piazza duomo - Famija Pramzana

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piazza duomo - Famija Pramzana
PIAZZA DUOMO
La Cattedrale, il Battistero, il Vescovado e il Seminario
Tridentino, con la vicina chiesa e il Monastero di San
Giovanni Evangelista, formano il cuore della città d’arte, il
polo religioso che ci riporta agli inizi del II° millennio, al grande
periodo comunale di Parma.
Gli scavi archeologici, compiuti negli anni ’50 del secolo scorso, hanno portato alla luce, nel centro
della piazza, un ampio mosaico del pavimento di una domus ecclesiae dell’era paleocristiana,
oggi conservato nel Museo Diocesano.
La Cattedrale è, insieme al Duomo di Modena, uno degli esempi più insigni del romanico padano.
L'inizio della monumentale costruzione si deve a Cadalo, vescovo di Parma dal 1045 al 1072 e antipapa con
il nome di Onorio II, verso il 1059. La consacrazione, dedicata all'Assunta, avvenne con Pasquale II nel
1106, ma un violento terremoto, documentato nel 1117, scosse tutta la Padania e gran parte dell'edificio
crollò al suolo, ad eccezione della parte absidale e del transetto ancora caratterizzati da decorazioni e da
simboliche sculture originarie.
La facciata si presenta attualmente con un tetto a capanna sottolineato da una serie di
loggette e doveva essere probabilmente racchiusa fra due torri, di cui una, alta 63 metri, fu
costruita fra il 1284 e il 1294 e recava sulla cuspide l'angelo in rame sbalzato e dorato,
l’Angiol d’or; l’altra è rimasta incompiuta per motivi di stabilità. Il portone principale si
deve all'intagliatore Luchino Bianchino, che lo esegue nel 1494, seguendo il disegno delle
porte laterali. L'interno, a croce latina con tre navate, presenta pezzi scultorei di
eccezionale interesse, fra i quali i capitelli della navata centrale e dei matronei e la
Deposizione di Benedetto Antelami, ora murata nel transetto destro.
L'opera reca la firma e la data d'esecuzione (1178) incisa su una fascia trasversale, posta sotto la
cornice a rosette. La navata centrale risulta completamente affrescata sulle pareti con scene della
Vita di Cristo da Lattanzio Gambara (1566-71), mentre la volta è opera di Gerolamo Bedoli (155557). Un'attenzione particolare merita la cupola nella quale Correggio (1524-30) dipinge
l'Assunzione della Vergine. Infine, spicca la Sagrestia dei Consorizali (1488), capolavoro
d’intarsio e disegno di Cristoforo da Lendinara, del figlio Bernardino e dello stesso Luchino Bianchino.
Il Battistero è l’espressione del passaggio fra romanico e gotico, un capolavoro architettonico con la
struttura ottagonale in marmo rosso di Verona, innalzata su un alto basamento e alleggerita dalle logge,
culminanti in una teoria di archetti ciechi, sormontati da pinnacoli cuspidati. Fu progettato da Benedetto
Antelami, che scolpì di sua mano anche quasi tutta la decorazione plastica con lo zooforo, le "historie" dei
portali e le statue. L'Antelami ha inciso, sull’architrave del portale dedicato alla Vergine, il suo nome e la
data d'inizio dei lavori (1196). Nei tre portali, dalle profonde strombature a tutto sesto, si snodano i racconti
delle origini della cristianità; quello principale è dedicato alla Vergine; sul portale del Giudizio si snodano le
Opere di misericordia e la Parabola della vigna; nella lunetta è inserito il Cristo benedicente.Il portale
meridionale è dedicato all'antica Leggenda-parabola buddista di Barlaam.
L'interno presenta al centro la grande vasca, adatta al battesimo per immersione, i Mesi, la Primavera e
l'Inverno, dovuti come la decorazione plastica esterna all'Antelami e probabilmente realizzati per un portale
destinato al Duomo. Le decorazioni ad affresco che rivestono la cupola e i nicchioni risalgono a maestri
diversi del XIII-XIV secolo.
Il Palazzo Vescovile fu iniziato da Cadalo, ampliato dal vescovo Bernardo nel corso del 1200;
modificato nel’400 e poi ancora nel’700. Oggi la facciata richiama quella medioevale; il cortile ha
l’assetto rinascimentale. Dalla scala dominata dalla figura di S. Ilario di Poiters, patrono della
città, affrescato da G.B. Borghesi, si arriva al piano nobile, formato da un salone e quattro sale con
quadri d’autore, camini, mobili antichi e oggetti d’arte sacra; la Cappella grande, con preziosi
oggetti in legno, completa il piano del palazzo. Un secondo piano, con sale a più usi, completa il
Vescovado che ospita vari uffici curiali. L’edificio, di 54 m. per lato, mantiene, nel muro a nord, la
torre, bifore ed il portone con grandi pietre medioevali.
Il Museo Diocesano è stato aperto, nel 2003, nei sotterranei del Vescovado, con ingresso dallo storico vicolo del Medioevo, chiuso
dalla torre-prigione vescovile. Contiene leoni stilofori e lastre marmoree recuperate dal Duomo, monete e mosaici, sei statue collocate
in origine nelle lunette esterne del Battistero. Significativo il basamento di un tratto di cinta muraria che ci aiuta a riscoprire i confini
della città comunale.Palazzo Dalla Rosa Prati, vicino al Battistero, è la casa di Fra Salimbene che nella Cronica descriveva le fasi
della costruzione Antelamica. Oggi, arricchito da una facciata neoclassica, ospita un antico archivio e delle camere per ospiti con
ineguagliabile vista panoramica.
La Chiesa di San Giovanni Evangelista rappresenta, con l’annesso convento, uno degli esempi
più alti di architettura rinascimentale a Parma. Ricostruita da Bernardino Taccagni, fra il 1498 e il
1510, per l'ordine benedettino su un antico edificio risalente al X secolo, presenta, in
contraddizione con l'interno, una ricca facciata barocca.
L'interno è caratterizzato da tre navate con eleganti capitelli scolpiti da Antonio da Parma. Il
fregio, che corre lungo tutta la navata centrale e raffigurante il Sacrificio ebraico e pagano, è
realizzato su disegno del Correggio da Francesco Maria Rondani. Fra i motivi di più alto interesse
della chiesa si ricorda la cupola raffigurante la Visione di San Giovanni a Patmos o il Transito
dell'Evangelista, dipinta dal Correggio (1520-24), che tenta un primo superamento della geometria
e dell'architettura, disegnando lo spazio attraverso le nuvole, su cui stanno seduti, in coppia, gli
apostoli.
Contemporaneamente Parmigianino giovane lavorava alle cappelle di sinistra. Una segnalazione
particolare meritano inoltre la grande pala di Gerolamo Bedoli, dietro l'altare maggiore, con la
Trasfigurazione e il coro ligneo intarsiato e scolpito, nonché la sagrestia.
Da alcuni anni è visitabile l’annesso silenzioso Convento di S Giovanni, da sempre occupato dai monaci di S. Benedetto, con tre
bellissimi chiostri, la sala capitolare, il solenne refettorio e la biblioteca, che conserva affreschi di carte geografiche e rari esempi di
codici miniati del 1400-1500. Piacevoli sono i tradizionali prodotti dei monaci in vendita nell’atrio d’ingresso.
La Storica Farmacia di San Giovanni sorge entro le mura dell’omonimo convento e fu aperta
con ogni probabilità nel 1201, anche se oggi si presenta con un arredo più tardo. Attualmente è
costituita da tre sale interamente arredate con scaffalature dei secoli XVI-XVII, in cui sono
collocati piccoli e grandi vasi, albarelli, fiaschette, boccali e mortai di diverse forme e misura,
assegnabili a manifatture e periodi diversi da Savona a Venezia all'Emilia fra XV e XVII secolo. La
prima è denominata Sala del fuoco; la seconda Sala dei mortai, la terza Sala delle sirene. Dalla
prima sala si accede in un piccolo locale dotato di pozzo, alambicchi e oggetti vari necessari alla
preparazione dei farmaci.