Report analitico sulla caccia - Leggi regionali

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Report analitico sulla caccia - Leggi regionali
Legge regionale di modifica della disciplina
faunistico-venatoria
Analisi di Impatto della Regolazione
REPORT ANALITICO
Legge regionale di modifica della disciplina faunistico-venatoria
Analisi di Impatto della Regolazione
REPORT ANALITICO
Indice:
Premesse..............................................................................................................................................2
A) Ambito di intervento .......................................................................................................................6
B) Esigenze sociali, economiche e giuridiche delle amministrazioni e dei destinatari ...................8
C) Obiettivi generali e specifici .........................................................................................................11
D.1) Opzioni preliminari....................................................................................................................12
D.2) Selezione delle opzioni rilevanti ..............................................................................................17
E) Valutazione economica delle opzioni ..........................................................................................19
F) Opzione preferita: motivazioni della scelta ................................................................................32
APPENDICE – Consultazioni ............................................................................................................34
Allegati:
Dati di sintesi delle consultazioni
Modello questionario sottoposto ai consultati
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
Premesse
PROPOSTA REGOLATIVA – DESCRIZIONE
Riforma del sistema di programmazione e controllo per la gestione della fauna e l’esercizio
dell’attività venatoria nella Regione Friuli Venezia Giulia
DIPARTIMENTO – SETTORE - UFFICIO
Direzione centrale risorse agricole, naturali, forestali e montagna
RESPONSABILE DEL GRUPPO DI LAVORO
Daniela Cantarutti - Servizio qualità e semplificazione dell’azione amministrativa
GRUPPO DI LAVORO
Direzione generale:
Servizio qualità e semplificazione dell’azione amministrativa (Gianna Di Danieli; Daniela
Cantarutti; Fabiana Ranzatto; Luca Corazza; Rossella Bascelli);
Servizio programmazione e controllo (Laura Scubogna; Deana Posru);
Servizio statistica (Nicoletta Spiezia);
Direzione Centrale risorse agricole, naturali, forestali e montagna:
Servizio tutela ambienti naturali, fauna e corpo forestale regionale (Laura Roberta Chiussi,
Tiziana D’Este, Massimo Zanetti, Roberto Luise);
Direzione centrale avvocatura regionale:
Servizio progettazione e consulenza legislativa (Anna D’ambrosio);
Consiglio regionale (Luisa Geromet; Rita Di Marzo)
Tutor: Francesco Sarpi
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AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
RIFERIMENTI NORMATIVI GENERALI
Norme comunitarie / internazionali
Direttiva del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici
(79/409/CEE)
Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della
flora e della fauna selvatiche del 21-5-1992 (92/43/CEE), c.d. Direttiva “Habitat”
Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 “Regolamento recante
attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” e successive modifiche e
integrazioni
Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in
Europa, con allegati, adottata a Berna il 19 settembre 1979
Norme di rango costituzionale
Costituzione:
Principi costituzionali interessati dalla proposta regolativa: articoli 9 (tutela del paesaggio);
32 in correlazione agli artt. 2 e 3 secondo comma (tutela della salute e diritto ad un
ambiente salubre come diritto della personalità); 41 (libertà di iniziativa economica);
- l’articolo 117, lett. s) identifica la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali
come materia attribuita alla competenza esclusiva dello Stato.
La Corte Costituzionale ha tuttavia chiarito che l'ambiente come "valore" costituzionalmente
protetto, in quanto tale, delinea una sorta di materia "trasversale", in ordine alla quale si
manifestano competenze diverse, che ben possono essere regionali (sent. Corte Cost. n. 407
del 2002).
Con la sentenza n. 536 del 20 dicembre 2002 la Corte Costituzionale é ritornata su questo
argomento ribadendo che la disciplina statale rivolta alla tutela dell'ambiente e
dell’ecosistema può incidere su materia riservata alla potestà legislativa regionale (nella
specie la materia era la caccia), ove l'intervento statale sia rivolto a garantire standard
minimi e uniformi di tutela (della fauna), specie quando essi si inseriscono in un contesto
normativo comunitario e internazionale rivolto alla tutela, trattandosi di limiti unificanti che
rispondono a esigenze riconducibili ad ambiti riservati alla competenza esclusiva dello Stato;
entro questi limiti, la disciplina statale va applicata alle regioni, anche se esse dispongano in
materia di competenza legislativa esclusiva, fermo restando che altri aspetti connessi alla
regolamentazione (dell'esercizio venatorio) rientrano nella competenza di queste ultime.
Statuto speciale della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia (L. Cost. 31.01.1963,
n. 1):
Art. 4: potestà legislativa esclusiva in materia di caccia e pesca
Art. 6: potestà legislativa integrativa in materia di tutela del paesaggio, della flora e della
fauna
Norme statali
La legge 11 febbraio 1992, n. 157, “Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio”, è la legge quadro nazionale e prevede:
- la programmazione della gestione della fauna sul territorio agro-silvo-pastorale nazionale,
sia esso destinato all’agricoltura, occupato da boschi e foreste ovvero riservato a pastorizia,
mediante pianificazione faunistico-venatoria tesa a salvaguardare le specie carnivore nelle
loro effettive capacità riproduttive anche con il contenimento naturale di altre specie e a
conseguire riguardo alle altre specie la densità ottimale, mediante la riqualificazione
dell’ambiente e la regolamentazione del prelievo venatorio. Secondo la legge nazionale, il
Piano faunistico-venatorio regionale è il risultato cui giungono le Regioni, esplicando le loro
funzioni amministrative di programmazione generale e di coordinamento dei piani faunisticovenatori predisposti dalle Province. Il punto di riferimento della programmazione nazionale
sono gli ambiti territoriali di caccia, di dimensioni sub-provinciali, che siano il più possibile
omogenei e delimitati da confini naturali
- un sistema sanzionatorio con ampia casistica di sanzioni penali, amministrative e
accessorie secondo la gravità del fatto
La legge 5 agosto 1981, n. 503, contiene norme per la “Ratifica ed esecuzione della
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AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in
Europa, con allegati, adottata a Berna il 19 settembre 1979”.
Norme regionali
La legge regionale 15.05.1987, n. 14 contiene norme in materia di “Disciplina
dell’esercizio della caccia di selezione per particolari prelievi di fauna selvatica”.
La legge regionale 18.05.1993, n. 21, dal titolo “Norme integrative e modificative in
materia venatoria”, è stata parzialmente abrogata dalla legge regionale n. 30/1999. L’art. 15
della legge in esame prevede una sanzione amministrativa pecuniaria residuale per le
violazioni di disposizioni statali e regionali non specificamente sanzionate e non riconducibili
alle violazioni di cui agli articoli 30 e 31 della legge n. 157/92.
La legge regionale 17.07.1996, n. 24 detta “Norme in materia di specie cacciabili e
periodi di attività venatoria ed ulteriori norme modificative ed integrative in materia
venatoria e di pesca di mestiere” .
La legge regionale 31.12.1999, n. 30, “Gestione ed esercizio dell’attività venatoria nella
Regione Friuli-Venezia Giulia” ha provveduto ad una sostanziale ristrutturazione del sistema
di gestione dell’attività faunistico-venatoria secondo nuovi metodi di programmazione e di
controllo, prevedendo:
- la programmazione della gestione della fauna mediante adozione del Piano regionale
pluriennale di gestione faunistica (art. 18);
- la gestione faunistico-venatoria mediante introduzione del principio di autogestione di
Riserve di caccia, Distretti venatori, e di altri organismi privati operanti nel settore quali
aziende faunistico-venatorie, aziende agri-turistico-venatorie e zone cinofile (articoli 7 e 10);
- l’attività di controllo svolta dall’Amministrazione regionale sugli atti dei Distretti venatori
(art. 16), sull’attività del singolo cacciatore (art. 26 ), e sugli ungulati (art. 36);
- l’introduzione di alcune tipologie di sanzioni disciplinari (art. 38) irrogate da Commissioni
disciplinari di primo grado e d’appello istituite presso l’Amministrazione regionale (art. 25).
Altri atti normativi
D.P.G.R. 20.04.2000, n. 0128/Pres. “Regolamento concernente il tesserino regionale di
caccia per il Friuli-Venezia Giulia di cui all’articolo 26 della legge regionale 31 dicembre 1999,
n. 30”
D.P.G.R. 25.10.2000, n. 0375/Pres. “Regolamento per la disciplina delle aziende
faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico-venatorie”
D.P.G.R. 30.01.2002, n. 025/Pres. “L.R. n. 30/1999, art. 3, comma 4. Identificazione
della superficie agro-silvo-pastorale della Regione FVG ai fini faunistici”
D.P.Reg. 28.03.2003, n. 090/Pres. “Regolamento recante le modalità di coordinamento
operativo fra i diversi enti, organismi e soggetti preposti alla gestione faunistico-venatoria in
attuazione dell’articolo 21, comma 6, della legge regionale 31 dicembre 1999, n. 30.”
D.P.Reg. 12.10.2004, n. 0329/Pres. “Regolamento recante procedure e criteri per il
funzionamento del Comitato di saggi e delle Commissioni disciplinari nonché per l’irrogazione
delle sanzioni disciplinari, emanato ai sensi dell’articolo 25, comma 11, della legge regionale
30/1999. Approvazione.”
D.P.G.R. 27.06.1988, n. 0270/Pres. “Regolamentazione in materia di caccia di selezione
di cui agli artt. 2, 3 e 6 della legge regionale 15 maggio 1987, n. 14”.
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AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
INFORMAZIONI ESISTENTI
DATO
FONTE
(N. destinatari per tipologia, voci di
costo/beneficio, parametri per stimare
costi e benefici)
Territorio regionale totale e superficie RAFVG
agro-silvo-pastorale regionale
Territorio precluso alla caccia
RAFVG
PERIODICITÀ
ULTIMO
DETTAGLIO
PERIODO
TERRITORIALE
DISPONIBILE
2002
Regionale
2004
Regionale
RAFVG
2004
Regionale
RAFVG
2004
Regionale
Territorio
destinato
alla
gestione
faunistico-venatoria privata
Territorio
destinato
alla
gestione
faunistico-venatoria pubblica
Numero ed estensione Riserve di caccia,
Distretti venatori, aziende faunisticovenatorie,
aziende
agri-turisticovenatorie, zone cinofile
Numero cacciatori
RAFVG
Annuale
31.01.2005
Regionale
RAFVG
Annuale
31.01.2005
Provinciale
Numero agenti di vigilanza
Province
Annuale
2003
Provinciale
e Province e Annuale
RAFVG
Questure
Annuale
2003
Provinciale
Numero violazioni accertate penali
amministrative
Numero sanzioni accessorie irrogate
Numero
sanzioni
irrogate
dalla
Commissione disciplinare
Costo orario degli agenti di vigilanza
provinciale
Costo orario del personale impiegato
nella Commissione disciplinare di I grado
Costo delle sedute della Commissione
disciplinare di II grado
Numero abbattimenti distinto per specie
Provinciale
RAFVG
Semestrale
2005
Regionale
RAFVG
Pluriennale
2005
Regionale
RAFVG
Pluriennale
2005
Regionale
RAFVG
Semestrale
2005
Regionale
RAFVG
Annuale
2004
Regionale
Numero di abbattimenti difformi rispetto RAFVG
al piano di abbattimento
Numero immissioni di fauna effettuate
RAFVG
Annuale
2004
Regionale
Annuale
2004
Regionale
2005
Regionale
2003
Provinciale
Prezzo unitario immissioni
Ente tutela
fauna
di RAFVG
Numero illeciti legati al tentativo
eludere i sistemi di controllo
Illeciti commessi con metodi e tecniche
di caccia illeciti
Percentuale
piani
di
abbattimento
completati in misura inferiore al 75%
Costo
personale
dipendente
della
Regione FVG impiegato nell’attività
disciplinare
Costo
personale
non
dipendente
impiegato nell’attività disciplinare
Altri costi sostenuti dalla pubblica
amministrazione per l’attività disciplinare
RAFVG
Annuale
2003
Provinciale
RAFVG
Semestrale
2004-2005
Regionale
RAFVG
Semestrale
2004-2005
Regionale
RAFVG
Semestrale
2004-2005
Regionale
RAFVG
Semestrale
2004-2005
Regionale
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AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
A) Ambito di intervento
A.1 CONFINI OGGETTIVI
ATTIVITÀ INTERESSATE
DALL’INTERVENTO
AMBITO TERRITORIALE DI
RIFERIMENTO
SETTORI DI ATTIVITÀ
ECONOMICA COINVOLTI
Attività di programmazione della gestione faunistica e
dell’attività venatoria
Controlli sull’attività venatoria
Sanzioni conseguenti ad illeciti venatori
Regione FVG
"Allevamento di altri animali"
"Caccia e cattura di animali per allevamento e ripopolamento di
selvaggina, compresi i servizi connessi".
A.2 CONFINI SOGGETTIVI
Categoria destinatari
Descrizione soggetto
(per tipologia)
Cacciatori
Numero
Dimensione
(imprese)
11.690
DESTINATARI DIRETTI
DESTINATARI INDIRETTI
Organismi di
autogestione:
− Riserve di caccia
− Distretti venatori
− Aziende faunisticovenatorie
− Aziende agri-turisticovenatorie
− Zone cinofile
237
15
41
3
6
Imprese operanti nel settore
caccia e collegati
Cittadini e generazioni future
−
AMMINISTRAZIONI
COINVOLTE
−
Amministrazione
regionale
Amministrazioni
Provinciali (Gorizia,
Pordenone, Trieste,
Udine)
1
4
6
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
A.3 ORGANISMI RAPPRESENTATIVI
Tipologia destinatario
DESTINATARI DIRETTI
Organismi rappresentativi interessati dalla regola
Associazioni venatorie
Federazione italiana della caccia, Associazione migratoristi
italiani, Associazione nazionale libera caccia, ARCI-Caccia,
Unione nazionale Enalcaccia pesca e tiro, Ente produttori
selvaggina, Associazione italiana della caccia – Italcaccia,
Circolo friulano cacciatori, Unione nazionale cacciatori zona
Alpi
Associazioni di protezione ambientale
Amici della terra, Club Alpino Italiano (C.A.I.), Federnatura,
Fondo per l’Ambiente Italiano (F.A.I.), Greenpeace, Italia
Nostra, Legambiente, Lega Italiana Protezione Uccelli
(L.I.P.U.), WWF Fondo Mondiale per la Natura, Lega
Abolizione caccia (L.A.C.), Ekoclub, Ente Nazionale
Protezione Animali (E.N.P.A.).
DESTINATARI INDIRETTI
Organizzazioni professionali agricole
Confagricoltura - Federazione Regionale Delle Unioni
Agricoltori Del Friuli Venezia Giulia, Confederazione Italiana
Agricoltori, Associazione Autonoma Aderente Alla
Confederazione Italiana Agricoltori, Confederazione
Nazionale Coltivatori Diretti - Coldiretti
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AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
B) Esigenze sociali, economiche e giuridiche delle
amministrazioni e dei destinatari
B.1. RAGIONI DI OPPORTUNITÀ DELL’INTERVENTO
L’esercizio dell’attività venatoria è consentito solo nei limiti in cui non contrasti con
l’esigenza di conservazione della fauna, che è considerata dalla legge patrimonio
indisponibile dello Stato.
Il sistema attuale di programmazione della gestione della fauna sul territorio appare
fortemente lacunoso. Non è ancora stato adottato il piano regionale pluriennale di
gestione faunistica che, ai sensi dell’art. 18 della legge regionale n. 30/99, dovrebbe
costituire l’atto fondamentale di programmazione avente come obiettivo la
conservazione, riproduzione e miglioramento delle condizioni della fauna, nonché il
razionale sfruttamento della stessa sotto il profilo venatorio. Tale atto è in corso di
elaborazione.
In attesa che uno strumento di programmazione generale divenga operativo, la
gestione dell’attività venatoria si fonda attualmente in larga misura sul principio di
autogestione (art. 7, legge regionale n. 30/99), che vede riconosciuto un ruolo primario
ad organismi di diritto privato (Riserve di caccia, Distretti venatori, Aziende faunistico
venatorie), con attribuzione alla Pubblica Amministrazione di una generale funzione di
controllo sugli atti degli stessi.
Ciò che emerge è che la programmazione della gestione faunistica così come
attualmente impostata fa registrare sul territorio un preoccupante squilibrio tra la
consistenza di alcune specie animali presenti sul territorio e la potenzialità faunistica
dello stesso. In sostanza, vi sono aree geografiche che per le loro caratteristiche
ambientali potrebbero consentire uno sviluppo di alcune specie di fauna molto maggiore
rispetto al numero di esemplari realmente presenti, la cui proliferazione sul territorio
appare pertanto minacciata, se non immediatamente, quanto meno nel lungo periodo.
Pur essendo ancora in corso indagini e approfondimenti in relazione a tale fenomeno,
i dati raccolti fanno lecitamente sospettare che esso sia almeno in parte dovuto al fatto
che il numero degli abbattimenti effettuati non è congruo in relazione alla consistenza
faunistica del territorio. Ciò può essere dovuto a fenomeni di bracconaggio (prelievo di
fauna assolutamente incontrollato da parte di persone non autorizzate che agiscono
nella più completa illegalità), oppure ad una insufficiente conoscenza della normativa in
materia di esercizio venatorio e tutela della fauna da parte dell’utenza spesso ancora
ancorata ad un preteso “diritto di caccia” che è tuttavia fermamente smentito dalla
giurisprudenza (vedasi in particolare la sentenza della Corte costituzionale 14 maggio
1999, n. 169, che riconosce il principio dell’“affievolimento del diritto di caccia”; anche
recentemente, T.A.R. Abruzzo, L’Aquila, 18 ottobre 2004, n. 1138, per cui “In materia
di caccia, non può parlarsi di “diritti soggettivi”, in quanto, essendo stato il principio
della “libertà di caccia” sostituito da quello della “caccia controllata e programmata”, la
posizione dei privati non può che essere di mero interesse legittimo”.
L’analisi del fenomeno ha evidenziato che nel corso dell’annata venatoria 2003-2004
sul territorio regionale sono stati dichiarati abbattimenti di ungulati (cervi, caprioli,
camosci,…) difformi rispetto ai piani di prelievo autorizzati pari a circa il 5% del totale
(284 su 5812 abbattimenti dichiarati). Non va dimenticato che queste sono irregolarità
che emergono dalle annotazioni effettuate sul tesserino venatorio regionale da parte
degli stessi cacciatori che commettono tali irregolarità, per cui si può credibilmente
ritenere che il dato sia fortemente sottostimato. Tale fenomeno rimane comunque in
buona parte sommerso e dunque difficilmente quantificabile, ma appaiono comunque
indicativi gli illeciti accertati in materia.
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AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
Nel corso dell’anno 2003 su tutto il territorio regionale sono stati accertati reati
conseguenti all’esercizio della caccia in assenza della licenza (bracconaggio) a carico di
circa dieci persone.
Forte è stata anche l’incidenza dei reati commessi da persone in possesso di licenza
che tuttavia hanno utilizzato metodi e tecniche di caccia assolutamente illeciti (reti,
trappole, lacci, richiami vietati, armi non consentite…), reati riscontrati soprattutto a
danno di uccelli e ungulati (nel corso dell’anno 2003 la vigilanza ha trasmesso
all’Autorità giudiziaria 121 notizie di reato per complessive 231 violazioni: di queste, 36
in materia di uccellagione, 46 per l’utilizzo di mezzi di caccia non consentiti e 32 per
inosservanza del calendario venatorio).
A questi si aggiungono gli illeciti accertati a carico di cacciatori che hanno omesso di
annotare sull’apposito tesserino regionale di caccia gli esemplari abbattuti, ovvero
hanno omesso altre annotazioni che sono prescritte al fine di consentire il controllo sul
corretto svolgimento dell’attività venatoria. Tali tipologie di illeciti, che evidenziano un
chiaro intento elusivo dei controlli, rappresentano il 25% del totale delle violazioni
accertate.
Alla luce di ciò, si può ritenere, con buona probabilità, che ad incidere in modo
significativo sul fenomeno dello squilibrio tra consistenza faunistica e potenzialità del
territorio sia l’abbattimento di esemplari effettuato al di fuori di adeguati controlli.
La necessità dell’intervento nasce quindi da una primaria esigenza di tutela della
fauna, e in particolare dalla necessità di impedire, o quanto meno limitare, gli
abbattimenti che avvengono al di fuori dei limiti e delle modalità consentiti dal piano di
abbattimento approvato dall’Amministrazione regionale.
In una prospettiva opposta a quella ora considerata, appare significativo anche il
dato relativo al mancato completamento dei piani di abbattimento di talune specie di
ungulati, la cui evoluzione sul territorio può considerarsi significativa sotto il profilo che
qui interessa.
Nel caso della specie capriolo, che si prende ad esempio per essere piuttosto comune
in Regione e cacciabile nella gran parte delle Riserve di caccia, circa il 34% dei piani di
abbattimento proposti delle Riserve di caccia ed approvati dall’Amministrazione
regionale per l’annata venatoria appena conclusa, non è stato completato, risultando il
numero degli abbattimenti di molto inferiore al prelievo massimo consentito, talvolta
addirittura del 50%.
In molti casi questo indica una sovrastima dei censimenti effettuati per una
determinata specie dalle Riserve di caccia (ed infatti, successivi controlli del personale
tecnico competente hanno spesso dato conferma di tale realtà).
I dati indicano altresì che in alcuni casi la specie in esame non si sviluppa in modo
ottimale sul territorio. In sostanza, anche in considerazione della particolare appetibilità
della specie sotto il profilo venatorio, un prelievo di molto inferiore a quello autorizzato
appare sintomo della effettiva scarsità di esemplari sul territorio, o quanto meno di una
presenza di esemplari inferiore a quanto rilevato nei censimenti di alcune Riserve di
caccia, e comunque difforme da quella che sarebbe la densità ottimale della specie
calcolata dal personale tecnico competente sulla base degli studi effettuati.
Un tanto fa emergere, ancora una volta, l’esigenza di ripensare il sistema di
programmazione della gestione faunistica ed il prelievo venatorio, in modo da ispirare
tali attività a canoni di eco-compatibilità.
Nella nostra Regione si registra la presenza di circa 11600 cacciatori, mentre sono
circa 50 gli agenti dipendenti dalle Amministrazioni provinciali, cui si aggiungono poco
meno di 200 dipendenti appartenenti al Corpo forestale regionale. Si è verificato che
annualmente il numero dei controlli operati dal personale di vigilanza si attesta attorno
al 20% del numero di cacciatori. Questi controlli hanno permesso di accertare nel corso
dell’anno 2003 oltre 400 violazioni di cui quasi un terzo di natura penale, molte delle
quali denotano non solo il diffuso tentativo di eludere i sistemi di controllo attualmente
predisposti (si vedano le mancate annotazioni sui documenti di caccia di cui si è detto),
ma anche l’inosservanza di elementari regole dettate dalla legge per la disciplina
dell’attività venatoria (si vedano, ad es., l’utilizzo di mezzi di caccia vietati, le violazioni
del calendario venatorio, etc.).
9
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
L’opportunità dell’intervento normativo è dettata quindi anche dalla necessità di
scoraggiare le violazioni alla disciplina di settore e diffondere una maggiore coscienza
ambientale nell’utenza.
L’attuale sistema dei controlli risulta peraltro scarsamente efficace, specie per
quanto concerne l’irrogazione delle sanzioni amministrative.
Si è infatti accertato presso alcuni Uffici provinciali che la sanzione amministrativa
media in materia di caccia comporta un pagamento di circa 80€, e che i tempi
procedimentali possono essere anche molto lunghi (240 giorni per la Provincia di
Pordenone, 4 anni per la Provincia di Udine).
La naturale conseguenza di tutto questo è un generale minor effetto deterrente delle
sanzioni che in molti casi appaiono assolutamente inadeguate da questo punto di vista.
Ulteriore ragione di intervento è quindi l’individuazione di strumenti che favoriscano
il corretto esercizio venatorio aumentando l’effetto deterrente e preventivo delle
sanzioni amministrative.
L’attuale sistema sanzionatorio regionale si fonda sull’ampia casistica di sanzioni
penali, amministrative e accessorie, previste dalle legge quadro nazionale 157/92, e
prevede altresì una sanzione amministrativa pecuniaria residuale di modico valore (pari
ad un massimo di circa 155 euro) per le violazioni di disposizioni statali e regionali non
specificamente sanzionate dalla legge nazionale citata. Tale sanzione residuale si
applica a numerosi comportamenti illeciti, anche molto gravi, che non sono
specificamente sanzionati, e pertanto si rivela evidentemente insufficiente.
Il sistema sanzionatorio prevede inoltre alcune tipologie di sanzioni disciplinari da
irrogarsi a cura di una Commissione disciplinare di primo grado e di una di secondo
grado istituite presso l’Amministrazione regionale, che sopporta di conseguenza
notevoli costi in termini di risorse umane e finanziarie per l’esercizio di tale funzione.
Il solo costo del personale dipendente impiegato nell’attività della Commissione
disciplinare di primo grado si aggira attorno ai 30.000 euro per il solo semestre ottobre
2004-marzo 2005, in cui tale attività è stata avviata. A ciò va aggiunto il costo dei
gettoni di presenza dovuti ai componenti esterni della commissione regionale d’appello,
nonché il costo della cancelleria.
Vi è quindi l’esigenza di riportare a canoni di economicità e semplificazione l’attività
amministrativa in tale ambito, contenendo il dispendio di risorse umane e denaro
connesso all’irrogazione delle sanzioni disciplinari da parte delle Commissioni disciplinari
regionali. Parimenti è necessario individuare forme diverse e più efficienti di intervento
a carico dei responsabili delle violazioni.
B.2. RISCHI CHE L’INTERVENTO MIRA A EVITARE O RIDURRE
L’intervento regolativo mira ad evitare il rischio della riduzione numerica delle
popolazioni di specie selvatica, o della loro destrutturazione, con conseguente
pregiudizio per la conservazione e l’incremento del patrimonio faunistico.
Mira altresì a scoraggiare le violazioni alla disciplina di settore e ad evitare il
permanere della diffusa illegalità, situazioni che senz’altro impediscono che l’attività
venatoria si svolga in modo compatibile con i canoni di sviluppo faunistico del territorio
regionale.
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AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
C) Obiettivi generali e specifici
OBIETTIVO GENERALE
Migliorare la gestione faunistica in
Regione e il controllo dell’attività
venatoria
OBIETTIVO SPECIFICO 1
Ridurre il numero degli illeciti legati
al tentativo di eludere i sistemi di
controllo attualmente predisposti
(mancate annotazioni sui documenti
di caccia, utilizzo di mezzi di caccia
vietati, violazioni del calendario
venatorio,…).
OBIETTIVO SPECIFICO 2
Scoraggiare l’abbattimento di fauna
cacciabile in eccedenza o in
difformità rispetto ai piani di
abbattimento approvati
dall’Amministrazione regionale
OBIETTIVO SPECIFICO 3
Assicurare maggiore efficacia ed
efficienza al sistema sanzionatorio
(in particolare, ipotizzare un sistema
di irrogazione delle sanzioni
disciplinari nei confronti dei cacciatori
diverso da quello attuale) e
individuare strumenti che
consentano il corretto svolgimento
dell’attività venatoria
OBIETTIVO SPECIFICO 4
INDICATORE QUANTITATIVO
VALORE – OBIETTIVO
Numero violazioni artt. 12 e
18 della legge 157/1992,
art. 26 legge regionale
30/1999, artt. 1 e 10 DPGR
0128/2000.
Riduzione del 30%
degli illeciti considerati
INDICATORE QUANTITATIVO
VALORE – OBIETTIVO
Numero di animali abbattuti
in difformità ai piani di
abbattimento
INDICATORE QUANTITATIVO
Ammontare della spesa
sostenuta per l’attività delle
Commissioni disciplinari
regionali
INDICATORE QUANTITATIVO
Adeguare la normativa regionale a
Numero di mesi in cui è
quella nazionale e alla giurisprudenza consentito l’esercizio
della Corte Costituzionale in tema di
dell’attività venatoria
calendari venatori
0 abbattimenti in
eccesso
-50% abbattimenti di
esemplari di classe di
sesso, età e qualità
differente da quella
consentita
VALORE – OBIETTIVO
Riduzione della spesa
per l’irrogazione delle
sanzioni disciplinari ad
opera
dell’Amministrazione
regionale.
VALORE – OBIETTIVO
Riduzione da uno a
quattro mesi del
calendario venatorio, a
seconda delle varie
specie.
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AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
D.1) Opzioni preliminari
D.0
OPZIONE ZERO
DESCRIZIONE DELL’OPZIONE
L’opzione di lasciare inalterata l’attuale normativa regionale trova il suo punto di
riferimento nel contesto normativo che regola i seguenti aspetti.
E’ data valenza normativa al
Programmazione della gestione della fauna.
principio di tutela della gestione della fauna secondo il seguente metodo di
programmazione: la Regione è chiamata ad adottare il Piano regionale
pluriennale di gestione faunistica che si propone di consentire la conservazione, la
riproduzione ed il miglioramento della fauna e la razionale gestione venatoria.
− Principio dell’autogestione. La gestione faunistico-venatoria è attribuita alle
Riserve di caccia, ai Distretti venatori, ed agli altri organismi privati operanti nel
settore (aziende faunistico-venatorie, aziende agri-turistico-venatorie e zone
cinofile). Le Riserve di caccia e le aziende faunistico-venatorie effettuano, talora
con la partecipazione di personale regionale (Ufficio Studi Faunistici), i censimenti
della fauna (stima numerica delle popolazioni di interesse venatorio) e
predispongono di conseguenza i piani di abbattimento. Tali piani di abbattimento
contengono l’indicazione del numero massimo di esemplari prelevabili, distinti in
alcuni casi per classi di sesso, età e qualità. Al completamento dei piani di
abbattimento, il Direttore della Riserva è tenuto, in base allo statuto
dell’associazione, a sospendere l’attività venatoria. Al termine della stagione
venatoria l’Amministrazione regionale riceve i consuntivi di gestione faunisticovenatoria, in cui sono riportati i dati relativi a tutta l’attività venatoria effettuata
dalla Riserva di caccia o Azienda faunistico-venatoria.
Tutte le attività sopra descritte sono soggette alla ratifica dei Distretti venatori,
organismi di riferimento che peraltro coordinano i censimenti stessi e
predispongono altresì i piani di ripopolamento di talune specie oggetto di prelievo
venatorio.
− Controllo dell’attività venatoria. Gli atti ratificati dai Distretti venatori sono
soggetti al controllo dell’Amministrazione regionale, la quale è chiamata ad
approvarli, anche alla luce delle verifiche tecniche operate sui dati consuntivi in
relazione ai piani di abbattimento.
All’attività di controllo sugli atti degli organismi di settore, si aggiunge il controllo
effettuato sull’attività del singolo cacciatore, realizzata in particolare tramite il
di
caccia,
permesso
rilasciato
annualmente
tesserino
regionale
dall’Amministrazione regionale, che individua le tipologie di fruizione venatoria, e
sul quale devono essere annotate le giornate di caccia e le specie e quantità di
fauna abbattuta giornalmente.
Per la sola categoria degli ungulati (cinghiali,
caprioli, cervi, etc.) sono inoltre previsti, quali ulteriori mezzi di controllo, l’obbligo
di compilazione di appositi registri di abbattimento, nonché l’apposizione ai capi
abbattuti di un contrassegno (marcatura inamovibile), finalizzata a consentirne la
verifica da parte dell’incaricato, solitamente il Direttore della Riserva di caccia o il
legale rappresentante di un’azienda faunistico-venatoria. Il costo per la fornitura
del contrassegno è attualmente a carico dell’Amministrazione regionale.
− Il sistema sanzionatorio. La legge n. 157/92 prevede un’ampia casistica di
sanzioni penali, amministrative e accessorie, secondo la gravità del fatto. La
situazione normativa regionale è orientata a dare applicazione al sistema
sanzionatorio individuato dalla legge n. 157/1992 e prevede, altresì, una sanzione
amministrativa pecuniaria residuale per le violazioni di disposizioni statali e
regionali non specificamente sanzionate e non riconducibili alle violazioni di cui
agli articoli 30 e 31 della legge n. 157/92. Per alcune particolari violazioni, il
legislatore regionale individua poi specifiche sanzioni amministrative. Il legislatore
regionale pretende inoltre particolare preparazione e attenzione da parte dei
−
12
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
praticanti l’attività venatoria e, pertanto, individua alcune tipologie di sanzioni
disciplinari da irrogarsi a carico dei responsabili di illeciti in materia venatoria, in
particolare in seguito a violazioni di disposizioni normative e delle prescrizioni
degli enti e degli organismi preposti al settore. Per l’irrogazione di tali sanzioni
sono state istituite presso l’Amministrazione regionale una Commissione
disciplinare di primo grado, composta da dipendenti regionali che svolgono tale
attività durante l’orario di servizio e una Commissione disciplinare d’appello,
composta da persone esterne all’Amministrazione regionale, che percepiscono un
gettone di presenza.
Riassumendo, la situazione odierna nel campo dell’attività venatoria si palesa come
segue:
− il Piano regionale pluriennale di gestione faunistica non è stato ancora adottato e,
pertanto, la gestione dell’attività venatoria trova attualmente il suo punto di
riferimento nel principio dell’autogestione;
− i controlli sugli atti dei Distretti risentono comunque dell’impostazione affidata al
principio dell’autogestione e il controllo sull’attività non ha contrastato il
perpetuarsi di fenomeni di irregolarità e scorrettezze, né ha consentito di
eradicare il più grave fenomeno del bracconaggio;
− l’attuale sistema di irrogazione delle sanzioni disciplinari implica un serio
dispendio di risorse umane e finanziarie. Inoltre, non vi è possibilità, al di fuori
delle sanzioni disciplinari irrogate dalle Commissioni disciplinari, di intervenire a
scopo sanzionatorio direttamente sul tesserino regionale di caccia.
D.A
OPZIONE PRELIMINARE A
DESCRIZIONE DELL’OPZIONE
Tale opzione si caratterizza per i seguenti ambiti di intervento:
- si imposta un sistema di controlli sugli atti adottati dalle Riserve, e in particolare sui
piani di abbattimento, da parte dell’Amministrazione regionale con una chiara
definizione dei criteri di conduzione dei controlli stessi ai fini della prevista approvazione
e con l’istituzione di un nucleo, formato da funzionari regionali in possesso di
professionalità tecniche ed economico-legali, avente compiti ispettivi. Tale intervento
comporta l’adozione di un atto di indirizzo regionale ai sensi dell’articolo 17, comma 1
della L.R. 30/1999 e un effettivo adeguamento delle modalità organizzative
dell’amministrazione.
- si incrementa l’attività di controllo ed ispezione nelle sedi delle Riserve di caccia al fine
di verificare che dai registri tenuti non emergano anomalie e disfunzioni nella gestione
dell’attività venatoria.
- si concentrano i controlli sulla verifica della correttezza delle annotazioni effettuate sul
tesserino regionale di caccia, mediante l’incremento dell’attività di vigilanza venatoria
sul territorio e lo svolgimento di verifiche a campione sui tesserini regionali di caccia
restituiti al termine della stagione venatoria.
- si organizzano corsi di aggiornamento per il personale di vigilanza già in servizio sul
contenzioso amministrativo per incrementare l’efficacia dell’azione di controllo e per
accrescere la tempestività nell’irrogazione delle sanzioni amministrative.
PRESUPPOSTI (NORMATIVI, ORGANIZZATIVI ED ECONOMICO-SOCIALI)
Presupposti giuridici. L’opzione mantiene una corrispondenza con l’impostazione data dal
legislatore con la normativa vigente (L.R. 30/1999) in quanto si limita ad introdurre un
sistema di controlli più definito e una migliore ricognizione delle annotazioni sul tesserino
regionale di caccia, che consentono un’analisi approfondita e tempestiva della situazione
reale e, conseguentemente, anche la celere individuazione delle possibili soluzioni.
Presupposti finanziari e organizzativi. L’opzione presenta un costo a carico della Pubblica
13
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
Amministrazione dato dall’incremento di attività amministrativa e organizzativa richiesta
che, comunque, si ritiene non vada a variare significativamente, sotto il profilo
economico, le categorie di costi attuali.
Presupposti economico-sociali. Elementi di rischio connessi a tale opzione sono
rappresentati dal fatto che interventi volti ad aggravare le sanzioni e ad intensificare i
controlli possono essere percepiti in modo negativo dai cacciatori per il presunto
carattere vessatorio di tali iniziative.
D.B
OPZIONE PRELIMINARE B
DESCRIZIONE DELL’OPZIONE
Tale opzione si caratterizza per alcuni principali ambiti di intervento.
1) Piano di abbattimento
Sulla base delle indicazioni contenute nel Piano regionale pluriennale di gestione
faunistica o, in mancanza dello stesso, sulla base delle indicazioni fornite dall’Ufficio
studi faunistici, sono condotti censimenti e sono predisposte le proposte dei piani di
abbattimento riferite alle specie di interesse venatorio. Si attribuisce una qualificazione
giuridica al piano di abbattimento, che potrebbe assumere la connotazione del
provvedimento amministrativo di concessione, con assoggettamento del soggetto
concessionario (Riserva di caccia o Azienda faunistico-venatoria) ad un particolare
regime di controlli da parte dell’Amministrazione regionale. In alternativa, o in aggiunta,
si prevede che qualora i dati consuntivi facciano emergere anomalie negli abbattimenti
effettuati in una data stagione venatoria rispetto al piano di abbattimento approvato, vi
sia la possibilità per l’Amministrazione regionale di adottare sistemi di compensazione
dei piani di abbattimento per le annate venatorie successive, con riferimento alle
Riserve di caccia in cui le irregolarità si sono verificate.
2) Decentramento di funzioni agli enti locali
Si mantiene in capo alla Regione la competenza relativa alla stampa dei tesserini
regionali di caccia, delegando agli enti locali la distribuzione degli stessi all’utenza e le
attività connesse.
3) Controllo
Si adottano norme che prevedano l’introduzione di sistemi di controllo più incisivi sui
capi abbattuti ed in generale sul rispetto della disciplina di settore (es., obbligo del
contrassegno per la marcatura dei capi abbattuti, istituzione della figura dei
guardiacaccia del Distretto venatorio).
Si realizzano nel contempo iniziative di formazione e campagne informative al fine di
sensibilizzare i cacciatori verso necessità di effettuare tali controlli, a tutela della salute,
della fauna e del corretto esercizio dell’attività venatoria.
4) Sanzioni
Viene integrata l’attuale disciplina in tema di sanzioni amministrative, ora
essenzialmente ridotta alla sanzione residuale contenuta nell’art. 15, legge regionale 18
maggio 1993, n. 21, che è applicata a tutte le violazioni non diversamente sanzionate.
L’intervento si propone di definire in modo più dettagliato alcune fattispecie di illeciti
amministrativi, prevedendo delle sanzioni che siano graduate in relazione gravità
dell’illecito accertato. Tale intervento regolativo agisce in modo particolare sui
comportamenti che denotano da parte dei cacciatori la possibile elusione dei controlli
sull’attività venatoria: si prevede pertanto l’obbligo di effettuare le annotazioni sul
tesserino regionale di caccia con inchiostro indelebile (attualmente ciò non è imposto
dalla legge), non ammettendosi cancellazioni o abrasioni, e introducendo sanzioni che
abbiano un particolare effetto deterrente dei comportamenti elusivi.
Si prevede infine di creare una banca dati per il monitoraggio degli illeciti in materia
venatoria, al fine di agevolare e rendere più efficace l’attività di controllo, ad es. per
14
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
quanto concerne la rilevazione delle ipotesi di recidiva.
5) Sanzioni disciplinari
Si elimina l’attuale sistema di irrogazione delle sanzioni disciplinari, con estromissione
dell’Amministrazione regionale da tale ambito, e riconduzione della materia all’ambito
privatistico per ciò che attiene la violazione dei regolamenti annuali o pluriennali di
gestione faunistica e fruizione venatoria adottati dalle Riserve di caccia. Si prevede che
la vigilanza sul rispetto di tali norme a carattere interno delle associazioni sia affidata a
organismi rappresentativi del mondo venatorio, ad esempio su base distrettuale, con
obbligo dei soci delle Riserve di caccia di sottoporsi al relativo potere disciplinare
(opzione di autoregolazione). Per altri tipi di violazioni si trasformano le sanzioni
disciplinari in sanzioni accessorie a quelle amministrative, rendendone pertanto
automatica e consequenziale l’applicazione, ed evitando dispendiose attività istruttorie.
Nel contempo si prevedono delle sanzioni che consentano all’Amministrazione regionale
di intervenire direttamente sul possesso del tesserino venatorio regionale (ad es.,
sospensione per un tempo determinato, impossibilità di richiederne un nuovo rilascio):
tale risultato si persegue, da un lato, ampliando e specificando le ipotesi di illecito grave
cui consegue (o può conseguire) l’immediato ritiro del documento in questione, e
dall’altro mediante la previsione di una sanzione che sia particolarmente afflittiva per
coloro che, successivamente, vengano sorpresi a praticare l’attività venatoria senza
essere in possesso di tale documento.
Si ipotizza il ritiro del tesserino venatorio regionale quale sanzione accessoria da
ricollegare alle sanzioni amministrative.
6) Si potenzia la vigilanza venatoria sul territorio, anche aumentando le unità di
personale addetto, al fine di consentire una più capillare distribuzione e presenza sul
territorio interessato dall’attività venatoria; si prevede di organizzare un percorso di
formazione specifica per i nuovi assunti.
PRESUPPOSTI (NORMATIVI, ORGANIZZATIVI ED ECONOMICO-SOCIALI)
Presupposti giuridici. L’intervento di modifica normativa ipotizzato è piuttosto
consistente ed abbraccia numerosi aspetti dell’attuale sistema organizzativo del settore.
Si ritiene tuttavia che tale intervento sia realizzabile senza eccessivo stravolgimento del
quadro normativo esistente.
Presupposti finanziari e organizzativi. La realizzazione della banca dati di cui al punto 3)
può risultare una soluzione dispendiosa i cui costi vanno adeguatamente valutati.
Analoga osservazione vale per quanto concerne l’ipotetico aumento del personale di
vigilanza, anche in considerazione del dato attestante la lenta e graduale diminuzione
del numero dei cacciatori.
Limitati appaiono invece gli elementi di criticità del mutato sistema sanzionatorio
disciplinare, il cui unico elemento di rischio appare dato dall’elevata conflittualità
esistente nel mondo venatorio, con conseguente pericolo di non funzionamento del
sistema ipotizzato.
Presupposti economico-sociali. Come osservato nell’opzione A, la previsione di
intensificare i controlli e di aggravare le sanzioni per determinate tipologie di illeciti può
essere percepita in modo negativo dai cacciatori per il presunto carattere vessatorio di
tali iniziative.
15
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
D.C
OPZIONE PRELIMINARE C
DESCRIZIONE DELL’OPZIONE
Questa opzione mira a ridurre la pressione venatoria sul territorio mediante la revisione
del calendario venatorio, in accordo con quanto previsto dall’art. 18 della legge 157/92.
Attualmente l'attività venatoria è esercitata all'interno di periodi stabiliti dalla legge. Il
calendario venatorio nazionale è compreso nel periodo massimo che va dalla terza
domenica di settembre al 31 gennaio. Tale periodo è considerato come nucleo minimo di
salvaguardia della fauna. La legge regionale, invece, ammette la caccia di selezione agli
ungulati già a partire dal 15 maggio.
Tale arco temporale risulta pertanto particolarmente ampio in relazione a quanto
previsto dalla legge nazionale. Un tanto, unito al fatto che la normativa regionale sulla
caccia di selezione consente di effettuare 5 giornate di caccia a settimana (a fronte delle
tre previste dalla normativa nazionale), comporta un potenziale aumento annuo della
pressione venatoria sul territorio di oltre il 100%.
Peraltro, un calendario venatorio così strutturato non tiene conto delle esigenze di
salvaguardia di alcune specie di fauna in delicate fasi del ciclo biologico (periodo del
bramito per il cervo, periodo riproduttivo del capriolo), costituendo un potenziale fattore
di disturbo nello sviluppo di queste popolazioni animali.
Tali obiettivi potrebbero altresì essere perseguiti valutando soluzioni alternative di
riduzione della pressione venatoria, nella considerazione delle peculiarità di sviluppo di
alcune specie faunistiche sul territorio e delle esigenze delle attività agricole.
L’opzione esposta si configura come una "via" indiretta al raggiungimento dell'obiettivo
generale del miglioramento della gestione faunistica e del controllo dell'attività
venatoria, nel senso che persegue tale obiettivo agendo sull'impatto potenziale
dell'attività venatoria sulle specie cacciabili. La contrazione dell’arco temporale in cui è
consentito l’esercizio dell’attività venatoria consente di concentrare e migliorare la
qualità dei controlli sull’attività stessa, aumentandone l’effetto deterrente e consentendo
una potenziale diminuzione degli illeciti. L’opzione produce altresì l’effetto di liberare
risorse umane da destinare proficuamente ad altre attività di vigilanza sul territorio.
PRESUPPOSTI (NORMATIVI, ORGANIZZATIVI ED ECONOMICO-SOCIALI)
Presupposti economico-sociali. La modifica normativa ipotizzata opera in un ambito
ristretto e specifico, in quanto prevede una diversa programmazione del prelievo
venatorio.
Va però evidenziato il forte impatto di un simile intervento sull’utenza, in quanto la
revisione del calendario di caccia interviene su comportamenti sinora consentiti e
consolidati, e potrebbe di conseguenza essere percepito in modo negativo. Ad ogni
modo, l’opzione ipotizzata può essere ampiamente supportata, oltre che sotto un profilo
giuridico, anche sotto un profilo tecnico grazie ai dati e alle valutazioni contenute nel
piano regionale pluriennale di gestione faunistico venatoria in corso di elaborazione.
16
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
D.2) Selezione delle opzioni rilevanti
PROSPETTO SINTETICO DELLE OPZIONI PRELIMINARI
EFFICACIA IN RELAZIONE
OPZIONE
OPZIONE
OPZIONE
OPZIONE
AGLI OBIETTIVI SPECIFICI
ZERO
PRELIMINARE
PRELIMINARE
PRELIMINARE
A
B
C
MB
A
MA
A
B
A
MA
B
MB
MB
MA
B
MB
MB
MB
MA
Destinatari diretti
B
B
MA
MA
Destinatari indiretti
A
B
B
B
Pubblica amministrazione
A
B
A
MB
Riduzione del numero di
illeciti legati al tentativo di
eludere i sistemi di
controllo attualmente
predisposti
Diminuzione degli
abbattimenti di fauna
cacciabile effettuati in
eccedenza o difformità
rispetto ai piani di
abbattimento approvati
dall’Amministrazione
Miglioramento dell’efficacia
ed efficienza del sistema
sanzionatorio (in particolare
in tema di sanzioni
disciplinari) e
individuazione di strumenti
che consentano il corretto
svolgimento dell’attività
venatoria
Adeguamento della
normativa regionale a
quella nazionale e alla
giurisprudenza della Corte
Costituzionale in tema di
attività venatoria
CRITICITÀ
(MA=MOLTO ALTA; A=ALTA; B=BASSA; MB=MOLTO BASSA)
Opzioni da valutare: motivazioni
L’opzione 0 non consente di realizzare alcun obiettivo prefissato e mantiene elevati livelli
di criticità soprattutto per l’Amministrazione regionale ed i destinatari indiretti (associazioni di
protezione ambientale, associazioni agricole). Essa va comunque esaminata per avere
contezza della situazione attuale e consapevolezza delle conseguenze di un intervento non
modificativo.
L’opzione A mira essenzialmente ad intervenire sugli aspetti applicativi della normativa
esistente, attraverso il potenziamento di alcuni istituti già previsti o già operanti nella prassi.
Realizza un miglioramento dell’efficacia dei controlli sugli atti e della vigilanza, senza peraltro
incontrare forti elementi di criticità nei destinatari dell’intervento.
17
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
Al contrario, l’opzione B consente di soddisfare ampiamente quasi tutti gli obiettivi
prefissati, a fronte di elevate criticità sia per i destinatari diretti dell’intervento, sia per
l’Amministrazione regionale. I primi infatti subiscono un intervento presumibilmente percepito
come restrittivo dell’attività venatoria, nonché maggiorazioni di alcuni costi da sostenere per
l’esercizio dell’attività stessa; la seconda, invece, sopporta l’aggravio dei costi finanziari e gli
oneri delle modifiche organizzative che l’intervento comporta.
L’opzione C, infine, presenta un basso grado di soddisfazione degli obiettivi, in quanto
pienamente attinente ad un solo obiettivo prefissato. A ciò si aggiunge l’elevata criticità per i
destinatari diretti, che sopporterebbero le limitazioni disposte dall’intervento, dovendo
modificare in senso restrittivo comportamenti consolidati nel tempo. Tuttavia l’ipotesi di
intervento merita di essere considerata, sia autonomamente, sia come potenziale
integrazione o variante di altre opzioni non incompatibili, al fine di accrescerne l’organicità.
Si ritiene che tutte le opzioni individuate siano attuabili e che meritino un ulteriore
approfondimento attraverso una valutazione dei costi e dei benefici ad esse associati.
18
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
E) Valutazione economica delle opzioni
In questa sezione si descrivono i principali effetti positivi e negativi associati ad ogni
opzione. Laddove possibile, tali effetti sono stati quantificati e monetizzati. Per i dettagli circa
le stime e le ipotesi utilizzate si rinvia all’allegato sui costi ed i benefici delle opzioni.
E.0 OPZIONE ZERO
Nell’analisi dell’opzione 0 vengono considerati solo i costi che, in considerazione delle altre
opzioni formulate, sono soggetti a variazione rispetto alla situazione attuale.
Di seguito si riportano i principali costi attualmente a carico dell’Amministrazione
regionale.
COSTI A CARICO DELLA REGIONE FVG
IMPORTI
TIPOLOGIA DI COSTO
Stampa, rilascio e gestione del tesserino
venatorio
€ 21.684,70
ricorrente
Costi Commissione disciplinare di primo
grado (comprese le spese di segreteria)
€ 58.982,00
ricorrente
€ 6.806,25
ricorrente
€ 16.200,00
ricorrente
€ 2.811.575,00
ricorrente
Gettoni di presenza componenti
Commissione disciplinare d'appello
Costo contrassegno per i capi abbattuti
Costi per la vigilanza
TOTALE
€ 2.915.247,95
Si segnala che nell’analisi seguente si ricorrerà ad un ragionamento di tipo differenziale,
prendendo cioè in considerazione solamente i costi ed i benefici che distinguono ciascuna
opzione alternativa dalla situazione attuale.
19
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
E.A OPZIONE A
COSTI
Costi per le amministrazioni coinvolte
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia:
La Regione si configura quale amministrazione attuatrice a carico della quale si pongono i
costi interni di organizzazione necessari all’implementazione degli interventi proposti; l’unità
organizzativa di riferimento per tutte le opzioni è la Direzione centrale risorse agricole,
naturali, forestali e montagna, in particolare il Servizio tutela ambienti naturali, fauna e Corpo
forestale regionale e gli Ispettorati ripartimentali foreste.
Costi di aggiornamento - Per l’organizzazione di corsi di aggiornamento del personale di
vigilanza delle province e del Corpo forestale regionale (circa 250 unità) in tema di contenzioso
amministrativo si stima un costo per l’Amministrazione regionale di 26.418 €.
Attività di controllo ed ispezione - Per l’incremento dell’attività di controllo ed ispezione
nelle sedi delle Riserve di caccia si stima un costo per la PA di 21.168 €, ipotizzando di
sottoporre a ispezione un campione medio del 5% degli organismi di gestione venatoria, pari a
14 ispezioni annue.
Controllo degli atti - L’opzione prevede un sistema di controlli sugli atti adottati dalle
Riserve di caccia e dalle Aziende faunistico-venatorie, in particolare sui piani di abbattimento,
da parte dell’Amministrazione regionale con l’istituzione di un nucleo, formato da funzionari
regionali in possesso di professionalità tecniche ed economico-legali, avente compiti ispettivi.
Per l’introduzione del Nucleo si stima un costo per la PA di € 122.880, pari al costo delle
retribuzioni del personale impiegato (8 dipendenti di categoria D5) per 6 mesi all’anno.
Incremento della vigilanza e controllo sui tesserini venatori - I costi per l’incremento
dell’attività di vigilanza venatoria sul territorio sono difficilmente stimabili, poiché tale attività
richiede solo una diversa organizzazione delle risorse umane esistenti. Per quanto concerne
invece il maggiore controllo che si prevede di svolgere sui tesserini regionali di caccia, si
ipotizza l’impegno di 5 dipendenti di categoria economica media C per il 33% del loro tempo,
per un costo complessivo stimato in € 45.000.
Nella tabella che segue vengono riepilogati i costi a carico dell’Amministrazione regionale,
specificando quali siano ricorrenti e quali abbiano natura di investimento (cioè, “una tantum”).
COSTI A CARICO DELLA REGIONE FVG
IMPORTI
TIPOLOGIA DI
COSTO
Corso di aggiornamento sul contenzioso
amministrativo
per 200 dipendenti regionali addetti alla vigilanza,
con personale docente interno, comprese spese di
organizzazione e missioni del personale coinvolto
€ 26.418,00
investimento
Attività di controllo ed ispezione sul territorio (sui
tesserini nel corso dell'attività venatoria e sui registri
delle Riserve )
€ 21.168,00
ricorrente
€ 122.880,00
ricorrente
€ 45.000,00
ricorrente
Funzionamento Nucleo di funzionari regionali per
controllo su atti prodotti dalle Riserve (piani di
abbattimento in primo luogo)
Controlli sui tesserini regionali di caccia da parte degli
"Uffici per i servizi ai cacciatori" della Regione
TOTALE (I anno)
€ 215.466,00
20
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
A tali oneri si aggiunge il costo-opportunità del personale regionale che partecipa al corso
sopra citato (tale costo non rappresenta un’effettiva uscita monetaria), stimato in €
112.000,00.
Si segnala inoltre che gli interventi di questa opzione presuppongono l’adozione da parte
della Giunta di un atto di indirizzo regionale, relativo ai criteri di conduzione dei controlli, che
pone in capo alla Regione l’onere del relativo processo di elaborazione ed approvazione.
Province:
A carico delle quattro amministrazioni provinciali si pongono i costi relativi alla
partecipazione di circa 50 dipendenti al corso di aggiornamento sopra menzionato, ovvero il
costo delle missioni, stimato in € 3.542,00, ed il relativo costo-opportunità, stimato in
€ 28.000,00, assumendo per semplicità a base del calcolo le stesse retribuzioni unitarie dei
dipendenti regionali.
BENEFICI
Benefici per i destinatari diretti
Nel lungo termine, una vigilanza più accurata dovrebbe portare ad una maggior
consistenza delle specie cacciabili, con beneficio per gli stessi cacciatori, ai quali verrebbe
inoltre garantita la possibilità di esercitare tale attività in un contesto più sicuro e
maggiormente rispettoso delle regole.
Si realizzerebbe infine una maggiore trasparenza nell’azione di controllo svolta
dall’Amministrazione regionale sulle attività legate alla fruizione venatoria.
Benefici per i destinatari indiretti
Con l’intervento proposto si ridurrebbe il numero degli illeciti e delle irregolarità, rendendo
più efficace e tempestiva l’irrogazione delle sanzioni amministrative. Incoraggiando una
corretta fruizione venatoria, si ridurrebbero inoltre gli abbattimenti difformi da quanto
consentito, preservando ed incentivando lo sviluppo delle specie di ungulati maggiormente a
rischio, con conseguente incremento dell’utilità dei cittadini nella fruizione dell’ambiente
naturale.
Naturalmente, è piuttosto difficile stimare il valore monetario di tale utilità. Da un punto di
vista teorico, il modo migliore per farlo, anche se con una certa approssimazione, sarebbe
disporre di dati sulla “disponibilità a pagare” (DAP) per ogni singolo animale inserito
nell’ambiente naturale, ma non si dispone di dati di questo tipo1.
In linea generale, dunque, non si ritiene possibile monetizzare i benefici ambientali
associati a questo intervento.
Ciò premesso, un’indicazione quantitativa – sebbene non monetaria – dei benefici in
questione può essere ricavata utilizzando il “costo di inserimento” degli animali stimato dal
Parco Dolomiti Friulane. Tale costo, determinato con riguardo alle risorse necessarie per
introdurre un esemplare di ciascuna specie e corretto secondo un coefficiente di mortalità,
costituisce per alcuni aspetti una sottostima del dato che qui interessa (dal momento che non
tiene conto del valore dell’animale inserito nel contesto selvatico, del valore intrinseco della
conservazione della biodiversità ecc.) e per altri una sovrastima (dal momento che prende in
considerazione i costi necessari per la cura dell’animale, che in natura chiaramente non
1 Nel corso della valutazione sono stati presi in considerazione i dati sulla DAP dei cacciatori contenuti nello studio
condotto da F. Marangon e F. Visintin su “La disponibilità a pagare dei cacciatori in una zona umida dell’Italia nordorientale”, nel testo “L’analisi economica delle relazioni tra risorse faunistiche e agricoltura: aspetti teorici e casi di
studio”, attualmente in corso di pubblicazione. Tuttavia, tali dati, sebbene ricavati attraverso una metodologia
teoricamente corretta, non sono stati qui utilizzati per la stima dei benefici ambientali in quanto riferiti a specie (starna,
fagiano e lepre) poco “rappresentative” dell’universo delle specie di cui l’intervento si occupa (in particolare, essi non
considerano la DAP per gli ungulati).
21
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
sussistono). I risultati che ne derivano, dunque, devono essere considerati con estrema cautela
e possono rappresentare solo un’indicazione di massima, necessariamente approssimativa2,
dei benefici dell’intervento.
Più precisamente, per calcolare il beneficio globale sulla base di questi dati sarebbe
necessario disporre del numero di animali di ciascuna specie tutelati dall’intervento proposto
(intesi come “aggiuntivi” rispetto alla consistenza attuale). Essendo molto incerta la stima di
questo dato, ci si limita in questa sede a fornire un’indicazione del numero di animali tutelati il
cui valore è sufficiente a giustificare i costi sostenuti per l’intervento (valore di rovesciamento).
Il calcolo viene effettuato tenendo conto del rapporto tra le specie in una popolazione
media: dal momento che gli interventi considerati sono diretti principalmente agli ungulati, si
utilizzano solo i dati relativi a questi ultimi; inoltre si ritiene opportuno escludere il cinghiale, il
cui abbattimento risponde anche a logiche diverse (tutela dell’agricoltura, ripristino equilibri
faunistici ecc.); si prendono quindi in considerazione la composizione di una popolazione media
ed i valori stimati per il reinserimento relativamente ai cervi, ai camosci ed ai caprioli. I dati
disponibili (tratti dal censimento relativo alla stagione di caccia 2003-2004) sono riepilogati
nella tabella seguente:
SPECIE
caprioli
cervi
camosci
TOTALE
CONSISTENZA CONSISTENZA VALORI ATTRIBUITI VALORE PONDERATO (=VALORE
(VALORE
PERCENTUALE DAL PARCO DELLE
ATTRIBUITO * CONSISTENZA %)
DOLOMITI FRIULANE
ASSOLUTO)
23.673
4.203
4.128
32.004
0,74
0,13
0,13
100
€ 5.000,00
€ 10.000,00
€ 15.000,00
€ 3.698,44
€ 1.313,27
€ 1.934,76
€ 6.946,48
Dividendo il costo totale dell’intervento proposto, pari a € 219.008,00, per la somma dei
valori ponderati degli animali e riattribuendo la consistenza numerica ottenuta secondo la
consistenza percentuale delle singole specie, si ottiene la seguente situazione di pareggio:
SPECIE
caprioli
cervi
camosci
CONSISTENZA NUMERO
PERCENTUALE CAPI
0,74
23
0,13
4
0,13
4
Secondo la logica seguita, quindi, i costi dell’intervento proposto sarebbero compensati dai
benefici qualora l’intervento stesso tutelasse un numero di caprioli pari o superiore a 23 e un
numero di cervi e camosci pari o superiore a 4, in aggiunta all’attuale consistenza numerica
della popolazione. Questi valori potrebbero essere considerati essenzialmente come valoriobiettivo, sulla base dei quali effettuare eventualmente a posteriori un controllo dell’effettivo
impatto dell’intervento qualora l’opzione in questione risultasse quella preferita.
Benefici per le amministrazioni coinvolte
Grazie all’intervento proposto, gli strumenti di programmazione (soprattutto i piani di
abbattimento) verrebbero resi maggiormente rispondenti alle esigenze di tutela della fauna e
2
Oltre ai rischi di sovra-sottostima indicati nel testo, va segnalato, più in generale, che l’approccio seguito non può che
essere un’approssimazione degli effetti positivi dell’intervento in quanto si basa su una stima di costo per fornire
indicazioni sul beneficio dell’intervento.
22
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
di fruizione venatoria, e verrebbe favorita una vigilanza effettiva sulle attività di gestione
demandate a Riserve di caccia e Aziende faunistico-venatorie, agevolando la rilevazione
tempestiva di eventuali anomalie.
L’incremento della vigilanza verosimilmente porterebbe a rilevare nel breve periodo un più
alto numero di illeciti, mentre nel lungo periodo si osserverebbe una graduale, ma costante,
diminuzione delle infrazioni commesse.
Inoltre, l’introduzione del corso di aggiornamento dovrebbe favorire l’efficacia e l’effettività
delle sanzioni irrogate dal personale ispettivo.
Un ulteriore effetto positivo di questi interventi potrebbe consistere nella diminuzione del
numero dei contenziosi, con conseguente risparmio di tempo e risorse per l’amministrazione.
Per fornire un’idea della mole di lavoro assorbita dai contenziosi in materia venatoria, si
segnala che il loro numero è stato di 192 nel 2003 e di 217 nel 2004.
23
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
E.B OPZIONE B
L’opzione prevede la riqualificazione giuridica dello strumento dei piani di abbattimento,
nonché la previsione della possibilità di attuare meccanismi compensativi che consentano di
ridurre i prelievi nelle annate successive quando emergano delle anomalie.
COSTI
Costi per i destinatari diretti
Cacciatori
Introduzione dei guardiacaccia - La stima è realizzata ipotizzando l’obbligo, per ciascuno
dei 15 Distretti venatori, di assumere con contratto di diritto privato un guardiacaccia, scelto
tra coloro che possiedono la qualifica di guardiacaccia volontario. Per l’introduzione di tali
figure professionali, si stima un costo totale di € 375.000 relativo alla loro retribuzione
(calcolato su una retribuzione media annua pro capite di € 25.000 lorde). Qualora tale importo
fosse posto a carico dei cacciatori, l’onere ammonterebbe a € 32 pro capite.
Costi di formazione - Attualmente l’organizzazione e lo svolgimento dei corsi obbligatori
per l’iscrizione all’elenco regionale dei direttori di Riserva vengono affidati ad una agenzia di
formazione al costo di € 2.310 per 20 partecipanti. Simili iniziative di formazione, anche se con
minore livello di approfondimento, potrebbero riguardare anche gruppi più numerosi
mantenendo costi analoghi. Sulla base di queste indicazioni, si può stimare il costo della
formazione di ciascun cacciatore in 50 €, prevedendo che lo stesso venga sostenuto da ciascun
partecipante.
Ipotizzando iniziative formative che interessino annualmente il 10% dei cacciatori, la spesa
presunta risulta di circa € 58.000 per anno.
Obbligo del contrassegno - Per l’introduzione dell’obbligo del contrassegno per i capi
abbattuti, si prevede di porre a carico dell’utenza il costo stimato di € 16.200 per anno (o
stagione venatoria), attualmente sostenuto dall’Amministrazione regionale.
I costi sopra elencati vengono riepilogati nella seguente tabella:
COSTI A CARICO DEI
IMPORTO
CACCIATORI
TOTALE
Retribuzione annuale dei
nuovi guardiacaccia
IMPORTO PRO
CAPITE
TIPOLOGIA DI COSTO
(MEDIO)
€ 375.000,00
€ 32,08
ricorrente
Costo annuale della
formazione dei cacciatori
(coinvolto il 10% all'anno)
€ 58.000,00
€ 50,00
investimento
Costo annuale contrassegni
€ 16.200,00
€ 1,39
€ 449.200,00
€ 83,46
TOTALI (I anno)
ricorrente
Va pure segnalato il costo non finanziario che si porrebbe a carico di alcuni cacciatori
costretti a rinunciare all’attività venatoria per l’impossibilità si sostenere i costi aggiuntivi
necessari a proseguirla.
Un’indicazione circa il numero dei possibili rinunciatari può essere ricavata analizzando i
dati forniti nello studio “Valutazione delle funzioni venatoria e paesaggistica delle risorse
forestali nel Friuli-Venezia Giulia. Stato dell’arte e indagini dirette” realizzato dal Dipartimento
di Scienze Economiche dell’Università degli Studi di Udine (responsabile scientifico prof. F.
Marangon) nel febbraio 2002. In tale studio, ad un campione di cacciatori viene richiesto di
24
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
indicare la loro disponibilità a pagare per continuare l’esercizio venatorio (espressione, in altri
termini, del surplus o beneficio netto che ricevono dalla pratica sportiva)3; i dati indicano che il
55,4% degli intervistati manifesta una DAP nulla, mentre la media delle DAP espresse,
depurata di alcuni dati poco significativi, si aggira attorno a € 275; la distribuzione cumulata
indica che la percentuale di soggetti che potrebbero non essere disposti a pagare la cifra
prospettata dall’intervento qui proposto si aggira attorno al 56%.
(Per i dettagli sul procedimento seguito, la significatività del campione ed i dati raccolti si
ritiene opportuno rimandare direttamente allo studio citato).
Organismi di autogestione
L’aumento delle spese a carico dei cacciatori potrebbe comportare una diminuzione del
numero degli stessi (o, perlomeno, di quelli in regola: si porrebbe l’ulteriore problema di chi
non rinuncerebbe comunque a cacciare dandosi al bracconaggio), con ripercussioni di natura
finanziaria sulle Riserve e sugli altri organismi analoghi, che potrebbero subire un calo delle
adesioni. Si rimanda alle considerazioni svolte sopra in base allo studio del prof. Marangon.
Organizzazioni rappresentative del mondo venatorio
Nel rispetto del nuovo “principio di autoregolazione”, tali organizzazioni dovrebbero
provvedere alla vigilanza sul rispetto dei regolamenti annuali e pluriennali di gestione
faunistica e di fruizione venatoria adottati dalle Riserve, tramite controlli sul territorio effettuati
su base volontaria.
Costi per i destinatari indiretti
Imprese operanti nel settore caccia e collegati
Le imprese dell’indotto potrebbero subire un calo nel volume d’affari conseguente
all’eventuale diminuzione del numero dei cacciatori causato dall’ipotizzato aumento dei costi
annuali per l’esercizio dell’attività venatoria. Si ritiene che la stima della diminuzione del
volume d’affari sia piuttosto incerta e, in particolare, non possa venire effettuata in
proporzione al numero di rinunciatari, dal momento che i soggetti che presentano la DAP più
bassa sono presumibilmente coloro che alimentano di meno il volume d’affari dell’indotto.
Costi per le amministrazioni coinvolte
Regione FVG
Attività di controllo ed ispezione - Per l’incremento dell’attività di controllo ed ispezione
nelle sedi delle Riserve di caccia si stima un costo per la PA di 21.168 €, ipotizzando di
sottoporre a ispezione un campione medio del 5% degli organismi di gestione venatoria, pari a
14 ispezioni annue.
Controllo degli atti - L’opzione prevede un sistema di controlli da parte
dell’Amministrazione regionale sugli atti, piani di abbattimento in particolare, adottati dalle
Riserve di caccia e dalle Aziende faunistico-venatorie, da attuarsi tramite l’istituzione di un
nucleo avente compiti ispettivi, formato da funzionari regionali in possesso di professionalità
tecniche ed economico-legali. Per l’introduzione del Nucleo si stima un costo per la PA di €
122.880, pari al costo delle retribuzioni del personale impiegato (8 dipendenti di categoria D5)
per 6 mesi all’anno.
Assunzione di nuovo personale per la vigilanza - Per aumentare il personale addetto alla
vigilanza venatoria si stima un costo di circa € 83.300 per lo svolgimento di un concorso
pubblico finalizzato all’assunzione di 50 nuove unità del Corpo forestale regionale (cat. B). Le
retribuzioni di tale personale sono stimate in € 1.250.000 annui. Tali figure dovrebbero essere
operative nel giro di un anno e mezzo o due e per la loro formazione si stima un costo di €
232.930.
3
Sebbene la ricerca in questione sia finalizzata alla verifica di una relazione tra caratteristiche del territorio (in
particolare, la presenza di diverse tipologie forestali) e DAP dichiarata dai cacciatori, si ritiene che la stima di
quest’ultima fornisca comunque un utile termine di paragone per le valutazioni svolte in questa sede.
25
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
Campagne informative - Per le iniziative di carattere informativo si ipotizza un costo di
2.200€ annui per la stampa e diffusione di un manuale di 16 pagine, con l’aggiunta di
aggiornamenti annui per l’importo di € 1.100 (totale € 3.300).
Creazione di una banca dati - Per la creazione di una banca dati che consenta il
monitoraggio degli illeciti in materia venatoria si ipotizza il costo di € 20.000, necessari per
l’elaborazione e l’avvio di un software adeguato di archiviazione dati (file maker, access...), la
cui sede fisica sia situata presso gli uffici regionali e il cui accesso sia garantito, con sistemi di
riconoscimento ed autenticazione, a soggetti appartenenti sia all'Amministrazione regionale
che a quelle provinciali con diverse possibilità di gestione dei dati (indicativamente 50 accessi
di sola lettura e 10 anche per l'inserimento e modifica dei dati). Per l’inserimento dei dati
pregressi nell’archivio informatico si stima un costo di € 4.595, che tiene conto della
formazione del funzionario incaricato e del tempo impiegato; mentre si stima in € 2.520 il
costo di gestione annuale della banca dati, corrispondente alla retribuzione della persona
impiegata nell’immissione dati e relativo aggiornamento, circa 10 ore al mese. Tutti questi
costi sono a carico dell’Amministrazione regionale.
Nella tabella che segue vengono riepilogati i costi a carico dell’Amministrazione regionale,
specificando quali siano ricorrenti e quali abbiano natura di investimento (cioè, “una tantum”).
COSTI A CARICO DELLA REGIONE FVG
Attività di controllo ed ispezione sul territorio (sui
tesserini nel corso dell'attività venatoria e sui registri
delle Riserve )
IMPORTI
TIPOLOGIA DI
COSTO
€ 21.168,00
ricorrente
€ 122.880,00
ricorrente
Incremento vigilanza sul territorio (retribuzione
annua di 50 unità aggiuntive)
€ 1.250.000,00
ricorrente
Costo svolgimento prove concorsuali per nuove
assunzioni
€ 83.300,00
investimento
€ 232.930,00
investimento
Funzionamento Nucleo di funzionari regionali per
controllo su atti prodotti dalle Riserve (piani di
abbattimento in primo luogo)
Costo del corso di formazione per i 50 neoassunti
Costi per campagne informative ai cacciatori (stima
forfait dott.ssa Franco)
Software banca dati
Costo inserimento nella banca dati - 1° anno
TOTALE (I anno)
Costo annuo gestione banca dati dal 2° anno
€ 3.300,00
ricorrente
€ 20.000,00
investimento
€ 4.595,00
investimento
€ 1.738.173,00
€ 2.520,00
ricorrente
Gli interventi di questa opzione presuppongono l’apporto di alcune modifiche alla disciplina
regionale vigente in materia (L.R. 30/99), che pone in capo alla Regione l’onere del relativo
processo di elaborazione ed approvazione.
Va segnalato inoltre l’effetto composto che l’aumento della tassa di concessione venatoria
potrebbe avere sulle entrate regionali (probabilmente diminuirebbero i soggetti paganti, a
fronte di un aumento dell’importo unitario, con effetto complessivo probabilmente poco
significativo).
Province
Le attività relative alla gestione del tesserino venatorio regionale verrebbero delegate dalla
Regione alle Province, con una mera redistribuzione del costo annuo di € 6.684,70 a copertura
26
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
delle retribuzioni al personale impiegato nella distribuzione del tesserino regionale di caccia e
nell’attività di sportello, mentre la spesa per la stampa degli stessi (che ammonta a circa €
15.000) rimarrebbe a carico della Regione FVG. In termini differenziali non si registrerebbe
quindi alcun risparmio complessivo o spesa ulteriore rispetto alla situazione attuale.
BENEFICI
Benefici per i destinatari diretti
Nel lungo termine, una vigilanza più attenta dovrebbe portare ad un maggiore e più
equilibrato sviluppo delle specie cacciabili, recando un vantaggio agli stessi cacciatori che ne
fruiscono. Appare tuttavia arduo quantificare economicamente l’entità di un simile beneficio sia
per l’aleatorietà del valore monetario attribuibile alla fauna, sia per l’assenza di dati relativi alla
disponibilità a pagare dei cacciatori per la caccia a singole specie.
L’assunzione di nuovo personale da destinare alla vigilanza (unità del Corpo Forestale
Regionale e guardiacaccia di Distretto) e l’aggiornamento di quello già operante sul territorio,
in aggiunta alle iniziative di formazione ed informazione, verosimilmente innalzerebbero
nell’utenza il livello di cautela e consapevolezza nell’esercizio dell’attività venatoria.
Il decentramento agli enti locali delle funzioni legate alla gestione e rilascio del tesserino
regionale di caccia avvicinerebbe l’utenza alle istituzioni: ciò risponde ai principi di efficienza e
di sussidiarietà che presiedono alla ripartizione delle funzioni e delle competenze
amministrative nell’ambito della riorganizzazione istituzionale della Regione.
Con l’intervento proposto si otterrebbe l’effetto di attribuire maggiore certezza alle
sanzioni disciplinari, semplificando nel contempo le procedure di irrogazione delle stesse; si
favorirebbe inoltre la progressiva crescita culturale della categoria.
Benefici per i destinatari indiretti
Incremento della fauna - Gli interventi proposti dovrebbero avere effetti positivi sullo stato
della fauna regionale, con beneficio primario per l’ambiente e per la collettività in generale.
In analogia con quanto esposto a proposito della valutazione dei benefici dei destinatari
indiretti nell’ambito dell’opzione A e con le medesime cautele già segnalate in quella sede, di
seguito si presentano i valori di rovesciamento per l’intervento proposto, ottenuti dividendo il
costo totale di € 2.187.373 per la somma dei valori ponderati degli animali e riattribuendo la
consistenza ottenuta secondo la consistenza percentuale delle singole specie:
SPECIE
CONSISTENZA NUMERO
PERCENTUALE CAPI
caprioli
cervi
camosci
0,74
0,13
0,13
233
41
41
Secondo la logica seguita, quindi, i costi dell’intervento proposto sarebbero compensati dai
benefici qualora l’intervento stesso tutelasse un numero di caprioli pari o superiore a 233 e un
numero di cervi e camosci pari o superiore a 41, in aggiunta all’attuale consistenza. Questi
valori potrebbero essere considerati essenzialmente come valori-obiettivo, sulla base dei quali
effettuare eventualmente a posteriori un controllo dell’effettivo impatto dell’intervento qualora
l’opzione in questione risultasse quella preferita.
Si ricorda inoltre che l’introduzione di 50 unità aggiuntive di personale addetto alla
vigilanza porterebbe un indiretto beneficio alla collettività, in quanto le mansioni di tali figure
non si esaurirebbero nella vigilanza venatoria, ma comprenderebbero attività di vigilanza
anche in altri campi (calamità naturali, monitoraggio del territorio, etc).
Benefici occupazionali - Infine, si segnala l’importanza dell’istituzione di nuovi posti di
lavoro, previsti dal concorso pubblico di cui sopra e dall’istituzione della figura del
27
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
guardiacaccia di distretto, con conseguente impatto positivo sulla realtà occupazionale della
Regione.
Benefici per le amministrazioni coinvolte
Regione FVG
Grazie all’intervento proposto, gli strumenti di programmazione (soprattutto i piani di
abbattimento) sarebbero resi maggiormente rispondenti alle esigenze di tutela della fauna e di
fruizione venatoria migliorando al contempo il controllo sui capi abbattuti.
L’attivazione di corsi di formazione e di campagne informative destinate ai cacciatori
dovrebbe favorire una maggior condivisione da parte degli stessi dei nuovi interventi a tutela
della fauna; lo stesso effetto potrebbe essere esercitato dall’introduzione del c.d. “principio di
autoregolazione” nel sistema sanzionatorio, dal quale conseguirebbe altresì un risparmio per
l’Amministrazione regionale, stimato nella misura di € 58.982 su base annua, relativa alle
spese attualmente sostenute per la Commissione disciplinare di primo grado, prevista dalla
L.R. 30/1999.
Si ricordano inoltre i risparmi derivanti dal trasferimento della gestione dei tesserini
venatori alle Province (€ 6.684,70) e dall’imputazione del costo dei contrassegni per la
marcatura dei capi abbattuti ai cacciatori (€ 16.200,00); trattandosi di mere redistribuzioni dei
costi, in termini differenziali non si registrerebbe per la collettività alcun risparmio o ulteriore
spesa rispetto alla situazione attuale.
L’istituzione di una banca dati delle infrazioni commesse consentirebbe infine di tener
traccia delle stesse e faciliterebbe l’individuazione delle ipotesi di recidiva, con un beneficio per
il sistema di irrogazione delle sanzioni che tuttavia sul piano economico è difficilmente
quantificabile.
28
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
E.C OPZIONE C
COSTI
Costi per i destinatari diretti
La riduzione dei calendari potrebbe comportare una diminuzione dell’utilità dei cacciatori, i
quali si ritroverebbero a poter usufruire della licenza di caccia per un periodo più limitato: a
parità di costo godrebbero infatti di un numero minore di uscite settimanali di caccia (le tre
previste dalla normativa nazionale anziché le cinque consentite dalla normativa regionale); è
ipotizzabile pertanto una riduzione del numero dei cacciatori (si porrebbe inoltre il problema di
coloro i quali non rinuncerebbero comunque a cacciare nei mesi proibiti, dandosi al
bracconaggio). Ciò potrebbe avere ripercussioni di natura finanziaria sulle Riserve e sugli altri
organismi analoghi, dovuti ad un eventuale calo di adesioni.
Costi per le amministrazioni coinvolte
Regione FVG
A carico dell’Amministrazione regionale si porrebbero i costi organizzativi necessari per
l’elaborazione ed approvazione delle modifiche alla disciplina attualmente in vigore, cioè il
costo-opportunità del personale e il costo del materiale impiegato.
BENEFICI
Benefici per i destinatari diretti
Nel lungo termine, gli interventi proposti dovrebbero portare ad un miglioramento
quantitativo e qualitativo del patrimonio faunistico regionale, accrescendone la fruibilità da
parte degli stessi cacciatori, che trarrebbero beneficio da uno sviluppo della fauna più
equilibrato e adeguato alle potenzialità del territorio.
Benefici per i destinatari indiretti
Gli interventi proposti dovrebbero avere effetti positivi sullo stato della fauna regionale, e
dunque sull’ambiente, con beneficio per la collettività nel suo complesso; va rilevato inoltre che
tali interventi incontrerebbero il favore del mondo ambientalista e di tutti coloro che sono
interessati ad una fruizione della fauna e dell’ambiente diversa da quella venatoria.
Benefici per le amministrazioni coinvolte
L’opzione soddisfa principalmente un’esigenza normativa, in quanto mira ad adeguare le
norme regionali in materia di caccia di selezione alla legislazione nazionale ed ai consolidati
orientamenti della Corte Costituzionale, secondo la quale le norme della legge n. 157/1999
dettate a tutela della fauna costituiscono principi fondamentali di riforma economico sociale,
nonché standard minimi di tutela ambientale, conseguentemente attribuiti alla competenza
esclusiva dello stato e inderogabili da parte di qualsiasi Regione, anche a statuto speciale.
L’opzione realizza pertanto un prevedibile vantaggio per l’Amministrazione regionale in termini
di risparmio dei costi legati alle possibili impugnative dell’attuale normativa dinanzi alla Corte
Costituzionale.
L’attività di controllo da parte del personale di vigilanza si concentrerebbe inoltre in un
periodo di tempo più limitato, con la possibilità di ottimizzarlo e renderlo più efficace senza
dover ricorrere a nuove assunzioni o allo svolgimento di specifici percorsi di aggiornamento.
29
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
RICLASSIFICAZIONE DEI COSTI STIMATI IN BASE ALLA RICORRENZA - PRIMO ANNO DI INTERVENTO
OPZIONE 'A'
Costi ricorrenti
Controllo ed ispezione sul
territorio
Funzionamento Nucleo di
funzionari regionali per
controllo atti Riserve
Controlli sui tesserini
venatori
TOTALE
a carico di:
€ 21.168,00 Regione FVG
€ 122.880,00 Regione FVG
Costi 'una tantum'
Corso di aggiornamento sul contenzioso
amministrativo per 200 dipendenti
regionali
Missioni 50 dipendenti provinciali
partecipanti all'aggiornamento
a carico di:
€ 26.418,00 Regione
FVG
€ 3.542,00 Province
€ 45.000,00 Regione FVG
€ 189.048,00
TOTALE
TOTALE OPZIONE 'A'
€ 29.960,00
€ 219.008,00
OPZIONE 'B'
Costi ricorrenti
Retribuzione annuale
€ 375.000,00
guardiacaccia
Costo annuale
€ 16.200,00
contrassegni
Controllo ed ispezione sul
€ 21.168,00
territorio
Funzionamento Nucleo di
€ 122.880,00
funzionari regionali per
controllo atti Riserve
Incremento vigilanza sul
€ 1.250.000,00
territorio
Campagne informative ai
€ 3.300,00
cacciatori
TOTALE
€ 1.788.548,00
TOTALE OPZIONE 'B'
a carico di:
Cacciatori
Cacciatori
Costi 'una tantum'
Costo annuale della formazione dei
cacciatori (coinvolto il 10% all'anno)
Prove concorsuali per nuove assunzioni
Regione FVG
Corso di formazione per i 50 neoassunti
Regione FVG
Software banca dati
Regione FVG
Inserimento nella banca dati - 1° anno
a carico di:
€58.000,00 Cacciatori
€ 83.300,00 Regione
FVG
€ 232.930,00 Regione
FVG
€ 20.000,00 Regione
FVG
€ 4.595,00 Regione
FVG
Regione FVG
TOTALE
€ 398.825,00
€ 2.187.373,00
30
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
RIEPILOGO COMPARATIVO DEGLI INTERVENTI PROPOSTI
OPZIONE 'ZERO'
OPZIONE A
OPZIONE B
OPZIONE C
Mantenimento
dell'attuale assetto
delineato dalla
L.R. 30/1999
Adozione di un atto di indirizzo relativo ai criteri
di conduzione dei controlli sulle riserve di caccia
Modifica alla l.r. 30/99:
Modifiche alla disciplina vigente:
A) Possibilità di compensazione tra piani di abbattimento di
annate successive
A) Interventi sul calendario venatorio per
ridurre la pressione venatoria sul territorio:
ricondurre anche la caccia di selezione agli
ungulati al periodo massimo previsto dalla
legge statale
Azione normativa
B) Nuova disciplina dei sistemi di controllo:
B1) istituzione dell'obbligo di contrassegno per la marcatura
dei capi abbattuti
B2) istituzione del guardiacaccia del distretto venatorio
B3) potenziamento della vigilanza
B4) incremento dei controlli sugli atti adottati dalle riserve
(istituzione di un nucleo di funzionari ad hoc)
C) Interventi sul sistema sanzionatorio:
C1) definizione più dettagliata di alcuni illeciti amministrativi;
C2) introduzione di alcune misure anti-elusione (ad es.
inchiostro indelebile)
C3) istituzione di una banca dati per il monitoraggio degli
illeciti
C4) irrogazione delle sanzioni amministrative a carico di
organizzazioni del mondo venatorio, non dell'A.R.
C5) introduzione di sanzioni che permettano all'A.R. di
intervenire sul possesso del tesserino venatorio
Azione organizzativa
D) Eventuale obbligo di formazione a carico dei cacciatori
A) Incremento dei controlli:
A1) sugli atti adottati dalle riserve (istituzione di
un nucleo di funzionari ad hoc)
A2) nelle sedi delle riserve (sulla tenuta dei
registri)
A3) sulle annotazioni effettuate sul tesserino,
contestuali allo svolgimento dell'attività
venatoria
A4) sulle annotazioni effettuate nel tesserino di
caccia riconsegnato alla fine della stagione (a
campione)
B) Corsi di formazione al personale di vigilanza
sul contenzioso amministrativo
A) Organizzazione di attività di formazione per i cacciatori
B) Predisposizone dei piani di abbattimento da parte dell'A.R.
C) Istituzione dei centri di raccolta per i capi abbattuti
D) Istituzione del guardiacaccia del distretto venatorio
E) Potenziamento della vigilanza
F) Istituzione di una banca dati per il monitoraggio degli
illeciti
G) Contrassegno sui capi abbattuti
31
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
F) Opzione preferita: motivazioni della scelta
L’analisi economica delle varie opzioni di intervento ha riguardato i principali effetti ad esse
collegati, consentendo di accrescere e organizzare il patrimonio di informazioni a disposizione
della Regione, e rendendolo disponibile per un nuovo approccio valutativo.
L’opzione B risulta da preferire in quanto prospetta un intervento certamente più completo
e articolato di ogni altra opzione e per questo ha il pregio di soddisfare la maggior parte degli
obiettivi generali e specifici prefissati. Propone infatti strumenti di programmazione
maggiormente aderenti alle esigenze di tutela della fauna e di fruizione venatoria, con
incremento dell’attività di vigilanza, ispezione, controllo atti e monitoraggio del settore. La
preferenza per l’opzione B gode inoltre dei numerosi consensi ottenuti in sede di consultazione.
L’analisi economica ha evidenziato cospicui costi a carico dell’Amministrazione regionale,
che sono stati quantificati in circa € 1.738.000. Buona parte di tale ammontare (€ 1.250.000)
è quello necessario a coprire il costo delle retribuzioni di 50 unità aggiuntive addette alla
vigilanza, la cui assunzione è stata ipotizzata per accrescere l’efficacia di tale servizio. Non va
tuttavia dimenticato che tale costo potrebbe essere ridotto secondo le esigenze contingenti,
effettuando un minor numero di assunzioni e monitorando al contempo i risultati raggiunti
negli anni successivi. Si potrebbe peraltro compensare il minor numero di assunzioni
prevedendo una maggiore presenza di guardiacaccia per Distretto venatorio, invece dell’unica
unità prospettata nell’opzione. Il costo delle retribuzioni di tali figure professionali è infatti
inferiore, ed inoltre sarebbe sostenuto dagli effettivi utenti del servizio, contenendo la spesa a
carico della Pubblica Amministrazione. Si migliorerebbe così l’efficacia dei controlli sul territorio
e sull’attività venatoria, ripartendone equamente i costi tra pubblico e privato. Ad ogni modo, è
innegabile che i benefici di tale investimento si rifletterebbero anche in ambiti diversi da quello
dell’attività venatoria, ambiti nei quali l’operatività delle nuove unità di personale verrebbe
comunque impiegata, consentendo peraltro di colmare le lacune di organico più volte indicate
quale concausa della scarsa efficienza dei controlli sul territorio.
Nell’ambito della medesima opzione risultano più contenuti i costi a carico dei cacciatori,
che sono stati stimati in circa € 449.000. Tali costi sono giustificati dalla necessità di una
maggiore formazione dell’utenza e dall’opportunità di realizzare un autocontrollo responsabile
che coinvolga lo stesso mondo venatorio, in ossequio al principio di autogestione; appare
inoltre appropriato trasferire sull’utenza le spese relative all’acquisto del contrassegno per la
marcatura dei capi di ungulati abbattuti nell’esercizio dell’attività venatoria. Tutti investimenti,
questi, da cui ci si attende un ritorno in termini di miglioramento della gestione faunistica e
della fruizione venatoria, con conseguente diminuzione di illeciti e anomalie.
Vi sono poi dei vantaggi economici netti derivanti dalla riduzione dei costi dell’attività
disciplinare, pari a quasi € 60.000 risparmiati annualmente dall’Amministrazione regionale sul
costo del personale, che può così essere utilmente impiegato in altre attività. La scelta di
autoregolazione si propone inoltre di realizzare una responsabile autodisciplina dell’utenza,
evitando il coinvolgimento dell’Amministrazione regionale in questioni di carattere privatistico e
di scarso rilievo in relazione agli interessi pubblici perseguiti in ambito faunistico.
Per valutare adeguatamente gli effetti dell’opzione B, tuttavia, non si possono tralasciare le
elevate attese in termini di benefici non strettamente economici. Oltre al fatto che il valore
della fauna risulta aleatorio e difficilmente quantificabile in termini monetari, appare infatti
evidente che i benefici dell’opzione B sono da valutare sotto profilo qualitativo più che
quantitativo. Essi vanno apprezzati in termini di miglioramento ambientale, di sviluppo della
biodiversità, e di una maggiore fruibilità della fauna, anche per attività diverse da quella
venatoria e di sempre maggiore diffusione (turismo verde, birdwatching, etc.). Senza contare il
prevedibile ritorno economico, specie nel settore turistico, di tali attività, che tuttavia non è
attualmente possibile stimare con certezza.
32
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
L’opzione 0, che riflette la situazione attuale, è risultata poco efficace per la realizzazione
degli obiettivi prefissati sulla base delle esigenze emerse. Essa mantiene elevati livelli di
criticità, soprattutto per l’Amministrazione regionale ed i destinatari indiretti (associazioni di
protezione ambientale, associazioni agricole). Sulla valutazione economicamente negativa
dell’opzione 0 incidono in misura significativa i costi sostenuti dall’Amministrazione regionale
per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari e l’attività di vigilanza, che presentano tuttora
aspetti problematici in termini di effettività ed efficienza.
L’opzione A realizza un miglioramento dell’efficacia dei controlli sugli atti e della vigilanza,
e non incontra particolari elementi di criticità nei destinatari dell’intervento; tuttavia andrebbe
preferita solo se si volesse realizzare un intervento “soft”, volto a migliorare soltanto alcuni
aspetti applicativi della normativa esistente.
Tale opzione comporta, in ultima analisi, una spesa contenuta (circa € 215.000, a carico
della pubblica amministrazione), ma al contempo risulta poco efficace in rapporto ad alcuni
degli obiettivi prefissati, mirando essenzialmente a migliorare, sotto il profilo gestionale e
organizzativo, le attività di controllo svolte dall’Amministrazione regionale in materia venatoria.
Si conclude osservando che l’opzione C, singolarmente considerata, realizza un intervento
di portata piuttosto limitata, seppure di rilevante valore. Pur soddisfacendo l’obiettivo generale
di migliorare la gestione faunistica, essa presenta un basso grado di soddisfazione di alcuni
obiettivi specifici e considerevoli criticità per i destinatari diretti. Per queste ragioni non si
ritiene opportuno, in questo contesto, preferirla ad altre opzioni. D’altra parte la revisione del
calendario venatorio ipotizzata nell’opzione C potrebbe essere utilmente utilizzata ad
integrazione di quanto ipotizzato nelle opzioni A o B, al fine di accrescere l’organicità degli
interventi già ivi prospettati.
33
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
APPENDICE – Consultazioni
PIANO DI CONSULTAZIONE
Fase unica di consultazione – raccolta di opinioni e informazioni, anche quantitative, in merito
alla situazione attuale della programmazione e gestione faunistica e del controllo venatorio,
alle opzioni d’intervento individuate ed ai relativi effetti per valutarne il grado di
“accoglimento” da parte dei soggetti interessati.
OBIETTIVI DELLA CONSULTAZIONE:
In questa fase, preliminare alla messa a punto finale delle opzioni, ci si propone di
raggiungere i seguenti obiettivi: 1) rilevare il grado di consenso attorno le opzioni preliminari
ipotizzate; 2) far emergere le criticità e i punti di forza delle opzioni individuate per la loro
elaborazione finale; 3) acquisire informazioni circa i costi “finanziari” dell’opzione zero e delle
opzioni alternative ipotizzate.
DESTINATARI DELLE CONSULTAZIONI
Saranno consultati: Presidenti di distretti venatori; Tecnici faunistici professionisti;
Rappresentanti di associazioni venatorie; Rappresentanti di associazioni di categoria degli
agricoltori; Rappresentanti di associazioni di protezione ambientale; Addetti alla vigilanza
venatoria; Rappresentanti di Università; Rappresentanti di musei di storia naturale.
FASE DEL PROCESSO DECISIONALE IN CUI SI EFFETTUA LA
CONSULTAZIONE:
Dopo la individuazione delle opzioni, preliminarmente alla loro messa a punto e prima
dell’analisi costi-benefici.
TECNICA UTILIZZATA:
Notice and comment – La scelta finale di questa tecnica è stata dettata dall’esigenza di
esperire le consultazioni in fase unica, tenuto conto dell’alto numero dei soggetti interessati,
della situazione conflittuale riscontrabile fra le diverse posizioni e dei tempi stretti a
disposizione.
RESPONSABILE DELLA CONSULTAZIONE:
Rita Di Marzo
MODALITÀ DI CONSULTAZIONE:
Messa on line, sul sito “Trasparente” della Regione, di un questionario a risposte sia chiuse
che aperte, corredato delle informazioni di contesto necessarie e delle opzioni d’intervento
individuate, con accesso riservato ai consultandi mediante utilizzo di apposita password
previamente comunicata via e-mail.
TERMINE FINALE DELLA CONSULTAZIONE:
10 luglio 2005
34
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
RISULTATI DELLE CONSULTAZIONI
CASO AIR “Riforma del sistema di programmazione e controllo per la gestione della fauna e
l’esercizio dell’attività venatoria nella Regione Friuli Venezia Giulia ”
Allegato al Report Air
Indice:
I.
II.
III.
Premessa
Sintesi delle risposte
Considerazioni finali
35
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
I. PREMESSA
Le consultazioni sono state esperite in fase unica, mediante notice and comment sul sito
Trasparente della Regione, con sottoposizione di questionario a domande sia chiuse che
aperte, ed hanno prodotto il risultato di 29 questionari compilati, di cui 22 completi e 7
incompleti.
Il termine per la trasmissione dei questionari era stato fissato al 10 luglio 2005, ma sono
stati comunque accolti quelli ricevuti in data successiva a tutto il 25 luglio, in considerazione
dei problemi incontrati da alcuni consultati nella compilazione e trasmissione via web, cui si è
ovviato fornendo tutte le agevolazioni del caso (invio e ricezione del questionario in file word
via e-mail o in cartaceo via posta).
Le categorie interessate dalla consultazione sono state le seguenti:
1) Presidenti di distretto venatorio
2) Rappresentanti di associazioni venatorie
3) Rappresentanti di associazioni di categoria degli agricoltori
4) Rappresentanti di associazioni di protezione ambientale
5) Addetti alla vigilanza venatoria
6) Rappresentanti di Università
7) Rappresentanti di Musei di storia naturale
8) Rappresentante di tecnici faunistici professionisti
Le domande formulate hanno riguardato l’acquisizione di informazioni sulla situazione
attuale della gestione faunistica e del controllo venatorio e sulle opzioni d’intervento formulate
con valutazione dei loro possibili effetti positivi e negativi (vedi questionario allegato sub n.
1).
Fra i soggetti consultati, i Presidenti di distretto venatorio hanno risposto in 12 su 15. I
rappresentanti delle associazioni venatorie hanno risposto in 5 su 7. Quelli delle associazioni di
categoria degli agricoltori in 2 su 3, quelli delle associazioni di protezione ambientale in 2 su
4. Gli addetti alla vigilanza venatoria hanno risposto in 4 su 7. Dei due rappresentanti delle
Università della Regione ha risposto solo uno. I due rappresentanti di Musei di storia naturale
hanno entrambi risposto, come pure il rappresentante dei tecnici faunistici.
Dai questionari pervenuti è risultato che la maggioranza dei consultati si è qualificata
cacciatore (20 su 29).
In molti casi si è rilevata assoluta identità delle risposte, dal che sembrerebbe potersi
desumere che siano state concordate (il dato pare significativo in tal senso ovviamente poiché
rilevato per casi di domanda a risposta aperta).
Nei questionari risultati incompleti, non è stata data risposta prevalentemente alle
domande a risposta aperta e, in particolare, a quella relativa agli effetti negativi delle opzioni.
36
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
II. SINTESI DELLE RISPOSTE
Parte prima: acquisizione informazioni sulla situazione attuale
Alla prima domanda, con la quale si chiedeva di esprimere un parere circa l’attuale stato di
tutela delle popolazioni di fauna selvatica, desunto dalla loro consistenza sul territorio
regionale, la maggioranza dei consultati (17 su 27) si è espressa in termini di mediocrità dello
stato di tutela; degli altri soggetti, 7 lo hanno ritenuto insufficiente e 4 sufficiente, con
attestazione quindi del giudizio prevalente sui valori mediocre-insufficiente. Le oscillazioni
maggiori fra insufficiente-mediocre-sufficiente (2-1-2) si sono registrate nella categoria delle
Associazioni venatorie. Tale giudizio è confermato e circostanziato dalle risposte ad altre
domande della parte prima del questionario.
Difatti, sono state ritenute in maggioranza non soddisfatte le esigenze di fruizione della
fauna selvatica con particolare riguardo alle esigenze della valorizzazione ambientale e del
prelievo venatorio e, per entrambi i tipi di esigenza, i motivi del mancato soddisfacimento
sono stati rinvenuti prevalentemente, oltre che nelle modificazioni ambientali (qualcuno ha
parlato di urbanizzazione della montagna e agricoltura industriale), in dipendenza dagli effetti
della programmazione e gestione. Lo stato della consistenza naturale delle specie sul territorio
è stato in prevalenza addotto quale motivo impediente la fruizione sotto il profilo
dell’osservazione naturalistica e delle altre esigenze estranee al prelievo.
In molti hanno comunque ritenuto che andrebbero fatti discorsi differenziati per territorio e
per specie di fauna, segnalando che per alcune specie le esigenze di fruizione sarebbero
soddisfatte per altre meno. Il dato sembra confermare l’esistenza di uno squilibrio nella
presenza sul territorio delle diverse specie.
L’attuale organizzazione della gestione faunistico-venatoria, come delineata dalla legge
regionale 30/1999, è stata negativamente giudicata soprattutto sotto il profilo della
programmazione a fini faunistici (mancanza del piano faunistico pluriennale e calendario
venatorio organizzato non per specie ma per periodo, il che impedirebbe il controllo delle
specie che procurano danni in agricoltura) oltre che del riparto delle funzioni fra Regione (le
cui attribuzioni sono talora giudicate eccessive o non esercitate) e Province (che mal
gestirebbero i compiti loro assegnati), che risentirebbe di eccessiva burocratizzazione, di
asimmetria e confusione dei ruoli, talora sovrapposti e carenti in coordinamento, mentre
sarebbe avvertita l’esigenza di un interlocutore unico con creazione del Corpo di vigilanza
unico.
Parimenti, la programmazione dell’attività venatoria risentirebbe dell’inadeguatezza degli
indirizzi regionali (episodici e privi di un disegno complessivo) in mancanza del piano
faunistico.
Sui censimenti delle Riserve di caccia le opinioni sono decisamente discordi: per 14 dei
rispondenti sarebbero adeguati perché “effettuati da persone che conoscono il territorio” (caso
di risposta che sembra concordata), per altri 14 inadeguati perché non sempre veritieri, fatti
sulla carta, in carenza di indirizzi e senza le necessarie capacità tecniche oltre che al di fuori di
principi tecnico-scientifici, perciò imprecisi e inaffidabili se non addirittura inutili o addirittura
controproducenti dal punto di vista della gestione faunistica in quanto al solo servizio delle
esigenze venatorie.
Quasi analoga la situazione dei giudizi sui piani di abbattimento predisposti dalle riserve:
adeguati perché rispettosi degli indirizzi (l’adeguatezza sembrerebbe solo formale visto che gli
indirizzi di riferimento sono stati giudicati inadeguati); inadeguati perché in definitiva
scontano a valle tutte le carenze rilevate a monte per i censimenti. A cascata, le
inadeguatezze dei censimenti (sovrastima o sottostima) si riverserebbero sullo stato degli
abbattimenti di fauna in eccesso o in difetto rispetto ai piani, mentre la maggioranza di coloro
che si erano dichiarati per l’adeguatezza di piani e censimenti imputano compattamente tale
circostanza a scelte di prudenza operate dalle riserve, evidentemente facendo esclusivo
riferimento al caso degli abbattimenti in difetto, che altri però, in nutrito gruppo, associano
invece alla mancata dichiarazione dell’effettuazione di abbattimenti.
Sul punto della mancata annotazione degli abbattimenti sul tesserino di caccia, gli effetti
negativi associati hanno riguardato l’impossibilità del controllo, la demotivazione della
vigilanza, la destrutturazione e il decremento numerico delle popolazioni, con conseguenze
37
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
sulle programmazioni per le annate successive e il verificarsi di comportamenti illeciti che si
autoalimenterebbero.
L’attività di controllo della Regione sugli atti dei distretti è stata giudicata in prevalenza
adeguata, forse da alleggerire, sburocratizzare e decentrare. Altri hanno invece lamentato un
non sufficiente coordinamento e la mancata applicazione del principio di responsabilità,
auspicando un vaglio più rigoroso e una vigilanza più attenta sul rispetto della normativa di
principio nazionale e comunitaria.
Sul ruolo di supporto dell’Ufficio studi faunistici, pur essendo numericamente paritaria la
divergenza di vedute sul versante dei valori adeguatezza/inadeguatezza, le motivazioni
addotte appalesano in entrambi i casi criticità legate prevalentemente alla sua capacità
operativa (scarsità del personale o personale “distratto” dai troppi adempimenti burocratici),
talora anche in termini di carenza di comunicazione o autonomia di decisione.
In più risposte si rileva una qualche “nostalgia” per il soppresso Istituto faunistico
regionale.
Quanto agli aspetti dell’attività di vigilanza venatoria da migliorare, i consultati si sono
pronunciati scegliendo in maggioranza l’aspetto di un efficace coordinamento degli addetti ma,
al contempo, hanno generalmente toccato tutti gli altri aspetti proposti, con la conseguenza
che per tutti i profili considerati nella domanda la richiesta è stata in termini di miglioramento:
andrebbe incrementato il numero degli agenti e il numero dei controlli, erogata formazione
agli addetti, con i suggerimenti ulteriori sulla necessità di istituire un Corpo unico di vigilanza
ambientale o di eliminare la vigilanza da parte delle province, con passaggio al Corpo forestale
regionale.
Non tutti i 20 cacciatori che si sono dichiarati tali hanno risposto alla domanda relativa ai
controlli subiti, chi ha risposto ha prevalentemente indicato la media di 1-3 controlli negli
ultimi 5 anni. Nessuno dei rispondenti ha ritenuto adeguato l’attuale sistema sanzionatorio,
con prevalente richiesta di sanzioni meglio articolate in relazione alle diverse fattispecie di
illecito e di modifiche fondate su sistemi diversi dall’inasprimento delle sanzioni, cui si
affiancano richieste di sanzioni più severe per le recidive, nonché il miglioramento dei tempi di
irrogazione, lasciando la gestione delle sanzioni disciplinari alle riserve. Generalmente
condivisa è stata l’utilità di differenziare le sanzioni pecuniarie per gli abbattimenti illeciti con
graduazione in relazione a gruppi di specie di fauna.
La maggioranza dei rispondenti ha ritenuto che la propria categoria di appartenenza
avrebbe una conoscenza sufficiente circa la normativa in materia di esercizio venatorio, lo
stato delle popolazioni di fauna selvatica e gli effetti della caccia sull’equilibrio delle specie.
Conoscenza insufficiente invece quanto a normativa in materia di tutela della fauna (Presidenti
di distretto e associazioni venatorie) ed entità delle sanzioni in materia venatoria (20 su 28).
Parte seconda: opzioni d'intervento formulate e valutazione degli effetti
Fra le opzioni, la scelta prevalente si è orientata per l’opzione B (15 rispondenti), benché si
siano registrate preferenze per la A (9 rispondenti) all’interno di un quasi eguale numero di
categorie. Considerando le motivazioni addotte, l’opzione B, talora definita la “meno peggio” o
scelta “dovendo proprio scegliere”, è stata giudicata meglio strutturata ed articolata, con
obiettivi efficaci per il miglioramento dell’attività di gestione venatoria, capace di garantire le
esigenze d’interesse pubblico nello svincolare la Regione da attività che non le sarebbero
proprie, a metà fra una conferma dello status quo, non più accettabile, e una visione troppo
protezionista/animalista che perderebbe di vista il vero senso di una corretta gestione
faunistica che garantisca anche la tutela delle produzioni agricole. Viene poi segnalata
nuovamente la necessità della costituzione di un Corpo unico di vigilanza presso il Corpo
forestale regionale e la ricostituzione di un organo di programmazione e vigilanza tecnico
scientifica.
Chi ha preferito l’opzione A ha motivato la propria scelta con la necessità di evitare un
ulteriore appesantimento della legislazione (la legge deve essere semplice, chiara e non
troppo articolata), suggerendo che la vera questione è il controllo di un territorio che si
presenta diversificato, controllo da riorganizzare con il Corpo unico di vigilanza. Si è inoltre
specificato che l’opzione A andrebbe integrata con qualche elemento dell’opzione B, perché
debole per la parte della gestione faunistica, oppure che sarebbe da riorganizzare su basi
scientifiche.
L’opzione C è stata ritenuta dannosa perché non risolverebbe il problema e stimolerebbe
38
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
l’illegalità, mentre l’unico che l’ha scelta ha considerato che occorrerebbe diminuire la
pressione sulle popolazioni animali ed aumentare il regime dei controlli. Qualcuno ha
rinvenuto la via migliore in un compromesso fra le opzioni B e C. Per 2 dei rispondenti
nessuna delle opzioni sarebbe soddisfacente, mentre uno le ha scelte tutte.
All’invito di segnalare gli aspetti non condivisi delle diverse opzioni che sarebbero da
variare, graduandone l’importanza, molti non hanno risposto mentre un rispondente ha invece
prodotto un lungo scritto, particolarmente critico su tutti i versanti. Nel complesso delle
risposte date, sembra che i consultati non ne abbiano bene attagliato il tenore rispetto alla
domanda posta (forse male interpretata) per cui si ritiene per questa parte più corretto
rinviare alla lettura di dettaglio dei questionari (parte seconda, domanda n. 2).
Quanto agli effetti positivi riconducibili alle diverse opzioni nei confronti delle singole
categorie di soggetti interessati dagli interventi di regolazione, l’opzione che meglio
garantirebbe sotto i diversi profili considerati risultati positivi per i diversi destinatari risulta
nettamente la B, con ciò confermandosi la scelta in precedenza fatta, con l’arricchimento di
importanti dettagli per quanto riguarda i risultati attesi.
Come già si rilevava in premessa, si è registrata una rilevante omissione di risposte per la
domanda relativa agli effetti negativi delle opzioni proposte, in parte probabilmente perché la
risposta era aperta e quindi senza instradamento. All’opzione B sono state mosse le critiche
che seguono quanto ad effetti negativi sulle categorie dei soggetti interessati. Per gli utenti ci
sarebbero effetti negativi riconducibili all’impatto della nuova regolazione, in termini di
adeguamento a quello che viene vissuto come un continuo cambiamento di normativa e non ci
sarebbero benefici in quella che viene valutata come una situazione di elevatissima
dispersione di risorse. Gli effetti negativi per l’ambiente (non specificatamente individuati)
sarebbero riconducibili alla mancata impostazione di una riforma veramente strutturale,
rispettosa dei principi di tutela e pianificazione della fauna e degli ecosistemi nell’interesse
generale della comunità, con in subordine l’aspetto della disciplina del prelievo venatorio.
Anche l’unica affermazione circa la sussistenza di effetti negativi per la collettività non viene
dettagliata e ricollegata alla generale obiezione che mancherebbe una visione moderna ed
europea delle questioni con “evidente strabismo venatorio della Regione” e mancata
considerazione dell’ambiente in termini di biodiversità. Per la pubblica amministrazione,
l’opzione comporterebbe un aumento dei costi che sarebbero però giustificati dai risultati
ottenibili, vengono segnalati effetti negativi “significativi” non meglio precisati e viene anche
espressa la considerazione che alla P.A. nulla importerebbe della fauna e della caccia.
39
AIR – Regione Friuli Venezia Giulia
III. CONSIDERAZIONI FINALI
Gli esiti delle consultazioni, al di là degli spunti polemici che ne sono talora emersi, si
possono ritenere abbastanza soddisfacenti dal punto di vista degli obiettivi che ci si era posti
nel programmarle.
Sono stati acquisiti giudizi sulla situazione attuale della gestione faunistica e del controllo
venatorio che, se non altro, paiono confermare la necessità di un intervento regolatore sotto i
profili considerati.
I consultati hanno voluto, in qualche caso, presentarsi compatti nelle scelte di categoria,
ma le voci discordi all’interno delle medesime categorie hanno consentito comunque di
apprezzare dubbi di posizione ed aperture al contemperamento delle esigenze.
E’ stata comunque fatta una scelta fra le opzioni proposte, pur se con perplessità e
suggerimento di correttivi di miglioramento, con ciò fornendo una qualche indicazione al
decisore circa la strada che, nell’opinione dei consultati, dovrebbe perseguire.
Dalla valutazione degli effetti delle opzioni non sono emersi elementi di utilità, soprattutto
in ordine all’individuazione e quantificazione dei costi.
A consultazioni concluse ed esame delle risposte effettuato, è parso comunque d’essere
riusciti in qualche modo a dialogare con sufficiente serenità su problematiche che presentano
forti aspetti di conflittualità, divergenze di veduta nella diversità dei valori di riferimento, e un
tanto anche grazie alla scelta del questionario come strumento di consultazione.
ALLEGATI:
1.
Modello di questionario utilizzato per la consultazione.
2.
Tabella di sintesi della consultazione.
40
Legge regionale di modifica della disciplina faunistico-venatoria
Analisi di Impatto della Regolazione
ALLEGATI
Riforma del sistema di programmazione e controllo per la gestione della fauna e l’esercizio dell’attività
venatoria nella regione Friuli Venezia Giulia
Numero questionari compilati
Data aggiornamento
Numero di questionari compilati per tipologia di utente
Presidente di distretto venatorio
Rappresentante di associazione venatoria
Rappresentante di associazione di categoria di agricoltori
Rappresentante di associazione di protezione ambientale
Addetto alla vigilanza venatoria
Rappresentante di Università
Rappresentante di Museo di Storia Naturale
Tecnico faunistico professionista
Totale
29
Incompleti o
Completi
con errori
22
7
02/09/2005 18.50
Legenda
12 TIPO 1
5 TIPO 2
2
2
4
1
2
1
TIPO 3
TIPO 4
TIPO 5
TIPO 6
TIPO 7
TIPO 8
PARTE I - ACQUISIZIONE INFORMAZIONI SULLA SITUAZIONE ATTUALE
TIPO 8
2
TIPO 7
2
1
2
TIPO 6
TIPO 3
10
2
TIPO 5
TIPO 2
7
17
4
0
TIPO 4
TIPO 1
insufficiente
mediocre
sufficiente
ottimale
TOTALI
Domanda 1: A suo parere, l'attuale consistenza delle popolazioni di fauna selvatica sul territorio regionale denota una tutela delle
stesse:
1
1
3
1
1
1
1
Domanda 2: Indichi se ritiene che l'attuale consistenza delle popolazioni di fauna selvatica sul territorio soddisfi le
esigenze di fruizione della stessa, specificando le motivazioni della sua risposta.
1
14
11
15
6
5
2
2
9
1
2
1
1
2
1
2
2
1
1
1
1
1
Motivi
NO
SI
2
3
4
3
1
2
1
TIPO 8
Motivi
NO
SI
TIPO 7
Motivi
NO
2
SI
2
1
TIPO 6
Motivi
Motivi
NO
TIPO 5
NO
2
SI
Motivi
NO
2
SI
3
TIPO 4
SI
1 11
6
TIPO 3
Motivi
Motivi
NO
TIPO 2
NO
6 22
SI
Motivi
TIPO 1
SI
A Prelievo venatorio
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e
gestione
Effetti dell'attività venatoria
Modificazioni ambientali
Efficacia dei controlli
Altro
Altro 1: organi vigilanza e controllo
scient. insuff.
Altro 2: risposta riferita alla provincia
di Gorizia
Altro 3: Situazione di consistenza
non uniforme sul territorio regionale
Altro 4: Esclusivamente quale
conseguenza della gestione
effettuata dai cacciatori. La
domanda nel suo complesso è mal
posta, generica ed inadatta a
consentire una risposta significativa.
Per alcune specie la consistenza
soddisfa le esigenze di fruizione per
altre specie meno.
Altro 5: Assenza di responsabilità a
gestire
B Osservazione naturalistica
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e
gestione
Effetti dell'attività venatoria
Modificazioni ambientali
Efficacia dei controlli
NO
SI
TOTALI
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
2
x
x
x
x
x
17
7
10
17
7
7
3
3
2
10
2
1
1
3
2
2
2
1
1
1
1
2
4
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
Altro
Altro 1: mancanza rete aree
protette; gestione inesistente di
molte A.P. istituite. Mancanza
programmazione pubblica
ecoturismo
Altro 2: risposta riferita alla provincia
di Gorizia
Altro 3: Molte specie animali
Altro 4: Situazione di consistenza
non uniforme sul territorio regionale,
ma con situazione meno
differenziata fra specie e specie
Altro 5: Esclusivamente quale
conseguenza della gestione
effettuata dai cacciatori. La
domanda nel suo complesso è mal
posta, generica ed inadatta a
consentire una risposta significativa.
Per alcune specie la consistenza
soddisfa le esigenze di fruizione per
altre specie meno.
Altro 6: Dipende dalle zone,
localmente è OK altrove NOK
C Fotografia
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e
gestione
Effetti dell'attività venatoria
Modificazioni ambientali
Efficacia dei controlli
Altro
Altro 1: Mancanza di gestione dei
fattori di disturbo sulla fauna
selvatica, anche nelle aree protette
Altro 2: risposta riferita alla provincia
di Gorizia
Altro 3: Situazione di consistenza
non uniforme sul territorio regionale
6
1
1
1
2
1
x
x
x
x
x
x
16
7
10
17
5
6
4
3
5
2
10
2
1
1
3
2
1
2
2
1
1
1
1
2
4
1
1
1
1
1
1
2
x
x
x
1
1
1
1
1
2
1
1
Altro 4: Esclusivamente quale
conseguenza della gestione
effettuata dai cacciatori. La
domanda nel suo complesso è mal
posta, generica ed inadatta a
consentire una risposta significativa.
Per alcune specie la consistenza
soddisfa le esigenze di fruizione per
altre specie meno.
Altro 5: Non so che razza di opzione
è
D Studio e ricerca
15 10
10
Consistenza naturale
10
Effetti della programmazione e
gestione
8
Effetti dell'attività venatoria
8
Modificazioni ambientali
14
Efficacia dei controlli
3
Altro
4
Altro 1: Scarsa programmazione nel
settore
Altro 2: risposta riferita alla provincia
di Gorizia
Altro 3: Situazione di consistenza
non uniforme sul territorio regionale
Altro 4: Esclusivamente quale
conseguenza della gestione
effettuata dai cacciatori. La
domanda nel suo complesso è mal
posta, generica ed inadatta a
consentire una risposta significativa.
Per alcune specie la consistenza
soddisfa le esigenze di fruizione per
altre specie meno.
E Valorizzazione ambientale
2 25
12
Consistenza naturale
6
Effetti della programmazione e
gestione
9
Effetti dell'attività venatoria
7
x
x
2
2
1
3
2
8
1
2
2
1
1
1
1
2
2
1
2
3
2
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
2
x
x
x
x
1
3
2
1
1
2
1
1
2
3
1
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Modificazioni ambientali
Efficacia dei controlli
Altro
Altro 1: La regione pare aver
abdicato da tempo in materia. I
pochi interventi conosciuti
riguardano puramente la creazione
di strutture. Molto scarse le attività
di promozione e divulgazione delle
valenze ambientali o i ripristini
ambientali
Altro 2: risposta riferita alla provincia
di Gorizia
Altro 3: Esclusivamente quale
conseguenza della gestione
effettuata dai cacciatori. La
domanda nel suo complesso è mal
posta, generica ed inadatta a
consentire una risposta significativa.
Per alcune specie la consistenza
soddisfa le esigenze di fruizione per
altre specie meno.
Altro 4: Speculazioni,
urbanizzazione della montagna,
demagogia filozootecnica,
agricoltura industriale, battaglie
etiche fra fruitori
F Mantenimento della biodiversità
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e
gestione
Effetti dell'attività venatoria
Modificazioni ambientali
Efficacia dei controlli
Altro
Altro 1: mancata applicazione e
rispetto delle norme nazionali e
comunitarie da parte della Regione
Altro 2: risposta riferita alla provincia
di Gorizia
22
4
4
12
3
1
1
2
2
1
1
2
1
1
1
1
1
x
x
x
x
14 12
10
1
3
1
2
15
10
2
10
6
7
4
5
1
2
2
1
1
1
1
1
1
3
1
2
2
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
x
x
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
Altro 3: Il proliferare incontrollato di
alcune specie altera l’equilibrio
preesistente
Altro 4: Esclusivamente quale
conseguenza della gestione
effettuata dai cacciatori. La
domanda nel suo complesso è mal
posta, generica ed inadatta a
consentire una risposta significativa.
Per alcune specie la consistenza
soddisfa le esigenze di fruizione per
altre specie meno.
Altro 5: Sappiamo quale biodiversità
vogliamo?
G Altra esigenza
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e
gestione
Effetti dell'attività venatoria
Modificazioni ambientali
Efficacia dei controlli
Altro
Altro 1: Diffusa arretratezza culturale
in materia nella classe politica e
dirigente del F.V.G. A fronte di
grandi potenzalità, anche
economiche e di occupazione, la
Regione è del tutto assente.
Altro 2: Esclusivamente quale
conseguenza della gestione
effettuata dai cacciatori. La
domanda nel suo complesso è mal
posta, generica ed inadatta a
consentire una risposta significativa.
Per alcune specie la consistenza
soddisfa le esigenze di fruizione per
altre specie meno.
x
x
x
3 11
2
8
1
1
2
1
11
1
2
1
1
1
1
1
1
1
10
1
1
1
1
x
x
1
Domanda 3: Come giudica l'attuale organizzazione della gestione faunistico - venatoria, così come delineata dalla
LR 30/99 ai fini di:
1
E attribuzione delle funzioni alla Regione ed alle Province
12
2
3
16
9
3
2
1
1
1
3
1
1
2
1
4
1
Inadeguato
2
7 12
2
Adeguato
3
21
1
1
1
TIPO 8
Inadeguato
2
3
1
Adeguato
4
4
1
3
Inadeguato
1
8
1
1
2
2
Adeguato
13
Inadeguato
15
Adeguato
2
2
TIPO 6 TIPO 7
Inadeguato
Inadeguato
3
3
Adeguato
Adeguato
14 10 2
22
12
Inadeguato
Inadeguato
14
6
Adeguato
Inadeguato
A tutela della fauna
B programmazione ai fini faunistici del territorio
C disciplina delle diverse forme di gestione venatoria pubblica e
privata
D individuazione di enti e organismi di gestione faunistico venatoria (riserve di caccia, aziende venatorie, distretti
venatori...)
Adeguato
Adeguato
TOTALI TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Domanda 4: Come giudica i seguenti elementi dell'attuale sistema di programmazione dell'attività venatoria?
1
1
4
3
1
1
2
2
2
1
1
2
2
Inadeguato
2
2
1
1
1
Adeguato
2
4
4
Inadeguato
2
3
3
4
1
2
Adeguato
3
2
9
8
1
1
1
Inadeguato
10
14
3
2
1
1
Adeguato
18
14
0
Inadeguato
D Controllo effettuato dalla Regione sugli atti dei distretti venatori
E Supporto dell'ufficio studi faunistici
F Altro
1
1
Adeguato
4
3
3
Inadeguato
Inadeguato
1
2
2
Adeguato
Adeguato
24 1 11
14 11 1
13 12
Inadeguato
Inadeguato
4
14
15
Adeguato
Inadeguato
A Indirizzi regionali di gestione fauinistico-venatoria
B Censimenti effettuati dalle Riserve di caccia
C Piani di abbattimento predisposti dalle Riserve di caccia
Adeguato
Adeguato
TOTALI TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8
1
1
1
1
1
1
Altro 3: Scarsa coscienza venatoria, specie per gli ungulati e per la selvaggina di montagna
Altro 4: Rigidità burocratica per rimodulare i piani
Altro 5: la domanda è mal posta e di per sé stessa presuppone un dato statistico non
esposto nel questionario. I casi di eccesso sono insignificanti ed il mancato raggiungimento
dei piani è dovuto ad una molteplicità di fattori non esprimibili sinteticamente ed
assolutamente eterogenei
Altro 6: Non sono istituiti il CAPO ASSEGNATO e, dove serve, L’ACCOMPAGNATORE. Non
ci sono controlli (sui parcheggi, caccia per zone e simili)
TIPO 1
TIPO 2
TIPO 3
TIPO 4
TIPO 5
TIPO 6
TIPO 7
TIPO 8
Sovrastime o sottostime dei censimenti
Incapacità di chi effettua i prelievi
Scelte di prudenza operate dalle riserve di caccia e Aziende faunistico venatorie
Mancata dichiarazione dell'effettuazione degli abbattimenti
Casualità
Altro
Altro 1: inadeguato controllo del territorio
Altro 2: Mancanza di studio e ricerca faunistica di base scientifica
TOTALI
Domanda 5: Quali sono, a Suo parere, le ragioni per cui gli abbattimenti di fauna selvatica nelle Riserve di caccia
talvolta eccedono o risultano ampiamente inferiori a quelli previsti dal piano di abbattimento?
12
5
10
11
2
6
2
2
8
1
2
2
1
1
2
2
1
3
1
1
1
2
1
2
1
3
1
1
1
1
1
1
1
x
x
x
x
x
x
Altro 3: Anche in questo caso la domanda è mal posta e non si lascia rispondere. Se l’intendimento era
riferito alle fattispecie, ovvero alla situazione reale, la risposta è “nessuno”; se viceversa l’intendimento era
quello di comprendere il fenomeno nel suo essere astratto o potenziale, “qualora si verifichi in modo
massiccio” allora è evidente che la conseguenza è “l’impossibilità di controllo sugli abbattimenti effettuati”
Altro 4: Diseducazione del cacciatore, stimolo a bracconare, demotivazione della vigilanza, prosecuzione
dei pregiudizi che tutto è inutile eccc
TIPO 8
4
1
TIPO 7
1
1
1
TIPO 6
TIPO 4
1
3
1
1
12
TIPO 5
TIPO 3
0
6
21
4
TIPO 2
Nessuno
Possibile destrutturazione delle popolazioni e decremento numerico delle stesse
Impossibilità del controllo sugli abbattimenti effettuati
Altro
Altro 1: Dati non esatti che non permettono un normale studio della dinamica della popolazione con errate
programmazioni per l’annata successiva il che può aggravare il carico dei danni prodotti dalle specie
selvatiche
Altro 2: Comportamenti illeciti che si autoalimentano
TIPO 1
TOTALI
Domanda 6: A suo giudizio quali sono gli effetti negativi associati alla mancata annotazione sui documenti di caccia
degli abbattimenti di fauna selvatica?
1
1
1
1
1
1
x
x
x
x
1
x
x
TIPO 8
TIPO 7
1
1
3
1
1
2
TIPO 7
2
TIPO 6
4
1
TIPO 6
TIPO 3
12
TIPO 5
TIPO 2
20
8
TIPO 4
TIPO 1
SI
NO
TOTALI
Domanda 8: Lei è cacciatore?
TIPO 8
1
1
TIPO 5
3
TIPO 4
2
5
1
1
TIPO 3
4
10
1
1
TIPO 2
TIPO 1
Nessuno
1-3
3-5
Più di 5
TOTALI
Domanda 8.1: Quanti controlli della vigilanza venatoria ha subito negli ultimi 5 anni?
1
1
TIPO 6
TIPO 7
TIPO 8
2
2
1
2
TIPO 5
3
4
4
4
3
x
x
TIPO 4
TIPO 3
0
12 2
15 4
17 6
23 11
4
TIPO 2
Nessuno
Incremento del numero degli agenti
Incremento del numero dei controlli
Formazione degli addetti
Efficace coordinamento degli addetti
Altro
Altro 1: uso di solo personale motivato e riservato
Altro 2: Eliminare vigilanza Province. Passarla alla Forestale Regionale
Altro 3: costituzione del Corpo Unico di Vigilanza Ambientale con adeguate risorse, umane e strumentali
Altro 4: la vigilanza venatoria è totalmente inadeguata, soprattutto per la qualità del lavoro, per la
preparazione degli addetti, per i margini operativi, per le modalità di approccio. Gli stessi operatori sono,
peraltro, vittime di un sistema giuridico ed amministrativo caotico, ipertestuale e contraddittorio
TIPO 1
TOTALI
Domanda 7: Sotto quali dei seguenti profili ritiene che l'attività di vigilanza venatoria deve essere migliorata?
2
1
3
4
1
1
1
2
2
1
1
1
1
1
Domanda 9: Qual è secondo la Sua opinione, all'interno della categoria cui Lei appartiene, il grado di conoscenza
generalmente posseduto in relazione alle seguenti materie?
6
2
8 17
3
9
1
1
1
1
1
1
2
2
2
1
1
3
1
1
2
Buono
2
2
Sufficiente
2
1
1
Insufficiente
12
2
2
TIPO 8
Buono
1
1
Sufficiente
4
1
Insufficiente
3
5
1
Buono
2
7
3
Sufficiente
2
6
Insufficiente
3
6 16
TIPO 7
Buono
1
TIPO 6
Sufficiente
2
1 11
Insufficiente
3
1
TIPO 5
Buono
1
Sufficiente
1
Insufficiente
1
Buono
Sufficiente
2
TIPO 4
Insufficiente
Sufficiente
1
TIPO 3
Buono
Insufficiente
4
Buono
2
Buono
1 10
5 22
20
TIPO 2
Sufficiente
17 10
TIPO 1
Insufficiente
A Normativa in materia di tutela della
fauna
B Normativa in materia di esercizio
venatorio
C Stato delle popolazioni di fauna
selvatica
D Entità delle sanzioni in materia
venatoria
E Effetti della caccia sull'equilibrio delle
specie
Sufficiente
Insufficiente
TOTALI
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
TOTALI
TIPO 1
TIPO 2
TIPO 3
TIPO 4
TIPO 5
TIPO 6
TIPO 7
TIPO 8
Domanda 10: A Suo parere, l'attuale sistema sanzionatorio:
0
27
11
12
4
4
2
2
1
1
4
1
1
1
2
1
1
1
Inadeguato perché richiede sanzioni più severe per chi ripete comportamenti illeciti
8
3
1
2
E' inadeguato sotto il profilo dei tempi di irrogazione delle sanzioni, ma adeguato in merito alle sanzioni previste
8
4
4
11
5
7
Adeguato
Inadeguato
Inadeguato perché richiede sanzioni più articolate in relazione alla fattispecie di illecito
E' inadeguato e la sua modifica deve fondarsi su sistemi diversi dall'inasprimento delle sanzioni
Altro
Altro 1: perchè troppo articolato
Altro 2: Occorrono più controlli
1
1
1
1
2
1
x
1
1
x
1
1
Altro 3: inadeguate le sanzioni, irrazionale e dispendioso il sistema sanzionatorio che non permette la certezza di
giungere all’irrogazione in tempi utili. Emblematico l’enorme dispendio di energie e risorse destinato alle “sanzioni
disciplinari”. Sarebbe molto più utile passare a sanzioni accessorie, lasciando alle riserve di caccia, in quanto
associazioni , il compito di perseguire i soci per comportamenti di scorrettezza senza riflessi sulla gestione
Altro 4: la domanda è mal posta e denota una non conoscenza della materia da parte dell’estensore del
questionario. A quale sistema sanzionatorio ci si riferisce ? Amministrativo? Penale? Disciplinare? Amministrativo di
tipo pecuniario, o accessorio? Penale delittuoso, contravvenzionale o accessorio ?
x
x
Altro 5:inadeguato per i tempi di irrogazione delle sanzioni. In ALCUNI CASI maggiore severità: risarcimento del
danno (ma non è una sanzione)
x
TIPO 1
TIPO 2
TIPO 3
TIPO 4
TIPO 5
TIPO 6
TIPO 7
TIPO 8
SI
NO
TOTALI
Domanda 11: Ritiene utile differenziare le sanzioni pecuniarie conseguenti al piano di abbattimento?
24
3
12
4
2
1
2
2
1
1
1
1
Domanda 11.1: Ordini i seguenti gruppi di specie secondo la severità della sanzione che dovrebbe essere prevista (1= sanzione
più elevata)
TOTALI
1
2
3
4
5
6
Ungulati
Tetraonidi
Altra fauna stanziale
Avifauna migratoria
Avifauna acquatica
Fauna immessa a scopo venatorio
TIPO 1
Ungulati
Tetraonidi
Altra fauna stanziale
Avifauna migratoria
Avifauna acquatica
Fauna immessa a scopo venatorio
6
16
0
0
0
0
11
4
2
2
0
0
1
0
9
7
10
0
0
0
5
3
8
1
1
0
3
7
1
3
0
0
0
0
0
16
1
4
6
2
5
3
1
3
4
5
6
5
2
4
2
2
5
1
5
2
7
TIPO 2
Ungulati
Tetraonidi
Altra fauna stanziale
Avifauna migratoria
Avifauna acquatica
Fauna immessa a scopo venatorio
TIPO 3
Ungulati
Tetraonidi
Altra fauna stanziale
Avifauna migratoria
Avifauna acquatica
Fauna immessa a scopo venatorio
TIPO 4
Ungulati
Tetraonidi
Altra fauna stanziale
Avifauna migratoria
Avifauna acquatica
Fauna immessa a scopo venatorio
TIPO 5
Ungulati
Tetraonidi
Altra fauna stanziale
Avifauna migratoria
Avifauna acquatica
Fauna immessa a scopo venatorio
1
1
2
2
2
1
3
4
2
1
2
1
5
6
2
1
3
1
1
2
2
1
3
4
1
2
6
1
2
1
1
5
3
1
1
4
1
5
6
1
1
1
2
1
3
4
1
1
1
5
1
6
2
1
1
1
2
TIPO 6
Ungulati
Tetraonidi
Altra fauna stanziale
Avifauna migratoria
Avifauna acquatica
Fauna immessa a scopo venatorio
TIPO 7
Ungulati
Tetraonidi
Altra fauna stanziale
Avifauna migratoria
Avifauna acquatica
Fauna immessa a scopo venatorio
TIPO 8
Ungulati
Tetraonidi
Altra fauna stanziale
Avifauna migratoria
Avifauna acquatica
Fauna immessa a scopo venatorio
1
2
1
3
4
5
6
1
1
1
1
1
1
2
3
1
4
5
6
1
1
1
1
1
1
2
1
3
4
5
6
1
1
1
1
1
PARTE II - OPZIONI DI INTERVENTO FORMULATE E VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI
TIPO 2
TIPO 3
TIPO 4
TIPO 5
TIPO 6
TIPO 7
9
15
1
3
7
2
2
1
1
2
2
1
2
TIPO 8
TIPO 1
Opzione A
Opzione B
Opzione C
TOTALI
Domanda 1: Quale fra le opzioni di intervento sopra riportate ritiene preferibile?
1
1
Domanda 3: Come giudica gli effetti positivi delle opzioni proposte sulle categorie indicate nella seguente tabella?
TOTALI
TIPO 1
TIPO 2
TIPO 3
TIPO 4
1 2
3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2
Aumento della contattabilità degli esemplari di fauna sul territorio
OpzioneA
8 3
8 4 1 4 1 2 1 1
Opzione B
3 8 11 2 1 8
2 2
1 1
Opzione C
9 4
3 4 3 1
1
1
Aumento nel breve/lungo periodo della quantità di fauna fruibile per il prelievo venatorio
OpzioneA
9
1 9 4
5 2 1 1 1
Opzione B
2 12 8
6 5 1 1 2
1 1
Opzione C
10
5 3 5 4 1
1
1
Mantenimento o incremento della consistenza delle popolazioni di fauna selvatica
OpzioneA
8
4 8 4 1 4 1 2 1 1
Opzione B
2 11 10
3 8
3 1
1
Opzione C
10
5 4 3 4 1 1 1
1
1
Azione di tutela più incisiva
OpzioneA
8
5 6 4 1 4 2 2
1
Opzione B
0
8 15
3 8
1 3
1 1
Opzione C
10
5 2 3 4 1 1 1
1
Maggior fruibilità della fauna selvatica
OpzioneA
10
2 8 5
4 1 2 1 1
Opzione B
2
12 9
5 6
3 1
1 1
Opzione C
8
9 3 4 5 1
2
1
3
TIPO 5
1 2
1
3
TIPO 6
1 2
2
1
3
1
3
1
1
3
2
1
4
2
1
1
2
2
4
2
1
2
1
1
1
1
1
1
1
2
2
1
1
1
1
2
2
2
1
1
1
1
1
TIPO 8
1 2
1
1
1
1
3
3
2
2
3
1
TIPO 7
1 2
1
1
1
3
1
1
2
3
Diminuzione della illegalità
OpzioneA
7
6 7 3 2 4 1 2
Opzione B
2
8 14 1 2 8
3
Opzione C
12
4 2 4 3 1 1 1
Agevolazione delle procedure di controllo dell'attività faunistico-venatoria
OpzioneA
7
4 8 5
4
1
Opzione B
5
5 12 3
8 2
Opzione C
10
4 2 3 4 1 1
Facilitazione delle operazioni di irrogazione delle sanzioni
OpzioneA
8
3 8 4 1 4
2
Opzione B
5
6 11 3
8 1
1
1
1
1
2
1
2
1
2
2
1
2
2
2
4
1
1
1
1
1
3
1
2
1
1
Opzione C
9
4 2 3 4 1 1
1
Incremento dell'efficacia dell'azione di prevenzione degli illeciti
OpzioneA
7
4 8 5
4
1 3
1
Opzione B
2
5 14
3 8 1 1 1
2
Opzione C
9
4 2 3 4 1 1
1
Incremento della qualità della gestione faunistica
OpzioneA
8
1 8 4
4 1 1 2 1
Opzione B
1
9 12
3 8
1 2
1 1
Opzione C
9
5 2 2 5 1 2
1
Maggior incisività sulla formazione, informazione e divulgazione all'utenza delle conoscenze
OpzioneA
8
2 5 4
4 1 1
1
Opzione B
2
6 13
3 8 1
1
1 1
Opzione C
7
4 2 2 4 1
1
Riduzione dei costi relativi all'irrogazione delle sanzioni
OpzioneA
7
1 8 5
4
2
1
Opzione B
3
8 8
3 8 1 1
1
Opzione C
8
5 3 3 4 1 1
1 1
Altro
OpzioneA
0
0 0
Opzione B
0
0 0
Opzione C
0
0 0
1
1
1
2
2
1
1
1
1
1
1
1
2
2
1
1
1
1
2
1
1
2
1
1
1
1
1
1
2
2
1
1
1
1
1
1
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
3
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Riforma del sistema di programmazione e controllo per la gestione della fauna e l’esercizio
dell’attività venatoria nella regione Friuli Venezia Giulia
Incompleti
o con
Completi errori
22
7
Totale
29
Numero questionari compilati
Data aggiornamento
02/09/2005 19.30
PARTE I - ACQUISIZIONE INFORMAZIONI SULLA SITUAZIONE ATTUALE
Domanda 2: Indichi se ritiene che l'attuale consistenza delle popolazioni di fauna selvatica sul territorio soddisfi le
esigenze di fruizione della stessa, specificando le motivazioni della sua risposta.
TOTALI
SI
G Altra esigenza
ripristino habitat faunistico
ripristino habitat per la fauna
ripristino habitat faunistico
RIPRISTINO HABITAT FAUNISTICO
RIPRISTINO ABITAT FAUNISTICO
RIPRISTINO AMBIENTALE
salvaguardia ambienti naturali
Ecoturismo
Ripristino ambiente
ripristino habitat naturali
Habitat per fauna
Ripristino habitat faunistico
Preservazione di fenomeni ed esigenze socio-culturali
Attività produttive, Educative, storico culturali
TIPO 1
TIPO 2
TIPO 3
NO SI NO SI
NO SI
11
2
8
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
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1
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1
1
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3
TIPO 4
NO SI
TIPO 5
NO SI
1
TIPO 6
NO SI
TIPO 7
NO SI
TIPO 8
NO SI
1
NO
1
1
1
1
Domanda 3: Come giudica l'attuale organizzazione della gestione faunistico - venatoria, così come delineata dalla
LR 30/99 ai fini di:
mancanza piano faunistico-venatorio regionale, esclusione altre categorie
portatrici di interessi dalla gestione, carenza di sorveglianza
LEGAME DEI SOGGETTI GESTORI AL TERRITORIO
ancora poco controllo su gestione riserve
Leggi Regionali incomplete o palesemente errate (cfr. LR 10/2003);
mancanza di controlli; Istituto Studi Faunistici declassato a Ufficio e limitato
nelle sue funzioni
Se applicato integralmente in qunqto responsabilizza i cacciatori che dvono
rendere conto della loro attività all’ente pubblicco ed alla collettività
per legame soggetti gestori al territorio
LEGAME DEI SOGGETTI GESTORI AL TERRITORIO
legittima l'attività venatoria socialmente
Non fornisce indicazioni tecniche specifiche
La fauna è vista solo in funzione del prelievo venatorio. Nessun aproccio
scientifico. Alcune previsioni della L.R. 30/99 che avrebbero consentito
controllo e tutela, a fronte dell’instaurazione dell’autogestione venatoria,
sono state demolite o non attuate ( IFR , Corpo Unico di Vigilanza
Ambientale)
sistema sanzionatorio in alcuni casi non risulta adeguato agli illeciti
riscontrati;
inadeguata vigilanza
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1
1
1
2
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2
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Inadeguato
Adeguato
Inadeguato
3
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Adeguato
1
Inadeguato
1
Adeguato
Inadeguato
2
Adeguato
Inadeguato
3
Inadeguato
Adeguato
2
Adeguato
Inadeguato
14 10
1
1
Inadeguato
Adeguato
14
Adeguato
Inadeguato
A tutela della fauna
le normative statali ma soprattutto regionali appaiono inadeguate.
legami dei soggetti gestori al territorio
Prevede forme di controllo teoricamente valide
legame dei soggetti gestori privati al territorio
legame dei soggetti gestori al territorio
Adeguato
TOTALI TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8
1
Legame al territorio
legame soggetti gestori al territorio
Calendari non per specie ma per periodo, quindi inadeguati, soprattutto per il
controllo delle specie che procurano danni all’agricoltura e foreste.
programmazione dei prelievi
legame dei soggetti gestori al territorio
Perchè incentrata unicamente sulla riduzione degli abbattimenti, anzichè
essere una coralità di iniziative (miglioramento ambientale, controllo dei
predatori opportunisti, vigilanza, randagismo, ecc...)
Legge buona ma bisognosa di snellimento
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1
1
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1
1
1
Non esiste l’IFR. Non ci sono conseguenze per chi gestisce male. I controlli
antibracconaggio e sulla gestione corretta non esistono.
1
Perché è previsto il prelievo degli interessi salvaguardando il capitale
non esiste programmazione
MANCANZA DI PROGRAMMAZIONE PLURIENNALE
per mancanza di programmazione pluriennale
Non fornisce indicazioni tecniche e non si relaziona con altre leggi e
programmi
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1
1
mancanza piano faunistico-venatorio regionale, esclusione altre categorie
portatrici di interessi dalla gestione, carenza di sorveglianza
MANCANZA DI PROGRAMMAZIONE PLURIENNALE
direzione giusta
I censimenti e i piani di abbattimento sono prodotti dagli stessi soggetti che
esercitano i prelievi (Chi controlla i controllori ?); Istituto Studi Faunistici
declassato a Ufficio e limitato nelle sue funzioni
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1
1
L’incongruità della normativa, soprattutto la legge n.30/99, non consente una
distinzione dei ruoli e competenze fra riserve di caccia ed amministrazione
regionale, ciò comporta continue ingerenze della seconda sulle prime con
esiti fortemente negativi per la tutela.
B programmazione ai fini faunistici del territorio
la prorammazione è molto limitata.
mancanza di programmazione pluriennale
Prevede Piano Faunistico Regionale e IFR con compiti adeguati
mancanza di programmazione pluriennale
mancanza programmazione pluriennale
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6
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2
2
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le specie di fauna nel FVG sono oltre 500. La Regione si occupa (in modo
pessimo), solo delle circa 40 cacciabili. Pressochè totale inadempienza
obblighi comunitari, internazionali e nazionali ( D.P.R. n. 357/97, Dir.
92/43/CEE e Dir. 79/409/CEE. Sicuramete è una delle peggiori situazioni a
livello nazionale ed europeo.
le riserve permettono il mentenimento delm legame cacciatore-territorio che
risulta fondamentale pre una corretta gestione del patrimonio faunistico;
maggiori misure per l'agricoltura
Mancanza di una programmazione pluriennale
mancanza programmazione pluriennale
Calendari non per specie ma per periodo, quindi inadeguati, soprattutto per il
controllo delle specie che procurano danni all’agricoltura e foreste.
mancanza del piano faunistico regionale
Mancanza di programmazione pluriennale
Perché incentrata unicamente sugli riduzione degli abbattimenti anzichè
essere una coralità di iniziative e perchè non esiste un piano faunistico
regionale e perchè il miglioramento ambientale proposto dalla LR 30/99 non
è competitivo nelle zone ove esiste il riordino fondiario o l'irrigazione.
Legge buona ma bisognosa di snellimento
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1
carenza di regolamenti gestionali, mancanza di modifiche legislative
NON FA DIFFERENZA TRA SOGGETTI
direzione giusta ma serve più controllo
Permette al privato di potere istituire una azienda faunistico venatoria in
territorio limitato (150 ettari)
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Ad oggi la programmazione è impossibile in quanto imprevedibile e
contraddittorio il comportamento dell’amministrazione regionale. Alle volte
incide la poca coordinazione nelle scelte fra le singole riserve.
Non c’è il Piano Faiunistico Regionale. Non lo si vuole? La gestione è
sganciata dalla proprietà.
C disciplina delle diverse forme di gestione venatoria pubblica e privata
non fas differenza tra i dù soggetti
Manca precisa definizione status giuridico di riserve e distretti
manca la determinatezza nel controllo del territorio
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la funzione pubblica troppo preponderante ma la legge risponde alle
esigenze
NON FA' DIFFERENZA FRA I SOGGETTI
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superfici minime inadeguate per la gestione di ungulati e tetraonidi
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Caotica e dispendiosa di risorse pubbliche economiche ed umane
ma aumentare la getsione privatistica come opportunità per il mondo agricolo
in zone marginali
Mancanza di controllo
non fa differenza tra soggetti
Vengono totalmente equiparate le riserve di caccia (a gestione pubblica)e le
aziende faunistico venatorie (a gestione privata).
identica per i prelievi per le AfV , non per le turistiche
Non fa differenza tra soggetti
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Deve esistere un'unica disciplina per la gestione venatoria per evitare che la
caccia diventi uno sport per ricchi, ma diventi invece mezzo regionale di
riequilibrio della fauna.
Legge buona ma bisognosa di snellimento
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La sovrapposizione di ruoli fra i soggetti privati e soggetto pubblico genera
ed alimenta le divisioni all’interno del mondo venatorio con conseguente
danno sulla gestione complessiva
Vedi a) (Non esiste l’IFR. Non ci sono conseguenze per chi gestisce male. I
controlli antibracconaggio e sulla gestione corretta non esistono.). Carenza
di foirmazione dei cacciatori a livello di base e di dirigenti. Troppi vincoli per
l’istituzione di aziende FauVen di qualità.
D individuazione di enti e organismi di gestione faunistico - venatoria
(riserve di caccia, aziende venatorie, distretti venatori...)
non condivido l'impostazione normativa regionale in materia.
Numero eccessivo organismi di gestione e controllo. Coesistenza controllore
controllato
hanno gestito bene nonostante sostituzione di 4 assessori regionali e 4
direttori generali e relativi uffici
con necessità di modifica delle competenze e con maggiori controllida parte
della regione
direzione giusta
ma si risente della mancanza dell'Istituto Faunistico Regionale
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Perché rappresnta la piramide secca rappresentativa che vede in primis la
riserva i distretti e l’ente pubblico di controllo.
rappresentativa dei portatori d'interessi, gestiscono nonostante il continuo
avvicendarsi dei vertici (Assessori, ...
La struttura prevista rappresenta la tipicità regionale, se opportunamente
considerata risulta utile alla gestione faunistica, in ogni caso risulta
importante dare maggiore potere ai distretti, in termini di piani complessivi
per specie per distretto (es cervo), e contemporaneamente diversificare la
gestione per zone all'interno delle singole riserve.
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L'organizzazione pare più finalizzata a regalare parte del patrimonio pubblico
della comunità a fini elettorali o post-elettorali, che a soddisfare esigenze di
razionale gestione e tutela. La Regione sembra aver abdicato dai compiti di
controllo tecnico e di vigilanza.
con la creazione dei distretti venatori si è creata la giusta sinergia e gli stessi
distretti venatori fungono da raccordo tra le riserve e gli organismi regionali;
troppo complessa
E' stato gestito bene pur se la L.R. 30/99 era in fase di prima applicazione
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Dev’essere valorizzato il concetto di autonomia gestionale che la LR.30
attribuisce alle riserve, seppur all’interno delle direttive del Piano fauistico
regionale.
adeguatala individuazione non le competenze dei Distretti
Ruoli definiti, impianto buono ma occorre semplificare
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E attribuzione delle funzioni alla Regione ed alle Province
Manca un Corpo di Vigilanza unico tra Regione e Provincia.
Funzioni adeguate ma purtroppo inapplicate
eccessiva burocratizzazione. Non tutte le provincie sono entrate a regime.
la regione deve mantenere tutte le competenze in materia
ACCENTRAMENTO COMPITI
serve un interlocutore unico
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Per l’avvenuta costituzione di soggetti di tipo associativo – riserve e distretti ultronei rispetto a quelli preesistenti – riconosciuti a livello nazionale – con le
medesime parti contraenti (soci cacciatori) senza previsione di aree di
coesistenza. Ciò ha generato continue situazioni di contrapposizione
Non chiara la funzione dei distretti.
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In quanto attualmente le amministrazioni provinciali sono carenti
nell’attuazione della deleghe loro assegnate.
CON TROPPA BUROCRATIZZAZIONE
in quanto attualmente carenti nell'attuazione delle deleghe assegnate
Risulta asimmetrico il convolgimento di provincie e regione, con ruoli che
dovrebbero essere regionali (fondi per i miglioramenti e rifusione dei danni)
che sono dati alle provincie , impedendo la gestione comune rispetto a piani
regionali quali il Piano di Sviluppo Rurale
Sistema caotico ed irrazionale. L'Istituto Faunistico Regionale è stato
eliminato, e con lui ogni capacità di controllo. La riorganizzazione della
vigilanza attraverso la creazione del corpo unico, pur essendo un impegno
programmatico, non è stata realizzata.
competenze delle Provincie risultano troppo limitate
complessa e confusa
Eccessivi passaggi burocratici inevitabilmente diversi fra Provincia e
Provincia
accentramento compiti
Scarsi controlli sul territorio – manca un unico ente coordinatore
anche se vi è un eccessivi accentramento burocratico della Regione
Accentramento compiti
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Il controllo della Regione deve avvenire unicamente sotto l'aspetto faunistico
(con l'istituzione dell'I.F.R.) e mediante l'emanazione di leggi che tengano
conto delle esigenze delle realtà territoriali.
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Serve una migliore definizione dei ruoli per evitare sovrapposizioni
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Eccessive sono le attribuzioni effettuate a favore della Regione che non ha
stratturalmente capacità d'intervento tempestive ed efficaci e non ha
dimostrato di avere personale preparato all'assunzione dell'incarico. La
Provincia ha “per fortuna” poche competenze che mal gestisce comunque.
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La Regione nopn esercita i suopi poteri di commissariamento per gestioni
inadeguate. Va trovato un ruolo per le Province che sia d’indirizzo faunistico
(piani e progetti)
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Domanda 4: Come giudica i seguenti elementi dell'attuale sistema di programmazione dell'attività venatoria?
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tecnici integralisti poco o nulla disposti ad ascoltare le categorie interessate.
Mancanza dell'I.F.R.
Parzialmente da adeguare alle normative europee ed in particolare alle
nazioni contermini
indirizzi spesso non condivisi dagli altri soggetti gestori
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Gli indirizzi regionali talvolta non tengono conto delle singole realtà dando
quindi l'impressione di aggravare l'attività delle riserve e distretti, piuttosto
che essere di supporto.
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Inadeguato
gli stessi indirizzi dovrebbero però prendere in considerazione anche
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Adeguato
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Inadeguato
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Adeguato
carenza di regolamentazione tramite DPGR o normativa legislativa
maggiore controllo su territorio e riserve
Occorre rivedere in senso restrittivo la gestione delle immissioni faunistiche
Serve il Piano Faunistico Regionale
Rispondono alle esigenze della conservazione e tutela ed incremento della
fauna
fin troppo
manca la programmazione a lungo termine in quanto non vige ancora un
piano faunistico regionale
Non ha basi moderne
problema culturale: la fauna viene considerata solo nel suo valore
venatorio.... la fauna non ha solo un valore culinario. E' necessario ed
urgente l'adeguamento alle normative comunitarie, internazionali e nazionali
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Inadeguato
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Adeguato
1
Inadeguato
abrogato l'I.F.R. prima di poter operare. Non ancora approvato il P.F.R.
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Adeguato
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Inadeguato
Inadeguato
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Adeguato
Adeguato
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Inadeguato
Inadeguato
24
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Adeguato
Inadeguato
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A Indirizzi regionali di gestione fauinistico-venatoria
mancano indirizzi
Piano faunistico con 6 anni di ritardo. IFR sterilizzato ad arte.
Adeguato
Adeguato
TOTALI TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8
1
Fatti da dipendenti qualificati sulla base di adeguati conoscenze tecnico
scientifiche
Tardivi, superficiali, incompleti ed in gran parte errati
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Sono episodici e legati al momento ma soprattutto quando di buona qualità
(esempi, soprattutto ora, ci sono) manca un disegno complessivo e la
volontà di parteciparli. Che evitarebbe molti conflitti. Non lo si vuole fare e
allora alle grida si fa marcia indietro.
B Censimenti effettuati dalle Riserve di caccia
Nessuno controlla tale attività che non dovrebbe far capo alle Riserve di
caccia.
effetuata da persone esperte del territorio
Non veritieri. Carenza capacità tecnica. Malafede. Impossibili e inutili i
cesimenti su cervo, cinghiale e capriolo.
conoscenza diretta del territorio e sue peculiarità. In alcuni casi anche
sovrastima.
in quanto realizzati da soggetti che conoscono il territorio
fatti sulla carta
EFFETTUATI DA PERSONE CHE CONOSCONO IL TERRITORIO
non sempre veritieri
Devono essere sottoposti a maggiori verifiche; occorre controllare i
controllori
Non ha basi moderne, in alcuni casi ad esempio i censimenti oltre che
essere realizzati in maniera imprecisa non forniscono intrensicamente (il
censimento non serve e per definizione è impreciso) e estrinsecamente (il
dato è raccolto male) dati utili alla migliore gestione ma per opposto
rappresentano la base per scelte errate. Il significato tecnico dei censimenti
dovrebbe essere rivisto, soprattutto per i cervidi.
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Ai direttori non viene richiesta e/o imposta una preparazione adeguata
Si consiglia un più efficace coordinamento da parte dei distretti venatori
effettuato da persone che conoscono il territorio
PERCHE' EFFETTUATO DA PERSONE CHE CONOSCONO IL
TERRITORIO
conoscenza della peculiarità del territorio
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vengono censite solo le specie cacciabili. Tecniche e modalità di
censimento al di fuori dei principi tecnico-scientifici. Dati ricavati non
affidabili; dovrebbero essere pubblici, coerentemente a norme trasparenza
dati ambientali. Sono invece secretati con l'avvallo della regione
a livello generale i censimenti della fauna dovrebbero vedere un maggior
coinvolgimento degli addetti alla vigilanza (forestale e Vigilnza Provinciali);
per le stime delle popolazioni di fauna selvatica si dovrebbe garantire
un'osservazione lungo il corso di tutto l'anno;
Conoscenza diretta
effettuati da persone che conoscono il territorio
Anche se non ovunque, scarsa formazione degli addetti
i soci delle Riserve conoscono il loro territorio
Effettuati da persone che conoscono il territorio
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Poichè la carenza di supporto tecnico (tecnici faunistici e mezzi) non
consente alle riserve di aver a disposizione in loco personale
adeguatamente preparato e osservante di specifiche metodologie di
censimento.
Manca la cultura scientifica (salvo rare eccezioni)
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Quanto a qualità ed attendibilità; conseguenza del lavoro di un consistente
numero di volontari-cacciatori con esperienze e conoscenze consolidate da
un impegno ultratrentennale nel settore
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Carenze tecniche. Assenza di vera programmazione e dicontrolli sistematici
successivi. Peché? Perché non si è in grado di applicare le logiche
conseguenze……
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C Piani di abbattimento predisposti dalle Riserve di caccia
Non li ritenga credibili nella maggioranza dei casi.
Basati su dati non veritieri e su esigenze dei cacciatori e non della fauna
Buone percentuali di realizzazioni degli stessi. Sempre rispettati sia nel
numero, sia nelle classi e sesso.
rispettano gli indirizzi dell'ente pubblico
si basano su censimenti inadeguati senza considerare altri parametri
importanti tipo gli abbattimenti degli ultimi anni
RISPETTA GLI INDIRIZZI
motivati da interessi di abbattimento
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Devono essere sottoposti a maggiori verifiche; occorre controllare i
controllori
Ai direttori non viene richiesta e/o imposta una preparazione adeguata e poi
gli stessi direttori si autoapprovano con i colleghi di distretto i propri piani!
Rispetto l’attuale indirizzo dell’ente pubblico
RISPETTA GLI ATTUALI INDIRIZZI
risponde all'indirizzo dell'ente pubblico
Le indicazioni tecniche suggerite alle riserve non sempre permettono la
stesura di piani corretti.Le conoscenze risultano talvolta insufficenti.Esiste
una scarsa adattabilità alle diverse realtà ecologiche dei parametri suggeriti
con i quali le riserve stendono i piani. Non si tiene conto dell'evoluzione
storica degli abbattimenti
I piani dovrebbero essere fatti su basi tecnico-scientifiche. Senza dati seri di
censimento è impossibile. P.A. dovrebbe verificare consistenza e
programmare abbattimenti. Piani riguardanti aree natura 2000 non sottoposti
a valutazione incidenza, (D.P.R. 120/2003). Manca piano regionale, pur
previsto ed obbligatorio dal 1992!!!
spesso basati su censimenti non attendibili; comunque nella provincia di
Gorizia la situazione appare ottimale;
Per dedizione e serietà dei direttori delle riserve
rispetta gli indirizzi
Anche se non ovunque, scarsa formazione degli addetti
sono rapportati ai censimenti e con le percentuali di legge
Rispetta gli indirizzi
Come conseguenza della validità dal censimento.
Anch'essi frutto di una trentennale esperienza gestionale del mondo
venatorio. Negli ultimi anni (5) la qualità si è abbassata a causa
dell’intervento invasivo e poco qualificato dell’Amministrazione regionale
Localemente sono anche adeguati. Carenza di indirizzi: manca il Piano F
Regionale!! In alcuni Distretti la situazione è tragica….
D Controllo effettuato dalla Regione sugli atti dei distretti venatori
Riscontro che il controllo viene eseguito.
auspicabile un decentramento
Del tutto inesistente.
mancanza di coordinamento tra uffici e troppo fiscali su elementi senza alcun
risvolto sulla gestione venatoria.
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pur in assenza di legislazione e regolamentazione adeguata
sufficienti
Occorre un vaglio più rigoroso
ma non sufficientemente incisivo
Sarebbe auspicabile una maggior sburocratizzazione
ma troppo burocratico
E' PERO' AUSPICABILE UN DECENTRAMENTO
si auspica una maggiore sburocratizzazione
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E Supporto dell'ufficio studi faunistici
Non condivido troppo spesso l'impostazione data dagli organi tecnici
regionali.
Non viene fatto lavorare
pur con qualche punto di criticità
nei limiti delle disponibilità di persoanle
Ha scarsa autonomia operativa, poco personale, e in questa situazione NON
è in grado di gestire indipendentemente nè le questioni venatorie, nè quelle
scientifiche
meglio con il disciolto Istituto Faunistco Regionale
Personale proffesionalmente preparato
personale motivato
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Dispendioso ed inadeguato; stravolti i principi cardine norme nazionali e
comunitarie. Regione dovrebbe vigilare, invece - come dimostrabile da atti contratta ed avvalla, anche contro le indicazioni dei tecnici e della vigilanza
anche se a detta dei distretti e delle riserve di caccia un po eccessivo;
Non sufficiente coordinamento
supporto
burocratico senza confronto
Buono ma da snellire
Sorretto da poca esperienza, poca competenza, poca sensibilità, poca
trasparenza e poca imparzialità
Non si applica il principio di responsabilità. Il controllo ci sarebbe anche ma è
impostato in modo scorretto: è da verificare troppo. Meglio agire con il bisturi
e controllare i risultati (chi sbaglia paga)
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L'ufficio studi faunistici riesce solo in parte a soddisfarre le esigenze dei
cacciatori ed a comprendere le loro reali necessità in termini di di
conoscenza e di indicazioni utili alla gestione diretta
L'IFR è stato eliminato. Il personale dell'ufficio studi - come dimostrabile da
atti, non viene supportato, ma pressato da indirizzi contrastanti con gli
obiettivi di una gestione faunistiica nell'interesse pubblico
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scollegato dalle esigenze pratiche di agricoltori e aziende venatorie
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Molto da migliorare. Spesso vengono assunti atteggiamenti
protezionistici/animalistici piuttosto che veri atti di gestione faunistica
a volte sono più ragionieri che tecnici
Non in grado di fornire in tempi brevi supporto e consulenze specifiche.
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Personale preparato ma distratto da incombenze meramente burocratiche
perché sovente manifestata un difetto di competenza (in senso tecnico), con
poca qualità, poca sensibilità; poca trasparenza e troppe volte esercita
l’attività amministrativa in modo contraddittorio con parziale valutazione degli
elementi in considerazione
Un grosso sforzo tecnico, di norma buono o molto buono. Unico difetto
carenza di comunicazione.
1
F Altro
Altro 1: Controllo nocivi
dovrebbe essere sull'intero periodo dell'anno e delegato quanto meno ai soci
delle riserve anche se opportunamente abilitati
Altro 2: Organico personale ufficio studi faunistici
Molti tecnici faunistici sono stati dirottati in altri uffici
Altro 3: Vigilanza
0
0
E’ un problema criminale e non è affrontato come tale ma in modo rurale e
ottocentesco, senza avvalersi degli strumenti moderni di lotta ai grandi
fenomeni di delinquenza. Infatti non si riteine il bracconaggio un atto
criminoso importante.
1
1
1
1
1
1
0
0
1
3
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
PARTE II - OPZIONI DI INTERVENTO FORMULATE E VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI
E' indispensabile riorganizzare in un Corpo unico l'attività di controllo.
Territorio molto diversificato, con peculiarità diverse, che vanno attentamente programmate e
sottoposte ad un vero controllo efficace e non solo dichiarato.
serve maggiore vigilanza in genere e più professionale, associata ad una legge semplice e
chiara e non troppo articolata
Evitare un ulteriore appesantimento e modifica della legislazione
controllo efficace su realtà territoriali peculiari
La prima scelta è una scelta semplice e snella che permette attarverso l'analisi dei piani di
abbattimento (anche se non risulta chiaro dal testo l'importanza reale del controllo del piano
di abbattimento e quanto questo sia relazionato alla gestione complessiva) un effetto positivo
dell'intera gestione, in questo senso il controllo dell'abbattuto previsto nell'opzione B
(fascette, capi assegnati…) sarebbe auspicabile. Le due scelte a e b sembrano affini per
alcuni aspetti con alcune asimmetrie, la prima esclude troppo la parte di gestione faunisitica
la seconda da troppo peso agli aspetti di tipo sanzionatorio
Da riorganizzare su basi scientififche
Opzione B
Più articolata, tecnica, meno semplicistica. Evidenzia elementi importanti come centri
raccolta, controlli ecc.
garantisce le esigenze dell'interesse pubblico svincolando la regione da attività
amministrative che non le sono proprie
E' necessaria una seria riforma strutturale. Rispetto all'ipotesi della vigilanza, si ribadisce che
la regione si era impegnata alla costituzione d un corpo unico di vigilanza presso il CFR. E'
necessario ricostituire un organo (istituto) di programmazione e vigilanza tecnicoscientifica.
meglio strutturata e con obbiettivi efficaci al miglioramento dell'attività di gestione venatoria
TIPO 7
2
1
1
TIPO 8
TIPO 6
2
TIPO 5
3
TIPO 4
TIPO 2
9
TIPO 3
TIPO 1
Opzione A
TOTALI
Domanda 1: Quale fra le opzioni di intervento sopra riportate ritiene preferibile?
1
1
1
1
1
1
1
15
7
2
2
1
2
1
1
1
1
1
E' la meno peggio.I controlli tuttavia dovrebbero essere in campagna e non solo cartacei.
Inoltre non è aumentando gli adempimenti che si migliora la gestione, ma formando chi deve
gestire: si guardi alle regioni contermini !
E’ la “meno peggio” tra le 3, in quanto si pone tra una conferma dello status quo, che non è
più accettabile, ed una visione troppo protezionista/animalista che perde di vista il vero senso
di una corretta gestione faunistica che tutela anche le produzioni agricole e forestali
comprende più aspetti per migliorare l'attività venatoria
1
1
1
L'opzione B coniuga una vigilanza ben organizzata con validi presupposti scientifici.
L'opzione C è dannosa perchè non risolve il problema e stimola l'illegalità.
Le proposte sono un caos disorganico. NESSUNA. Dovendo fare qualcosa forse la B ……
Opzione C
Occorre diminuire la pressione sulle popolazioni animali oggetto di prelievo ed aumentare il
regime dei controlli
Nessuna
nessuna delle tre in quanto comunque inconplete rispetto alla mia filosofia di impostazione
della norma
Sono tutte opzioni proposte in modo troppo sintetico per essere valutate seriamente. Quanto
scritto, peraltro, pare essere il frutto di una reppresantazione parziale dei problemi ,desunti
da alcuni dati, alle volte incomprensibili, altre volte inconferenti. Sarebbe opportuno che il
"Gruppo di Lavoro" si raggruppasse di nuovo per raggruppare le idee.
Tutte
Perchè le opzioni A e C devono trovare riscontro nella modifica della legge 30/99
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
TIPO 1
TIPO 2
TIPO 3
TIPO 4
TIPO 5
TIPO 6
TIPO 7
TIPO 8
Variazione 1
TOTALI
Domanda 2: Nel caso non condividesse in tutto o in parte le opzioni A, B o C potrebbe indicare quelle che, secondo
la Sua opinione, sono le principali variazioni da apportare (secondo un ordine decrescente di importanza: n. 1=la
più importante)?
13
2
4
2
1
1
1
1
1
Non vanno bene le sanzioni in ambito privatistivo. Danno adito a soprusi, ritorsioni, vendette.
vanno esclusi gli enti locali dalla distribuzione dei tesserini: tale attività può essere affidata ai
distretti
leggi troppo articolate
La via migliore potrebbe essere un compromesso fra B e C
Punti 1-2-3 opzione A
1
1
1
1
1
Precisazione dei ruoli dei vari soggetti, quindi revisione delle funzioni
maggiori competenze ai distretti
Nel caso dell'opzione 1 è da meglio definire il legame tra controllo dei piani di abbattimento e
la gestione e gli obbiettivi faunistici ed anche il controllo del tipo di abbattuto (fascette…)
Rispetto all'opzione A:Condivisibile l'impostazione, ma i controlli dovrebbero essere
indipendenti. Sarebbe sensato che il sistema di verifica venisse attuato dal nuovo Istituto
Faunistico Regionale in coordinamento con il Corpo Unico. Il "controllo politico" sul controllo
è deprecabile
Semplificare la gestione e l'inutile compilazione di carte. Ai tecnici faunistici far vedere sul
campo e non in ufficio i risultati di chi opera in modo corretto
Concentrare in un unico corpo di vigilanza le guardie venatorie
Si indicano alcune brevi noti, sintesi d’un lavoro d’esame complessivo della questione caccia
FVG effettuato dalla presaente associazione. Vedi allegato
Gestire tutta la Fauna, tutto il territorio regionale, in tutti i suoi istituti, città comprese.
Variazione 2
No al decentramento funzioni ad enti locali. Non hanno strutture e competenze professionali
meno tipologie di sanzionie più incisive
Punti 1-2-3 opzione B
Costruzione di tutto il resto rispetto alla impostazione di cui al punto 1
1
1
1
1
1
1
1
10
1
3
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
Nel caso dell'opzione 2, interessante come approccio , è da limare l'aspetto sanzionatorio e
di approccio privatistico
Manca totalmente l'adeguamento della normativa regionale alle norme sanitarie sulla
commercializzazione della selvaggina. Manca monitoraggio scientifico su patologie fauna
selvatica. La regione ricorda l'esistenza delle problematiche solo quale alibi per autorizzare
abbattimenti in deroga
1
1
Aumentare la severità delle sanzioni o delle misure repressive per chi sbaglia sul campo, non
sulla carta, o si comporta in malafee
Istituire corsi di aggiornamento periodici per le guardie
Si indicano alcune brevi noti, sintesi d’un lavoro d’esame complessivo della questione caccia
FVG effettuato dalla presaente associazione. Vedi allegato
Determinare obiettivi per tutti gli istituti.
Variazione 3
Manca regolamentazione sull'uso del cane da seguita in braccata sugli ungulati
La soluzione 3 risulta povera in termini generali
1
1
1
7
2
1
1
1
1
L'impostazione quadro della riforma deve ricondursi a principi moderni: la regione attua la
tutela e la pianificazione della fauna e degli ecosistemi nell'interesse della comunità e - in
subordine - disciplina i vari prelievi, tra cui quello venatorio
Aumentare la vigilanza in campagna e la formazione del cacciatore: educare per
crescere.Non sottovalutare la presenza di specie di predatori opportunisti da combattere per
la tutela dell'agricoltura e della fauna
Istituire corsi di aggiornamento periodici particolarmente per le guardie - particolarmente per i
selettori
Si indicano alcune brevi noti, sintesi d’un lavoro d’esame complessivo della questione caccia
FVG effettuato dalla presaente associazione. Vedi allegato
Istituire il principio di responsabilità gestionale.
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
TIPO 8
1
TIPO 7
TIPO 6
TIPO 3
TIPO 2
1
1
TIPO 5
5
TIPO 4
Effetti negativi per gli utenti
Opzione A
modestissimi
Appesantimenti dei controlli
Mancando interventi seri di riorganizzazione e programmazione ( IFR, Corpo UNico di
Vigilanza etc), non rettifica l'attuale elevatissima dispersione di risorse in questa materia.
Eccessiva burocratizzazione
3
Opzione B
adeguamento a continui cambiamenti di norme
di difficile applicazione legislativa
Mancando interventi seri di riorganizzazione e programmazione ( IFR, Corpo UNico di
Vigilanza etc), non rettifica l'attuale elevatissima dispersione di risorse in questa materia.
2
Opzione C
Prelievi non ponderati. Mancata presenza del cacciatore di selezione sul territorio ergo,
careza di controllo del medesimo.
consistente abbandono forzato dell'attvità
delegittima l'attività venatoria
troppo povera in termini di soluzioni
Mancando interventi seri di riorganizzazione e programmazione ( IFR, Corpo UNico di
Vigilanza etc), non rettifica l'attuale elevatissima dispersione di risorse in questa materia.
Inutili limitazioni
3
Effetti negativi per l'ambiente
Opzione A
non rilevabili
Appesantimenti dei controlli
TIPO 1
TOTALI
Domanda 4: Ravvisa degli effetti negativi per le stesse categorie di soggetti di cui alla domanda precedente? Se sì,
quali?
1
1
1
1
4
1
1
1
1
1
1
1
1
7
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
6
1
1
1
1
1
1
1
1
non affronta o risolve i problemi strutturali. Occorre una riforma strutturale con i principi sopra
enunciati:la regione attua la tutela e la pianificazione della fauna e degli ecosistemi
nell'interesse della comunità e - in subordine - disciplina i vari prelievi, tra cui quello
venatorio.
si
Nulla
2
Opzione B
non rilevabili
Centralizzazione dei Controlli
Appesantimenti dei controlli
non affronta o risolve i problemi strutturali. Occorre una riforma strutturale con i principi sopra
enunciati:la regione attua la tutela e la pianificazione della fauna e degli ecosistemi
nell'interesse della comunità e - in subordine - disciplina i vari prelievi, tra cui quello
venatorio.
si
Nulla
1
Opzione C
Destrutturazione della fauna. La caccia di selezione con tempi europei è fondamentale e ciò
è dimostrato dalla scienza e dalla pratica.
significativi
Delegittimazione attraverso la riduzione dei periodi dell’attività venatoria
riduce la presenza sul territorio di personale motivato, sicuro deterrente di illeciti ambientali
(vedi incendi)
troppo povera in termini di soluzioni
non affronta o risolve i problemi strutturali. Occorre una riforma strutturale con i principi sopra
enunciati:la regione attua la tutela e la pianificazione della fauna e degli ecosistemi
nell'interesse della comunità e - in subordine - disciplina i vari prelievi, tra cui quello
venatorio.
Possono aumentare i danni da selvaggina
2
Effetti negativi per la collettività
Opzione A
non rilevabili
1
1
1
7
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
8
1
3
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
4
1
1
1
1
1
L'ambiente, nel senso corretto del termine (biodiversità) , non viene assolutamente toccato
quale tema. Evidente lo "strabismo" venatorio della regione, rispetto ad una visione moderna
ed europea delle questioni
Nulla
3
Opzione B
non rilevabili
L'ambiente, nel senso corretto del termine (biodiversità) , non viene assolutamente toccato
quale tema. Evidente lo "strabismo" venatorio della regione, rispetto ad una visione moderna
ed europea delle questioni
Nulla
2
Opzione C
significativi
l'opzione A è un pagliativo
troppo povera in termini di soluzioni
L'ambiente, nel senso corretto del termine (biodiversità) , non viene assolutamente toccato
quale tema. Evidente lo "strabismo" venatorio della regione, rispetto ad una visione moderna
ed europea delle questioni
Possono aumentare i danni da selvaggina
3
Effetti negativi per la Pubblica Amministrazione
Opzione A
Alla pubblica amministrazione nulla importa della fauna e della caccia
modesti
La fauna selvatica è un patrimonio indisponibile. Non vengono date garanzie generali di
tutela. Non garantise la tutela della salute pubblica; Non affronta le conflittualità tra le varie
forme di fruizione, mantenendo elevati i rischi per l'incolumità
Aumento costi
3
Opzione B
Alla pubblica amministrazione nulla importa della fauna e della caccia
significativi
La fauna selvatica è un patrimonio indisponibile. Non vengono date garanzie generali di
tutela. Non garantise la tutela della salute pubblica; Non affronta le conflittualità tra le varie
forme di fruizione, mantenendo elevati i rischi per l'incolumità
Aumento costi ma giustificati dai risultati
1
1
4
1
1
1
1
1
1
1
1
6
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1
1
1
1
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1
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1
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1
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1
1
1
5
2
1
1
1
1
1
1
1
1
2
Opzione C
Alla pubblica amministrazione nulla importa della fauna e della caccia
consistenti
troppo povera in termini di soluzioni
La fauna selvatica è un patrimonio indisponibile. Non vengono date garanzie generali di
tutela. Non garantise la tutela della salute pubblica; Non affronta le conflittualità tra le varie
forme di fruizione, mantenendo elevati i rischi per l'incolumità
Possibile illegalità
3
6
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
CONSULTAZIONE CON MODALITA’ NOTICE AND COMMENT SUL CASO-STUDIO DI
ANALISI DI IMPATTO DELLA REGOLAZIONE:
“Riforma del sistema di programmazione e controllo per la gestione della fauna e l’esercizio
dell’attività venatoria nella regione Friuli Venezia Giulia”
Prima di iniziare a rispondere al seguente questionario, si consiglia ai Sigg.ri Consultati di leggere la
breve premessa che segue.
Il termine ultimo per la consultazione è il 10/07/2005
PREMESSA
1) Il Progetto regionale qualità e semplificazione.
La consultazione si situa nell’ambito di una sperimentazione che la Regione sta portando avanti, in
attuazione del “Progetto qualità e semplificazione”, con il quale essa si è posta l’obiettivo primario di
essere più vicina alle esigenze dei destinatari delle regole e si è assunta l’impegno della
semplificazione e della qualità della regolazione.
Nell’ambito del Progetto è prevista, tra l’altro, la sperimentazione dell’analisi di impatto della
regolamentazione – AIR: con tale analisi la Regione si interroga sul "se e come" una determinata
norma, che intende adottare o modificare, potrà incidere sui suoi destinatari, quali saranno i costi ed i
benefici sopportati e si chiede quali siano le migliori opzioni di intervento possibili. Nell’ambito
dell’AIR una fase cruciale è quella della consultazione con i diretti interessati dell’intervento.
2) La sperimentazione relativa alla caccia
L’esercizio dell’attività venatoria deve convivere con l’esigenza di conservazione della fauna che è
patrimonio indisponibile dello Stato.
Attualmente è in fase di predisposizione il piano regionale pluriennale di gestione faunistica che, ai
sensi dell’art. 18 della legge regionale n. 30/99, costituisce l’atto fondamentale di programmazione
della conservazione, riproduzione e del miglioramento delle condizioni della fauna, nonché del
razionale sfruttamento della stessa sotto il profilo venatorio.
In attesa che l’atto di programmazione generale divenga operativo, la gestione dell’attività venatoria si
fonda attualmente in larga misura sul principio di autogestione di cui all’articolo 7, della legge
regionale n. 30/99 che riconosce un ruolo primario ad organismi di diritto privato (Riserve di caccia,
Distretti venatori, Aziende faunistico-venatorie) e sulla attribuzione alla Pubblica Amministrazione di
una generale funzione di controllo sugli atti di tali organismi.
I dati relativi alla fauna evidenziano uno squilibrio tra la consistenza di alcune specie animali presenti
sul territorio e la potenzialità faunistica dello stesso, squilibrio che fa temere per lo sviluppo di alcune
specie cacciabili. Pertanto, la Regione Friuli Venezia Giulia sta valutando alcuni interventi normativi
al fine di migliorare la gestione faunistica, anche in vista di una maggiore aderenza a quanto previsto
dalla legislazione nazionale, senza comunque mutare i principi fondamentali previsti dalla legislazione
regionale.
La ragione dell’intervento è data da esigenze di molteplice natura. Si avverte la necessità di rendere
effettiva la tutela della fauna nell’interesse della collettività secondo metodi di razionale
programmazione, mirando alla reale protezione e incremento delle specie in difficoltà. Si avverte
altresì l’esigenza di scoraggiare quegli illeciti commessi nell’esercizio dell’attività venatoria che, in
particolare, denotano elusione dei controlli effettuati dall’Autorità competente alla vigilanza.
3) Finalità e destinatari della presente consultazione
Questa consultazione in materia di programmazione e gestione faunistica e di controllo venatorio in
regione ha l’obiettivo di raccogliere opinioni e informazioni, anche quantitative, in merito alla
situazione attuale, alle opzioni d’intervento sinora formulate ed ai relativi effetti.
INFORMAZIONI PRELIMINARI PER LA REGISTRAZIONE:
Denominazione:
Federazione Regionale Coldiretti Friuli Venezia Giulia
A quale categoria appartiene?
Presidente di distretto venatorio
Tecnico faunistico professionista
Rappresentante di associazione venatoria
Rappresentante di associazione di categoria di agricoltori
Rappresentante di associazione di protezione ambientale
Addetto alla vigilanza venatoria
Rappresentante di Università
Rappresentante di Museo di Storia Naturale
A quale tipologia di fruizione della fauna è interessato?
caccia
osservazione naturalistica/birdwatching
fotografia
studio/ricerca
altro:
Parte prima: acquisizione informazioni sulla situazione attuale
1. A suo parere, l’attuale consistenza delle popolazioni di fauna selvatica sul territorio regionale
denota una tutela delle stesse:
insufficiente
mediocre Non equilibrata con esuberi, soprattutto di nocivi e opportunisti, e carenze per altre
specie meno invasive.
sufficiente
ottimale
2. Indichi se ritiene che l’attuale consistenza delle popolazioni di fauna selvatica sul territorio
soddisfi adeguatamente le seguenti esigenze di fruizione della stessa e le relative motivazioni
Esigenza
Risposta
Motivazione
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e gestione
SI
Prelievo venatorio
Effetti dell’attività venatoria
Modificazioni ambientali
NO
Efficacia dei controlli
Altro _____________________________________
________________________________________________
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e gestione
Osservazione
naturalistica
SI
Effetti dell’attività venatoria
Modificazioni ambientali
NO
Efficacia dei controlli
Altro _____________________________________
________________________________________________
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e gestione
SI
Fotografia
Effetti dell’attività venatoria
Modificazioni ambientali
NO
Efficacia dei controlli
Altro _____________________________________
________________________________________________
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e gestione
SI
Studio e ricerca
Effetti dell’attività venatoria
Modificazioni ambientali
NO
Efficacia dei controlli
Altro _____________________________________
________________________________________________
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e gestione
Valorizzazione
ambientale
SI
Effetti dell’attività venatoria
Modificazioni ambientali
NO
Efficacia dei controlli
Altro _____________________________________
________________________________________________
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e gestione
Mantenimento della
biodiversità
SI
Effetti dell’attività venatoria
NO
Modificazioni ambientali
Efficacia dei controlli
Altro:___________________
Consistenza naturale
Effetti della programmazione e gestione
Altro (specificare)
____________________
____________________
____________________
SI
Effetti dell’attività venatoria
Modificazioni ambientali
NO
Efficacia dei controlli
Altro _____________________________________
________________________________________________
3. Come giudica l’attuale organizzazione della gestione faunistico – venatoria, così come
delineata dalla LR 30/99 ai fini di?
Elemento
a) Tutela della fauna
Risposta
Motivazione sintetica
adeguato
inadeguato
b) Programmazione
adeguato
ai fini faunistici del
territorio
inadeguato
c) Disciplina delle
diverse forme di
adeguato
gestione venatoria
inadeguato
pubblica e privata
d) Individuazione di
enti e organismi di
gestione faunistico –
adeguato
venatoria (riserve di
caccia, aziende
inadeguato
venatorie, distretti
venatori…)
e) Attribuzione delle
adeguato
funzioni alla Regione
ed alle Province
inadeguato
4. Come giudica i seguenti elementi dell’attuale sistema di programmazione dell’attività
venatoria?
Elemento
Risposta
a) Indirizzi regionali
di gestione
adeguato
fauinistico-
inadeguato
venatoria
Motivazione sintetica
b) Censimenti
adeguato
effettuati dalle
Riserve di caccia
inadeguato
c) Piani di
abbattimento
adeguato
predisposti dalle
inadeguato
Riserve di caccia
d) Controllo
effettuato dalla
adeguato
Regione sugli atti
dei Distretti
inadeguato
venatori
e) Supporto
adeguato
dell’ufficio studi
faunistici
inadeguato
f) altro (specificare)
adeguato
________________
inadeguato
5. Quali sono, a Suo parere, le ragioni per cui gli abbattimenti di fauna selvatica nelle Riserve di
caccia talvolta eccedono o risultano ampiamente inferiori a quelli previsti dal piano di
abbattimento?
Sovrastime o sottostime dei censimenti
Incapacità di chi effettua i prelievi
Scelte di prudenza operate dalle riserve di caccia e aziende faunistico – venatorie
Mancata dichiarazione degli abbattimenti effettuati
Casualità
Altro (specificare)
6. A suo giudizio quali sono gli effetti negativi associati alla mancata annotazione sui documenti
di caccia degli abbattimenti di fauna selvatica?
Nessuno
Possibile destrutturazione delle popolazioni e decremento numerico delle stesse
Impossibilità del controllo sugli abbattimenti effettuati
Altro (specificare)
7. Sotto quali dei seguenti profili ritiene che l’attività di vigilanza venatoria deve essere
migliorata?
Nessuno
Incremento del numero degli agenti
Incremento del numero dei controlli
Formazione degli addetti
Efficace coordinamento degli addetti
Altro (specificare)
8. Lei è cacciatore?
SI (passi alla domanda 8.1)
NO (passi alla domanda 9)
8.1 Quanti controlli della vigilanza venatoria ha subito negli ultimi 5 anni?
Nessuno
1-3
3-5
più di 5
9. Qual è secondo la Sua opinione, all’interno della categoria cui Lei appartiene, il grado di
conoscenza generalmente posseduto in relazione alle seguenti materie?
Normativa in materia di tutela della fauna
insufficiente
sufficiente
insufficiente
buono
buono
Normativa in materia di esercizio venatorio
sufficiente
insufficiente
buono
Stato delle popolazioni di fauna selvatica
sufficiente
Entità delle sanzioni in materia venatoria
insufficiente
sufficiente
buono
Effetti della caccia sull’equilibrio delle specie
insufficiente
sufficiente
buono
10. A Suo parere, l’attuale sistema sanzionatorio:
E’ adeguato e non necessita di alcuna modifica
E’ inadeguato perché richiede sanzioni più articolate in relazione alla fattispecie di illecito
E’ inadeguato perché richiede sanzioni più severe per chi ripete comportamenti illeciti
E’ inadeguato sotto il profilo dei tempi di irrogazione delle sanzioni, ma adeguato in merito
alle sanzioni previste
E’ inadeguato e la sua modifica deve fondarsi su sistemi diversi dall’inasprimento delle
sanzioni
Altro (specificare):___________________________________________________
11. Ritiene utile differenziare le sanzioni pecuniarie conseguenti al piano di abbattimento?
SI (passi alla domanda 11.1)
NO (passi alla domanda 12)
11.1 Ordini i seguenti gruppi di specie secondo la severità della sanzione che dovrebbe essere
prevista (1= sanzione più elevata).
Numero d’ordine
Specie
ungulati
tetraonidi
altra fauna stanziale
avifauna migratoria (eccetto la beccaccia / 2)
avifauna acquatica
fauna immessa a scopo venatorio
Parte seconda: opzioni d’intervento formulate e valutazione degli effetti
Le opzioni sinora elaborate dal Gruppo di Lavoro sono le seguenti
Opzione A ““RIORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITÀ DI PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO”
DESCRIZIONE DELL’OPZIONE
L’opzione si fonda su un intervento organizzativo incidente sull’attività amministrativa.
L’idea è che alle situazioni di criticità evidenziate dai dati relativi alla gestione faunistica si possa ovviare
attraverso:
•
l’impostazione di un sistema di controlli sugli atti adottati dalle Riserve, in particolare sui piani di
abbattimento, da parte dell’Amministrazione regionale con una chiara definizione, mediante un atto di
indirizzo dell’organo politico regionale, dei criteri di conduzione dei controlli stessi ai fini della
prevista approvazione e con l’istituzione di un nucleo, formato da funzionari regionali in possesso di
professionalità tecniche ed economico-legali, avente compiti ispettivi;
•
l’intensificazione dell’attività di controllo e ispezione nelle sedi delle Riserve di caccia;
•
l’incremento dell’attività di vigilanza venatoria sul territorio, con particolare attenzione alla verifica
della correttezza delle annotazioni effettuate sul tesserino regionale di caccia, e lo svolgimento di
verifiche a campione sui tesserini regionali di caccia restituiti al termine della stagione venatoria;
•
l’organizzazione di corsi di formazione per il personale di vigilanza sul contenzioso amministrativo per
incrementare l’efficacia dell’azione di controllo.
Questa opzione mantiene una corrispondenza con l’impostazione data dal legislatore nella normativa vigente
(L.R. 30/1999) in quanto si limita ad introdurre un sistema di controlli più definito e una migliore ricognizione
delle annotazioni sul tesserino regionale caccia che consentono un’analisi approfondita e tempestiva della
situazione reale e, conseguentemente, anche la celere individuazione delle possibili soluzioni.
OPZIONE B “MODIFICA L.R. 30/1999”
DESCRIZIONE DELL’OPZIONE
L’opzione propone nuove direttrici di regolazione, ispirate anche al principio di sussidiarietà, con riferimento
agli ambiti della programmazione della gestione faunistica, dei controlli, delle sanzioni e della vigilanza
venatoria.
L’idea è che sia opportuno ovviare agli squilibri già evidenziati attraverso:
• conduzione dei censimenti e predisposizione delle proposte dei piani di abbattimento riferite alle
specie di interesse venatorio sulla base delle indicazioni contenute nel piano regionale pluriennale di
gestione faunistica o, in mancanza dello stesso, sulla base delle indicazioni fornite dall’Ufficio studi
faunistici. Si chiarisce la valenza giuridica del piano di abbattimento ovvero si assoggettano le Riserve
di caccia e le Aziende faunistico-venatorie a un particolare regime di controlli da parte
dell’Amministrazione regionale. In alternativa, o in aggiunta, si prevede che qualora i dati consuntivi
facciano emergere anomalie negli abbattimenti effettuati in una data stagione venatoria rispetto al
piano di abbattimento approvato, vi sia la possibilità per l’Amministrazione regionale di adottare
sistemi di compensazione dei piani di abbattimento delle annate venatorie successive.
• introduzione di sistemi di controllo più incisivi sui capi abbattuti ed in generale sul rispetto della
disciplina di settore (es., obbligo del contrassegno per la marcatura dei capi abbattuti, istituzione dei
centri di raccolta degli stessi dove effettuare anche il monitoraggio sanitario, istituzione della figura
dei guardiacaccia del Distretto venatorio). Si realizzano nel contempo iniziative di formazione e
campagne informative al fine di sensibilizzare i cacciatori verso necessità di effettuare tali controlli, a
tutela della salute, della fauna e del corretto esercizio dell’attività venatoria.
• integrazione dell’attuale disciplina in tema di sanzioni amministrative. L’intervento si propone di
definire in modo più dettagliato alcune fattispecie di illeciti amministrativi, prevedendo sanzioni che
siano graduate in relazione gravità dell’illecito accertato. Tale intervento regolativo interviene in modo
particolare sugli illeciti che denotano il tentativo, da parte del cacciatore, di eludere i sistemi di
controllo prevedendo, ad esempio, l’utilizzo dell’inchiostro indelebile sul tesserino venatorio regionale
di caccia e definendo sanzioni che abbiano un particolare effetto deterrente dei comportamenti
scorretti o fortemente ambigui.
• creazione di una banca dati per il monitoraggio degli illeciti in materia venatoria, al fine di agevolare e
rendere più efficace l’attività di controllo, ad es. per quanto concerne la rilevazione delle ipotesi di
reiterazione dei comportamenti illeciti.
•
•
•
decentramento di funzioni agli enti locali e, in particolare, di tutte le attività connesse al rilascio e
gestione tesserino venatorio regionale;
riconduzione del sistema di irrogazione delle sanzioni disciplinari all’ambito privatistico per ciò che
attiene la violazione dei regolamenti annuali o pluriennali di gestione faunistica e fruizione venatoria
adottati dalle Riserve di caccia. Si prevede che la vigilanza sul rispetto di tali norme a carattere interno
delle associazioni sia affidata a organizzazioni rappresentative del mondo venatorio, istituite - ad es. su base distrettuale, con obbligo dei soci delle Riserve di caccia di sottoporsi al relativo potere
disciplinare Si amplia la casistica delle sanzioni che intervengono direttamente sul possesso del
tesserino venatorio regionale (es., ritiro del tesserino venatorio regionale quale sanzione accessoria da
ricollegare alle sanzioni amministrative, sospensione per un tempo determinato, impossibilità di
richiederne un nuovo rilascio, etc.) e si prevede una sanzione particolarmente afflittiva per coloro che,
successivamente, vengano sorpresi a praticare l’attività venatoria senza essere in possesso di tale
documento.
potenziamento della vigilanza venatoria mediante l’aumento del personale addetto al fine di consentire
una capillare distribuzione e presenza sul territorio interessato dall’attività venatoria.
OPZIONE C “RAZIONALIZZAZIONE DELLA FRUIZIONE VENATORIA”
DESCRIZIONE DELL’OPZIONE
Questa opzione mira a ridurre la pressione venatoria sul territorio mediante la revisione del calendario
venatorio in relazione a quello massimo indicato dall’art. 18 della legge 157/92.
Attualmente l'attività venatoria è esercitata all'interno di periodi stabiliti dalla legge. Il calendario venatorio
nazionale è compreso nel periodo massimo che va dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio. Tale
periodo è considerato come nucleo minimo di salvaguardia della fauna. La legge regionale, invece, ammette la
caccia di selezione agli ungulati già a partire dal 15 maggio.
Tale arco temporale risulta pertanto particolarmente ampio in relazione a quanto previsto dalla legge nazionale.
Un tanto, unito al fatto che la normativa regionale sulla caccia di selezione consente di effettuare 5 giornate di
caccia a settimana (a fronte delle tre previste dalla normativa nazionale), comporta un potenziale aumento della
pressione venatoria superiore del 100% annua rispetto alla situazione nazionale.
Peraltro, un calendario venatorio così strutturato non tiene conto delle esigenze di salvaguardia di certe specie
faunistiche in delicate fasi del ciclo biologico (periodo del bramito per il cervo, periodo riproduttivo del
capriolo), costituendo un potenziale fattore di disturbo nello sviluppo di queste popolazioni animali.
L’opzione esposta si configura come una "via" indiretta al raggiungimento dell'obiettivo generale del
miglioramento della gestione faunistica e del controllo dell'attività venatoria, nel senso che persegue tale
obiettivo agendo sull'impatto potenziale dell'attività venatoria sulle specie cacciabili.
Di conseguenza la diminuzione della pressione venatoria consente di aumentare e migliorare la qualità dei
controlli sull’attività venatoria, aumentandone l’effetto deterrente e consentendo una potenziale diminuzione
degli illeciti.
1. Quale fra le opzioni di intervento sopra riportate ritiene preferibile?
Motivazione della scelta
Opzione A
Opzione B
Opzione C
2. Nel caso non condividesse in tutto o in parte le opzioni A, B o C potrebbe indicare quelle che,
secondo la Sua opinione, sono le principali variazioni da apportare (secondo un ordine
decrescente di importanza: n. 1= la più importante)?
3. Come giudica gli effetti positivi delle opzioni proposte sulle categorie indicate nella seguente
tabella?
Assegni a ciascuna delle tre opzioni un punteggio da 1 a 3 per ogni effetto che si attende1. In
corrispondenza degli effetti per i quali ritiene che un’opzione non produca alcun risultato non
assegni alcun punteggio. E’ possibile assegnare anche lo stesso punteggio a più opzioni per lo stesso
effetto.
Effetti
Opzione A
Opzione B
Opzione C
Effetti positivi per gli utenti
Aumento della contattabilità degli esemplari di
fauna sul territorio
Aumento nel breve/lungo periodo della quantità di
fauna fruibile per il prelievo venatorio
Effetti positivi per l’ambiente
Mantenimento o incremento della consistenza delle
popolazioni di fauna selvatica
Azione di tutela più incisiva
Effetti positivi per la collettività
Maggior fruibilità della fauna selvatica
Diminuzione della illegalità
Effetti positivi per la Pubblica Amministrazione
Agevolazione delle procedure di controllo
dell’attività faunistico-venatoria
Facilitazione delle operazioni di irrogazione delle
sanzioni
Incremento dell’efficacia dell’azione di
prevenzione degli illeciti
Incremento della qualità della gestione faunistica
1
Ad esempio, se ritiene che l’effetto positivo sia massimo nell’opzione A e minimo nell’opzione B, assegni il
punteggio 3 nella casella corrispondente all’opzione A ed il punteggio 1 in quella dell’opzione B.
Maggior incisività sulla formazione, informazione e
divulgazione all’utenza delle conoscenze acquisite
Riduzione dei costi relativi all’irrogazione delle
sanzioni
Altro (specificare):
4. Ravvisa degli effetti negativi per le stesse categorie di soggetti di cui alla domanda precedente?
Se si, quali?
Effetti
Soggetti
Opzione A
Effetti negativi per la
Pubblica Amministrazione
Effetti negativi per gli
utenti
Effetti negativi per
l’ambiente
Effetti negativi per la
collettività
Opzione B
Opzione C