[g-bri - 19] giorno/giornale/bri/14 11/04/10

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[g-bri - 19] giorno/giornale/bri/14 11/04/10
IL PERSONAGGIO
DOMENICA 11 APRILE 2010 IL GIORNO
.
GIOVANNA FORLANELLI
19
IL GRUPPO FARMACEUTICO
LA CASA EDITRICE
LAUREATA IN MEDICINA
CURA LA COMUNICAZIONE
DELLA ROTTAPHARM MADAUS
DAL 2005 LA JOHAN & LEVI
HA PRODOTTO 30 TITOLI
NEL SETTORE DELLE ARTI VISIVE
Dal medico col pallino dell’arte
la ricetta per coccolare l’anima
della città di Teodolinda
SCATTI
D’AUTORE
Giovanna
Forlanelli
in una foto
di Dominique
Laugé
Sotto, «Lo
Scrittore»
Dai vertici dell’azienda a motore di mostre e donazioni
TAPPEZZERIA D’AUTORE, opere d’arte
contemporanea, una biblioteca e persino una
casa editrice, la Johan & Levi, attiva dal 2005
nell’ambito delle arti visive. Non siamo in un
centro culturale, ma in una grande ditta
farmaceutica. Qui, alla Rottapharm Madaus,
un colosso da 600 milioni di euro l’anno di
fatturato a due passi dal cantiere di viale
Lombardia, Giovanna Forlanelli, laurea in
Medicina e un curriculum che include anche
un periodo di lavoro all’ospedale di Monza, ha
portato un farmaco molto particolare: l’amore
per l’arte, che ha trasformato l’azienda in uno
dei principali sponsor delle iniziative culturali
più significative in città e fuori.
L’ultima fatica è un percorso per bambini alla
Triennale di Milano, con un libro («Frisello al
Triennale Design Museum. Il mistero della
pallina perduta»), stampato in 10mila copie,
che aiuta i più piccoli a girare grazie a un
sottile filo rosso che lega 16 oggetti esposti. A
Monza Giovanna Forlanelli da anni
promuove nelle principali mostre - da Haring
agli Anni ’80, dai Ritratti al Paesaggio laboratori e percorsi dedicati ai bambini
sponsorizzate dal marchio Babygella. Tutto è
partito al Museo Archeologico di Napoli, nel
2004, con la creazione di un percorso per parole
e immagini che descrivono una trentina di
reperti. Poi la convenzione col Poldi Pezzoli,
con la creazione di audioguide per bambini e
due percorsi (elementari e medie) in italiano e
in inglese: in un anno le visite sono aumentate
del 20%. Infine le iniziative più importanti su
Monza, con l’anteprima della Pozzanghera
all’Arengario, un’installazione di arte
contemporanea realizzata in
collaborazione con il Comune e
Studio Azzurro: la prima mostra
multimediale per bambini è
approdata al Festival della
scienza di Bergamo prima di
essere richiesta dal Giappone. Poi il
dono al Comune e al Parco
dell’installazione «Lo Scrittore». Infine
il convegno Fuoriserrone che nei giorni
del Forum dell’Unesco in Villa Reale ha
portato intellettuali e mondo politico ed
economico a discutere di cultura e impresa. Un
cammino che riparte proprio da qui.
— MONZA —
ALLE 8.30 del mattino è già in
azienda, dove rimane per dodici ore. Non potrebbe essere altrimenti: Giovanna Forlanelli,
moglie di Lucio Rovati, direttore scientifico di Rottapharm e
docente universitario, dopo essersi inventata il settore comunicazione dell’azienda, ha persino creato una casa editrice. Qui
i libri d’arte convivono con il
moderno laboratorio di biologia molecolare, un piccolo distaccamento dell’Università Bicocca dove gli studenti fanno
gli stage.
Da vent’anni è impegnata
nell’azienda di famiglia. Fra
queste mura ha portato la casa
editrice fondata nel 2005, la
Johan & Levi, attiva nell’ambito delle arti visive. Giovanna
Forlanelli è un vulcano che in
cinque anni ha prodotto 30 titoli, molti dei quali venduti negli
stati Uniti, dedicati ai mercati
emergenti e alle nuove tendenze in arte, ai giovani artisti ma
ai grandi maestri con le loro biografie. E poi c’è l’impegno più
«militante»: al tavolo della cultura dell’Expo e nel comitato
mostre del Comune di Monza.
A Monza le imprese che fanno mecenatismo in campo
culturale sono pochissime.
Come mai?
«Il mecenatismo a Monza esiste
soprattutto nel sociale. I brianzoli sostengono le chiese, gli hospice, le associazioni, il volontariato. E poi a Monza non c’è un
museo. C’è quello di Lissone,
ma nessuno viene qui da Mila-
LA CURA
manenza in un luogo per tempi
lunghi».
di MONICA GUZZI
Ma com’è nato il legame
fra l’azienda e l’arte?
«Le nostre filiali all’estero hanno sempre promosso attività
culturali. Mancava l’Italia e abbiamo cominciato a farlo quando abbiamo acquisito i brand
più pubblici, come Saugella e
Babygella. Tutte le volte che andavo in giro per musei notavo
che mancavano percorsi con informazioni per bambini. Così
abbiamo pensato di sviluppare
percorsi per le famiglie. L’idea:
andare tutti al museo così come
si va al centro commerciale».
Perché il mecenatismo culturale?
no. Infine, le grosse multinazionali in città sono pochissime.
La prima responsabilità sociale
in Brianza per le imprese è mantenere i posti di lavoro, non investire in ambito culturale».
Ma voi state cercando di dimostrare il contrario.
«La Brianza è una terra di collezionisti. C’è sensibilità a livello
personale, ma nessuno vede ancora la cultura come motore di
sviluppo. Probabilmente il convegno che abbiamo promosso
all’Arengario nell’ambito del
Forum Unesco ha smosso qualcosa. Il problema però è che
non abbiamo le sedi. La Villa
Reale deve crescere, manca ancora la rete delle ville e il Serrone è decentrato. Servono collegamenti. E poi c’è il Parco, un
polmone d’attrazione pazzesco
da valorizzare».
In che modo?
«Il volano che abbiamo per la
Villa e il Parco è l’Expo, che è
una bella occasione. Milano
non ha un parco così grande e
attrezzato. Il Parco può essere
usato per le visite delle scolaresche dell’Expo, può ospitare
sculture e grandi installazioni».
Come lo Scrittore, che avete
donato al Comune. All’inizio il «cadregone» nel Parco ha fatto scalpore...
«L’installazione di Giancarlo
Neri ormai è diventato un simbolo. A Londra tutti gli abitanti del parco che l’ospitava si sono ribellati all’idea di spostarla.
Ora dovremo restaurarla, perché non era prevista la sua per-
••
«Credo che la cultura sia uno
dei motori principali di sviluppo della società. E l’esempio fa
strada. Abbiamo istituito il Premio Rottapharm alla Biennale
giovani: scegliamo un’opera e
la regaliamo alla città. La Camera di Commercio l’anno scorso
ha voluto un premio analogo. È
un lavoro lungo ma si crea un
volano. Quest’anno poi abbiamo fatto la cena aziendale di Natale al Serrone. Con 220 dipendenti, abbiamo avuto 250 persone che hanno partecipato alla visita guidata alla mostra degli
Anni 80 e ricevuto in dono il
suo catalogo. Abbiamo anche
comprato una serata a teatro e
l’abbiamo regalata ai dipendenti. Tutte le aziende chiedono visibilità, ma devono capire anche che le istituzioni non hanno i mezzi per sostenere tutte
queste iniziative. Non si può
sempre chiedere senza dare».
Il mecenatismo a Monza
finora ha puntato
soprattutto sul sociale
Nessuno vede ancora
la cultura come uno
dei motori principali
di sviluppo della società
Quest’anno abbiamo fatto
la cena aziendale di Natale
al Serrone della Villa Reale
C’erano 250 persone
che hanno visitato
la mostra
e ricevuto il catalogo
Tutte le aziende
chiedono visibilità
ma devono capire anche
che le istituzioni
non hanno i mezzi
per sostenere
tutte le iniziative
Giovanna Forlanelli
11 aprile 2010