almanacco - Crakeras

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almanacco - Crakeras
RAKERAS
Associazione Culturale fondata nel 2007
ALMANACCO
PRIMA PARTE
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A NNO 2 0 0 7
RAKERAS
I
l 13 ottobre, presso il Centro SerServizi Culturali UNLA di Oristano,
Crakeras inizia le proprie attività culturali con la presentazione del film
“La fontana di Morù”
di
Gianluca Sulis
Sinossi
Un anno di vita in un piccolo paese visto con gli occhi di una bambina orfana, Laura. La scoperta di una casa singolare in cui vivono i matti, matti a causa di una fontana che fa diventare matti. La speranza di alcuni bambini di poter diventare
matti. Il prete del villaggio alcolizzato, Don Bainzu, la chiesa sempre deserta. Un simpatico ubriacone, Fileferru, profondamente legato al suo pupazzetto, Billy.
Una storia parallela, in cui il Re e Rospo fanno strani discorsi, un Regno in crisi, il Re stanco e disilluso…
Durante l'inverno i matti del villaggio vengono portati a “svernare” in un posto caldo, Laura ne sente la mancanza e fa un
sogno in cui i matti arrivano in paese sopra un carretto, stranamente tra loro c'è anche Don Bainzu…
La comparsa di dieci strane vedove vestite di nero, le Accabbaddore …
Dopo un anno tante cose saranno cambiate e forse diventare matti non sarà poi così bello come sembrava.
Director's Note
L'idea base era quella di parlare di una Sardegna diversa da quella solita, una Sardegna che cercasse di coniugare
tradizione e modernità, una Sardegna e un mondo visto con gli occhi di una bambina di dieci anni. La parola d'ordine era
"Grande semplicità", sia nel linguaggio sia nelle tematiche, ma questo, a ben vedere, è vero solo in parte, anche perché la
componente simbolica è molto forte. Questa chiave simbolica si trova soprattutto in due personaggi, il Re e Rospo, che parlano di un regno che molto somiglia alla nostra Sardegna. Ma la
scommessa era parlare della nostra terra cercando di trovare punti
di contatto con altre terre sparse per il mondo, la mancanza di
lavoro, la ricerca di un'identità comune... Il Re dovrebbe essere
guida e invece è stanco e disilluso...
Già da queste poche parole si capisce che gli argomenti toccati
sono molteplici e quindi il lavoro può risultare pretenzioso nel voler
trattare troppe tematiche - non essendo certo possibile "risolverle"
tutte.
La fontana di cui si parla esiste realmente, si trova a Tonara e si
dice che chi beva la sua acqua diventi pazzo. La pazzia è un'altra
delle tematiche presenti. I bambini sono affascinati dai matti e dalla speranza di poter diventare anch'essi pazzi, ma scopriranno
presto che essere matti non è poi così bello come sembrava...
Gianluca Sulis
director: Gianluca Sulis
original idea and screenplay:
Gianluca Sulis
cinematographer: Andrea Treccani
editor: Gianluca Sulis
set designer: Rosanna Pili
costume designer: Francesco Cau
sound: Corrado Aledda
casting director: Simone La Croce
assistant director: Vincenzo Rodi
organization: Simone Murru
produced by: Gianluca Sulis
ATTORI
Laura: Valentina Sau
Il Re: Tino Petilli
Don Bainzu: Peppe Mura
Filiferru: Modesto Zucca
Rospo: Sergio Succu
Lorenzo: Gianmarco Trogu
Muschittu: Massimo Sau
Tzia Giuanna: “Zicca” Pala
Margiane: Matteo La Croce
Tonteddu: Gianluca Sulis
Maccalimpia: Tina Garau
La maestra: Valeria Ciabattoni
Il nonno: Peppe Porru
Filippo: Stefano Nicoletta
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l 27 ottobre, presso la sede
dell’associazione Crakeras
Michela Murgia
ha presentato il suo libro
“Il mondo deve sapere”
Non è un libro di denuncia.
Non è un libro di sinistra.
Non è un libro di protesta sul precariato.
Non è una sit com sui call center.
Non è un libro per dare addosso alla Kirby.
Non era neanche un libro, in origine. Era il mio blog tematico sul lavoro che facevo. Certo se un blog può diventare un libro, può darsi anche che il libro - che non era nessuna di quelle cose elencate - possa poi diventarle tutte. Affidare un testo
al lettore è dargli insindacabile diritto di interpretarlo come gli pare e piace.
Per me il Mondo deve sapere è sempre stato una lettera a Silvia, scritta come gliela avrei raccontata se l'avessi avuta davanti, su quali siano i frutti di un certo modo di pensare la persona, al lavoro o altrove.
Alimentare l'equivoco che si tratti di un libro "di sinistra" serve solo ad illudere il 50% degli italiani sul fatto che i libri che
parlano di lavoro precario riguardino l'altro 50% della gente. C'è la denuncia? No, le denunce si fanno ai magistrati con
nomi e cognomi, non alle amiche o agli editori. C'è invece il racconto di un mondo che si critica da solo semplicemente
esistendo. Se raccontarlo ne mette in luce le assurdità, allora il mio libro è una critica.
Se poi c'è la risata, è perchè io amo ridere mentre penso. Pensare a muso duro genera brutte idee, brutte azioni e probabilmente anche brutti libri.
Scegliere di pubblicarlo è stata una delle cose più difficili che ho dovuto decidere, perché scrivere di lavoro dove lavoro
non ce n'è è come scrivere di qualunque altra cosa. E' una scelta che si paga, tanto più cara quanto più sei vicino alla realtà che racconti. Raccontare quello che ho vissuto in modo sferzante, brutale perché reale, ha messo in gioco una serie di
dinamiche che non ha portato all'aumento del numero dei miei amici. Meno male che quelli che avevo mi sono rimasti.
I miei hanno certamente compreso questa tensione quando mi hanno offerto la scelta di pubblicare anonima, ma io non ho
accettato, perché non voglio vergognarmi di raccontare quello che tanti altri non si vergognano di fare. La vera vergogna è
che non ci sia abbastanza gente a raccontarla, questa storia silenziosa. Il popolo che parla al telefono per mestiere, fuori
dai call center non ha voce alcuna.
Michela Murgia
Il mondo deve sapere - edizioni ISBN Milano
Michela Murgia è nata a Cabras il 3 giugno 1972.
Di formazione cattolica, ha seguito studi teologi ed è
stata per diversi anni insegnante di religione presso
varie scuole medie superiori; è stata inoltre educatrice ed animatrice nell'Azione Cattolica, ricoprendo il
ruolo di Referente Regionale del settore Giovani per
svariati anni. Ha ideato uno spettacolo teatrale rappresentato nella piana di Loreto al termine del pellegrinaggio nazionale dell'A.C. del settembre2004, a
cui ha assistito anche Papa Giovanni Paolo II.
Fra le varie esperienze lavorative precedenti all'attività di scrittrice, Michela Murgia ha lavorato come
venditrice di multiproprietà, come operatore fiscale,
come dirigente amministrativo in una centrale termoelettrica e come portiere di notte. Attualmente collabora con diverse testate giornalistiche e case editrici.
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l 17 novembre, presso la sede
dell’associazione Gianfranco Pirodda
ci ha introdotto nell’affascinante mondo dei
«T e m p l a r i »
Un interessante viaggio culturale dentro le mura di Oristano e nei dintorni
che il giorno successivo abbiamo realmente effettuato in sua compagnia.
Quello dei "Pauperes commilitones Christi templique Salomonis" (Poveri Compagni d'armi di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio noti come Cavalieri templari o semplicemente Templari, fu uno dei primi e più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani e medievali.
L'origine di quest'ordine risale agli anni 1118-1120, successivi alla prima crociata
(1096), quando la maggior parte dei cavalieri era tornata in Europa e le esigue milizie cristiane rimaste erano arroccate nei pochi centri abitati. Le strade della Terrasanta erano quindi infestate da predoni e Ugo di Payns, originario dell'omonima
cittadina francese della Champagne, insieme al suo compagno d'armi Goffredo di
Saint-Omer e ad alcuni altri cavalieri, fondarono il nucleo originario dei templari,
dandosi il compito di assicurare l'incolumità dei numerosi pellegrini europei che visitavano Gerusalemme dopo
la sua conquista. L'ordine venne ufficializzato il 29 marzo 1139 dalla bolla Omne Datum Optimum di Innocenzo
II e definitivamente dissolto tra il 1312 e il 1314 dopo un drammatico processo.
“Nei primi decenni del ´300, in seguito allo scioglimento dell´Ordine del Tempio, i beni dei
Templari vennero trasferiti ad altri ordini ecclesiastici, e incominciò l´opera di cancellazione della loro eredità spirituale, culturale ed economica.
Anche la Sardegna, dove nonostante le controversie è comunque accertata la presenza
templare, non fu immune da tali comportamenti.
Anzi, per certi versi, la ´ripulitura´ è stata più intensa che altrove”.
GIANFRANCO PIRODDA, appassionato studioso di templarismo ed
esoterismo, è nato a Cagliari nel 1939.
Si è laureato in Scienze Naturali all’Università di Cagliari e per trent’anni ha lavorato presso il
Credito Industriale Sardo.
Nel 1983, con Sergio Puddu, pubblica il suo primo lavoro scientifico tuttora richiesto dagli specialisti: “Catalogo sistematico ragionato della fauna cavernicola della Sardegna” nei Rendiconti della
Facoltà di Scienze dell’Università di Cagliari.
Per decenni ha girato in lungo e in largo la Sardegna alla ricerca della presenza dei Templari
nell’Isola, creando un archivio unico nel suo genere. Ha al suo attivo molteplici scritti riguardanti
la simbologia templare e la presenza dei Templari in Sardegna e in Italia e numerose partecipazioni a convegni locali e nazionali.
Per citare le pubblicazioni più importanti: "La sede templare di Cagliari", Quaderni annuali della
LARTI, 1989; “Contributi alla conoscenza dell’antica presenza templare in Sardegna”, in Atti del
Convegno LARTI, Sermoneta (Latina), 19-20 maggio 1990; I Templari di Arezzo, Cagliari 1995;
“Alcuni elementi per la identificazione sul territorio degli insediamenti dei Templari”, in Quaderni
Bolotanesi, n° 26 del 1999; “Segni della presenza templare ne l Giudicato d’Arborea”, relazione al
Convegno su Militum Xristi – Templari, Cavalieri di Malta e pellegrini a Guspini e nella Sardegna
Medievale, Guspini, 10/04/1999; Gli insediamenti dell’Ordine del Tempio a Pavia e dintorni, Pavia
2000; “S. Michele al Paradiso, chiesa templare di Oristano”, in Quaderni Bolotanesi, n° 27 del
2000; La Simbologia del Tempio. Decorazione allegorica nelle chiese della Sardegna medievale,
Grafica del Parteolla, Cagliari 2003 (insieme con Massimo Rassu); La simbologia templare nella
chiesa di Santa Maria de Norghillo, Norbello 2007.
Ha scritto su Il Giornale dei Misteri, Hicarus, Quaderni Ogliastrini e Good Morning
Umbria.
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Album
fotografico
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’8 dicembre l’archeologo
prof. Giacobbe Manca
ci ha guidato, in una interessante
escursione archeologica,
nel Monte Arci
"Arci" in sardo significa "altura".
Il monte è di chiara origine vulcanica ed è diffusissima l'ossidiana che è stata ritrovata sull'intero bacino del mediterraneo sin
dalla preistoria. Si tratta di una roccia nera, molto dura, che ha rappresentato uno dei primi materiali usati per la costruzione
di utensili, di coltelli, di punte per le frecce, etc..
E' stato un materiale estremamente importante per i protosardi, tanto che non esiste nuraghe nel quale non siano stati ritrovati utensili in ossidiana.
Nel Monte Arci sono numerose le testimonianze preistoriche, tra le quali ricordiamo un grande insediamento megalitico (Bruncu'e S'Omu) e un luogo destinato al culto (Sa Domu Is Coambus).
L'intera montagna, pur avendo subito negli ultimi anni parecchi incendi, conserva la sua natura splendida, totalmente incontaminata ricoperta com'è di boschi di leccio e sughero, oltre che di corbezzolo, erica, lentisco e mirto: un paradiso per gli amanti del trekking.
Ricchissima la fauna la quale, nonostante la scomparsa di cervi, daini e cavallini, annovera cinghiali, volpi, gatti selvatici,
martore, conigli, lepri e, per quanto riguarda l'avifauna, ghiandaie, corvi, picchi, colombacci, pernici, upupe, poiane e gheppi.
Nei punti di non facile accesso nidifica l'astore e qualche esemplare dell'aquila del Bonelli.
E' segnalata la presenza della rarissima gallina prataiola
Il susseguirsi di colate laviche nel passato ha dato origine a particolari e suggestivi elementi come bastioni rocciosi, pilow lavas e rocce prodotte da eruzioni vulcaniche sottomarine.
La stessa vetta più elevata del Monte Arci, la Trebina Longa, che raggiunge gli 812 metri, è un neck cioè un antico condotto vulcanico fossile. Accanto a questa vetta si innalzano la Trebina Lada (795 metri) e il picco di Porteddu 'e Murrus.
Il Monte Arci si presta con facilità a lunghe passeggiate rilassanti a contatto con la natura incontaminata ma, è anche uno
scenario stimolante per chiunque preferisca un'escursione con intenti di studio geologico o naturalistico.
GIACOBBE MANCA
è Archeologo, docente di Letteratura Italiana e Storia,
direttore responsabile di "Sardegna Antica"
Ha pubblicato:
Il nuraghe Losa
editore: ISKRA Edizioni (2004)
Con questo libro il lettore visiterà idealmente
e visivamente ogni spazio del nuraghe Losa
e, nel contempo, con la storia di questo affascinante monumento, attraverserà parte della
Civiltà Nuragica.
Il Nuragico arcaico
e il Nuraghe òrgono
editore: ISKRA Edizioni (2007)
Il Nuraghe Òrgono di Ghilarza: una
monografia che lo descrive chiaramente e ne
svela la sua probabile originaria funzione.
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