ECONOMIA DI SOLIDARIETà
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ECONOMIA DI SOLIDARIETà
economia di solidarietà PARTECIPARE COME ONG AI PROCESSI DI SVILUPPO giugno 2008 progetto Mentre vanno a conclusione due importanti iniziative si apre la fase del consolidamento e continuità Carissimi Sostenitori, partecipare a una discussione generale su benefici e danni legati all’utilizzo massiccio di biocarburante derivati della canna da zucchero, canola, soia o grano, è per noi di vitale importanza. Per noi – Organismo di cooperazione – che nel Paese lavoriamo sui temi dei diritti umani con il progetto Vittime senza voce ad Ayacucho o sul tema dell’Economia di solidarietà, entrambi progetti che si propongono di offrire appunto delle alternative alla popolazione più svantaggiata. Dal 15 al 18 maggio scorso, il Perù ospitava la Quinta riunione ALC-Unione Europea in cui venivano affrontati temi prioritari quali il cambiamento climatico e la povertà, mentre in contemporanea si teneva infatti la Riunione Sociale dei Popoli (l’Anticumbre) dove erano le organizzazioni civili latinoamericane ad affrontare i temi cruciali che colpiranno il benessere delle persone e l’ecosistema. Per quanto riguarda la nostra linea di cooperazione nel Paese, l’obiettivo prioritario per noi è dare continuità e consolidare alcuni di questi temi che sono anche processi di sviluppo, estendendo ad esempio il progetto Vittime senza Voce all’intero dipartimento di Ayacucho, o rafforzando il tema di economia solidale a livello oragnizzativo e politico per affrontare il problema della disarticolazione e debolezza istituzionale dei produttori di piccola scala a livello urbano, delle comunità contadine e dei produttori rurali che sono chiaramente inseriti in spazi organizzativi d’incidenza. Entro poche settimane si concluderà il Progetto Vittime senza voce e, con ottimi risultati, è già stato portato a termine il progetto con la Difensoria del Pueblo in tema di difesa dei diritti umani e rafforzamento istituzionale nel dipartimento di San Martin. Cosicché oggi riteniamo che esistano tutte le condizioni perché le iniziative promosse dal Progetto trovino occasioni di continuità anche nelle metodologie sviluppate con l’esperienza. Particolarmente importanti si sono rivelati la giurisdizione speciale avviata con le ronde contadine, il dialogo interculturale e la formazione di leader indigeni, il tema del narcotraffico e la risoluzione dei conflitti sociali. In pratica si è potuto applicare nel quotidiano la magistratura della persuasione. Una volta sperimentata e convalidata, è diventata già futuro. A difesa dei diritti fondamentali dei peruviani. Silvia Ayon responsabile ProgettoMondo Mlal Programmi Area Andina Dalla periferia di Lima alla sierra centrale di Junin, ecco i 6 gruppi di iniziativa di economia solidale partner del Progetto RIUNIRE TUTTI I PICCOLI PRODUTTORI DEL PERÙ A 6 ore da Cusco, nella località di Livincaya, a 3900 metri di altezza, esiste una piccola associazione di donne tessitrici. Parlano solo quechua, hanno storie di abbandoni e soprusi familiari, spesso sono le uniche a provvedere una entrata economica per la famiglie. Vestiti tipici e pelle bruciata dal sole, arrivano alle riunioni alla spicciolata, qualcuna deve camminare circa due ore per arrivare al punto di incontro, e cammina l ' a t t i v i t à Una bottega per arte e cultura Dal 19 dicembre, Tarapoto, città della Regione San Martin nella selva peruviana, ha il suo luogo di incontro per giovani, artisti, produttori, cantanti, musicisti, scrittori e per tutti coloro che sono interessati alla cultura, ai prodotti e alle tradizioni locali e regionali. A Tarapoto infatti il risultato del Progetto che prevede l’apertura di un negozio solidale, è stato interpretato e concretizzato in maniera completa e integrale. Con il gruppo locale si è studiato un vero e proprio punto di incontro, più che un negozio, che promuovesse i prodotti in quanto parte di una cultura amazzonica che comprende artigianato e prodotti naturali ma anche pittura, musica, letteratura. E così, affrontando con entusiasmo anche i rischi che una operazione del genere comporta, si è voluto scommettere su uno spazio grande che comprendesse un negozio dedicato all’artigianato, un negozio con prodotti alimentari e naturali, rigorosamente biologici, e un ristorante-café che offre prodotti e piatti tipici che si possono gustare ascoltando cd di musica tipica o leggendo libri di scrittori della regione ma anche, nel fine settimana, ascoltando musica dal vivo, assistendo a manifestazioni teatrali e spettacoli culturali che artisti locali e giovani universitari mettono in scena felici di avere finalmente uno spazio di espressione culturale. Tutto questo in un ambiente dipinto con motivi tipici da artisti locali che hanno a disposizione diversi spazi per esibire e vendere le loro opere d’arte. E la scommessa, per quanto alta, ha trovato riscontro nella popolazione cittadina. Sono in crescita costante infatti non solo le vendite dei prodotti, ma la presenza di turisti nazionali, internazionali, autorità pubbliche e normali cittadini che vedono in Chobawasi uno spazio di espressione, aggregazione e socializzazione, oltre che un vero e proprio spazio di recupero della cultura locale. Un risultato che continua a dare soddisfazioni e conferme del fatto che l’economia di solidarietà debba comprendere tutti gli aspetti di una comunità, andando oltre alla semplice commercializzazione di prodotti “tradizionali”. Chiara Bebber tessendo, per non perdere tempo. L’ultima ad arrivare é la persona che ha fissato ora e appuntamento per la nostra riunione: ha dovuto camminare circa tre ore per raggiungere l’unico posto dove si riceve il segnale telefonico, chiamarci per confermare l’incontro e poi ridiscendere a valle. Si associano per avere una speranza in piú, per condividere le spese dei materiali e i guadagni derivanti dalle vendite dei chullos, berretti tipici peruviani, in lana di alpaca o di ovino. Si insegnano a vicenda l’arte del tessere per raggiungere una buona qualità del prodotto. Risparmiano come gruppo per appoggiare chi, a causa di una malattia o di un problema in famiglia, non riesce a lavorare al ritmo normale. Non chiedono né soldi né compratori intermediari. Vorrebbero una possibilità per gestire autonomamente il proprio ruolo di artigiane imprenditrici, migliorando la qualità del prodotto, le abilità nel presentarlo, la capacità di venderlo a un prezzo che valorizzi materiale e abilità della manodopera. Più a sud del Paese e ad una altura ancora maggiore si trova il Gies di Melgar, tra i soci compare una associazione di fornitori di latte, 70 soci, una piccola stanza dove producono formaggi freschi e regole ben precise di organizzazione. L’associazione è aperta a tutti i comuneros, ovvero gli appartenenti alla comunità di Macarí, ognuno fornisce le quote di latte che può a seconda dell’allevamento che possiede, si dividono i proventi, si condividono le decisioni, sono state approvate “norme di solidarietà” ben precise: appoggio comunitario in caso di malattia o degenza all’ospedale, ripartizione dei guadagni sotto forma di “regali” per gli associati indipendentemente dal contributo latteo che possono offrire, contributo per le spese scolastiche dei figli degli associati. A migliaia di chilometri più a nord, nella selva amazzonica, cambia totalmente il clima, caldo e umido, l’accento, i tratti fisiognomici. Non cambia la dimensione associativa e la speranza di una economia alternativa possibile. Rosa è rimasta “madre soltera”, un modo diverso per dire che è stata abbandonata dal marito con tre figli piccoli e tutte le difficoltà logistiche, personali i l s e n s o Economia di solidarietà Una terza via possibile ed economiche che questa situazione comporta. Si è reinventata come apicultrice, imprenditrice di se stessa, artigiana. Ma soli non è possibile. E così si è unita al gruppo di artigiani di Tarapoto. Si sono organizzati dalla produzione alla vendita, arrivando ad avere, con molti sacrifici, il proprio negozio dove esporre i prodotti. “Ora l’importante”, dice, “è poter permettere ad altre donne di trovare una via di uscita dalle situazioni difficili che vivono, far capire loro che è possibile, dar loro fiducia, autostima prima ancora che insegnare tecnicamente come tessere, disegnare, coltivare, produrre. Insegnare ad altre quello che so non è far crescere la concorrenza ma aiutare tutta la comunità perché tutta la comunità ne possa trarre benefici". Sempre sotto il sole, più secco e ventilato, vicino all’oceano, nella città di Chiclayo, si trova il gruppo GIES più antico, con il maggior numero di anni di esistenza e di esperienza. Per loro l’economia solidaria non è un concetto astratto né tanto meno una moda passeggera. Vivono in una città grande, sulla panamericana, strada di unione, commercio, trasporti. Vivono un boom economico che sta portando grandi capitali nella zona. Lo vivono ai margini, vedendo la difficoltà dei loro associati a resistere alle grandi marche che possono permettersi promozioni senza lasciar spazio a nessun tipo di concorrenza leale. Cercano forme alternative per i propri associati, fanno collette per permettere a una persona di seguire corsi di perfezionamento, perché poi la stessa persona possa replicarli gratuitamente e soprattutto credono nella diffusione dell’idea di una economia diversa, di una creazione di una cultura solidaria e comunitaria che sostituisca la cultura individualistica ed egoista. Prima di presentarsi come artigiani, produttori, tessitrici, apicultrici, le persone di questo gruppo si presentano come promotori, di una idea, di un sistema, di una cultura che, credono e crediamo, possa portare uno sviluppo più giusto, più equo, più umano. E così, dalle periferie più difficili della metropoli che è Lima, alla sierra centrale di Junin il progetto che stiamo In Perù l’economia sta crescendo a ritmi sostenuti, o almeno così sembrano indicare le cifre e le percentuali. Anche se purtroppo, come in molte altre parti del mondo, questo significa in realtà che sempre più cresce il divario tra classe ricca e classe povera, alimentando le casse di grandi produttori, grandi industrie, spesso straniere, che hanno potenza e dimensioni tali per dominare il mercato e costringere così i piccoli produttori in una morsa, tra la scelta di abbandonare l’attività e quella di sottostare alle leggi, ai prezzi, alle minacce dei grandi. In questo contesto si lavora per cercare una terza via, un’economia solidale che a partire dal nucleo di base della società -ovvero la famiglia- alimenti le comunità e i villaggi, i più isolati, i più emarginati dalle classiche vie commerciali in un’ottica di sostegno solidale di valorizzazione delle materie prime e della manodopera, di rispetto dei diritti, tanto del produttore quanto del consumatore. Su questo sono impegnati i Gruppi di Iniziativa di Economia Solidale, i cosiddetti Gies, su tutto il territorio nazionale. Alcuni hanno alle spalle anni di esperienza, altri sono appena nati. Tutti seguono il medesimo processo. Si tratta di gruppi di piccoli produttori e di artigiani che si uniscono nella necessità di creare un sistema economico che non solo permetta alle loro famiglie di vivere, ma permetta una vera crescita locale e comunitaria in una ottica di appoggio e inclusione di coloro che vivono una situazione di maggior difficoltà. Chiara Bebber portando avanti con i gruppi di economia solidaria cerca di dar loro quello che sentono mancante: corsi di formazione per microimprese, di gestione, di presentazione e vendita del prodotto, opportunità di commercializzazione dei prodotti equi, tecniche di miglioramento della qualità, possibilità di diffondere l’idea dell’economia solidaria per aumentare il numero di associati, la loro qualità di vita e di lavoro e soprattutto alimentare la speranza che tutto questo non sia solo una moda passeggera, ma una alternativa concreta di vita e di sviluppo. Chiara Bebber capoprogetto Economia di Solidarietà primo piano L’esperienza avviata dal Gruppo di Economia Solidale di Chiclayo Il MODELLO DELLA CASITA B R E V I Il Gruppo di Iniziativa di Economia Solidale di Chiclayo (Gies Chiclayo) è un’associazione civile che raggruppa produttori e artigiani della regione di Lambayeque sulla costa settentrionale del Perù. Il Gruppo si è costituito otto anni fa grazie all’impulso di alcune organizzazioni sociali e ai produttori stessi che, riunitisi in un incontro sull’ Economia Solidale, avevano convenuto sulle comuni difficoltà di fronte a una crescita economica della città che, sempre di più, andava a beneficio esclusivo di grandi gruppi stranieri soffocando dunque piccoli commercianti, produttori e artigiani. In risposta a questa difficoltà, il gruppo ha fondato nel 2002 il primo negozio di commercio equo, “La Casita de Economia Solidaria”, coinvolgendo ben 80 produttori che avevano identificato nella proposta di economia solidale una strategia di sviluppo locale e regionale in accordo con istituzioni pubbliche e con organizzazioni non governative. Una proposta di riscatto della cultura sociale, della microproduttività e del rispetto ambientale, è alla base di tutte le azioni di sostegno, formazione e aggregazione del Gruppo di Chiclayo che attualmente rappresenta un esempio anche per le altre regioni della nazione per la capacità di intervenire integralmente dal punto di vista economico, sociale e politico. Nella convinzione che uno sviluppo economico e sociale giusto, che rispetti cioè le unità familiari e produttive, che ridistribuisca equamente i profitti e che sia sostenibile a livello sociale, economico e ambientale possa nascere solo grazie all’unione di produttori e di gruppi regionali che si mettano in rete per diffondere il movimento di economia solidale, il Gies Chiclayo, si è fatto promotore dell’idea in differenti regioni del Perù, contribuendo attivamente a creare altri gruppi di iniziativa di economia solidale, quali il Gies San Martin, il Gies Piura, il Gies Bellavista e altri gruppi che operano in differenti zone delle regioni settentrionali del Perù. Grazie al progetto “Economia di solidarietà” è stato quindi possibile per il gruppo di Chiclayo dare maggiore forza alle attività, e specialmente incrementare le occasioni di formazione economica, produttiva e organizzativa dei diversi gruppi, supportando anche i gruppi più distanti che, a causa delle difficoltà economiche e ambientali negli spostamenti, spesso non potevano beneficiare delle opportunità formative e di aggregazione. Allo stesso modo il Progetto permette di incrementare l’attività di commercializzazione dei prodotti anche al di fuori del negozio di commercio equo, organizzando fiere, eventi e incontri dislocati nel territorio, permettendo cioè al gruppo stesso di aprire nuovi rapporti con istituzioni pubbliche e private che, sempre più, si stanno interessando a una economia più giusta, più equa, più umana. Chiara Bebber • UNA NUOVA RETE ITALIA-PERÙ. La cooperativa Orso di Torino, rappresentata dal suo presidente Marco Canta (progetti di inclusione lavorativa e sociale), il Consorzio di Iniziativa sociale di Alba con il suo rappresentante Gianmassimo Buerich, entrambe realtà del cooperativismo sociale, accompagnati da Elena Bottasso per la Provincia di Cuneo e la responsabile Territori ProgettoMondo Mlal, sono stati in visita ai nostri progetti di economia solidale in Perù, a Tarapoto nella regione di San Martin e a Lima, per portare la propria esperienza su modelli organizzativi e conoscere da vicino il modello peruviano di economia sociale, così da scambiare idee rispetto a come affrontare le prossime sfide, comuni ai due Paesi, che chiedono di coniugare i valori della solidarietà con il rigore della gestione. Al rientro in Italia, è stato promosso un seminario di studi ad Alba per restituire quanto appreso in Perù e per studiare insieme possibili nuove collaborazioni. Il tutto grazie anche alla preziosa partecipazione della Provincia di Cuneo e della Regione Piemonte che hanno finanziato e sostenuto alcune delle iniziative previste nell’ambito del Progetto, in particolare l’iniziativa progettuale “Diritti Umani ed Economia solidale in Perù”. viale Palladio 16, 37138 Verona, tel. 045 8102105, e-mail: [email protected], www.progettomondomlal.org Versamenti (intestati a ProgettoMondo Mlal): - c/c postale 12808374 - c/c bancario, Banca Popolare Etica (IBAN IT93B0501812101000000513270), Causale «progetto economia di solidarietà»