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12 maggio 2003 delle ore 02:06
architettura_premi
Pritzker Prize 2003 a Jørn Utzon
Una giuria internazionale assegna uno dei più importanti premi per l’architettura a Jørn Utzon.
E’ l’architetto danese che ha creato l’Opera House di Sidney. Considerata una fra le icone più
rappresentative del panorama architettonico contemporaneo. La premiazione? Il 20 maggio a
Madrid…
"Jørn Utzon ha progettato un edificio
notevolmente bello in Australia che è diventato
un simbolo nazionale per il resto del mondo.
Inoltre, nella sua distinta carriera, ha
progettato parecchi altri importanti opere,
comprendenti complessi residenziali, una
chiesa, abitazioni ed edifici commerciali.
Siamo felicissimi che la giuria abbia ritenuto
giusto riconoscere questo grande talento
mentre noi celebriamo il nostro quarto di
secolo".
Con queste parole Thomas J. Pritzker,
presidente della Hyatt Foundation, ente
promotore del Pritzker Prize, ha proclamato il
vincitore della venticinquesima edizione di
quello che è stato definito il Nobel per
l’architettura, la cui premiazione ufficiale
avverrà il 20 maggio a Madrid.
Una giuria, composta da importanti esponenti
del mondo della cultura architettonica, tra cui
Frank Gehry, premiato nel 1989, ha
riconosciuto in Jørn Utzon soprattutto il merito
di aver progettato uno degli edifici più
significativi della nostra epoca: il Teatro
dell’Opera di Sydney.
La vicenda relativa all’Opera House di Sidney
è lunga e irta di “gioie e dolori” per il giovane
danese, che all’epoca del concorso aveva 38
anni. È il 1957 e il progetto di Utzon, un
architetto ancora poco conosciuto che esercita
la libera professione nel proprio studio in
Danimarca, viene scelto tra altri duecentotrenta.
Descritto dai media come "tre volte di cemento
a forma di conchiglia coperte da piastrelle
bianche", raccontato da Utzon come oggetto
che trae la sua ispirazione dalla forma delle
nuvole o di onde che stanno per infrangersi,
accolto dai critici con stupore e curiosità per
l’originalità, ma anche con diffidenza rispetto
alla complessità strutturale, nel 1966
l’architetto è costretto ad abbandonare
l’incarico in corso d’opera. Il progetto viene
portato a compimento da altri nel 1973.
Nel 1988 Françoise Fromont considera con
amarezza: "(…) A Sydney, della visione di Utzon
non rimangono che le vele piastrellate ed uno
zoccolo di cui neppure il rivestimento è stato
realizzato seguendo il suo progetto". (Fromont
F., Jørn Utzon architetto della Sydney Opera
House, Electa, Milano, 1998).
Ma l’architetto danese non si è fermato a Sidney
ed ha proceduto nel suo percorso progettuale
teso alla ricerca di formule espressive attente
alle esigenze dell’utenza e dialoganti con i
contesti naturali e ambientali.
Inoltre, come spesso accade, la storia rende
giustizia alle persone di valore e talento.
In realtà a Sidney rimane molto di più, come
attesta anche Frank Gehry: "É la prima volta
nella nostra epoca che un pezzo epico di
architettura ha ottenuto una fama così
universale. Le prove e le tribolazioni sofferte
da Utzon non gli hanno in ogni caso impedito
di continuare a lavorare e produrre edifici
superiori, importanti e belli (…), il suo talento,
la sua perseveranza, e la sua onorabile
presenza nel mondo dell’architettura meritano
la sua scelta come vincitore del Pritzker Prize
di quest’anno".
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