Report analitico sulla caccia - Leggi regionali
Transcript
Report analitico sulla caccia - Leggi regionali
Legge regionale di modifica della disciplina faunistico-venatoria Analisi di Impatto della Regolazione REPORT ANALITICO Legge regionale di modifica della disciplina faunistico-venatoria Analisi di Impatto della Regolazione REPORT ANALITICO Indice: Premesse..............................................................................................................................................2 A) Ambito di intervento .......................................................................................................................6 B) Esigenze sociali, economiche e giuridiche delle amministrazioni e dei destinatari ...................8 C) Obiettivi generali e specifici .........................................................................................................11 D.1) Opzioni preliminari....................................................................................................................12 D.2) Selezione delle opzioni rilevanti ..............................................................................................17 E) Valutazione economica delle opzioni ..........................................................................................19 F) Opzione preferita: motivazioni della scelta ................................................................................32 APPENDICE – Consultazioni ............................................................................................................34 Allegati: Dati di sintesi delle consultazioni Modello questionario sottoposto ai consultati AIR – Regione Friuli Venezia Giulia Premesse PROPOSTA REGOLATIVA – DESCRIZIONE Riforma del sistema di programmazione e controllo per la gestione della fauna e l’esercizio dell’attività venatoria nella Regione Friuli Venezia Giulia DIPARTIMENTO – SETTORE - UFFICIO Direzione centrale risorse agricole, naturali, forestali e montagna RESPONSABILE DEL GRUPPO DI LAVORO Daniela Cantarutti - Servizio qualità e semplificazione dell’azione amministrativa GRUPPO DI LAVORO Direzione generale: Servizio qualità e semplificazione dell’azione amministrativa (Gianna Di Danieli; Daniela Cantarutti; Fabiana Ranzatto; Luca Corazza; Rossella Bascelli); Servizio programmazione e controllo (Laura Scubogna; Deana Posru); Servizio statistica (Nicoletta Spiezia); Direzione Centrale risorse agricole, naturali, forestali e montagna: Servizio tutela ambienti naturali, fauna e corpo forestale regionale (Laura Roberta Chiussi, Tiziana D’Este, Massimo Zanetti, Roberto Luise); Direzione centrale avvocatura regionale: Servizio progettazione e consulenza legislativa (Anna D’ambrosio); Consiglio regionale (Luisa Geromet; Rita Di Marzo) Tutor: Francesco Sarpi 2 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia RIFERIMENTI NORMATIVI GENERALI Norme comunitarie / internazionali Direttiva del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici (79/409/CEE) Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche del 21-5-1992 (92/43/CEE), c.d. Direttiva “Habitat” Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” e successive modifiche e integrazioni Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, con allegati, adottata a Berna il 19 settembre 1979 Norme di rango costituzionale Costituzione: Principi costituzionali interessati dalla proposta regolativa: articoli 9 (tutela del paesaggio); 32 in correlazione agli artt. 2 e 3 secondo comma (tutela della salute e diritto ad un ambiente salubre come diritto della personalità); 41 (libertà di iniziativa economica); - l’articolo 117, lett. s) identifica la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali come materia attribuita alla competenza esclusiva dello Stato. La Corte Costituzionale ha tuttavia chiarito che l'ambiente come "valore" costituzionalmente protetto, in quanto tale, delinea una sorta di materia "trasversale", in ordine alla quale si manifestano competenze diverse, che ben possono essere regionali (sent. Corte Cost. n. 407 del 2002). Con la sentenza n. 536 del 20 dicembre 2002 la Corte Costituzionale é ritornata su questo argomento ribadendo che la disciplina statale rivolta alla tutela dell'ambiente e dell’ecosistema può incidere su materia riservata alla potestà legislativa regionale (nella specie la materia era la caccia), ove l'intervento statale sia rivolto a garantire standard minimi e uniformi di tutela (della fauna), specie quando essi si inseriscono in un contesto normativo comunitario e internazionale rivolto alla tutela, trattandosi di limiti unificanti che rispondono a esigenze riconducibili ad ambiti riservati alla competenza esclusiva dello Stato; entro questi limiti, la disciplina statale va applicata alle regioni, anche se esse dispongano in materia di competenza legislativa esclusiva, fermo restando che altri aspetti connessi alla regolamentazione (dell'esercizio venatorio) rientrano nella competenza di queste ultime. Statuto speciale della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia (L. Cost. 31.01.1963, n. 1): Art. 4: potestà legislativa esclusiva in materia di caccia e pesca Art. 6: potestà legislativa integrativa in materia di tutela del paesaggio, della flora e della fauna Norme statali La legge 11 febbraio 1992, n. 157, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, è la legge quadro nazionale e prevede: - la programmazione della gestione della fauna sul territorio agro-silvo-pastorale nazionale, sia esso destinato all’agricoltura, occupato da boschi e foreste ovvero riservato a pastorizia, mediante pianificazione faunistico-venatoria tesa a salvaguardare le specie carnivore nelle loro effettive capacità riproduttive anche con il contenimento naturale di altre specie e a conseguire riguardo alle altre specie la densità ottimale, mediante la riqualificazione dell’ambiente e la regolamentazione del prelievo venatorio. Secondo la legge nazionale, il Piano faunistico-venatorio regionale è il risultato cui giungono le Regioni, esplicando le loro funzioni amministrative di programmazione generale e di coordinamento dei piani faunisticovenatori predisposti dalle Province. Il punto di riferimento della programmazione nazionale sono gli ambiti territoriali di caccia, di dimensioni sub-provinciali, che siano il più possibile omogenei e delimitati da confini naturali - un sistema sanzionatorio con ampia casistica di sanzioni penali, amministrative e accessorie secondo la gravità del fatto La legge 5 agosto 1981, n. 503, contiene norme per la “Ratifica ed esecuzione della 3 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, con allegati, adottata a Berna il 19 settembre 1979”. Norme regionali La legge regionale 15.05.1987, n. 14 contiene norme in materia di “Disciplina dell’esercizio della caccia di selezione per particolari prelievi di fauna selvatica”. La legge regionale 18.05.1993, n. 21, dal titolo “Norme integrative e modificative in materia venatoria”, è stata parzialmente abrogata dalla legge regionale n. 30/1999. L’art. 15 della legge in esame prevede una sanzione amministrativa pecuniaria residuale per le violazioni di disposizioni statali e regionali non specificamente sanzionate e non riconducibili alle violazioni di cui agli articoli 30 e 31 della legge n. 157/92. La legge regionale 17.07.1996, n. 24 detta “Norme in materia di specie cacciabili e periodi di attività venatoria ed ulteriori norme modificative ed integrative in materia venatoria e di pesca di mestiere” . La legge regionale 31.12.1999, n. 30, “Gestione ed esercizio dell’attività venatoria nella Regione Friuli-Venezia Giulia” ha provveduto ad una sostanziale ristrutturazione del sistema di gestione dell’attività faunistico-venatoria secondo nuovi metodi di programmazione e di controllo, prevedendo: - la programmazione della gestione della fauna mediante adozione del Piano regionale pluriennale di gestione faunistica (art. 18); - la gestione faunistico-venatoria mediante introduzione del principio di autogestione di Riserve di caccia, Distretti venatori, e di altri organismi privati operanti nel settore quali aziende faunistico-venatorie, aziende agri-turistico-venatorie e zone cinofile (articoli 7 e 10); - l’attività di controllo svolta dall’Amministrazione regionale sugli atti dei Distretti venatori (art. 16), sull’attività del singolo cacciatore (art. 26 ), e sugli ungulati (art. 36); - l’introduzione di alcune tipologie di sanzioni disciplinari (art. 38) irrogate da Commissioni disciplinari di primo grado e d’appello istituite presso l’Amministrazione regionale (art. 25). Altri atti normativi D.P.G.R. 20.04.2000, n. 0128/Pres. “Regolamento concernente il tesserino regionale di caccia per il Friuli-Venezia Giulia di cui all’articolo 26 della legge regionale 31 dicembre 1999, n. 30” D.P.G.R. 25.10.2000, n. 0375/Pres. “Regolamento per la disciplina delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico-venatorie” D.P.G.R. 30.01.2002, n. 025/Pres. “L.R. n. 30/1999, art. 3, comma 4. Identificazione della superficie agro-silvo-pastorale della Regione FVG ai fini faunistici” D.P.Reg. 28.03.2003, n. 090/Pres. “Regolamento recante le modalità di coordinamento operativo fra i diversi enti, organismi e soggetti preposti alla gestione faunistico-venatoria in attuazione dell’articolo 21, comma 6, della legge regionale 31 dicembre 1999, n. 30.” D.P.Reg. 12.10.2004, n. 0329/Pres. “Regolamento recante procedure e criteri per il funzionamento del Comitato di saggi e delle Commissioni disciplinari nonché per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari, emanato ai sensi dell’articolo 25, comma 11, della legge regionale 30/1999. Approvazione.” D.P.G.R. 27.06.1988, n. 0270/Pres. “Regolamentazione in materia di caccia di selezione di cui agli artt. 2, 3 e 6 della legge regionale 15 maggio 1987, n. 14”. 4 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia INFORMAZIONI ESISTENTI DATO FONTE (N. destinatari per tipologia, voci di costo/beneficio, parametri per stimare costi e benefici) Territorio regionale totale e superficie RAFVG agro-silvo-pastorale regionale Territorio precluso alla caccia RAFVG PERIODICITÀ ULTIMO DETTAGLIO PERIODO TERRITORIALE DISPONIBILE 2002 Regionale 2004 Regionale RAFVG 2004 Regionale RAFVG 2004 Regionale Territorio destinato alla gestione faunistico-venatoria privata Territorio destinato alla gestione faunistico-venatoria pubblica Numero ed estensione Riserve di caccia, Distretti venatori, aziende faunisticovenatorie, aziende agri-turisticovenatorie, zone cinofile Numero cacciatori RAFVG Annuale 31.01.2005 Regionale RAFVG Annuale 31.01.2005 Provinciale Numero agenti di vigilanza Province Annuale 2003 Provinciale e Province e Annuale RAFVG Questure Annuale 2003 Provinciale Numero violazioni accertate penali amministrative Numero sanzioni accessorie irrogate Numero sanzioni irrogate dalla Commissione disciplinare Costo orario degli agenti di vigilanza provinciale Costo orario del personale impiegato nella Commissione disciplinare di I grado Costo delle sedute della Commissione disciplinare di II grado Numero abbattimenti distinto per specie Provinciale RAFVG Semestrale 2005 Regionale RAFVG Pluriennale 2005 Regionale RAFVG Pluriennale 2005 Regionale RAFVG Semestrale 2005 Regionale RAFVG Annuale 2004 Regionale Numero di abbattimenti difformi rispetto RAFVG al piano di abbattimento Numero immissioni di fauna effettuate RAFVG Annuale 2004 Regionale Annuale 2004 Regionale 2005 Regionale 2003 Provinciale Prezzo unitario immissioni Ente tutela fauna di RAFVG Numero illeciti legati al tentativo eludere i sistemi di controllo Illeciti commessi con metodi e tecniche di caccia illeciti Percentuale piani di abbattimento completati in misura inferiore al 75% Costo personale dipendente della Regione FVG impiegato nell’attività disciplinare Costo personale non dipendente impiegato nell’attività disciplinare Altri costi sostenuti dalla pubblica amministrazione per l’attività disciplinare RAFVG Annuale 2003 Provinciale RAFVG Semestrale 2004-2005 Regionale RAFVG Semestrale 2004-2005 Regionale RAFVG Semestrale 2004-2005 Regionale RAFVG Semestrale 2004-2005 Regionale 5 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia A) Ambito di intervento A.1 CONFINI OGGETTIVI ATTIVITÀ INTERESSATE DALL’INTERVENTO AMBITO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA COINVOLTI Attività di programmazione della gestione faunistica e dell’attività venatoria Controlli sull’attività venatoria Sanzioni conseguenti ad illeciti venatori Regione FVG "Allevamento di altri animali" "Caccia e cattura di animali per allevamento e ripopolamento di selvaggina, compresi i servizi connessi". A.2 CONFINI SOGGETTIVI Categoria destinatari Descrizione soggetto (per tipologia) Cacciatori Numero Dimensione (imprese) 11.690 DESTINATARI DIRETTI DESTINATARI INDIRETTI Organismi di autogestione: − Riserve di caccia − Distretti venatori − Aziende faunisticovenatorie − Aziende agri-turisticovenatorie − Zone cinofile 237 15 41 3 6 Imprese operanti nel settore caccia e collegati Cittadini e generazioni future − AMMINISTRAZIONI COINVOLTE − Amministrazione regionale Amministrazioni Provinciali (Gorizia, Pordenone, Trieste, Udine) 1 4 6 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia A.3 ORGANISMI RAPPRESENTATIVI Tipologia destinatario DESTINATARI DIRETTI Organismi rappresentativi interessati dalla regola Associazioni venatorie Federazione italiana della caccia, Associazione migratoristi italiani, Associazione nazionale libera caccia, ARCI-Caccia, Unione nazionale Enalcaccia pesca e tiro, Ente produttori selvaggina, Associazione italiana della caccia – Italcaccia, Circolo friulano cacciatori, Unione nazionale cacciatori zona Alpi Associazioni di protezione ambientale Amici della terra, Club Alpino Italiano (C.A.I.), Federnatura, Fondo per l’Ambiente Italiano (F.A.I.), Greenpeace, Italia Nostra, Legambiente, Lega Italiana Protezione Uccelli (L.I.P.U.), WWF Fondo Mondiale per la Natura, Lega Abolizione caccia (L.A.C.), Ekoclub, Ente Nazionale Protezione Animali (E.N.P.A.). DESTINATARI INDIRETTI Organizzazioni professionali agricole Confagricoltura - Federazione Regionale Delle Unioni Agricoltori Del Friuli Venezia Giulia, Confederazione Italiana Agricoltori, Associazione Autonoma Aderente Alla Confederazione Italiana Agricoltori, Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti - Coldiretti 7 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia B) Esigenze sociali, economiche e giuridiche delle amministrazioni e dei destinatari B.1. RAGIONI DI OPPORTUNITÀ DELL’INTERVENTO L’esercizio dell’attività venatoria è consentito solo nei limiti in cui non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna, che è considerata dalla legge patrimonio indisponibile dello Stato. Il sistema attuale di programmazione della gestione della fauna sul territorio appare fortemente lacunoso. Non è ancora stato adottato il piano regionale pluriennale di gestione faunistica che, ai sensi dell’art. 18 della legge regionale n. 30/99, dovrebbe costituire l’atto fondamentale di programmazione avente come obiettivo la conservazione, riproduzione e miglioramento delle condizioni della fauna, nonché il razionale sfruttamento della stessa sotto il profilo venatorio. Tale atto è in corso di elaborazione. In attesa che uno strumento di programmazione generale divenga operativo, la gestione dell’attività venatoria si fonda attualmente in larga misura sul principio di autogestione (art. 7, legge regionale n. 30/99), che vede riconosciuto un ruolo primario ad organismi di diritto privato (Riserve di caccia, Distretti venatori, Aziende faunistico venatorie), con attribuzione alla Pubblica Amministrazione di una generale funzione di controllo sugli atti degli stessi. Ciò che emerge è che la programmazione della gestione faunistica così come attualmente impostata fa registrare sul territorio un preoccupante squilibrio tra la consistenza di alcune specie animali presenti sul territorio e la potenzialità faunistica dello stesso. In sostanza, vi sono aree geografiche che per le loro caratteristiche ambientali potrebbero consentire uno sviluppo di alcune specie di fauna molto maggiore rispetto al numero di esemplari realmente presenti, la cui proliferazione sul territorio appare pertanto minacciata, se non immediatamente, quanto meno nel lungo periodo. Pur essendo ancora in corso indagini e approfondimenti in relazione a tale fenomeno, i dati raccolti fanno lecitamente sospettare che esso sia almeno in parte dovuto al fatto che il numero degli abbattimenti effettuati non è congruo in relazione alla consistenza faunistica del territorio. Ciò può essere dovuto a fenomeni di bracconaggio (prelievo di fauna assolutamente incontrollato da parte di persone non autorizzate che agiscono nella più completa illegalità), oppure ad una insufficiente conoscenza della normativa in materia di esercizio venatorio e tutela della fauna da parte dell’utenza spesso ancora ancorata ad un preteso “diritto di caccia” che è tuttavia fermamente smentito dalla giurisprudenza (vedasi in particolare la sentenza della Corte costituzionale 14 maggio 1999, n. 169, che riconosce il principio dell’“affievolimento del diritto di caccia”; anche recentemente, T.A.R. Abruzzo, L’Aquila, 18 ottobre 2004, n. 1138, per cui “In materia di caccia, non può parlarsi di “diritti soggettivi”, in quanto, essendo stato il principio della “libertà di caccia” sostituito da quello della “caccia controllata e programmata”, la posizione dei privati non può che essere di mero interesse legittimo”. L’analisi del fenomeno ha evidenziato che nel corso dell’annata venatoria 2003-2004 sul territorio regionale sono stati dichiarati abbattimenti di ungulati (cervi, caprioli, camosci,…) difformi rispetto ai piani di prelievo autorizzati pari a circa il 5% del totale (284 su 5812 abbattimenti dichiarati). Non va dimenticato che queste sono irregolarità che emergono dalle annotazioni effettuate sul tesserino venatorio regionale da parte degli stessi cacciatori che commettono tali irregolarità, per cui si può credibilmente ritenere che il dato sia fortemente sottostimato. Tale fenomeno rimane comunque in buona parte sommerso e dunque difficilmente quantificabile, ma appaiono comunque indicativi gli illeciti accertati in materia. 8 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia Nel corso dell’anno 2003 su tutto il territorio regionale sono stati accertati reati conseguenti all’esercizio della caccia in assenza della licenza (bracconaggio) a carico di circa dieci persone. Forte è stata anche l’incidenza dei reati commessi da persone in possesso di licenza che tuttavia hanno utilizzato metodi e tecniche di caccia assolutamente illeciti (reti, trappole, lacci, richiami vietati, armi non consentite…), reati riscontrati soprattutto a danno di uccelli e ungulati (nel corso dell’anno 2003 la vigilanza ha trasmesso all’Autorità giudiziaria 121 notizie di reato per complessive 231 violazioni: di queste, 36 in materia di uccellagione, 46 per l’utilizzo di mezzi di caccia non consentiti e 32 per inosservanza del calendario venatorio). A questi si aggiungono gli illeciti accertati a carico di cacciatori che hanno omesso di annotare sull’apposito tesserino regionale di caccia gli esemplari abbattuti, ovvero hanno omesso altre annotazioni che sono prescritte al fine di consentire il controllo sul corretto svolgimento dell’attività venatoria. Tali tipologie di illeciti, che evidenziano un chiaro intento elusivo dei controlli, rappresentano il 25% del totale delle violazioni accertate. Alla luce di ciò, si può ritenere, con buona probabilità, che ad incidere in modo significativo sul fenomeno dello squilibrio tra consistenza faunistica e potenzialità del territorio sia l’abbattimento di esemplari effettuato al di fuori di adeguati controlli. La necessità dell’intervento nasce quindi da una primaria esigenza di tutela della fauna, e in particolare dalla necessità di impedire, o quanto meno limitare, gli abbattimenti che avvengono al di fuori dei limiti e delle modalità consentiti dal piano di abbattimento approvato dall’Amministrazione regionale. In una prospettiva opposta a quella ora considerata, appare significativo anche il dato relativo al mancato completamento dei piani di abbattimento di talune specie di ungulati, la cui evoluzione sul territorio può considerarsi significativa sotto il profilo che qui interessa. Nel caso della specie capriolo, che si prende ad esempio per essere piuttosto comune in Regione e cacciabile nella gran parte delle Riserve di caccia, circa il 34% dei piani di abbattimento proposti delle Riserve di caccia ed approvati dall’Amministrazione regionale per l’annata venatoria appena conclusa, non è stato completato, risultando il numero degli abbattimenti di molto inferiore al prelievo massimo consentito, talvolta addirittura del 50%. In molti casi questo indica una sovrastima dei censimenti effettuati per una determinata specie dalle Riserve di caccia (ed infatti, successivi controlli del personale tecnico competente hanno spesso dato conferma di tale realtà). I dati indicano altresì che in alcuni casi la specie in esame non si sviluppa in modo ottimale sul territorio. In sostanza, anche in considerazione della particolare appetibilità della specie sotto il profilo venatorio, un prelievo di molto inferiore a quello autorizzato appare sintomo della effettiva scarsità di esemplari sul territorio, o quanto meno di una presenza di esemplari inferiore a quanto rilevato nei censimenti di alcune Riserve di caccia, e comunque difforme da quella che sarebbe la densità ottimale della specie calcolata dal personale tecnico competente sulla base degli studi effettuati. Un tanto fa emergere, ancora una volta, l’esigenza di ripensare il sistema di programmazione della gestione faunistica ed il prelievo venatorio, in modo da ispirare tali attività a canoni di eco-compatibilità. Nella nostra Regione si registra la presenza di circa 11600 cacciatori, mentre sono circa 50 gli agenti dipendenti dalle Amministrazioni provinciali, cui si aggiungono poco meno di 200 dipendenti appartenenti al Corpo forestale regionale. Si è verificato che annualmente il numero dei controlli operati dal personale di vigilanza si attesta attorno al 20% del numero di cacciatori. Questi controlli hanno permesso di accertare nel corso dell’anno 2003 oltre 400 violazioni di cui quasi un terzo di natura penale, molte delle quali denotano non solo il diffuso tentativo di eludere i sistemi di controllo attualmente predisposti (si vedano le mancate annotazioni sui documenti di caccia di cui si è detto), ma anche l’inosservanza di elementari regole dettate dalla legge per la disciplina dell’attività venatoria (si vedano, ad es., l’utilizzo di mezzi di caccia vietati, le violazioni del calendario venatorio, etc.). 9 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia L’opportunità dell’intervento normativo è dettata quindi anche dalla necessità di scoraggiare le violazioni alla disciplina di settore e diffondere una maggiore coscienza ambientale nell’utenza. L’attuale sistema dei controlli risulta peraltro scarsamente efficace, specie per quanto concerne l’irrogazione delle sanzioni amministrative. Si è infatti accertato presso alcuni Uffici provinciali che la sanzione amministrativa media in materia di caccia comporta un pagamento di circa 80€, e che i tempi procedimentali possono essere anche molto lunghi (240 giorni per la Provincia di Pordenone, 4 anni per la Provincia di Udine). La naturale conseguenza di tutto questo è un generale minor effetto deterrente delle sanzioni che in molti casi appaiono assolutamente inadeguate da questo punto di vista. Ulteriore ragione di intervento è quindi l’individuazione di strumenti che favoriscano il corretto esercizio venatorio aumentando l’effetto deterrente e preventivo delle sanzioni amministrative. L’attuale sistema sanzionatorio regionale si fonda sull’ampia casistica di sanzioni penali, amministrative e accessorie, previste dalle legge quadro nazionale 157/92, e prevede altresì una sanzione amministrativa pecuniaria residuale di modico valore (pari ad un massimo di circa 155 euro) per le violazioni di disposizioni statali e regionali non specificamente sanzionate dalla legge nazionale citata. Tale sanzione residuale si applica a numerosi comportamenti illeciti, anche molto gravi, che non sono specificamente sanzionati, e pertanto si rivela evidentemente insufficiente. Il sistema sanzionatorio prevede inoltre alcune tipologie di sanzioni disciplinari da irrogarsi a cura di una Commissione disciplinare di primo grado e di una di secondo grado istituite presso l’Amministrazione regionale, che sopporta di conseguenza notevoli costi in termini di risorse umane e finanziarie per l’esercizio di tale funzione. Il solo costo del personale dipendente impiegato nell’attività della Commissione disciplinare di primo grado si aggira attorno ai 30.000 euro per il solo semestre ottobre 2004-marzo 2005, in cui tale attività è stata avviata. A ciò va aggiunto il costo dei gettoni di presenza dovuti ai componenti esterni della commissione regionale d’appello, nonché il costo della cancelleria. Vi è quindi l’esigenza di riportare a canoni di economicità e semplificazione l’attività amministrativa in tale ambito, contenendo il dispendio di risorse umane e denaro connesso all’irrogazione delle sanzioni disciplinari da parte delle Commissioni disciplinari regionali. Parimenti è necessario individuare forme diverse e più efficienti di intervento a carico dei responsabili delle violazioni. B.2. RISCHI CHE L’INTERVENTO MIRA A EVITARE O RIDURRE L’intervento regolativo mira ad evitare il rischio della riduzione numerica delle popolazioni di specie selvatica, o della loro destrutturazione, con conseguente pregiudizio per la conservazione e l’incremento del patrimonio faunistico. Mira altresì a scoraggiare le violazioni alla disciplina di settore e ad evitare il permanere della diffusa illegalità, situazioni che senz’altro impediscono che l’attività venatoria si svolga in modo compatibile con i canoni di sviluppo faunistico del territorio regionale. 10 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia C) Obiettivi generali e specifici OBIETTIVO GENERALE Migliorare la gestione faunistica in Regione e il controllo dell’attività venatoria OBIETTIVO SPECIFICO 1 Ridurre il numero degli illeciti legati al tentativo di eludere i sistemi di controllo attualmente predisposti (mancate annotazioni sui documenti di caccia, utilizzo di mezzi di caccia vietati, violazioni del calendario venatorio,…). OBIETTIVO SPECIFICO 2 Scoraggiare l’abbattimento di fauna cacciabile in eccedenza o in difformità rispetto ai piani di abbattimento approvati dall’Amministrazione regionale OBIETTIVO SPECIFICO 3 Assicurare maggiore efficacia ed efficienza al sistema sanzionatorio (in particolare, ipotizzare un sistema di irrogazione delle sanzioni disciplinari nei confronti dei cacciatori diverso da quello attuale) e individuare strumenti che consentano il corretto svolgimento dell’attività venatoria OBIETTIVO SPECIFICO 4 INDICATORE QUANTITATIVO VALORE – OBIETTIVO Numero violazioni artt. 12 e 18 della legge 157/1992, art. 26 legge regionale 30/1999, artt. 1 e 10 DPGR 0128/2000. Riduzione del 30% degli illeciti considerati INDICATORE QUANTITATIVO VALORE – OBIETTIVO Numero di animali abbattuti in difformità ai piani di abbattimento INDICATORE QUANTITATIVO Ammontare della spesa sostenuta per l’attività delle Commissioni disciplinari regionali INDICATORE QUANTITATIVO Adeguare la normativa regionale a Numero di mesi in cui è quella nazionale e alla giurisprudenza consentito l’esercizio della Corte Costituzionale in tema di dell’attività venatoria calendari venatori 0 abbattimenti in eccesso -50% abbattimenti di esemplari di classe di sesso, età e qualità differente da quella consentita VALORE – OBIETTIVO Riduzione della spesa per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari ad opera dell’Amministrazione regionale. VALORE – OBIETTIVO Riduzione da uno a quattro mesi del calendario venatorio, a seconda delle varie specie. 11 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia D.1) Opzioni preliminari D.0 OPZIONE ZERO DESCRIZIONE DELL’OPZIONE L’opzione di lasciare inalterata l’attuale normativa regionale trova il suo punto di riferimento nel contesto normativo che regola i seguenti aspetti. E’ data valenza normativa al Programmazione della gestione della fauna. principio di tutela della gestione della fauna secondo il seguente metodo di programmazione: la Regione è chiamata ad adottare il Piano regionale pluriennale di gestione faunistica che si propone di consentire la conservazione, la riproduzione ed il miglioramento della fauna e la razionale gestione venatoria. − Principio dell’autogestione. La gestione faunistico-venatoria è attribuita alle Riserve di caccia, ai Distretti venatori, ed agli altri organismi privati operanti nel settore (aziende faunistico-venatorie, aziende agri-turistico-venatorie e zone cinofile). Le Riserve di caccia e le aziende faunistico-venatorie effettuano, talora con la partecipazione di personale regionale (Ufficio Studi Faunistici), i censimenti della fauna (stima numerica delle popolazioni di interesse venatorio) e predispongono di conseguenza i piani di abbattimento. Tali piani di abbattimento contengono l’indicazione del numero massimo di esemplari prelevabili, distinti in alcuni casi per classi di sesso, età e qualità. Al completamento dei piani di abbattimento, il Direttore della Riserva è tenuto, in base allo statuto dell’associazione, a sospendere l’attività venatoria. Al termine della stagione venatoria l’Amministrazione regionale riceve i consuntivi di gestione faunisticovenatoria, in cui sono riportati i dati relativi a tutta l’attività venatoria effettuata dalla Riserva di caccia o Azienda faunistico-venatoria. Tutte le attività sopra descritte sono soggette alla ratifica dei Distretti venatori, organismi di riferimento che peraltro coordinano i censimenti stessi e predispongono altresì i piani di ripopolamento di talune specie oggetto di prelievo venatorio. − Controllo dell’attività venatoria. Gli atti ratificati dai Distretti venatori sono soggetti al controllo dell’Amministrazione regionale, la quale è chiamata ad approvarli, anche alla luce delle verifiche tecniche operate sui dati consuntivi in relazione ai piani di abbattimento. All’attività di controllo sugli atti degli organismi di settore, si aggiunge il controllo effettuato sull’attività del singolo cacciatore, realizzata in particolare tramite il di caccia, permesso rilasciato annualmente tesserino regionale dall’Amministrazione regionale, che individua le tipologie di fruizione venatoria, e sul quale devono essere annotate le giornate di caccia e le specie e quantità di fauna abbattuta giornalmente. Per la sola categoria degli ungulati (cinghiali, caprioli, cervi, etc.) sono inoltre previsti, quali ulteriori mezzi di controllo, l’obbligo di compilazione di appositi registri di abbattimento, nonché l’apposizione ai capi abbattuti di un contrassegno (marcatura inamovibile), finalizzata a consentirne la verifica da parte dell’incaricato, solitamente il Direttore della Riserva di caccia o il legale rappresentante di un’azienda faunistico-venatoria. Il costo per la fornitura del contrassegno è attualmente a carico dell’Amministrazione regionale. − Il sistema sanzionatorio. La legge n. 157/92 prevede un’ampia casistica di sanzioni penali, amministrative e accessorie, secondo la gravità del fatto. La situazione normativa regionale è orientata a dare applicazione al sistema sanzionatorio individuato dalla legge n. 157/1992 e prevede, altresì, una sanzione amministrativa pecuniaria residuale per le violazioni di disposizioni statali e regionali non specificamente sanzionate e non riconducibili alle violazioni di cui agli articoli 30 e 31 della legge n. 157/92. Per alcune particolari violazioni, il legislatore regionale individua poi specifiche sanzioni amministrative. Il legislatore regionale pretende inoltre particolare preparazione e attenzione da parte dei − 12 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia praticanti l’attività venatoria e, pertanto, individua alcune tipologie di sanzioni disciplinari da irrogarsi a carico dei responsabili di illeciti in materia venatoria, in particolare in seguito a violazioni di disposizioni normative e delle prescrizioni degli enti e degli organismi preposti al settore. Per l’irrogazione di tali sanzioni sono state istituite presso l’Amministrazione regionale una Commissione disciplinare di primo grado, composta da dipendenti regionali che svolgono tale attività durante l’orario di servizio e una Commissione disciplinare d’appello, composta da persone esterne all’Amministrazione regionale, che percepiscono un gettone di presenza. Riassumendo, la situazione odierna nel campo dell’attività venatoria si palesa come segue: − il Piano regionale pluriennale di gestione faunistica non è stato ancora adottato e, pertanto, la gestione dell’attività venatoria trova attualmente il suo punto di riferimento nel principio dell’autogestione; − i controlli sugli atti dei Distretti risentono comunque dell’impostazione affidata al principio dell’autogestione e il controllo sull’attività non ha contrastato il perpetuarsi di fenomeni di irregolarità e scorrettezze, né ha consentito di eradicare il più grave fenomeno del bracconaggio; − l’attuale sistema di irrogazione delle sanzioni disciplinari implica un serio dispendio di risorse umane e finanziarie. Inoltre, non vi è possibilità, al di fuori delle sanzioni disciplinari irrogate dalle Commissioni disciplinari, di intervenire a scopo sanzionatorio direttamente sul tesserino regionale di caccia. D.A OPZIONE PRELIMINARE A DESCRIZIONE DELL’OPZIONE Tale opzione si caratterizza per i seguenti ambiti di intervento: - si imposta un sistema di controlli sugli atti adottati dalle Riserve, e in particolare sui piani di abbattimento, da parte dell’Amministrazione regionale con una chiara definizione dei criteri di conduzione dei controlli stessi ai fini della prevista approvazione e con l’istituzione di un nucleo, formato da funzionari regionali in possesso di professionalità tecniche ed economico-legali, avente compiti ispettivi. Tale intervento comporta l’adozione di un atto di indirizzo regionale ai sensi dell’articolo 17, comma 1 della L.R. 30/1999 e un effettivo adeguamento delle modalità organizzative dell’amministrazione. - si incrementa l’attività di controllo ed ispezione nelle sedi delle Riserve di caccia al fine di verificare che dai registri tenuti non emergano anomalie e disfunzioni nella gestione dell’attività venatoria. - si concentrano i controlli sulla verifica della correttezza delle annotazioni effettuate sul tesserino regionale di caccia, mediante l’incremento dell’attività di vigilanza venatoria sul territorio e lo svolgimento di verifiche a campione sui tesserini regionali di caccia restituiti al termine della stagione venatoria. - si organizzano corsi di aggiornamento per il personale di vigilanza già in servizio sul contenzioso amministrativo per incrementare l’efficacia dell’azione di controllo e per accrescere la tempestività nell’irrogazione delle sanzioni amministrative. PRESUPPOSTI (NORMATIVI, ORGANIZZATIVI ED ECONOMICO-SOCIALI) Presupposti giuridici. L’opzione mantiene una corrispondenza con l’impostazione data dal legislatore con la normativa vigente (L.R. 30/1999) in quanto si limita ad introdurre un sistema di controlli più definito e una migliore ricognizione delle annotazioni sul tesserino regionale di caccia, che consentono un’analisi approfondita e tempestiva della situazione reale e, conseguentemente, anche la celere individuazione delle possibili soluzioni. Presupposti finanziari e organizzativi. L’opzione presenta un costo a carico della Pubblica 13 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia Amministrazione dato dall’incremento di attività amministrativa e organizzativa richiesta che, comunque, si ritiene non vada a variare significativamente, sotto il profilo economico, le categorie di costi attuali. Presupposti economico-sociali. Elementi di rischio connessi a tale opzione sono rappresentati dal fatto che interventi volti ad aggravare le sanzioni e ad intensificare i controlli possono essere percepiti in modo negativo dai cacciatori per il presunto carattere vessatorio di tali iniziative. D.B OPZIONE PRELIMINARE B DESCRIZIONE DELL’OPZIONE Tale opzione si caratterizza per alcuni principali ambiti di intervento. 1) Piano di abbattimento Sulla base delle indicazioni contenute nel Piano regionale pluriennale di gestione faunistica o, in mancanza dello stesso, sulla base delle indicazioni fornite dall’Ufficio studi faunistici, sono condotti censimenti e sono predisposte le proposte dei piani di abbattimento riferite alle specie di interesse venatorio. Si attribuisce una qualificazione giuridica al piano di abbattimento, che potrebbe assumere la connotazione del provvedimento amministrativo di concessione, con assoggettamento del soggetto concessionario (Riserva di caccia o Azienda faunistico-venatoria) ad un particolare regime di controlli da parte dell’Amministrazione regionale. In alternativa, o in aggiunta, si prevede che qualora i dati consuntivi facciano emergere anomalie negli abbattimenti effettuati in una data stagione venatoria rispetto al piano di abbattimento approvato, vi sia la possibilità per l’Amministrazione regionale di adottare sistemi di compensazione dei piani di abbattimento per le annate venatorie successive, con riferimento alle Riserve di caccia in cui le irregolarità si sono verificate. 2) Decentramento di funzioni agli enti locali Si mantiene in capo alla Regione la competenza relativa alla stampa dei tesserini regionali di caccia, delegando agli enti locali la distribuzione degli stessi all’utenza e le attività connesse. 3) Controllo Si adottano norme che prevedano l’introduzione di sistemi di controllo più incisivi sui capi abbattuti ed in generale sul rispetto della disciplina di settore (es., obbligo del contrassegno per la marcatura dei capi abbattuti, istituzione della figura dei guardiacaccia del Distretto venatorio). Si realizzano nel contempo iniziative di formazione e campagne informative al fine di sensibilizzare i cacciatori verso necessità di effettuare tali controlli, a tutela della salute, della fauna e del corretto esercizio dell’attività venatoria. 4) Sanzioni Viene integrata l’attuale disciplina in tema di sanzioni amministrative, ora essenzialmente ridotta alla sanzione residuale contenuta nell’art. 15, legge regionale 18 maggio 1993, n. 21, che è applicata a tutte le violazioni non diversamente sanzionate. L’intervento si propone di definire in modo più dettagliato alcune fattispecie di illeciti amministrativi, prevedendo delle sanzioni che siano graduate in relazione gravità dell’illecito accertato. Tale intervento regolativo agisce in modo particolare sui comportamenti che denotano da parte dei cacciatori la possibile elusione dei controlli sull’attività venatoria: si prevede pertanto l’obbligo di effettuare le annotazioni sul tesserino regionale di caccia con inchiostro indelebile (attualmente ciò non è imposto dalla legge), non ammettendosi cancellazioni o abrasioni, e introducendo sanzioni che abbiano un particolare effetto deterrente dei comportamenti elusivi. Si prevede infine di creare una banca dati per il monitoraggio degli illeciti in materia venatoria, al fine di agevolare e rendere più efficace l’attività di controllo, ad es. per 14 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia quanto concerne la rilevazione delle ipotesi di recidiva. 5) Sanzioni disciplinari Si elimina l’attuale sistema di irrogazione delle sanzioni disciplinari, con estromissione dell’Amministrazione regionale da tale ambito, e riconduzione della materia all’ambito privatistico per ciò che attiene la violazione dei regolamenti annuali o pluriennali di gestione faunistica e fruizione venatoria adottati dalle Riserve di caccia. Si prevede che la vigilanza sul rispetto di tali norme a carattere interno delle associazioni sia affidata a organismi rappresentativi del mondo venatorio, ad esempio su base distrettuale, con obbligo dei soci delle Riserve di caccia di sottoporsi al relativo potere disciplinare (opzione di autoregolazione). Per altri tipi di violazioni si trasformano le sanzioni disciplinari in sanzioni accessorie a quelle amministrative, rendendone pertanto automatica e consequenziale l’applicazione, ed evitando dispendiose attività istruttorie. Nel contempo si prevedono delle sanzioni che consentano all’Amministrazione regionale di intervenire direttamente sul possesso del tesserino venatorio regionale (ad es., sospensione per un tempo determinato, impossibilità di richiederne un nuovo rilascio): tale risultato si persegue, da un lato, ampliando e specificando le ipotesi di illecito grave cui consegue (o può conseguire) l’immediato ritiro del documento in questione, e dall’altro mediante la previsione di una sanzione che sia particolarmente afflittiva per coloro che, successivamente, vengano sorpresi a praticare l’attività venatoria senza essere in possesso di tale documento. Si ipotizza il ritiro del tesserino venatorio regionale quale sanzione accessoria da ricollegare alle sanzioni amministrative. 6) Si potenzia la vigilanza venatoria sul territorio, anche aumentando le unità di personale addetto, al fine di consentire una più capillare distribuzione e presenza sul territorio interessato dall’attività venatoria; si prevede di organizzare un percorso di formazione specifica per i nuovi assunti. PRESUPPOSTI (NORMATIVI, ORGANIZZATIVI ED ECONOMICO-SOCIALI) Presupposti giuridici. L’intervento di modifica normativa ipotizzato è piuttosto consistente ed abbraccia numerosi aspetti dell’attuale sistema organizzativo del settore. Si ritiene tuttavia che tale intervento sia realizzabile senza eccessivo stravolgimento del quadro normativo esistente. Presupposti finanziari e organizzativi. La realizzazione della banca dati di cui al punto 3) può risultare una soluzione dispendiosa i cui costi vanno adeguatamente valutati. Analoga osservazione vale per quanto concerne l’ipotetico aumento del personale di vigilanza, anche in considerazione del dato attestante la lenta e graduale diminuzione del numero dei cacciatori. Limitati appaiono invece gli elementi di criticità del mutato sistema sanzionatorio disciplinare, il cui unico elemento di rischio appare dato dall’elevata conflittualità esistente nel mondo venatorio, con conseguente pericolo di non funzionamento del sistema ipotizzato. Presupposti economico-sociali. Come osservato nell’opzione A, la previsione di intensificare i controlli e di aggravare le sanzioni per determinate tipologie di illeciti può essere percepita in modo negativo dai cacciatori per il presunto carattere vessatorio di tali iniziative. 15 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia D.C OPZIONE PRELIMINARE C DESCRIZIONE DELL’OPZIONE Questa opzione mira a ridurre la pressione venatoria sul territorio mediante la revisione del calendario venatorio, in accordo con quanto previsto dall’art. 18 della legge 157/92. Attualmente l'attività venatoria è esercitata all'interno di periodi stabiliti dalla legge. Il calendario venatorio nazionale è compreso nel periodo massimo che va dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio. Tale periodo è considerato come nucleo minimo di salvaguardia della fauna. La legge regionale, invece, ammette la caccia di selezione agli ungulati già a partire dal 15 maggio. Tale arco temporale risulta pertanto particolarmente ampio in relazione a quanto previsto dalla legge nazionale. Un tanto, unito al fatto che la normativa regionale sulla caccia di selezione consente di effettuare 5 giornate di caccia a settimana (a fronte delle tre previste dalla normativa nazionale), comporta un potenziale aumento annuo della pressione venatoria sul territorio di oltre il 100%. Peraltro, un calendario venatorio così strutturato non tiene conto delle esigenze di salvaguardia di alcune specie di fauna in delicate fasi del ciclo biologico (periodo del bramito per il cervo, periodo riproduttivo del capriolo), costituendo un potenziale fattore di disturbo nello sviluppo di queste popolazioni animali. Tali obiettivi potrebbero altresì essere perseguiti valutando soluzioni alternative di riduzione della pressione venatoria, nella considerazione delle peculiarità di sviluppo di alcune specie faunistiche sul territorio e delle esigenze delle attività agricole. L’opzione esposta si configura come una "via" indiretta al raggiungimento dell'obiettivo generale del miglioramento della gestione faunistica e del controllo dell'attività venatoria, nel senso che persegue tale obiettivo agendo sull'impatto potenziale dell'attività venatoria sulle specie cacciabili. La contrazione dell’arco temporale in cui è consentito l’esercizio dell’attività venatoria consente di concentrare e migliorare la qualità dei controlli sull’attività stessa, aumentandone l’effetto deterrente e consentendo una potenziale diminuzione degli illeciti. L’opzione produce altresì l’effetto di liberare risorse umane da destinare proficuamente ad altre attività di vigilanza sul territorio. PRESUPPOSTI (NORMATIVI, ORGANIZZATIVI ED ECONOMICO-SOCIALI) Presupposti economico-sociali. La modifica normativa ipotizzata opera in un ambito ristretto e specifico, in quanto prevede una diversa programmazione del prelievo venatorio. Va però evidenziato il forte impatto di un simile intervento sull’utenza, in quanto la revisione del calendario di caccia interviene su comportamenti sinora consentiti e consolidati, e potrebbe di conseguenza essere percepito in modo negativo. Ad ogni modo, l’opzione ipotizzata può essere ampiamente supportata, oltre che sotto un profilo giuridico, anche sotto un profilo tecnico grazie ai dati e alle valutazioni contenute nel piano regionale pluriennale di gestione faunistico venatoria in corso di elaborazione. 16 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia D.2) Selezione delle opzioni rilevanti PROSPETTO SINTETICO DELLE OPZIONI PRELIMINARI EFFICACIA IN RELAZIONE OPZIONE OPZIONE OPZIONE OPZIONE AGLI OBIETTIVI SPECIFICI ZERO PRELIMINARE PRELIMINARE PRELIMINARE A B C MB A MA A B A MA B MB MB MA B MB MB MB MA Destinatari diretti B B MA MA Destinatari indiretti A B B B Pubblica amministrazione A B A MB Riduzione del numero di illeciti legati al tentativo di eludere i sistemi di controllo attualmente predisposti Diminuzione degli abbattimenti di fauna cacciabile effettuati in eccedenza o difformità rispetto ai piani di abbattimento approvati dall’Amministrazione Miglioramento dell’efficacia ed efficienza del sistema sanzionatorio (in particolare in tema di sanzioni disciplinari) e individuazione di strumenti che consentano il corretto svolgimento dell’attività venatoria Adeguamento della normativa regionale a quella nazionale e alla giurisprudenza della Corte Costituzionale in tema di attività venatoria CRITICITÀ (MA=MOLTO ALTA; A=ALTA; B=BASSA; MB=MOLTO BASSA) Opzioni da valutare: motivazioni L’opzione 0 non consente di realizzare alcun obiettivo prefissato e mantiene elevati livelli di criticità soprattutto per l’Amministrazione regionale ed i destinatari indiretti (associazioni di protezione ambientale, associazioni agricole). Essa va comunque esaminata per avere contezza della situazione attuale e consapevolezza delle conseguenze di un intervento non modificativo. L’opzione A mira essenzialmente ad intervenire sugli aspetti applicativi della normativa esistente, attraverso il potenziamento di alcuni istituti già previsti o già operanti nella prassi. Realizza un miglioramento dell’efficacia dei controlli sugli atti e della vigilanza, senza peraltro incontrare forti elementi di criticità nei destinatari dell’intervento. 17 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia Al contrario, l’opzione B consente di soddisfare ampiamente quasi tutti gli obiettivi prefissati, a fronte di elevate criticità sia per i destinatari diretti dell’intervento, sia per l’Amministrazione regionale. I primi infatti subiscono un intervento presumibilmente percepito come restrittivo dell’attività venatoria, nonché maggiorazioni di alcuni costi da sostenere per l’esercizio dell’attività stessa; la seconda, invece, sopporta l’aggravio dei costi finanziari e gli oneri delle modifiche organizzative che l’intervento comporta. L’opzione C, infine, presenta un basso grado di soddisfazione degli obiettivi, in quanto pienamente attinente ad un solo obiettivo prefissato. A ciò si aggiunge l’elevata criticità per i destinatari diretti, che sopporterebbero le limitazioni disposte dall’intervento, dovendo modificare in senso restrittivo comportamenti consolidati nel tempo. Tuttavia l’ipotesi di intervento merita di essere considerata, sia autonomamente, sia come potenziale integrazione o variante di altre opzioni non incompatibili, al fine di accrescerne l’organicità. Si ritiene che tutte le opzioni individuate siano attuabili e che meritino un ulteriore approfondimento attraverso una valutazione dei costi e dei benefici ad esse associati. 18 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia E) Valutazione economica delle opzioni In questa sezione si descrivono i principali effetti positivi e negativi associati ad ogni opzione. Laddove possibile, tali effetti sono stati quantificati e monetizzati. Per i dettagli circa le stime e le ipotesi utilizzate si rinvia all’allegato sui costi ed i benefici delle opzioni. E.0 OPZIONE ZERO Nell’analisi dell’opzione 0 vengono considerati solo i costi che, in considerazione delle altre opzioni formulate, sono soggetti a variazione rispetto alla situazione attuale. Di seguito si riportano i principali costi attualmente a carico dell’Amministrazione regionale. COSTI A CARICO DELLA REGIONE FVG IMPORTI TIPOLOGIA DI COSTO Stampa, rilascio e gestione del tesserino venatorio € 21.684,70 ricorrente Costi Commissione disciplinare di primo grado (comprese le spese di segreteria) € 58.982,00 ricorrente € 6.806,25 ricorrente € 16.200,00 ricorrente € 2.811.575,00 ricorrente Gettoni di presenza componenti Commissione disciplinare d'appello Costo contrassegno per i capi abbattuti Costi per la vigilanza TOTALE € 2.915.247,95 Si segnala che nell’analisi seguente si ricorrerà ad un ragionamento di tipo differenziale, prendendo cioè in considerazione solamente i costi ed i benefici che distinguono ciascuna opzione alternativa dalla situazione attuale. 19 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia E.A OPZIONE A COSTI Costi per le amministrazioni coinvolte Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia: La Regione si configura quale amministrazione attuatrice a carico della quale si pongono i costi interni di organizzazione necessari all’implementazione degli interventi proposti; l’unità organizzativa di riferimento per tutte le opzioni è la Direzione centrale risorse agricole, naturali, forestali e montagna, in particolare il Servizio tutela ambienti naturali, fauna e Corpo forestale regionale e gli Ispettorati ripartimentali foreste. Costi di aggiornamento - Per l’organizzazione di corsi di aggiornamento del personale di vigilanza delle province e del Corpo forestale regionale (circa 250 unità) in tema di contenzioso amministrativo si stima un costo per l’Amministrazione regionale di 26.418 €. Attività di controllo ed ispezione - Per l’incremento dell’attività di controllo ed ispezione nelle sedi delle Riserve di caccia si stima un costo per la PA di 21.168 €, ipotizzando di sottoporre a ispezione un campione medio del 5% degli organismi di gestione venatoria, pari a 14 ispezioni annue. Controllo degli atti - L’opzione prevede un sistema di controlli sugli atti adottati dalle Riserve di caccia e dalle Aziende faunistico-venatorie, in particolare sui piani di abbattimento, da parte dell’Amministrazione regionale con l’istituzione di un nucleo, formato da funzionari regionali in possesso di professionalità tecniche ed economico-legali, avente compiti ispettivi. Per l’introduzione del Nucleo si stima un costo per la PA di € 122.880, pari al costo delle retribuzioni del personale impiegato (8 dipendenti di categoria D5) per 6 mesi all’anno. Incremento della vigilanza e controllo sui tesserini venatori - I costi per l’incremento dell’attività di vigilanza venatoria sul territorio sono difficilmente stimabili, poiché tale attività richiede solo una diversa organizzazione delle risorse umane esistenti. Per quanto concerne invece il maggiore controllo che si prevede di svolgere sui tesserini regionali di caccia, si ipotizza l’impegno di 5 dipendenti di categoria economica media C per il 33% del loro tempo, per un costo complessivo stimato in € 45.000. Nella tabella che segue vengono riepilogati i costi a carico dell’Amministrazione regionale, specificando quali siano ricorrenti e quali abbiano natura di investimento (cioè, “una tantum”). COSTI A CARICO DELLA REGIONE FVG IMPORTI TIPOLOGIA DI COSTO Corso di aggiornamento sul contenzioso amministrativo per 200 dipendenti regionali addetti alla vigilanza, con personale docente interno, comprese spese di organizzazione e missioni del personale coinvolto € 26.418,00 investimento Attività di controllo ed ispezione sul territorio (sui tesserini nel corso dell'attività venatoria e sui registri delle Riserve ) € 21.168,00 ricorrente € 122.880,00 ricorrente € 45.000,00 ricorrente Funzionamento Nucleo di funzionari regionali per controllo su atti prodotti dalle Riserve (piani di abbattimento in primo luogo) Controlli sui tesserini regionali di caccia da parte degli "Uffici per i servizi ai cacciatori" della Regione TOTALE (I anno) € 215.466,00 20 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia A tali oneri si aggiunge il costo-opportunità del personale regionale che partecipa al corso sopra citato (tale costo non rappresenta un’effettiva uscita monetaria), stimato in € 112.000,00. Si segnala inoltre che gli interventi di questa opzione presuppongono l’adozione da parte della Giunta di un atto di indirizzo regionale, relativo ai criteri di conduzione dei controlli, che pone in capo alla Regione l’onere del relativo processo di elaborazione ed approvazione. Province: A carico delle quattro amministrazioni provinciali si pongono i costi relativi alla partecipazione di circa 50 dipendenti al corso di aggiornamento sopra menzionato, ovvero il costo delle missioni, stimato in € 3.542,00, ed il relativo costo-opportunità, stimato in € 28.000,00, assumendo per semplicità a base del calcolo le stesse retribuzioni unitarie dei dipendenti regionali. BENEFICI Benefici per i destinatari diretti Nel lungo termine, una vigilanza più accurata dovrebbe portare ad una maggior consistenza delle specie cacciabili, con beneficio per gli stessi cacciatori, ai quali verrebbe inoltre garantita la possibilità di esercitare tale attività in un contesto più sicuro e maggiormente rispettoso delle regole. Si realizzerebbe infine una maggiore trasparenza nell’azione di controllo svolta dall’Amministrazione regionale sulle attività legate alla fruizione venatoria. Benefici per i destinatari indiretti Con l’intervento proposto si ridurrebbe il numero degli illeciti e delle irregolarità, rendendo più efficace e tempestiva l’irrogazione delle sanzioni amministrative. Incoraggiando una corretta fruizione venatoria, si ridurrebbero inoltre gli abbattimenti difformi da quanto consentito, preservando ed incentivando lo sviluppo delle specie di ungulati maggiormente a rischio, con conseguente incremento dell’utilità dei cittadini nella fruizione dell’ambiente naturale. Naturalmente, è piuttosto difficile stimare il valore monetario di tale utilità. Da un punto di vista teorico, il modo migliore per farlo, anche se con una certa approssimazione, sarebbe disporre di dati sulla “disponibilità a pagare” (DAP) per ogni singolo animale inserito nell’ambiente naturale, ma non si dispone di dati di questo tipo1. In linea generale, dunque, non si ritiene possibile monetizzare i benefici ambientali associati a questo intervento. Ciò premesso, un’indicazione quantitativa – sebbene non monetaria – dei benefici in questione può essere ricavata utilizzando il “costo di inserimento” degli animali stimato dal Parco Dolomiti Friulane. Tale costo, determinato con riguardo alle risorse necessarie per introdurre un esemplare di ciascuna specie e corretto secondo un coefficiente di mortalità, costituisce per alcuni aspetti una sottostima del dato che qui interessa (dal momento che non tiene conto del valore dell’animale inserito nel contesto selvatico, del valore intrinseco della conservazione della biodiversità ecc.) e per altri una sovrastima (dal momento che prende in considerazione i costi necessari per la cura dell’animale, che in natura chiaramente non 1 Nel corso della valutazione sono stati presi in considerazione i dati sulla DAP dei cacciatori contenuti nello studio condotto da F. Marangon e F. Visintin su “La disponibilità a pagare dei cacciatori in una zona umida dell’Italia nordorientale”, nel testo “L’analisi economica delle relazioni tra risorse faunistiche e agricoltura: aspetti teorici e casi di studio”, attualmente in corso di pubblicazione. Tuttavia, tali dati, sebbene ricavati attraverso una metodologia teoricamente corretta, non sono stati qui utilizzati per la stima dei benefici ambientali in quanto riferiti a specie (starna, fagiano e lepre) poco “rappresentative” dell’universo delle specie di cui l’intervento si occupa (in particolare, essi non considerano la DAP per gli ungulati). 21 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia sussistono). I risultati che ne derivano, dunque, devono essere considerati con estrema cautela e possono rappresentare solo un’indicazione di massima, necessariamente approssimativa2, dei benefici dell’intervento. Più precisamente, per calcolare il beneficio globale sulla base di questi dati sarebbe necessario disporre del numero di animali di ciascuna specie tutelati dall’intervento proposto (intesi come “aggiuntivi” rispetto alla consistenza attuale). Essendo molto incerta la stima di questo dato, ci si limita in questa sede a fornire un’indicazione del numero di animali tutelati il cui valore è sufficiente a giustificare i costi sostenuti per l’intervento (valore di rovesciamento). Il calcolo viene effettuato tenendo conto del rapporto tra le specie in una popolazione media: dal momento che gli interventi considerati sono diretti principalmente agli ungulati, si utilizzano solo i dati relativi a questi ultimi; inoltre si ritiene opportuno escludere il cinghiale, il cui abbattimento risponde anche a logiche diverse (tutela dell’agricoltura, ripristino equilibri faunistici ecc.); si prendono quindi in considerazione la composizione di una popolazione media ed i valori stimati per il reinserimento relativamente ai cervi, ai camosci ed ai caprioli. I dati disponibili (tratti dal censimento relativo alla stagione di caccia 2003-2004) sono riepilogati nella tabella seguente: SPECIE caprioli cervi camosci TOTALE CONSISTENZA CONSISTENZA VALORI ATTRIBUITI VALORE PONDERATO (=VALORE (VALORE PERCENTUALE DAL PARCO DELLE ATTRIBUITO * CONSISTENZA %) DOLOMITI FRIULANE ASSOLUTO) 23.673 4.203 4.128 32.004 0,74 0,13 0,13 100 € 5.000,00 € 10.000,00 € 15.000,00 € 3.698,44 € 1.313,27 € 1.934,76 € 6.946,48 Dividendo il costo totale dell’intervento proposto, pari a € 219.008,00, per la somma dei valori ponderati degli animali e riattribuendo la consistenza numerica ottenuta secondo la consistenza percentuale delle singole specie, si ottiene la seguente situazione di pareggio: SPECIE caprioli cervi camosci CONSISTENZA NUMERO PERCENTUALE CAPI 0,74 23 0,13 4 0,13 4 Secondo la logica seguita, quindi, i costi dell’intervento proposto sarebbero compensati dai benefici qualora l’intervento stesso tutelasse un numero di caprioli pari o superiore a 23 e un numero di cervi e camosci pari o superiore a 4, in aggiunta all’attuale consistenza numerica della popolazione. Questi valori potrebbero essere considerati essenzialmente come valoriobiettivo, sulla base dei quali effettuare eventualmente a posteriori un controllo dell’effettivo impatto dell’intervento qualora l’opzione in questione risultasse quella preferita. Benefici per le amministrazioni coinvolte Grazie all’intervento proposto, gli strumenti di programmazione (soprattutto i piani di abbattimento) verrebbero resi maggiormente rispondenti alle esigenze di tutela della fauna e 2 Oltre ai rischi di sovra-sottostima indicati nel testo, va segnalato, più in generale, che l’approccio seguito non può che essere un’approssimazione degli effetti positivi dell’intervento in quanto si basa su una stima di costo per fornire indicazioni sul beneficio dell’intervento. 22 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia di fruizione venatoria, e verrebbe favorita una vigilanza effettiva sulle attività di gestione demandate a Riserve di caccia e Aziende faunistico-venatorie, agevolando la rilevazione tempestiva di eventuali anomalie. L’incremento della vigilanza verosimilmente porterebbe a rilevare nel breve periodo un più alto numero di illeciti, mentre nel lungo periodo si osserverebbe una graduale, ma costante, diminuzione delle infrazioni commesse. Inoltre, l’introduzione del corso di aggiornamento dovrebbe favorire l’efficacia e l’effettività delle sanzioni irrogate dal personale ispettivo. Un ulteriore effetto positivo di questi interventi potrebbe consistere nella diminuzione del numero dei contenziosi, con conseguente risparmio di tempo e risorse per l’amministrazione. Per fornire un’idea della mole di lavoro assorbita dai contenziosi in materia venatoria, si segnala che il loro numero è stato di 192 nel 2003 e di 217 nel 2004. 23 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia E.B OPZIONE B L’opzione prevede la riqualificazione giuridica dello strumento dei piani di abbattimento, nonché la previsione della possibilità di attuare meccanismi compensativi che consentano di ridurre i prelievi nelle annate successive quando emergano delle anomalie. COSTI Costi per i destinatari diretti Cacciatori Introduzione dei guardiacaccia - La stima è realizzata ipotizzando l’obbligo, per ciascuno dei 15 Distretti venatori, di assumere con contratto di diritto privato un guardiacaccia, scelto tra coloro che possiedono la qualifica di guardiacaccia volontario. Per l’introduzione di tali figure professionali, si stima un costo totale di € 375.000 relativo alla loro retribuzione (calcolato su una retribuzione media annua pro capite di € 25.000 lorde). Qualora tale importo fosse posto a carico dei cacciatori, l’onere ammonterebbe a € 32 pro capite. Costi di formazione - Attualmente l’organizzazione e lo svolgimento dei corsi obbligatori per l’iscrizione all’elenco regionale dei direttori di Riserva vengono affidati ad una agenzia di formazione al costo di € 2.310 per 20 partecipanti. Simili iniziative di formazione, anche se con minore livello di approfondimento, potrebbero riguardare anche gruppi più numerosi mantenendo costi analoghi. Sulla base di queste indicazioni, si può stimare il costo della formazione di ciascun cacciatore in 50 €, prevedendo che lo stesso venga sostenuto da ciascun partecipante. Ipotizzando iniziative formative che interessino annualmente il 10% dei cacciatori, la spesa presunta risulta di circa € 58.000 per anno. Obbligo del contrassegno - Per l’introduzione dell’obbligo del contrassegno per i capi abbattuti, si prevede di porre a carico dell’utenza il costo stimato di € 16.200 per anno (o stagione venatoria), attualmente sostenuto dall’Amministrazione regionale. I costi sopra elencati vengono riepilogati nella seguente tabella: COSTI A CARICO DEI IMPORTO CACCIATORI TOTALE Retribuzione annuale dei nuovi guardiacaccia IMPORTO PRO CAPITE TIPOLOGIA DI COSTO (MEDIO) € 375.000,00 € 32,08 ricorrente Costo annuale della formazione dei cacciatori (coinvolto il 10% all'anno) € 58.000,00 € 50,00 investimento Costo annuale contrassegni € 16.200,00 € 1,39 € 449.200,00 € 83,46 TOTALI (I anno) ricorrente Va pure segnalato il costo non finanziario che si porrebbe a carico di alcuni cacciatori costretti a rinunciare all’attività venatoria per l’impossibilità si sostenere i costi aggiuntivi necessari a proseguirla. Un’indicazione circa il numero dei possibili rinunciatari può essere ricavata analizzando i dati forniti nello studio “Valutazione delle funzioni venatoria e paesaggistica delle risorse forestali nel Friuli-Venezia Giulia. Stato dell’arte e indagini dirette” realizzato dal Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università degli Studi di Udine (responsabile scientifico prof. F. Marangon) nel febbraio 2002. In tale studio, ad un campione di cacciatori viene richiesto di 24 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia indicare la loro disponibilità a pagare per continuare l’esercizio venatorio (espressione, in altri termini, del surplus o beneficio netto che ricevono dalla pratica sportiva)3; i dati indicano che il 55,4% degli intervistati manifesta una DAP nulla, mentre la media delle DAP espresse, depurata di alcuni dati poco significativi, si aggira attorno a € 275; la distribuzione cumulata indica che la percentuale di soggetti che potrebbero non essere disposti a pagare la cifra prospettata dall’intervento qui proposto si aggira attorno al 56%. (Per i dettagli sul procedimento seguito, la significatività del campione ed i dati raccolti si ritiene opportuno rimandare direttamente allo studio citato). Organismi di autogestione L’aumento delle spese a carico dei cacciatori potrebbe comportare una diminuzione del numero degli stessi (o, perlomeno, di quelli in regola: si porrebbe l’ulteriore problema di chi non rinuncerebbe comunque a cacciare dandosi al bracconaggio), con ripercussioni di natura finanziaria sulle Riserve e sugli altri organismi analoghi, che potrebbero subire un calo delle adesioni. Si rimanda alle considerazioni svolte sopra in base allo studio del prof. Marangon. Organizzazioni rappresentative del mondo venatorio Nel rispetto del nuovo “principio di autoregolazione”, tali organizzazioni dovrebbero provvedere alla vigilanza sul rispetto dei regolamenti annuali e pluriennali di gestione faunistica e di fruizione venatoria adottati dalle Riserve, tramite controlli sul territorio effettuati su base volontaria. Costi per i destinatari indiretti Imprese operanti nel settore caccia e collegati Le imprese dell’indotto potrebbero subire un calo nel volume d’affari conseguente all’eventuale diminuzione del numero dei cacciatori causato dall’ipotizzato aumento dei costi annuali per l’esercizio dell’attività venatoria. Si ritiene che la stima della diminuzione del volume d’affari sia piuttosto incerta e, in particolare, non possa venire effettuata in proporzione al numero di rinunciatari, dal momento che i soggetti che presentano la DAP più bassa sono presumibilmente coloro che alimentano di meno il volume d’affari dell’indotto. Costi per le amministrazioni coinvolte Regione FVG Attività di controllo ed ispezione - Per l’incremento dell’attività di controllo ed ispezione nelle sedi delle Riserve di caccia si stima un costo per la PA di 21.168 €, ipotizzando di sottoporre a ispezione un campione medio del 5% degli organismi di gestione venatoria, pari a 14 ispezioni annue. Controllo degli atti - L’opzione prevede un sistema di controlli da parte dell’Amministrazione regionale sugli atti, piani di abbattimento in particolare, adottati dalle Riserve di caccia e dalle Aziende faunistico-venatorie, da attuarsi tramite l’istituzione di un nucleo avente compiti ispettivi, formato da funzionari regionali in possesso di professionalità tecniche ed economico-legali. Per l’introduzione del Nucleo si stima un costo per la PA di € 122.880, pari al costo delle retribuzioni del personale impiegato (8 dipendenti di categoria D5) per 6 mesi all’anno. Assunzione di nuovo personale per la vigilanza - Per aumentare il personale addetto alla vigilanza venatoria si stima un costo di circa € 83.300 per lo svolgimento di un concorso pubblico finalizzato all’assunzione di 50 nuove unità del Corpo forestale regionale (cat. B). Le retribuzioni di tale personale sono stimate in € 1.250.000 annui. Tali figure dovrebbero essere operative nel giro di un anno e mezzo o due e per la loro formazione si stima un costo di € 232.930. 3 Sebbene la ricerca in questione sia finalizzata alla verifica di una relazione tra caratteristiche del territorio (in particolare, la presenza di diverse tipologie forestali) e DAP dichiarata dai cacciatori, si ritiene che la stima di quest’ultima fornisca comunque un utile termine di paragone per le valutazioni svolte in questa sede. 25 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia Campagne informative - Per le iniziative di carattere informativo si ipotizza un costo di 2.200€ annui per la stampa e diffusione di un manuale di 16 pagine, con l’aggiunta di aggiornamenti annui per l’importo di € 1.100 (totale € 3.300). Creazione di una banca dati - Per la creazione di una banca dati che consenta il monitoraggio degli illeciti in materia venatoria si ipotizza il costo di € 20.000, necessari per l’elaborazione e l’avvio di un software adeguato di archiviazione dati (file maker, access...), la cui sede fisica sia situata presso gli uffici regionali e il cui accesso sia garantito, con sistemi di riconoscimento ed autenticazione, a soggetti appartenenti sia all'Amministrazione regionale che a quelle provinciali con diverse possibilità di gestione dei dati (indicativamente 50 accessi di sola lettura e 10 anche per l'inserimento e modifica dei dati). Per l’inserimento dei dati pregressi nell’archivio informatico si stima un costo di € 4.595, che tiene conto della formazione del funzionario incaricato e del tempo impiegato; mentre si stima in € 2.520 il costo di gestione annuale della banca dati, corrispondente alla retribuzione della persona impiegata nell’immissione dati e relativo aggiornamento, circa 10 ore al mese. Tutti questi costi sono a carico dell’Amministrazione regionale. Nella tabella che segue vengono riepilogati i costi a carico dell’Amministrazione regionale, specificando quali siano ricorrenti e quali abbiano natura di investimento (cioè, “una tantum”). COSTI A CARICO DELLA REGIONE FVG Attività di controllo ed ispezione sul territorio (sui tesserini nel corso dell'attività venatoria e sui registri delle Riserve ) IMPORTI TIPOLOGIA DI COSTO € 21.168,00 ricorrente € 122.880,00 ricorrente Incremento vigilanza sul territorio (retribuzione annua di 50 unità aggiuntive) € 1.250.000,00 ricorrente Costo svolgimento prove concorsuali per nuove assunzioni € 83.300,00 investimento € 232.930,00 investimento Funzionamento Nucleo di funzionari regionali per controllo su atti prodotti dalle Riserve (piani di abbattimento in primo luogo) Costo del corso di formazione per i 50 neoassunti Costi per campagne informative ai cacciatori (stima forfait dott.ssa Franco) Software banca dati Costo inserimento nella banca dati - 1° anno TOTALE (I anno) Costo annuo gestione banca dati dal 2° anno € 3.300,00 ricorrente € 20.000,00 investimento € 4.595,00 investimento € 1.738.173,00 € 2.520,00 ricorrente Gli interventi di questa opzione presuppongono l’apporto di alcune modifiche alla disciplina regionale vigente in materia (L.R. 30/99), che pone in capo alla Regione l’onere del relativo processo di elaborazione ed approvazione. Va segnalato inoltre l’effetto composto che l’aumento della tassa di concessione venatoria potrebbe avere sulle entrate regionali (probabilmente diminuirebbero i soggetti paganti, a fronte di un aumento dell’importo unitario, con effetto complessivo probabilmente poco significativo). Province Le attività relative alla gestione del tesserino venatorio regionale verrebbero delegate dalla Regione alle Province, con una mera redistribuzione del costo annuo di € 6.684,70 a copertura 26 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia delle retribuzioni al personale impiegato nella distribuzione del tesserino regionale di caccia e nell’attività di sportello, mentre la spesa per la stampa degli stessi (che ammonta a circa € 15.000) rimarrebbe a carico della Regione FVG. In termini differenziali non si registrerebbe quindi alcun risparmio complessivo o spesa ulteriore rispetto alla situazione attuale. BENEFICI Benefici per i destinatari diretti Nel lungo termine, una vigilanza più attenta dovrebbe portare ad un maggiore e più equilibrato sviluppo delle specie cacciabili, recando un vantaggio agli stessi cacciatori che ne fruiscono. Appare tuttavia arduo quantificare economicamente l’entità di un simile beneficio sia per l’aleatorietà del valore monetario attribuibile alla fauna, sia per l’assenza di dati relativi alla disponibilità a pagare dei cacciatori per la caccia a singole specie. L’assunzione di nuovo personale da destinare alla vigilanza (unità del Corpo Forestale Regionale e guardiacaccia di Distretto) e l’aggiornamento di quello già operante sul territorio, in aggiunta alle iniziative di formazione ed informazione, verosimilmente innalzerebbero nell’utenza il livello di cautela e consapevolezza nell’esercizio dell’attività venatoria. Il decentramento agli enti locali delle funzioni legate alla gestione e rilascio del tesserino regionale di caccia avvicinerebbe l’utenza alle istituzioni: ciò risponde ai principi di efficienza e di sussidiarietà che presiedono alla ripartizione delle funzioni e delle competenze amministrative nell’ambito della riorganizzazione istituzionale della Regione. Con l’intervento proposto si otterrebbe l’effetto di attribuire maggiore certezza alle sanzioni disciplinari, semplificando nel contempo le procedure di irrogazione delle stesse; si favorirebbe inoltre la progressiva crescita culturale della categoria. Benefici per i destinatari indiretti Incremento della fauna - Gli interventi proposti dovrebbero avere effetti positivi sullo stato della fauna regionale, con beneficio primario per l’ambiente e per la collettività in generale. In analogia con quanto esposto a proposito della valutazione dei benefici dei destinatari indiretti nell’ambito dell’opzione A e con le medesime cautele già segnalate in quella sede, di seguito si presentano i valori di rovesciamento per l’intervento proposto, ottenuti dividendo il costo totale di € 2.187.373 per la somma dei valori ponderati degli animali e riattribuendo la consistenza ottenuta secondo la consistenza percentuale delle singole specie: SPECIE CONSISTENZA NUMERO PERCENTUALE CAPI caprioli cervi camosci 0,74 0,13 0,13 233 41 41 Secondo la logica seguita, quindi, i costi dell’intervento proposto sarebbero compensati dai benefici qualora l’intervento stesso tutelasse un numero di caprioli pari o superiore a 233 e un numero di cervi e camosci pari o superiore a 41, in aggiunta all’attuale consistenza. Questi valori potrebbero essere considerati essenzialmente come valori-obiettivo, sulla base dei quali effettuare eventualmente a posteriori un controllo dell’effettivo impatto dell’intervento qualora l’opzione in questione risultasse quella preferita. Si ricorda inoltre che l’introduzione di 50 unità aggiuntive di personale addetto alla vigilanza porterebbe un indiretto beneficio alla collettività, in quanto le mansioni di tali figure non si esaurirebbero nella vigilanza venatoria, ma comprenderebbero attività di vigilanza anche in altri campi (calamità naturali, monitoraggio del territorio, etc). Benefici occupazionali - Infine, si segnala l’importanza dell’istituzione di nuovi posti di lavoro, previsti dal concorso pubblico di cui sopra e dall’istituzione della figura del 27 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia guardiacaccia di distretto, con conseguente impatto positivo sulla realtà occupazionale della Regione. Benefici per le amministrazioni coinvolte Regione FVG Grazie all’intervento proposto, gli strumenti di programmazione (soprattutto i piani di abbattimento) sarebbero resi maggiormente rispondenti alle esigenze di tutela della fauna e di fruizione venatoria migliorando al contempo il controllo sui capi abbattuti. L’attivazione di corsi di formazione e di campagne informative destinate ai cacciatori dovrebbe favorire una maggior condivisione da parte degli stessi dei nuovi interventi a tutela della fauna; lo stesso effetto potrebbe essere esercitato dall’introduzione del c.d. “principio di autoregolazione” nel sistema sanzionatorio, dal quale conseguirebbe altresì un risparmio per l’Amministrazione regionale, stimato nella misura di € 58.982 su base annua, relativa alle spese attualmente sostenute per la Commissione disciplinare di primo grado, prevista dalla L.R. 30/1999. Si ricordano inoltre i risparmi derivanti dal trasferimento della gestione dei tesserini venatori alle Province (€ 6.684,70) e dall’imputazione del costo dei contrassegni per la marcatura dei capi abbattuti ai cacciatori (€ 16.200,00); trattandosi di mere redistribuzioni dei costi, in termini differenziali non si registrerebbe per la collettività alcun risparmio o ulteriore spesa rispetto alla situazione attuale. L’istituzione di una banca dati delle infrazioni commesse consentirebbe infine di tener traccia delle stesse e faciliterebbe l’individuazione delle ipotesi di recidiva, con un beneficio per il sistema di irrogazione delle sanzioni che tuttavia sul piano economico è difficilmente quantificabile. 28 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia E.C OPZIONE C COSTI Costi per i destinatari diretti La riduzione dei calendari potrebbe comportare una diminuzione dell’utilità dei cacciatori, i quali si ritroverebbero a poter usufruire della licenza di caccia per un periodo più limitato: a parità di costo godrebbero infatti di un numero minore di uscite settimanali di caccia (le tre previste dalla normativa nazionale anziché le cinque consentite dalla normativa regionale); è ipotizzabile pertanto una riduzione del numero dei cacciatori (si porrebbe inoltre il problema di coloro i quali non rinuncerebbero comunque a cacciare nei mesi proibiti, dandosi al bracconaggio). Ciò potrebbe avere ripercussioni di natura finanziaria sulle Riserve e sugli altri organismi analoghi, dovuti ad un eventuale calo di adesioni. Costi per le amministrazioni coinvolte Regione FVG A carico dell’Amministrazione regionale si porrebbero i costi organizzativi necessari per l’elaborazione ed approvazione delle modifiche alla disciplina attualmente in vigore, cioè il costo-opportunità del personale e il costo del materiale impiegato. BENEFICI Benefici per i destinatari diretti Nel lungo termine, gli interventi proposti dovrebbero portare ad un miglioramento quantitativo e qualitativo del patrimonio faunistico regionale, accrescendone la fruibilità da parte degli stessi cacciatori, che trarrebbero beneficio da uno sviluppo della fauna più equilibrato e adeguato alle potenzialità del territorio. Benefici per i destinatari indiretti Gli interventi proposti dovrebbero avere effetti positivi sullo stato della fauna regionale, e dunque sull’ambiente, con beneficio per la collettività nel suo complesso; va rilevato inoltre che tali interventi incontrerebbero il favore del mondo ambientalista e di tutti coloro che sono interessati ad una fruizione della fauna e dell’ambiente diversa da quella venatoria. Benefici per le amministrazioni coinvolte L’opzione soddisfa principalmente un’esigenza normativa, in quanto mira ad adeguare le norme regionali in materia di caccia di selezione alla legislazione nazionale ed ai consolidati orientamenti della Corte Costituzionale, secondo la quale le norme della legge n. 157/1999 dettate a tutela della fauna costituiscono principi fondamentali di riforma economico sociale, nonché standard minimi di tutela ambientale, conseguentemente attribuiti alla competenza esclusiva dello stato e inderogabili da parte di qualsiasi Regione, anche a statuto speciale. L’opzione realizza pertanto un prevedibile vantaggio per l’Amministrazione regionale in termini di risparmio dei costi legati alle possibili impugnative dell’attuale normativa dinanzi alla Corte Costituzionale. L’attività di controllo da parte del personale di vigilanza si concentrerebbe inoltre in un periodo di tempo più limitato, con la possibilità di ottimizzarlo e renderlo più efficace senza dover ricorrere a nuove assunzioni o allo svolgimento di specifici percorsi di aggiornamento. 29 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia RICLASSIFICAZIONE DEI COSTI STIMATI IN BASE ALLA RICORRENZA - PRIMO ANNO DI INTERVENTO OPZIONE 'A' Costi ricorrenti Controllo ed ispezione sul territorio Funzionamento Nucleo di funzionari regionali per controllo atti Riserve Controlli sui tesserini venatori TOTALE a carico di: € 21.168,00 Regione FVG € 122.880,00 Regione FVG Costi 'una tantum' Corso di aggiornamento sul contenzioso amministrativo per 200 dipendenti regionali Missioni 50 dipendenti provinciali partecipanti all'aggiornamento a carico di: € 26.418,00 Regione FVG € 3.542,00 Province € 45.000,00 Regione FVG € 189.048,00 TOTALE TOTALE OPZIONE 'A' € 29.960,00 € 219.008,00 OPZIONE 'B' Costi ricorrenti Retribuzione annuale € 375.000,00 guardiacaccia Costo annuale € 16.200,00 contrassegni Controllo ed ispezione sul € 21.168,00 territorio Funzionamento Nucleo di € 122.880,00 funzionari regionali per controllo atti Riserve Incremento vigilanza sul € 1.250.000,00 territorio Campagne informative ai € 3.300,00 cacciatori TOTALE € 1.788.548,00 TOTALE OPZIONE 'B' a carico di: Cacciatori Cacciatori Costi 'una tantum' Costo annuale della formazione dei cacciatori (coinvolto il 10% all'anno) Prove concorsuali per nuove assunzioni Regione FVG Corso di formazione per i 50 neoassunti Regione FVG Software banca dati Regione FVG Inserimento nella banca dati - 1° anno a carico di: €58.000,00 Cacciatori € 83.300,00 Regione FVG € 232.930,00 Regione FVG € 20.000,00 Regione FVG € 4.595,00 Regione FVG Regione FVG TOTALE € 398.825,00 € 2.187.373,00 30 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia RIEPILOGO COMPARATIVO DEGLI INTERVENTI PROPOSTI OPZIONE 'ZERO' OPZIONE A OPZIONE B OPZIONE C Mantenimento dell'attuale assetto delineato dalla L.R. 30/1999 Adozione di un atto di indirizzo relativo ai criteri di conduzione dei controlli sulle riserve di caccia Modifica alla l.r. 30/99: Modifiche alla disciplina vigente: A) Possibilità di compensazione tra piani di abbattimento di annate successive A) Interventi sul calendario venatorio per ridurre la pressione venatoria sul territorio: ricondurre anche la caccia di selezione agli ungulati al periodo massimo previsto dalla legge statale Azione normativa B) Nuova disciplina dei sistemi di controllo: B1) istituzione dell'obbligo di contrassegno per la marcatura dei capi abbattuti B2) istituzione del guardiacaccia del distretto venatorio B3) potenziamento della vigilanza B4) incremento dei controlli sugli atti adottati dalle riserve (istituzione di un nucleo di funzionari ad hoc) C) Interventi sul sistema sanzionatorio: C1) definizione più dettagliata di alcuni illeciti amministrativi; C2) introduzione di alcune misure anti-elusione (ad es. inchiostro indelebile) C3) istituzione di una banca dati per il monitoraggio degli illeciti C4) irrogazione delle sanzioni amministrative a carico di organizzazioni del mondo venatorio, non dell'A.R. C5) introduzione di sanzioni che permettano all'A.R. di intervenire sul possesso del tesserino venatorio Azione organizzativa D) Eventuale obbligo di formazione a carico dei cacciatori A) Incremento dei controlli: A1) sugli atti adottati dalle riserve (istituzione di un nucleo di funzionari ad hoc) A2) nelle sedi delle riserve (sulla tenuta dei registri) A3) sulle annotazioni effettuate sul tesserino, contestuali allo svolgimento dell'attività venatoria A4) sulle annotazioni effettuate nel tesserino di caccia riconsegnato alla fine della stagione (a campione) B) Corsi di formazione al personale di vigilanza sul contenzioso amministrativo A) Organizzazione di attività di formazione per i cacciatori B) Predisposizone dei piani di abbattimento da parte dell'A.R. C) Istituzione dei centri di raccolta per i capi abbattuti D) Istituzione del guardiacaccia del distretto venatorio E) Potenziamento della vigilanza F) Istituzione di una banca dati per il monitoraggio degli illeciti G) Contrassegno sui capi abbattuti 31 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia F) Opzione preferita: motivazioni della scelta L’analisi economica delle varie opzioni di intervento ha riguardato i principali effetti ad esse collegati, consentendo di accrescere e organizzare il patrimonio di informazioni a disposizione della Regione, e rendendolo disponibile per un nuovo approccio valutativo. L’opzione B risulta da preferire in quanto prospetta un intervento certamente più completo e articolato di ogni altra opzione e per questo ha il pregio di soddisfare la maggior parte degli obiettivi generali e specifici prefissati. Propone infatti strumenti di programmazione maggiormente aderenti alle esigenze di tutela della fauna e di fruizione venatoria, con incremento dell’attività di vigilanza, ispezione, controllo atti e monitoraggio del settore. La preferenza per l’opzione B gode inoltre dei numerosi consensi ottenuti in sede di consultazione. L’analisi economica ha evidenziato cospicui costi a carico dell’Amministrazione regionale, che sono stati quantificati in circa € 1.738.000. Buona parte di tale ammontare (€ 1.250.000) è quello necessario a coprire il costo delle retribuzioni di 50 unità aggiuntive addette alla vigilanza, la cui assunzione è stata ipotizzata per accrescere l’efficacia di tale servizio. Non va tuttavia dimenticato che tale costo potrebbe essere ridotto secondo le esigenze contingenti, effettuando un minor numero di assunzioni e monitorando al contempo i risultati raggiunti negli anni successivi. Si potrebbe peraltro compensare il minor numero di assunzioni prevedendo una maggiore presenza di guardiacaccia per Distretto venatorio, invece dell’unica unità prospettata nell’opzione. Il costo delle retribuzioni di tali figure professionali è infatti inferiore, ed inoltre sarebbe sostenuto dagli effettivi utenti del servizio, contenendo la spesa a carico della Pubblica Amministrazione. Si migliorerebbe così l’efficacia dei controlli sul territorio e sull’attività venatoria, ripartendone equamente i costi tra pubblico e privato. Ad ogni modo, è innegabile che i benefici di tale investimento si rifletterebbero anche in ambiti diversi da quello dell’attività venatoria, ambiti nei quali l’operatività delle nuove unità di personale verrebbe comunque impiegata, consentendo peraltro di colmare le lacune di organico più volte indicate quale concausa della scarsa efficienza dei controlli sul territorio. Nell’ambito della medesima opzione risultano più contenuti i costi a carico dei cacciatori, che sono stati stimati in circa € 449.000. Tali costi sono giustificati dalla necessità di una maggiore formazione dell’utenza e dall’opportunità di realizzare un autocontrollo responsabile che coinvolga lo stesso mondo venatorio, in ossequio al principio di autogestione; appare inoltre appropriato trasferire sull’utenza le spese relative all’acquisto del contrassegno per la marcatura dei capi di ungulati abbattuti nell’esercizio dell’attività venatoria. Tutti investimenti, questi, da cui ci si attende un ritorno in termini di miglioramento della gestione faunistica e della fruizione venatoria, con conseguente diminuzione di illeciti e anomalie. Vi sono poi dei vantaggi economici netti derivanti dalla riduzione dei costi dell’attività disciplinare, pari a quasi € 60.000 risparmiati annualmente dall’Amministrazione regionale sul costo del personale, che può così essere utilmente impiegato in altre attività. La scelta di autoregolazione si propone inoltre di realizzare una responsabile autodisciplina dell’utenza, evitando il coinvolgimento dell’Amministrazione regionale in questioni di carattere privatistico e di scarso rilievo in relazione agli interessi pubblici perseguiti in ambito faunistico. Per valutare adeguatamente gli effetti dell’opzione B, tuttavia, non si possono tralasciare le elevate attese in termini di benefici non strettamente economici. Oltre al fatto che il valore della fauna risulta aleatorio e difficilmente quantificabile in termini monetari, appare infatti evidente che i benefici dell’opzione B sono da valutare sotto profilo qualitativo più che quantitativo. Essi vanno apprezzati in termini di miglioramento ambientale, di sviluppo della biodiversità, e di una maggiore fruibilità della fauna, anche per attività diverse da quella venatoria e di sempre maggiore diffusione (turismo verde, birdwatching, etc.). Senza contare il prevedibile ritorno economico, specie nel settore turistico, di tali attività, che tuttavia non è attualmente possibile stimare con certezza. 32 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia L’opzione 0, che riflette la situazione attuale, è risultata poco efficace per la realizzazione degli obiettivi prefissati sulla base delle esigenze emerse. Essa mantiene elevati livelli di criticità, soprattutto per l’Amministrazione regionale ed i destinatari indiretti (associazioni di protezione ambientale, associazioni agricole). Sulla valutazione economicamente negativa dell’opzione 0 incidono in misura significativa i costi sostenuti dall’Amministrazione regionale per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari e l’attività di vigilanza, che presentano tuttora aspetti problematici in termini di effettività ed efficienza. L’opzione A realizza un miglioramento dell’efficacia dei controlli sugli atti e della vigilanza, e non incontra particolari elementi di criticità nei destinatari dell’intervento; tuttavia andrebbe preferita solo se si volesse realizzare un intervento “soft”, volto a migliorare soltanto alcuni aspetti applicativi della normativa esistente. Tale opzione comporta, in ultima analisi, una spesa contenuta (circa € 215.000, a carico della pubblica amministrazione), ma al contempo risulta poco efficace in rapporto ad alcuni degli obiettivi prefissati, mirando essenzialmente a migliorare, sotto il profilo gestionale e organizzativo, le attività di controllo svolte dall’Amministrazione regionale in materia venatoria. Si conclude osservando che l’opzione C, singolarmente considerata, realizza un intervento di portata piuttosto limitata, seppure di rilevante valore. Pur soddisfacendo l’obiettivo generale di migliorare la gestione faunistica, essa presenta un basso grado di soddisfazione di alcuni obiettivi specifici e considerevoli criticità per i destinatari diretti. Per queste ragioni non si ritiene opportuno, in questo contesto, preferirla ad altre opzioni. D’altra parte la revisione del calendario venatorio ipotizzata nell’opzione C potrebbe essere utilmente utilizzata ad integrazione di quanto ipotizzato nelle opzioni A o B, al fine di accrescere l’organicità degli interventi già ivi prospettati. 33 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia APPENDICE – Consultazioni PIANO DI CONSULTAZIONE Fase unica di consultazione – raccolta di opinioni e informazioni, anche quantitative, in merito alla situazione attuale della programmazione e gestione faunistica e del controllo venatorio, alle opzioni d’intervento individuate ed ai relativi effetti per valutarne il grado di “accoglimento” da parte dei soggetti interessati. OBIETTIVI DELLA CONSULTAZIONE: In questa fase, preliminare alla messa a punto finale delle opzioni, ci si propone di raggiungere i seguenti obiettivi: 1) rilevare il grado di consenso attorno le opzioni preliminari ipotizzate; 2) far emergere le criticità e i punti di forza delle opzioni individuate per la loro elaborazione finale; 3) acquisire informazioni circa i costi “finanziari” dell’opzione zero e delle opzioni alternative ipotizzate. DESTINATARI DELLE CONSULTAZIONI Saranno consultati: Presidenti di distretti venatori; Tecnici faunistici professionisti; Rappresentanti di associazioni venatorie; Rappresentanti di associazioni di categoria degli agricoltori; Rappresentanti di associazioni di protezione ambientale; Addetti alla vigilanza venatoria; Rappresentanti di Università; Rappresentanti di musei di storia naturale. FASE DEL PROCESSO DECISIONALE IN CUI SI EFFETTUA LA CONSULTAZIONE: Dopo la individuazione delle opzioni, preliminarmente alla loro messa a punto e prima dell’analisi costi-benefici. TECNICA UTILIZZATA: Notice and comment – La scelta finale di questa tecnica è stata dettata dall’esigenza di esperire le consultazioni in fase unica, tenuto conto dell’alto numero dei soggetti interessati, della situazione conflittuale riscontrabile fra le diverse posizioni e dei tempi stretti a disposizione. RESPONSABILE DELLA CONSULTAZIONE: Rita Di Marzo MODALITÀ DI CONSULTAZIONE: Messa on line, sul sito “Trasparente” della Regione, di un questionario a risposte sia chiuse che aperte, corredato delle informazioni di contesto necessarie e delle opzioni d’intervento individuate, con accesso riservato ai consultandi mediante utilizzo di apposita password previamente comunicata via e-mail. TERMINE FINALE DELLA CONSULTAZIONE: 10 luglio 2005 34 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia RISULTATI DELLE CONSULTAZIONI CASO AIR “Riforma del sistema di programmazione e controllo per la gestione della fauna e l’esercizio dell’attività venatoria nella Regione Friuli Venezia Giulia ” Allegato al Report Air Indice: I. II. III. Premessa Sintesi delle risposte Considerazioni finali 35 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia I. PREMESSA Le consultazioni sono state esperite in fase unica, mediante notice and comment sul sito Trasparente della Regione, con sottoposizione di questionario a domande sia chiuse che aperte, ed hanno prodotto il risultato di 29 questionari compilati, di cui 22 completi e 7 incompleti. Il termine per la trasmissione dei questionari era stato fissato al 10 luglio 2005, ma sono stati comunque accolti quelli ricevuti in data successiva a tutto il 25 luglio, in considerazione dei problemi incontrati da alcuni consultati nella compilazione e trasmissione via web, cui si è ovviato fornendo tutte le agevolazioni del caso (invio e ricezione del questionario in file word via e-mail o in cartaceo via posta). Le categorie interessate dalla consultazione sono state le seguenti: 1) Presidenti di distretto venatorio 2) Rappresentanti di associazioni venatorie 3) Rappresentanti di associazioni di categoria degli agricoltori 4) Rappresentanti di associazioni di protezione ambientale 5) Addetti alla vigilanza venatoria 6) Rappresentanti di Università 7) Rappresentanti di Musei di storia naturale 8) Rappresentante di tecnici faunistici professionisti Le domande formulate hanno riguardato l’acquisizione di informazioni sulla situazione attuale della gestione faunistica e del controllo venatorio e sulle opzioni d’intervento formulate con valutazione dei loro possibili effetti positivi e negativi (vedi questionario allegato sub n. 1). Fra i soggetti consultati, i Presidenti di distretto venatorio hanno risposto in 12 su 15. I rappresentanti delle associazioni venatorie hanno risposto in 5 su 7. Quelli delle associazioni di categoria degli agricoltori in 2 su 3, quelli delle associazioni di protezione ambientale in 2 su 4. Gli addetti alla vigilanza venatoria hanno risposto in 4 su 7. Dei due rappresentanti delle Università della Regione ha risposto solo uno. I due rappresentanti di Musei di storia naturale hanno entrambi risposto, come pure il rappresentante dei tecnici faunistici. Dai questionari pervenuti è risultato che la maggioranza dei consultati si è qualificata cacciatore (20 su 29). In molti casi si è rilevata assoluta identità delle risposte, dal che sembrerebbe potersi desumere che siano state concordate (il dato pare significativo in tal senso ovviamente poiché rilevato per casi di domanda a risposta aperta). Nei questionari risultati incompleti, non è stata data risposta prevalentemente alle domande a risposta aperta e, in particolare, a quella relativa agli effetti negativi delle opzioni. 36 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia II. SINTESI DELLE RISPOSTE Parte prima: acquisizione informazioni sulla situazione attuale Alla prima domanda, con la quale si chiedeva di esprimere un parere circa l’attuale stato di tutela delle popolazioni di fauna selvatica, desunto dalla loro consistenza sul territorio regionale, la maggioranza dei consultati (17 su 27) si è espressa in termini di mediocrità dello stato di tutela; degli altri soggetti, 7 lo hanno ritenuto insufficiente e 4 sufficiente, con attestazione quindi del giudizio prevalente sui valori mediocre-insufficiente. Le oscillazioni maggiori fra insufficiente-mediocre-sufficiente (2-1-2) si sono registrate nella categoria delle Associazioni venatorie. Tale giudizio è confermato e circostanziato dalle risposte ad altre domande della parte prima del questionario. Difatti, sono state ritenute in maggioranza non soddisfatte le esigenze di fruizione della fauna selvatica con particolare riguardo alle esigenze della valorizzazione ambientale e del prelievo venatorio e, per entrambi i tipi di esigenza, i motivi del mancato soddisfacimento sono stati rinvenuti prevalentemente, oltre che nelle modificazioni ambientali (qualcuno ha parlato di urbanizzazione della montagna e agricoltura industriale), in dipendenza dagli effetti della programmazione e gestione. Lo stato della consistenza naturale delle specie sul territorio è stato in prevalenza addotto quale motivo impediente la fruizione sotto il profilo dell’osservazione naturalistica e delle altre esigenze estranee al prelievo. In molti hanno comunque ritenuto che andrebbero fatti discorsi differenziati per territorio e per specie di fauna, segnalando che per alcune specie le esigenze di fruizione sarebbero soddisfatte per altre meno. Il dato sembra confermare l’esistenza di uno squilibrio nella presenza sul territorio delle diverse specie. L’attuale organizzazione della gestione faunistico-venatoria, come delineata dalla legge regionale 30/1999, è stata negativamente giudicata soprattutto sotto il profilo della programmazione a fini faunistici (mancanza del piano faunistico pluriennale e calendario venatorio organizzato non per specie ma per periodo, il che impedirebbe il controllo delle specie che procurano danni in agricoltura) oltre che del riparto delle funzioni fra Regione (le cui attribuzioni sono talora giudicate eccessive o non esercitate) e Province (che mal gestirebbero i compiti loro assegnati), che risentirebbe di eccessiva burocratizzazione, di asimmetria e confusione dei ruoli, talora sovrapposti e carenti in coordinamento, mentre sarebbe avvertita l’esigenza di un interlocutore unico con creazione del Corpo di vigilanza unico. Parimenti, la programmazione dell’attività venatoria risentirebbe dell’inadeguatezza degli indirizzi regionali (episodici e privi di un disegno complessivo) in mancanza del piano faunistico. Sui censimenti delle Riserve di caccia le opinioni sono decisamente discordi: per 14 dei rispondenti sarebbero adeguati perché “effettuati da persone che conoscono il territorio” (caso di risposta che sembra concordata), per altri 14 inadeguati perché non sempre veritieri, fatti sulla carta, in carenza di indirizzi e senza le necessarie capacità tecniche oltre che al di fuori di principi tecnico-scientifici, perciò imprecisi e inaffidabili se non addirittura inutili o addirittura controproducenti dal punto di vista della gestione faunistica in quanto al solo servizio delle esigenze venatorie. Quasi analoga la situazione dei giudizi sui piani di abbattimento predisposti dalle riserve: adeguati perché rispettosi degli indirizzi (l’adeguatezza sembrerebbe solo formale visto che gli indirizzi di riferimento sono stati giudicati inadeguati); inadeguati perché in definitiva scontano a valle tutte le carenze rilevate a monte per i censimenti. A cascata, le inadeguatezze dei censimenti (sovrastima o sottostima) si riverserebbero sullo stato degli abbattimenti di fauna in eccesso o in difetto rispetto ai piani, mentre la maggioranza di coloro che si erano dichiarati per l’adeguatezza di piani e censimenti imputano compattamente tale circostanza a scelte di prudenza operate dalle riserve, evidentemente facendo esclusivo riferimento al caso degli abbattimenti in difetto, che altri però, in nutrito gruppo, associano invece alla mancata dichiarazione dell’effettuazione di abbattimenti. Sul punto della mancata annotazione degli abbattimenti sul tesserino di caccia, gli effetti negativi associati hanno riguardato l’impossibilità del controllo, la demotivazione della vigilanza, la destrutturazione e il decremento numerico delle popolazioni, con conseguenze 37 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia sulle programmazioni per le annate successive e il verificarsi di comportamenti illeciti che si autoalimenterebbero. L’attività di controllo della Regione sugli atti dei distretti è stata giudicata in prevalenza adeguata, forse da alleggerire, sburocratizzare e decentrare. Altri hanno invece lamentato un non sufficiente coordinamento e la mancata applicazione del principio di responsabilità, auspicando un vaglio più rigoroso e una vigilanza più attenta sul rispetto della normativa di principio nazionale e comunitaria. Sul ruolo di supporto dell’Ufficio studi faunistici, pur essendo numericamente paritaria la divergenza di vedute sul versante dei valori adeguatezza/inadeguatezza, le motivazioni addotte appalesano in entrambi i casi criticità legate prevalentemente alla sua capacità operativa (scarsità del personale o personale “distratto” dai troppi adempimenti burocratici), talora anche in termini di carenza di comunicazione o autonomia di decisione. In più risposte si rileva una qualche “nostalgia” per il soppresso Istituto faunistico regionale. Quanto agli aspetti dell’attività di vigilanza venatoria da migliorare, i consultati si sono pronunciati scegliendo in maggioranza l’aspetto di un efficace coordinamento degli addetti ma, al contempo, hanno generalmente toccato tutti gli altri aspetti proposti, con la conseguenza che per tutti i profili considerati nella domanda la richiesta è stata in termini di miglioramento: andrebbe incrementato il numero degli agenti e il numero dei controlli, erogata formazione agli addetti, con i suggerimenti ulteriori sulla necessità di istituire un Corpo unico di vigilanza ambientale o di eliminare la vigilanza da parte delle province, con passaggio al Corpo forestale regionale. Non tutti i 20 cacciatori che si sono dichiarati tali hanno risposto alla domanda relativa ai controlli subiti, chi ha risposto ha prevalentemente indicato la media di 1-3 controlli negli ultimi 5 anni. Nessuno dei rispondenti ha ritenuto adeguato l’attuale sistema sanzionatorio, con prevalente richiesta di sanzioni meglio articolate in relazione alle diverse fattispecie di illecito e di modifiche fondate su sistemi diversi dall’inasprimento delle sanzioni, cui si affiancano richieste di sanzioni più severe per le recidive, nonché il miglioramento dei tempi di irrogazione, lasciando la gestione delle sanzioni disciplinari alle riserve. Generalmente condivisa è stata l’utilità di differenziare le sanzioni pecuniarie per gli abbattimenti illeciti con graduazione in relazione a gruppi di specie di fauna. La maggioranza dei rispondenti ha ritenuto che la propria categoria di appartenenza avrebbe una conoscenza sufficiente circa la normativa in materia di esercizio venatorio, lo stato delle popolazioni di fauna selvatica e gli effetti della caccia sull’equilibrio delle specie. Conoscenza insufficiente invece quanto a normativa in materia di tutela della fauna (Presidenti di distretto e associazioni venatorie) ed entità delle sanzioni in materia venatoria (20 su 28). Parte seconda: opzioni d'intervento formulate e valutazione degli effetti Fra le opzioni, la scelta prevalente si è orientata per l’opzione B (15 rispondenti), benché si siano registrate preferenze per la A (9 rispondenti) all’interno di un quasi eguale numero di categorie. Considerando le motivazioni addotte, l’opzione B, talora definita la “meno peggio” o scelta “dovendo proprio scegliere”, è stata giudicata meglio strutturata ed articolata, con obiettivi efficaci per il miglioramento dell’attività di gestione venatoria, capace di garantire le esigenze d’interesse pubblico nello svincolare la Regione da attività che non le sarebbero proprie, a metà fra una conferma dello status quo, non più accettabile, e una visione troppo protezionista/animalista che perderebbe di vista il vero senso di una corretta gestione faunistica che garantisca anche la tutela delle produzioni agricole. Viene poi segnalata nuovamente la necessità della costituzione di un Corpo unico di vigilanza presso il Corpo forestale regionale e la ricostituzione di un organo di programmazione e vigilanza tecnico scientifica. Chi ha preferito l’opzione A ha motivato la propria scelta con la necessità di evitare un ulteriore appesantimento della legislazione (la legge deve essere semplice, chiara e non troppo articolata), suggerendo che la vera questione è il controllo di un territorio che si presenta diversificato, controllo da riorganizzare con il Corpo unico di vigilanza. Si è inoltre specificato che l’opzione A andrebbe integrata con qualche elemento dell’opzione B, perché debole per la parte della gestione faunistica, oppure che sarebbe da riorganizzare su basi scientifiche. L’opzione C è stata ritenuta dannosa perché non risolverebbe il problema e stimolerebbe 38 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia l’illegalità, mentre l’unico che l’ha scelta ha considerato che occorrerebbe diminuire la pressione sulle popolazioni animali ed aumentare il regime dei controlli. Qualcuno ha rinvenuto la via migliore in un compromesso fra le opzioni B e C. Per 2 dei rispondenti nessuna delle opzioni sarebbe soddisfacente, mentre uno le ha scelte tutte. All’invito di segnalare gli aspetti non condivisi delle diverse opzioni che sarebbero da variare, graduandone l’importanza, molti non hanno risposto mentre un rispondente ha invece prodotto un lungo scritto, particolarmente critico su tutti i versanti. Nel complesso delle risposte date, sembra che i consultati non ne abbiano bene attagliato il tenore rispetto alla domanda posta (forse male interpretata) per cui si ritiene per questa parte più corretto rinviare alla lettura di dettaglio dei questionari (parte seconda, domanda n. 2). Quanto agli effetti positivi riconducibili alle diverse opzioni nei confronti delle singole categorie di soggetti interessati dagli interventi di regolazione, l’opzione che meglio garantirebbe sotto i diversi profili considerati risultati positivi per i diversi destinatari risulta nettamente la B, con ciò confermandosi la scelta in precedenza fatta, con l’arricchimento di importanti dettagli per quanto riguarda i risultati attesi. Come già si rilevava in premessa, si è registrata una rilevante omissione di risposte per la domanda relativa agli effetti negativi delle opzioni proposte, in parte probabilmente perché la risposta era aperta e quindi senza instradamento. All’opzione B sono state mosse le critiche che seguono quanto ad effetti negativi sulle categorie dei soggetti interessati. Per gli utenti ci sarebbero effetti negativi riconducibili all’impatto della nuova regolazione, in termini di adeguamento a quello che viene vissuto come un continuo cambiamento di normativa e non ci sarebbero benefici in quella che viene valutata come una situazione di elevatissima dispersione di risorse. Gli effetti negativi per l’ambiente (non specificatamente individuati) sarebbero riconducibili alla mancata impostazione di una riforma veramente strutturale, rispettosa dei principi di tutela e pianificazione della fauna e degli ecosistemi nell’interesse generale della comunità, con in subordine l’aspetto della disciplina del prelievo venatorio. Anche l’unica affermazione circa la sussistenza di effetti negativi per la collettività non viene dettagliata e ricollegata alla generale obiezione che mancherebbe una visione moderna ed europea delle questioni con “evidente strabismo venatorio della Regione” e mancata considerazione dell’ambiente in termini di biodiversità. Per la pubblica amministrazione, l’opzione comporterebbe un aumento dei costi che sarebbero però giustificati dai risultati ottenibili, vengono segnalati effetti negativi “significativi” non meglio precisati e viene anche espressa la considerazione che alla P.A. nulla importerebbe della fauna e della caccia. 39 AIR – Regione Friuli Venezia Giulia III. CONSIDERAZIONI FINALI Gli esiti delle consultazioni, al di là degli spunti polemici che ne sono talora emersi, si possono ritenere abbastanza soddisfacenti dal punto di vista degli obiettivi che ci si era posti nel programmarle. Sono stati acquisiti giudizi sulla situazione attuale della gestione faunistica e del controllo venatorio che, se non altro, paiono confermare la necessità di un intervento regolatore sotto i profili considerati. I consultati hanno voluto, in qualche caso, presentarsi compatti nelle scelte di categoria, ma le voci discordi all’interno delle medesime categorie hanno consentito comunque di apprezzare dubbi di posizione ed aperture al contemperamento delle esigenze. E’ stata comunque fatta una scelta fra le opzioni proposte, pur se con perplessità e suggerimento di correttivi di miglioramento, con ciò fornendo una qualche indicazione al decisore circa la strada che, nell’opinione dei consultati, dovrebbe perseguire. Dalla valutazione degli effetti delle opzioni non sono emersi elementi di utilità, soprattutto in ordine all’individuazione e quantificazione dei costi. A consultazioni concluse ed esame delle risposte effettuato, è parso comunque d’essere riusciti in qualche modo a dialogare con sufficiente serenità su problematiche che presentano forti aspetti di conflittualità, divergenze di veduta nella diversità dei valori di riferimento, e un tanto anche grazie alla scelta del questionario come strumento di consultazione. ALLEGATI: 1. Modello di questionario utilizzato per la consultazione. 2. Tabella di sintesi della consultazione. 40 Legge regionale di modifica della disciplina faunistico-venatoria Analisi di Impatto della Regolazione ALLEGATI Riforma del sistema di programmazione e controllo per la gestione della fauna e l’esercizio dell’attività venatoria nella regione Friuli Venezia Giulia Numero questionari compilati Data aggiornamento Numero di questionari compilati per tipologia di utente Presidente di distretto venatorio Rappresentante di associazione venatoria Rappresentante di associazione di categoria di agricoltori Rappresentante di associazione di protezione ambientale Addetto alla vigilanza venatoria Rappresentante di Università Rappresentante di Museo di Storia Naturale Tecnico faunistico professionista Totale 29 Incompleti o Completi con errori 22 7 02/09/2005 18.50 Legenda 12 TIPO 1 5 TIPO 2 2 2 4 1 2 1 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8 PARTE I - ACQUISIZIONE INFORMAZIONI SULLA SITUAZIONE ATTUALE TIPO 8 2 TIPO 7 2 1 2 TIPO 6 TIPO 3 10 2 TIPO 5 TIPO 2 7 17 4 0 TIPO 4 TIPO 1 insufficiente mediocre sufficiente ottimale TOTALI Domanda 1: A suo parere, l'attuale consistenza delle popolazioni di fauna selvatica sul territorio regionale denota una tutela delle stesse: 1 1 3 1 1 1 1 Domanda 2: Indichi se ritiene che l'attuale consistenza delle popolazioni di fauna selvatica sul territorio soddisfi le esigenze di fruizione della stessa, specificando le motivazioni della sua risposta. 1 14 11 15 6 5 2 2 9 1 2 1 1 2 1 2 2 1 1 1 1 1 Motivi NO SI 2 3 4 3 1 2 1 TIPO 8 Motivi NO SI TIPO 7 Motivi NO 2 SI 2 1 TIPO 6 Motivi Motivi NO TIPO 5 NO 2 SI Motivi NO 2 SI 3 TIPO 4 SI 1 11 6 TIPO 3 Motivi Motivi NO TIPO 2 NO 6 22 SI Motivi TIPO 1 SI A Prelievo venatorio Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione Effetti dell'attività venatoria Modificazioni ambientali Efficacia dei controlli Altro Altro 1: organi vigilanza e controllo scient. insuff. Altro 2: risposta riferita alla provincia di Gorizia Altro 3: Situazione di consistenza non uniforme sul territorio regionale Altro 4: Esclusivamente quale conseguenza della gestione effettuata dai cacciatori. La domanda nel suo complesso è mal posta, generica ed inadatta a consentire una risposta significativa. Per alcune specie la consistenza soddisfa le esigenze di fruizione per altre specie meno. Altro 5: Assenza di responsabilità a gestire B Osservazione naturalistica Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione Effetti dell'attività venatoria Modificazioni ambientali Efficacia dei controlli NO SI TOTALI 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 2 x x x x x 17 7 10 17 7 7 3 3 2 10 2 1 1 3 2 2 2 1 1 1 1 2 4 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 Altro Altro 1: mancanza rete aree protette; gestione inesistente di molte A.P. istituite. Mancanza programmazione pubblica ecoturismo Altro 2: risposta riferita alla provincia di Gorizia Altro 3: Molte specie animali Altro 4: Situazione di consistenza non uniforme sul territorio regionale, ma con situazione meno differenziata fra specie e specie Altro 5: Esclusivamente quale conseguenza della gestione effettuata dai cacciatori. La domanda nel suo complesso è mal posta, generica ed inadatta a consentire una risposta significativa. Per alcune specie la consistenza soddisfa le esigenze di fruizione per altre specie meno. Altro 6: Dipende dalle zone, localmente è OK altrove NOK C Fotografia Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione Effetti dell'attività venatoria Modificazioni ambientali Efficacia dei controlli Altro Altro 1: Mancanza di gestione dei fattori di disturbo sulla fauna selvatica, anche nelle aree protette Altro 2: risposta riferita alla provincia di Gorizia Altro 3: Situazione di consistenza non uniforme sul territorio regionale 6 1 1 1 2 1 x x x x x x 16 7 10 17 5 6 4 3 5 2 10 2 1 1 3 2 1 2 2 1 1 1 1 2 4 1 1 1 1 1 1 2 x x x 1 1 1 1 1 2 1 1 Altro 4: Esclusivamente quale conseguenza della gestione effettuata dai cacciatori. La domanda nel suo complesso è mal posta, generica ed inadatta a consentire una risposta significativa. Per alcune specie la consistenza soddisfa le esigenze di fruizione per altre specie meno. Altro 5: Non so che razza di opzione è D Studio e ricerca 15 10 10 Consistenza naturale 10 Effetti della programmazione e gestione 8 Effetti dell'attività venatoria 8 Modificazioni ambientali 14 Efficacia dei controlli 3 Altro 4 Altro 1: Scarsa programmazione nel settore Altro 2: risposta riferita alla provincia di Gorizia Altro 3: Situazione di consistenza non uniforme sul territorio regionale Altro 4: Esclusivamente quale conseguenza della gestione effettuata dai cacciatori. La domanda nel suo complesso è mal posta, generica ed inadatta a consentire una risposta significativa. Per alcune specie la consistenza soddisfa le esigenze di fruizione per altre specie meno. E Valorizzazione ambientale 2 25 12 Consistenza naturale 6 Effetti della programmazione e gestione 9 Effetti dell'attività venatoria 7 x x 2 2 1 3 2 8 1 2 2 1 1 1 1 2 2 1 2 3 2 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 2 x x x x 1 3 2 1 1 2 1 1 2 3 1 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Modificazioni ambientali Efficacia dei controlli Altro Altro 1: La regione pare aver abdicato da tempo in materia. I pochi interventi conosciuti riguardano puramente la creazione di strutture. Molto scarse le attività di promozione e divulgazione delle valenze ambientali o i ripristini ambientali Altro 2: risposta riferita alla provincia di Gorizia Altro 3: Esclusivamente quale conseguenza della gestione effettuata dai cacciatori. La domanda nel suo complesso è mal posta, generica ed inadatta a consentire una risposta significativa. Per alcune specie la consistenza soddisfa le esigenze di fruizione per altre specie meno. Altro 4: Speculazioni, urbanizzazione della montagna, demagogia filozootecnica, agricoltura industriale, battaglie etiche fra fruitori F Mantenimento della biodiversità Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione Effetti dell'attività venatoria Modificazioni ambientali Efficacia dei controlli Altro Altro 1: mancata applicazione e rispetto delle norme nazionali e comunitarie da parte della Regione Altro 2: risposta riferita alla provincia di Gorizia 22 4 4 12 3 1 1 2 2 1 1 2 1 1 1 1 1 x x x x 14 12 10 1 3 1 2 15 10 2 10 6 7 4 5 1 2 2 1 1 1 1 1 1 3 1 2 2 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 x x 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 Altro 3: Il proliferare incontrollato di alcune specie altera l’equilibrio preesistente Altro 4: Esclusivamente quale conseguenza della gestione effettuata dai cacciatori. La domanda nel suo complesso è mal posta, generica ed inadatta a consentire una risposta significativa. Per alcune specie la consistenza soddisfa le esigenze di fruizione per altre specie meno. Altro 5: Sappiamo quale biodiversità vogliamo? G Altra esigenza Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione Effetti dell'attività venatoria Modificazioni ambientali Efficacia dei controlli Altro Altro 1: Diffusa arretratezza culturale in materia nella classe politica e dirigente del F.V.G. A fronte di grandi potenzalità, anche economiche e di occupazione, la Regione è del tutto assente. Altro 2: Esclusivamente quale conseguenza della gestione effettuata dai cacciatori. La domanda nel suo complesso è mal posta, generica ed inadatta a consentire una risposta significativa. Per alcune specie la consistenza soddisfa le esigenze di fruizione per altre specie meno. x x x 3 11 2 8 1 1 2 1 11 1 2 1 1 1 1 1 1 1 10 1 1 1 1 x x 1 Domanda 3: Come giudica l'attuale organizzazione della gestione faunistico - venatoria, così come delineata dalla LR 30/99 ai fini di: 1 E attribuzione delle funzioni alla Regione ed alle Province 12 2 3 16 9 3 2 1 1 1 3 1 1 2 1 4 1 Inadeguato 2 7 12 2 Adeguato 3 21 1 1 1 TIPO 8 Inadeguato 2 3 1 Adeguato 4 4 1 3 Inadeguato 1 8 1 1 2 2 Adeguato 13 Inadeguato 15 Adeguato 2 2 TIPO 6 TIPO 7 Inadeguato Inadeguato 3 3 Adeguato Adeguato 14 10 2 22 12 Inadeguato Inadeguato 14 6 Adeguato Inadeguato A tutela della fauna B programmazione ai fini faunistici del territorio C disciplina delle diverse forme di gestione venatoria pubblica e privata D individuazione di enti e organismi di gestione faunistico venatoria (riserve di caccia, aziende venatorie, distretti venatori...) Adeguato Adeguato TOTALI TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Domanda 4: Come giudica i seguenti elementi dell'attuale sistema di programmazione dell'attività venatoria? 1 1 4 3 1 1 2 2 2 1 1 2 2 Inadeguato 2 2 1 1 1 Adeguato 2 4 4 Inadeguato 2 3 3 4 1 2 Adeguato 3 2 9 8 1 1 1 Inadeguato 10 14 3 2 1 1 Adeguato 18 14 0 Inadeguato D Controllo effettuato dalla Regione sugli atti dei distretti venatori E Supporto dell'ufficio studi faunistici F Altro 1 1 Adeguato 4 3 3 Inadeguato Inadeguato 1 2 2 Adeguato Adeguato 24 1 11 14 11 1 13 12 Inadeguato Inadeguato 4 14 15 Adeguato Inadeguato A Indirizzi regionali di gestione fauinistico-venatoria B Censimenti effettuati dalle Riserve di caccia C Piani di abbattimento predisposti dalle Riserve di caccia Adeguato Adeguato TOTALI TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8 1 1 1 1 1 1 Altro 3: Scarsa coscienza venatoria, specie per gli ungulati e per la selvaggina di montagna Altro 4: Rigidità burocratica per rimodulare i piani Altro 5: la domanda è mal posta e di per sé stessa presuppone un dato statistico non esposto nel questionario. I casi di eccesso sono insignificanti ed il mancato raggiungimento dei piani è dovuto ad una molteplicità di fattori non esprimibili sinteticamente ed assolutamente eterogenei Altro 6: Non sono istituiti il CAPO ASSEGNATO e, dove serve, L’ACCOMPAGNATORE. Non ci sono controlli (sui parcheggi, caccia per zone e simili) TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8 Sovrastime o sottostime dei censimenti Incapacità di chi effettua i prelievi Scelte di prudenza operate dalle riserve di caccia e Aziende faunistico venatorie Mancata dichiarazione dell'effettuazione degli abbattimenti Casualità Altro Altro 1: inadeguato controllo del territorio Altro 2: Mancanza di studio e ricerca faunistica di base scientifica TOTALI Domanda 5: Quali sono, a Suo parere, le ragioni per cui gli abbattimenti di fauna selvatica nelle Riserve di caccia talvolta eccedono o risultano ampiamente inferiori a quelli previsti dal piano di abbattimento? 12 5 10 11 2 6 2 2 8 1 2 2 1 1 2 2 1 3 1 1 1 2 1 2 1 3 1 1 1 1 1 1 1 x x x x x x Altro 3: Anche in questo caso la domanda è mal posta e non si lascia rispondere. Se l’intendimento era riferito alle fattispecie, ovvero alla situazione reale, la risposta è “nessuno”; se viceversa l’intendimento era quello di comprendere il fenomeno nel suo essere astratto o potenziale, “qualora si verifichi in modo massiccio” allora è evidente che la conseguenza è “l’impossibilità di controllo sugli abbattimenti effettuati” Altro 4: Diseducazione del cacciatore, stimolo a bracconare, demotivazione della vigilanza, prosecuzione dei pregiudizi che tutto è inutile eccc TIPO 8 4 1 TIPO 7 1 1 1 TIPO 6 TIPO 4 1 3 1 1 12 TIPO 5 TIPO 3 0 6 21 4 TIPO 2 Nessuno Possibile destrutturazione delle popolazioni e decremento numerico delle stesse Impossibilità del controllo sugli abbattimenti effettuati Altro Altro 1: Dati non esatti che non permettono un normale studio della dinamica della popolazione con errate programmazioni per l’annata successiva il che può aggravare il carico dei danni prodotti dalle specie selvatiche Altro 2: Comportamenti illeciti che si autoalimentano TIPO 1 TOTALI Domanda 6: A suo giudizio quali sono gli effetti negativi associati alla mancata annotazione sui documenti di caccia degli abbattimenti di fauna selvatica? 1 1 1 1 1 1 x x x x 1 x x TIPO 8 TIPO 7 1 1 3 1 1 2 TIPO 7 2 TIPO 6 4 1 TIPO 6 TIPO 3 12 TIPO 5 TIPO 2 20 8 TIPO 4 TIPO 1 SI NO TOTALI Domanda 8: Lei è cacciatore? TIPO 8 1 1 TIPO 5 3 TIPO 4 2 5 1 1 TIPO 3 4 10 1 1 TIPO 2 TIPO 1 Nessuno 1-3 3-5 Più di 5 TOTALI Domanda 8.1: Quanti controlli della vigilanza venatoria ha subito negli ultimi 5 anni? 1 1 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8 2 2 1 2 TIPO 5 3 4 4 4 3 x x TIPO 4 TIPO 3 0 12 2 15 4 17 6 23 11 4 TIPO 2 Nessuno Incremento del numero degli agenti Incremento del numero dei controlli Formazione degli addetti Efficace coordinamento degli addetti Altro Altro 1: uso di solo personale motivato e riservato Altro 2: Eliminare vigilanza Province. Passarla alla Forestale Regionale Altro 3: costituzione del Corpo Unico di Vigilanza Ambientale con adeguate risorse, umane e strumentali Altro 4: la vigilanza venatoria è totalmente inadeguata, soprattutto per la qualità del lavoro, per la preparazione degli addetti, per i margini operativi, per le modalità di approccio. Gli stessi operatori sono, peraltro, vittime di un sistema giuridico ed amministrativo caotico, ipertestuale e contraddittorio TIPO 1 TOTALI Domanda 7: Sotto quali dei seguenti profili ritiene che l'attività di vigilanza venatoria deve essere migliorata? 2 1 3 4 1 1 1 2 2 1 1 1 1 1 Domanda 9: Qual è secondo la Sua opinione, all'interno della categoria cui Lei appartiene, il grado di conoscenza generalmente posseduto in relazione alle seguenti materie? 6 2 8 17 3 9 1 1 1 1 1 1 2 2 2 1 1 3 1 1 2 Buono 2 2 Sufficiente 2 1 1 Insufficiente 12 2 2 TIPO 8 Buono 1 1 Sufficiente 4 1 Insufficiente 3 5 1 Buono 2 7 3 Sufficiente 2 6 Insufficiente 3 6 16 TIPO 7 Buono 1 TIPO 6 Sufficiente 2 1 11 Insufficiente 3 1 TIPO 5 Buono 1 Sufficiente 1 Insufficiente 1 Buono Sufficiente 2 TIPO 4 Insufficiente Sufficiente 1 TIPO 3 Buono Insufficiente 4 Buono 2 Buono 1 10 5 22 20 TIPO 2 Sufficiente 17 10 TIPO 1 Insufficiente A Normativa in materia di tutela della fauna B Normativa in materia di esercizio venatorio C Stato delle popolazioni di fauna selvatica D Entità delle sanzioni in materia venatoria E Effetti della caccia sull'equilibrio delle specie Sufficiente Insufficiente TOTALI 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 TOTALI TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8 Domanda 10: A Suo parere, l'attuale sistema sanzionatorio: 0 27 11 12 4 4 2 2 1 1 4 1 1 1 2 1 1 1 Inadeguato perché richiede sanzioni più severe per chi ripete comportamenti illeciti 8 3 1 2 E' inadeguato sotto il profilo dei tempi di irrogazione delle sanzioni, ma adeguato in merito alle sanzioni previste 8 4 4 11 5 7 Adeguato Inadeguato Inadeguato perché richiede sanzioni più articolate in relazione alla fattispecie di illecito E' inadeguato e la sua modifica deve fondarsi su sistemi diversi dall'inasprimento delle sanzioni Altro Altro 1: perchè troppo articolato Altro 2: Occorrono più controlli 1 1 1 1 2 1 x 1 1 x 1 1 Altro 3: inadeguate le sanzioni, irrazionale e dispendioso il sistema sanzionatorio che non permette la certezza di giungere all’irrogazione in tempi utili. Emblematico l’enorme dispendio di energie e risorse destinato alle “sanzioni disciplinari”. Sarebbe molto più utile passare a sanzioni accessorie, lasciando alle riserve di caccia, in quanto associazioni , il compito di perseguire i soci per comportamenti di scorrettezza senza riflessi sulla gestione Altro 4: la domanda è mal posta e denota una non conoscenza della materia da parte dell’estensore del questionario. A quale sistema sanzionatorio ci si riferisce ? Amministrativo? Penale? Disciplinare? Amministrativo di tipo pecuniario, o accessorio? Penale delittuoso, contravvenzionale o accessorio ? x x Altro 5:inadeguato per i tempi di irrogazione delle sanzioni. In ALCUNI CASI maggiore severità: risarcimento del danno (ma non è una sanzione) x TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8 SI NO TOTALI Domanda 11: Ritiene utile differenziare le sanzioni pecuniarie conseguenti al piano di abbattimento? 24 3 12 4 2 1 2 2 1 1 1 1 Domanda 11.1: Ordini i seguenti gruppi di specie secondo la severità della sanzione che dovrebbe essere prevista (1= sanzione più elevata) TOTALI 1 2 3 4 5 6 Ungulati Tetraonidi Altra fauna stanziale Avifauna migratoria Avifauna acquatica Fauna immessa a scopo venatorio TIPO 1 Ungulati Tetraonidi Altra fauna stanziale Avifauna migratoria Avifauna acquatica Fauna immessa a scopo venatorio 6 16 0 0 0 0 11 4 2 2 0 0 1 0 9 7 10 0 0 0 5 3 8 1 1 0 3 7 1 3 0 0 0 0 0 16 1 4 6 2 5 3 1 3 4 5 6 5 2 4 2 2 5 1 5 2 7 TIPO 2 Ungulati Tetraonidi Altra fauna stanziale Avifauna migratoria Avifauna acquatica Fauna immessa a scopo venatorio TIPO 3 Ungulati Tetraonidi Altra fauna stanziale Avifauna migratoria Avifauna acquatica Fauna immessa a scopo venatorio TIPO 4 Ungulati Tetraonidi Altra fauna stanziale Avifauna migratoria Avifauna acquatica Fauna immessa a scopo venatorio TIPO 5 Ungulati Tetraonidi Altra fauna stanziale Avifauna migratoria Avifauna acquatica Fauna immessa a scopo venatorio 1 1 2 2 2 1 3 4 2 1 2 1 5 6 2 1 3 1 1 2 2 1 3 4 1 2 6 1 2 1 1 5 3 1 1 4 1 5 6 1 1 1 2 1 3 4 1 1 1 5 1 6 2 1 1 1 2 TIPO 6 Ungulati Tetraonidi Altra fauna stanziale Avifauna migratoria Avifauna acquatica Fauna immessa a scopo venatorio TIPO 7 Ungulati Tetraonidi Altra fauna stanziale Avifauna migratoria Avifauna acquatica Fauna immessa a scopo venatorio TIPO 8 Ungulati Tetraonidi Altra fauna stanziale Avifauna migratoria Avifauna acquatica Fauna immessa a scopo venatorio 1 2 1 3 4 5 6 1 1 1 1 1 1 2 3 1 4 5 6 1 1 1 1 1 1 2 1 3 4 5 6 1 1 1 1 1 PARTE II - OPZIONI DI INTERVENTO FORMULATE E VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 9 15 1 3 7 2 2 1 1 2 2 1 2 TIPO 8 TIPO 1 Opzione A Opzione B Opzione C TOTALI Domanda 1: Quale fra le opzioni di intervento sopra riportate ritiene preferibile? 1 1 Domanda 3: Come giudica gli effetti positivi delle opzioni proposte sulle categorie indicate nella seguente tabella? TOTALI TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 Aumento della contattabilità degli esemplari di fauna sul territorio OpzioneA 8 3 8 4 1 4 1 2 1 1 Opzione B 3 8 11 2 1 8 2 2 1 1 Opzione C 9 4 3 4 3 1 1 1 Aumento nel breve/lungo periodo della quantità di fauna fruibile per il prelievo venatorio OpzioneA 9 1 9 4 5 2 1 1 1 Opzione B 2 12 8 6 5 1 1 2 1 1 Opzione C 10 5 3 5 4 1 1 1 Mantenimento o incremento della consistenza delle popolazioni di fauna selvatica OpzioneA 8 4 8 4 1 4 1 2 1 1 Opzione B 2 11 10 3 8 3 1 1 Opzione C 10 5 4 3 4 1 1 1 1 1 Azione di tutela più incisiva OpzioneA 8 5 6 4 1 4 2 2 1 Opzione B 0 8 15 3 8 1 3 1 1 Opzione C 10 5 2 3 4 1 1 1 1 Maggior fruibilità della fauna selvatica OpzioneA 10 2 8 5 4 1 2 1 1 Opzione B 2 12 9 5 6 3 1 1 1 Opzione C 8 9 3 4 5 1 2 1 3 TIPO 5 1 2 1 3 TIPO 6 1 2 2 1 3 1 3 1 1 3 2 1 4 2 1 1 2 2 4 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 2 2 1 1 1 1 2 2 2 1 1 1 1 1 TIPO 8 1 2 1 1 1 1 3 3 2 2 3 1 TIPO 7 1 2 1 1 1 3 1 1 2 3 Diminuzione della illegalità OpzioneA 7 6 7 3 2 4 1 2 Opzione B 2 8 14 1 2 8 3 Opzione C 12 4 2 4 3 1 1 1 Agevolazione delle procedure di controllo dell'attività faunistico-venatoria OpzioneA 7 4 8 5 4 1 Opzione B 5 5 12 3 8 2 Opzione C 10 4 2 3 4 1 1 Facilitazione delle operazioni di irrogazione delle sanzioni OpzioneA 8 3 8 4 1 4 2 Opzione B 5 6 11 3 8 1 1 1 1 1 2 1 2 1 2 2 1 2 2 2 4 1 1 1 1 1 3 1 2 1 1 Opzione C 9 4 2 3 4 1 1 1 Incremento dell'efficacia dell'azione di prevenzione degli illeciti OpzioneA 7 4 8 5 4 1 3 1 Opzione B 2 5 14 3 8 1 1 1 2 Opzione C 9 4 2 3 4 1 1 1 Incremento della qualità della gestione faunistica OpzioneA 8 1 8 4 4 1 1 2 1 Opzione B 1 9 12 3 8 1 2 1 1 Opzione C 9 5 2 2 5 1 2 1 Maggior incisività sulla formazione, informazione e divulgazione all'utenza delle conoscenze OpzioneA 8 2 5 4 4 1 1 1 Opzione B 2 6 13 3 8 1 1 1 1 Opzione C 7 4 2 2 4 1 1 Riduzione dei costi relativi all'irrogazione delle sanzioni OpzioneA 7 1 8 5 4 2 1 Opzione B 3 8 8 3 8 1 1 1 Opzione C 8 5 3 3 4 1 1 1 1 Altro OpzioneA 0 0 0 Opzione B 0 0 0 Opzione C 0 0 0 1 1 1 2 2 1 1 1 1 1 1 1 2 2 1 1 1 1 2 1 1 2 1 1 1 1 1 1 2 2 1 1 1 1 1 1 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 3 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Riforma del sistema di programmazione e controllo per la gestione della fauna e l’esercizio dell’attività venatoria nella regione Friuli Venezia Giulia Incompleti o con Completi errori 22 7 Totale 29 Numero questionari compilati Data aggiornamento 02/09/2005 19.30 PARTE I - ACQUISIZIONE INFORMAZIONI SULLA SITUAZIONE ATTUALE Domanda 2: Indichi se ritiene che l'attuale consistenza delle popolazioni di fauna selvatica sul territorio soddisfi le esigenze di fruizione della stessa, specificando le motivazioni della sua risposta. TOTALI SI G Altra esigenza ripristino habitat faunistico ripristino habitat per la fauna ripristino habitat faunistico RIPRISTINO HABITAT FAUNISTICO RIPRISTINO ABITAT FAUNISTICO RIPRISTINO AMBIENTALE salvaguardia ambienti naturali Ecoturismo Ripristino ambiente ripristino habitat naturali Habitat per fauna Ripristino habitat faunistico Preservazione di fenomeni ed esigenze socio-culturali Attività produttive, Educative, storico culturali TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 NO SI NO SI NO SI 11 2 8 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 3 TIPO 4 NO SI TIPO 5 NO SI 1 TIPO 6 NO SI TIPO 7 NO SI TIPO 8 NO SI 1 NO 1 1 1 1 Domanda 3: Come giudica l'attuale organizzazione della gestione faunistico - venatoria, così come delineata dalla LR 30/99 ai fini di: mancanza piano faunistico-venatorio regionale, esclusione altre categorie portatrici di interessi dalla gestione, carenza di sorveglianza LEGAME DEI SOGGETTI GESTORI AL TERRITORIO ancora poco controllo su gestione riserve Leggi Regionali incomplete o palesemente errate (cfr. LR 10/2003); mancanza di controlli; Istituto Studi Faunistici declassato a Ufficio e limitato nelle sue funzioni Se applicato integralmente in qunqto responsabilizza i cacciatori che dvono rendere conto della loro attività all’ente pubblicco ed alla collettività per legame soggetti gestori al territorio LEGAME DEI SOGGETTI GESTORI AL TERRITORIO legittima l'attività venatoria socialmente Non fornisce indicazioni tecniche specifiche La fauna è vista solo in funzione del prelievo venatorio. Nessun aproccio scientifico. Alcune previsioni della L.R. 30/99 che avrebbero consentito controllo e tutela, a fronte dell’instaurazione dell’autogestione venatoria, sono state demolite o non attuate ( IFR , Corpo Unico di Vigilanza Ambientale) sistema sanzionatorio in alcuni casi non risulta adeguato agli illeciti riscontrati; inadeguata vigilanza 1 1 1 1 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Inadeguato Adeguato Inadeguato 3 1 Adeguato 1 Inadeguato 1 Adeguato Inadeguato 2 Adeguato Inadeguato 3 Inadeguato Adeguato 2 Adeguato Inadeguato 14 10 1 1 Inadeguato Adeguato 14 Adeguato Inadeguato A tutela della fauna le normative statali ma soprattutto regionali appaiono inadeguate. legami dei soggetti gestori al territorio Prevede forme di controllo teoricamente valide legame dei soggetti gestori privati al territorio legame dei soggetti gestori al territorio Adeguato TOTALI TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8 1 Legame al territorio legame soggetti gestori al territorio Calendari non per specie ma per periodo, quindi inadeguati, soprattutto per il controllo delle specie che procurano danni all’agricoltura e foreste. programmazione dei prelievi legame dei soggetti gestori al territorio Perchè incentrata unicamente sulla riduzione degli abbattimenti, anzichè essere una coralità di iniziative (miglioramento ambientale, controllo dei predatori opportunisti, vigilanza, randagismo, ecc...) Legge buona ma bisognosa di snellimento 1 1 1 1 1 1 1 1 Non esiste l’IFR. Non ci sono conseguenze per chi gestisce male. I controlli antibracconaggio e sulla gestione corretta non esistono. 1 Perché è previsto il prelievo degli interessi salvaguardando il capitale non esiste programmazione MANCANZA DI PROGRAMMAZIONE PLURIENNALE per mancanza di programmazione pluriennale Non fornisce indicazioni tecniche e non si relaziona con altre leggi e programmi 1 1 1 mancanza piano faunistico-venatorio regionale, esclusione altre categorie portatrici di interessi dalla gestione, carenza di sorveglianza MANCANZA DI PROGRAMMAZIONE PLURIENNALE direzione giusta I censimenti e i piani di abbattimento sono prodotti dagli stessi soggetti che esercitano i prelievi (Chi controlla i controllori ?); Istituto Studi Faunistici declassato a Ufficio e limitato nelle sue funzioni 1 1 1 L’incongruità della normativa, soprattutto la legge n.30/99, non consente una distinzione dei ruoli e competenze fra riserve di caccia ed amministrazione regionale, ciò comporta continue ingerenze della seconda sulle prime con esiti fortemente negativi per la tutela. B programmazione ai fini faunistici del territorio la prorammazione è molto limitata. mancanza di programmazione pluriennale Prevede Piano Faunistico Regionale e IFR con compiti adeguati mancanza di programmazione pluriennale mancanza programmazione pluriennale 1 6 22 1 1 1 1 12 3 2 2 1 3 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 le specie di fauna nel FVG sono oltre 500. La Regione si occupa (in modo pessimo), solo delle circa 40 cacciabili. Pressochè totale inadempienza obblighi comunitari, internazionali e nazionali ( D.P.R. n. 357/97, Dir. 92/43/CEE e Dir. 79/409/CEE. Sicuramete è una delle peggiori situazioni a livello nazionale ed europeo. le riserve permettono il mentenimento delm legame cacciatore-territorio che risulta fondamentale pre una corretta gestione del patrimonio faunistico; maggiori misure per l'agricoltura Mancanza di una programmazione pluriennale mancanza programmazione pluriennale Calendari non per specie ma per periodo, quindi inadeguati, soprattutto per il controllo delle specie che procurano danni all’agricoltura e foreste. mancanza del piano faunistico regionale Mancanza di programmazione pluriennale Perché incentrata unicamente sugli riduzione degli abbattimenti anzichè essere una coralità di iniziative e perchè non esiste un piano faunistico regionale e perchè il miglioramento ambientale proposto dalla LR 30/99 non è competitivo nelle zone ove esiste il riordino fondiario o l'irrigazione. Legge buona ma bisognosa di snellimento 1 1 carenza di regolamenti gestionali, mancanza di modifiche legislative NON FA DIFFERENZA TRA SOGGETTI direzione giusta ma serve più controllo Permette al privato di potere istituire una azienda faunistico venatoria in territorio limitato (150 ettari) 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Ad oggi la programmazione è impossibile in quanto imprevedibile e contraddittorio il comportamento dell’amministrazione regionale. Alle volte incide la poca coordinazione nelle scelte fra le singole riserve. Non c’è il Piano Faiunistico Regionale. Non lo si vuole? La gestione è sganciata dalla proprietà. C disciplina delle diverse forme di gestione venatoria pubblica e privata non fas differenza tra i dù soggetti Manca precisa definizione status giuridico di riserve e distretti manca la determinatezza nel controllo del territorio 1 1 1 1 1 15 1 13 1 8 1 1 1 1 4 2 1 2 2 1 1 1 1 4 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 la funzione pubblica troppo preponderante ma la legge risponde alle esigenze NON FA' DIFFERENZA FRA I SOGGETTI 1 1 1 1 superfici minime inadeguate per la gestione di ungulati e tetraonidi 1 Caotica e dispendiosa di risorse pubbliche economiche ed umane ma aumentare la getsione privatistica come opportunità per il mondo agricolo in zone marginali Mancanza di controllo non fa differenza tra soggetti Vengono totalmente equiparate le riserve di caccia (a gestione pubblica)e le aziende faunistico venatorie (a gestione privata). identica per i prelievi per le AfV , non per le turistiche Non fa differenza tra soggetti 1 1 1 1 1 1 1 1 Deve esistere un'unica disciplina per la gestione venatoria per evitare che la caccia diventi uno sport per ricchi, ma diventi invece mezzo regionale di riequilibrio della fauna. Legge buona ma bisognosa di snellimento 1 1 1 1 1 1 1 1 La sovrapposizione di ruoli fra i soggetti privati e soggetto pubblico genera ed alimenta le divisioni all’interno del mondo venatorio con conseguente danno sulla gestione complessiva Vedi a) (Non esiste l’IFR. Non ci sono conseguenze per chi gestisce male. I controlli antibracconaggio e sulla gestione corretta non esistono.). Carenza di foirmazione dei cacciatori a livello di base e di dirigenti. Troppi vincoli per l’istituzione di aziende FauVen di qualità. D individuazione di enti e organismi di gestione faunistico - venatoria (riserve di caccia, aziende venatorie, distretti venatori...) non condivido l'impostazione normativa regionale in materia. Numero eccessivo organismi di gestione e controllo. Coesistenza controllore controllato hanno gestito bene nonostante sostituzione di 4 assessori regionali e 4 direttori generali e relativi uffici con necessità di modifica delle competenze e con maggiori controllida parte della regione direzione giusta ma si risente della mancanza dell'Istituto Faunistico Regionale 1 1 1 1 1 1 21 1 7 12 1 3 1 1 1 1 1 2 1 1 1 3 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Perché rappresnta la piramide secca rappresentativa che vede in primis la riserva i distretti e l’ente pubblico di controllo. rappresentativa dei portatori d'interessi, gestiscono nonostante il continuo avvicendarsi dei vertici (Assessori, ... La struttura prevista rappresenta la tipicità regionale, se opportunamente considerata risulta utile alla gestione faunistica, in ogni caso risulta importante dare maggiore potere ai distretti, in termini di piani complessivi per specie per distretto (es cervo), e contemporaneamente diversificare la gestione per zone all'interno delle singole riserve. 1 1 1 1 1 1 L'organizzazione pare più finalizzata a regalare parte del patrimonio pubblico della comunità a fini elettorali o post-elettorali, che a soddisfare esigenze di razionale gestione e tutela. La Regione sembra aver abdicato dai compiti di controllo tecnico e di vigilanza. con la creazione dei distretti venatori si è creata la giusta sinergia e gli stessi distretti venatori fungono da raccordo tra le riserve e gli organismi regionali; troppo complessa E' stato gestito bene pur se la L.R. 30/99 era in fase di prima applicazione 1 1 Dev’essere valorizzato il concetto di autonomia gestionale che la LR.30 attribuisce alle riserve, seppur all’interno delle direttive del Piano fauistico regionale. adeguatala individuazione non le competenze dei Distretti Ruoli definiti, impianto buono ma occorre semplificare 1 1 1 1 1 E attribuzione delle funzioni alla Regione ed alle Province Manca un Corpo di Vigilanza unico tra Regione e Provincia. Funzioni adeguate ma purtroppo inapplicate eccessiva burocratizzazione. Non tutte le provincie sono entrate a regime. la regione deve mantenere tutte le competenze in materia ACCENTRAMENTO COMPITI serve un interlocutore unico 1 1 1 1 Per l’avvenuta costituzione di soggetti di tipo associativo – riserve e distretti ultronei rispetto a quelli preesistenti – riconosciuti a livello nazionale – con le medesime parti contraenti (soci cacciatori) senza previsione di aree di coesistenza. Ciò ha generato continue situazioni di contrapposizione Non chiara la funzione dei distretti. 1 1 1 1 1 12 1 16 1 1 1 9 3 1 2 3 2 1 4 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 In quanto attualmente le amministrazioni provinciali sono carenti nell’attuazione della deleghe loro assegnate. CON TROPPA BUROCRATIZZAZIONE in quanto attualmente carenti nell'attuazione delle deleghe assegnate Risulta asimmetrico il convolgimento di provincie e regione, con ruoli che dovrebbero essere regionali (fondi per i miglioramenti e rifusione dei danni) che sono dati alle provincie , impedendo la gestione comune rispetto a piani regionali quali il Piano di Sviluppo Rurale Sistema caotico ed irrazionale. L'Istituto Faunistico Regionale è stato eliminato, e con lui ogni capacità di controllo. La riorganizzazione della vigilanza attraverso la creazione del corpo unico, pur essendo un impegno programmatico, non è stata realizzata. competenze delle Provincie risultano troppo limitate complessa e confusa Eccessivi passaggi burocratici inevitabilmente diversi fra Provincia e Provincia accentramento compiti Scarsi controlli sul territorio – manca un unico ente coordinatore anche se vi è un eccessivi accentramento burocratico della Regione Accentramento compiti 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Il controllo della Regione deve avvenire unicamente sotto l'aspetto faunistico (con l'istituzione dell'I.F.R.) e mediante l'emanazione di leggi che tengano conto delle esigenze delle realtà territoriali. 1 Serve una migliore definizione dei ruoli per evitare sovrapposizioni 1 Eccessive sono le attribuzioni effettuate a favore della Regione che non ha stratturalmente capacità d'intervento tempestive ed efficaci e non ha dimostrato di avere personale preparato all'assunzione dell'incarico. La Provincia ha “per fortuna” poche competenze che mal gestisce comunque. 1 La Regione nopn esercita i suopi poteri di commissariamento per gestioni inadeguate. Va trovato un ruolo per le Province che sia d’indirizzo faunistico (piani e progetti) 1 1 1 1 1 Domanda 4: Come giudica i seguenti elementi dell'attuale sistema di programmazione dell'attività venatoria? 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 tecnici integralisti poco o nulla disposti ad ascoltare le categorie interessate. Mancanza dell'I.F.R. Parzialmente da adeguare alle normative europee ed in particolare alle nazioni contermini indirizzi spesso non condivisi dagli altri soggetti gestori 1 1 1 1 1 1 Gli indirizzi regionali talvolta non tengono conto delle singole realtà dando quindi l'impressione di aggravare l'attività delle riserve e distretti, piuttosto che essere di supporto. 1 1 1 1 Inadeguato gli stessi indirizzi dovrebbero però prendere in considerazione anche 1 1 1 1 2 Adeguato 1 1 1 Inadeguato 1 1 1 1 2 1 Adeguato carenza di regolamentazione tramite DPGR o normativa legislativa maggiore controllo su territorio e riserve Occorre rivedere in senso restrittivo la gestione delle immissioni faunistiche Serve il Piano Faunistico Regionale Rispondono alle esigenze della conservazione e tutela ed incremento della fauna fin troppo manca la programmazione a lungo termine in quanto non vige ancora un piano faunistico regionale Non ha basi moderne problema culturale: la fauna viene considerata solo nel suo valore venatorio.... la fauna non ha solo un valore culinario. E' necessario ed urgente l'adeguamento alle normative comunitarie, internazionali e nazionali 2 Inadeguato 1 1 Adeguato 1 Inadeguato abrogato l'I.F.R. prima di poter operare. Non ancora approvato il P.F.R. 2 Adeguato 4 Inadeguato Inadeguato 1 Adeguato Adeguato 1 11 Inadeguato Inadeguato 24 1 1 Adeguato Inadeguato 4 A Indirizzi regionali di gestione fauinistico-venatoria mancano indirizzi Piano faunistico con 6 anni di ritardo. IFR sterilizzato ad arte. Adeguato Adeguato TOTALI TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8 1 Fatti da dipendenti qualificati sulla base di adeguati conoscenze tecnico scientifiche Tardivi, superficiali, incompleti ed in gran parte errati 1 Sono episodici e legati al momento ma soprattutto quando di buona qualità (esempi, soprattutto ora, ci sono) manca un disegno complessivo e la volontà di parteciparli. Che evitarebbe molti conflitti. Non lo si vuole fare e allora alle grida si fa marcia indietro. B Censimenti effettuati dalle Riserve di caccia Nessuno controlla tale attività che non dovrebbe far capo alle Riserve di caccia. effetuata da persone esperte del territorio Non veritieri. Carenza capacità tecnica. Malafede. Impossibili e inutili i cesimenti su cervo, cinghiale e capriolo. conoscenza diretta del territorio e sue peculiarità. In alcuni casi anche sovrastima. in quanto realizzati da soggetti che conoscono il territorio fatti sulla carta EFFETTUATI DA PERSONE CHE CONOSCONO IL TERRITORIO non sempre veritieri Devono essere sottoposti a maggiori verifiche; occorre controllare i controllori Non ha basi moderne, in alcuni casi ad esempio i censimenti oltre che essere realizzati in maniera imprecisa non forniscono intrensicamente (il censimento non serve e per definizione è impreciso) e estrinsecamente (il dato è raccolto male) dati utili alla migliore gestione ma per opposto rappresentano la base per scelte errate. Il significato tecnico dei censimenti dovrebbe essere rivisto, soprattutto per i cervidi. 1 1 14 1 14 11 1 2 3 1 1 1 1 1 4 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Ai direttori non viene richiesta e/o imposta una preparazione adeguata Si consiglia un più efficace coordinamento da parte dei distretti venatori effettuato da persone che conoscono il territorio PERCHE' EFFETTUATO DA PERSONE CHE CONOSCONO IL TERRITORIO conoscenza della peculiarità del territorio 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 vengono censite solo le specie cacciabili. Tecniche e modalità di censimento al di fuori dei principi tecnico-scientifici. Dati ricavati non affidabili; dovrebbero essere pubblici, coerentemente a norme trasparenza dati ambientali. Sono invece secretati con l'avvallo della regione a livello generale i censimenti della fauna dovrebbero vedere un maggior coinvolgimento degli addetti alla vigilanza (forestale e Vigilnza Provinciali); per le stime delle popolazioni di fauna selvatica si dovrebbe garantire un'osservazione lungo il corso di tutto l'anno; Conoscenza diretta effettuati da persone che conoscono il territorio Anche se non ovunque, scarsa formazione degli addetti i soci delle Riserve conoscono il loro territorio Effettuati da persone che conoscono il territorio 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Poichè la carenza di supporto tecnico (tecnici faunistici e mezzi) non consente alle riserve di aver a disposizione in loco personale adeguatamente preparato e osservante di specifiche metodologie di censimento. Manca la cultura scientifica (salvo rare eccezioni) 1 1 1 1 1 Quanto a qualità ed attendibilità; conseguenza del lavoro di un consistente numero di volontari-cacciatori con esperienze e conoscenze consolidate da un impegno ultratrentennale nel settore 1 Carenze tecniche. Assenza di vera programmazione e dicontrolli sistematici successivi. Peché? Perché non si è in grado di applicare le logiche conseguenze…… 1 C Piani di abbattimento predisposti dalle Riserve di caccia Non li ritenga credibili nella maggioranza dei casi. Basati su dati non veritieri e su esigenze dei cacciatori e non della fauna Buone percentuali di realizzazioni degli stessi. Sempre rispettati sia nel numero, sia nelle classi e sesso. rispettano gli indirizzi dell'ente pubblico si basano su censimenti inadeguati senza considerare altri parametri importanti tipo gli abbattimenti degli ultimi anni RISPETTA GLI INDIRIZZI motivati da interessi di abbattimento 1 15 1 1 1 1 13 12 1 1 1 1 2 3 1 1 1 4 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 Devono essere sottoposti a maggiori verifiche; occorre controllare i controllori Ai direttori non viene richiesta e/o imposta una preparazione adeguata e poi gli stessi direttori si autoapprovano con i colleghi di distretto i propri piani! Rispetto l’attuale indirizzo dell’ente pubblico RISPETTA GLI ATTUALI INDIRIZZI risponde all'indirizzo dell'ente pubblico Le indicazioni tecniche suggerite alle riserve non sempre permettono la stesura di piani corretti.Le conoscenze risultano talvolta insufficenti.Esiste una scarsa adattabilità alle diverse realtà ecologiche dei parametri suggeriti con i quali le riserve stendono i piani. Non si tiene conto dell'evoluzione storica degli abbattimenti I piani dovrebbero essere fatti su basi tecnico-scientifiche. Senza dati seri di censimento è impossibile. P.A. dovrebbe verificare consistenza e programmare abbattimenti. Piani riguardanti aree natura 2000 non sottoposti a valutazione incidenza, (D.P.R. 120/2003). Manca piano regionale, pur previsto ed obbligatorio dal 1992!!! spesso basati su censimenti non attendibili; comunque nella provincia di Gorizia la situazione appare ottimale; Per dedizione e serietà dei direttori delle riserve rispetta gli indirizzi Anche se non ovunque, scarsa formazione degli addetti sono rapportati ai censimenti e con le percentuali di legge Rispetta gli indirizzi Come conseguenza della validità dal censimento. Anch'essi frutto di una trentennale esperienza gestionale del mondo venatorio. Negli ultimi anni (5) la qualità si è abbassata a causa dell’intervento invasivo e poco qualificato dell’Amministrazione regionale Localemente sono anche adeguati. Carenza di indirizzi: manca il Piano F Regionale!! In alcuni Distretti la situazione è tragica…. D Controllo effettuato dalla Regione sugli atti dei distretti venatori Riscontro che il controllo viene eseguito. auspicabile un decentramento Del tutto inesistente. mancanza di coordinamento tra uffici e troppo fiscali su elementi senza alcun risvolto sulla gestione venatoria. 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 18 1 1 1 10 9 3 3 2 1 1 1 1 1 2 1 4 1 1 2 1 pur in assenza di legislazione e regolamentazione adeguata sufficienti Occorre un vaglio più rigoroso ma non sufficientemente incisivo Sarebbe auspicabile una maggior sburocratizzazione ma troppo burocratico E' PERO' AUSPICABILE UN DECENTRAMENTO si auspica una maggiore sburocratizzazione 1 1 E Supporto dell'ufficio studi faunistici Non condivido troppo spesso l'impostazione data dagli organi tecnici regionali. Non viene fatto lavorare pur con qualche punto di criticità nei limiti delle disponibilità di persoanle Ha scarsa autonomia operativa, poco personale, e in questa situazione NON è in grado di gestire indipendentemente nè le questioni venatorie, nè quelle scientifiche meglio con il disciolto Istituto Faunistco Regionale Personale proffesionalmente preparato personale motivato 1 1 1 1 1 1 1 Dispendioso ed inadeguato; stravolti i principi cardine norme nazionali e comunitarie. Regione dovrebbe vigilare, invece - come dimostrabile da atti contratta ed avvalla, anche contro le indicazioni dei tecnici e della vigilanza anche se a detta dei distretti e delle riserve di caccia un po eccessivo; Non sufficiente coordinamento supporto burocratico senza confronto Buono ma da snellire Sorretto da poca esperienza, poca competenza, poca sensibilità, poca trasparenza e poca imparzialità Non si applica il principio di responsabilità. Il controllo ci sarebbe anche ma è impostato in modo scorretto: è da verificare troppo. Meglio agire con il bisturi e controllare i risultati (chi sbaglia paga) 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 14 14 1 8 4 2 1 1 1 1 2 1 3 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 3 1 1 1 1 1 L'ufficio studi faunistici riesce solo in parte a soddisfarre le esigenze dei cacciatori ed a comprendere le loro reali necessità in termini di di conoscenza e di indicazioni utili alla gestione diretta L'IFR è stato eliminato. Il personale dell'ufficio studi - come dimostrabile da atti, non viene supportato, ma pressato da indirizzi contrastanti con gli obiettivi di una gestione faunistiica nell'interesse pubblico 1 1 1 1 scollegato dalle esigenze pratiche di agricoltori e aziende venatorie 1 1 Molto da migliorare. Spesso vengono assunti atteggiamenti protezionistici/animalistici piuttosto che veri atti di gestione faunistica a volte sono più ragionieri che tecnici Non in grado di fornire in tempi brevi supporto e consulenze specifiche. 1 1 1 1 Personale preparato ma distratto da incombenze meramente burocratiche perché sovente manifestata un difetto di competenza (in senso tecnico), con poca qualità, poca sensibilità; poca trasparenza e troppe volte esercita l’attività amministrativa in modo contraddittorio con parziale valutazione degli elementi in considerazione Un grosso sforzo tecnico, di norma buono o molto buono. Unico difetto carenza di comunicazione. 1 F Altro Altro 1: Controllo nocivi dovrebbe essere sull'intero periodo dell'anno e delegato quanto meno ai soci delle riserve anche se opportunamente abilitati Altro 2: Organico personale ufficio studi faunistici Molti tecnici faunistici sono stati dirottati in altri uffici Altro 3: Vigilanza 0 0 E’ un problema criminale e non è affrontato come tale ma in modo rurale e ottocentesco, senza avvalersi degli strumenti moderni di lotta ai grandi fenomeni di delinquenza. Infatti non si riteine il bracconaggio un atto criminoso importante. 1 1 1 1 1 1 0 0 1 3 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 PARTE II - OPZIONI DI INTERVENTO FORMULATE E VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI E' indispensabile riorganizzare in un Corpo unico l'attività di controllo. Territorio molto diversificato, con peculiarità diverse, che vanno attentamente programmate e sottoposte ad un vero controllo efficace e non solo dichiarato. serve maggiore vigilanza in genere e più professionale, associata ad una legge semplice e chiara e non troppo articolata Evitare un ulteriore appesantimento e modifica della legislazione controllo efficace su realtà territoriali peculiari La prima scelta è una scelta semplice e snella che permette attarverso l'analisi dei piani di abbattimento (anche se non risulta chiaro dal testo l'importanza reale del controllo del piano di abbattimento e quanto questo sia relazionato alla gestione complessiva) un effetto positivo dell'intera gestione, in questo senso il controllo dell'abbattuto previsto nell'opzione B (fascette, capi assegnati…) sarebbe auspicabile. Le due scelte a e b sembrano affini per alcuni aspetti con alcune asimmetrie, la prima esclude troppo la parte di gestione faunisitica la seconda da troppo peso agli aspetti di tipo sanzionatorio Da riorganizzare su basi scientififche Opzione B Più articolata, tecnica, meno semplicistica. Evidenzia elementi importanti come centri raccolta, controlli ecc. garantisce le esigenze dell'interesse pubblico svincolando la regione da attività amministrative che non le sono proprie E' necessaria una seria riforma strutturale. Rispetto all'ipotesi della vigilanza, si ribadisce che la regione si era impegnata alla costituzione d un corpo unico di vigilanza presso il CFR. E' necessario ricostituire un organo (istituto) di programmazione e vigilanza tecnicoscientifica. meglio strutturata e con obbiettivi efficaci al miglioramento dell'attività di gestione venatoria TIPO 7 2 1 1 TIPO 8 TIPO 6 2 TIPO 5 3 TIPO 4 TIPO 2 9 TIPO 3 TIPO 1 Opzione A TOTALI Domanda 1: Quale fra le opzioni di intervento sopra riportate ritiene preferibile? 1 1 1 1 1 1 1 15 7 2 2 1 2 1 1 1 1 1 E' la meno peggio.I controlli tuttavia dovrebbero essere in campagna e non solo cartacei. Inoltre non è aumentando gli adempimenti che si migliora la gestione, ma formando chi deve gestire: si guardi alle regioni contermini ! E’ la “meno peggio” tra le 3, in quanto si pone tra una conferma dello status quo, che non è più accettabile, ed una visione troppo protezionista/animalista che perde di vista il vero senso di una corretta gestione faunistica che tutela anche le produzioni agricole e forestali comprende più aspetti per migliorare l'attività venatoria 1 1 1 L'opzione B coniuga una vigilanza ben organizzata con validi presupposti scientifici. L'opzione C è dannosa perchè non risolve il problema e stimola l'illegalità. Le proposte sono un caos disorganico. NESSUNA. Dovendo fare qualcosa forse la B …… Opzione C Occorre diminuire la pressione sulle popolazioni animali oggetto di prelievo ed aumentare il regime dei controlli Nessuna nessuna delle tre in quanto comunque inconplete rispetto alla mia filosofia di impostazione della norma Sono tutte opzioni proposte in modo troppo sintetico per essere valutate seriamente. Quanto scritto, peraltro, pare essere il frutto di una reppresantazione parziale dei problemi ,desunti da alcuni dati, alle volte incomprensibili, altre volte inconferenti. Sarebbe opportuno che il "Gruppo di Lavoro" si raggruppasse di nuovo per raggruppare le idee. Tutte Perchè le opzioni A e C devono trovare riscontro nella modifica della legge 30/99 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 TIPO 1 TIPO 2 TIPO 3 TIPO 4 TIPO 5 TIPO 6 TIPO 7 TIPO 8 Variazione 1 TOTALI Domanda 2: Nel caso non condividesse in tutto o in parte le opzioni A, B o C potrebbe indicare quelle che, secondo la Sua opinione, sono le principali variazioni da apportare (secondo un ordine decrescente di importanza: n. 1=la più importante)? 13 2 4 2 1 1 1 1 1 Non vanno bene le sanzioni in ambito privatistivo. Danno adito a soprusi, ritorsioni, vendette. vanno esclusi gli enti locali dalla distribuzione dei tesserini: tale attività può essere affidata ai distretti leggi troppo articolate La via migliore potrebbe essere un compromesso fra B e C Punti 1-2-3 opzione A 1 1 1 1 1 Precisazione dei ruoli dei vari soggetti, quindi revisione delle funzioni maggiori competenze ai distretti Nel caso dell'opzione 1 è da meglio definire il legame tra controllo dei piani di abbattimento e la gestione e gli obbiettivi faunistici ed anche il controllo del tipo di abbattuto (fascette…) Rispetto all'opzione A:Condivisibile l'impostazione, ma i controlli dovrebbero essere indipendenti. Sarebbe sensato che il sistema di verifica venisse attuato dal nuovo Istituto Faunistico Regionale in coordinamento con il Corpo Unico. Il "controllo politico" sul controllo è deprecabile Semplificare la gestione e l'inutile compilazione di carte. Ai tecnici faunistici far vedere sul campo e non in ufficio i risultati di chi opera in modo corretto Concentrare in un unico corpo di vigilanza le guardie venatorie Si indicano alcune brevi noti, sintesi d’un lavoro d’esame complessivo della questione caccia FVG effettuato dalla presaente associazione. Vedi allegato Gestire tutta la Fauna, tutto il territorio regionale, in tutti i suoi istituti, città comprese. Variazione 2 No al decentramento funzioni ad enti locali. Non hanno strutture e competenze professionali meno tipologie di sanzionie più incisive Punti 1-2-3 opzione B Costruzione di tutto il resto rispetto alla impostazione di cui al punto 1 1 1 1 1 1 1 1 10 1 3 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 Nel caso dell'opzione 2, interessante come approccio , è da limare l'aspetto sanzionatorio e di approccio privatistico Manca totalmente l'adeguamento della normativa regionale alle norme sanitarie sulla commercializzazione della selvaggina. Manca monitoraggio scientifico su patologie fauna selvatica. La regione ricorda l'esistenza delle problematiche solo quale alibi per autorizzare abbattimenti in deroga 1 1 Aumentare la severità delle sanzioni o delle misure repressive per chi sbaglia sul campo, non sulla carta, o si comporta in malafee Istituire corsi di aggiornamento periodici per le guardie Si indicano alcune brevi noti, sintesi d’un lavoro d’esame complessivo della questione caccia FVG effettuato dalla presaente associazione. Vedi allegato Determinare obiettivi per tutti gli istituti. Variazione 3 Manca regolamentazione sull'uso del cane da seguita in braccata sugli ungulati La soluzione 3 risulta povera in termini generali 1 1 1 7 2 1 1 1 1 L'impostazione quadro della riforma deve ricondursi a principi moderni: la regione attua la tutela e la pianificazione della fauna e degli ecosistemi nell'interesse della comunità e - in subordine - disciplina i vari prelievi, tra cui quello venatorio Aumentare la vigilanza in campagna e la formazione del cacciatore: educare per crescere.Non sottovalutare la presenza di specie di predatori opportunisti da combattere per la tutela dell'agricoltura e della fauna Istituire corsi di aggiornamento periodici particolarmente per le guardie - particolarmente per i selettori Si indicano alcune brevi noti, sintesi d’un lavoro d’esame complessivo della questione caccia FVG effettuato dalla presaente associazione. Vedi allegato Istituire il principio di responsabilità gestionale. 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 TIPO 8 1 TIPO 7 TIPO 6 TIPO 3 TIPO 2 1 1 TIPO 5 5 TIPO 4 Effetti negativi per gli utenti Opzione A modestissimi Appesantimenti dei controlli Mancando interventi seri di riorganizzazione e programmazione ( IFR, Corpo UNico di Vigilanza etc), non rettifica l'attuale elevatissima dispersione di risorse in questa materia. Eccessiva burocratizzazione 3 Opzione B adeguamento a continui cambiamenti di norme di difficile applicazione legislativa Mancando interventi seri di riorganizzazione e programmazione ( IFR, Corpo UNico di Vigilanza etc), non rettifica l'attuale elevatissima dispersione di risorse in questa materia. 2 Opzione C Prelievi non ponderati. Mancata presenza del cacciatore di selezione sul territorio ergo, careza di controllo del medesimo. consistente abbandono forzato dell'attvità delegittima l'attività venatoria troppo povera in termini di soluzioni Mancando interventi seri di riorganizzazione e programmazione ( IFR, Corpo UNico di Vigilanza etc), non rettifica l'attuale elevatissima dispersione di risorse in questa materia. Inutili limitazioni 3 Effetti negativi per l'ambiente Opzione A non rilevabili Appesantimenti dei controlli TIPO 1 TOTALI Domanda 4: Ravvisa degli effetti negativi per le stesse categorie di soggetti di cui alla domanda precedente? Se sì, quali? 1 1 1 1 4 1 1 1 1 1 1 1 1 7 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 1 1 non affronta o risolve i problemi strutturali. Occorre una riforma strutturale con i principi sopra enunciati:la regione attua la tutela e la pianificazione della fauna e degli ecosistemi nell'interesse della comunità e - in subordine - disciplina i vari prelievi, tra cui quello venatorio. si Nulla 2 Opzione B non rilevabili Centralizzazione dei Controlli Appesantimenti dei controlli non affronta o risolve i problemi strutturali. Occorre una riforma strutturale con i principi sopra enunciati:la regione attua la tutela e la pianificazione della fauna e degli ecosistemi nell'interesse della comunità e - in subordine - disciplina i vari prelievi, tra cui quello venatorio. si Nulla 1 Opzione C Destrutturazione della fauna. La caccia di selezione con tempi europei è fondamentale e ciò è dimostrato dalla scienza e dalla pratica. significativi Delegittimazione attraverso la riduzione dei periodi dell’attività venatoria riduce la presenza sul territorio di personale motivato, sicuro deterrente di illeciti ambientali (vedi incendi) troppo povera in termini di soluzioni non affronta o risolve i problemi strutturali. Occorre una riforma strutturale con i principi sopra enunciati:la regione attua la tutela e la pianificazione della fauna e degli ecosistemi nell'interesse della comunità e - in subordine - disciplina i vari prelievi, tra cui quello venatorio. Possono aumentare i danni da selvaggina 2 Effetti negativi per la collettività Opzione A non rilevabili 1 1 1 7 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 8 1 3 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 4 1 1 1 1 1 L'ambiente, nel senso corretto del termine (biodiversità) , non viene assolutamente toccato quale tema. Evidente lo "strabismo" venatorio della regione, rispetto ad una visione moderna ed europea delle questioni Nulla 3 Opzione B non rilevabili L'ambiente, nel senso corretto del termine (biodiversità) , non viene assolutamente toccato quale tema. Evidente lo "strabismo" venatorio della regione, rispetto ad una visione moderna ed europea delle questioni Nulla 2 Opzione C significativi l'opzione A è un pagliativo troppo povera in termini di soluzioni L'ambiente, nel senso corretto del termine (biodiversità) , non viene assolutamente toccato quale tema. Evidente lo "strabismo" venatorio della regione, rispetto ad una visione moderna ed europea delle questioni Possono aumentare i danni da selvaggina 3 Effetti negativi per la Pubblica Amministrazione Opzione A Alla pubblica amministrazione nulla importa della fauna e della caccia modesti La fauna selvatica è un patrimonio indisponibile. Non vengono date garanzie generali di tutela. Non garantise la tutela della salute pubblica; Non affronta le conflittualità tra le varie forme di fruizione, mantenendo elevati i rischi per l'incolumità Aumento costi 3 Opzione B Alla pubblica amministrazione nulla importa della fauna e della caccia significativi La fauna selvatica è un patrimonio indisponibile. Non vengono date garanzie generali di tutela. Non garantise la tutela della salute pubblica; Non affronta le conflittualità tra le varie forme di fruizione, mantenendo elevati i rischi per l'incolumità Aumento costi ma giustificati dai risultati 1 1 4 1 1 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 5 2 1 1 1 1 1 1 1 5 2 1 1 1 1 1 1 1 1 2 Opzione C Alla pubblica amministrazione nulla importa della fauna e della caccia consistenti troppo povera in termini di soluzioni La fauna selvatica è un patrimonio indisponibile. Non vengono date garanzie generali di tutela. Non garantise la tutela della salute pubblica; Non affronta le conflittualità tra le varie forme di fruizione, mantenendo elevati i rischi per l'incolumità Possibile illegalità 3 6 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 CONSULTAZIONE CON MODALITA’ NOTICE AND COMMENT SUL CASO-STUDIO DI ANALISI DI IMPATTO DELLA REGOLAZIONE: “Riforma del sistema di programmazione e controllo per la gestione della fauna e l’esercizio dell’attività venatoria nella regione Friuli Venezia Giulia” Prima di iniziare a rispondere al seguente questionario, si consiglia ai Sigg.ri Consultati di leggere la breve premessa che segue. Il termine ultimo per la consultazione è il 10/07/2005 PREMESSA 1) Il Progetto regionale qualità e semplificazione. La consultazione si situa nell’ambito di una sperimentazione che la Regione sta portando avanti, in attuazione del “Progetto qualità e semplificazione”, con il quale essa si è posta l’obiettivo primario di essere più vicina alle esigenze dei destinatari delle regole e si è assunta l’impegno della semplificazione e della qualità della regolazione. Nell’ambito del Progetto è prevista, tra l’altro, la sperimentazione dell’analisi di impatto della regolamentazione – AIR: con tale analisi la Regione si interroga sul "se e come" una determinata norma, che intende adottare o modificare, potrà incidere sui suoi destinatari, quali saranno i costi ed i benefici sopportati e si chiede quali siano le migliori opzioni di intervento possibili. Nell’ambito dell’AIR una fase cruciale è quella della consultazione con i diretti interessati dell’intervento. 2) La sperimentazione relativa alla caccia L’esercizio dell’attività venatoria deve convivere con l’esigenza di conservazione della fauna che è patrimonio indisponibile dello Stato. Attualmente è in fase di predisposizione il piano regionale pluriennale di gestione faunistica che, ai sensi dell’art. 18 della legge regionale n. 30/99, costituisce l’atto fondamentale di programmazione della conservazione, riproduzione e del miglioramento delle condizioni della fauna, nonché del razionale sfruttamento della stessa sotto il profilo venatorio. In attesa che l’atto di programmazione generale divenga operativo, la gestione dell’attività venatoria si fonda attualmente in larga misura sul principio di autogestione di cui all’articolo 7, della legge regionale n. 30/99 che riconosce un ruolo primario ad organismi di diritto privato (Riserve di caccia, Distretti venatori, Aziende faunistico-venatorie) e sulla attribuzione alla Pubblica Amministrazione di una generale funzione di controllo sugli atti di tali organismi. I dati relativi alla fauna evidenziano uno squilibrio tra la consistenza di alcune specie animali presenti sul territorio e la potenzialità faunistica dello stesso, squilibrio che fa temere per lo sviluppo di alcune specie cacciabili. Pertanto, la Regione Friuli Venezia Giulia sta valutando alcuni interventi normativi al fine di migliorare la gestione faunistica, anche in vista di una maggiore aderenza a quanto previsto dalla legislazione nazionale, senza comunque mutare i principi fondamentali previsti dalla legislazione regionale. La ragione dell’intervento è data da esigenze di molteplice natura. Si avverte la necessità di rendere effettiva la tutela della fauna nell’interesse della collettività secondo metodi di razionale programmazione, mirando alla reale protezione e incremento delle specie in difficoltà. Si avverte altresì l’esigenza di scoraggiare quegli illeciti commessi nell’esercizio dell’attività venatoria che, in particolare, denotano elusione dei controlli effettuati dall’Autorità competente alla vigilanza. 3) Finalità e destinatari della presente consultazione Questa consultazione in materia di programmazione e gestione faunistica e di controllo venatorio in regione ha l’obiettivo di raccogliere opinioni e informazioni, anche quantitative, in merito alla situazione attuale, alle opzioni d’intervento sinora formulate ed ai relativi effetti. INFORMAZIONI PRELIMINARI PER LA REGISTRAZIONE: Denominazione: Federazione Regionale Coldiretti Friuli Venezia Giulia A quale categoria appartiene? Presidente di distretto venatorio Tecnico faunistico professionista Rappresentante di associazione venatoria Rappresentante di associazione di categoria di agricoltori Rappresentante di associazione di protezione ambientale Addetto alla vigilanza venatoria Rappresentante di Università Rappresentante di Museo di Storia Naturale A quale tipologia di fruizione della fauna è interessato? caccia osservazione naturalistica/birdwatching fotografia studio/ricerca altro: Parte prima: acquisizione informazioni sulla situazione attuale 1. A suo parere, l’attuale consistenza delle popolazioni di fauna selvatica sul territorio regionale denota una tutela delle stesse: insufficiente mediocre Non equilibrata con esuberi, soprattutto di nocivi e opportunisti, e carenze per altre specie meno invasive. sufficiente ottimale 2. Indichi se ritiene che l’attuale consistenza delle popolazioni di fauna selvatica sul territorio soddisfi adeguatamente le seguenti esigenze di fruizione della stessa e le relative motivazioni Esigenza Risposta Motivazione Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione SI Prelievo venatorio Effetti dell’attività venatoria Modificazioni ambientali NO Efficacia dei controlli Altro _____________________________________ ________________________________________________ Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione Osservazione naturalistica SI Effetti dell’attività venatoria Modificazioni ambientali NO Efficacia dei controlli Altro _____________________________________ ________________________________________________ Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione SI Fotografia Effetti dell’attività venatoria Modificazioni ambientali NO Efficacia dei controlli Altro _____________________________________ ________________________________________________ Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione SI Studio e ricerca Effetti dell’attività venatoria Modificazioni ambientali NO Efficacia dei controlli Altro _____________________________________ ________________________________________________ Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione Valorizzazione ambientale SI Effetti dell’attività venatoria Modificazioni ambientali NO Efficacia dei controlli Altro _____________________________________ ________________________________________________ Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione Mantenimento della biodiversità SI Effetti dell’attività venatoria NO Modificazioni ambientali Efficacia dei controlli Altro:___________________ Consistenza naturale Effetti della programmazione e gestione Altro (specificare) ____________________ ____________________ ____________________ SI Effetti dell’attività venatoria Modificazioni ambientali NO Efficacia dei controlli Altro _____________________________________ ________________________________________________ 3. Come giudica l’attuale organizzazione della gestione faunistico – venatoria, così come delineata dalla LR 30/99 ai fini di? Elemento a) Tutela della fauna Risposta Motivazione sintetica adeguato inadeguato b) Programmazione adeguato ai fini faunistici del territorio inadeguato c) Disciplina delle diverse forme di adeguato gestione venatoria inadeguato pubblica e privata d) Individuazione di enti e organismi di gestione faunistico – adeguato venatoria (riserve di caccia, aziende inadeguato venatorie, distretti venatori…) e) Attribuzione delle adeguato funzioni alla Regione ed alle Province inadeguato 4. Come giudica i seguenti elementi dell’attuale sistema di programmazione dell’attività venatoria? Elemento Risposta a) Indirizzi regionali di gestione adeguato fauinistico- inadeguato venatoria Motivazione sintetica b) Censimenti adeguato effettuati dalle Riserve di caccia inadeguato c) Piani di abbattimento adeguato predisposti dalle inadeguato Riserve di caccia d) Controllo effettuato dalla adeguato Regione sugli atti dei Distretti inadeguato venatori e) Supporto adeguato dell’ufficio studi faunistici inadeguato f) altro (specificare) adeguato ________________ inadeguato 5. Quali sono, a Suo parere, le ragioni per cui gli abbattimenti di fauna selvatica nelle Riserve di caccia talvolta eccedono o risultano ampiamente inferiori a quelli previsti dal piano di abbattimento? Sovrastime o sottostime dei censimenti Incapacità di chi effettua i prelievi Scelte di prudenza operate dalle riserve di caccia e aziende faunistico – venatorie Mancata dichiarazione degli abbattimenti effettuati Casualità Altro (specificare) 6. A suo giudizio quali sono gli effetti negativi associati alla mancata annotazione sui documenti di caccia degli abbattimenti di fauna selvatica? Nessuno Possibile destrutturazione delle popolazioni e decremento numerico delle stesse Impossibilità del controllo sugli abbattimenti effettuati Altro (specificare) 7. Sotto quali dei seguenti profili ritiene che l’attività di vigilanza venatoria deve essere migliorata? Nessuno Incremento del numero degli agenti Incremento del numero dei controlli Formazione degli addetti Efficace coordinamento degli addetti Altro (specificare) 8. Lei è cacciatore? SI (passi alla domanda 8.1) NO (passi alla domanda 9) 8.1 Quanti controlli della vigilanza venatoria ha subito negli ultimi 5 anni? Nessuno 1-3 3-5 più di 5 9. Qual è secondo la Sua opinione, all’interno della categoria cui Lei appartiene, il grado di conoscenza generalmente posseduto in relazione alle seguenti materie? Normativa in materia di tutela della fauna insufficiente sufficiente insufficiente buono buono Normativa in materia di esercizio venatorio sufficiente insufficiente buono Stato delle popolazioni di fauna selvatica sufficiente Entità delle sanzioni in materia venatoria insufficiente sufficiente buono Effetti della caccia sull’equilibrio delle specie insufficiente sufficiente buono 10. A Suo parere, l’attuale sistema sanzionatorio: E’ adeguato e non necessita di alcuna modifica E’ inadeguato perché richiede sanzioni più articolate in relazione alla fattispecie di illecito E’ inadeguato perché richiede sanzioni più severe per chi ripete comportamenti illeciti E’ inadeguato sotto il profilo dei tempi di irrogazione delle sanzioni, ma adeguato in merito alle sanzioni previste E’ inadeguato e la sua modifica deve fondarsi su sistemi diversi dall’inasprimento delle sanzioni Altro (specificare):___________________________________________________ 11. Ritiene utile differenziare le sanzioni pecuniarie conseguenti al piano di abbattimento? SI (passi alla domanda 11.1) NO (passi alla domanda 12) 11.1 Ordini i seguenti gruppi di specie secondo la severità della sanzione che dovrebbe essere prevista (1= sanzione più elevata). Numero d’ordine Specie ungulati tetraonidi altra fauna stanziale avifauna migratoria (eccetto la beccaccia / 2) avifauna acquatica fauna immessa a scopo venatorio Parte seconda: opzioni d’intervento formulate e valutazione degli effetti Le opzioni sinora elaborate dal Gruppo di Lavoro sono le seguenti Opzione A ““RIORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITÀ DI PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO” DESCRIZIONE DELL’OPZIONE L’opzione si fonda su un intervento organizzativo incidente sull’attività amministrativa. L’idea è che alle situazioni di criticità evidenziate dai dati relativi alla gestione faunistica si possa ovviare attraverso: • l’impostazione di un sistema di controlli sugli atti adottati dalle Riserve, in particolare sui piani di abbattimento, da parte dell’Amministrazione regionale con una chiara definizione, mediante un atto di indirizzo dell’organo politico regionale, dei criteri di conduzione dei controlli stessi ai fini della prevista approvazione e con l’istituzione di un nucleo, formato da funzionari regionali in possesso di professionalità tecniche ed economico-legali, avente compiti ispettivi; • l’intensificazione dell’attività di controllo e ispezione nelle sedi delle Riserve di caccia; • l’incremento dell’attività di vigilanza venatoria sul territorio, con particolare attenzione alla verifica della correttezza delle annotazioni effettuate sul tesserino regionale di caccia, e lo svolgimento di verifiche a campione sui tesserini regionali di caccia restituiti al termine della stagione venatoria; • l’organizzazione di corsi di formazione per il personale di vigilanza sul contenzioso amministrativo per incrementare l’efficacia dell’azione di controllo. Questa opzione mantiene una corrispondenza con l’impostazione data dal legislatore nella normativa vigente (L.R. 30/1999) in quanto si limita ad introdurre un sistema di controlli più definito e una migliore ricognizione delle annotazioni sul tesserino regionale caccia che consentono un’analisi approfondita e tempestiva della situazione reale e, conseguentemente, anche la celere individuazione delle possibili soluzioni. OPZIONE B “MODIFICA L.R. 30/1999” DESCRIZIONE DELL’OPZIONE L’opzione propone nuove direttrici di regolazione, ispirate anche al principio di sussidiarietà, con riferimento agli ambiti della programmazione della gestione faunistica, dei controlli, delle sanzioni e della vigilanza venatoria. L’idea è che sia opportuno ovviare agli squilibri già evidenziati attraverso: • conduzione dei censimenti e predisposizione delle proposte dei piani di abbattimento riferite alle specie di interesse venatorio sulla base delle indicazioni contenute nel piano regionale pluriennale di gestione faunistica o, in mancanza dello stesso, sulla base delle indicazioni fornite dall’Ufficio studi faunistici. Si chiarisce la valenza giuridica del piano di abbattimento ovvero si assoggettano le Riserve di caccia e le Aziende faunistico-venatorie a un particolare regime di controlli da parte dell’Amministrazione regionale. In alternativa, o in aggiunta, si prevede che qualora i dati consuntivi facciano emergere anomalie negli abbattimenti effettuati in una data stagione venatoria rispetto al piano di abbattimento approvato, vi sia la possibilità per l’Amministrazione regionale di adottare sistemi di compensazione dei piani di abbattimento delle annate venatorie successive. • introduzione di sistemi di controllo più incisivi sui capi abbattuti ed in generale sul rispetto della disciplina di settore (es., obbligo del contrassegno per la marcatura dei capi abbattuti, istituzione dei centri di raccolta degli stessi dove effettuare anche il monitoraggio sanitario, istituzione della figura dei guardiacaccia del Distretto venatorio). Si realizzano nel contempo iniziative di formazione e campagne informative al fine di sensibilizzare i cacciatori verso necessità di effettuare tali controlli, a tutela della salute, della fauna e del corretto esercizio dell’attività venatoria. • integrazione dell’attuale disciplina in tema di sanzioni amministrative. L’intervento si propone di definire in modo più dettagliato alcune fattispecie di illeciti amministrativi, prevedendo sanzioni che siano graduate in relazione gravità dell’illecito accertato. Tale intervento regolativo interviene in modo particolare sugli illeciti che denotano il tentativo, da parte del cacciatore, di eludere i sistemi di controllo prevedendo, ad esempio, l’utilizzo dell’inchiostro indelebile sul tesserino venatorio regionale di caccia e definendo sanzioni che abbiano un particolare effetto deterrente dei comportamenti scorretti o fortemente ambigui. • creazione di una banca dati per il monitoraggio degli illeciti in materia venatoria, al fine di agevolare e rendere più efficace l’attività di controllo, ad es. per quanto concerne la rilevazione delle ipotesi di reiterazione dei comportamenti illeciti. • • • decentramento di funzioni agli enti locali e, in particolare, di tutte le attività connesse al rilascio e gestione tesserino venatorio regionale; riconduzione del sistema di irrogazione delle sanzioni disciplinari all’ambito privatistico per ciò che attiene la violazione dei regolamenti annuali o pluriennali di gestione faunistica e fruizione venatoria adottati dalle Riserve di caccia. Si prevede che la vigilanza sul rispetto di tali norme a carattere interno delle associazioni sia affidata a organizzazioni rappresentative del mondo venatorio, istituite - ad es. su base distrettuale, con obbligo dei soci delle Riserve di caccia di sottoporsi al relativo potere disciplinare Si amplia la casistica delle sanzioni che intervengono direttamente sul possesso del tesserino venatorio regionale (es., ritiro del tesserino venatorio regionale quale sanzione accessoria da ricollegare alle sanzioni amministrative, sospensione per un tempo determinato, impossibilità di richiederne un nuovo rilascio, etc.) e si prevede una sanzione particolarmente afflittiva per coloro che, successivamente, vengano sorpresi a praticare l’attività venatoria senza essere in possesso di tale documento. potenziamento della vigilanza venatoria mediante l’aumento del personale addetto al fine di consentire una capillare distribuzione e presenza sul territorio interessato dall’attività venatoria. OPZIONE C “RAZIONALIZZAZIONE DELLA FRUIZIONE VENATORIA” DESCRIZIONE DELL’OPZIONE Questa opzione mira a ridurre la pressione venatoria sul territorio mediante la revisione del calendario venatorio in relazione a quello massimo indicato dall’art. 18 della legge 157/92. Attualmente l'attività venatoria è esercitata all'interno di periodi stabiliti dalla legge. Il calendario venatorio nazionale è compreso nel periodo massimo che va dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio. Tale periodo è considerato come nucleo minimo di salvaguardia della fauna. La legge regionale, invece, ammette la caccia di selezione agli ungulati già a partire dal 15 maggio. Tale arco temporale risulta pertanto particolarmente ampio in relazione a quanto previsto dalla legge nazionale. Un tanto, unito al fatto che la normativa regionale sulla caccia di selezione consente di effettuare 5 giornate di caccia a settimana (a fronte delle tre previste dalla normativa nazionale), comporta un potenziale aumento della pressione venatoria superiore del 100% annua rispetto alla situazione nazionale. Peraltro, un calendario venatorio così strutturato non tiene conto delle esigenze di salvaguardia di certe specie faunistiche in delicate fasi del ciclo biologico (periodo del bramito per il cervo, periodo riproduttivo del capriolo), costituendo un potenziale fattore di disturbo nello sviluppo di queste popolazioni animali. L’opzione esposta si configura come una "via" indiretta al raggiungimento dell'obiettivo generale del miglioramento della gestione faunistica e del controllo dell'attività venatoria, nel senso che persegue tale obiettivo agendo sull'impatto potenziale dell'attività venatoria sulle specie cacciabili. Di conseguenza la diminuzione della pressione venatoria consente di aumentare e migliorare la qualità dei controlli sull’attività venatoria, aumentandone l’effetto deterrente e consentendo una potenziale diminuzione degli illeciti. 1. Quale fra le opzioni di intervento sopra riportate ritiene preferibile? Motivazione della scelta Opzione A Opzione B Opzione C 2. Nel caso non condividesse in tutto o in parte le opzioni A, B o C potrebbe indicare quelle che, secondo la Sua opinione, sono le principali variazioni da apportare (secondo un ordine decrescente di importanza: n. 1= la più importante)? 3. Come giudica gli effetti positivi delle opzioni proposte sulle categorie indicate nella seguente tabella? Assegni a ciascuna delle tre opzioni un punteggio da 1 a 3 per ogni effetto che si attende1. In corrispondenza degli effetti per i quali ritiene che un’opzione non produca alcun risultato non assegni alcun punteggio. E’ possibile assegnare anche lo stesso punteggio a più opzioni per lo stesso effetto. Effetti Opzione A Opzione B Opzione C Effetti positivi per gli utenti Aumento della contattabilità degli esemplari di fauna sul territorio Aumento nel breve/lungo periodo della quantità di fauna fruibile per il prelievo venatorio Effetti positivi per l’ambiente Mantenimento o incremento della consistenza delle popolazioni di fauna selvatica Azione di tutela più incisiva Effetti positivi per la collettività Maggior fruibilità della fauna selvatica Diminuzione della illegalità Effetti positivi per la Pubblica Amministrazione Agevolazione delle procedure di controllo dell’attività faunistico-venatoria Facilitazione delle operazioni di irrogazione delle sanzioni Incremento dell’efficacia dell’azione di prevenzione degli illeciti Incremento della qualità della gestione faunistica 1 Ad esempio, se ritiene che l’effetto positivo sia massimo nell’opzione A e minimo nell’opzione B, assegni il punteggio 3 nella casella corrispondente all’opzione A ed il punteggio 1 in quella dell’opzione B. Maggior incisività sulla formazione, informazione e divulgazione all’utenza delle conoscenze acquisite Riduzione dei costi relativi all’irrogazione delle sanzioni Altro (specificare): 4. Ravvisa degli effetti negativi per le stesse categorie di soggetti di cui alla domanda precedente? Se si, quali? Effetti Soggetti Opzione A Effetti negativi per la Pubblica Amministrazione Effetti negativi per gli utenti Effetti negativi per l’ambiente Effetti negativi per la collettività Opzione B Opzione C