento della falda, verificatosi intorno agli anni sessanta, ha, infatti, prosciugato un'alta percentuale dei fontanili lombardi. Le cause principali di tale fenomeno sono state: • l'impermeabilizzazione dei suoli che ha notevolmente ridotto l'apporto delle acque meteoriche alla falda freatica; • l'enorme prelievo di acque sotterranee per alimentare la crescente industrializzazione ed urbanizzazione; • l'abbandono dei tradizionali metodi di coltura e soprattutto delle marcite. A partire però dagli anni ‘90 con la chiusura dei grandi insediamenti industriali si è assistito ad un innalzamento della falda freatica, il che ha comportato da parte di molte amministrazioni, tra cui la Provincia di Milano, il cominciare a riconsiderare il ruolo dei fontanili favorendone, ove possibile, il loro ripristino ed emanando norme a loro tutela. 3.3. Descrizione dei fontanili I fontanili sono in definitiva scavi semicircolari prodotti dall'uomo, di profondità variabile in genere tra i 2 e 10 m, con funzione drenante. Questi scavi sono racchiusi in un’area ad anfiteatro chiamata TESTA. 15 La testa è generalmente circondata da un rilievo prodotto dall'accumulo di materiale scavato dove si insedia una associazione vegetale arborea che permette una facile individuazione del fontanile nel paesaggio agricolo padano. rete di rogge e fontanili per l'irrigazione estesa e grazie anche alla coltura delle marcite, un sistema agricolo che, proprio sfruttando l'acqua dei fontanili, permetteva continui cicli di produzione, senza soste stagionali, garantendo l'ininterrotta produzione di foraggio fresco per gli allevamenti bovini. In questi secoli furono effettuati i primi scavi per incanalare ed irregimentare le acque di profondità. Le polle d'acqua, una volta scoperte, venivano contenute con infissi tini di rovere, in seguito sostituiti da tubi in ferro o in cemento. L’ a v a n z a t a d e l p r o c e s s o d'industrializzazione di fine Ottocento e, soprattutto, del nostro secolo, ha fatto modificare anche il settore agricolo; i fontanili sono andati decadendo e l'ambiente circostante un tempo ricco di vegetazione acquatica e di animali selvatici è completamente scomparso. 4. L’opera dei monaci Si presume che i fontanili abbiano avuto origine solo nei primi secoli del II millennio, nell'ambito dei più ampi lavori di bonifica idraulica della Pianura Padana. Si deve ai monaci cistercensi, stabilitisi nel 1135 a Chiaravalle, l'avvio dell'importante lavoro di bonifica che ha profondamente segnato l'ambiente, trasformando in terreni altamente produttivi, aree un tempo paludose. L’opera dei monaci Cistercensi, e più tardi degli Umiliati, consentì dunque di trasformare quella "terra di acquitrini" in sede di un'agricoltura intensiva e specializzata, grazie alla creazione e allo sfruttamento di una 5. La Marcita Ai fontanili, che distribuiscono acqua a temperatura variabile fra i 9° e i 12° in ogni stagione dell'anno, si deve la particolare coltura della marcita, una tecnica di coltivazione in fase di progressiva rarefazione, tradizionale immagine paesisticha della Bassa milanese. La consuetudine di "far marcire" l'ultimo taglio sui prati irrigui con il ristagno invernale delle acque è di origine remota; furono gli Umiliati di Viboldone, nel XIII secolo, a far scorrere un sottile velo d'acqua sul terreno, ottenendo così un sensibile aumento di produttività. Per la costruzione di una marcita il Dopo la testa del fontanile si trova l'ASTA che fa defluire l'acqua nel CANALE irrigatore che la distribuisce nei campi. Struttura di un fontanile (da Cerabolini - Zucchi 1975) 16 terreno va adattato; l'acqua si distribuisce in piccoli ruscelli a fondo cieco, disposti in parallelo all'asse principale della marcita; questi, chiamati "maestri", sono a un livello lievemente superiore a quello dei "coli", altri canaletti paralleli e reciprocamente alternati ai primi. Le marcite sono prati polifiti, stabili, artificiali, irrigati periodicamente in estate ed in modo continuativo in inverno per scorrimento, che, mantenendosi in vegetazione per quasi tutto l'anno, riescono a produrre normalmente sette tagli e, in condizioni particolarmente favorevoli, anche nove tagli; prediligono terreni di medio impasto, di media permeabilità, profondi, fertili, ricchi di calcare. L'acqua nella marcita ha funzione coibente e permette di mantenere un calore sufficiente per lo sviluppo della vegetazione invernale. Per questo l'acqua non deve avere temperatura inferiore ai 5 gradi centigradi e quella ottimale è intorno agli 8-10 gradi mentre, anche con temperature inferiori allo zero essa si mantiene attorno ai 3-4 gradi. 17 Il percorso Fonticulum), e al parco Ticinello (dal nome dell’antico canale medioevale), in Piazza Abbiategrasso. (SCHEDA 5) Nota introduttiva Il senso del percorso è di partire dall’ultima basilica costruita da Ambrogio, Basilica dei Martiri o Basilica Ambrosiana in cui il Santo è sepolto, per finire alla prima Basilica costruita da Ambrogio, la Basilica degli Apostoli. Il percorso si svolge in direzione ovestsud-est attraversando luoghi anticamente boscosi e paludosi, oggi urbanizzati o agricoli. Il percorso è descritto graficamente nella planimetria allegata e ai fini delle schede, nei paragrafi che seguono. 6) Dal parco Ticinello si scende fino a ciò che resta del monastero benedettino di Gratosoglio in via Feraboli (fondato nel 1030) e, attraverso la via Selvanesco (dal nome di un’antica proprietà dei Torriani, signori di Milano prima dei Visconti) si attraversa la zona un tempo paludosa, bonificata e resa fertilissima dai monaci cistercensi di Chiaravalle e si arriva alla magnifica abbazia. Il depuratore, il ripristino del mulino ad acqua, le aziende agricole implementano tuttora il paesaggio dominato dalla Ciribiciaccola (il campanile di Chiaravalle). (SCHEDA 6) 1) Dalla Basilica “Dei Martiri”, ora S. Ambrogio, si prende l’antica strada per il Piemonte (C.so Vercelli e poi Via Novara) e si va verso Trenno. (SCHEDA 1) 2) A Trenno, sede di antichissima pieve, si visita la Chiesa di San Giovanni Battista e da qui si risale la Via Novara fino a Figino (Chiesa di S. Materno). (SCHEDA 2) 7) Quindi si va da Chiaravalle a S. Lorenzo in Monluè attraverso quella che era la zona più boscosa (insieme a quella tra piazzale Loreto e Monza) intorno alla città: una vera foresta. Ci vivevano i briganti ed eremiti: fra questi ultimi si ricorda San Matroniano sepolto nella “Basilica degli Apostoli”, meta del percorso successivo. (SCHEDA 7) 3) Da Figino si prosegue fino a Muggiano per vedere i fontanili e poi a S. Apollinare in Baggio. (SCHEDA 3) 4) Da Baggio si procede, lungo le vie Forze Armate e Bartolomeo D’Alviano verso SS. Nazaro e Celso alla “Barona”. (SCHEDA 4) 8) Da Monluè Si risale per Via Mecenate e Corso XXII Marzo, si entra nella cinta di Milano Romana. Si arriva alla prima Basilica costruita da Ambrogio, la Basilica degli Apostoli e di San Nazaro, in Corso di Porta Romana. (SCHEDA 8) 5) Dalla “Barona” si passa all’antichisima “Chiesa Rossa” (Santa Maria ad 18 1 19 P E R C O R S O 1 Basilica dei Martiri (S. Ambrogio) deve lo stupendo mosaico absidale e l’altare d’oro di Volvinio. Dieci anni dopo l’arcivescovo Ansperto arricchì la Basilica con il monumentale atrio che vediamo anche oggi. In Basilica sono sepolti Uranio Satiro fratello di Ambrogio e Marcellina, sua sorella. Sono sepolti nella Basilica alcuni Vescovi Santi di Milano: S. Caio, S. Materno, S. Benedetto di Milano. Alcuni martiri: SS. Gervaso e Protaso, SS. Nabore e Felice E altri due Santi: S. Savina e il Prof. Contardo Ferrini. Nel corso dei secoli in Basilica celebravano due comunità; i canonici e i monaci benedettini ed è per questo che la Basilica ha due campanili detti appunto uno dei monaci e l’altro dei canonici. Il monastero benedettino fu soppresso da Napoleone agli inizi del 1800, ma 120 anni dopo nelle sue strutture per l’indomita volontà di Padre Agostino Gemelli, (un tempo ferocemente ateo e anticlericale) di Mons. Francesco Olgiati e della Dott.ssa Armida Barelli, è nata l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il capitolo abitava nella canonica realizzata dal Bramante (secolo XV) intorno all’antica venerabile chiesetta di S. Maria Greca in S. Sigismondo; e vi abita tuttora. Anche il capitolo fu soppresso da Ambrogio comprò a titolo personale tutti i terreni vicini alla piccola Basilica di Fausta; questa oggi è inglobata nella più grande Basilica ambrosiana e si chiama la cappella di S. Vittore in ciel d’oro. Gli antichissimi mosaici di questa cappella riportano la fisionomia originaria di Ambrogio stesso. Su questi terreni Ambrogio costruì la sua casa, la sua curia e la Basilica dei Martiri, una stupenda aula rettangolare con abside semicircolare e vi pose i corpi dei Santi martiri Gervaso e Protaso che egli stesso aveva ritrovato lì vicino. Bisogna ricordare che questa zona corrispondeva agli orti di Filippo e dei suoi figli Porzio e Fausta e fu la prima sede della comunità cristiana anche durante le persecuzioni. Ambrogio decise di farsi seppellire in questa Basilica fra i due martiri; celebre è la frase “desidero questi difensori (quando comparirò davanti al Signore Gesù)”. Dunque dopo la sua morte nella Pasqua del 397, vi fu sepolto fra Gervaso e Protaso e la Basilica cominciò a essere indicata come “Basilica Ambrosiana”. La struttura attuale è però successiva. La Basilica fu infatti completamente rimaneggiata dal Vescovo Angilberto II che governò dall’823 all’859; a lui si 20 Napoleone ma fu ricostituito pochi anni dopo e riebbe nel 1904 dal Papa S. Pio X tutti i suoi privilegi. Due curiosità: - in Basilica c’è una colonna con due fori che si ritiene siano stati fatti dalle corna del diavolo disperato perché in Basilica i suoi poteri cessano. - L’altra: a un certo punto Dio, stanco del cattivo comportamento degli ebrei nel deserto, mandò dei serpenti velenosi a uccidere gli ebrei. Poi impietosito disse a Mosè: fai un serpente di bronzo e mettilo in cima a un bastone: chi colpito dal veleno guarderà il serpente, guarirà e sarà salvo. Gesù parlando della sua passione imminente disse: ”quando come il serpente di Mosè sarò stato innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Il serpente di bronzo che si trova in cima alla colonna in fondo alla Basilica a sinistra guardando l’altare maggiore, secondo una pia leggenda è lo stesso serpente di bronzo di Mosè, qui portato dopo la distruzione di Gerusalemme del 72 d.C. Nella Basilica a servizio della liturgia capitolare vi è il coro di S. Ambrogio diretto dal maestro Giovanni Scomparin (S. Messa in canto ogni domenica ore 11). Dopo più di milleseicento anni il coro esegue alla perfezione l’antico canto di Ambrogio: è un’esperienza da non perdere. Cascina Torrette di Trenno “Azienda Agricola Ravagnati” Indirizzo: Via Cenni Quinto, 11 - 20142 Milano Contatti: 02 8264310 Tipologia aziendale: foraggera. Curiosità: La cascina di proprietà comunale, risale al 1600, ed era di proprietà dei monaci Benedettini. Ravagnati Francesco ne è stato conduttore fino al 2007, anno in cui è deceduto. All’interno della corte colpisce il muro “addobbato” con utensili antichi. Il nipote Paolo è intenzionato a proseguire l’attività agricola, nonostante la terra sia poca, meno di due ettari e l’allevamento sia cessato da tempo. 21 22 2 23 P E R C O R S O 2 Pieve di Trenno “Fu Trenno chiesa madre di 30 chiese, e collegiata, un avanzo della quale venne nel 1625 trasferito a S.M. Fulcorina in Milano ora soppressa. Il preposto di Trenno nel 1199 fu da Innocenzo III delegato a decidere una lite tra i canonici e monaci di S. Ambrogio. Ora il paese è piccolo e di nessun rimarco. Avvi bensì nella prepositurale una insigne pittura rappresentante l’adorazione dei magi. Lampugnano, membro di Trenno, fu la patria dei Lampugnani, tanto celebri nella storia milanese. Avvi un sito detto il Ponte dell’Archetto, dove nel 1328 Ludovico il Bavaro piantò il suo padiglione e pose l’assedio a Milano. Quarto Uglerio, detto Quartello, parimenti membro di Trenno, prende il suo nome dall’uso dei Romani che davano il nome al paese delle lapidi indicanti la distanza dalla città. Nel secolo XI era in Quarto un famoso castello. Quinto Romano, parimenti così detto per essere distante dalla città cinque miglia, è pure membro di Trenno. Più vago Quinto del suo luogo principale, meriterebbe fosse qui traslocata la chiesa matrice. Figino nel 1275 fu l’accampamento dei milanesi che s’avviavano a Magenta contro i nemici. Garegnano, celebre solitudine degli Agostiniani trasferiti a Milano da S. Lazzaro. Giovanni II Visconti, nostro Arcivescovo, vi fondò e dotò del proprio, come dice il Sassi nella Serie degli arcivescovi di Milano, l’anno 1349 la Certosa, che diede poi i maestri a quella di Pavia, erettavi da Galeazzo pro-nipote del detto Giovanni. Fu soppressa l’anno 1784, ed allora nella chiesa della Certosa fu trasportata la parrocchia, ove ammirasi dipinta a fresco la vita di S. Brunone dal pennello di Daniele Crespi: in quelle pitture fa spavento un morto, che alzando la testa dal cataletto dice agli astanti di essere condannato all’inferno. S. Carlo era assai devoto di questa chiesa, e qua si recava in perfetto ritiro coi Certosini. In vicinanza di Garegnano eravi la villetta denominata Linterno, ove dimorò per qualche tempo il Petrarca: ora non vi rimangono che poche case.” Così scrive raccogliendo anche un po’ alla rinfusa antiche notizie l’Arciprete Francesco Bombogini nel 1790 in una preziosa opera chiamata “l’antiquario della Diocesi di Milano”. In qualche vecchio archivio di Trenno ho trovato del volumetti intitolati “Servo a tutti”. Sono dei calendari dei primi decenni del 1800 che riportano numerose 24 Poi fu riammesso al servizio sacerdotale e il Beato Cardinale Schüster ebbe per lui stima e affetto. La sua tomba in fondo al monumentale è meta di continui pellegrinaggi e nell’anniversario della sua morte, qualche vescovo celebra sempre la messa. Sulla base di testimonianze di persone anziane a suo tempo raccolte, si racconta di sue guarigioni quasi miracolose, da lui sempre negate perché sosteneva di usare quelli che noi oggi chiamiamo “i rimedi omeopatici”. È noto che sul tram, se qualcuno bestemmiava o anche solo diceva male parole, se c’era Don Giuseppe, il tram si fermava da solo e per mancanza di energia elettrica, non ripartiva finchè il colpevole non avesse detto un’Ave Maria con don Giuseppe. notizie per miglioramenti in agricoltura, ricette di cucina e “novità” per meglio pulire i metalli o le pelli. Oggi Trenno è una bellissima zona periferica con ancora tanto verde (il parco di Trenno) e alcune attività agricole. La piazza ha un suo romanticismo. A cascina Linterno visse nella prima metà del 1900 “il pret de Ratanà”: una discussa ma assai venerata figura di prete milanese, a volte guaritore, a volte guida spirituale, a volte ritenuto “indovino”. Don Giuseppe Gervasini, questo era il suo nome ebbe con la chiesa di Milano rapporti non univoci: il Beato Cardinal Ferrari lo sospese a divinis e per questo lasciò Retinate dove era coadiutore e venne ad abitare a cascina Linterno. Affresco votivo Cascina Cortaccia 25 Cascina Cortaccia “Azienda Agricola Porta Giuditta” Indirizzo: Zanzottera, 4 - 20100 Milano Tipologia aziendale: azienda cerealicola foraggera Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco agricolo Sud Milano. La Cascina, risalente al 1600, era abitata dai frati Cappuccini. Sotto il portico è ancora visibile un dipinto di Arturo Galli risalente al 1944. Cascina Rizzardi “Azienda Agricola / Agrituristica Campi Carlo” Indirizzo: via Rizzardi, 15 - 20151 Milano Contatti: 02 48203061 Tipologia aziendale: azienda cerealicola foraggera / zootecnica / agrituristica. Curiosità: l’azienda offre una serie di servizi a carattere “multifunzionale”, ed esercita l’attività dal 1923. Presso l’azienda è possibile acquistare uova e pollame, direttamente provenienti dalla produzione aziendale. L’azienda offre anche un servizio di pensione per cavalli ed è sede dell’associazione “Campacavallo”. L’impegno dell’azienda Campi è stato premiato innumerevoli volte, solo per citare l’ultimo ricordiamo “l’Orghen d’Or de Bagg” ottenuto dal Comitato Sagra di Baggio per l’impegno teso alla valorizzazione della tradizione agricola. Cosa offre: attività culturali e ricreative per scolaresche, tirocini universitari, laboratori didattici, ippoturismo, vendita diretta prodotti agricoli. 26 3 27 P E R C O R S O 3 San Materno in Figino Felice e sulla cupola “in ciel d’oro” vi è S. Vittore. La venerabile tradizione della chiesa ambrosiana dice che S. Materno fu nominato vescovo durante l’ultima persecuzione, quella di Diocleziano, e rimase sulla cattedra di Milano fin dopo l’editto di Costantino che nel 313 concesse la libertà ai cristiani. Così Materno per molti anni assistette i cristiani fatti prigionieri; fu presente al martirio di Vittore, Nabore e Felice, tre soldati Nord africani dell’esercito romano e ne riportò i corpi da Lodi (dove erano stati uccisi) a Milano. In tutti questi anni Materno fu assistito da una ricca e potente signora S. Savina, donna di grandissima carità: tra l’altro è l’unica antica Santa milanese coniugata, così come nell’ultimo nostro secolo S. Gianna Beretta Molla (19221962). Figino è un antico borgo agricolo oggi in Comune di Milano per esservi stato annesso insieme ad altri “corpi santi” nel 1923. Se ne hanno notizie fin da prima del 1000. La chiesa attuale di epoca barocca è l’unica in città dedicata a S. Materno, mentre in Diocesi le chiese dedicate a questo santo sono numerose. San Materno è una figura interessante di antico vescovo il cui studio andrà approfondito. Nella cappella di S. Vittore in ciel d’oro (nella basilica di S. Ambrogio) i cui mosaici sono stati realizzati subito dopo la morte di Ambrogio (397), mentre Ambrogio è raffigurato fra i martiri Gervaso e Protaso da lui ritrovati, Materno è raffigurato fra Nabore e 28 L’area di Muggiano Nella zona sud-ovest della città di Milano, si trova il Borgo di Muggiano che si incunea nei comuni della provincia milanese tra Cesano Boscone, Cusago, Settimo Milanese e Trezzano sul Naviglio. È il territorio di quello che fino al 1869 fu il Comune di Muggiano, poi assorbito dall’allora Comune di Baggio a sua volta inglobato dall’espansione di Milano nel 1923 e che fino alla fine degli anni ’90 ha potuto contare poco più di 600 abitanti su quasi due milioni di metri quadrati di campagna, abitanti che sono diventati quasi 3.000 con la costruzione del nuovo quartiere residenziale sorto a cavallo del vecchio borgo. 29 Il Fontanile Rile Il Fontanile Rile è senza ombra di dubbio uno dei fontanili più antichi di cui si abbia notizia nella zona di Muggiano. Esistono molti documenti e moltissime pergamene medioevali in cui viene citato a confine di terre oggetto di atti notarili di compravendita. ‘Flumen Rilum….’ è una delle più frequenti menzioni nelle pergamene antiche che ne sottolinea l’importanza quale fonte di acqua e quindi di vita per l’agricoltura e gli uomini. Di recente il fontanile è stato oggetto di lavori di manutenzione. 30 Cascina Figinello “Azienda Agricola Figinello di Comaroli Bruno” “Azienda Agricola Banfi Ernesto” Indirizzo: Via Molinetto, 79 - 20153 Milano Contatti: 02 3390931 - Banfi: 02 3580629 Tipologia aziendale: cerealicolo / foraggero zootecnica. Curiosità: le aziende sono ubicate all’interno del Parco Agricolo Sud Milano, l’azienda Comaroli ha un piccolo allevamento di bovini da carne e coltiva frumento. Nel passato per irrigare i campi si serviva dei fontanili Bongiovanni, Fontalinetto Boriolo e Retorto ormai secchi e non più utilizzabili. L’azienda Banfi coltiva principalmente mais e prato da fienagione, ha cessato recentemente l’allevamento di bovini da latte. Cascina Caldera “Azienda Agricola Zamboni Franco” Indirizzo: Via Caldera, 65 - 20153 Milano Contatti: 02 48200071 - fax 02 48204416 Tipologia aziendale: foraggero / zootecnica. Curiosità: l’azienda si trova all’interno del Parco delle Cave ed ha iniziato l’attività nel lontano 1925. È una delle poche aziende ad utilizzare l’acqua di un fontanile per irrigare parte dei terreni, il fontanile Patellani. L’azienda ospita visite periodiche tutte le settimane di scolaresche, asili ed elementari. Cosa offre: attività ricreative per scolaresche, in progetto: piccolo maneggio. 31 Cascina Colombera “Azienda Agricola Verga Alessandro” Indirizzo: Via Airaghi, 49 - 20100 Milano Contatti: 02 48200071 - fax 02 48204416 Tipologia aziendale: cerealicolo / zootecnica. Curiosità: l’azienda si trova all’interno del Parco Agricolo Sud Milano, alleva bovini da carne di razza Charolaise e Limousine, per un totale di 200 capi circa i campi sono coltivati a mais, orzo e frumento per un totale di 60 ettari circa. Sono inoltre presenti animali da cortile, quali capponi, oche e anatre. Cosa offre: spaccio agricolo con vendita diretta annesso all’azienda dove è possibile acquistare carne derivante dall’allevamento. Cascina Moiranino “Azienda Agricola Albini Domenico” Indirizzo: Via Cusago, 201 - 20153 Milano Contatti: 02 48911073 Tipologia aziendale: cerealicola. Curiosità: l’azienda è sede ubicata all’interno del Parco del Agricolo Sud Milano, la cascina risalente al 1800 è stata recentemente ristrutturata, le ex stalle sono state adibite a ristorante. La famiglia Albini, svolge attività agricola da diverse generazioni, nel 1947 da Abbiategrasso si trasferisce nella cascina Moiranino. 32 Cascina Corte Lucini “Azienda Agricola Lucini Vilma” Indirizzo: Via Antonio Mosca, 195 - 20152 Milano Contatti: 02 4599270 Tipologia aziendale: cerealicolo / zootecnica. Curiosità: l’azienda alleva bovini da carne prevalentemente di razza Limousine. Recentemente ha iniziato anche la produzione di riso. Di fronte al centro aziendale, sempre in via Mosca, è presente un punto vendita dove è possibile trovare gran parte dei prodotti dell’allevamento, come pollame e salumi. Cascina Guascona “Azienda Agricola Bernasconi Angelo” Indirizzo: Via Guascona, 42 - 20100 Milano Tipologia aziendale: azienda cerealicola. Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano. Si coltivano mais, frumento, orzo e avena per un totale di 17 ettari circa. L’azienda è una delle poche ad utilizzare ancora un fontanile per irrigare i campi. Si tratta del Fontanile denominato “Branzino” che scorre proprio a ridosso della cascina e origina nel comune di Cusago. Il nome tra origine dalla prima famiglia proprietaria i “De Guasgonibus”. 33 Chiesa San Marchetto 34 4 35 P E R C O R S O 4 San Apollinare in Baggio Una chiesa di S. Apollinare a Baggio dimostra il grande legame tra Milano e Ravenna: quest’ultima infatti divenne capitale dell’Impero nel 403, quando morto anche Simpliciano, successore di Ambrogio, Stilicone porta l’imperatore bambino Onorio a Ravenna, di cui era tutore, insieme con la sorellina Galla Placidia. In questa chiesa pregò Carlo Magno con il suo seguito e qui abitava la famiglia Baggia da cui uscì S. Anselmo da Baggio Vescovo di Lucca. Da questa famiglia uscì pure un altro Anselmo che divenne poi un grande Papa col nome di Alessandro II. Qui qualche volta alla domenica esegue l’antico canto Ambrosiano, un piccolo coro di giovani animato dal maestro Don Cesare Pavesi, coadiutore della parrocchia e responsabile della musica sacra in Curia Arcivescovile. È una stupenda antica chiesetta fondata nel secolo IX e cioè fra l’ottocento e il novecento d.C. Questa è proprio l’epoca di Carlo Magno e quindi nella periferia di Milano, questa è davvero una chiesa antichissima. Sant’Apollinare, di cui tutti ricordiamo le due stupende basiliche Ravennati (S. Apollinare in Classe meravigliosa, indicibile, mozzafiato) e la più modesta S. Apollinare nuovo in città di Ravenna, fu il primo Vescovo di quella sede. L’autorevole tradizione dice che Apollinare era discepolo di Pietro a Roma, insieme a S. Lino (che fu poi il secondo Papa, alla morte di Pietro nelle persecuzioni di Nerone). Prima di morire S. Pietro mandò Apollinare ad annunciare il Vangelo a Ravenna. Papaveri 36 Cascina Battivacco “Azienda Agricola Fedeli” Indirizzo: Via Barona, 111 - 20142 Milano Contatti: 02 8133351 / [email protected] Tipologia aziendale: azienda cerealicolo / zootecnica. Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano. Si allevano bovini da carne per la linea vacca-vitello, e si coltiva principalmente riso. La famiglia inizia l’attività nel lontano 1870, ora la conduce in quarta generazione. Cosa offre: vendita diretta di riso, visite didattiche per le scuole, fattoria didattica. In progetto: agriturismo, corsi di orticoltura, corsi di cucina, eventi culturali ed educativi. Cascina San Marchetto e San Marco “Azienda Agricola Andena Giacomo” Indirizzo: Via S. Marchetto, 3 - 20142 Milano Contatti: 02 810203 Tipologia aziendale: azienda cerealicolo/zootecnica. Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco agricolo Sud Milano. Si allevano bovini da latte e si coltivano circa 90 ettari nel comune di Milano, gran parte dei quali coltivati a riso. La cascina sorge vicino alla piccola chiesa campestre di San Marchetto, o San Marco alla Barona, della metà del Cinquecento, e da questa prende probabilmente il nome. Cosa offre: stage e tirocini, visite previo appuntamento. 37 Cascina di Mezzo “Azienda Agricola Meregalli Carlo” Indirizzo: Via Buccinasco, 59 - 20142 Milano Contatti: 02 8910025 Tipologia aziendale: azienda cerealicolo / zootecnica. Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano. Si allevano bovini da carne, circa 35 capi di razza limousine. Nelle vicinanze esiste un laghetto adibito a pesca sportiva. Portico 38 5 39 P E R C O R S O 5 La Barona Santi Martiri Nazaro e Celso La sua storia Esisteva anticamente in Barona, probabilmente fin dal secolo XIII, una chiesina che serviva come luogo di culto, in particolare per la celebrazione della S. Messa domenicale, per gli sparsi abitanti della vastissima zona periferica. La chiesa, con i numerosi fondi agricoli e probabilmente la stessa cascina Barona, apparteneva ai monaci benedettini del Monastero di San Celso, (in corso Italia attuale) da cui deriva il titolo della chiesa. Decaduta la vita monastica per mancanza di vocazioni nel 1500, il monastero ed i suoi possedimenti passarono sotto la giurisdizione della parrochia di San Lorenzo alle Colonne e, sia pure senza continuità, un cappellano esercitava come poteva, la domenica e durante le altre festività, la cura delle anime su delega del prevosto di San Lorenzo. Questo stato di cose durò fino l’anno 1567. delegazione di cittadini si recò dall’Arcivescovo Carlo Borromeo chiedendo che la loro chiesa fosse elevata a chiesa parrocchiale con un sacerdote stabilmente in luogo come curato. San Carlo accolse la richiesta e nei giorni 3, 4 agosto 1567 con atto notarile presso il notaio Giovanni Pietro Scotti la vecchia chiesina divenne finalmente parrocchia conservando la primitiva dedica ai santi Nazaro e Celso. Il primo parroco fu don Ambrogio Posterla, altri lo seguirono fino ad oggi. La vita religiosa Vari documenti dimostrano l’eccellenza della vita religiosa nel quartiere nei secoli scorsi. Come nel 1500 l’insistenza dei fedeli fece sì che la loro chiesa fosse elevata a parrocchia; così verso la fine del secolo XVI l’affetto dei fedeli portò alla ricostruzione della chiesa. Il periodo aureo della vita religiosa alla Barona fu durante il 1700, in cui vi erano due cappellani, oltre al parroco, che celebravano anche nelle chiesette ausiliarie per comodità della gente troppo lontana dalla parrocchia. Purtroppo in seguito alle soppressioni napoleoniche tutte queste chiesette, tranne quella di San Marco tuttora esistente (San Marchetto), furono La costituzione della parrocchia La distanza dalla chiesa parrocchiale doveva presto farsi sentire dalla popolazione agricola di qui che andava crescendo numericamente. Arrivò quindi il giorno in cui una 40 precedente che a sua volta sembra sia stata riedificata ampliando quella a cui San Carlo aveva dato titolo di parrocchia nel lontano 1567. La vecchia chiesetta parrocchiale fu interamente riedificata negli anni 15921593, (nulla resta della precedente). La nuova chiesa era rettangolare, a navata unica, misurava 15 cubiti (32) di larghezza per 25 di lunghezza e 23 di altezza, l’abside era quadrato secondo lo stile tipico dell’epoca. Già nel 1610 era ricca di arredi, aveva un coro in noce e un campanile con tre campane alto 55 cubiti (33), l’organo fu aggiunto verso la metà del 1700. I lavori di ampliamento e di rifacimento iniziarono nel 1845 e proseguirono con alterne vicende fino al 1859 anno in cui furono sospesi a causa dei moti rivoluzionari per l’unità d’Italia. In pratica la chiesa allora esistente fu completamente ricostruita e ruotata di 90° con l’aggiunta di due corpi laterali. L’unica parte ancora esistente della vecchia chiesa è la parete absidale, rivolta verso l’attuale via Svevo, nascosta da un muro a cui fu addossato un secondo altare oggi dedicato alla Madonna; si passò da una modesta chiesetta senza pretese a pianta rettangolare ad una chiesa più ampia e dalla pianta complessa, dotata di due vaste cappelle laterali e di un battistero. convertite ad usi profani, sottraendole quindi alla loro preziosa funzione. Nel 1787 furono tolti i cappellani e il parroco rimase solo in una parrocchia così vasta. Necessariamente dovette limitarsi alle funzioni nella chiesa parrocchiale. Nonostante la lontananza e le cattive strade, il popolo accorreva ugualmente per partecipare alla Santa Messa e per i Vesperi. Nel ‘700 vi erano tre fiorenti confraternite: quella del Santissimo Sacramento, quella del Santo Rosario e la Compagnia della Croce e scuola della dottrina Cristiana. L’Amministrazione della chiesa non era tenuta dal parroco ma dalle confraternite che registravano con precisione offerte e spese. Durante i primi anni del 1800 le cose proseguirono allo stesso modo, poi col nascere dell’industria, le condizioni di vita mutarono e il tempo libero diminuì a causa del pesante lavoro in fabbrica, Ancora ai tempi di Don Santino Colombo, nei primi anni del 1900, intere famiglie venivano alla Santa Messa dalle lontane case di via Parenzo o dalla Cantalupa. L’architettura della chiesa La chiesa parrocchiale della Barona, così come ci appare oggi è il risultato della ricostruzione della chiesa 41 Vivaio Naviglio Verde “Azienda Agricola Vivaio Naviglio Verde di Zaffaroni Francesco” Indirizzo: via Della Chiesa Rossa, 195 20142 Milano Contatti: 02 89302308 Tipologia aziendale: florovivaista. Curiosità: azienda agricola con vendita diretta di piante ornamentali. Cosa offre: servizi di manutenzione del verde, realizzazione giardini. Cascina Basmetto “Azienda Agricola Papetti Emilio e Giampaolo” Indirizzo: Via Della Chiesa Rossa, 265 20142 Milano Contatti: 02 89305165 / [email protected] Tipologia aziendale: cerealicolo-zootecnica, piccolo allevamento di cavalli (fattrici). Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano ed ha iniziato l’attività attorno al 1958, tramandandola di padre in figlio. La produzione principale è il riso, varietà carnaroli a cui si aggiunge una quota di terreni coltivati a mais. La cascina è di proprietà del Comune di Milano e risale al 1400 epoca in cui apparteneva al monastero di San Barnaba di Gratosoglio. Cosa offre: visite aziendali, didattica per scolaresche (esempio: “dalla semina alla raccolta del riso”). 42 Cascina Ronchettone “Azienda Agricola Giuseppe Ubertone” “Azienda Agricola Ubertone Marco e Paolo” Indirizzo: via dei Missaglia, 131 - 20142 Milano Contatti: 02 8261469 Tipologia aziendale: cerealicola, riso / allevamento galline ovaiole. Curiosità: le aziende sono ubicate all’interno del Parco Agricolo Sud Milano e producono principalmente riso carnaroli (Ubertone Marco e Paolo) e uova (Giuseppe Ubertone). Cosa offre: vendita diretta di uova. Cascina Ronchetto delle Rane “Azienda Agricola Orsini Giacomo” Indirizzo: via Pescara, 37 - 20142 Milano Contatti: 02 8266974 Tipologia aziendale: foraggero - zootecnica, bovini da carne. Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano ed alleva bovini da carne di razza limousine. Cosa offre: visite aziendali per scolaresche. 43 Chiesa Rossa al Naviglio 44 6 45 P E R C O R S O 6 La Basilica di Santa Maria “Rossa” o “ad Fonticulum” e il Monastero Lungo la via Chiesa Rossa, all'incrocio con la via S. Domenico Savio si trova l'antica Chiesa di Santa Maria “rossa” che dà il nome alla via e all'attuale quartiere. La Chiesa sorge su un'antica tomba romana del secondo o terzo secolo, di cui rimangono frammenti di pavimento a mosaico bicromo. La tomba fu ampliata come edificio “a croce libera” presumibilmente nel sesto secolo. In un contratto del 988, tra l'arcivescovo Landolfo ed il giudice milanese Romedio di Angifredo la basilica viene indicata come dipendenza di quella di San Giorgio al Palazzo. All’inizio del dodicesimo secolo fu fondato nei suoi pressi un monastero di monache benedettine che l’Arcivescovo Ribaldo, il 28 settembre 1139, prendeva sotto la sua protezione accogliendo la richiesta della prima badessa, Bontà. Per far fronte alla decadenza del monastero, Papa Bonifacio VIII, l'otto giugno 1302 dispose che alla comunità benedettina si aggiungessero monache agostiniane, delle “Signore Bianche Veteri di Porta Ticinese”. In quegli anni la basilica fu abbellita a spese della badessa Maria De Robacarri, di cui rimane la lastra tombale datata 1333. Tra il settembre e l’ottobre 1239 l'esercito milanese si accampò qui per fronteggiare l’armata dell'imperatore Federico II, attestata a Cassino Scanasio. Da qui i milanesi riversarono sul campo imperiale le acque del sistema irriguo, allagandolo e costringendo l'imperatore alla ritirata. Nel 1455 il corteo nuziale di Tristano Sforza e Beatrice d’Este sostò a Santa Maria “Rossa”, come ormai veniva chiamata, dimenticando il vecchio riferimento “ad fonticulum”. Nel 1568 il cardinale Carlo Borromeo poneva la basilica e il monastero alle dipendenze della parrocchia di San Gottardo. Nel 1782 il monastero veniva soppresso dall'imperatore Giuseppe II e il complesso adibito ad azienda agricola; il comune di Milano, attuale proprietario del complesso, ha recentemente provveduto al restauro della basilica e di quasi tutti gli edifici agricoli circostanti. 46 San Barnaba in Gratosoglio Nel quartiere Gratosoglio, in via Feraboli, ai numeri civici 37 e 39, è visibile l'edificio che per secoli ha ospitato il monastero di Gratosoglio. Il monastero, situato presso l'antica st rada romana Milano - Pa vi a (l'attuale via Missaglia), fu fondato tra il 1107 e il 1130 da un gruppo di monaci benedettini, appartenenti alla osservanza vallombrosiana e fu dedicato a San Barnaba apostolo, all'epoca ritenuto fondatore della chiesa milanese. Il monastero prosperò per quattro secoli, poi la carenza di vocazioni lo fece decadere. Per assicurare l'ufficiatura della Chiesa, dal 1545 al 1567, vi furono fatti risiedere sacerdoti secolari e, in seguito, i Carmelitani “calzati” della congregazione di Mantova. Nel 1600 vi si insediò il Terzo Ordine Francescano, che vi rimase fino alla soppressione, disposta dal 1782 dall'imperatore Giuseppe II. Il 4 aprile 1783 vi veniva istituita la parrocchia di San Barnaba in Gratosoglio che, il 24 aprile 1946, veniva trasferita nella nuova chiesa poco distante e collocata nella stessa via Feraboli. Attualmente l'antico monastero è occupato da abitazioni private e l'antica Chiesa abbaziale è adibita a magazzino. Roggia Vettabbia La Roggia Vettabbia nasce in epoca romana, durante le opere di convogliamento delle acque provenienti da nord; questo canale, in passato probabile estensione naturale del fiume Nirone, viene creato con funzioni di scarico delle acque del Seveso, della Molia e di altri corsi d'acqua minori e sfocia nel Lambro in prossimità di Melegnano. al termine latino vectabilis (capace di trasportare) in quanto navigabile in epoca antica. La successiva evoluzione della città ha ridotto la Vettabbia ad un comune canale agricolo che raccoglie le acque milanesi, snodandosi verso sud nel Parco Agricolo Sud Milano, attraverso i campi, in direzione dell'Abbazia di Chiaravalle e poi, sempre attraverso il Parco, in direzione di Melegnano. L'origine del nome si rifà probabilmente 47 Cascina Campazzo “Azienda Agricola Bianchini Antonietta, Falappi Andrea e Falappi Nazzareno s.s.” Indirizzo: Via Marcello Dudovich, 10 - 20141 Milano Contatti: 02 89500565 / [email protected] Tipologia aziendale: cerealicolo-zootecnica, bovini da latte. Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco del Ticinello ed è sede del comitato di gestione del parco stesso. Il patrimonio zootecnico è costituito da circa 130 vacche da latte. L’azienda inizia la sua attività nel 1952 ed oggi conduce circa 24 ettari di terra. Una quota parte di questi terreni è coltivata con il metodo della marcita da cui si ottiene un ottimo foraggio per i bovini. Presso la sede aziendale si svolgono diverse iniziative ed incontri culturali, nonché feste ed attività didattiche. Il 2% della produzione totale di latte è venduta direttamente in azienda tramite apposito distributore. Cosa offre: vendita diretta di latte crudo, visite aziendali per scolaresche, feste in cascina. Cascina Guinzana “Azienda Agricola Guinzana di Bertocchi Cecilia” “Azienda Agricola Amighetti Claudia” Indirizzo: Via Ripamonti, 561 20100 Milano Contatti: 02 57604638 Tipologia aziendale: aziende cerealicole. Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco agricolo Sud Milano. Si coltivano mais e frumento. 48 Cascina Gaggioli “Azienda Agricola Bossi F.lli e Quattri Carla” Indirizzo: Via Selvanesco, 25 - 20100 Milano Contatti: 02 57408357 [email protected] Tipologia aziendale: azienda agrituristica, vendita diretta, ippoturismo. Curiosità: Azienda biologica ed agriturismo con pernottamento e ristorazione. Spaccio agricolo con vendita diretta di prodotti aziendali quali riso, carne, miele etc... Cosa offre: ippoturismo e visite aziendali, spazi atterezzati per bambini. Cascina Amata “Azienda Agricola Ercoli Ermenegilda & Figli” Indirizzo: Via Manduria, 69 - 20142 Milano Contatti: 02 8264310 Tipologia aziendale: cerealicolo-zootecnica, bovini da latte. Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano, alleva circa 150 capi da latte. La cascina, di proprietà, risale al 1500 ed era di alcuni frati cistercensi. Cosa offre: visite aziendali previo appuntamento. 49 Cascina Macconaghino “Azienda Agricola Citterio Antonio” Indirizzo: via Macconago, 20 - 20142 Milano Contatti: 02 8261469 Tipologia aziendale: cerealicola. Curiosità: azienda di famiglia da più di settanta anni, dedita alla produzione di mais ed orzo. Sempre restando in via Macconago è possibile far visita al vicino maneggio, che offre, oltre alla scuola di equitazione, la possibilità di fare passeggiate a cavallo. In progetto: ristrutturazione edifici per affittare camere per pernottamenti. 50 7 51 P E R C O R S O 7 Chiaravalle “Chiaravalle con Bagnolo, celebre monastero dei Cistercensi, fu fondato da S. Bernardo nel 1135 e soppresso nel 1797 dai francesi. Fu questo monastero arricchito dalle famiglie milanesi, e fra le altre dall’Archinta, in guisa che nel 1237 fu in caso d’imprestare una somma ragguardevolissima di denaro alla repubblica di Milano. Ottone Manzo, cittadino milanese, con testamento del novembre 1143 lasciò al monastero di Chiaravalle dei fondi in Vicomaggiore. Bellebono da Trezzo donò parimenti una possessione in Gessate, ma i monaci la cambiarono colla Grancia di Vilione, o Vione a Basiglio. I monaci possedevano più di 54.000 pertiche di terreno, ed avevano nove Grangie. Nel 1295 vi morì Ottone arcivescovo, e il suo cadavere fu recato processionalmente alla città. Qua si recò tutta la nobiltà nel 1300 a ricevere Beatrice d’Este di Modena, che veniva sposa di Galeazzo Visconti. Qui pure si trovò tutto il popolo e clero ad accogliere Cassone Torriano eletto arcivescovo di Milano dal capitolo metropolitano. Furono gli abati di Chiaravalle distinti con vari privilegi, ed adoperati in affari importanti, come fra gli altri fu la pace conchiusa nel 1279 tra i nobili ed il popolo di Milano. L’Arcivescovo Oberto Terzaghi consacrò gli altari di questa chiesa nel 1196 e l’arcivescovo Enrico Settala la chiesa stessa nel 1221. Eravi nella sacrestia una preziosa croce gemmata, lavoro dell’882. Nel cimitero posto dinnanzi alla chiesa si vedono i sepolcri di alcuni Torriani. La parte di questa parrocchia detta Bagnolo deve aver preso il nome dai bagni, che i Romani mettevano nelle ville vicine alla città. Quintosole dipendeva dal 1053 dai canonici di S. Ambrogio. I piacentini venuti in soccorso dei Milanesi qui posero gli accampamenti contro il Barbarossa. Vigentino dopo la distruzione di Milano fu il soggiorno dei cittadini di P. Ticinese per cinque anni, nei quali dovettero fabbricare all’imperatore un sontuoso palazzo, di cui non si vedono neppure gli avanzi. Passò il vincitore Federico in mezzo ai miserabili milanesi, insultò alle loro lacrime, e gli aggravò della nuova imposta di 229,000 lire, somma esorbitante in quei tempi.” Così un’antica cronaca del XVIII secolo. Dopo le distruzioni dei francesi nel 1797 il monastero, passato in proprietà al Comune di Milano, cadde in rovina e la Chiesa divenne sede della parrocchia locale, eminentemente agricola. 52 Il Beato Cardinale Schüster (monaco benedettino) appena nominato nostro arcivescovo nel 1929 pensò di far ritornare i monaci, ma ne fu impedito prima dal fascismo poi dalla guerra mondiale. Il sogno si realizzò nel dopoguerra agli albori del 1950 quando i monaci cistercensi ripresero possesso della Basilica e del diruto monastero che in mezzo secolo è stato splendidamente restaurato. Ora nella Basilica risuona l’ufficio divino dei monaci cistercensi e il monastero è ridiventato un grande centro di spiritualità e di carità. Mulino di Chiaravalle giungeva alla ruota, si affaccia su un ampio cortile cintato (che si prevede di recuperare con un accurato progetto) nel quale sorgevano la cascina ed altre attrezzature. Il mulino si compone di locali di epoche diverse, raggruppati intorno ad un edificio del XII secolo ed è diviso in due parti: la prima è costituita da un piano terra e un primo piano utilizzati a suo tempo come deposito di frumento, mentre la seconda consta di un piano terra inserito nel fossato, dove c’è tuttora la sella della ruota, e un piano superiore che poggia su archi impostati sugli argini del fossato. La tipologia di impianto è a pianta rettangolare con muro di spina, copertura a due falde in coppi con capriate a vista e prospetti scanditi da bucature ad arco e monofore. Sono da poco terminati i lavori di ripristino statico e di restauro, con l'inserimento di una ruota in legno per le nuove funzioni molitorie, utilizzando le acque provenienti dall'impianto di depurazione di Nosedo. (Fonte Parco Agricolo Sud Milano) Il mulino di Chiaravalle sembra essere stato costruito contemporaneamente all’Abbazia, anche se il primo documento che lo cita è un testimoniale del 1238 che individua, però, solo il corpo centrale e le due ruote. Bisogna aspettare fino al 1700 per avere ulteriori notizie al riguardo, con indicazioni più precise sulla sua attività e sulla definizione dello spazio. Nel 1798 il mulino - di proprietà dei Padri Cistercensi - venne venduto. Successivamente il manufatto subì diverse trasformazioni: prima divenne casa del mugnaio e poi fu suddiviso addirittura in 13 subalterni. L’ e d i f i c i o f u d e f i n i t i v a m e n t e abbandonato intorno al 1963, con il trasferimento delle ultime famiglie. Sebbene i cistercensi fossero rientrati a Chiaravalle già nel marzo del 1952, dopo più di un secolo e mezzo di forzata lontananza, la Comunità riacquisì l’antico mulino e l’annessa marcita solo nel 1977. L’edificio, posto a cavallo di un corso d’acqua derivato dalla più famosa Vettabbia che, mediante una paratoia, 53 Nosedo Inaugurato nel 2003, è attualmente il più grande depuratore d'Europa, con una media di 432.000 m 3 /giorno ed una capacità di trattamento equivalente a 1.250.000 abitanti sorge a sud est di Milano, nei pressi dell'Abbazia di Chiaravalle. Si tratta di un territorio ricco di valori paesistici e culturali, con un'articolata rete idrografica di rogge e fontanili che ha legato la sua storia al lungo lavoro di bonifica e riorganizzazione territoriale operato dai monaci cistercensi. Il complesso è accessibile da nord dove sono collocati gli edifici adibiti ai servizi ed alla rappresentanza. Per questi fabbricati, la scelta dei materiali, per la maggior parte materici, è stata dettata dalla volontà di dichiarare un legame con la tipologia edilizia della cascina, molto diffusa in questa parte di territorio. Un ruolo importantissimo svolge il progetto di inserimento ambientale dell’impianto depurativo che si prefigge lo scopo di realizzare un parco di oltre cento ettari con interventi atti alla ricomposizione paesistico-ambientale di una porzione dell'antica Valle della Vettabbia. Fontanile 54 Naviglio (Tratti del Naviglio si incontrano lungo l’itinerario 4, 5, 6) 1438, il meccanismo della conca realizzata nel canale di collegamento che si trovava in via Arena. Il primo meccanismo utilizzato fu molto rudimentale e dispendioso, si trattava in pratica di costruire ogni volta un muro di legname a poppa delle imbarcazioni per permettere il loro innalzamento fino al livello della fossa interna, il muro veniva costruito e demolito ad ogni passaggio di imbarcazione con dei tempi incompatibili con la richiesta di materiale da parte del cantiere del Duomo. Fu quindi studiato e messo a punto il meccanismo della conca permanente; la prima fu in via Arena e in seguito venne costruito un sistema di conche. La soluzione del problema dei dislivelli fece guardare con ottimismo alla realizzazione di nuove imprese, un canale diretto a Pavia e il congiungimento con l’Adda. I primi modesti navigli sono degli ultimi secoli del primo millennio. La costruzione del Naviglio Grande cominciò nel 1179 tre anni dopo la grande vittoria dei milanesi a Legnano contro l’Imperatore Federico Barbarossa; il primo tratto si limitò a collegare il Ticino con Gaggiano, nel 1187 arrivò a Trezzano e nel 1209 fino a Milano presso la chiesa di Sant’Eustorgio. Risale al 1386 la posa della prima pietra del Duomo al quale Gian Galeazzo Visconti aveva destinato i marmi ricavati dal Lago Maggiore; fu necessario quindi creare un collegamento tra il Naviglio Grande e la Fossa interna per permettere alle barche di giungere al laghetto di Santo Stefano (l’attuale via laghetto). Si poneva il problema del superamento del dislivello fra i due corsi d’acqua, fu inventato, intorno al Curiosità: il sistema delle conche non fu inventato da Leonardo, come molti sostengono bensì dagli ingegneri della fabbrica del Duomo. Leonardo, infatti, giunse a Milano per la prima volta nel 1482, quarantacinque anni dopo la sua invenzione. 55 Cascina Zerbone “Azienda Agricola Arioli cugini s.s. di Angelo ed Egidio Arioli” Indirizzo: Via Elio Vittorini, 2 - 20138 Milano Contatti: 02 58016891 Tipologia aziendale: azienda zootecnica, alleva bovini da latte di razza Frisona. Curiosità: l’azienda è ubicata nel quartiere milanese Ponte Lambro, ha un allevamento di 180 capi di bovini da latte con una produzione media di 20 quintali/giorno di latte. Tutto il latte prodotto viene conferito a Galbani che lo trasforma nella famosa mozzarella Santa Lucia. Cosa offre: visite aziendali - previo appuntamento telefonico. 56 8 57 P E R C O R S O 8 San Lorenzo in Monluè L’ A b b a z i a d i S a n Lorenzo in Monluè fu costruita nel XII secolo come dipendenza agricola dai monaci Umiliati della sede di Milano Via Brera. Gli Umiliati applicarono le tecniche di coltivazione e di allevamento allora importate da circa 100 anni a Chiaravalle dai Cistercensi. La zona era ed è particolarmente fertile e l’abbondanza delle acque vi ha fatto collocare nei primi decenni del ventesimo secolo, l’idroscalo, quando ancora si pensava che il trasporto aereo si sarebbe svolto con gli idrovolanti. La chiesa dei monaci è a una sola navata di impianto rettangolare più l’abside e sebbene bisognosa di restauri soprattutto nelle adiacenze è ancora in buone condizioni. Nell’adiacente cascina ex monastica, hanno sede numerose attività culturali e umanitarie. In zona, nonostante la gran parte delle aree sia stata assorbita dall’aeroporto, vi sono ancora numerose attività agricole. Scorci in cascina 58 Vivaio F.lli Martini “Azienda Martini F.lli s.s.” Indirizzo: Via Cavriana, 60 - 20134 Milano Contatti: 02 70128324 Tipologia aziendale: florovivaista. Curiosità: l’azienda dispone di un’ampia gamma di piante ed essenze coltivate direttamente. La famiglia Martini gestisce l’attività dal lontano 1926, e vende nel vivaio di via Cavriana tutta la produzione. Cosa offre: visite in azienda (scuole) - stage e tirocini. In progetto: ristorazione - pernottamento / spazi per feste ricevimenti. Cascina Cavriano “Azienda Agricola Colombo Roberto A.A.” Arioli cugini s.s. diGiulio Angelo ed Egidio Arioli” Indirizzo: ViaElio Cavriana, 512--20134 Indirizzo: Via Vittorini, 20138Milano Milano Contatti: 02 76119052 Contatti: 02/58016891 Tipologia aziendale:azienda aziendazootecnica, cerealicolo alleva / zootecnica orticola. Tipologia aziendale: bovini /da latte di razza Frisona. Curiosità: l’azienda è ubicata nell’area del Parco urbano “Forlanini”. È membrol’azienda del Consorzio ortofrutticolo di Milano, è presente vendita Curiosità: è ubicata nel quartiere milanese Ponte con Lambro, ha diretta presso l’Ortomercato di Milano. un allevamento di 180 capi di bovini da latte con una produzione media In 20 azienda è possibile di quintali/giorno di trovare latte. animali da cortile, conigli, tacchini, anatre, galline, nonché capre, maialiconferito e cavalli. a Galbani che lo trasforma nella Tutto il latte prodotto viene Nel 2004mozzarella all’aziendaSanta è stato conferito il riconoscimento “Lombardia che famosa Lucia. Lavora”, da regione Lombardia come merito ad una azienda presente da oltre anni. Nel 1967 la –Camera di Commercio telefonico. di Milano conferisce Cosa280 offre: visite aziendali previo appuntamento il premio “Fedeltà al lavoro” per il riconoscimento di 246 anni di attività. Cosa offre: visite aziendali - ristorazione - spazi per feste ricevimenti. In progetto: ippoterapia e pernottamento / spaccio per vendita diretta. 59 Basilica degli Apostoli (S. Nazaro) È la prima costruita da Ambrogio che cominciò a pensarci subito dopo la sua elezione nel novembre del 374. Negli ultimi settanta anni, sotto l’ispirazione del Beato Cardinal Schüster e grazie al genio di Mons. Arch. Enrico Villa, la Basilica fu riportata al suo originario splendore e alla purezza delle sue linee romaniche. Ambrogio la volle sulla strada per Roma (oggi porta Romana), e la consacrò con alcune reliquie degli Apostoli che egli stesso andò a prendere a Roma e che rinchiuse nella stupenda argentea “capsella” (reliquiario) che ancora si vede nel nuovo altare. Recenti studi fatti effettuare dal prevosto emerito Don Giulio Giacometti, hanno dimostrato che la mensa del vecchio altare, una lastra di marmo greco, è proprio quella consacrata da Ambrogio. Le reliquie degli Apostoli secondo Ambrogio, dovevano testimoniare il legame fra Milano e Roma pur nella diversità di rito liturgico, di canto e di disciplina: “dove c’è Pietro, lì c’è la Chiesa di Milano”. Anni dopo, Ambrogio scoprì le reliquie dei Santi Nazaro e Celso dove c’è l’attuale chiesetta di S. Celso. Nazaro era un prete ordinato da San Lino, primo successore di Pietro sulla sede di Roma, e Celso era un ragazzino, il suo chierichetto. Furono entrambi martirizzati agli inizi del II secolo. Ambrogio lasciò il corpo di Celso nella Basilichetta a metà dell’attuale Corso Italia e portò il corpo di Nazaro nella Basilica degli Apostoli che per questo oggi si chiama anche S. Nazaro Maggiore. C’è ancora in bella vista una parte della relativa lapide dettata da Ambrogio. Nei secoli e tutt’oggi la Basilica fu veneratissima; parecchi Arcivescovi vollero esservi sepolti: San Venerio (circa 405), San Marolo (circa 420), San Glicerio (circa 440), il grande San Lazzaro di Milano (circa 450). Vi ha trovato anche sepoltura l’eremita Matroniano che aveva vissuto nei boschi e nelle foreste fuori Porta Romana. Grande è in Basilica la memoria di S. Lino di cui abbiamo già parlato. Oggi il prevosto è un uomo di grande cultura, Don Tarcisio Bove, che si dedica tra le mille sue attività, alla pastorale universitaria nella vicinissima Università Statale di Milano. Il grand’organo è uno dei più antichi e più celebri di tutta la città. Intorno al 1840, nacque in Diocesi di Milano, prima a Saronno e poi in città a S. Calogero, il seminario lombardo delle missioni estere che durante il pontificato di Pio XI, il milanese Achille Ratti (Papa dal 1921 al 1939), divenne il PIME Pontificio Istituto Missioni Estere. Il ramo femminile del PIME, le missionarie dell’Immacolata, hanno una casa proprio a due passi dalla Basilica degli Apostoli, ed è bello questo legame fra la più antica Basilica di Ambrogio e il giovane mondo missionario del PIME e delle sue suore. 60 Si ringrazia per la collaborazione: Sergio Camilli, Andrea Casarino, Valeria Simona Chiesa, Ferruccio Ferrari, Lucia Filannino e Natale Ghidoli. LIBRO NON IN VENDITA