Cellule Staminali
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Cellule Staminali
Cellule Staminali L’antigene CD34 nelle fasi iniziali dell’ematopoiesi Il concetto di un precursore comune, rappresentato da una cellula staminale, per tutte le linee del sistema ematopoietico è stato inizialmente proposto, circa un secolo fa, da A. Pappenheim. La conferma sperimentale di tale concetto è stata impossibile fino allo sviluppo di popolazioni di cellule staminali aventi marcatori genetici unici. Esperimenti di trapianto con cellule di questo tipo portano ad una ricostituzione ematologica completa con tutte le cellule mature esprimenti il marcatore originale, confermando l’ipotesi di una singola cellula staminale ematopoietica. Le cellule staminali ematopoietiche primitive e le cellule progenitrici sono eventi molto rari da evidenziare nel midollo spinale e nel sangue periferico così come nel tessuto fetale ematopoietico e nel sangue del cordone ombelicale. Questo compartimento cellulare è in effetti eterogeneo, comprendendo cellule staminali estremamente primitive, progenitori impegnati nel differenziamento e precursori morfologicamente differenziati. Gli studi iniziali sull’ematopoiesi si basavano su colture cellulari in vitro tediose ed esperimenti di trapianto in vivo. Nel 1985 un grande passo avanti è stato realizzato con la scoperta di anticorpi monoclonali che si legano ad una porzione della superficie cellulare presente su tutti i progenitori ematopoietici. Indicata in seguito come CD34, questa molecola rimane l’unico marcatore fenotipico che identifica le cellule ematopoietiche agli stadi primordiali. Approssimativamente lo 0.1% delle cellule mononucleate del sangue periferico normale e dall’1% al 4% delle cellule del midollo spinale esprimono l’antigene CD34. L’identificazione e + la caratterizzazione delle cellule staminali ematopoietiche CD34 hanno aperto nuovi campi di ricerca ed sono divenute di grande interesse sia per la ricerca biologica, sia per quella clinica. L’antigene CD34 La molecola CD34 è una glicoproteina integrale di membrana monomerica di tipo I, di peso molecolare apparente pari a 105-120 kDa. La sequenza di 373 aa della proteina (40 kDa) è pesantemente glicosilata con un massimo di 9 complessi tipo N-glicani e numerosi O-glicani pesantemente sialilati. Questa caratteristica glicosilazione è tipica della famiglia delle sialomucine, che comprende la leucosialina e il CD34. Una caratteristica chiave nella biochimica del CD34 è il polimorfismo della glicosilazione, come dimostrato dalla variabilità degli epitopi nelle analisi immunologiche. Il gene codificante per l’antigene CD34 è localizzato sulla regione cromosomica 1q32, in una regione contenente un gruppo di geni che codificano per le molecole di adesione. Comunque la sequenza amminoacidica del CD34 non presenta omologie identificate con nessuna proteina conosciuta. La funzione dell’antigene CD34 negli stadi iniziali dell’ematopoiesi è ancora vaga. La struttura tipo mucina del CD34 suggerisce un ruolo nell’adesione cellulare, forse nell’adesione dei progenitori e delle cellule staminali alle cellule stromali. E’ interessante il fatto che alcuni anticorpi monoclonali del CD34 (per esempio l’Immu-133) possono indurre adesione cellulare + omotipica nelle linee cellulari CD34 . La porzione citoplasmatica di 73 amminoacidi contiene molti siti potenzialmente fosforilabili che possono essere fosforilati dalla fosfochinasi C in vitro. Comunque, la trasduzione del segnale mediata dal CD34 per mezzo di questo meccanismo non è stata dimostrata. Varie caratteristiche molecolari del CD34 rimangono da spiegare e precisamente: • • • • la natura del suo polimorfismo; l’identità degli enzimi coinvolti nelle sue modificazioni post-trascrizionali; l’identificazione dei suoi ligandi putativi; la determinazione dei substrati citoplasmatici per la trasduzione del segnale mediata dal CD34. Gli anticorpi monoclonali anti-CD34 sono gli unici importanti attrezzi di ricerca per rispondere a queste domande. ANTICORPI MONOCLONALI CD34 Dodici anni dopo lo sviluppo del primo anticorpo monoclonale anti-CD34 (clone My10), più di 30 diversi anticorpi anti-CD34 sono stati ormai descritti e classificati nel corso degli Workshop internazionali HLDA. Per questi anticorpi sono state definite tre classi di reattività sulla base della suscettibilità differenziale della membrana al trattamento enzimatico dell’antigene CD34. Il legame degli anticorpi CD34 è stato analizzato dopo trattamento con neuraminidasi, glicoproteasi O e chimopapaina. Questa classificazione di reattività non corrisponde ad un epitopo esattamente mappato sull’antigene CD34, infatti gli anticorpi di una determinata classe possono riconoscere epitopi separati spazialmente. Viceversa, esperimenti di inibizione incrociata mostrano che anticorpi di classi diverse possono legare epitopi sovrapposti. Gli anticorpi di classe I reagiscono con gli epitopi sensibili a tutti e tre i tagli enzimatici. L’Immu-409 e l’Immu-133 appartengono a questa classe, sebbene entrambi gli anticorpi mostrino caratteristiche distintive: • • 7 -1 l’Immu-409 esibisce una bassa costante di affinità (1.9 x 10 M per legarsi alle cellule KG1a). Nessun progenitore normale e solo pochi campioni leucemici si marcano con l’Immu-409. Così come la reattività dell’Immu-409 è completamente dipendente dalle porzioni carboidratiche, è probabile che l’epitopo riconosciuto da questo anticorpo corrisponda a una struttura oligosaccaridica non standard. L’anticorpo lavora in Westernblotting, Immunoprecipitazione e Citometria a flusso (immunofluorescenza sia diretta, sia indiretta). L’Immu-409 può essere utile nei lavori di ricerca per la mappatura degli epitopi o per la determinazione della distribuzione del polimorfismo del CD34. Non è appropriato per l’immunofenotipizzazione della leucemia acuta. 8 -1 L’Immu-133 ha una costante di affinità di 32 x 10 M . Esso riconosce un epitopo localizzato nelle posizioni amminoacidiche 43-50, a livello della posizione aminoterminale della porzione extracellulare. L’epitopo dipende parzialmente dalle porzioni carboidratiche associate e pare essere ben espresso in varie circostanze. L’anticorpo è impiegabile nella tecnica Western-blotting, nella Immunoprecipitazione e nella Citometria a flusso (immunofluorescenza diretta e indiretta). Gli anticorpi di classe II reagiscono con epitopi che sono resistenti alla neuraminidasi e sensibili alla O-glicoproteasi e alla chimopapaina. Il prototipo anticorpale meglio conosciuto di questa classe è il QBend-10: • 8 -1 Il QBend-10 ha una costante di affinità di 1.3 x 10 M . Esso si lega ad un epitopo localizzato nelle posizioni amminoacidiche 37-55 all’interno della sequenza peptidica. E’ interessante il fatto che questa sequenza si sovrappone con la porzione che è riconosciuta dall’anticorpo di classe I Immu-133, confermando i risultati ottenuti dagli studi di legame di inibizione crociata. Il legame QBend-10 induce l’adesione delle cellule omotipiche, indicando la pertinenza funzionale della regione CD34 riconosciuta dagli anticorpi Immu-133 e QBend-10. Per l’analisi in Citometria a flusso è raccomandata in modo particolare la forma coniugata con ficoeritrina. Questo anticorpo è anche adatto per la tecnica Western-blotting, l’Immunoprecipitazione e l’Immunoistochimica. Gli anticorpi di classe III reagiscono con le molecole CD34 indipendentemente dal loro stato di glicosilazione. Se confrontata con quella degli epitopi di classe I e II, l’espressione degli epitopi di classe III è generalmente maggiore. Comunque, fra diversi anticorpi di classe III si + possono verificare minime variazioni nel modello di marcatura di vari bersagli CD34 . La reattività della classe III sembra corrispondere a tre epitopi conformazionali non sovrapposti. Il 581 è un anticorpo ragguardevole di classe III: • in ogni coniugazione con un fluorocromo il 581 è talmente brillante che la distinzione fra cellule negative e positive è veramente chiara. Questo anticorpo riconosce un epitopo resistente alla denaturazione e può essere utilizzato nella tecnica Western-blotting, a dispetto dei primitivi rapporti che indicavano gli anticorpi di classe III inappropriati per questa applicazione. Ancora può essere utilizzato per esperimenti condotti in immunoprecipitazione. I quattro anticorpi Immu-409, Immu-133, QBend-10 e 581 sono rappresentativi dell’attuale classificazione degli epitopi in tre ampie famiglie. Nonostante le incertezze riguardanti la struttura del CD34, gli anticorpi CD34 sono largamente impiegati per applicazioni nel campo della ricerca come studi immunologici di patologie ematologiche e la conta delle cellule staminali. E’ critico selezionare l’anticorpo e la classe di reattività appropriati, in quando dipendono dal particolare campo di applicazione. Le sezioni seguenti forniscono alcune linee guida. Studi di patologie ematologiche a carattere maligno. L’impiego della Citometria a flusso per eseguire ricerche nell’ambito delle patologie maligne ematologiche è assai diffuso. L’espressione del CD34 è indice di fenotipo immaturo; la sua coespressione con antigeni di differenziazione tipici di fenotipi maturi può definire fenotipi anormali associati con trasformazioni oncogenetiche. Comunque, il polimorfismo dei gradi di glicosilazione nell’espressione del CD34 è il più + grande tranello per l’analisi di leucemia acuta. Ogni cellula leucemica CD34 esprime una combinazione unica di epitopi CD34 e può sfuggire al riconoscimento da parte di determinati anticorpi anti-CD34. Se lo scopo è evidenziare tutte le cellule maligne, allora l’impiego di un anticorpo di classe III è una strategia ragionevole. Per circonvenire la variabilità degli epitopi CD34, un approccio alternativo è mescolare molti anticorpi diretti contro epitopi diversi. Una sfida futura per la ricerca nella caratterizzazione immunologica della leucemia sarà sezionare e classificare le modificazioni post-trascrizionali dell’antigene CD34 in diversi tipi di cellule maligne. Gli anticorpi appartenenti a tutti i tre tipi di classi di reattività si potrebbero mostrare utili a questo riguardo. Enumerazione dei progenitori e delle cellule staminali L’attuale più importante utilizzo a scopo di ricerca degli anticorpi CD34 è l‘enumerazione delle cellule staminali ematopoietiche con la Citometria a flusso. C’è un numero crescente di studi riguardanti la mobilitazione dei progenitori delle cellule del sangue periferico per trapianti di tipo autologo e allogenico. La combinazione degli anticorpi CD34 con la Citometria a flusso + ha reso ciò semplice per identificare e conteggiare le cellule progenitrici CD34 . In questo campo sono state pubblicate molte linee guida, fra cui le raccomandazioni ISHAGE. Questo documento descrive un metodo basato sul gating CD45/SS in combinazione con la marcatura + CD34, che è il più adatto alla determinazione di eventi rari come le cellule CD34 . La scelta dell’anticorpo CD34 è cruciale. Poiché gli epitopi di classe III sono quelli più ampiamente espressi, il 581 è ben adatto per questa applicazione. L’anticorpo J33 è diventato lo standard per l’analisi del CD45. Combinando il 581-PE con il J33-FITC e + utilizzando un’appropriata strategia di gating, il conteggio dei progenitori CD34 è riproducibile e oggettivo. + Lo Stem-Kit CD34 Cell Enumeration Kit fornisce uno strumento sofisticato e dedicato alla ricerca. Lo Stem-Kit contiene cinque reattivi (un reagente a due colori, 581-PE/J33-FITC, un controllo negativo, un reagente di lisi, il controllo positivo Stem-Troll e le fluorosfere Stem+ Count) e permette la determinazione diretta della conta assoluta di CD34 con la Citometria a flusso. Cellule staminali/sottogruppi di progenitori + Il compartimento CD34 , che costituisce solo una piccola frazione del tessuto ematopoietico, comprende cellule a vari stadi di differenziazione, compreso un piccolo gruppo di cellule staminali quiescenti con capacità di autorinnovarsi. L’analisi multiparametrica in Citometria a flusso può essere utilizzata per analizzare l’eterogeneità dell’espressione molecolare a livello della membrana cellulare all’interno di questo compartimento. Particolarmente significativi sono gli studi per determinare il fenotipo del compartimento più immaturo, ossia quelle cellule con capacità di autorinnovamento, come accertato da esperimenti con colture cellulari e di trasferimento. + + Il fenotipo CD34 , CD38 , HLA-DR e CD90(Thy-1) definisce un sottogruppo che contiene le cellule più primitive. L’acquisizione dell’espressione del CD38 e la perdita dell’espressione del CD90 si verifica quando la linea cellulare viene impegnata e c’è la differenziazione delle cellule progenitrici. La differenziazione può essere ulteriormente accertata con l’espressione degli antigeni specifici per la linea, come il CD33, il CD13, il CD7, il CD10, il CD19, il CD56, il CD41a e la Glicoforina A. Anche nuovi antigeni di differenziazione con distribuzione tessutale limitata, come un antigene di membrana specifico per gli eritroblasti, potrebbero dimostrarsi utili nello studio degli stadi iniziali di differenziazione ematologica. I profili di espressione delle citochine e dei recettori dei fattori di crescita sono importanti chiavi di ampliamento e conoscenza della regolazione delle cellule progenitrici tramite le citochine e i mediatori solubili. I prodotti delle molecole proto-oncogeniche c-kit (CD117) e FLT3/FLK2 (CD135) sono i recettori del fattore di crescita tirosinchinasi che sono espressi sulle cellule staminali ematopoietiche e sono coinvolti nel controllo della proliferazione cellulare. Molto recentemente sono stati caratterizzati nuovi recettori espressi sulle cellule progenitrici. Un esempio è dato dal recettore per il Poliovirus (PVR, CD155) e le relative molecole di membrana omologhe denominate PRR. La funzione e i ligandi fisiologici di PVR/PRR non sono ancora stati identificati. La disponibilità di nuovi anticorpi monoclonali verso queste molecole aiuterà ad aprire un nuovo campo di indagine nella biologia degli stadi iniziali della ematopoiesi. INTERAZIONI Un altro aspetto eccitante è rappresentato dal ruolo del microambiente interno degli organi ematopoietici nella regolazione e nel sostegno della differenziazione e dell’autorinnovamento delle cellule staminali ematopoietiche. Il tessuto stromale è un compartimento eterogeneo comprendente le cellule endoteliali con due principali tipi cellulari in aggiunta: i macrofagi centrali e le cellule reticolari. Queste sono associate entrambe alla matrice extracellulare che consiste essenzialmente di fibronectina e proteoglicani eparansolfati. I proteoglicani caricati negativamente possono agire come una riserva che concentra i fattori di crescita + ematopoietici, rendendoli disponibili per i progenitori CD34 . Le interazioni fra le cellule stromali e le cellule staminali affini sono cruciali per il mantenimento e la guida delle cellule staminali. Sono coinvolte sia l’adesione cellulare eterotipica, sia quella omotipica, così come le interazioni di tipo adesivo con la matrice extracellulare. + Le cellule CD34 esprimono molte molecole di adesione appartenenti a famiglie distinte come integrine (VLA-4), selectine (L-selectina), adressine (CD44) e molecole di adesione della superfamiglia delle immunoglobuline (PECAM-1, CD31). I corrispondenti ligandi fisiologici per queste molecole di adesione possono essere trovati sia sulla membrana delle cellule stromali, che nella matrice extracellulare. La disponibilità di un ampio pannello di anticorpi monoclonali diretti contro le molecole di adesione permette ulteriori indagini in questo campo.