Percorsi tra Pievi e Cascine verso sud

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Percorsi tra Pievi e Cascine verso sud
VOLUME 1
Milano
Notizie storiche
La città agricola
Il percorso
Gli Itinerari:
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Da S. Ambrogio a Pieve di Trenno
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Da Pieve di Trenno a S. Materno in Figino
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Da S. Materno in Figino a S. Apollinare in Baggio
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Da S. Apollinare in Baggio a SS. Nazaro e Celso alla Barona
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Da SS. Nazaro e Celso alla Barona a Chiesa Rossa al Naviglio
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Da Chiesa Rossa al Naviglio a Chiaravalle
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Da Chiaravalle a S. Lorenzo in Monluè
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Da S. Lorenzo in Monluè alla Basilica degli Apostoli
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Percorso tra Pievi e Cascine Verso Sud
Volume 1
Pubblicazione realizzata dal Comune di Milano
Assessore Attività Produttive: Tiziana Maiolo
Direzione Centrale Attività Produttive: Maria Teresa Broggini Moretto
Direzione Settore Artigianato e Agricoltura: Angelo Menegatti
Fotografie: Andrea Casarino, Valeria Simona Chiesa
Fotografia di copertina: Cascina Basmetto
Tutti i diritti riservati
Finito di stampare maggio 2008
Comune di Milano - Sportello Agricoltura Via Larga, 12 - Milano
[email protected]
Direzione Settore Artigianato e Agricoltura: 02 88467000
Servizio Agricoltura: 02 88462157 / 02 88462227
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Primavera,
iniziano i lavori nei campi
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Milano - Notizie storiche
Prima di cominciare il nostro percorso
è utile comprendere il contesto storico
in cui le basiliche, le pievi, le cascine,
i “Corpi santi” di Milano sono sorti e si
sono sviluppati.
Eustorgio I e Dionigi), costruirono le
prime tre chiese: la Basilica Vetus
(probabilmente dove adesso c’è
Sant’Eustorgio) la Basilica Porziana
(negli orti di Porzio, probabilmente dove
adesso c’è San Lorenzo), entrambe
fuori città, e Santa Maria Maggiore -
Perciò effettueremo un volo d'uccello
sui 2300 anni di storia di Milano per
andare a vedere come nacquero le
basiliche di Ambrogio e le pievi, dopo
le devastazioni dei barbari, come i
“Corpi Santi” divennero il rifugio dei
milanesi, dopo le devastazioni
barbariche e del Barbarossa, come le
abbazie cistercensi di Bernardo, con il
loro sistema di “grange” reinventarono
l’agricoltura e, infine, come nacque la
nuova Milano del 1923, accorpando
gli antichi “Corpi Santi” e divenendo
molto più grande della città che fino
ad allora aveva portato questo nome.
Le prime basiliche milanesi Ambrogio
Nel 313 d.C. Costantino Imperatore
promulga l’editto di Milano che dà
libertà di pubblica professione di fede
ai cristiani; ve ne è memoria nella
chiesa di San Giorgio in Via Torino,
detta appunto S. Giorgio al palazzo,
giacchè lì a fianco vi era il Palazzo
Imperiale romano, non distante dal
Teatro e dal Circo (in Via Circo).
Come conseguenza dell’editto di
Milano i Vescovi successivi a San
Materno (probabilmente Mirocle,
S. Ambrogio
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Altare d’Oro - Sant’Ambrogio
poi consacrato da altri Vescovi di
diocesi vicine).
Era allora prefetto di Milano,
responsabile di un territorio che andava
dalle Alpi a Bologna, il trentaquattrenne
Aurelio Ambrogio, figlio di una grande
e potente famiglia di Roma, uomo
brillante e di grande cultura.
Era nato nel 340 d.C. a Treviri in
Germania, giacchè suo padre ne era
all’epoca, Prefetto.
Compì poi tutti i suoi studi a Roma
dove studiarono pure suo fratello
minore, Uranio Satiro e sua sorella
maggiore, Marcellina.
S. Tecla - che Ambrogio chiamava la
“Nova Major intramurana”,
probabilmente sotto il Duomo attuale.
La corte imperiale di Milano dopo la
morte di Costantino, (che si era
trasferito a Bisanzio dando pertanto a
quella capitale il nome di
Costantinopoli) cominciò a seguire la
dottrina ariana e cioè un’eresia ispirata
da Ario, dotto prete di Alessandria
d’Egitto che tra l’altro negava la divinità
di Gesu Cristo.
Così nel 355 il Vescovo cattolico Dionigi
fu esiliato in Armenia, dove morì. Venne
e l e t t o Ve s c o v o A u s s e n z i o d i
Cappadocia (Turchia) che era ariano
e che governò fino all’ottobre del 374
d.C. quando morì.
Alla sua morte scoppiarono gravi
tumulti tra i cattolici e gli ariani per
l’elezione del nuovo Vescovo, che allora
competeva al popolo (l’eletto veniva
Il Prefetto Aurelio Ambrogio ritenne suo
dovere recarsi a sedare i tumulti e le
liti fra cattolici e ariani; parlò così bene,
esortando alla pacificazione e alla
concordia che tutti, cattolici e ariani, lo
acclamarono unanimemente Vescovo.
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teologo, uomo politico (fu il Consigliere
autorevole di quattro imperatori) poeta,
pastore, musico, scrittore e Santo.
La sua personalità gigantesca illumina
tutt’ora Milano e la sua storia, la chiesa
d’oriente e la chiesa cattolica
d’occidente.
Egli costruì quattro Basiliche: la prima
in città: è la “Basilica degli Apostoli e
di San Nazaro Maggiore” sulla strada
per Roma (oggi Corso di Porta
Romana) e le altre tre fuori città, la
“Basilica dei Martiri” (oggi S. Ambrogio)
negli orti di Fausta; la “Basilica delle
Vergini” (oggi San Simpliciano) con il
monastero retto da sua sorella
Marcellina, fuori le mura sulla strada
per Como e la “Basilica dei Patriarchi
e dei Profeti di Israele” fuori della porta
sulla strada per Brescia e Aquileia
(Venezia non c’era ancora….).
Contrariato non volle accettare e fuggì;
ma poi spinto anche dall’Imperatore
Valentiniano, infine accettò.
Benché la madre fosse cristiana e la
sorella fosse monaca, i due fratelli
Aurelio Ambrogio e Uranio Satiro non
avevano ricevuto il battesimo (il padre
fù battezzato in punto di morte).
Perciò, a fine ottobre, per Ambrogio
iniziò una “full immersion”, diremmo
oggi, di catechismo con il prete cattolico
Simpliciano: superati gli esami (allora
si chiamavano scrutini) fu battezzato
il 30.11.374 e consacrato Vescovo sette
giorni dopo, il 7.12.374, da S. Limenio,
Vescovo di Vercelli.
Governò la Chiesa di Milano per 23
anni fino alla sua morte nella Pasqua
del 397, il 4 aprile.
Non è qui la sede per ricordare l’opera
gigantesca di Ambrogio, Vescovo,
Colonne di San Lorenzo
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I barbari e la fuga dalla città
Le “pievi” e i “Corpi Santi”
Morto nel 397 Ambrogio, Milano rimane
capitale dell’impero fino al 403 quando,
morto anche il successore di Ambrogio,
Simpliciano, ed eletto Vescovo San
Venerio, Silicone, grande generale
barbaro al servizio dell’impero romano
e tutore del piccolo imperatore Onorio
(fratello di Galla Placidia), di fronte ai
frequenti attacchi dei barbari non ritiene
più sicura Milano per la corte imperiale
e preferisce trasferire la capitale
dell’impero di occidente a Ravenna,
più sicura, sia per i canali di cui era
allora circondata, sia per il porto di
Classe che facilita le comunicazioni
con Costantinopoli.
Ci vuole una generazione a ricostruire
Milano continuando nel frattempo
nell’agricoltura, nell’allevamento,
nell’artigianato e nei commerci, per
vivere.
La ricostruzione è quasi completata,
quando giuge notizia che i Longobardi
sono entrati a Cividale del Friuli e
stanno dilagando nella pianura padana.
Così quasi tutti i milanesi, con
l’Arcivescovo Onorato, disperati, con
nel cuore il ricordo della distruzione
fatta quarant’anni prima dagli Ostrogoti,
decidono di scappare a Genova, terra
allora dominata dai bizantini dell’impero
romano d’oriente, che avevano una
forza militare in grado di fermare i
barbari.
In città restano i meno abbienti e i
sacerdoti così detti “decumani”
incaricati dall’Arcivescovo della cura
spirituale dei rimasti: ricordando quello
che era successo con Uraia, i milanesi
rimasti aprono le porte ai Longobardi
che – non avendo trovato resistenza
– si limitano a saccheggiare Chiese e
Palazzi senza distruggere la città.
Tra l’altro, Milano non piace ai
Longobardi, che fissano infatti la loro
capitale a Pavia e - molti decenni dopo,
all’epoca della Regina Teodolinda - a
Monza.
Nel 450 d.C. passa Attila con la sua
orda di Unni.
Assedia Milano che dopo poco si
arrende.
Così il re barbaro distrugge la cattedrale
(la vecchia Nova Major intramurana)
e poco più, poi si ritira.
I milanesi riparano i pochi danni e nel
453 il Vescovo S. Eusebio consacra
alla terza domenica di ottobre, la nuova
cattedrale riedificata.
Nasce così, e la si celebra ancora oggi,
alla terza domenica di ottobre la festa
della dedicazione del Duomo.
Nel 539 l’orda degli Ostrogoti
comandati da Uraia, ferocissimo
generale è alle porte: attacca Milano,
la conquista e per punire i milanesi
dall’eroico tentativo di resistenza, rade
praticamente al suolo la città con i suoi
palazzi, chiese e monumenti.
I milanesi si rifugiano fuori porta, nei
villaggi cresciuti vicino ai “Corpi Santi”
e da lì ricominciano lentamente a
ricostruire la loro città.
Intanto a Milano, tra i rimasti, la vita
continua: si sviluppano in campagna
le “pievi”.
Ricordiamo che il cristianesimo prese
piede dapprima in città, poi nei centri
maggiori e molto più tardi nei villaggi
(in latino “pagi” da cui “pagani” quelli
che, non avendo ancora abbracciato
il cristianesimo, seguivano le antiche
religioni).
All’inizio la liturgia cristiana si celebrava
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solo in città e con la presidenza o la
partecipazione del Vescovo.
Già però sul finire del IV secolo
nascono le prime chiese rurali,
Corbetta, Missaglia, Arcisate, Varese.
Duecento anni dopo nel 580/600 e cioè
sul finire del sesto secolo le “pievi”
sono molto più numerose: fra le nuove,
Civate, Castelseprio, Arsago e Monza,
sono destinate ad avere grande rilievo.
La “Pieve” è una insigne chiesa rurale
nella quale convergono per le liturgie
e i sacramenti i fedeli dei paesi vicini
minori che cominceranno a diventare
sede di “parrocchie” solo due o trecento
anni dopo.
I Longobardi, già cristiani ma seguaci
della eresia ariana, lentamente si
convertono al cattolicesimo;
l’operazione si completerà per merito
del Papa San Gregorio il grande
(540/604) e della Regina Teodolinda
di Monza.
La pratica dei matrimoni misti pone le
premesse per la nascita del nuovo
popolo: i “lombardi”.
rientrano ponendo fine alla
“commorazione genovese”.
Riprendono possesso delle loro case
e dei loro terreni e dal 650 inizia per la
città un vero e proprio boom
economico, culturale, artistico che non
avrà soste fino al 1156 quando Federico
Barbarossa distruggerà Milano.
La città si espande, vengono realizzati
con grande successo i corsi d’acqua
artificiali (i primi navigli) si costruiscono
nuove basiliche in città e nelle pievi, si
restaurano quelle antiche.
A cavallo del 700 Milano è governata
per quasi cinquant’anni da un grande
Arcivescovo, San Benedetto da Milano;
poi nel 740 l’episcopato di San Natale,
primo Vescovo longobardo, segna la
piena integrazione fra le diverse
comunità.
La guerra dei Franchi contro i
Longobardi, non crea gravi problemi a
Milano, anzi la favorisce; Carlo Magno
è accolto con amicizia e ne fa la capitale
“franca” della regione.
Un boom economico di 1400 anni
fa - la costruzione dei primi navigli
Intanto a Genova, per più di due
generazioni, i milanesi si perfezionano
nel commercio e – diremmo oggi –
nella finanza: questo li porterà ad
essere nei secoli successivi (insieme
ai fiorentini) fra i primi banchieri: non
per nulla a Londra la prima via delle
banche si è chiamata “Lombard Street”.
Nel 645 viene eletto arcivescovo di
Milano un genovese: Giovanni di Recco
(poi San Giovanni “il Buono”).
Costui esorta i milanesi a ritornare nella
loro città: ormai i longobardi sono
pacifici e i bizantini si sono ritirati da
Genova, e così i milanesi, nel 650,
Carlo Magno
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Le uniche ostilità fra i milanesi e Carlo
Magno hanno per oggetto il rito
ambrosiano, che Carlo vuole
sopprimere per unificare tutto
l’occidente con il rito romano e il canto
gregoriano; ma alla fine i milanesi
ricorrono al Papa Adriano I e l’hanno
vinta: il rito e il canto ambrosiano
sussistono in modo vivacissimo ancora
oggi e la chiesa di Milano è ponte tra
l’occidente e le chiese di oriente con
le quali il rito ambrosiano ha tanto in
comune.
S. Bernardo - Le abbazie
Le “grange”
La crescita dei “Corpi Santi”
Sotto il Sacro Romano Impero Milano
continua a prosperare, si sviluppa
sempre di più.
Ogni tanto ci sono lotte intestine tra i
milanesi; ogni tanto dure
contrapposizioni tra l’Arcivescovo di
Milano che difende le proprie
autonomie non solo rituali ma anche
disciplinari e il Papa di Roma.
Basti ricordare che fin dopo il 1000 il
clero minore a Milano, come nelle
chiese d’oriente, era coniugato e il
celibato era riservato ai monaci e
facoltativo per i sacerdoti.
Inoltre l’Arcivescovo di Milano non era
nominato dal Papa e veniva
eletto,anche se non più dal popolo
(come all’epoca di S. Ambrogio), ma
dai “Cardinali di Milano”, che erano il
così detto “Clero Maggiore dei Canonici
ordinari della Cattedrale Metropolitana
di Milano” e nel loro seno.
Uno dei più grandi arcivescovi
dell’epoca fu Ariberto da Intimiano,
vescovo dal 1018 al 1045.
Fu, oltre che vescovo, il vero signore
di Milano, il grande costruttore di
ll sepolcro e il crocifisso (copia)
di Ariberto da Intimiano, nel Duomo di Milano
chiese, il comandante militare che
consolidò la signoria e l’indipendenza
di Milano, è celebre il carroccio trainato
da coppie di buoi bianchi sul quale
stava l’arcivescovo al comando delle
truppe con il gonfalone di S. Ambrogio:
divenne il simbolo della nostra città.
I viaggiatori e gli scrittori del tempo
descrivono stupefatti le meraviglie di
arte, di cultura, di vita sociale, di lavoro,
di chiese, di monasteri, di corsi d’acqua,
di agricoltura di Milano e dei sobborghi.
Nel 1135 a sedare alcune lotte intestine
fra milanesi, viene mandato dal Papa
a Milano il monaco Bernardo di
Clairvaux (in Savoia) che nell’abbazia
di Citeaux (Cistercio) aveva avviato la
riforma dell’ordine benedettino, detta
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le loro famiglie, dirette da un gruppo
di tre/quattro monaci che insegnano le
nuove tecniche e culture e ne
controllano l’applicazione corretta.
Ne è interessante esempio il reliquato
di Vione in Comune di Basiglio.
Mentre i benedettini (tradizionali) il cui
principale monastero era presso la
Basilica di S. Ambrogio nella sede
attuale dell’Università Cattolica,
curavano oltre alla preghiera, la cultura
classica, i riformati (cistercensi) hanno
radicalmente rivoluzionato l’agricoltura
in un modo che in parte dura ancor
oggi.
Fondata Chiaravalle, San Bernardo
torna a svolgere altre missioni a Roma
e in Francia.
Milano, intanto, si consolida anche
Bernardo di Clairvaux.
Patrono degli agricoltori, ricorrenza 20 agosto
appunto “cistercense”.
Per San Bernardo è un trionfo: i
milanesi lo ascoltano, lo seguono, lo
venerano, fanno pace tra di loro e con
il Papa di Roma, iniziano a costruire
l’abbazia di Chiaravalle per i suoi
monaci “i cistercensi”.
E il dono di Bernardo e dei suoi monaci
a Milano non è solo spirituale: è anche
la grande riforma agricola con i canali
e il razionale sfruttamento dei fontanili,
nuovi sistemi di irrigazione, le “marcite”
che consentono la produzione di
foraggio anche d’inverno e potenziano
l’allevamento bovino, le nuove culture.
Da Chiaravalle nasce una rete di nuove
abbazie (Viboldone, Mirasole,
Morimondo, S. Maria Bianca di
Casoretto etc) e una rete di “grange”.
Queste ultime consistono in grandi
cascine agricole con operai laici con
Reliquato di Vione in comune di Basiglio
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politicamente, estende la sua autorità
sulle città vicine, si dichiara
indipendente dall’Impero, tiene
finalmente buoni rapporti con il Papato
(è abolito il matrimonio del clero e d’ora
in poi l’arcivescovo è ordinariamente
nominato dal Papa).
In quest’epoca si evidenziano gravi
contrasti con la città di Como, fedele
all’imperatore e feroci sono talvolta le
lotte (“l’arcivescovo di Milano Giordano
da Clivio nel 1112 entrato con terribile
esercito in Como la incendiò…” dice
un antico documento).
Ma la potenza e la prosperità di Milano
suscitano le “attenzioni” dell’Imperatore
Federico I Barbarossa, che intima alla
città di sottomettersi e, di fronte al
rifiuto, la assedia, la espugna e la
distrugge del 1162.
È la seconda grave distruzione di
Milano dopo quella dell’ostrogoto Uraia.
I milanesi vanno in esilio, prendendo
alloggio nei sobborghi, i “Corpi Santi”,
come dopo l’assedio degli ostrogoti.
È l’epoca di Alberto di Giussano che
anima lo spirito di rivincita.
Basilica San Simpliciano
Erano greci, facevano parte del clero
di Milano e li aveva inviati Ambrogio
come missionari, tra i pagani del
Trentino.
I loro corpi sono nella “Basilica delle
Vergini” – San Simpliciano, oggi in
Corso Garibaldi.
Milano rifiorisce per le industrie, i
commerci e l’agricoltura e, per le lotte
intestine, i milanesi decidono di affidare
il governo ad un Podestà.
In pratica il governo della città fu tenuto
dagli arcivescovi fino alla vittoria sul
Barbarossa, poi per altri cento anni dai
Podestà elettivi e, infine, dal 1277, dai
Visconti, divenuti Signori di Milano.
Il Papa Alessandro III, grande
avversario dell’imperatore, nomina
arcivescovo San Galdino.
Nei dieci anni successivi sotto la guida
di San Galdino, Milano risorge e si
ricostruisce, rinasce la Lega Lombarda,
e il popolo si prepara alla nuova
battaglia contro l’imperatore.
Il 29 maggio 1176, l’esercito della Lega
Lombarda sconfigge, nella battaglia di
Legnano, l’esercito imperiale.
Questa vittoria, viene dai milanesi
attribuita alla protezione dei Santi
Sisinio, Martirio e Alessandro, martiri
uccisi in Val di Non dai pagani, alla fine
del IV secolo.
Lo scrittore Bonvesin de la Riva
descrive Milano come la più grande
meraviglia del mondo, per il fervore
delle industrie e del commercio, della
agricoltura, della cultura e
dell’economia: dice anche che Milano
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denominati “i Corpi Santi”, di cui
abbamo seguito il nascere. Il secondo
è il piano regolatore di Milano.
Già nel 1905 era stato unito a Milano
il Comune di Greco; nel 1917 Turro;
nel 1925 lo sarà Morsenchio.
I 12 uniti nel 1923 sono: Affori, Baggio,
Chiaravalle, Crescenzago, Gorla,
Precotto, Greco, Lambrate, Musocco,
Niguarda, Trenno, Vigentino.
Il nuovo piano regolatore prevede la
completa riqualificazione del centro
urbano, all’epoca in gran parte costituito
da abitazioni misere e antigieniche,
oltre che delle zone delle mura
spagnole, e dei “ Corpi Santi”, da poco
uniti alla città.
È da qui che Milano comincia ad
assumere l’aspetto di oggi.
In particolare, è di questo periodo la
quasi totale copertura dei navigli,
sempre conseguente a questo piano
regolatore.
Esempio di produzione letteraria del monaco
Bonvesin de la Riva
Dopo la II Guerra mondiale, lo sviluppo
frenetico fine anni 1950/1960, cancella
gran parte della ruralità
tradizionalmente rimasta nei Comuni
aggregati nel 1923; e questo sia sotto
il profilo dell’edilizia residenziale, che
sotto il profilo delle zone industriali.
Tuttavia ancor oggi in città rimangono
numerose aziende agricole che si
dedicano sia all’allevamento del
bestiame (bovini, suini, pollame) sia
all’equitazione; ed anche a una molto
estesa cultura del riso, di altri cereali,
di ortaggi.
Nella periferie nord di Milano permane
invece una forte vocazione all’attività
floro-vivaistica.
L’auspicio è che i milanesi abbiano
sempre più coscienza di questa realtà
e siano disponibili a valorizzarla.
aveva 200 chiese, 14 monasteri, 120
avvocati, 150 notai, 28 medici semplici,
150 medici chirurghi, 10 ospedali aperti
gratuitamente anche a tutti i poveri; 70
maestri, 80 professori “…e 14 maestri
di canto ambrosiano…”.
Il 1923 e la nuova Milano
Benito Mussolini prende il potere
nell’ottobre 1922 e nel 1923
(testimonianza della conoscenza di
Milano che Mussolini aveva, per esservi
vissuto molti anni) il Governo prende
due provvedimenti che cambieranno
la faccia della città.
Il primo, con Regio Decreto 02.09.1923,
consiste nell’accorpamento al Comune
di Milano dei 12 Comuni limitrofi,
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Milano - Città agricola
1. Introduzione
Il Comune di Milano, ha un sistema
idrico unico sia per la presenza dei
fontanili sia per una rete di canali
artificiali, tra cui i più conosciuti sono
i Navigli.
L’abbondanza di acque ha fatto sì che
nel passato la Pianura Padana sia
diventata una delle terre più floride sia
per quanto riguarda l’agricoltura sia
l’allevamento.
All’origine del fenomeno dei fontanili
vi è il territorio lombardo con le sue
caratteristiche geologiche, evolutosi
con l’opera dell’uomo sulla natura, con
la costruzione dei canali navigabili che
non solo hanno permesso lo sviluppo
dell’agricoltura ma hanno costituito una
importante via di trasporto per il
commercio, e, non ultimo, con
l’istituzione della cascina.
funzioni prevalenti.
Nelle aree di pianura la funzione del
reticolo idrico minore (naturale e
artificiale) classicamente riconosciuta
come prevalente è quella di bonifica e
trasporto e distribuzione della risorsa
necessaria per l’irrigazione. A questa,
oggigiorno, si possono aggiungere altre
funzioni:
• la difesa del territorio nei confronti
delle piene attraverso il drenaggio e
il controllo delle acque meteoriche
che raggiungono il suolo;
• la fruizione turistico - ricreativa sia
dei corsi d’acqua maggiori, sia del
reticolo minore (naturale e artificiale),
con la possibilità di risanare
ambientalmente il territorio e quindi
utilizzarlo;
• il mantenimento delle condizioni
minime di deflusso nei canali.
2. Reticolo idrico
Il reticolo idrico superficiale può essere
classificato come naturale e artificiale;
quest’ultimo essenzialmente formato
da canali di bonifica e di irrigazione
nelle aree di pianura. Si è quindi data
una prima classificazione del reticolo
idrografico superficiale in funzione della
propria origine.
La funzione del reticolo è stata
considerata differente a seconda delle
zone nelle quali scorre.
Tuttavia negli ultimi anni sono state
attribuite al reticolo una molteplicità di
3. I Fontanili Lombardi
3.1. Definizione
Una risorgiva, o fontanile, è una
sorgente di acqua dolce (a volte di
origine naturale, ma più spesso scavata
dall'uomo) tipica della Pianura Padana.
Tipicamente il nome risorgiva è
preferibile quando l'affioramento è
naturale, mentre si parla di fontanile
quando la sorgente è di origine
antropica. La sovrapposizione dei due
termini deriva dal fatto che spesso i
fontanili venivano scavati in aree già
interessate da risorgive.
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3.2. Struttura geologica
Dal punto di vista geologico, la pianura
lombarda viene suddivisa in "alta
pianura" e "bassa pianura". Il sottosuolo
dell'alta pianura è costituito da ghiaie
grossolane deposte nel periodo
quaternario ai piedi delle Alpi, la cui
granulometria e permeabilità
decrescono verso sud. Il sottosuolo
della bassa pianura è invece composto
da sedimenti prevalentemente fini.
Nella fascia di transizione tra le due
pianure, ove le frazioni più fini
cominciano ad essere presenti in
proporzioni rilevanti, le acque delle
falde s'innalzano per effetto del rigurgito
provocato dalla diminuzione di
permeabilità. Le acque che sgorgano
in superficie sono dette "risorgenti" e
le depressioni ove sboccano prendono
il nome di "fontanili".
Si tratta di acque che, provenendo
dalla falda sotterranea, mantengono
una temperatura costante tutto l'anno
(attorno ai 10/14 °C) e di conseguenza
non ghiacciano nei mesi invernali.
Le acque che scendono dalle
montagne e le acque piovane
penetrano nel sottosuolo attraverso il
terreno permeabile e filtrante della zona
submontana e dell’alta Pianura. Nella
bassa Pianura si sono invece
accumulati, nelle ere geologiche, terreni
argillosi ed impermeabili che,
impedendo il deflusso delle acque
sotterranee, ne provocano
l’affioramento.
Questa continua fonte di acqua
relativamente calda è stata una delle
ragioni prioritarie dello sviluppo di
un'agricoltura molto redditizia nella
Pianura Padana; le "marcite", tipiche
coltivazioni di foraggio ad elevata
produttività, erano principalmente
alimentate con acque di risorgiva.
La temperatura costante, la limpidezza
e la portata sempre regolare delle
acque risorgive permettono tra l'altro
lo sviluppo di una vegetazione
acquatica del tutto particolare e di una
fauna estremamente ricca e variata.
Eppure anche i fontanili hanno subìto
le conseguenze di un uso irrazionale
dell'acqua da parte dell'uomo.
L'abbassamento della falda, verificatosi
intorno agli anni sessanta, ha, infatti,
prosciugato un'alta percentuale dei
fontanili lombardi.
Le cause principali di tale fenomeno
sono state:
• l'impermeabilizzazione dei suoli che
ha notevolmente ridotto l'apporto
delle acque meteoriche alla falda
freatica;
• l'enorme prelievo di acque
sotterranee per alimentare la
crescente industrializzazione ed
urbanizzazione;
• l'abbandono dei tradizionali metodi
di coltura e soprattutto delle marcite.
A partire però dagli anni ‘90 con la
chiusura dei grandi insediamenti
industriali si è assistito ad un
innalzamento della falda freatica, il che
ha comportato da parte di molte
amministrazioni, tra cui la Provincia di
Milano, il cominciare a riconsiderare il
ruolo dei fontanili favorendone, ove
possibile, il loro ripristino ed emanando
norme a loro tutela.
3.3. Descrizione dei fontanili
I fontanili sono in definitiva scavi
semicircolari prodotti dall'uomo, di
profondità variabile in genere tra i 2 e
10 m, con funzione drenante.
Questi scavi sono racchiusi in un’area
ad anfiteatro chiamata TESTA.
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La testa è generalmente circondata da
un rilievo prodotto dall'accumulo di
materiale scavato dove si insedia una
associazione vegetale arborea che
permette una facile individuazione del
fontanile nel paesaggio agricolo
padano.
rete di rogge e fontanili per l'irrigazione
estesa e grazie anche alla coltura
delle marcite, un sistema agricolo che,
proprio sfruttando l'acqua dei fontanili,
permetteva continui cicli di
produzione, senza soste stagionali,
garantendo l'ininterrotta produzione
di foraggio fresco per gli allevamenti
bovini. In questi secoli furono effettuati
i primi scavi per incanalare ed
irregimentare le acque di profondità.
Le polle d'acqua, una volta scoperte,
venivano contenute con infissi tini di
rovere, in seguito sostituiti da tubi in
ferro o in cemento.
L’ a v a n z a t a d e l p r o c e s s o
d'industrializzazione di fine Ottocento
e, soprattutto, del nostro secolo, ha
fatto modificare anche il settore
agricolo; i fontanili sono andati
decadendo e l'ambiente circostante
un tempo ricco di vegetazione
acquatica e di animali selvatici è
completamente scomparso.
4. L’opera dei monaci
Si presume che i fontanili abbiano
avuto origine solo nei primi secoli del
II millennio, nell'ambito dei più ampi
lavori di bonifica idraulica della
Pianura Padana.
Si deve ai monaci cistercensi, stabilitisi
nel 1135 a Chiaravalle, l'avvio
dell'importante lavoro di bonifica che
ha profondamente segnato l'ambiente,
trasformando in terreni altamente
produttivi, aree un tempo paludose.
L’opera dei monaci Cistercensi, e più
tardi degli Umiliati, consentì dunque
di trasformare quella "terra di
acquitrini" in sede di un'agricoltura
intensiva e specializzata, grazie alla
creazione e allo sfruttamento di una
5. La Marcita
Ai fontanili, che distribuiscono acqua
a temperatura variabile fra i 9° e i 12°
in ogni stagione dell'anno, si deve la
particolare coltura della marcita, una
tecnica di coltivazione in fase di
progressiva rarefazione, tradizionale
immagine paesisticha della Bassa
milanese.
La consuetudine di "far marcire"
l'ultimo taglio sui prati irrigui con il
ristagno invernale delle acque è di
origine remota; furono gli Umiliati di
Viboldone, nel XIII secolo, a far
scorrere un sottile velo d'acqua sul
terreno, ottenendo così un sensibile
aumento di produttività.
Per la costruzione di una marcita il
Dopo la testa del fontanile si trova
l'ASTA che fa defluire l'acqua nel
CANALE irrigatore che la distribuisce
nei campi.
Struttura di un fontanile
(da Cerabolini - Zucchi 1975)
16
terreno va adattato; l'acqua si
distribuisce in piccoli ruscelli a fondo
cieco, disposti in parallelo all'asse
principale della marcita; questi,
chiamati "maestri", sono a un livello
lievemente superiore a quello dei
"coli", altri canaletti paralleli e
reciprocamente alternati ai primi.
Le marcite sono prati polifiti, stabili,
artificiali, irrigati periodicamente in
estate ed in modo continuativo in
inverno per scorrimento, che,
mantenendosi in vegetazione per
quasi tutto l'anno, riescono a produrre
normalmente sette tagli e, in
condizioni particolarmente favorevoli,
anche nove tagli; prediligono terreni
di medio impasto, di media
permeabilità, profondi, fertili, ricchi di
calcare.
L'acqua nella marcita ha funzione
coibente e permette di mantenere un
calore sufficiente per lo sviluppo della
vegetazione invernale.
Per questo l'acqua non deve avere
temperatura inferiore ai 5 gradi
centigradi e quella ottimale è intorno
agli 8-10 gradi mentre, anche con
temperature inferiori allo zero essa si
mantiene attorno ai 3-4 gradi.
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Il percorso
Fonticulum), e al parco Ticinello (dal
nome dell’antico canale medioevale),
in Piazza Abbiategrasso. (SCHEDA 5)
Nota introduttiva
Il senso del percorso è di partire
dall’ultima basilica costruita da
Ambrogio, Basilica dei Martiri o Basilica
Ambrosiana in cui il Santo è sepolto,
per finire alla prima Basilica costruita
da Ambrogio, la Basilica degli Apostoli.
Il percorso si svolge in direzione ovestsud-est attraversando luoghi
anticamente boscosi e paludosi, oggi
urbanizzati o agricoli.
Il percorso è descritto graficamente
nella planimetria allegata e ai fini delle
schede, nei paragrafi che seguono.
6) Dal parco Ticinello si scende fino a
ciò che resta del monastero benedettino
di Gratosoglio in via Feraboli (fondato
nel 1030) e, attraverso la via Selvanesco
(dal nome di un’antica proprietà dei
Torriani, signori di Milano prima dei
Visconti) si attraversa la zona un tempo
paludosa, bonificata e resa fertilissima
dai monaci cistercensi di Chiaravalle e
si arriva alla magnifica abbazia.
Il depuratore, il ripristino del mulino ad
acqua, le aziende agricole implementano
tuttora il paesaggio dominato dalla
Ciribiciaccola (il campanile di
Chiaravalle). (SCHEDA 6)
1) Dalla Basilica “Dei Martiri”, ora S.
Ambrogio, si prende l’antica strada per il
Piemonte (C.so Vercelli e poi Via Novara)
e si va verso Trenno. (SCHEDA 1)
2) A Trenno, sede di antichissima pieve,
si visita la Chiesa di San Giovanni
Battista e da qui si risale la Via Novara
fino a Figino (Chiesa di S. Materno).
(SCHEDA 2)
7) Quindi si va da Chiaravalle a S.
Lorenzo in Monluè attraverso quella
che era la zona più boscosa (insieme
a quella tra piazzale Loreto e Monza)
intorno alla città: una vera foresta.
Ci vivevano i briganti ed eremiti: fra questi
ultimi si ricorda San Matroniano sepolto
nella “Basilica degli Apostoli”, meta del
percorso successivo. (SCHEDA 7)
3) Da Figino si prosegue fino a
Muggiano per vedere i fontanili e poi a
S. Apollinare in Baggio. (SCHEDA 3)
4) Da Baggio si procede, lungo le vie
Forze Armate e Bartolomeo D’Alviano
verso SS. Nazaro e Celso alla “Barona”.
(SCHEDA 4)
8) Da Monluè Si risale per Via Mecenate
e Corso XXII Marzo, si entra nella cinta
di Milano Romana.
Si arriva alla prima Basilica costruita da
Ambrogio, la Basilica degli Apostoli e
di San Nazaro, in Corso di Porta
Romana. (SCHEDA 8)
5) Dalla “Barona” si passa all’antichisima
“Chiesa Rossa” (Santa Maria ad
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Basilica dei Martiri (S. Ambrogio)
deve lo stupendo mosaico absidale e
l’altare d’oro di Volvinio.
Dieci anni dopo l’arcivescovo Ansperto
arricchì la Basilica con il monumentale
atrio che vediamo anche oggi.
In Basilica sono sepolti Uranio Satiro
fratello di Ambrogio e Marcellina, sua
sorella.
Sono sepolti nella Basilica alcuni
Vescovi Santi di Milano: S. Caio, S.
Materno, S. Benedetto di Milano.
Alcuni martiri: SS. Gervaso e Protaso,
SS. Nabore e Felice
E altri due Santi: S. Savina e il Prof.
Contardo Ferrini.
Nel corso dei secoli in Basilica
celebravano due comunità; i canonici
e i monaci benedettini ed è per questo
che la Basilica ha due campanili detti
appunto uno dei monaci e l’altro dei
canonici.
Il monastero benedettino fu soppresso
da Napoleone agli inizi del 1800, ma
120 anni dopo nelle sue strutture per
l’indomita volontà di Padre Agostino
Gemelli, (un tempo ferocemente ateo
e anticlericale) di Mons. Francesco
Olgiati e della Dott.ssa Armida Barelli,
è nata l’Università Cattolica del Sacro
Cuore.
Il capitolo abitava nella canonica
realizzata dal Bramante (secolo XV)
intorno all’antica venerabile chiesetta
di S. Maria Greca in S. Sigismondo; e
vi abita tuttora.
Anche il capitolo fu soppresso da
Ambrogio comprò a titolo
personale tutti i terreni
vicini alla piccola Basilica
di Fausta; questa oggi è
inglobata nella più
grande Basilica ambrosiana e si chiama
la cappella di S. Vittore in ciel d’oro.
Gli antichissimi mosaici di questa
cappella riportano la fisionomia
originaria di Ambrogio stesso.
Su questi terreni Ambrogio costruì la
sua casa, la sua curia e la Basilica dei
Martiri, una stupenda aula rettangolare
con abside semicircolare e vi pose i
corpi dei Santi martiri Gervaso e
Protaso che egli stesso aveva ritrovato
lì vicino.
Bisogna ricordare che questa zona
corrispondeva agli orti di Filippo e dei
suoi figli Porzio e Fausta e fu la prima
sede della comunità cristiana anche
durante le persecuzioni.
Ambrogio decise di farsi seppellire in
questa Basilica fra i due martiri; celebre
è la frase “desidero questi difensori
(quando comparirò davanti al Signore
Gesù)”.
Dunque dopo la sua morte nella
Pasqua del 397, vi fu sepolto fra
Gervaso e Protaso e la Basilica
cominciò a essere indicata come
“Basilica Ambrosiana”.
La struttura attuale è però successiva.
La Basilica fu infatti completamente
rimaneggiata dal Vescovo Angilberto II
che governò dall’823 all’859; a lui si
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Napoleone ma fu ricostituito pochi anni
dopo e riebbe nel 1904 dal Papa S.
Pio X tutti i suoi privilegi.
Due curiosità:
- in Basilica c’è una colonna con due
fori che si ritiene siano stati fatti dalle
corna del diavolo disperato perché
in Basilica i suoi poteri cessano.
- L’altra: a un certo punto Dio, stanco
del cattivo comportamento degli ebrei
nel deserto, mandò dei serpenti
velenosi a uccidere gli ebrei. Poi
impietosito disse a Mosè: fai un
serpente di bronzo e mettilo in cima
a un bastone: chi colpito dal veleno
guarderà il serpente, guarirà e sarà
salvo. Gesù parlando della sua
passione imminente disse: ”quando
come il serpente di Mosè sarò stato
innalzato da terra, attirerò tutti a me”.
Il serpente di bronzo che si trova in
cima alla colonna in fondo alla
Basilica a sinistra guardando l’altare
maggiore, secondo una pia leggenda
è lo stesso serpente di bronzo di
Mosè, qui portato dopo la distruzione
di Gerusalemme del 72 d.C.
Nella Basilica a servizio della liturgia
capitolare vi è il coro di S. Ambrogio
diretto dal maestro Giovanni
Scomparin (S. Messa in canto ogni
domenica ore 11).
Dopo più di milleseicento anni il coro
esegue alla perfezione l’antico canto
di Ambrogio: è un’esperienza da non
perdere.
Cascina Torrette di Trenno
“Azienda Agricola Ravagnati”
Indirizzo: Via Cenni Quinto, 11 - 20142 Milano
Contatti: 02 8264310
Tipologia aziendale: foraggera.
Curiosità: La cascina di proprietà comunale, risale al 1600, ed era di
proprietà dei monaci Benedettini.
Ravagnati Francesco ne è stato conduttore fino al 2007, anno in cui è
deceduto.
All’interno della corte colpisce il muro “addobbato” con utensili antichi.
Il nipote Paolo è intenzionato a proseguire l’attività agricola, nonostante
la terra sia poca, meno di due ettari e l’allevamento sia cessato da tempo.
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Pieve di Trenno
“Fu Trenno chiesa
madre di 30 chiese, e
collegiata, un avanzo
della quale venne nel
1625 trasferito a S.M.
Fulcorina in Milano ora soppressa.
Il preposto di Trenno nel 1199 fu da
Innocenzo III delegato a decidere una
lite tra i canonici e monaci di S.
Ambrogio. Ora il paese è piccolo e di
nessun rimarco. Avvi bensì nella
prepositurale una insigne pittura
rappresentante l’adorazione dei magi.
Lampugnano, membro di Trenno, fu la
patria dei Lampugnani, tanto celebri
nella storia milanese.
Avvi un sito detto il Ponte dell’Archetto,
dove nel 1328 Ludovico il Bavaro
piantò il suo padiglione e pose l’assedio
a Milano.
Quarto Uglerio, detto Quartello,
parimenti membro di Trenno, prende
il suo nome dall’uso dei Romani che
davano il nome al paese delle lapidi
indicanti la distanza dalla città.
Nel secolo XI era in Quarto un famoso
castello.
Quinto Romano, parimenti così detto
per essere distante dalla città cinque
miglia, è pure membro di Trenno.
Più vago Quinto del suo luogo
principale, meriterebbe fosse qui
traslocata la chiesa matrice.
Figino nel 1275 fu l’accampamento dei
milanesi che s’avviavano a Magenta
contro i nemici.
Garegnano, celebre solitudine degli
Agostiniani trasferiti a Milano da S.
Lazzaro.
Giovanni II Visconti, nostro
Arcivescovo, vi fondò e dotò del
proprio, come dice il Sassi nella Serie
degli arcivescovi di Milano, l’anno 1349
la Certosa, che diede poi i maestri a
quella di Pavia, erettavi da Galeazzo
pro-nipote del detto Giovanni.
Fu soppressa l’anno 1784, ed allora
nella chiesa della Certosa fu trasportata
la parrocchia, ove ammirasi dipinta a
fresco la vita di S. Brunone dal pennello
di Daniele Crespi: in quelle pitture fa
spavento un morto, che alzando la
testa dal cataletto dice agli astanti di
essere condannato all’inferno.
S. Carlo era assai devoto di questa
chiesa, e qua si recava in perfetto ritiro
coi Certosini. In vicinanza di Garegnano
eravi la villetta denominata Linterno,
ove dimorò per qualche tempo il
Petrarca: ora non vi rimangono che
poche case.”
Così scrive raccogliendo anche un po’
alla rinfusa antiche notizie l’Arciprete
Francesco Bombogini nel 1790 in una
preziosa opera chiamata “l’antiquario
della Diocesi di Milano”.
In qualche vecchio archivio di Trenno
ho trovato del volumetti intitolati “Servo
a tutti”.
Sono dei calendari dei primi decenni
del 1800 che riportano numerose
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Poi fu riammesso al servizio
sacerdotale e il Beato Cardinale
Schüster ebbe per lui stima e affetto.
La sua tomba in fondo al monumentale
è meta di continui pellegrinaggi e
nell’anniversario della sua morte,
qualche vescovo celebra sempre la
messa.
Sulla base di testimonianze di persone
anziane a suo tempo raccolte, si
racconta di sue guarigioni quasi
miracolose, da lui sempre negate perché
sosteneva di usare quelli che noi oggi
chiamiamo “i rimedi omeopatici”.
È noto che sul tram, se qualcuno
bestemmiava o anche solo diceva male
parole, se c’era Don Giuseppe, il tram
si fermava da solo e per mancanza di
energia elettrica, non ripartiva finchè
il colpevole non avesse detto un’Ave
Maria con don Giuseppe.
notizie per miglioramenti in agricoltura,
ricette di cucina e “novità” per meglio
pulire i metalli o le pelli.
Oggi Trenno è una bellissima zona
periferica con ancora tanto verde (il
parco di Trenno) e alcune attività
agricole.
La piazza ha un suo romanticismo.
A cascina Linterno visse nella prima
metà del 1900 “il pret de Ratanà”: una
discussa ma assai venerata figura di
prete milanese, a volte guaritore, a
volte guida spirituale, a volte ritenuto
“indovino”.
Don Giuseppe Gervasini, questo era
il suo nome ebbe con la chiesa di
Milano rapporti non univoci: il Beato
Cardinal Ferrari lo sospese a divinis e
per questo lasciò Retinate dove era
coadiutore e venne ad abitare a
cascina Linterno.
Affresco votivo Cascina Cortaccia
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Cascina Cortaccia
“Azienda Agricola Porta Giuditta”
Indirizzo: Zanzottera, 4 - 20100 Milano
Tipologia aziendale: azienda cerealicola
foraggera
Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco agricolo Sud Milano.
La Cascina, risalente al 1600, era abitata dai frati Cappuccini.
Sotto il portico è ancora visibile un dipinto di Arturo Galli risalente al 1944.
Cascina Rizzardi
“Azienda Agricola / Agrituristica
Campi Carlo”
Indirizzo: via Rizzardi, 15 - 20151 Milano
Contatti: 02 48203061
Tipologia aziendale: azienda cerealicola
foraggera / zootecnica / agrituristica.
Curiosità: l’azienda offre una serie di servizi a carattere “multifunzionale”,
ed esercita l’attività dal 1923.
Presso l’azienda è possibile acquistare uova e pollame, direttamente
provenienti dalla produzione aziendale.
L’azienda offre anche un servizio di pensione per cavalli ed è sede
dell’associazione “Campacavallo”.
L’impegno dell’azienda Campi è stato premiato innumerevoli volte, solo
per citare l’ultimo ricordiamo “l’Orghen d’Or de Bagg” ottenuto dal Comitato
Sagra di Baggio per l’impegno teso alla valorizzazione della tradizione
agricola.
Cosa offre: attività culturali e ricreative per scolaresche, tirocini universitari,
laboratori didattici, ippoturismo, vendita diretta prodotti agricoli.
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San Materno in Figino
Felice e sulla cupola “in ciel d’oro” vi è
S. Vittore.
La venerabile tradizione della chiesa
ambrosiana dice che S. Materno fu
nominato vescovo durante l’ultima
persecuzione, quella di Diocleziano, e
rimase sulla cattedra di Milano fin dopo
l’editto di Costantino che nel 313
concesse la libertà ai cristiani.
Così Materno per molti anni assistette
i cristiani fatti prigionieri; fu presente al
martirio di Vittore, Nabore e Felice, tre
soldati Nord africani dell’esercito
romano e ne riportò i corpi da Lodi
(dove erano stati uccisi) a Milano.
In tutti questi anni Materno fu assistito
da una ricca e potente signora S.
Savina, donna di grandissima carità:
tra l’altro è l’unica antica Santa milanese
coniugata, così come nell’ultimo nostro
secolo S. Gianna Beretta Molla (19221962).
Figino è un antico
borgo agricolo oggi in
Comune di Milano per
esservi stato annesso
insieme ad altri “corpi
santi” nel 1923.
Se ne hanno notizie fin da prima del
1000.
La chiesa attuale di epoca barocca è
l’unica in città dedicata a S. Materno,
mentre in Diocesi le chiese dedicate a
questo santo sono numerose.
San Materno è una figura interessante
di antico vescovo il cui studio andrà
approfondito.
Nella cappella di S. Vittore in ciel d’oro
(nella basilica di S. Ambrogio) i cui
mosaici sono stati realizzati subito dopo
la morte di Ambrogio (397), mentre
Ambrogio è raffigurato fra i martiri
Gervaso e Protaso da lui ritrovati,
Materno è raffigurato fra Nabore e
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L’area di Muggiano
Nella zona sud-ovest della città di
Milano, si trova il Borgo di Muggiano
che si incunea nei comuni della
provincia milanese tra Cesano
Boscone, Cusago, Settimo Milanese e
Trezzano sul Naviglio.
È il territorio di quello che fino al 1869
fu il Comune di Muggiano, poi assorbito
dall’allora Comune di Baggio a sua
volta inglobato dall’espansione di
Milano nel 1923 e che fino alla fine
degli anni ’90 ha potuto contare poco
più di 600 abitanti su quasi due milioni
di metri quadrati di campagna, abitanti
che sono diventati quasi 3.000 con la
costruzione del nuovo quartiere
residenziale sorto a cavallo del vecchio
borgo.
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Il Fontanile Rile
Il Fontanile Rile è senza ombra di
dubbio uno dei fontanili più antichi di
cui si abbia notizia nella zona di
Muggiano.
Esistono molti documenti e moltissime
pergamene medioevali in cui viene
citato a confine di terre oggetto di atti
notarili di compravendita.
‘Flumen Rilum….’ è una delle più
frequenti menzioni nelle pergamene
antiche che ne sottolinea l’importanza
quale fonte di acqua e quindi di vita
per l’agricoltura e gli uomini.
Di recente il fontanile è stato oggetto
di lavori di manutenzione.
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Cascina Figinello
“Azienda Agricola Figinello di Comaroli Bruno”
“Azienda Agricola Banfi Ernesto”
Indirizzo: Via Molinetto, 79 - 20153 Milano
Contatti: 02 3390931 - Banfi: 02 3580629
Tipologia aziendale: cerealicolo / foraggero
zootecnica.
Curiosità: le aziende sono ubicate all’interno del
Parco Agricolo Sud Milano, l’azienda Comaroli ha
un piccolo allevamento di bovini da carne e coltiva frumento.
Nel passato per irrigare i campi si serviva dei fontanili Bongiovanni,
Fontalinetto Boriolo e Retorto ormai secchi e non più utilizzabili.
L’azienda Banfi coltiva principalmente mais e prato da fienagione,
ha cessato recentemente l’allevamento di bovini da latte.
Cascina Caldera
“Azienda Agricola Zamboni Franco”
Indirizzo: Via Caldera, 65 - 20153 Milano
Contatti: 02 48200071 - fax 02 48204416
Tipologia aziendale: foraggero / zootecnica.
Curiosità: l’azienda si trova all’interno del Parco delle Cave ed ha iniziato
l’attività nel lontano 1925.
È una delle poche aziende ad utilizzare l’acqua di un fontanile per irrigare
parte dei terreni, il fontanile Patellani.
L’azienda ospita visite periodiche tutte le settimane di scolaresche, asili
ed elementari.
Cosa offre: attività ricreative per scolaresche, in progetto: piccolo
maneggio.
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Cascina Colombera
“Azienda Agricola Verga Alessandro”
Indirizzo: Via Airaghi, 49 - 20100 Milano
Contatti: 02 48200071 - fax 02 48204416
Tipologia aziendale: cerealicolo / zootecnica.
Curiosità: l’azienda si trova all’interno del Parco Agricolo Sud Milano,
alleva bovini da carne di razza Charolaise e Limousine, per un totale di
200 capi circa i campi sono coltivati a mais, orzo e frumento per un totale
di 60 ettari circa.
Sono inoltre presenti animali da cortile, quali capponi, oche e anatre.
Cosa offre: spaccio agricolo con vendita diretta annesso all’azienda dove
è possibile acquistare carne derivante dall’allevamento.
Cascina Moiranino
“Azienda Agricola Albini Domenico”
Indirizzo: Via Cusago, 201 - 20153 Milano
Contatti: 02 48911073
Tipologia aziendale: cerealicola.
Curiosità: l’azienda è sede ubicata all’interno del Parco del Agricolo Sud
Milano, la cascina risalente al 1800 è stata recentemente ristrutturata,
le ex stalle sono state adibite a ristorante.
La famiglia Albini, svolge attività agricola da diverse generazioni, nel 1947
da Abbiategrasso si trasferisce nella cascina Moiranino.
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Cascina Corte Lucini
“Azienda Agricola Lucini Vilma”
Indirizzo: Via Antonio Mosca, 195 - 20152 Milano
Contatti: 02 4599270
Tipologia aziendale: cerealicolo / zootecnica.
Curiosità: l’azienda alleva bovini da carne prevalentemente di razza
Limousine.
Recentemente ha iniziato anche la produzione di riso.
Di fronte al centro aziendale, sempre in via Mosca, è presente un punto
vendita dove è possibile trovare gran parte dei prodotti dell’allevamento,
come pollame e salumi.
Cascina Guascona
“Azienda Agricola Bernasconi Angelo”
Indirizzo: Via Guascona, 42 - 20100 Milano
Tipologia aziendale: azienda cerealicola.
Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco
Agricolo Sud Milano. Si coltivano mais, frumento,
orzo e avena per un totale di 17 ettari circa.
L’azienda è una delle poche ad utilizzare ancora un fontanile per irrigare
i campi.
Si tratta del Fontanile denominato “Branzino” che scorre proprio a ridosso
della cascina e origina nel comune di Cusago.
Il nome tra origine dalla prima famiglia proprietaria i “De Guasgonibus”.
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Chiesa San Marchetto
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San Apollinare in Baggio
Una chiesa di S. Apollinare a Baggio
dimostra il grande legame tra Milano
e Ravenna: quest’ultima infatti divenne
capitale dell’Impero nel 403, quando
morto anche Simpliciano, successore
di Ambrogio, Stilicone porta
l’imperatore bambino Onorio a
Ravenna, di cui era tutore, insieme
con la sorellina Galla Placidia.
In questa chiesa pregò Carlo Magno
con il suo seguito e qui abitava la
famiglia Baggia da cui uscì S. Anselmo
da Baggio Vescovo di Lucca.
Da questa famiglia uscì pure un altro
Anselmo che divenne poi un grande
Papa col nome di Alessandro II.
Qui qualche volta alla domenica
esegue l’antico canto Ambrosiano, un
piccolo coro di giovani animato dal
maestro Don Cesare Pavesi,
coadiutore della parrocchia e
responsabile della musica sacra in
Curia Arcivescovile.
È una stupenda antica
chiesetta fondata nel
secolo IX e cioè fra
l’ottocento e il novecento
d.C.
Questa è proprio l’epoca di Carlo
Magno e quindi nella periferia di
Milano, questa è davvero una chiesa
antichissima.
Sant’Apollinare, di cui tutti ricordiamo
le due stupende basiliche Ravennati
(S. Apollinare in Classe meravigliosa,
indicibile, mozzafiato) e la più modesta
S. Apollinare nuovo in città di Ravenna,
fu il primo Vescovo di quella sede.
L’autorevole tradizione dice che
Apollinare era discepolo di Pietro a
Roma, insieme a S. Lino (che fu poi
il secondo Papa, alla morte di Pietro
nelle persecuzioni di Nerone).
Prima di morire S. Pietro mandò
Apollinare ad annunciare il Vangelo a
Ravenna.
Papaveri
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Cascina Battivacco
“Azienda Agricola Fedeli”
Indirizzo: Via Barona, 111 - 20142 Milano
Contatti: 02 8133351 / [email protected]
Tipologia aziendale: azienda cerealicolo / zootecnica.
Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano.
Si allevano bovini da carne per la linea vacca-vitello, e si coltiva
principalmente riso.
La famiglia inizia l’attività nel lontano 1870, ora la conduce in quarta
generazione.
Cosa offre: vendita diretta di riso, visite didattiche per le scuole, fattoria
didattica.
In progetto: agriturismo, corsi di orticoltura, corsi di cucina, eventi culturali
ed educativi.
Cascina San Marchetto
e San Marco
“Azienda Agricola Andena Giacomo”
Indirizzo: Via S. Marchetto, 3 - 20142 Milano
Contatti: 02 810203
Tipologia aziendale: azienda cerealicolo/zootecnica.
Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco agricolo Sud Milano.
Si allevano bovini da latte e si coltivano circa 90 ettari nel comune di
Milano, gran parte dei quali coltivati a riso.
La cascina sorge vicino alla piccola chiesa campestre di San Marchetto,
o San Marco alla Barona, della metà del Cinquecento, e da questa prende
probabilmente il nome.
Cosa offre: stage e tirocini, visite previo appuntamento.
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Cascina di Mezzo
“Azienda Agricola Meregalli Carlo”
Indirizzo: Via Buccinasco, 59 - 20142 Milano
Contatti: 02 8910025
Tipologia aziendale: azienda cerealicolo / zootecnica.
Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano.
Si allevano bovini da carne, circa 35 capi di razza limousine.
Nelle vicinanze esiste un laghetto adibito a pesca sportiva.
Portico
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La Barona
Santi Martiri Nazaro e Celso
La sua storia
Esisteva anticamente in
Barona, probabilmente
fin dal secolo XIII, una
chiesina che serviva
come luogo di culto, in particolare per
la celebrazione della S. Messa
domenicale, per gli sparsi abitanti della
vastissima zona periferica.
La chiesa, con i numerosi fondi agricoli
e probabilmente la stessa cascina
Barona, apparteneva ai monaci
benedettini del Monastero di San Celso,
(in corso Italia attuale) da cui deriva il
titolo della chiesa.
Decaduta la vita monastica per
mancanza di vocazioni nel 1500, il
monastero ed i suoi possedimenti
passarono sotto la giurisdizione della
parrochia di San Lorenzo alle Colonne
e, sia pure senza continuità, un
cappellano esercitava come poteva, la
domenica e durante le altre festività,
la cura delle anime su delega del
prevosto di San Lorenzo.
Questo stato di cose durò fino l’anno
1567.
delegazione di cittadini si recò
dall’Arcivescovo Carlo Borromeo
chiedendo che la loro chiesa fosse
elevata a chiesa parrocchiale con un
sacerdote stabilmente in luogo come
curato.
San Carlo accolse la richiesta e nei
giorni 3, 4 agosto 1567 con atto notarile
presso il notaio Giovanni Pietro Scotti
la vecchia chiesina divenne finalmente
parrocchia conservando la primitiva
dedica ai santi Nazaro e Celso.
Il primo parroco fu don Ambrogio
Posterla, altri lo seguirono fino ad oggi.
La vita religiosa
Vari documenti dimostrano l’eccellenza
della vita religiosa nel quartiere nei
secoli scorsi.
Come nel 1500 l’insistenza dei fedeli
fece sì che la loro chiesa fosse elevata
a parrocchia; così verso la fine del
secolo XVI l’affetto dei fedeli portò alla
ricostruzione della chiesa.
Il periodo aureo della vita religiosa alla
Barona fu durante il 1700, in cui vi
erano due cappellani, oltre al parroco,
che celebravano anche nelle chiesette
ausiliarie per comodità della gente
troppo lontana dalla parrocchia.
Purtroppo in seguito alle soppressioni
napoleoniche tutte queste chiesette,
tranne quella di San Marco tuttora
esistente (San Marchetto), furono
La costituzione della parrocchia
La distanza dalla chiesa parrocchiale
doveva presto farsi sentire dalla
popolazione agricola di qui che andava
crescendo numericamente.
Arrivò quindi il giorno in cui una
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precedente che a sua volta sembra
sia stata riedificata ampliando quella
a cui San Carlo aveva dato titolo di
parrocchia nel lontano 1567.
La vecchia chiesetta parrocchiale fu
interamente riedificata negli anni 15921593, (nulla resta della precedente).
La nuova chiesa era rettangolare, a
navata unica, misurava 15 cubiti (32)
di larghezza per 25 di lunghezza e 23
di altezza, l’abside era quadrato
secondo lo stile tipico dell’epoca.
Già nel 1610 era ricca di arredi, aveva
un coro in noce e un campanile con
tre campane alto 55 cubiti (33), l’organo
fu aggiunto verso la metà del 1700.
I lavori di ampliamento e di rifacimento
iniziarono nel 1845 e proseguirono con
alterne vicende fino al 1859 anno in
cui furono sospesi a causa dei moti
rivoluzionari per l’unità d’Italia.
In pratica la chiesa allora esistente fu
completamente ricostruita e ruotata di
90° con l’aggiunta di due corpi laterali.
L’unica parte ancora esistente della
vecchia chiesa è la parete absidale,
rivolta verso l’attuale via Svevo,
nascosta da un muro a cui fu
addossato un secondo altare oggi
dedicato alla Madonna; si passò da
una modesta chiesetta senza pretese
a pianta rettangolare ad una chiesa
più ampia e dalla pianta complessa,
dotata di due vaste cappelle laterali e
di un battistero.
convertite ad usi profani, sottraendole
quindi alla loro preziosa funzione.
Nel 1787 furono tolti i cappellani e il
parroco rimase solo in una parrocchia
così vasta.
Necessariamente dovette limitarsi alle
funzioni nella chiesa parrocchiale.
Nonostante la lontananza e le cattive
strade, il popolo accorreva ugualmente
per partecipare alla Santa Messa e
per i Vesperi.
Nel ‘700 vi erano tre fiorenti
confraternite: quella del Santissimo
Sacramento, quella del Santo Rosario
e la Compagnia della Croce e scuola
della dottrina Cristiana.
L’Amministrazione della chiesa non
era tenuta dal parroco ma dalle
confraternite che registravano con
precisione offerte e spese.
Durante i primi anni del 1800 le cose
proseguirono allo stesso modo, poi col
nascere dell’industria, le condizioni di
vita mutarono e il tempo libero diminuì
a causa del pesante lavoro in fabbrica,
Ancora ai tempi di Don Santino
Colombo, nei primi anni del 1900,
intere famiglie venivano alla Santa
Messa dalle lontane case di via
Parenzo o dalla Cantalupa.
L’architettura della chiesa
La chiesa parrocchiale della Barona,
così come ci appare oggi è il risultato
della ricostruzione della chiesa
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Vivaio Naviglio Verde
“Azienda Agricola Vivaio
Naviglio Verde di Zaffaroni Francesco”
Indirizzo: via Della Chiesa Rossa, 195
20142 Milano
Contatti: 02 89302308
Tipologia aziendale: florovivaista.
Curiosità: azienda agricola con vendita diretta di piante ornamentali.
Cosa offre: servizi di manutenzione del verde, realizzazione giardini.
Cascina Basmetto
“Azienda Agricola Papetti Emilio e Giampaolo”
Indirizzo: Via Della Chiesa Rossa, 265
20142 Milano
Contatti: 02 89305165 / [email protected]
Tipologia aziendale: cerealicolo-zootecnica,
piccolo allevamento di cavalli (fattrici).
Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano
ed ha iniziato l’attività attorno al 1958, tramandandola di padre in figlio.
La produzione principale è il riso, varietà carnaroli a cui si aggiunge una
quota di terreni coltivati a mais.
La cascina è di proprietà del Comune di Milano e risale al 1400 epoca
in cui apparteneva al monastero di San Barnaba di Gratosoglio.
Cosa offre: visite aziendali, didattica per scolaresche
(esempio: “dalla semina alla raccolta del riso”).
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Cascina Ronchettone
“Azienda Agricola Giuseppe Ubertone”
“Azienda Agricola Ubertone Marco e Paolo”
Indirizzo: via dei Missaglia, 131 - 20142 Milano
Contatti: 02 8261469
Tipologia aziendale: cerealicola, riso / allevamento galline ovaiole.
Curiosità: le aziende sono ubicate all’interno del Parco Agricolo Sud
Milano e producono principalmente riso carnaroli (Ubertone Marco e
Paolo) e uova (Giuseppe Ubertone).
Cosa offre: vendita diretta di uova.
Cascina Ronchetto delle Rane
“Azienda Agricola Orsini Giacomo”
Indirizzo: via Pescara, 37 - 20142 Milano
Contatti: 02 8266974
Tipologia aziendale: foraggero - zootecnica,
bovini da carne.
Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano
ed alleva bovini da carne di razza limousine.
Cosa offre: visite aziendali per scolaresche.
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Chiesa Rossa al Naviglio
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La Basilica di Santa Maria “Rossa”
o “ad Fonticulum” e il Monastero
Lungo la via Chiesa
Rossa, all'incrocio con la
via S. Domenico Savio
si trova l'antica Chiesa
di Santa Maria “rossa”
che dà il nome alla via e all'attuale
quartiere.
La Chiesa sorge su un'antica tomba
romana del secondo o terzo secolo, di
cui rimangono frammenti di pavimento
a mosaico bicromo.
La tomba fu ampliata come edificio “a
croce libera” presumibilmente nel sesto
secolo.
In un contratto del 988, tra l'arcivescovo
Landolfo ed il giudice milanese
Romedio di Angifredo la basilica viene
indicata come dipendenza di quella di
San Giorgio al Palazzo.
All’inizio del dodicesimo secolo fu
fondato nei suoi pressi un monastero
di monache benedettine che
l’Arcivescovo Ribaldo, il 28 settembre
1139, prendeva sotto la sua protezione
accogliendo la richiesta della prima
badessa, Bontà.
Per far fronte alla decadenza del
monastero, Papa Bonifacio VIII, l'otto
giugno 1302 dispose che alla comunità
benedettina si aggiungessero monache
agostiniane, delle “Signore Bianche
Veteri di Porta Ticinese”.
In quegli anni la basilica fu abbellita a
spese della badessa Maria De
Robacarri, di cui rimane la lastra
tombale datata 1333.
Tra il settembre e l’ottobre 1239
l'esercito milanese si accampò qui per
fronteggiare l’armata dell'imperatore
Federico II, attestata a Cassino
Scanasio.
Da qui i milanesi riversarono sul campo
imperiale le acque del sistema irriguo,
allagandolo e costringendo l'imperatore
alla ritirata.
Nel 1455 il corteo nuziale di Tristano
Sforza e Beatrice d’Este sostò a Santa
Maria “Rossa”, come ormai veniva
chiamata, dimenticando il vecchio
riferimento “ad fonticulum”.
Nel 1568 il cardinale Carlo Borromeo
poneva la basilica e il monastero alle
dipendenze della parrocchia di San
Gottardo.
Nel 1782 il monastero veniva
soppresso dall'imperatore Giuseppe II
e il complesso adibito ad azienda
agricola; il comune di Milano, attuale
proprietario del complesso, ha
recentemente provveduto al restauro
della basilica e di quasi tutti gli edifici
agricoli circostanti.
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San Barnaba in Gratosoglio
Nel quartiere Gratosoglio, in via
Feraboli, ai numeri civici 37 e 39,
è visibile l'edificio che per secoli
ha ospitato il monastero di
Gratosoglio.
Il monastero, situato presso l'antica
st rada romana Milano - Pa vi a
(l'attuale via Missaglia), fu fondato
tra il 1107 e il 1130 da un gruppo
di monaci benedettini, appartenenti
alla osservanza vallombrosiana e
fu dedicato a San Barnaba
apostolo, all'epoca ritenuto
fondatore della chiesa milanese.
Il monastero prosperò per quattro
secoli, poi la carenza di vocazioni
lo fece decadere.
Per assicurare l'ufficiatura della
Chiesa, dal 1545 al 1567, vi furono
fatti risiedere sacerdoti secolari e,
in seguito, i Carmelitani “calzati”
della congregazione di Mantova.
Nel 1600 vi si insediò il Terzo
Ordine Francescano, che vi rimase
fino alla soppressione, disposta dal
1782 dall'imperatore Giuseppe II.
Il 4 aprile 1783 vi veniva istituita la
parrocchia di San Barnaba in
Gratosoglio che, il 24 aprile 1946,
veniva trasferita nella nuova chiesa
poco distante e collocata nella
stessa via Feraboli.
Attualmente l'antico monastero è
occupato da abitazioni private e
l'antica Chiesa abbaziale è adibita
a magazzino.
Roggia Vettabbia
La Roggia Vettabbia nasce in epoca
romana, durante le opere di
convogliamento delle acque provenienti
da nord; questo canale, in passato
probabile estensione naturale del fiume
Nirone, viene creato con funzioni di
scarico delle acque del Seveso, della
Molia e di altri corsi d'acqua minori e
sfocia nel Lambro in prossimità di
Melegnano.
al termine latino vectabilis (capace di
trasportare) in quanto navigabile in
epoca antica.
La successiva evoluzione della città
ha ridotto la Vettabbia ad un comune
canale agricolo che raccoglie le acque
milanesi, snodandosi verso sud nel
Parco Agricolo Sud Milano, attraverso
i campi, in direzione dell'Abbazia di
Chiaravalle e poi, sempre attraverso il
Parco, in direzione di Melegnano.
L'origine del nome si rifà probabilmente
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Cascina Campazzo
“Azienda Agricola Bianchini Antonietta,
Falappi Andrea e Falappi Nazzareno s.s.”
Indirizzo: Via Marcello Dudovich, 10 - 20141 Milano
Contatti: 02 89500565 / [email protected]
Tipologia aziendale: cerealicolo-zootecnica, bovini da latte.
Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco del Ticinello ed è sede
del comitato di gestione del parco stesso.
Il patrimonio zootecnico è costituito da circa 130 vacche da latte.
L’azienda inizia la sua attività nel 1952 ed oggi conduce circa 24 ettari
di terra.
Una quota parte di questi terreni è coltivata con il metodo della marcita
da cui si ottiene un ottimo foraggio per i bovini.
Presso la sede aziendale si svolgono diverse iniziative ed incontri culturali,
nonché feste ed attività didattiche.
Il 2% della produzione totale di latte è venduta direttamente in azienda
tramite apposito distributore.
Cosa offre: vendita diretta di latte crudo, visite aziendali per scolaresche,
feste in cascina.
Cascina Guinzana
“Azienda Agricola Guinzana
di Bertocchi Cecilia”
“Azienda Agricola Amighetti Claudia”
Indirizzo: Via Ripamonti, 561
20100 Milano
Contatti: 02 57604638
Tipologia aziendale: aziende cerealicole.
Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco agricolo Sud Milano.
Si coltivano mais e frumento.
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Cascina Gaggioli
“Azienda Agricola Bossi F.lli e Quattri Carla”
Indirizzo: Via Selvanesco, 25 - 20100 Milano
Contatti: 02 57408357
[email protected]
Tipologia aziendale: azienda agrituristica, vendita diretta, ippoturismo.
Curiosità: Azienda biologica ed agriturismo con pernottamento e
ristorazione. Spaccio agricolo con vendita diretta di prodotti aziendali quali
riso, carne, miele etc...
Cosa offre: ippoturismo e visite aziendali, spazi atterezzati per bambini.
Cascina Amata
“Azienda Agricola Ercoli Ermenegilda & Figli”
Indirizzo: Via Manduria, 69 - 20142 Milano
Contatti: 02 8264310
Tipologia aziendale: cerealicolo-zootecnica, bovini da latte.
Curiosità: l’azienda è ubicata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano,
alleva circa 150 capi da latte.
La cascina, di proprietà, risale al 1500 ed era di alcuni frati cistercensi.
Cosa offre: visite aziendali previo appuntamento.
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Cascina Macconaghino
“Azienda Agricola Citterio Antonio”
Indirizzo: via Macconago, 20 - 20142 Milano
Contatti: 02 8261469
Tipologia aziendale: cerealicola.
Curiosità: azienda di famiglia da più di settanta anni, dedita alla produzione
di mais ed orzo.
Sempre restando in via Macconago è possibile far visita al vicino maneggio,
che offre, oltre alla scuola di equitazione, la possibilità di fare passeggiate
a cavallo.
In progetto: ristrutturazione edifici per affittare camere per pernottamenti.
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Chiaravalle
“Chiaravalle con
Bagnolo, celebre
monastero
dei
Cistercensi, fu fondato
da S. Bernardo nel 1135
e soppresso nel 1797 dai francesi.
Fu questo monastero arricchito dalle
famiglie milanesi, e fra le altre
dall’Archinta, in guisa che nel 1237 fu
in caso d’imprestare una somma
ragguardevolissima di denaro alla
repubblica di Milano.
Ottone Manzo, cittadino milanese, con
testamento del novembre 1143 lasciò
al monastero di Chiaravalle dei fondi
in Vicomaggiore.
Bellebono da Trezzo donò parimenti
una possessione in Gessate, ma i
monaci la cambiarono colla Grancia di
Vilione, o Vione a Basiglio.
I monaci possedevano più di 54.000
pertiche di terreno, ed avevano nove
Grangie. Nel 1295 vi morì Ottone
arcivescovo, e il suo cadavere fu recato
processionalmente alla città.
Qua si recò tutta la nobiltà nel 1300 a
ricevere Beatrice d’Este di Modena,
che veniva sposa di Galeazzo Visconti.
Qui pure si trovò tutto il popolo e clero
ad accogliere Cassone Torriano eletto
arcivescovo di Milano dal capitolo
metropolitano.
Furono gli abati di Chiaravalle distinti
con vari privilegi, ed adoperati in affari
importanti, come fra gli altri fu la pace
conchiusa nel 1279 tra i nobili ed il
popolo di Milano. L’Arcivescovo Oberto
Terzaghi consacrò gli altari di questa
chiesa nel 1196 e l’arcivescovo Enrico
Settala la chiesa stessa nel 1221. Eravi
nella sacrestia una preziosa croce
gemmata, lavoro dell’882.
Nel cimitero posto dinnanzi alla chiesa
si vedono i sepolcri di alcuni Torriani.
La parte di questa parrocchia detta
Bagnolo deve aver preso il nome dai
bagni, che i Romani mettevano nelle
ville vicine alla città.
Quintosole dipendeva dal 1053 dai
canonici di S. Ambrogio. I piacentini
venuti in soccorso dei Milanesi qui
posero gli accampamenti contro il
Barbarossa.
Vigentino dopo la distruzione di Milano
fu il soggiorno dei cittadini di P. Ticinese
per cinque anni, nei quali dovettero
fabbricare all’imperatore un sontuoso
palazzo, di cui non si vedono neppure
gli avanzi.
Passò il vincitore Federico in mezzo ai
miserabili milanesi, insultò alle loro
lacrime, e gli aggravò della nuova
imposta di 229,000 lire, somma
esorbitante in quei tempi.”
Così un’antica cronaca del XVIII secolo.
Dopo le distruzioni dei francesi nel
1797 il monastero, passato in proprietà
al Comune di Milano, cadde in rovina
e la Chiesa divenne sede della
parrocchia locale, eminentemente
agricola.
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Il Beato Cardinale Schüster (monaco
benedettino) appena nominato nostro
arcivescovo nel 1929 pensò di far
ritornare i monaci, ma ne fu impedito
prima dal fascismo poi dalla guerra
mondiale.
Il sogno si realizzò nel dopoguerra agli
albori del 1950 quando i monaci
cistercensi ripresero possesso della
Basilica e del diruto monastero che in
mezzo secolo è stato splendidamente
restaurato.
Ora nella Basilica risuona l’ufficio divino
dei monaci cistercensi e il monastero
è ridiventato un grande centro di
spiritualità e di carità.
Mulino di Chiaravalle
giungeva alla ruota, si affaccia su un
ampio cortile cintato (che si prevede
di recuperare con un accurato progetto)
nel quale sorgevano la cascina ed altre
attrezzature.
Il mulino si compone di locali di epoche
diverse, raggruppati intorno ad un
edificio del XII secolo ed è diviso in
due parti: la prima è costituita da un
piano terra e un primo piano utilizzati
a suo tempo come deposito di
frumento, mentre la seconda consta di
un piano terra inserito nel fossato, dove
c’è tuttora la sella della ruota, e un
piano superiore che poggia su archi
impostati sugli argini del fossato.
La tipologia di impianto è a pianta
rettangolare con muro di spina,
copertura a due falde in coppi con
capriate a vista e prospetti scanditi da
bucature ad arco e monofore.
Sono da poco terminati i lavori di
ripristino statico e di restauro, con
l'inserimento di una ruota in legno per
le nuove funzioni molitorie, utilizzando
le acque provenienti dall'impianto di
depurazione di Nosedo.
(Fonte Parco Agricolo Sud Milano)
Il mulino di Chiaravalle sembra essere
stato costruito contemporaneamente
all’Abbazia, anche se il primo
documento che lo cita è un testimoniale
del 1238 che individua, però, solo il
corpo centrale e le due ruote.
Bisogna aspettare fino al 1700 per
avere ulteriori notizie al riguardo, con
indicazioni più precise sulla sua attività
e sulla definizione dello spazio.
Nel 1798 il mulino - di proprietà dei
Padri Cistercensi - venne venduto.
Successivamente il manufatto subì
diverse trasformazioni: prima divenne
casa del mugnaio e poi fu suddiviso
addirittura in 13 subalterni.
L’ e d i f i c i o f u d e f i n i t i v a m e n t e
abbandonato intorno al 1963, con il
trasferimento delle ultime famiglie.
Sebbene i cistercensi fossero rientrati
a Chiaravalle già nel marzo del 1952,
dopo più di un secolo e mezzo di
forzata lontananza, la Comunità
riacquisì l’antico mulino e l’annessa
marcita solo nel 1977.
L’edificio, posto a cavallo di un corso
d’acqua derivato dalla più famosa
Vettabbia che, mediante una paratoia,
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Nosedo
Inaugurato nel 2003, è
attualmente il più grande
depuratore d'Europa,
con una media di
432.000 m 3 /giorno ed
una capacità di trattamento equivalente
a 1.250.000 abitanti sorge a sud est di
Milano, nei pressi dell'Abbazia di
Chiaravalle.
Si tratta di un territorio ricco di valori
paesistici e culturali, con un'articolata
rete idrografica di rogge e fontanili che
ha legato la sua storia al lungo lavoro
di bonifica e riorganizzazione territoriale
operato dai monaci cistercensi.
Il complesso è accessibile da nord dove
sono collocati gli edifici adibiti ai servizi
ed alla rappresentanza.
Per questi fabbricati, la scelta dei
materiali, per la maggior parte materici,
è stata dettata dalla volontà di
dichiarare un legame con la tipologia
edilizia della cascina, molto diffusa in
questa parte di territorio.
Un ruolo importantissimo svolge il
progetto di inserimento ambientale
dell’impianto depurativo che si prefigge
lo scopo di realizzare un parco di oltre
cento ettari con interventi atti alla
ricomposizione paesistico-ambientale
di una porzione dell'antica Valle della
Vettabbia.
Fontanile
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Naviglio
(Tratti del Naviglio si incontrano lungo l’itinerario 4, 5, 6)
1438, il meccanismo della conca
realizzata nel canale di collegamento
che si trovava in via Arena.
Il primo meccanismo utilizzato fu molto
rudimentale e dispendioso, si trattava
in pratica di costruire ogni volta un
muro di legname a poppa delle
imbarcazioni per permettere il loro
innalzamento fino al livello della fossa
interna, il muro veniva costruito e
demolito ad ogni passaggio di
imbarcazione con dei tempi
incompatibili con la richiesta di
materiale da parte del cantiere del
Duomo.
Fu quindi studiato e messo a punto il
meccanismo della conca permanente;
la prima fu in via Arena e in seguito
venne costruito un sistema di conche.
La soluzione del problema dei dislivelli
fece guardare con ottimismo alla
realizzazione di nuove imprese, un
canale diretto a Pavia e il
congiungimento con l’Adda.
I primi modesti navigli sono degli ultimi
secoli del primo millennio.
La costruzione del Naviglio Grande
cominciò nel 1179 tre anni dopo la
grande vittoria dei milanesi a Legnano
contro l’Imperatore Federico
Barbarossa; il primo tratto si limitò a
collegare il Ticino con Gaggiano, nel
1187 arrivò a Trezzano e nel 1209
fino a Milano presso la chiesa di
Sant’Eustorgio.
Risale al 1386 la posa della prima
pietra del Duomo al quale Gian
Galeazzo Visconti aveva destinato i
marmi ricavati dal Lago Maggiore; fu
necessario quindi creare un
collegamento tra il Naviglio Grande e
la Fossa interna per permettere alle
barche di giungere al laghetto di Santo
Stefano (l’attuale via laghetto).
Si poneva il problema del
superamento del dislivello fra i due
corsi d’acqua, fu inventato, intorno al
Curiosità:
il sistema delle conche non fu
inventato da Leonardo, come molti
sostengono bensì dagli ingegneri della
fabbrica del Duomo. Leonardo, infatti,
giunse a Milano per la prima volta nel
1482, quarantacinque anni dopo la
sua invenzione.
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Cascina Zerbone
“Azienda Agricola Arioli cugini s.s.
di Angelo ed Egidio Arioli”
Indirizzo: Via Elio Vittorini, 2 - 20138 Milano
Contatti: 02 58016891
Tipologia aziendale: azienda zootecnica, alleva bovini da latte di razza
Frisona.
Curiosità: l’azienda è ubicata nel quartiere milanese Ponte Lambro, ha
un allevamento di 180 capi di bovini da latte con una produzione media
di 20 quintali/giorno di latte.
Tutto il latte prodotto viene conferito a Galbani che lo trasforma nella
famosa mozzarella Santa Lucia.
Cosa offre: visite aziendali - previo appuntamento telefonico.
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San Lorenzo in Monluè
L’ A b b a z i a d i S a n
Lorenzo in Monluè fu
costruita nel XII secolo
come dipendenza
agricola dai monaci
Umiliati della sede di Milano Via Brera.
Gli Umiliati applicarono le tecniche di
coltivazione e di allevamento allora
importate da circa 100 anni a
Chiaravalle dai Cistercensi.
La zona era ed è particolarmente fertile
e l’abbondanza delle acque vi ha fatto
collocare nei primi decenni del
ventesimo secolo, l’idroscalo, quando
ancora si pensava che il trasporto aereo
si sarebbe svolto con gli idrovolanti.
La chiesa dei monaci è a una sola
navata di impianto rettangolare più
l’abside e sebbene bisognosa di
restauri soprattutto nelle adiacenze è
ancora in buone condizioni.
Nell’adiacente cascina ex monastica,
hanno sede numerose attività culturali
e umanitarie.
In zona, nonostante la gran parte delle
aree sia stata assorbita dall’aeroporto,
vi sono ancora numerose attività
agricole.
Scorci in cascina
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Vivaio F.lli Martini
“Azienda Martini F.lli s.s.”
Indirizzo: Via Cavriana, 60 - 20134 Milano
Contatti: 02 70128324
Tipologia aziendale: florovivaista.
Curiosità: l’azienda dispone di un’ampia gamma di piante ed essenze
coltivate direttamente.
La famiglia Martini gestisce l’attività dal lontano 1926, e vende nel vivaio
di via Cavriana tutta la produzione.
Cosa offre: visite in azienda (scuole) - stage e tirocini.
In progetto: ristorazione - pernottamento / spazi per feste ricevimenti.
Cascina Cavriano
“Azienda Agricola Colombo
Roberto
A.A.”
Arioli cugini
s.s. diGiulio
Angelo
ed Egidio Arioli”
Indirizzo:
ViaElio
Cavriana,
512--20134
Indirizzo: Via
Vittorini,
20138Milano
Milano
Contatti:
02
76119052
Contatti: 02/58016891
Tipologia
aziendale:azienda
aziendazootecnica,
cerealicolo alleva
/ zootecnica
orticola.
Tipologia aziendale:
bovini /da
latte di razza
Frisona.
Curiosità: l’azienda è ubicata nell’area del Parco urbano “Forlanini”.
È membrol’azienda
del Consorzio
ortofrutticolo
di Milano,
è presente
vendita
Curiosità:
è ubicata
nel quartiere
milanese
Ponte con
Lambro,
ha
diretta
presso
l’Ortomercato
di
Milano.
un allevamento di 180 capi di bovini da latte con una produzione media
In 20
azienda
è possibile
di
quintali/giorno
di trovare
latte. animali da cortile, conigli, tacchini, anatre,
galline,
nonché
capre,
maialiconferito
e cavalli. a Galbani che lo trasforma nella
Tutto il latte prodotto viene
Nel 2004mozzarella
all’aziendaSanta
è stato
conferito il riconoscimento “Lombardia che
famosa
Lucia.
Lavora”, da regione Lombardia come merito ad una azienda presente da
oltre
anni.
Nel
1967 la –Camera
di Commercio telefonico.
di Milano conferisce
Cosa280
offre:
visite
aziendali
previo appuntamento
il premio “Fedeltà al lavoro” per il riconoscimento di 246 anni di attività.
Cosa offre: visite aziendali - ristorazione - spazi per feste ricevimenti.
In progetto: ippoterapia e pernottamento / spaccio per vendita diretta.
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Basilica degli Apostoli (S. Nazaro)
È la prima costruita da
Ambrogio che cominciò a
pensarci subito dopo la sua
elezione nel novembre del
374.
Negli ultimi settanta anni, sotto l’ispirazione
del Beato Cardinal Schüster e grazie al
genio di Mons. Arch. Enrico Villa, la
Basilica fu riportata al suo originario
splendore e alla purezza delle sue linee
romaniche.
Ambrogio la volle sulla strada per Roma
(oggi porta Romana), e la consacrò con
alcune reliquie degli Apostoli che egli
stesso andò a prendere a Roma e che
rinchiuse nella stupenda argentea
“capsella” (reliquiario) che ancora si vede
nel nuovo altare.
Recenti studi fatti effettuare dal prevosto
emerito Don Giulio Giacometti, hanno
dimostrato che la mensa del vecchio
altare, una lastra di marmo greco, è proprio
quella consacrata da Ambrogio.
Le reliquie degli Apostoli secondo
Ambrogio, dovevano testimoniare il
legame fra Milano e Roma pur nella
diversità di rito liturgico, di canto e di
disciplina: “dove c’è Pietro, lì c’è la Chiesa
di Milano”.
Anni dopo, Ambrogio scoprì le reliquie dei
Santi Nazaro e Celso dove c’è l’attuale
chiesetta di S. Celso.
Nazaro era un prete ordinato da San Lino,
primo successore di Pietro sulla sede di
Roma, e Celso era un ragazzino, il suo
chierichetto. Furono entrambi martirizzati
agli inizi del II secolo.
Ambrogio lasciò il corpo di Celso nella
Basilichetta a metà dell’attuale Corso Italia
e portò il corpo di Nazaro nella Basilica
degli Apostoli che per questo oggi si
chiama anche S. Nazaro Maggiore.
C’è ancora in bella vista una parte della
relativa lapide dettata da Ambrogio.
Nei secoli e tutt’oggi la Basilica fu
veneratissima; parecchi Arcivescovi vollero
esservi sepolti: San Venerio (circa 405),
San Marolo (circa 420), San Glicerio (circa
440), il grande San Lazzaro di Milano
(circa 450). Vi ha trovato anche sepoltura
l’eremita Matroniano che aveva vissuto
nei boschi e nelle foreste fuori Porta
Romana. Grande è in Basilica la memoria
di S. Lino di cui abbiamo già parlato.
Oggi il prevosto è un uomo di grande
cultura, Don Tarcisio Bove, che si dedica
tra le mille sue attività, alla pastorale
universitaria nella vicinissima Università
Statale di Milano.
Il grand’organo è uno dei più antichi e più
celebri di tutta la città.
Intorno al 1840, nacque in Diocesi di
Milano, prima a Saronno e poi in città a
S. Calogero, il seminario lombardo delle
missioni estere che durante il pontificato
di Pio XI, il milanese Achille Ratti (Papa
dal 1921 al 1939), divenne il PIME
Pontificio Istituto Missioni Estere.
Il ramo femminile del PIME, le missionarie
dell’Immacolata, hanno una casa proprio
a due passi dalla Basilica degli Apostoli,
ed è bello questo legame fra la più antica
Basilica di Ambrogio e il giovane mondo
missionario del PIME e delle sue suore.
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Si ringrazia per la collaborazione:
Sergio Camilli, Andrea Casarino, Valeria Simona Chiesa, Ferruccio Ferrari,
Lucia Filannino e Natale Ghidoli.
LIBRO NON IN VENDITA