Il Laboratorio del Sapere Scientifico:
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Il Laboratorio del Sapere Scientifico:
dalla vana conoscenza teorica all’acquisizione di solide competenze. Scuola Primaria «Renato Fucini» di Castiglioncello Classe 3°B Anno scolastico 2013-2014 Insegnante: Cristina Giannoni Premessa La mia formazione didattica e la conoscenza dei processi di sviluppo cognitivo dei bambini, mi ha sempre condotto a insegnare che lo studio non è altro che conoscenza della realtà circostante e che, come educatrice, ho il dovere di insegnare ai miei alunni ad applicarsi nello studio per acquisire competenze che li aiutino a sapersela cavare in ogni situazione reale. Il costante rapporto con la realtà e l’esperienza vissuta deve essere il punto di partenza di ogni conoscenza e apprendimento e l’apporto che ciascun individuo può dare è presupposto di una costruzione della conoscenza (teoria dell’apprendimento sociocostruttivista interazionista). Nell’ambito dell’ed. scientifica, negli ultimi tre anni, la mia partecipazione al Progetto di Educazione scientifica “Ripensare” e ai Laboratori del Sapere scientifico, mi ha dato modo di confermare le mie teorie e di sperimentare con i miei alunni percorsi interessanti che andavano oltre alle sintesi proposte dai libri di testo adottati. L’insegnamento delle scienze nel passato era molto sterile, gli alunni non si appassionavano alla materia, si limitavano ad imparare concetti e teorie ma spesso non capivano a cosa servisse tutto quello studio. Le ricerche degli ultimi 30 anni evidenziano una situazione drammatica sia dal punto dei risultati in termini di competenze scientifiche, sia dal punto di vista motivazionale. La scienza non dovrebbe essere concepita come un insieme di nozioni e teorie ma dovrebbe essere concepita come un processo in continua evoluzione, una storia degli esseri umani che superano le idee ricevute e sono in grado di formularne nuove. L’OCSE di Pisa nel 2003 sosteneva già che la competenza fondamentale da raggiungere nell’ambito delle scienze consisteva nel «chiedere agli studenti di dimostrare la loro capacità di valutare i fatti, di distinguere tra teorie e osservazioni, e di valutare il grado di certezza che si può attribuire alle affermazioni fatte». Questa competenza, come sostiene il prof. C. Fiorentini, potrebbe essere declinata in quattro aspetti: Comprendere il rapporto esistente tra fatti, linguaggio e concetti. Essere cioè consapevoli che i concetti, per essere compresi, necessitano di una «definizione operativa», che si basa su esperienze condivise e termini più semplici . Arons, nel 1992, sosteneva che «un concetto scientifico richiede prima un’idea e poi un nome, e che la comprensione non risiede nei termini tecnici presi in se stessi. Concetti e teorie scientifiche non sono definitive ma in costante ridefinizione e modificazione. I concetti sono frutto dell’intelligenza e della creatività umana. Capire la relazione esistente tra scienze sperimentali e matematica. Oggi, le Nuove Indicazioni nazionali per le scienze prevedono la costruzione di curricoli verticali, la scelta di contenuti essenziali per ogni classe, si tenta così di uscire dal nozionismo sterile, di motivare gli alunni rendendoli protagonisti del proprio processo di apprendimento offrendogli una didattica di tipo laboratoriale che sviluppi competenze osservative-logico linguistiche e contemporaneamente, solide conoscenze elementari che rappresentino la base del loro percorso di studio, ricerca e costruzione della conoscenza scientifica. Sempre nelle Nuove indicazioni si pone l’accento sul «laboratorio inteso sia come spazio specificatamente attrezzato sia come momento in cui l’alunno è attivo, formula le proprie ipotesi e ne controlla le conseguenze, progetta e sperimenta, discute e argomenta le proprie scelte, impara a raccogliere dati e a confrontarli con le ipotesi formulate, negozia e costruisce significati interindividuali, porta a conclusioni temporanee e a nuove aperture nella costruzione delle conoscenze personali e collettive. In tutte le discipline dell’area matematica, scientifica e tecnologica, inclusa la matematica, avrà cura di ricorrere ad attività pratiche e sperimentali e a osservazioni sul campo, con carattere non episodico e inserendole in percorsi di conoscenza». Nell’introduzione alle scienze naturali e sperimentali si sostiene, inoltre, l’importanza di un’interazione diretta degli alunni, degli oggetti e le idee coinvolti nello studio. Tale impostazione ha bisogno di spazi fisici idonei adatti ad esperienze concrete , sperimentazioni , tempi e modalità che concedano ampio margine alla discussione e al confronto, in quanto tutto ciò comporta un coinvolgimento attivo dell’alunno, rafforza e sviluppa la motivazione e la comprensione, sollecitando il desiderio di continuare ad apprendere. Il percorso sulla combustione da me portato avanti in questo anno è stato scelto in quanto, nell’ottica proposta dai Nuovi Orientamenti, ho ritenuto che i miei alunni potessero essere in grado di affrontare lo studio di questo fenomeno e soprattutto conoscerlo attraverso osservazioni e sperimentazioni. Infatti prima di spiegare i fenomeni scientifici occorre conoscerli e, nella scuola di base, ritengo possa essere possibile affrontare quei fenomeni percettivamente elementari «privi di conoscenze teoriche specifiche». I fenomeni possono essere analizzati a diversi livelli di complessità degli aspetti fenomenologici e, nella scuola primaria si deve iniziare in questa analisi. La metodologia di lavoro di tipo laboratoriale adottata in classe, suggerita dal formatore dei L.S.S., risulta essere , a mio avviso, la metodologia più funzionale al raggiungimento di tali obiettivi e, sebbene inizialmente si siano creati problemi di “ordine” nella classe (di difficile gestione per ventitré alunni), dopo tre anni dall’inizio, sta dimostrandosi molto valida. Gli alunni si stanno abituando a lavorare in questo modo ed eseguono descrizioni delle esperienze, le discutono, giungono a formulare conclusioni e si organizzano non solo a scrivere da soli il diario di bordo, dove narrano e descrivono le esperienze al computer mentre i compagni terminano i loro lavori, ma scattano anche fotografie delle fasi significative degli esperimenti, con le quali vengono successivamente realizzati cartelloni aiutando i compagni e l’insegnante con atteggiamento attivo e collaborativo. Certo le lezioni non sono così tranquille e silenziose come nelle vecchie lezioni frontali ma sicuramente più stimolanti per tutti e contribuiscono davvero ad aiutare gli alunni nel percorso di costruzione della conoscenza attiva cui ogni insegnante dovrebbe tendere con il suo lavoro. Le Nuove Indicazioni nazionali per le scienze prevedono la costruzione di curricoli verticali, la scelta di contenuti essenziali per ogni classe, così da uscire dal nozionismo sterile, e motivare gli alunni rendendoli protagonisti del proprio processo di apprendimento offrendogli una didattica di tipo laboratoriale che sviluppi competenze osservative-logico linguistiche e contemporaneamente, solide conoscenze elementari che rappresentino la base del loro percorso di studio, ricerca e costruzione della conoscenza scientifica. Dall’apprendimento nozionistico all’apprendimento come processo di ricercaazione e condivisione di significati e concetti. • La nuova proposta dei Laboratori del Sapere Scientifico media tra i due orientamenti e coniuga la necessità di una maggiore motivazione all’apprendimento e un nuovo modo di costruzione delle conoscenze. Metodologia di lavoro del Laboratorio di scienze. Gli alunni hanno osservato esperimenti di combustione di diversi tipi di materiali ed hanno ogni volta realizzato sul loro quaderno, una descrizione personale che, alla luce della sua rilettura in classe, con quelle degli altri compagni, ha condotto a formulare descrizioni e definizioni più precise e significative. Dalla rilettura delle produzioni personali, dalla discussione in classe degli elementi più importanti, giungiamo, infatti, a costruire produzioni più complete ed essenziali, frutto della collaborazione di tutta la classe. La metodologia utilizzata prevede infatti queste cinque fasi: 1. Osservazione Momento in cui l’insegnante o i bambini divisi in piccoli gruppi effettuano l’esperimento o osservano qualcosa dal vero. Questa fase di sperimentazione-osservazione permette agli alunni di rinnovare determinate immagini mentali traendole dalle esperienze pregresse. 2. Descrizione individuale o di piccolo gruppo E’ il momento più significativo per l’attività cognitiva, in cui l’osservazione si traduce in disegno e parole, per mezzo delle quali è possibile descrivere, confrontare, cogliere somiglianze, differenze… Questa seconda fase risulta una delle più rilevanti nel processo di apprendimento in quanto l’alunno traduce in linguaggio scritto, disegni, schemi, le sue conoscenze attive ed iconiche implicando un’attività di riflessione. La verbalizzazione scritta individuale è una fase importante per arrivare ad un processo di concettualizzazione in quanto sviluppa consapevolezza e riflessione rispetto a ciò che sta osservando e perché gli permette di «mettere in forma», sulla base delle sue strutture cognitive, il «mondo» che sta osservando . 3. Il confronto delle idee Momento della discussione collettiva. I bambini leggono i propri elaborati e confrontano le loro osservazioni con quelle effettuate dai compagni. Questo è il momento decisivo sia nello sviluppo della concettualizzazione che nel potenziamento della motivazione. 4. L’affinamento della concettualizzazione Momento individuale in cui ognuno può, sulla base del confronto precedente, apportare modifiche al proprio lavoro 5. La produzione corretta condivisa Momento in cui si elabora collettivamente il concetto preso in esame utilizzando la specifica terminologia scientifica. Gli alunni hanno imparato cos’è la combustione, come si può innescare, quali elementi sono combustibili, cosa genera, cosa rimane di essa, hanno compreso che la respirazione stessa è un fenomeno simile alla combustione, andando a comprendere molti fenomeni della realtà quali le trasformazioni chimiche di sostanze e il problema dell’inquinamento conseguente a consumi eccessivi. Progettazione dell’unità di competenza sulla combustione. Traguardi di competenza Utilizza un linguaggio appropriato per compiere osservazioni e per descrivere le esperienze di laboratorio eseguite in classe. Riesce a formulare ipotesi personali Ha capacità operative di progettuali e manuali che utilizza in contesti di esperienza-conoscenza per un approccio scientifico ai fenomeni. Fa riferimento in modo pertinente alla realtà e in particolare all’esperienza che fa in classe-laboratorio per dare supporto alle sue considerazioni e motivazione alle proprie esigenze di chiarimenti Obiettivi di apprendimento del percorso sulla combustione e sul ruolo dell’aria. Conoscere e descrivere il fenomeno della combustione di diversi tipi di combustibili. Conoscere il significato dei termini: innesco, combustione e combustibile. Conoscere i pericoli relativi al processo di combustione. Compiere confronti e cogliere le differenze tra i diversi processi. Comprendere che la combustione implica delle trasformazioni chimiche. Scoprire la presenza dell’aria e comprenderne la sua importanza all’interno del processo di combustione. Comprendere alcune caratteristiche dell’aria. Conoscere l’importanza della combustione nella vita quotidiana. Conoscere vari tipi di combustibili e loro origine ed uso. Conoscere la relazione tra combustione ed inquinamento e gli effetti nocivi sulla terra (inquinamento atmosferico, effetto serra, buco dell’ozono). Conoscere come possiamo salvare la terra dal “disastro ecologico”. Consapevolezza di poter fare qualcosa per salvare la terra attraverso l’uso consapevole delle risorse e l’uso di energie pulite alternative. Riesce a lavorare nel gruppo in modo costruttivo dando il proprio contributo. Le attività erano state concordate con il docente formatore C. Fiorentini che mi ha seguito nello sviluppo di tutto il percorso. Strumenti: materiale di laboratorio, Lim, computer, materiali cartacei e multimediali, fotocamera. Spazi: aula, cortile. Verifiche: schede, attività. Tempi: dicembre -aprile Il percorso. Il «Viaggio in mongolfiera» Quest’anno, visto che nella classe terza s’inizia lo studio e la conoscenza di nuove discipline quali la storia e la geografia, le insegnanti hanno programmato un percorso che si pone l’obiettivo di compiere un «Viaggio nella conoscenza» attraverso una mongolfiera che ci aiuta a osservare, confrontare, discutere con la metodologia degli scienziati e appropriandoci dei loro linguaggi. Descrizione del percorso. Il percorso ha avuto inizio dall’osservazione dei simboli di pericolo che si ritrovano in oggetti di uso comune per preparare gli alunni all’uso di sostanze apparentemente innocue ma di cui non sappiamo quali reazioni potrebbero avere in fase di sperimentazione. 1° parte del percorso: il fuoco e la combustione. La discussione collettiva sui significati da attribuire a tali segnali di pericolo ha evidenziato un grande interesse negli alunni che, nel frattempo, avevano ricercato dove si trovassero . Alcuni avevano notato che si trovavano dal dentista, al distributore di carburante, nella lacca spray, nella confezione della varechina, dell’alcool e ciò non ha fatto che accrescere la loro consapevolezza che dobbiamo osservare bene le etichette dei prodotti proprio per la nostra sicurezza. L’unità vera e propria ha avuto inizio con la ricerca delle preconoscenze degli alunni sul fuoco e ho chiesto agli alunni di scrivere ciò che già sapevano. Rileggendo le produzioni individuali siamo giunti a scoprire molti motivi per cui usiamo il fuoco, ma, in effetti, niente sul fenomeno della combustione. Abbiamo così sintetizzato le notizie raccolte. Iniziamo le nostre esperienze: la combustione della carta. Compiuta la prima esperienza di combustione della carta, ho chiesto agli alunni di descriverla individualmente. ma al momento della rilettura e della discussione collettiva, solo poche descrizioni sono state ritenute corrette dagli alunni stessi. Gli alunni hanno compreso che si dovevano distinguere in successione diverse fasi e, scegliendo le fotografie scattate da un compagno durante l’esperienza, hanno realizzato un cartellone e in seguito riscritto individualmente sul proprio quaderno le didascalie di ciascuna fase accanto all’immagine. Alcuni bambini hanno corretto anche la prima descrizione e, i più precisi, hanno fatto ricorso alla «toppa» per modificarla. Siamo così giunti alla formulazione condivisa del fenomeno concludendo che: «La combustione è un fenomeno che consiste nel bruciare combustibili, in questo caso carta, che innescata da un fiammifero, emette luce, fumo e calore. La carta bruciata lascia un residuo nero-grigiastro di carta-cenere». Questa definizione è però solo provvisoria, perché le successive esperienze hanno fatto emergere altri aspetti, quali la presenza d’aria e residui diversi. Esperienza di combustione dell’alcool. Fumo o vapore? • Necessità di ripetere l’esperienza. • Ricerca del significato delle due parole. Verifica. Occhio alle differenze! Indica quali elementi si ritrovano nei due fenomeni di combustione facendo una crocetta in ogni casella. Dal confronto degli elementi emersi nella compilazione della tabella, prova a scrivere quali elementi rendono diverse le due combustioni. innesco Carta alcool fiamma luce calore fumo vapore residuo L’innesco è avvenuto con il fiammifero; la fiamma però non è uguale, nella combustione della carta la fiamma si alimenta piano piano mentre nell’alcool si sviluppa subito; la carta ha fatto fumo lasciando un residuo di polvere e cenere e l’alcool ha prodotto vapore e non ha lasciato residuo (Matteo). Definizione generale di combustione: La combustione è un fenomeno di trasformazione che inizia con l’innesco e sviluppa luce e calore. Esperienza di combustione di legnetti e carbonella. Un difficile innesco…. In cortile sono state eseguite queste due esperienze e gli alunni che hanno scritto il diario di bordo hanno osservato: 1° esperienza: combustione di legnetti. La combustione dei legnetti non è stata possibile con il solo fiammifero. Abbiamo dovuto facilitare l’innesco con aghi di pino, foglie secche, carta e piccoli legnetti secchi. Con il fiammifero allora siamo riusciti a innescare i legnetti che hanno iniziato a prendere fuoco e fare fumo. Il fuoco è durato abbastanza. Alla fine è rimasto un residuo di cenere, polvere e legnetti carbonizzati (neri). 2°esperienza: combustione della carbonella. Per innescare la carbonella non è bastato il fiammifero e, abbiamo dovuto facilitare l’innesco con molto accendigli e un pezzetto di diavolina. La carbonella, dopo parecchio tempo, è diventata rossa, infuocata. La fiamma è durata molto e avvicinando un pezzetto di carta prendeva fuoco. Quando la carbonella si è spenta, è diventata grigia e più leggera. Visto ciò che avevamo osservato siamo giunti a una nuova definizione valida per tutti i tipi di combustione osservati nelle nostre esperienze: LA COMBUSTIONE E’ UN FENOMENO DI TRASFORMAZIONE CHE INIZIA CON L’INNESCO E PRODUCE LUCE, CALORE E SI CONSUMA. Esperienza di combustione di sassi. Mettiamo un sasso sopra un piattino di ceramica. Proviamo ad innescarlo con un fiammifero. Non si accende. Proviamo ad innescarli con mettendoci sopra l’alcool. Avvicinato il fiammifero si è sviluppata subito la fiamma ma, consumato l’alcool, il sasso si era solo scaldato. DEFINIZIONE VALIDA PER TUTTE LE COMBUSTIONI ESAMINATE: La combustione è un fenomeno di trasformazione che inizia con l’innesco e produce luce, calore e si consuma. 2° parte del percorso: aria, ruolo dell’aria nella combustione, respirazione. Alla scoperta dell’aria. In cortile: Le esperienze proposte erano: Helena cammina; Helena corre. Diego cammina con un pezzo di stoffa in mano; Diego corre con un pezzo di stoffa in mano. Cammina con l’ombrello chiuso al braccio; corri con l’ombrello aperto avanti a te; corri con l’ombrello aperto tenendolo dietro di te. Prendi un sacchetto di plastica per i manici e agitalo. Riflessioni: Abbiamo notato che, quando camminiamo piano, i capelli non si muovono molto ma, se corriamo, i capelli svolazzano. Ipotesi: Quando camminiamo la massa d’aria, si sposta lentamente e quando corriamo, si sposta più velocemente. Quando camminiamo con un pezzo di stoffa in mano la stoffa, si muove appena ma se corriamo il pezzo di stoffa, si alza e svolazza. Ipotesi: Quando camminiamo la massa d’aria che spostiamo è debole mentre quando corriamo, è forte. Quando camminiamo con l’ombrello chiuso al braccio non sentiamo che un po’ di peso. Quando corriamo con l’ombrello davanti a noi, esso rallenta un po’. Quando teniamo l’ombrello aperto dietro di noi, rallenta molto. Ipotesi: quando teniamo l’ombrello davanti a noi, dobbiamo spingerlo mentre tenendolo dietro, raccoglie l’aria e ci frena la corsa. Quando si agita un sacchetto di plastica su e giù si gonfia d’aria che entra nel sacchetto. Ipotesi: il sacchetto intrappola l’aria. Gli alunni hanno capito che l’aria è sempre intorno a noi anche se non la vediamo e agisce come forza, occupa tutti gli spazi. Domanda stimolo: e in classe?..... Quasi tutti abbiamo scritto di sì e abbiamo scritto che ce ne accorgiamo perché si respira e altrimenti moriremmo. Quando corriamo in classe l’aria, si sente come fuori e fa muovere anche le cose leggere vicino a noi. Abbiamo soffiato sulle mani, corso in classe e concluso osservando che l’aria esiste sia dentro un ambiente sia fuori, in spazi aperti. L’aria è invisibile ma si percepisce bene quando ci muoviamo. Quando ci muoviamo, spostiamo una massa d’aria e, se corriamo, sentiamo che ci oppone resistenza, frena la nostra corsa (Gabriele). Esperienze sull’aria con l’acqua. Per far scoprire agli alunni alcune caratteristiche dell’aria abbiamo eseguito esperienze con l’acqua. Tentativo di immergere una bottiglia di plastica vuota tappata in una vasca d’acqua. Immersione di una bottiglia d’acqua aperta capovolta sul fondo. Inclinazione della stessa bottiglia rimasta vuota nella vasca con l’acqua. Esperienza di travaso d’aria Esperienza con la siringa Esperienze con la candele e il barattoli di vetro. Con queste esperienze gli alunni hanno compreso che l’aria è invisibile, incolore, non solo occupa tutti gli spazi ma ha un volume, la bottiglia vuota è piena d’aria, ha un peso, oppone resistenza, può passare da un contenitore all’altro permettendo il passaggio dei due elementi aria-acqua. Esperienza con la siringa. Se prendo una siringa e tiro verso l’esterno lo stantuffo e poi lo premo dentro la siringa l’aria esce. Mettendo la mano davanti all’uscita della siringa, infatti, sento uscire l’aria. Domanda stimolo: « Cosa succede se, tiro fuori lo stantuffo della siringa e poi, chiudendo l’apertura, cerco di rispingerlo dentro?» Domanda stimolo: «Cosa succede se chiudo l’apertura della siringa e spingo lo stantuffo?» Abbiamo risposto che l’aria non poteva più uscire ma la maestra ci ha fatto sperimentare che lo stantuffo si abbassava un po’ nella siringa ma, una volta lasciato tornava indietro. Abbiamo così capito che la pressione dello stantuffo aveva compresso l’aria in uno spazio, volume, più piccolo, ma una volta lasciato lo stantuffo, l’aria rioccupava tutto il suo spazio. Conclusione condivisa: Nella siringa c’è aria. Quando premiamo lo stantuffo, la PRESSIONE riduce lo spazio occupato dall’aria, L’ARIA SI COMPRIME, riduce il suo volume. Quando NON ESERCITIAMO PIÙ PRESSIONE sullo stantuffo l’ARIA ritorna a occupare tutto il suo spazio, SI ESPANDE e fa tornare indietro lo stantuffo. L’ ARIA E’ COMPRIMIBILE. Abbiamo provato a mettere nella siringa dell’acqua per vedere cosa sarebbe successo e abbiamo osservato che premendo lo stantuffo non si sposta oppure esce l’acqua dalla siringa. L’acqua e quindi i liquidi in genere non sono comprimibili. Esperienze con le candele. «Quando si spengerà la candela?» Gabriele e altri hanno risposto che la candela si sarebbe spenta quando la cera si era tutta consumata. Ci siamo quindi resi conto che il processo di combustione dura fino a che il combustibile non si consuma. E se copriamo la candela con un barattolo? Qualcuno aveva già capito che la candela dopo poco si sarebbe spenta perché il fuoco consuma l’aria nel barattolo e poi si spenge. Conclusione: la combustione è un fenomeno che avviene in presenza d’aria. Se prendiamo due candele e le ricopriamo con due barattoli di diverse dimensioni cosa succede? Perché? La candela sotto il contenitore più grande rimane accesa più a lungo perché il barattolo più grande contiene più aria; il fuoco ha bisogno di aria e la consuma. L’aria e la respirazione. Per far concentrare gli alunni sulla relazione essenziale tra la vita e l’aria, sull’importanza della respirazione ho posto la seguente domanda: «Che cosa succederebbe se al posto di una candela, sotto il barattolo, ci fosse un piccolo animaletto, un criceto?» La domanda ha suscitato l’effetto voluto e tutti hanno risposto che il criceto sarebbe morto perché, come la combustione, la respirazione consuma aria. Ho chiesto però quale potesse essere il «combustibile» necessario alla respirazione e solo tre bambini hanno pensato al sangue e abbiamo discusso a lungo. I combustibili. La scoperta che il sangue, la carta, il legno, l’alcool, la carbonella, la cera, sono combustibili, ci ha indotto a ricercare quali siano i combustibili più usati dall’uomo per soddisfare le proprie necessità di cuocere i cibi, scaldarsi, illuminare, muoversi. Dalla discussione emersa siamo giunti a concludere che l’uomo utilizza il petrolio, di origine naturale, per ottenere molti altri combustibili come la benzina, la nafta, il gasolio; gas come il metano; il carbone... I combustibili di origine naturale però potrebbero esaurirsi e come residuo della loro combustione rilasciano nell’aria sostanze che la sporcano, inquinano. L’energia prodotta da queste combustione è molto utile ma l’uomo si trova a dover affrontare due grossi problemi: l’esaurimento dei combustibili e l’inquinamento dell’aria. Posta agli alunni la domanda di come pensassero di risolvere tali problemi, molti hanno risposto facendo riferimento ad un «uso consapevole» delle risorse, ad abitudini da cambiare, sprechi da ridurre e alcuni hanno fatto riferimento a fonti di energia pulite, alternative quali l’energia solare, eolica,… In classe abbiamo parlato di queste energie alternative e abbiamo concluso proponendoci di evitare sprechi e elencando una serie di raccomandazioni da ricordare. Impariamo ad usare i combustibili senza sprechi! Concludiamo il nostro percorso esaminando alcuni dei più importanti problemi causati dalla combustione con la consapevolezza che l’uomo deve cambiare molte sue cattive abitudini e cercare di utilizzare nuove forme d’energia. Esperienza finale: come gli uomini della preistoria sono arrivati a accendere il fuoco e controllarlo. Durante l’uscita prevista per ricostruire le tappe importanti della storia dell’uomo nel paleolitico e nel neolitico, l’esperta ha affrontato il tema dell’innesco del fuoco e delle possibili tecniche: sfregamento di pietre particolari, di legni,.. Abbiamo provato ad accendere un fuoco sfregando pietra piritica e pietra focaia per produrre scintille che innescassero polvere ricavata da un fungo che si trova negli alberi ed erba secca. Tutti gli alunni sono stati molto interessati e hanno continuato a ricercare legna per mantenerlo acceso.