Benessere psicologico, vita universitaria e disabilità
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Benessere psicologico, vita universitaria e disabilità
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA “SAPIENZA” DOTTORATO DI RICERCA IN PSICOLOGIA DINAMICA, CLINICA E DELLO SVILUPPO Benessere psicologico, vita universitaria e disabilità: un’indagine sugli studenti universitari della Sapienza TUTOR: Prof.ssa Rosa Ferri DOTTORANDA: Valentina Di Sarno CO-TUTOR: Prof.ssa Viviana Langher A/A 2010-11 Indice INDICE PREMESSA INTRODUZIONE 1 Parte Prima ________________________________________________________________________________________________________________________________ 1.BENESSERE PSICOLOGICO E DISABILITA’ 1.1 Benessere e suoi costrutti teorici 1.1.1 Benessere oggettivo e soggettivo 1.1.2 Influenza della cultura sul benessere soggettivo 1.1.3 Il processo cognitivo e di giudizio sociale 1.1. 4 I ruoli e le relazioni sociali 1.2. Benessere edonico ed eudaimonia 1.2.1 Campi di applicazione dell’eudaimonia 1.3 Benessere, salute e malattia 1.4 Disabilità e integrazione sociale in Italia 2. VITA UNIVERSITARIA E DISABILITA’ 2.1 Vivere l’Università: ricerche sulla condizione di studente universitario 2.2 Aspetti di partecipazione alla vita universitaria 2.2.1 Assetto normativo 2.2.2. Panoramica nazionale sulle Università in Italia 2.3 Il contesto universitario di Roma “Sapienza” 2.3.1 Lo sportello per i rapporti con gli studenti disabili 2.3.2 Come si accede ai servizi 2.3.3 Risorse per lo studente 2.4 Dalla prevenzione dell’insuccesso accademico dello studente disabile alla nascita del Centro Polivalente Pop’s & Gias 5 5 6 8 11 13 15 17 19 22 25 26 28 32 33 35 36 37 Parte Seconda ________________________________________________________________________________________________________________________________ 3. LA RICERCA: BENESSERE PSICOLOGICO, VITA UNIVERSITARIA E DISABILITA’ 3.1 Ipotesi e obiettivi 3.2 Metodologia 3.2.1 Procedure 3.2.2 Strumenti 3.2.3 Descrizione dei gruppi di ricerca 3.3 Analisi dei dati 3.4 Risultati 3.4.1 Correlazione tra PWB e ASP 3.4.2 Effetto delle variabili individuali socio-anagrafiche: Aa) Genere Ab) Età Ac) Città di provenienza Ad) Condizione abitativa 3.4.3 Effetto delle variabili individuali accademiche nei gruppi Ba) Settore accademico Bb) Soddisfazione Bc) Media degli esami Bd) Corso degli studi Be) Triennale/specialistica 40 42 42 42 45 48 50 50 50 51 52 52 53 53 54 54 55 56 56 Indice 3.4.4 Effetto delle variabili contestuali di partecipazione alla vita universitaria nei gruppi Ca) Frequenza ai corsi Cb) Rapporto con i docenti Cc) Studio con altri studenti Cd) Partecipazione ad attività ricreative programmate dalla Sapienza Ce) Partecipazione ad attività politiche e collettive all’interno dell’Università RISULTATI E CONCLUSIONI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI RIFERIMENTI LEGISLATIVI SITOGRAFIA APPENDICI 57 58 58 59 60 61 63 I VII VII Premessa Premessa L’interesse per il tema di questa ricerca nasce da molti anni di esperienze professionali nel campo della disabilità. In particolare, nell’Anno Accademico 2007/08, in seguito ad una convenzione stipulata tra Sapienza e Laziodisu, mi è stata offerta l’opportunità di partecipare alla realizzazione di un Centro Polivalente che si occupasse di svolgere un servizio di promozione ed orientamento psicosociale rivolto a studenti universitari con disabilità. Dai primi incontri con colleghi e supervisore è nata la considerazione che la condizione di studente universitario con disabilità dovesse essere analizzata all’interno stesso del contesto accademico. Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, implica diverse transizioni di ruolo importanti, prima fra tutte il doversi confrontare con un contesto che fa tante nuove richieste di responsabilità, di autonomia e di maturità. In questa fase i fattori personali entrano in gioco nell’interazione con le condizioni sociale e culturali della società più ampia. Durante questo importante momento di cambiamento, gli effetti interattivi delle determinanti personali e contestuali contribuiscono profondamente all’organizzazione del corso della vita personale. I rapporti con i coetanei e, parallelamente quelli con i genitori, vanno incontro ad una progressiva trasformazione e ridefinizione. Le relazioni fra pari acquisiscono una sempre maggiore centralità e si configurano come un ambito privilegiato per fare esperienza di nuovi valori, idee, condotte, ruoli ed aspetti di sé. Come per le sfide precedenti, un saldo senso di efficacia personale e di benessere psicologico adeguato, hanno un effetto importante sul tipo di realtà sociale che l’individuo costruisce intorno a sé. Tutto ciò viene vissuto anche dal giovane adulto disabile che in più deve confrontarsi con la perdita di quei “contesti protetti”, ricchi di occasioni socializzanti e di sostegno da parte degli adulti in un mondo di adulti e coetanei, che hanno caratterizzato la sua vita fino a quel momento. Nell’affacciarsi ad una scelta lavorativa od una scelta di proseguire gli studi può vivere da una parte un senso di insicurezza verso l’ignoto, dall’altra un nuovo bisogno di autonomia e d’indipendenza che nascono dal desiderio del “farcela da solo”. Premessa Mi sono così interrogata su cosa offrisse la ricerca nell’ambito dei vissuti di benessere ed autoefficacia percepiti da giovani adulti disabili che, come i colleghi “normodotati”, si trovano a vivere la realtà universitaria e mi sono resa conto che, pur essendo presenti nella vita quotidiana moltissime offerte e possibilità per il giovane-adulto disabile che vuole frequentare l’Università, il panorama delle ricerche era scarno di indagini in questo senso. È nata così l’idea di verificare, nel contesto universitario “Sapienza” di Roma, come fosse la situazione per gli studenti disabili. Convinta dell’idea che lo studente universitario abbia caratteristiche peculiari indipendentemente dall’essere portatore di una disabilità, proprio perché vivere in una realtà complessa, e spesso disorientante come quella di Roma come città, e della Sapienza come uno dei più grandi Poli Universitari d’Europa, mi è sembrato importante verificarne il livello di benessere e di autoefficacia confrontandoli con un gruppo di studenti senza disabilità. Introduzione INTRODUZIONE Il concetto di benessere rappresenta uno degli argomenti più attuali di discussione fra diverse discipline ed è strettamente collegato al tema della salute intesa non tanto come assenza di malattia, ma come uno stato complessivo di equilibrio tra aspetti fisici, psichici e mentali. Nel modello bio-psico-sociale (Engel, 1977), infatti, il concetto di salute non è più interpretato in termini dicotomici “benessere/malessere” ma in un contesto più ampio in cui la salute “non è un sertirsi, ma un esserci, un essere nel mondo, un essere insieme ad altri uomini ed essere occupati attivamente e positivamente dai compiti particolari della vita” (Gadamer, 1994). L’assenza di malattia somatica, quindi, non coincide necessariamente con la presenza di benessere psicologico, così come la presenza di malattia somatica non significa necessariamente malessere: un individuo può trarre da un suo modo particolare di vivere la malattia anche motivi di sviluppo personale e quindi di benessere complessivo (Braibanti, 2004). Il problema di dare adeguate definizioni alla variegata costellazione di condizioni di salute, con le loro conseguenze a livello di rappresentazioni individuali e sociali, si pone in particolare nel caso delle patologie croniche e delle disabilità che sono condizioni piene di conseguenze a lungo termine sul benessere fisico, psicologico e sull’integrazione sociale degli individui che con esse convivono (Delle Fave, 2005). Il poter intervenire non solo sugli aspetti fisici ma anche in tutti gli aspetti di vita della persona, pone l’accento su interventi più ad ampio raggio che consentono di coinvolgere tutti i contesti che ruotano intorno all’individuo e favorirne così l’integrazione. Le discipline psicologiche, sociali e biomediche, dopo essersi occupate solo di come correggere e compensare i deficit individuali, prestano ora attenzione alle risorse dell’individuo, ai suoi lati forti, alle sue potenzialità, come punti di leva per supportare il benessere, la crescita personale e l’inserimento nella società (Bronstein et al., 2003). Nel 2001, la Commissione Salute dell'Osservatorio Europeo su sistemi e politiche per la salute, stila un Rapporto in cui si legge che il benessere viene definito come "lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società". Da tale Rapporto si evince che tutti e cinque gli aspetti sono 1 Introduzione importanti ma ancora più importante è che questi siano tra loro in equilibrio per consentire agli individui di migliorare il loro benessere. La promozione della salute e del benessere passa così attraverso mutamenti nell'organizzazione sociale e ambientale, e sottolinea l’importanza di adottare politiche pubbliche coordinate e tese a favorire e sviluppare beni e servizi più sani attraverso cambiamenti legislativi coerenti. Alla luce di quanto detto, la salute deve essere considerata una condizione di benessere fisico e psicologico, e per di più valutata a partire dal contesto socio-culturale di appartenenza dell’individuo (Bickenbach et al., 1999). Il benessere va inteso, pertanto, come una condizione di armonia tra uomo e ambiente, risultato di un processo di adattamento a molteplici fattori che incidono sullo stile di vita. L’esperienza universitaria pone il giovane, in un periodo della vita ancora ricco di incognite in cui non si è ancora raggiunta la piena maturità, di fronte a nuove sfide. Lo studente, infatti, si trova ad affrontare un ambiente non più protetto come quello familiare e scolastico, ma un nuovo contesto, che lascia responsabilità di gestione dei tempi e delle modalità di studio, dei rapporti con i coetanei e con i docenti, dell'organizzazione della propria giornata, sia riguardo il tempo libero che la frequenza delle lezioni. L’opportunità di crescita che nasce dalla richiesta di cambiamento di questo periodo, si sviluppa attraverso la messa in pratica di comportamenti autonomi e capacità di auto-organizzazione. La vita universitaria richiede anche allo studente disabile, che non usufruisce più del sistema di sostegno previsto dalle scuole superiori, nuove responsabilità sul proprio percorso formativo. Infatti, a differenza dell’organizzazione dell’istruzione superiore, l’Università non fornisce un sistema di tutela che garantisca il successo dell’apprendimento e che abbia, anche un valore di mediazione sugli aspetti relazionali. Alle scuole superiori, infatti, è prevista la figura dell’insegnante di sostegno che ha un ruolo di raccordo tra lo studente disabile, gli studenti e gli altri docenti, coinvolti nell’integrazione del giovane con disabilità anche attraverso i GLH (Gruppi di Lavoro Handicap). All’Università, invece, la segmentazione delle facoltà in dipartimenti ed in percorsi didattici, non prevede figure istituzionali di sostegno all’integrazione né momenti 2 Introduzione d’incontro tra docenti per analizzare il percorso accademico del singolo studente. Pertanto, il rapporto con il docente, spesso si traduce in momenti di valutazione legati all’esame o al massimo in momenti di scambio durante le lezioni. I sistemi di tutela garantiti allo studente disabile da parte della struttura universitaria, sono per lo più legati ad aspetti di accessibilità e facilitazioni amministrativo-burocratiche mentre, viene lasciata allo studente, l’organizzazione del proprio percorso formativo, non solo in termini di scelta d’indirizzo di studi ma anche in termini di gestione delle strategie di studio. Il rapporto con i coetanei, poi, non essendo più mediato dall’adulto, spinge lo studente disabile a dover attivare nuove capacità personali per instaurare relazioni significative. Il non avere più un gruppo classe di riferimento inoltre rappresenta il doversi confrontare con coetanei “sconosciuti” che non necessariamente sono “sensibili” alla condizione di disabilità. Lo studiare con altri studenti non è più un’opportunità didattica dettata dall’Istituzione, ma diventa una scelta del ragazzo che può decidere se gli sia utile confrontare con gli altri i contenuti appresi. L'attenzione del mondo universitario, poi, viene posta soprattutto sul successo accademico dello studente in termini di perseveranza, ovvero anni di iscrizione, continuità agli studi e prestazione, ovvero riuscita ai corsi in termini di medie dei voti accademici (Gore, 2008). Il buon esito di tale percorso accademico e di crescita, è legato però anche a fattori emotivo-affettivi quali il senso di autoefficacia e di benessere che si esplicano in termini di riconoscimento delle proprie risorse e integrazione all’interno del proprio contesto di riferimento. La possibilità di partecipare attivamente alla vita sociale, diventa uno strumento privilegiato per il raggiungimento dei propri obiettivi, non solo in termini di successo accademico ma anche in termini di migliori livelli di autogestione e di benessere. L’inserire, inoltre, il concetto di partecipazione sociale, rende la stessa persona disabile, soggetto attivo all’interno di un concetto di condivisione che implica la responsabilità di tutti gli attori in campo. Partendo da queste premesse la tesi di seguito esposta mira ad indagare la condizione degli studenti disabili, confrontati con un gruppo di studenti non disabili, iscritti all’Università Sapienza di Roma ed in particolare a verificare 3 Introduzione se e quali fattori individuali e sociali possano influire sul livello di benessere percepito e su un senso di autoefficacia sociale soddisfacente. Nel primo capitolo, verranno analizzati i vari costrutti teorici che fanno da cornice al concetto di benessere ed al suo legame con la disabilità. Si indagherà il capovolgimento teorico che sta alla base della ormai riconosciuta importanza di considerare, come fattore principale di integrazione sociale, il benessere della persona con disabilità nel suo contesto di riferimento. Nel secondo capitolo, si indagheranno la letteratura esistente sugli aspetti di partecipazione sociale alla vita universitaria degli studenti disabili, gli aspetti legislativi che hanno contribuito a rendere fruibile il contesto universitario per le persone con disabilità ed infine si farà un’analisi di alcuni contesti universitari italiani tra cui la Sapienza. Nel terzo capitolo verrà descritta la ricerca, partendo dall’ipotesi che ad influire sul benessere psicologico e sull’autoefficacia dello studente disabile, non sia tanto la condizione di disabilità, quanto i fattori individuali, sociali e contestuali. Verranno specificati gli obiettivi ed analizzati i risultati ottenuti. Infine verranno presentati i commenti critici ai risultati e le conclusioni della ricerca nell’ottica di promuovere interventi, mirati alle persone disabili, che tengano in considerazione la partecipazione sociale attiva degli individui con disabilità come elementi di civiltà. 4 Benessere psicologico e disabilità 1. BENESSERE PSICOLOGICO E DISABILITA’ 1.1 Benessere e suoi costrutti teorici 1.1.1 Benessere oggettivo e soggettivo Una delle distinzioni più importanti da compiere per definire cosa significhi il termine “benessere” è quella tra i concetti di benessere oggettivo e benessere soggettivo. Il benessere, infatti, può essere analizzato da due fondamentali punti di vista: in particolare, se ne possono individuare indicatori oggettivi e componenti soggettive. Gli elementi oggettivi che permettono di interpretare il livello di benessere sono tradizionalmente identificati con fattori socio-demografiche (età, genere, razza, istruzione ecc.) fattori economici (reddito, status sociale, occupazione, condizioni abitative) e condizioni di salute fisica (presenza di malattie, accessibilità alle cure mediche ecc.). Tali indicatori, tipici delle scienze sociologiche ed economiche del Welfare, vengono spesso usati come predittori del benessere inteso come buona qualità della vita e soddisfazione. Il possedere o meno condizioni di vita sufficientemente agiate si ipotizza, in quest’ottica, essere la base per la misurazione del benessere e di una vasta gamma di “ambiti della vita”. La concezione che sta alla base di questo approccio è di tipo sommatorio o bottom-up; assume, cioè, che il senso di benessere scaturisca da un qualche tipo di combinazione (somma o media) di tutti i fattori sopraelencati. Tale approccio è stato col tempo integrato con una visione globale più ampia del concetto di benessere che includesse non solo degli aspetti oggettivi, ma anche aspetti legati alla percezione che i soggetti stessi hanno di tale situazione. L’interesse dei ricercatori si è infatti gradualmente orientato verso il verificare se aspetti oggettivi di vita potessero essere collegati al senso personale che ognuno ha del proprio vissuto del benessere. I risultati di numerose indagini hanno evidenziato che i giudizi di benessere dati dalle persone non differiscono in misura rilevante in base a variabili come l’età, il sesso e la razza (Delle Fave, 2005). Sono state riscontrate, invece, differenze significative nei livelli di benessere percepito su variabili come l’istruzione, il reddito, l’attività lavorativa e la disoccupazione, le attività del tempo libero (Easterlin, 2004) e le condizioni di salute (Penny, Purves, Smith, Chambers, Smith, 1999; Afton. Hassett, Maclean., Peterson, Stuart, Buyske, Park, Savage,Li, Seligman, 2009). 5 Benessere psicologico e disabilità Termini come qualità della vita, benessere e vita soddisfacente identifichino effettivamente un labirinto di concetti sottilmente diversi ma interrelati fra di loro, e che le molte relazioni fra i livelli soggettivi ed oggettivi di benessere possano essere dinamicamente complessi. 1.1.2 La cultura Esistono buoni presupposti a sostegno dell'idea che il benessere soggettivo sia, fra gli altri fattori, determinato culturalmente. In realtà, il termine 'cultura' è pieno di ambiguità e complessità semantiche. In particolare, ci sono almeno tre diversi significati che possiamo assegnare al termine. In primo luogo, possiamo pensare alla cultura come ad un insieme di tratti ambientali e sociali, un insieme cioè di caratteristiche che sono associate ad un luogo specifico di sviluppo umano e sociale. Chiaramente, questi tratti possono essere coltivati e sviluppati con un certo impegno, ma a determinare la loro sedimentazione, sia a livello individuale che a livello sociale, è il fatto stesso di essere cresciuto in un contesto specifico. In questo caso, i tratti culturali sono diffusi e stabilizzati a livello sociale e inter-generazionale attraverso meccanismi di trasmissione culturale. Alcuni studi hanno voluto esplorare i fattori culturali e i valori connessi nella valutazione del benessere, cercando di esaminare se le variabili e i processi che influenzano i giudizi siano simili in tutte le culture (Diener, 1995; Kwan, Bond & Singelis, 1997; Suh et al., 1997). Si considera soprattutto l’importanza delle differenze inevitabili che esistono tra culture individualistiche e culture collettivistiche (Pouliasi K, verkuyten M, 2011). Nelle prime, gli aspetti della personalità sono visti come determinanti del comportamento, di conseguenza i giudizi di soddisfazione si basano soprattutto sull’esperienza emozionale recente. Nelle culture collettivistiche, i giudizi di soddisfazione si basano sia sulle emozioni, sia sul valore culturale percepito di una vita soddisfacente. In questo senso le variabili che influenzano il modo di valutare il benessere variano a secondo dei valori ritenuti importanti per quel luogo. Ad esempio si è visto come l’autostima influenzi il benessere soggettivo soprattutto nelle culture individualistiche (Diener, 1995), mentre nelle culture collettivistiche è risultata importante la qualità delle relazioni sociali (Kwan et al., 1997). Sembra che ciò che cambia da un contesto culturale all’altro non sia tanto la 6 Benessere psicologico e disabilità struttura del benessere che pare rimanere le stessa, ma le sue fonti e le strategie attraverso cui mantenerlo e che i modelli culturali per l’interpretazione degli eventi di vita spingono le persone a sperimentare gradi diversi di benessere a parità di condizioni oggettive. Un secondo esempio di cultura riguarda l'acquisizione intenzionale di capacità e competenze che vanno oltre i tratti trasmessi socialmente, e che sono correlate alle dimensioni dell'auto-rappresentazione e autodeterminazione tipicamente associate alla cultura. Per esempio, intraprendere un programma di istruzione e di formazione per acquisire abilità necessarie a trovare un’occupazione migliore nel mercato del lavoro o sviluppare dei tratti culturali che siano funzionali ad una migliore integrazione sociale, diventa una decisione personale di investimento. Esiste una letteratura che cerca di valutare le implicazioni sul benessere dei valori relativamente alti di “acculturazione” o di conseguimento di un certo grado di istruzione: studi eseguiti su studenti cinesi in Australia (Zheng, X. Sang, D. Wang, L. (2004)., ad esempio, hanno dimostrato che il livello di acculturazione ha un impatto abbastanza evidente sul benessere soggettivo indipendentemente dal modello culturale di riferimento. Recenti osservazioni condotti su campioni di popolazione in diverse nazioni con contesti culturali molto diversi fanno ritenere che in paesi con alti livelli di istruzione e di status socio-economici, si riscontra un rischio sostanzialmente più basso di infarto miocardico acuto. L'effetto è considerevolmente più debole nei paesi a reddito medio - basso. Si potrebbe spiegare questa relazione con il fatto che più alti livelli di istruzione e di acculturazione permettono agli individui di essere informati meglio e di essere consapevoli delle scelte personali che hanno un impatto positivo in termini di autodeterminazione, nonché di pratiche e abitudini a servizio della salute. C'è poi un terzo tipo di cultura, intesa come acquisizione di caratteristiche costruite intenzionalmente che hanno a che fare con le motivazioni culturali intrinseche, cioè con capacità e competenze che sono finalizzate ad un miglior accesso e fruizione di esperienze culturali. Ci si riferisce in questo caso ad attività culturali organizzate nell'ambito di specifici contesti sociali. La letteratura contiene diversi studi che sembrano fornire chiare e solide evidenze sul fatto che la partecipazione a tali attività culturali abbia degli effetti benefici sulla salute. Ad esempio, esistono evidenze sulla relazione fra partecipazione culturale e aspettative di vita, che dimostrano come l'accesso 7 Benessere psicologico e disabilità culturale migliori chiaramente le possibilità di sopravvivenza in campioni longitudinali (Konlaan e al., 2000, Hyppa e al., 2006, Bygren e al., 2009, Hacking e al., 2008). La relazione fra il benessere e la partecipazione ad attività culturali risiede nel fatto che questo tipo di esperienza può essere considerata importante per lo sviluppo delle disposizioni individuali e di capacità che sostanzialmente sono in grado di espandere il potenziale personale e l'autodeterminazione, strategie per il perseguimento di una vita che sia soddisfacente, l'articolazione e l'adozione di scelte di stili di vita. 1.1.3 Il processo cognitivo e di giudizio sociale La Social Cognition ha messo in luce come il modo in cui le persone percepiscono e valutano il mondo circostante ha un ruolo fondamentale nei sentimenti di benessere (Taylor, 1983). Vari studi hanno dimostrato che le persone con alti livelli di benessere soggettivo valutano come elevato il loro controllo sulle situazioni e sulle azioni, si aspettano per il futuro eventi positivi e attuano comportamenti che mirano al raggiungimento degli obiettivi costruiti (Taylor & Brown, 1988; Taylor, Shelley, Armor 1996). Numerosi contributi attestano il legame esistente tra tale convinzione di efficacia, relative ai diversi ambiti in cui si declina l’esperienza individuale ed il senso di benessere, in particolare nella lunga transizione dall’infanzia all’adolescenza e lungo il corso di questa sino alle soglie dell’età adulta (Bandura, 1997). L’autore, nella sua teoria relativa all’autoefficacia (self efficacy), concepisce la mente come un sistema proattivo in grado di produrre un’azione trasformativa nei confronti dell’ambiente e del soggetto. Egli ritiene, cioè, che la consapevolezza da parte dell’individuo di poter influenzare gli eventi, consente di considerarli in maniera vantaggiosa. Il senso di autoefficacia, derivante da tale consapevolezza, si configura come un modo di rapportarsi alla realtà, che nasce e si alimenta con l’esperienza e come tale rientra tra i più importanti meccanismi di autoregolazione. L’autore ha, poi, dimostrato che le modificazioni in positivo della percezione della propria disponibilità di risorse, migliora il livello delle prestazioni, il tono dell’umore, l’efficienza dei processi di pensiero, il senso di benessere e, non ultima, la condizione stessa di salute. 8 Benessere psicologico e disabilità Tali modificazioni sono strettamente legate alle esperienze effettuate in specifici ambiti di attività e concorrano a favorire il benessere ed il successo (Caprara, Delle Fratte, Steca, 2002). Ricerche condotte, per esempio, su giovani adulti confermano che le convinzioni di efficacia svolgono un ruolo importante nello sviluppo dei ruoli professionali e nella scelta di carriera (Bandura, 1997; Lent, Brown, Hackett, 1994). Un elevato senso di efficacia nel perseguire obiettivi scolastici, nel rispondere alle responsabilità che esse comportano e ai ruoli professionali, si associa spesso a maggiori possibilità di carriera, maggiore interesse, migliore preparazione scolastica, maggiore determinazione nel perseguimento di obiettivi lavorativi elevati. Altre teorie del benessere, denominate “teorie del giudizio” o “teorie dei confronti” (Diener, 1984), mettono in luce come i fattori che influenzano il benessere non sono stabili nel tempo, ma variano in base alle circostanze e ai criteri personali che le persone utilizzano per valutare la propria vita. Nella “teoria del confronto sociale” vi è l’assunto che le persone interpretano la propria vita confrontando le condizioni attuali con uno standard che è determinato dal livello delle altre persone. I soggetti che risultano favoriti dal confronto con lo standard sociale saranno soddisfatti e proveranno emozioni positive (Buunk, Gibbons, 1997 in Snyder, 2000). Tale approccio si basa sull’idea che la soddisfazione per la vita non dipende solo dalla posizione assoluta da una persona, ma anche dalla posizione delle altre persone con cui ci si confronta. Queste possono essere presenti nell’ambiente più immediato oppure ricercate attivamente dalla persona a seconda degli scopi che vuole raggiungere. Il soggetto in questo modo può guardare gli altri al fine di trovare motivazione ad agire e migliorare il proprio umore, ad esempio osservando chi è in condizioni più sfavorevoli di lui oppure chi si trova in circostanze superiori, ed utilizzare tali posizioni come modelli. Questo processo è particolarmente evidente, per esempio, in pazienti con malattie gravi (Buunk, Gibbons, 1997) e in anziani che cercano di adattarsi al declino associato all’età (Hendrich & Ryff, 1995). Un altro approccio conosciuto come “teoria degli approcci multipli” deriva dalla Multiple Discrepancy Theory (Michalos, 1985). Tale modello sostiene che le persone utilizzano una serie di criteri nel valutare la propria vita. La soddisfazione dipenderebbe dalla grandezza del divario fra ciò che il soggetto possiede e ciò che vorrebbe avere, o quello che gli altri hanno, o ciò 9 Benessere psicologico e disabilità che pensa di meritare o di aver bisogno; la corrispondenza fra i diversi aspetti è indice di benessere. Alcune teorie affermano che i sentimenti di benessere soggettivo dipendono dal raggiungimento di determinati scopi personali o dal soddisfacimento di determinati bisogni. La teoria degli “striving” di Emmons (1986) mostra come questi ultimi siano scopi caratteristici e ricorrenti che la persona cerca di raggiungere e che servono ad integrare l’insieme più ampio di obiettivi che la persona si pone. Anche gli obiettivi di sviluppo all’interno di una comunità possono essere visti come una sfida per il soggetto e quindi un’opportunità di sviluppo e di aumento della propria autostima in caso di successo. L’aver superato un obiettivo, inoltre, permette di superare e risolvere con più efficacia i compiti successivi. La percezione di avere uno scopo da raggiungere e la sensazione di attuare azioni che mirano al suo avvicinamento può essere di per sé un fattore che conferisce significato alle azioni e alla vita più in generale e il suo raggiungimento può generare benessere. Ovviamente la facilità o meno con cui i soggetti raggiungono i propri scopi dipende dalle strategie e dai procedimenti messi in atto e dalla situazione. Cantor e Harlow (1994) hanno trovato che l’“esperienza emozionale positiva” ossia una preponderanza di emozioni positive rispetto a quelle negative, dipende dalla congruenza tra gli obiettivi posti e il contesto sociale. I compiti e gli scopi che l’individuo si pone cambiano nel tempo e sono influenzati non solo dalla cultura ma anche dai bisogni di ognuno; ad esempio il successo accademico può essere un compito evolutivo fra gli studenti (Cantor & Harlow, 1994). Risulta quindi importante nella valutazione del benessere tenere in considerazione i cambiamenti inevitabili nel corso della vita in relazione agli scopi e in presenza di eventi critici. Un’altra concezione vicina alla precedente è rappresentata dal costrutto di “esperienza ottimale” o “flusso di coscienza” (flow) nel modello proposto da Csikszentmihalyi (1975); si parte dal presupposto che il benessere soggettivo dipenda dal coinvolgimento in attività interessanti, dove si ottiene un equilibrio tra le sfide poste dall’attività e le abilità possedute dal soggetto per affrontarle. Sono attività positive e piacevoli poiché forniscono un livello ottimale di informazioni nuove e in quantità non eccessiva. Il soggetto che sperimenta una situazione di esperienza ottimale è totalmente assorbita 10 Benessere psicologico e disabilità dall’attività al punto da ignorare il passare del tempo e isolarsi dalle condizioni circostanti. Tale teoria viene utilizzata per spiegare perché certe attività, fra cui il lavoro o le attività del tempo libero, sono fonti di benessere; il soggetto impegnato e coinvolto in attività motivanti e travolgenti si sente più soddisfatto, più utile e più attivo (Diener, et al., 1991). 1.1.4 I ruoli e le relazioni sociali L’interesse degli psicologi per il sostegno sociale, si manifesta fin dagli anni ’70; si afferma l’importanza delle relazioni sociali e del sostegno nel mantenimento della salute enfatizzando la loro potenzialità nel moderare o tamponare gli eventuali effetti deleteri sulla salute, di eventi psicosociali stressanti o a rischio. Sempre più studi riconoscono l’importanza di ricoprire ruoli sociali. Avere un’occupazione, per esempio, comporta per l’individuo il ricoprire determinati ruoli e lo sviluppo dell’identità corrispondente. Ricoprire molti ruoli sembra assumere una funzione protettiva. Alcune analisi qualitative hanno indicato che gli individui percepiscono le loro identità di ruolo come fonti di significato, di scopo e di guida del comportamento (Simon, Holyoak, 2002). Recenti ricerche hanno messo in luce come le donne e gli uomini che ricoprono più ruoli, segnalano livelli minori nei problemi fisici e psicologici e più alti livelli di benessere soggettivo (Barnett & Hyde, 2001). Già nel 1978 uno studio di Berkman e Syme, inoltre, dimostrava che una soddisfacente rete sociale non solo favorisce il miglior adattamento in situazioni stressanti, ma è anche in grado di diminuire i tassi di mortalità e di morbilità. Molti ricercatori, negli anni successivi, hanno confermato la relazione fra il tasso di mortalità e morbilità e misure del sostegno e dell’integrazione sociale (Berkman 1995; House, Robbins & Metzener, 1982; Hystad, Carpiano, 2012). La percezione di sostegno sociale è strettamente dipendente, da una parte, dalla disponibilità di una rete di relazioni nel contesto di vita dell’individuo e dal grado di integrazione sociale, e dall’altra parte, dal possesso di abilità sociali necessarie per costruire e mantenere tali relazioni. Lewinsohn, Redner e Seeley (1991) hanno trovato che diverse componenti del sostegno sociale risultano associate al livello di benessere soggettivo: le persone, infatti, più soddisfatte dichiarano di avere fonti di sostegno sociale estese, contatti frequenti, maggior competenze sociali e di sentirsi soddisfatte delle relazioni con le altre persone. Risultano quindi predittivi del benessere sia 11 Benessere psicologico e disabilità elementi di natura più oggettiva come il numero e la frequenza dei contatti, sia elementi più soggettivi come la soddisfazione per le relazioni. Per spiegare la relazione esistente tra sostegno sociale, benessere psicologico e salute Cohen e Wills (1985) sottolineano come le reti sufficientemente estese e l’integrazione sociale, garantirebbero, attraverso interazioni sociali regolatrici, un senso di stabilità e di prevedibilità sulla propria vita. Consentirebbero inoltre di ricoprire molti ruoli e di rafforzare il proprio senso di identità Il sostegno sociale soddisferebbe quindi dei bisogni umani fondamentali, quali il bisogno di sicurezza, di contatti sociali e di approvazione (House et al., 1982). L’effetto positivo del sostegno potrebbe manifestarsi anche nel momento in cui la persona si trova di fronte ad un evento che valuta come minaccia; la percezione che altri saranno disponibili con il loro aiuto può portare a interpretare la situazione come meno pericolosa e a percepire se stessi come più capaci di fronteggiarla. Inoltre la percezione di avere un sostegno sociale interverrebbe in momenti successivi alleviando l’impatto dell’evento stressante, fornendo soluzioni ai problemi, facilitando comportamenti orientati alla salute e attivando emozioni positive. Inoltre, viene riconosciuta l’importanza dell’appartenenza ad un gruppo o ad una comunità per il benessere soggettivo dell’individuo offrendo al singolo una rete di relazioni potenzialmente supportive, accompagnata da un senso di appartenenza e identificazione con esso, che risulta importante per la propria identità. Nel 1986 McMillian e Chavis descrivono il senso di comunità come “un sentimento che i membri hanno di appartenere e di essere importanti gli uni per gli altri e una fiducia condivisa che i bisogni dei membri saranno soddisfatti dal loro impegno ad essere insieme”. Fra le ricerche in cui è stata esplorata la relazione fra senso di comunità e benessere soggettivo, risulta importante quella condotta da Davidson e Cotter (1991): il senso di comunità è risultato associato agli affetti piacevoli, all’autoefficacia. Sempre su adulti, in Italia (Prezza, Amici, Roberti, Tedeschi, 2001), è stata trovata una relazione positiva fra senso di comunità e soddisfazione verso la vita. Il senso di comunità, inoltre, favorirebbe il benessere non solo negli adulti, ma anche negli adolescenti nei quali si riscontrano modalità di coping più adattive e maggiore senso di felicità (Cicognani, 2005). 12 Benessere psicologico e disabilità 1.2 Benessere edonico e eudaimonia Come visto in precedenza, lo studio del benessere soggettivo in ambito psicologico, ha dato origine ad un vasto e sfaccettato mondo di costrutti teorici. Un altro modo di approcciarsi al concetto di benessere soggettivo è quello di identificarlo con aspetti edonici o eudaimonici.. Nel primo caso abbiamo studi incentrati prevalentemente ad enfatizzare la rilevanza del perseguimento del piacere, inteso come benessere personale e strettamente legato a sensazioni ed emozioni positive (Kahneman, Diener, & Schwarz, 1999). Il secondo approccio, si ricollega appunto al concetto aristotelico di eudaimonia, intesa come ciò che è utile all’individuo in termini di arricchimento dello sviluppo, della personalità e delle potenzialità della natura umana (Nussbaum, 1993; Ryan & Deci, 2001). L’eudaimonia, concetto caro alla Positive Psychology, comprende non solo la soddisfazione individuale, ma anche un percorso di sviluppo verso l’integrazione con il mondo circostante (Nussbaum, 1993). Essa corrisponde ai bisogni individuali e collettivi legati a quel "bene comune" che pone gli esseri umani in tensione reciproca, e che ognuno ricerca attraverso le opportunità offerte dalla società nel cui ambito collabora alla costruzione di un progetto condiviso. Il termine eudaimonia è spesso usato come sinonimo di “felicità", ma il suo campo semantico è molto più ampio: esso implica un processo di interazione ed influenza reciproca tra benessere individuale e collettivo, per cui la felicità individuale si costruisce nell’ambito dello spazio sociale. Un esempio di tale approccio è la Self-Determination Theory, SDT (Ryan e Deci, 2000) che, affrontando il tema del benessere, pone l’accento sul concetto di auto-determinazione, basato su tre bisogni fondamentali: “competenza”, “autonomia” e “relazionalità”. Gli autori, partendo dall’assunto che gli essere umani sono organismi attivi e intrinsecamente orientati alla crescita, ritengono che l’organismo sia, per natura, incline ad integrare i propri elementi psichici in un’unitaria organizzazione di senso del Sé e ad integrarsi, poi, in una struttura sociale più ampia. La SDT suggerisce che impegnarsi in attività interessanti, voler esercitare le proprie capacità, perseguire l’integrazione in gruppi sociali e integrare le esperienze personali fanno parte dell’evoluzione adattiva dell’organismo umano. Per realizzare queste inclinazioni naturali in maniera ottimale è necessario un ambiente supportivo ove possano essere soddisfatti al meglio i tre bisogni psicologici, innati e di natura universale. In primo luogo, la “competenza” costituisce un 13 Benessere psicologico e disabilità elemento fondamentale dell’adattamento evolutivo poiché solo un organismo aperto ed interessato all’apprendimento potrà affrontare in maniera adeguata le sfide dell’ambiente. La “relazionalità”, invece, riguarda l’esperienza di rapporti sociali, intesi come relazioni profonde. La più importante relazione interpersonale nella vita di molte persone è la relazione tra pari (peer relations). Per il buon funzionamento psichico è fondamentale che ogni uomo sperimenti nella propria vita relazioni intime positive e basate sulla reciprocità. Vale a dire, la sicurezza dell’accettazione di se stesso da parte dell’altro e un elevato grado di confidenza portano alla soddisfazione piena di questo bisogno. Infine, l’“autonomia” concerne l’esperienza di agire con un senso di scelta, volizione ed auto-determinazione; è la tendenza all’auto-organizzazione. E’ importante sottolineare che il significato attribuito all’autonomia, in questo caso, non si riferisce al concetto d’indipendenza, ma implica piuttosto l’assenza di controllo e di costrizioni esterne e l’idea di essere iniziatore delle proprie scelte e azioni. C’è un costante gioco di scambio tra la relazionalità e l’autonomia che, in circostanze ottimali, risultano complementari. In base alla SDT, il benessere personale è strettamente connesso al funzionamento ottimale dell’organismo: cambiamenti giornalieri di benessere sono associati alla fluttuazione della soddisfazione dei bisogni psicologici fondamentali (Reis, Sheldon Gable, Roscoe e Ryan, 2000). Gli autori ritengono che questi bisogni forniscono un “nutrimento psicologico” relativamente completo ed essenziale allo sviluppo della personalità e al raggiungimento del benessere psicologico (Deci e Ryan, 2002) e a stare bene nel contesto sociale. Numerose altre ricerche sono state, poi, condotte per verificare il processo di selezione psicologica che l’individuo attua attivamente nel selezionare le informazioni disponibili nell’ambiente e nel promuovere la riproduzione differenziale di alcune di esse (Delle Fave, 2005). I risultati mostrano il ruolo fondamentale della qualità delle esperienze che le persone attribuiscono alle attività, alle interazioni ed alle situazioni che costituiscono il loro ambiente quotidiano (Csikszentmihalyi, 2000). Ryff (1989,1995), autrice da anni impegnata nella descrizione e valutazione del benessere, ne sottolinea la multidimensionalità, nel cui ambito sono fondamentali le componenti legate alla costruzione di significati e al reperimento di obiettivi generali di vita. L’autrice identifica sei componenti fondamentali legate alla costruzione di significati e al perseguimento di 14 Benessere psicologico e disabilità obiettivi generali di vita: nutrire attitudini positive nei confronti di se stesso e della vita passata (autoaccettazione); riuscire ad avere relazioni calorose ed affettuose con gli altri (relazioni positive); autodeterminazione ed indipendenza quando bisogna compiere delle scelte (autonomia); capacità di creare attorno a sé un ambiente sociale e lavorativo congeniale (controllo ambientale); possesso di scopi ed obiettivi da raggiungere nella vita (scopo nella vita); apertura nei confronti di esperienze e situazioni che possano arricchire e sviluppare la propria personalità (crescita personale). Partendo da tale visione multidimensionale, l’autrice elabora uno strumento di autovalutazione del benessere psicologico (lo Psychological Well-Being, PWB, Ryff 1995) che consente di individuare non solo il livello globale di benessere psicologico della persona ma anche di individuarne punti di forza e di debolezza su cui poter stilare programmi di intervento. 1.2.1 Campi di applicazione dell’eudaimonia Ad oggi esistono molti studi che hanno utilizzato tale strumento di valutazione che mettono il luce un incremento del benessere psicologico come fattore protettivo, in termini di vulnerabilità, sulla vita in generale (Fava e Ruini, 2003). Il focus di attenzione di tali studi ha spaziato dalle condizioni di salute fisica e mentale a situazioni sociali e di vita quotidiana. In quest’ultimo caso sono state indagate sia le tradizionali variabili socio demografiche. Per quanto riguarda il genere sembrerebbe che gli uomini totalizzano punteggi più alti delle donne in scale come il controllo ambientale e la crescita personale (Ruini, Ottolini, Rafanelli, Ryff, Fava, 2003). Il crescere dell’età sembrerebbe aumentare il senso di conoscenza e di padronanza del contesto circostante mentre ridurre il senso di crescita personale (Heidrich SM, Ryff CD., 1993). Anche il livello culturale e socioeconomico alto (Marmot MG, Fuhrer R, Ettner SL, Marks NF, Bumpass LL, Ryff CD., 1998) sembrerebbe influenzare in positivo il senso di benessere. Studi condotti utilizzando la Psychological Well-Being, PWB (Ryff, 1989) in particolari condizioni di salute, poi, hanno messo il luce come non sia necessariamente consequenziale che chi ha una problematica fisica provi bassi livelli di benessere. Mentre alcuni studi, infatti, evidenziano una correlazione tra il livello di disabilità e il benessere psicologico ( Penny et al, 1999; Mangelli, Gribbin, Büchi, Allard, Sensky, 2002; Schleicher, Alonso, Shirtcliff, Muller, Loevinger, Coe, 2005) altri sottolineano come la sola 15 Benessere psicologico e disabilità condizione fisica non spieghi necessariamente bassi livelli di benessere (Ryff, Singer, Love, 2004). Gli studi finora condotti con la PWB si sono concentrati soprattutto sulle conseguenze di malattie fisiche. Alcuni studi hanno preso in considerazione il benessere psicologico di persone affette da dolore cronico ( Penny et al, 1999; Mangelli et al, 2002; Schleicher et al, 2005; Roysamb et al, 2003); emicrania (Smitherman, McDermott, Buchanan, 2011) le lesioni del midollo spinale (Hampton, 2008); l’artrite reumatoide (Afton L. Hassett, Maclean R.,Peterson C.,Stuart M.R.,Buyske S., Park N., Savage S.V.,Li T.,Seligman M.E.P, 2009); la fibromialgia in un campione di donne (Schleicher et al 2005). Da questi studi sembrerebbe che la percezione del benessere psicologico sia più legato al danno fisico, quindi agli eventuali impedimenti nelle attività di vita quotidiana, che al dolore stesso. Alcuni studi poi hanno indagato i fattori biologici (Ryff , Singer, Love, 2004) ipotizzando una correlazione tra benessere e sistema immunitario. I risultati hanno confermano che ad alti livelli di benessere psicologico corrisponde una migliore risposta immunitaria Alcuni studi hanno indagato il benessere psicologico nel ritardo mentale (Kober, 2010) mostrando come, anche in questi casi, spesso il livello di benessere può essere soddisfacente quando vi è un contesto di riferimento supportante. Per quanto riguarda la salute mentale è stato indagato il benessere psicologico collegato ai sintomi residui in pazienti con disturbi affettivi (Ruini, Rafanelli, Conti, Ottolini, Mangelli, Tossani, Fabbri, Grandi, Fava, 2002) e il benessere nella salute mentale nello sviluppo umano (Keyes, 2006) in cui si evince che le variazioni del benessere psicologico possono indurre una riduzione della disagio (Ryff et al., 2004). Recenti studi hanno cercato di verificare l’effetto terapeutico di interventi basati sull’approccio eudaimonico al benessere in situazioni di disabilità ed hanno identificato abbassamenti di livelli di depressione legata al tale condizione (Seligman, Rashid, Parks, 2006). Studi mirati all’accettazione della disabilità hanno lavorato sulle competenze sociali ed interpersonali per aumentare il benessere della persona (Snyder Lehman, Kluck,Monsson. 2006). 16 Benessere psicologico e disabilità Tali risultati aprono alla possibilità di utilizzare tale approccio terapeutico nel migliorare la qualità della vita, lo stile di coping e di senso di supporto sociale nei casi di malattie croniche (Fava,Ruini, 2003). 1.3 Benessere, salute e malattia Grazie alla progressiva affermazione del modello biopsicosociale, la definizione e la classificazione delle disabilità hanno subito un articolato processo di revisione: si è passati dal definire la disabilità una deviazione dalla normalità (modello causale bio-medico) al considerarla una variazione del funzionamento umano, che origina dall’interazione tra caratteristiche intrinseche dell’individuo e caratteristiche dell’ambiente fisico e sociale (Űstün et al., 2001). Volendo definire il termine disabilità è utile sottolineare l'importante cambiamento di prospettiva che e' avvenuto negli ultimi trenta anni nei diversi contesti internazionali promossi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Nel 1980, infatti, l’O.M.S. pubblicò il documento ICIDH (International Classification Impairments Disabilities and Handicaps). Da tale classificazione deriva la definizione di handicap “come condizione di svantaggio vissuta in conseguenza di una menomazione o di una disabilità, che limita o impedisce la possibilità di ricoprire ruoli che sarebbero altrimenti propri del soggetto in relazione all’età, al sesso e al suo livello socio-culturale.” Da quando e' stato pubblicato solo come versione per la sperimentazione sul campo, il modo in cui e' stato utilizzato si e' ampliato a vari ambiti della ricerca, della clinica, delle politiche sociali ed educative. L'impegno dell'OMS negli anni successivi a questa classificazione e' stato quello di spostare il centro dell'attenzione della ricerca sulla disabilità, menomazione, handicap così come descritti nell'ICDH, verso “il funzionamento dei domini della salute e dei domini ad essa correlati”. Più di recente, nel 2001, grazie al graduale superamento del modello biomedico della salute, l’O.M.S. ha diffuso un secondo documento “ICF” (International Classification of Functioning, Disability and Health) disponendo una classificazione degli stati funzionali della persona che, utilizzando un punto di vista biopsicosociale, coinvolgesse tutti gli ambiti di intervento delle politiche pubbliche e, in modo particolare, il welfare, l'educazione e il lavoro. In questo modo non sono più le persone l'oggetto della classificazione ma le 17 Benessere psicologico e disabilità situazioni di ciascuna persona all'interno di una serie di aree della salute e degli stati ad essa correlati, non dimenticando il contesto e i fattori ambientali e personali che interagiscono con tutte le componenti del funzionamento e della disabilità. A tale proposito, l’idea alla base della costruzione di questo strumento di classificazione, è che la disabilità non è una situazione che riguarda singole persone rispetto al numero di “non disabili”, ma riguarda tutte le persone in quanto componenti del gruppo sociale di cui il disabile è parte. Avviene, così, una sostituzione dei termini di menomazione, disabilità che indicano qualcosa che manca, con altri termini che sono “limitazioni di funzioni corporee”, “strutture corporee”, “attività e partecipazione”, “fattori ambientali”. Il termine “handicap” è stato abbandonato estendendo il termine “disabilità” a ricoprire sia la restrizione di attività che la limitazione di partecipazione. Pertanto un disabile diventa tale quando la sua disabilità, rispetto al contesto in cui si manifesta, produce per lo stesso una condizione di svantaggio. Tuttavia l'ICF appartiene a quella che viene definita la Famiglia delle Classificazioni Internazionali proposte dal OMS, costruite per codificare un'ampia gamma di informazioni relative alla salute utilizzando un linguaggio standardizzato che metta d'accordo le varie discipline che studiano questo settore. Tra queste classificazioni troviamo anche l'ICD-10 (International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems, 10th Revision, 1992), che fornisce un modello di riferimento eziologico, la cui costruzione, secondo l'OMS, dovrebbe arricchire con informazioni diagnostiche aggiuntive, l'utilizzo dell'ICF. Sono stati proposti negli anni diversi modelli che spiegassero la disabilità e il funzionamento, sempre polarizzati verso una dialettica tra modelli sociali o modelli medici: i primi che spiegano la disabilità non come caratteristica dell'individuo ma piuttosto come una interazione di fattori, molte delle quali create dall'ambiente; i secondi che invece vedono la disabilità come un problema del singolo individuo legato a malattie, traumi o altre condizioni, la cui assistenza medica e' riconosciuta come prioritaria, per la sua gestione, rispetto alle politiche sociali. L'ICF e' basato sull'integrazione di questi due modelli opposti, tentando di raggiungere una sintesi tra le diverse dimensioni della salute a livello biologico, individuale e sociale. Due persone con la stessa malattia possono avere diversi livelli di funzionamento e due persone con lo stesso livello di funzionamento non hanno necessariamente la 18 Benessere psicologico e disabilità stessa condizione di salute. Così ICF e ICD-10 si sono completati per dare un significato diverso alla salute: non si cerca più una classificazione delle conseguenze della malattia così come proposta dall'embrionale ICIDH, ma si cercano gli elementi costitutivi della salute in modo da studiare i fattori ambientali che descrivono il contesto in cui gli individui vivono e i punti di forza e di debolezza che influenzano la percezione della propria condizione di salute e di benessere. 1.4 Disabilità e integrazione sociale in Italia Come abbiamo visto, numerosi studi hanno dimostrato che il benessere non dipende semplicemente dalle condizioni di salute: persone con patologie croniche individuano più spesso di quanto non si pensi conseguenze positive della malattia, quali il miglioramento delle relazioni sociali e di alcuni aspetti della personalità, cambiamenti favorevoli nella gerarchia delle priorità a breve e lungo termine, il reperimento di nuovi obiettivi e nuovi significati (Albrecht & Devlieger, 1999; Sodergren & Hyland, 2000). Conoscere la qualità dell’esperienza che le persone disabili o con patologie croniche associano alle attività quotidiane e le loro modalità di interazione con le opportunità disponibili nell’ambiente può evidenziare risorse e potenzialità dell’individuo, enfatizzare carenze e offerte dell’ambiente, valorizzare l’apporto che il singolo può fornire al contesto sociale e culturale (Delle Fave & Massimini, 2003). Come descritto in precedenza, nell’approccio alla disabilità, è importante considerare l’importanza degli aspetti ambientali (tutti quegli aspetti del mondo esterno ed estrinseco che formano il contesto della vita di un individuo e, come tali,hanno un impatto sul funzionamento della persona) e di partecipazione sociale (coinvolgimento e integrazione di una persona in una situazione reale di vita). Il termine integrazione implica l'inclusione di diverse identità in un unico contesto all'interno del quale non sia presente alcuna discriminazione. L’integrazione è intesa come il processo attraverso il quale il sistema acquista e conserva un’unità strutturale e funzionale, quindi va concepita in termini di mantenimento dell’equilibrio interno del sistema attraverso processi di cooperazione sociale e di coordinamento tra i ruoli e le istituzioni. Sentirsi parte di una collettività è una conquista e quindi integrarsi positivamente 19 Benessere psicologico e disabilità sotto il profilo psicologico, culturale e sociale nell'ambiente in cui si vive è un processo che riguarda tutti i suoi componenti. Uno degli aspetti cardine dell’ICF è valutare come una persona “funziona” nella vita quotidiana, come riesce a soddisfare le proprie esigenze fondamentali, a perseguire i propri obiettivi, a godere di una qualità di vita che, indipendentemente dalle considerazioni oggettive e dalle condizioni strettamente organiche, la persona stessa soggettivamente reputa adeguata e soddisfacente. Nel 2004 l’Istat, nell’ambito del progetto “Sistema di Informazione Statistica sulla Disabilità” nato da una convenzione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha condotto un’indagine sulle persone con disabilità che vivono in famiglia per cogliere, da un lato, l’integrazione sociale dei disabili nel loro contesto di vita (rete di relazioni, scuola, lavoro, tempo libero, ecc.), dall’altro, i fattori che ostacolano tale integrazione (limitazioni nella mobilità, mancanza di adeguati sostegni, ecc.). Le persone con disabilità non anziane considerate sono 1 milione e 641 mila. Di queste, oltre i tre quarti ha un livello di gravità della disabilità medio-alto e ben il 41,4% raggiunge il livello massimo. È prevalente la disabilità nell’area motoria (38,3%) seguita da problemi nella sfera mentale, anche associati a disabilità sensoriale e/o motoria (18,2%). Tra i più giovani (4-34 anni), raddoppia la quota delle persone colpite da disabilità nella sfera mentale (34,3%). Il contesto familiare e il rapporto con parenti e amici hanno grande rilievo per l’integrazione di coloro che, come le persone colpite da disabilità, hanno particolare bisogno, non solo di aiuti concreti, ma anche di sostegno psicologico e di rapporti interpersonali soddisfacenti. Il 91,5% delle persone con disabilità vive in famiglie in cui almeno una persona non è disabile, il 6,2% vive da solo e il 2,3% vive solamente con altre persone che hanno anch’esse disabilità. Quasi il 9% vive, dunque, senza il potenziale supporto di conviventi non disabili. È stata verificata una tendenza tra le persone con disabilità a rimanere nella famiglia di origine più spesso di quanto accada nel complesso della popolazione. Vive ancora in famiglia come figlio il 26,9% delle persone di 3549 anni contro il 7,3% tra la popolazione della stessa fascia di età. Tra le persone con disabilità nella sfera mentale la percentuale di chi rimane in famiglia come figlio è molto più alta (50,6% a fronte del 22,1% del totale delle 20 Benessere psicologico e disabilità persone con disabilità) e la quota sale ulteriormente al 61,1% tra coloro che hanno un’età compresa tra i 35 e i 49 anni. Per quanto riguarda le relazioni all’esterno della famiglia, emerge come poco più di un terzo delle persone con disabilità intrattenga relazioni assidue con amici o parenti non conviventi, mentre il 16,6% ha contatti poco frequenti. Una situazione di maggiore svantaggio relazionale si osserva tra le persone con alto livello di gravità della disabilità, per le quali la quota dei più isolati sale al 25,7% (contro l’8,7% che si osserva tra coloro con un livello più basso di gravità). Tra coloro che hanno disabilità di tipo mentale associata a problemi sensoriali o motori, la percentuale delle persone più isolate sale al 39,2%, contro il 9,3% di chi è affetto solo da problemi motori e il 9,7% di chi ha disabilità solo di tipo sensoriale. Un dato positivo è che solo il 2,5% delle persone con disabilità dichiara di non avere contatti né con parenti non conviventi né con amici o di averli solo di rado. Inoltre il 93,1% delle persone di 15-67 anni si dichiara molto o abbastanza soddisfatto delle relazioni familiari e quasi l’81% riferisce relazioni soddisfacenti con gli amici. Nel 2010, da un’altra indagine dell’ISTAT, risulta che le persone disabili partecipano come le non disabili ad almeno un'attività sociale tra le attività gratuite in associazioni di volontariato, le riunioni di associazioni ecologiche, per i diritti civili e per la pace, le riunioni in associazioni culturali, ricreative o di altro tipo. Valutare, pertanto, la qualità delle proprie relazioni nell’ambito della società e della comunità diventa l’elemento fondamentale del senso di integrazione sociale che un individua sperimenta. Più elevato è il senso di integrazione sociale più gli individui si sentono parte della società, percepiscono di avere qualcosa in comune con le altre persone che compongono la propria realtà sociale e sentono di appartenere alla loro comunità. L’integrazione implica la costruzione di un senso di appartenenza ad una collettività. Inoltre le persone più integrate si affidano più facilmente agli altri ed hanno un ruolo attivo nella tutela del proprio ambiente di vita (Keyes e Shapiro, 2004). L’integrazione sociale si configura pertanto come un fattore che promuove (ed è promosso) dal coinvolgimento e dalla partecipazione sociale (Cicognani, 2005). 21 Vita universitaria e disabilità 2. VITA UNIVERSITARIA E DISABILITA’ 2.1 Vivere l’Università: ricerche sulla condizione di studente universitario Come visto nel capitolo precedente, i soli fattori oggettivi non forniscono una valutazione adeguata delle risorse di un individuo, del suo livello di integrazione sociale e del suo successo nel perseguire gli obiettivi personali (Veenhoven, 2002). È fondamentale identificare indicatori soggettivi del benessere e della qualità della vita, che si fondino sulla valutazione che ogni individuo effettua delle proprie condizioni psicofisiche e della propria vita quotidiana (Delle Fave, 2005; Nordenfelt, 1994). Vista la centralità dei fattori sociali nell’influenzare la salute ed il benessere delle persone risulta importante definire e determinare le caratteristiche che definiscono la specifica condizione del giovane con disabilità che vive l’esperienza dell’Università. Dall’analisi della letteratura internazionale effettuata non esistono molti studi che abbiano preso in considerazione il benessere psicologico di giovani disabili che vivono la realtà universitaria. La rassegna delle ricerche individuate identifica l’interesse dei ricercatori principalmente per gli studenti che mostrano Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Wilmshurst, Peele, Wilmshurst, 2009), autismo (White, Ollendick, Bray, 2011), disturbi di apprendimento (Saracoglu et al.,1989; Klassen 2010) disabilità fisiche (Fichten, C.S., Bourdon, C.V., Amsel, R., & Fox, L., 1987; King, Shultz, Steel, Gilpin, Cathers 1993; Lustig, Rosenthal, Strauser, 2000; Sohta, 2012) e problematiche psichiatriche (Qingbo Liu M.D., Masahiro Shono Ph.D., Toshinori Kitamura F.R.C., 2009, Hunt, Eisenberg, Kilbourne, 2010). In questi studi le dimensioni indagate sono state fattori individuali quali autoefficacia, autostima e senso di coerenza indicati come precursori e predittori di un buon rendimento e di adattamento accademico (Blake, Rust, 2002). Da alcuni studi risulterebbe poi che la percezione di sé e della propria efficacia risultino buoni predittori dell’ottimismo rispetto alla propria carriera accademica (Hennessey, Rumrill, Fitzgerald, Roessler, 2008). Non vengono in questi casi indagate le variabili più direttamente collegate alla partecipazione sociale come indicatori di benessere e di autoefficacia. 22 Vita universitaria e disabilità Studi condotti sul benessere degli studenti normali si sono invece concentrati non solo sulle sue relazioni con i fattori individuali ma anche con fattori legati alla partecipazione sociale (Cecchini, Langher, 1998; Caprara et al., 2002; Cicognani, Pirini, 2007). Esiste un generale consenso sugli effetti positivi della partecipazione sociale sul benessere individuale (Wandersman e Florin, 2000) soprattutto durante l’adolescenza, periodo in cui partecipare attivamente alla vita sociale accresce il senso di coesione, autoefficacia e controllo personale favorendo esiti evolutivi positivi (Smetana, CampioneBarr, Metzger, 2006). Alcuni autori (Cohen, Wills, 1985; Cotterell 1996;) ritengono che il livello di benessere dell’individuo dipenda da una valutazione soggettiva che include, tra gli altri, il livello di soddisfazione per la qualità delle relazioni e del proprio funzionamento sociale. Altri studi si sono concentrati sull’analisi dell’influenza del fattore culturale su studenti universitari e giovani adulti lavoratori. (el-Nabgha., Unher, Sugawara, 2010) Altri studi hanno valutato l’impatto dell’ingresso all’Università evidenziando come le capacità di adattamento sociale risultino fondamentali per superare la sfida universitaria in maniera efficace (Bowman, 2010). Alcuni studi integrano l’analisi di fattori personali (senso di autoefficacia) con il senso di supporto sociale che vengono identificati come ottimi predittori del benessere (CUI Chun-hua, LI Chun-hui, YANG Hai-rong, et al., 2005, Al Khatib 2006; Lyrakos, 2011) La panoramiche delle ricerche che esaminano la vita universitaria intesa come successo accademico e prosecuzione degli studi universitari, poi, è ancor più ricca di spunti di riflessione. Un primo aspetto riguarda il fatto che l’attenzione viene rivolta principalmente alla valutazione del successo accademico le cui variabili descrittive si riducono alla perseveranza ed alla prestazione (intesa come media cumulativa dei voti) (Gore, 2008). In tali ricerche vengono individuate alcune variabili demografiche e psicosociali che influiscono maggiormente sulla probabilità di rimanere all’Università ed ottenere un buon successo accademico. Alcune di queste variabili demografiche comprendono genere, età, condizione part-time o tempo pieno e residenza (dentro o fuori dal campus universitario). 23 Vita universitaria e disabilità Per quanto riguarda il genere uno studio di Astin del 1964 evidenziò che le donne avevano una percentuale più alta (14%) di abbandono rispetto agli uomini (9%). Al contrario, studi più recenti suggeriscono che gli uomini abbandonano l’Università con più frequenza delle donne (Feldman, 1993; Metzner, 1989). Pascarella e Terenzini (1991) suggeriscono che il genere possa moderare la relazione tra integrazione scolastica e perseveranza, dove questa relazione si osserva negli uomini (r = .35) ma non nelle donne. Questi autori hanno riscontrato che l’integrazione sociale era un predittore significativo della perseveranza nelle donne (r = .35) ma non negli uomini. Il fattore età risulta essere una variabile incongruente. Esistono studi che dimostrano una relazione positiva tra l’età e successo accademico (Metzner,1989;Feldman, 1993) mentre altri hanno trovato che gli studenti più grandi riferivano voti attesi più bassi e si valutavano meno adattati all’Università rispetto agli studenti più giovani (Brooks, DuBois,1995). La ricerca, poi, suggerisce che gli studenti universitari che frequentano solamente part-time hanno una percentuale di abbandono più alta rispetto a chi frequenta a tempo pieno (Feldman, 1993, Price, 1993). Gli studi hanno rivelato una relazione significativa tra la vita all’interno del campus e la perseveranza. Bank, Slavings, e Biddle (1990) hanno trovato una correlazione moderata (r = .32) tra la vita all’interno del campus universitario e il proseguire gli studi. Uno studio simile di LeWallen (1993) ha trovato una relazione significativa, ma leggermente minore (r = .26). È stato ipotizzato che vivere nel campus universitario faciliti le relazioni sociali positive che aiutano lo studente ad adattarsi all’Università (Pantages e Creedon, 1978). Oltre a variabili di tipo demografico molte ricerche sugli studenti universitari si sono concentrate su caratteristiche psicosociali. Il miglior predittore del successo accademico è stato individuato nel senso di autoefficacia percepita. Cubeta, Travers, e Sheckley (2001), ad esempio, ottengono risultati che suggeriscono che le credenze di autoefficacia degli studenti delle minoranze etniche possano parzialmente spiegare i loro risultati universitari. Questi autori hanno esaminato le differenze etniche nei predittori di successo universitario in un campione di studenti afroamericani ed euroamericani. Hanno rilevato che l’autoefficacia universitaria era un forte predittore della buone prestazione per entrambi i gruppi di studenti, ma la relazione era più forte per il gruppo di studenti afroamericano (r = .35) che per il gruppo euroamericano (r = .28). Altre ricerche poi hanno analizzato 24 Vita universitaria e disabilità l’impegno dello studente verso l’istituzione attraverso il coinvolgimento sociale. Alcune ricerche mostrano che gli studenti che si sentono integrati a livello universitario e sociale nell’ambiente di studio rimangono più facilmente all’Università (Astin, 1985, 2001; Tinto, 1975, 1993; Pennington, Zvonkovic, e Wilson, 1989). Molti autori suggeriscono che gli studenti che riescono a connettersi a livello accademico e sociale alle istituzioni avranno un maggior senso di appartenenza e si sentiranno più impegnati nel raggiungere gli obiettivi scolastici (Cabrera et al., 1993; Kuh, 2001; Pascarella e Terenzini, 1991). Alcuni studi, poi, si sono concentrati sul concetto di resilienza (Hartley, 2011) come fattore determinante della persistenza in ambito universitario ed hanno dimostrato come tale capacità, rinforzando il senso di benessere, aiuti gli studenti universitari nella buona conclusione degli studi. Infine Caprara mette a punto la scala dell’autoefficacia sociale percepita (ASP; Caprara, 2001), che misura le convinzioni relative alle proprie capacità di inserirsi facilmente, di sentirsi a proprio agio, di avere un ruolo proattivo nelle situazioni sociali a volte nuove e di saper gestire adeguatamente le proprie relazioni interpersonali, nell’ipotesi che l’influenza delle convinzioni di efficacia personale nella sfera affettiva ed interpersonale sia decisiva nel favorire stati, atteggiamenti, sentimenti e disposizioni comportamentali associati a benessere e buon adattamento sociale (Steca, P., Caprara, G., Tramontano, C., Vecchio, G., & Roth, E. 2009). 2.2 Aspetti di partecipazione alla vita universitaria Per supportare, dunque, lo studente con disabilità nel suo percorso di crescita e di autonomia, il contributo fondamentale dell'Università è quello di garantire, oltre a servizi ed informazioni adatte alla disabilità dei singoli studenti, la partecipazione attiva della persona disabile alla vita universitaria in modo da favorire una buona percezione della propria autoefficacia ed un adeguato livello di benessere psicologico. La partecipazione sociale (Cicognani, Pirini, 2007), come già detto, implica la presenza attiva nel proprio contesto in cui l’individuo prende (e sente di prender parte) alle numerose reti sociali formali ed informali (attività civiche, politiche, volontariato, ricreative ecc.) La partecipazione sociale nella comunità offre ai giovani, in particolare, la possibilità di coltivare relazioni 25 Vita universitaria e disabilità sociali con persone diverse dalla famiglia favorendo così la costruzione di un senso di appartenenza e rafforzando la propria identità sociale. Nel mondo accademico italiano, in effetti, da alcuni anni si assiste alla presenza di studenti disabili che frequentano, seppur con notevoli difficoltà, i corsi di laurea. Siamo arrivati, inoltre, alla possibilità che vi siano studenti fuori sede disabili, ovvero la possibilità che vi siano dei luoghi che non sono esattamente coincidenti con le abitudini di vivere in famiglia e che accolgono altri studenti; con gli adattamenti opportuni per rispondere alle necessità di assolvere a dei bisogni particolari, permettono una vita autonoma e la frequenza alle lezioni, ai laboratori, alle biblioteche, ai servizi che un’Università offre. Questa frequenza e l’insieme della partecipazione attiva alla vita universitaria è, però, tutt’altro che assicurata a priori. La partecipazione deve essere allargata alle esplorazioni della vita, alle occasioni di incontri, alla fruizione attiva della vita sociale e culturale. Diversamente il rischio è quello di trasformare, per lo studente disabile, il mondo universitario in un luogo non più di crescita personale e culturale ma di “stazionamento” (Canevaro, 2008). Il diritto alla partecipazione o più in generale alla cittadinanza nasce dalla possibilità di rendersi conto che si entra in una storia, non solo universitaria, che ha precedenti non organizzati perché la persona disabile ne sia parte attiva. E il compito di una persona disabile non potrà essere quello di avere un’assistenza che mantenga tutto com’era, ma di avere sostegno nella possibilità di esercitare il diritto a partecipare ai cambiamenti necessari per allargare il diritto di cittadinanza anche alle altre persone. Il singolo soggetto disabile deve partecipare e contribuire, non essere soggetto che passivamente accoglie le attività, i servizi, le risposte che offre una struttura, l’Università, in raccordo con altre strutture, ma deve continuare o cominciare a contribuire ed operare per il suo progetto di vita. 2.2.1 Assetto normativo In Italia le prime leggi che hanno introdotto il concetto d'integrazione, modificando l'ambiente entro cui era immerso il giovane disabile, risalgono ai primi anni settanta. La Legge 118 del 1971 e la conseguente Legge n.24 del 1977, sono stati i primi atti normativi che hanno promosso un'istruzione che vedesse la scuola responsabile del diritto allo studio del minore con 26 Vita universitaria e disabilità disabilità, con il riconoscimento all'individuo del ruolo di protagonista per la crescita personale. Da queste prime norme sono state date importanti indicazioni per la promozione di un nuovo metodo d'insegnamento al fine di agevolare gli studenti disabili a partecipare a scuole normali, in cui, allo stesso tempo, venissero garantiti un piano educativo individualizzato, un'integrazione attraverso il rapporti con i pari e la collaborazione tra insegnati e insegnanti di sostegno. Successivamente a questi decreti, nei decenni successivi, è stato necessario migliorare lo stato dei diritti dei disabili, per esempio la fruibilità dei servizi e l'accesso alle strutture, con nuove normative che hanno modificato edifici e città su tutto il territorio nazionale: dalla Legge n. 24 del 1977 sopramenzionata, che abolisce l'istituzione di scuole differenziate per gli studenti portatori di handicap, fino alla legge del 1989, primo passo verso un piano regolatore per la disabilità, che garantisse l'eliminazione delle barriere architettoniche (terminato successivamente dal Regolamento per l'eliminazione delle barriere architettoniche del 1996). Con la legge 390 del 1991 si ha per la prima volta un'azione giuridica mirata a implementare i servizi per tutti gli studenti universitari e con essa a garantire la pari opportunità alla carriera accademica ai giovani disabili. A questi importanti primi passi fatti per promulgare e migliorare la qualità dell'ambiente di insegnamento per gli studenti disabili, si aggiunge nel 1992 l'importante “Legge-quadro n.104 “per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. La sua importanza è nell'aver individuato tutti i percorsi che riguardano la vita della persona disabile, nell'aver riconosciuto il pieno rispetto della dignità umana (Art. 1) e nell'aver introdotto il diritto all'istruzione, alla salute, al voto e la libera espressione a tutti i cittadini disabili. Per quanto concerne l'ambito dell'istruzione scolastica, interessanti sono gli articoli dal 12 al 16, in cui vi sono le norme che forniscono allo studente disabile una completa integrazione nel programma della classe, indicando una strada formativa valida per lo sviluppo cognitivo, relazionale e per il raggiungimento della sua autonomia personale e sociale. Con le modifiche più recenti alla legge 104 del 1992, si è introdotto infatti, un nuovo piano d'intervento che supporti e sostenga lo studente anche nell'ambiente universitario. Con le leggi n. 162 del 1998 e n. 17 del 1999 sono state promosse nuove politiche che portano i disabili al raggiungimento di una vita autonoma e indipendente attraverso l'aiuto di enti locali e 27 Vita universitaria e disabilità associazioni che favoriscano il sostegno in caso di disabilità gravi e che promuovano la ricerca per lo sviluppo in materia di disabilità. É tra questi articoli che è possibile osservare quella che è l'attuale regolamentazione per l'istituzione dei servizi agli studenti disabili delle Università italiane che, “con proprie disposizioni, istituiscono un docente delegato dal Rettore con funzioni di coordinamento, monitoraggio e supporto di tutte le iniziative concernenti l'integrazione nell'ambito dell'Ateneo". Non di minore importanza appare la legge del 9 gennaio del 2004 che riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di informazione e ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si articolano attraverso gli strumenti informatici e telematici. Con questa legge la pubblica amministrazione e tutti i servizi di pubblica utilità, devo garantire l'accessibilità senza discriminazione alle «tecnologie assistive» definite queste come “strumenti e soluzioni tecniche, hardware e software, che permettono alla persona disabile, superando o riducendo le condizioni di svantaggio, di accedere alle informazioni e ai servizi erogati dai sistemi.” Il progressivo miglioramento normativo ha così accompagnato lo sviluppo della promozione dell'istruzione accademica per le persone disabili. A tale proposito è importante sottolineare come la promozione ad una più alta istruzione, possa cambiare l'assetto sociale in funzione dei cittadini disabili almeno su due piani: se da un lato garantire servizi efficienti alla disabilità, significa aprire le porte all'ambiente accademico, dall'altro ciò corrisponde ad un cambiamento significativo anche nel nuovo mondo del lavoro. Dare la possibilità a tutte le persone di poter costruire il proprio futuro e la propria crescita, ha fatto sì che negli ultimi anni ci fosse un radicale cambiamento nel modo di vedere la disabilità. Per quanto la strada dell'attuazione di queste norme sia ancora tortuosa, oggi il giovane disabile non deve forzatamente abbandonare il sogno di un investimento sulla sua crescita personale e di una carriera soddisfacente, ed il suo contributo, in qualsiasi ambito e contesto, deve essere interpretato come un arricchimento per la società stessa e per tutti i cittadini che ne fanno parte. 2.2.2 Panoramica nazionale sulle Università in Italia La legislazione italiana a favore dell’integrazione scolastica dei disabili è considerata a livello internazionale all’avanguardia, ma spesso, sappiamo 28 Vita universitaria e disabilità che difetta nella fase applicativa. Ciò è avvenuto anche per quanto riguarda l’intervento e l’impegno delle Università. I dati riportati dalle statistiche del MIUR-CINECA (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - Consorzio Interuniversitario) del 2007-2008 sugli studenti con disabilità iscritti alle Università statali presentano un trend crescente. Infatti dall'anno accademico 2000-01 all'anno accademico 2006-07 gli studenti con disabilità passano da 4.813 a 12.403 iscritti; in particolare nel quinquennio considerato si è avuto un incremento relativo pari al 158% (MIUR-CINECA, 2008). Per quante statistiche ci siano a sostegno di questo miglioramento quantitativo, ve ne sono altre che invece dimostrano un'alta percentuale di insuccesso o abbandono scolastico in questa tipologia di campione. E’ possibile, infatti, riscontrare casi di abbandono sommerso, disaffezione, frequentazione irregolare e progressivo allontanamento dalla scuola, soprattutto nei gradi più alti di istruzione: la situazione è cioè migliore nella scuola primaria e diventa più critica man mano che si innalza il grado di studio. Fra i dati del Rapporto Caritas Italiana, Associazione Treellle, Fondazione Agnelli del 2011, ci sono quelli sui titoli di studio posseduti: nel 2005 (ultima rilevazione disponibile) il 16% delle persone con disabilità fra 15 e 44 anni non possiede alcun titolo di studio (il valore medio nazionale è l'1,8%), e il 58,8% si ferma alla licenza di scuola primaria e secondaria di primo grado (fenomeno che riguarda il 43,6% dei non disabili). Tutto ciò può trovare una giustificazione in quanto il passaggio dalla scuola dell’obbligo all'ambiente universitario, come detto in precedenza, porta con sé il decadimento della garanzia di integrazione psico-sociale protetta dalla figura dell’insegnante di sostegno. È per questo motivo che l’ingresso nel mondo universitario potrebbe richiedere allo studente nuove competenze e all’istituzione risposte più adatte alle realtà che lo studente con disabilità si trova a vivere. La normativa nazionale prevede, non solo l’abbattimento delle barriere alla mobilità e del riconoscimento di particolari agevolazioni contributive, ma anche un diretto sostegno alla persona attraverso un insieme di azioni concrete, destinate progressivamente ad arricchirsi e ad affinarsi attraverso l’offerta di servizi e sportelli. 29 Vita universitaria e disabilità A tale scopo, agli inizi del 2001, si costituisce la Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità (CNUDD), organismo deputato alla rappresentanza politica e delle attività delle Università Italiane nei confronti degli studenti disabili e delle problematiche connesse alla disabilità. La finalità principale della CNUDD è di consentire lo scambio di informazioni ed esperienze tra le diverse Università e condividere alcune linee di indirizzo per le attività di tutti gli Atenei attivando tutti i servizi necessari a rendere operativa la normativa prevista dalla Legge 17/99 e cercando di rispondere nel modo più adeguato alle esigenze degli studenti disabili nel loro percorso formativo universitario. La CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) ha espresso la piena disponibilità a collaborare con la CNUDD quale organismo di coordinamento delle azioni universitarie in favore degli studenti disabili. La Legge 17 del 28 gennaio 1999, infatti, ha emanato specifiche direttive agli Atenei italiani rendendo obbligatoria l’istituzione della figura del Delegato per la disabilità in ciascuna Università, fornendo direttive specifiche in merito alle attività da realizzare in favore degli studenti universitari disabili e prevedendo l’erogazione di finanziamenti in un capitolo specifico del FFO (Fondo Finanziamento Ordinario delle Università). Ciascuna Università è tenuta ad erogare servizi per l’integrazione degli studenti disabili, tra i quali la Legge prevede l’utilizzo di sussidi tecnici e didattici, l’istituzione di appositi servizi di tutorato specializzato, nonché il trattamento individualizzato per il superamento degli esami. In ciascun Ateneo il Docente Delegato del Rettore per la Disabilità, svolge le funzioni di coordinamento, monitoraggio e supporto per tutte le iniziative necessarie all’integrazione degli studenti disabili nell’ambito del proprio Ateneo. La panoramica effettuata su 64 Università italiane ha verificare la presenza, almeno nominale, di sportelli per studenti disabili e, dalle attività proposte, risulta che l’offerta, seppur differenziata in base alle esigenze espresse dagli studenti, in quasi tutti i casi è possibile usufruire di servizi specifici per le persone con disabilità, che frequentano gli Atenei italiani. L’Università Federico II di Napoli, per esempio, istituisce nel 2004 una Commissione per le attività di sostegno e tutoraggio specializzato che, oltre ad occuparsi dell’esecuzione dei procedimenti amministrativi conseguenti alle decisioni assunte dagli Organi di Governo, in relazione alle problematiche connesse alla disabilità, propone un punto di accoglienza, 30 Vita universitaria e disabilità servizi di orientamento didattico-educativo di supporto tecnico e degli ausili tecnologici e di counselling psicologico prolungato al fine di favorire il processo d’inclusione degli studenti con disabilità di varia natura. Oltre a ciò, al fine di fornire a tutti gli “utenti” dell’Ateneo un'informazione in merito alla dislocazione delle strutture didattiche ed alla relativa accessibilità, è stato svolto un censimento sulle barriere architettoniche presenti nell’Ateneo ed è stato poi riportato il suddetto censimento sul sito dell’università, per consentire, non solo agli studenti disabili, ma a tutti gli studenti dell’Ateneo, di orientarsi all’interno dell’Ateneo. L’Università di Bologna punta sulla partecipazione attiva dello studente disabile intesa come disponibilità a prendere in mano il proprio percorso, senza escludere l'aiuto di altri, un aiuto a cui spesso le persone disabili non possono fare a meno, ma che può essere gestito e non subito passivamente. La responsabilizzazione rispetto al proprio percorso di vita può diventare responsabilizzazione rispetto ai percorsi di altre persone disabili, se matura l'idea che altri incontreranno con esigenze problemi simili analoghi. hanno O può incontrato, voler incontrano, dire anche responsabilizzazione verso i percorsi di tutti gli altri studenti. Il Servizio per gli Studenti Disabili di questo Ateneo svolge prevalentemente attività di indirizzo degli studenti e studentesse disabili al momento dell’ingresso all’Università e di supporto durante tutto il percorso di studi, con l'obiettivo di individuare e progettare i tipi di sostegno necessari ad ogni studente per svolgere con profitto il proprio corso di studi. Inoltre, al fine di sensibilizzare a tutti i livelli studenti, docenti e personale amministrativo sul significato dell’integrazione degli studenti con disabilità nell’Università e affinché tutti partecipino all’integrazione e al miglioramento della qualità della vita universitaria, offre servizi di formazione su competenze specifiche rivolta a chi opera nel settore e a chi entra in contatto con le problematiche della disabilità. L’Università degli studi di Messina, invece, offre un servizio di sostegno socio-assistenziale che, mettendo a disposizione informazioni sul diritto allo studio universitario e sulla disponibilità di servizi e tecnologie per l'integrazione, mira ad effettuare una valutazione individuale delle condizioni di difficoltà e a stilare programmi di interventi adeguati al bisogno della persona. Inoltre propone la fruizione di un servizio di counseling psicologico che, attraverso colloqui individuali, ha come obiettivi 31 Vita universitaria e disabilità l’aiutare lo studente a superare situazioni di disagio esistenziale e/o relazionale prendendo coscienza della cause di tale disagio; sviluppare la consapevolezza di alternative e la capacità di gestire problemi attraverso il potenziamento e lo sviluppo delle risorse personali. Il Servizio Studenti Disabili dell’Università Insubria, poi, come si legge dalla Carta dei Servizi per l’A.A. 2011-12, mira la sua azione alla pari dignità e alla centralità dell'individuo, ponendosi l'obiettivo di rimuovere ogni ostacolo che impedisca il pieno sviluppo della persona attraverso la cultura, l'istruzione e lo studio. I servizi offerti partono dall’accoglienza ed orientamento, esonero dalle tasse universitarie, tutorato, trasporto domicilioUniversità e tra sedi universitarie, servizi a favore di studenti con dislessia e disturbi dell'apprendimento, acquisto e prestito di sussidi informatici, postazioni informatiche attrezzate, elaborazione/digitalizzazione di testi e materiale didattico, attivazione di account riservati per l’accesso via web dalla propria abitazione alle risorse elettroniche del Sistema Bibliotecario di Ateneo, counselling psicologico specializzato, contributo supplementare per mobilità internazionale ed integrazione alle borse di studio. Come visto da questa breve panoramica, le Università italiane, in linea con le norme vigenti, nella maggior parte dei casi offrono servizi di orientamento, di accompagno e di trasporto per superare le barriere architettoniche purtroppo ancora presenti. In molti casi, poi, vengono offerti supporti per eventuali difficoltà legate allo studio attraverso materiale didattico/informatico specifico, servizi di tutoring e peer tutoring, aiuto e sostegno allo studio. Per quanto invece riguarda le problematiche psicorelazionali lo studente disabile può fare richiesta di orientamento, gruppi di sostegno, psicoterapia e counselling psicologico. 2.3 Il contesto universitario di Roma “SAPIENZA” Per quanto riguarda l’Università degli studi di Roma “Sapienza”, che vede 1.125 iscritti con disabilità ( ISTAT), è utile citare le finalità e le linee guida della Carta dei Servizi presenti nell'articolo 2: “L’Università, in qualità di titolare delle funzioni amministrative concernenti gli interventi per favorire la partecipazione attiva degli studenti, assolve compiti di organizzazione e di gestione di quest’ultimi nell’intento di perseguire gli obiettivi fondamentali di seguito elencati: 32 Vita universitaria e disabilità 1. prevenire e rimuovere le cause che possano impedire allo studente disabile di realizzare il proprio percorso formativo e che conducano a fenomeni di emarginazione; 2. assicurare la fruibilità delle strutture, dei servizi e delle prestazioni secondo modalità che garantiscano la libertà e la dignità personale, realizzino l’eguaglianza di trattamento e il rispetto della specificità delle esigenze dello studente; 3. promuovere, in un’ottica sinergica, la partecipazione attiva in ambito universitario e, quindi, sociale. Tale strumento viene descritto come un documento necessario e indispensabile per la tutela delle posizioni soggettive degli studenti disabili. Per garantirne la sua attuazione e così come previsto dalla legge, il Rettore dell'Università, come da normativa vigente, nomina una Commissione per le iniziate a favore degli studenti disabili, che ha il compito di individuare i potenziali bisogni degli studenti formulando proposte che favoriscano la loro partecipazione nell’ambito delle attività accademiche o in collaborazione con altri enti e fornisca le linee guida per la predisposizione del programma di utilizzo dei finanziamenti ministeriali e di eventuali altri fondi. All'interno di questa Commissione vi è la figura del Referente di Facoltà, responsabile della partecipazione attiva degli studenti disabili, che ha il compito di collaborare per il suo percorso accademico, informarlo sulle attività dell'Ateneo ed indirizzarlo verso servizi adeguati alle sue esigenze. Per quanto riguarda l'aspetto amministrativo due sono le strutture che si occupano di supportare lo studente e garantire i suoi diritti: il Settore della Ripartizione IV e lo Sportello per le relazioni con gli studenti disabili, che insieme curano la gestione amministrativa di specifici progetti finalizzati al miglioramento dei servizi per gli studenti disabili. Sulla base di questa struttura organizzativa, che ha il compito di garantire e lavorare a favore dei diritti dello studente disabile, è necessario, ora, osservare il percorso che il giovane disabile affronta fin dall'immatricolazione. 2.3.1 Lo sportello per le relazioni con gli studenti disabili Lo Sportello per le relazioni con gli studenti disabili costituisce il punto di inizio per ogni studente e con i suoi servizi svolge il lavoro di accoglienza, 33 Vita universitaria e disabilità informazione e di promozione per tutte le attività e le risorse di ogni facoltà dell'Università Sapienza. Insieme al Responsabile di tale sportello, inoltre, collaborano altre figure con l'incarico di indirizzare gli studenti verso i servizi di tutorato specializzato, di offrire collaborazione alla risoluzione di eventuali problemi organizzativi o logistici e di collaborare alle attività finalizzate alla diffusione di informazioni all’interno della propria Facoltà. Questo sportello si avvale di diversi servizi che, in coerenza con le disposizioni normative, hanno lo scopo di individuare le esigenze ed i problemi dello studente disabile che possono interferire con il processo di apprendimento. Come previsto dalla Carta dei Servizi, gli interventi sono: a. accogliere e valutare, in prima istanza, le esigenze degli studenti disabili; b. fornire informazioni inerenti tutti i servizi offerti da “Sapienza” per gli studenti disabili; c. assicurare, per impegni di breve durata, un servizio di accompagnamento degli studenti disabili interessati presso le strutture didattiche o amministrative dell’Università “Sapienza”; d. curare l’archivio delle richieste e degli interventi posti in essere a favore degli studenti disabili; e. fornire agli studenti disabili il supporto necessario per garantire la corretta funzionalità degli ausili tecnici; f. redigere ed aggiornare costantemente l’inventario degli ausili tecnologici acquistati in favore degli studenti disabili, con l’indicazione della loro allocazione; g. collaborare alle attività finalizzate alla diffusione di informazioni; h. curare l’istruttoria dei documenti da sottoporre all’esame della Commissione per le iniziative in favore degli studenti disabili; i. esprimere un parere motivato in merito alla legittimità delle richieste di rimborso delle tasse d’iscrizione, presentate allo Sportello per le relazioni con studenti disabili; j. curare le relazioni con i Referenti di Facoltà; k. predisporre il piano di supporto personalizzato (P.S.P.); l. svolgere le pratiche inerenti il percorso formativo all’interno delle Facoltà e le pratiche amministrative all’interno delle Segreterie Studenti. Gli operatori dello Sportello hanno inoltre il compito di: 34 Vita universitaria e disabilità a. creare e tenere aggiornato un fascicolo per ogni studente disabile con i dati personali; b. contribuire all’archivio delle richieste e degli interventi posti in essere a favore degli studenti disabili; c. provvedere alla progettazione, redazione e diffusione di materiale informativo; d. collaborare alle attività finalizzate alla diffusione di informazioni; e. fornire agli studenti disabili il supporto necessario per garantire la corretta funzionalità degli ausili tecnici.” La Sapienza prevede un servizio di tutorato allo studio concepito sulla base degli specifici bisogni dello studente. Tra questi vi possono essere inclusi gli ausili speciali per sostenere esami e prove di accesso, tutoring per prove di accesso e verifica delle conoscenze per gli esami di profitto, tutorato alla pari, tecnologie per disabilità sensoriali, scansione dei testi universitari, servizio di stenotipia, testi universitari in braille, supporto didattico tramite internet. 2.3.2 Accesso ai servizi Come previsto nel Regolamento e nella Carta dei Servizi dell'Università Sapienza le agevolazioni e i servizi sopraelencati vengono applicate e erogati a coloro i quali presentano un'invalidità del 66%. La legge ….definisce “invalido civile il cittadino che per menomazioni congenite o acquisite, fisiche o psichiche, abbia subito una riduzione permanente di almeno un terzo della capacità lavorativa.” Pertanto, l'invalidità è espressa in percentuali che indicano la capacità di adempiere ad attività lavorative di tipo quotidiano. A sostegno di questa legge è stata costruita una tabella che fa da riferimento per la valutazione della disabilità in quanto indica le relative percentuali per ogni patologia o menomazione e i benefici garantiti. Coloro i quali sono in possesso di queste certificazioni, rilasciate dalla Commissione Medica dell'ASL del Comune di residenza e successivamente valutata dall'INPS, possono accedere ai servizi previsti dall'Università Sapienza. Per consentire la pianificazione dei servizi, lo Sportello per le relazioni con gli studenti disabili predispone il Piano di supporto personalizzato (P.S.P.): lo studente può richiedere i servizi e i supporti che ritiene di dover utilizzare durante l’anno accademico, successivamente, in base al tipo di invalidità del richiedente, viene valutata la reale necessità di usufruire di tali prestazioni. 35 Vita universitaria e disabilità Per accede a tali servizi lo studente disabile segue il passaggio di quattro fasi fondamentali: a. la presentazione della domanda e la verifica dei requisiti; b. la predisposizione dell’intervento individualizzato; c. l’erogazione degli ausili e dei servizi; d. il monitoraggio e la chiusura dei servizi forniti. A tale proposito quindi lo studente disabile presenta un richiesta scritta allegandovi tutta la documentazione necessaria, che viene valutata dallo Sportello per le relazioni con gli studenti disabili, il quale verificandone i requisiti, comunica l'esito della domanda. È compito dello stesso Sportello elaborare, a questo punto, l'intervento individualizzato definendo le prestazioni e la loro durata di erogazione. Successivamente, concluso questo percorso personalizzato, lo studente viene invitato a compilare un documento che descriva gli obiettivi raggiunti in relazione ai servizi di cui ha usufruito, in modo che sia i responsabili dello Sportello che la Commissione per le iniziative in favore degli studenti disabili, possano svolgere progetti di monitoraggio che verifichino le competenze di quanto erogato. 2.3.3 Risorse per lo studente Consultando sia il sito internet dello Sportello per le relazioni con gli studenti disabili che la Carta dei Servizi è possibile osservare che il lavoro che l'Università Sapienza svolge per supportare il percorso accademico dello studente disabile si dirige verso tre ambiti diversi: 1. servizi di supporto per questioni di tipo amministrativo; 2. servizi di supporto per la frequenza delle attività didattiche; 3. promozione e orientamento psicosociale ( Centro Polivalente Pop's & Gias ) Supportare lo studente disabile nelle pratiche burocratiche durante il percorso accademico, risulta fondamentale per garantire gli stessi diritti a tutti gli studenti. Infatti, persone con disabilità sensoriali, motorie e così via, potrebbero riscontrare le prime difficoltà fin dai primi momenti dell'immatricolazione. È per questo che lo Sportello per le relazioni con gli studenti disabili agevola il superamento di quelle che possono essere le prime difficoltà amministrative (pagamento delle tasse e stampa dei bollettini, registrazione online, congelamento, interruzione o rinuncia agli 36 Vita universitaria e disabilità studi, trasferimento da o a un'altra università, passaggi a corsi di laurea, bandi per borse di studio). Per supportare la frequenza alle attività didattiche l’Ateneo garantisce servizi adatti alle disabilità dei singoli studenti e informazioni sulle date e gli orari delle lezioni, su eventuali appuntamenti con i docenti, sui programmi e sulle modalità degli esami di profitto, dando la possibilità, qualora sia richiesto, di modificare i tempi per le prove d'esame scritto. Per sostenere il successo accademico degli studenti disabili, quindi, l'Università Sapienza ha l'obbligo di organizzare tali servizi e insieme ad essi di fornire il materiale tecnico necessario sia per lo svolgimento degli esami che per la frequenza delle lezioni. Per esempio, attraverso l'utilizzo di diversi ausili informatici (PC portatili provvisti di sintesi vocale, barra braille, software di ingrandimento testi, video-ingranditori, stampante braille, servizi di interpretariato e registrazione) e tecnologie per la formazione a distanza, lo studente viene spronato a migliorare la sua partecipazione all'attività didattica, oppure grazie all'utilizzo di PC, webcam, cuffie con microfono, collegamenti ad Internet, viene incrementato l'utilizzo delle tecnologie per incoraggiare una nuova comunicazione tra gli studenti disabili e i propri tutor, o compagni di corso in modo che possano condividere l'esperienza di studiare insieme. Facilitare l'ingresso attraverso i passaggi burocratici è sicuramente di fondamentale importanza, ma ciò va integrato con strategie volte a garantire la piena integrazione e il successo accademico dei suoi studenti disabili. 2.4 Dalla prevenzione dell’insuccesso accademico dello studente disabile alla nascita del Centro Polivalente POP’S & GIAS Nell’Anno Accademico 2007/08 nasce, in via sperimentale, il Progetto della Sapienza “Prevenire l’insuccesso accademico degli studenti disabili” realizzato al fine di offrire un servizio di sostegno psicologico in tutti quei casi in cui lo studente potesse individuare difficoltà nell’affrontare il percorso di studi universitario, presentando problematiche motivazionali e/o relazionali interferenti con la qualità degli studi e determinanti ritardi, o abbandoni, ai fini del conseguimento del titolo di studio. Si è trattato di un progetto di accompagnamento nel percorso di studi mediante tutor specializzati. 37 Vita universitaria e disabilità Le linee principali secondo le quali è stato articolato sono state le seguenti: a. Realizzazione di un Centro Polivalente; b. Supporto di tipo psicologico; c. Supporto specifico; d. Luogo di incontro per lo scambio di esperienze; formazione e informazione; e. Monitoraggio dei percorsi curriculari. L’effettiva realizzazione degli obiettivi del progetto, grazie anche ad una convenzione tra Sapienza e Laziodisu, è avvenuta con molta fatica solo ad aprile del 2011, momento in cui è stato inaugurato un Centro Polivalente denominato Pop's (Promozione e Orientamento Psicosociale Studenti con disabilità) & Gias (Gruppo Interdipartimentale Assistenza Studenti). L’obiettivo principale di tale Centro è stato quello di orientare e promuovere l’integrazione degli studenti disabili lungo tutto il percorso di studi. Tale Centro, luogo d’incontro per l'integrazione degli studenti ha visto, da una parte, l'aggregazione degli studenti attraverso lo scambio di esperienze personali, dall'altra il supporto specializzato alle tecnologie assistive di cui lo studente disabile ha potuto usufruire nel suo percorso di studi, strumenti utili per raggiungere l'obiettivo di migliorare i rapporti interpersonali e di promuovere una più consapevole fruizione dei servizi erogati dall'Università. Il supporto psicologico ha mirato a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie competenze nell'ambito delle relazioni, della partecipazione alla vita universitaria, dei risultati accademici e degli obiettivi formativi in termini di benessere ed autoefficacia. Secondo questa prospettiva più le persone sono convinte di poter agire efficacemente, più elevati saranno gli scopi che si proporranno e maggiore l'impegno e la perseveranza per raggiungerli e far fronte alle difficoltà. Gli stessi servizi di questo Centro spostano l'attenzione sul ruolo attivo del soggetto disabile e sulla gestione della propria autonomia. Tale focus di attenzione ha trovato una corrispondenza nel concetto di autoefficacia e nella possibilità di accrescere le capacità individuali di controllo attivo della propria vita insieme alla consapevolezza critica, all'azione collettiva, a alla mobilitazione di risorse. Ciò che tale approccio ha messo in risalto, quindi, è stata l’autodeterminazione nella fruizione del sostegno sociale e del contesto di riferimento come condizione necessaria alla determinazione di un buon 38 Vita universitaria e disabilità livello di benessere personale. Quello a cui ha fatto riferimento il progetto di questo Centro è stata proprio la consapevolezza che essere parte di una rete sociale fornisce alla persona un maggior controllo sugli eventi grazie alla possibilità di intraprendere azioni collettive. Nell'ambito della consulenza agli studenti disabili, l'obiettivo è stato centrato sull'azione del soggetto nella costruzione della propria autoefficacia, nel processo di apprendimento, nelle corrispondenze tra le diverse fasi del processo stesso e le diverse tipologie delle attività formative. Per fare ciò l’equipe di esperti che opera all’interno del Centro fa riferimento al modello delle life skills promosso dall'O.M.S. che individua alcune abilità fondamentali per lo sviluppo personale e sociale che abilitano a far fronte efficacemente alle sfide della vita quotidiana. In questa prospettiva diventa prioritaria la formazione di chi accoglie e assiste lo studente disabile: la consulenza e la formazione degli operatori è quindi uno degli obiettivi dell'equipe di lavoro. All’interno del Centro Polivalente Pop’s & Gias si è costituita un’equipe di sette psicologi che finora ha seguito 30 casi. In molti casi la domanda, più o meno esplicita, è stata legata al superamento di un senso di arresto del proprio percorso accademico. Gli utenti identificavano gli esami come ostacoli, percezione dovuta a sentimenti di inadeguatezza legata alla lentezza nella preparazione e nel superamento degli stessi. Il supporto psicologico offerto, quindi, è stato incentrato sul ruolo attivo dello studente disabile, sostenendo in molti casi lo sviluppo di una maggiore consapevolezza delle proprie competenze nell'ambito delle relazioni, della partecipazione alla vita universitaria, dei risultati accademici e degli obiettivi formativi. Dai primi colloqui con gli studenti che hanno usufruito del Centro Polivalente Pop’s & Gias, inoltre, è nata l’idea di valutarne e verificarne sia il livello di benessere psicologico percepito che il senso di autoefficacia sociale in riferimento ai percorsi di crescita e di partecipazione alla vita universitaria. 39 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità 3. TERZO CAPITOLO La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Come detto nei capitoli precedenti, vi è un generale consenso sulla relazione positiva esistente tra partecipazione sociale e benessere psicologico (Prilleltensky et al 2001). Il contributo fornito alla comunità attraverso la partecipazione sociale, è uno degli indicatori del benessere individuale (Wanderman e Florin 2000). Inoltre la partecipazione sociale accresce il senso di coesione e di autoefficacia (Smetana et al., 2006) Bandura, (1997) poi, sottolinea l’importanza che le convinzioni di efficacia, relative ai diversi ambiti in cui si declina l’esperienza individuale, hanno sul benessere psicologico e sul buon adattamento sociale, in particolare nel periodo che va dall’adolescenza alle soglie dell’età adulta. La scelta di proseguire gli studi pone lo studente di fronte a nuove sfide: da una parte viene richiesta maggiore maturità, dall’altra vi è una sospensione nei confronti di impegni sociali e di scelte definitive (Cicognani, Pirini, 2007). Ciò può favorire una certa indeterminatezza in riferimento all’identità personale e sociale e trasforma tale esperienza in una nuova responsabilità. Come sostenuto da Braibanti (2004), infine, l’assenza di malattia non coincide necessariamente col benessere psicologico come, del resto, la presenza di malattia somatica non significa inevitabilmente malessere psicologico. 3.1 Ipotesi e obiettivi: L’ipotesi alla base di questo lavoro, è l’idea che, vivere l’Università, possa essere un’esperienza faticosa ed impegnativa e che non sia necessariamente la condizione fisica, ma soprattutto fattori personali e sociali, ad influire sul benessere psicologico e sul senso di autoefficacia, in una fase evolutiva delicata come la post-adolescenza. L’obiettivo principale di questa ricerca, pertanto, è stato svolgere un’indagine esplorativa dell’influenza che variabili individuali (socio demografiche e accademiche) e variabili contestuali (partecipazione sociale universitaria) hanno sul benessere psicologico e sui livelli di autoefficacia sociale di studenti universitari disabili (gruppo clinico), confrontati con studenti universitari non disabili (gruppo di confronto). Nello specifico si è: 40 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità 1. verificata la presenza di una correlazione positiva tra il livello di benessere percepito e il senso di autoefficacia sociale percepita come riscontrato in letteratura; 2. analizzato l’effetto delle variabili individuali socio demografiche di seguito elencate sul benessere psicologico e il senso di autoefficacia sociale percepita nei due gruppi di ricerca: A. variabili socio anagrafiche: Aa. Genere Ab. Età Ac. Città di provenienza Ad. Condizione abitativa 3. analizzato l’effetto delle variabili individuali accademiche di seguito elencate sul benessere psicologico e il senso di autoefficacia sociale percepita nei due gruppi di ricerca: B. variabili accademiche: 4. Ba Settore accademico del corso di laurea scelto Bb Soddisfazione della scelta universitaria Bc Media degli esami svolti Bd Regolarità ai corsi (In corso o fuori corso) Be Triennale/specialistica analizzato l’effetto delle variabili contestuali di partecipazione sociale universitaria di seguito elencate sul benessere psicologico e il senso di autoefficacia sociale percepita nei due gruppi di ricerca: C. variabili di partecipazione alla vita universitaria Ca. Frequentazione dei corsi Cb. Rapporto soddisfacente con i docenti Cc. Studio o meno con altri studenti Cd. Partecipazione ad attività ricreative proposte dalla Sapienza Ce. Partecipazione ad attività politiche e collettive organizzate dagli organi accademici 41 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità 3.2 Metodologia 3.2.1 Procedure: La ricerca è stata condotta nella città di Roma nell'anno Accademico 2010/2011. A tutti i partecipanti è stato spiegato l’obiettivo della ricerca da un esperto in modo da facilitare la comprensione delle domande dei questionari utilizzati qualora non fossero state chiare, fatto firmare il consenso informato e consegnati i questionari, che hanno richiesto un massimo di 40 minuti per la compilazione. Da parte del gruppo clinico la compilazione dei questionari è avvenuto alla presenza di uno psicologo, al termine del colloquio di accoglienza del Centro Polivalente Pop’s & Gias descritto nel capitolo precedente. I risultati ai questionari sono poi stati analizzati col programma di statistica SPSS. 3.2.2 Strumenti Sono stati identificati due strumenti già tarati (scala di autoefficacia sociale percepita, Caprara, 2001; Psychological Well-Being Scales, Ryff et al. 1989) per la valutazione delle caratteristiche psicologiche. Il terzo strumento utilizzato è stato una scheda di rilevazione, appositamente costruita, che potesse individuare variabili di tipo socio-anagrafiche, accademiche e di partecipazione sociale universitaria. La scelta di tali strumenti è stata dettata da una serie di motivi: prima di tutto perché sono strumenti utilizzabili sia per gruppi senza difficoltà che con specifiche difficoltà; sono facilmente comprensibili; la loro compilazione è relativamente veloce e richiede da un minimo di 20 minuti ad un massimo di un’ora. Gli studenti sono stati invitati a riempire: 1. Una scheda autocompilata che fornisce dati individuali e sociali riferibili alla vita degli studenti all’interno dell’Università e composta da n. 15 domande suddivise in 3 sezioni: - DATI INDIVIDUALI A. Informazioni anagrafiche: finalizzate alla raccolta di genere, età, città di provenienza e condizione abitativa; B. Informazioni accademiche: corso di laurea frequentato, media degli esami effettuati, in corso o fuori corso, 42 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità triennale o specialistica, soddisfazione della scelta universitaria; - DATI SOCIALI C. Informazioni sulla partecipazione alla vita universitaria: regolarità della frequenza ai corsi; buon rapporto con i docenti; studio o meno con altri studenti; partecipazione ad attività ricreative offerte dalla Sapienza, partecipazione ad attività politiche e collettive universitarie. 2. Una scala di autoefficacia sociale percepita (ASP, Caprara, 2001): tale scala misura le convinzioni relative alle proprie capacità di inserirsi facilmente, di sentirsi a proprio agio e di svolgere un ruolo proattivo in situazioni sociali, a volte nuove. Si compone di 15 item per ognuno dei quali gli intervistati valutano il grado in cui ritengono di essere capaci di gestire le relazioni sociali su una scala che prevede 5 posizioni: 1 = per nulla capace; 2 = poco capace; 3 = mediamente capace; 4 = molto capace; 5 = del tutto capace (tabella 1). Gli item che compongono la scala sono stati selezionati a partire dai 25 item che compongono la scala originale di Smith e Betz (2000) (Vedi Tabella 1). Tabella 1 (esempio di item della scala di Autoefficacia Sociale Percepita) ! Quanto mi sento capace di: 1. Iniziare una conversazione con una persona che non conosco molto bene 2. Esprimere la mia opinione a un gruppo di persone che stanno discutendo di un argomento che interessa anche me 3. Collaborare all’Università per la comunità o in qualche progetto con persone che non conosco molto bene ! 3. Una scala di benessere psicologico percepito (PWB, Psychological WellBeing Scales Ryff et al. 1989; traduzione italiana Ruini et al. 2003): il PWB è un questionario autovalutativo composto da 84 item che prevedono sei posizioni: 1 = mai, non è il mio caso; 2 = quasi mai; 3 = solo qualche volta; 4= più di qualche volta; 5 = spesso; 6 = sempre, mi capita proprio così. Il questionario fa riferimento a sei scale che rappresentano le dimensioni di benessere psicologico (vedi Tabella 2): • Autonomia: avere la capacità di seguire e di realizzare le convinzioni personali anche nel caso che vadano contro i criteri 43 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità convenzionali della società o di certi gruppi sociali, senso di sicurezza di sé. • Padronanza Ambientale: essere capace di rispondere alle esigenze della vita di tutti i giorni; grado di controllo sull’ambiente. • Crescita Personale: sentimento che i talenti e le potenzialità personali si realizzeranno nel corso del tempo; apertura alle nuove esperienze; senso di capacità di crescere. • Scopo nella Vita: disponibilità di mete e obiettivi che diano direzione e senso alla propria vita, presenza di convinzioni di senso della vita; prospettive future. • Relazioni Interpersonali: presenza di rapporti di carattere profondo, di amicizia con persone significative; predisposizione alle relazioni; sentimenti e atteggiamenti rispetto alle relazioni che si hanno. • Autoaccettazione: capacità di vedere e accettare virtù e difetti, atteggiamenti verso sé; consapevolezza delle proprie capacità; sentimenti rispetto alla vita che si è trascorsa. • Gli items formulati negativamente vengono poi conteggiati in modo inverso cosicché il punteggio finale risulta essere l’autovalutazione del soggetto per quella dimensione. Il punteggio totale di ogni area viene calcolato sommando i gradi di accordo di ogni item, per cui varia da 14 a 84. Il punteggio totale costituisce il livello di benessere psicologico percepito. 44 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Tabella 2 (profili di benessere psicologico percepito) DIMENSIONI DEFINIZIONI Punteggio alto Punteggio basso Autonomia Padronanza ambientale Crescita personale Queste persone sono molto sicure di sé ed indipendenti. Sono in grado di resistere alle pressioni sociali che tenderebbero a farli pensare e agire come la maggior parte delle altre persone. Essi sono in grado di regolare il loro comportamento dall’interno, valutando se stessi attraverso standard personali. Tali individui hanno un senso di dominio e di competenza nel controllare l’ambiente. Sono in grado di gestire una vasta gamma di attività e riescono a trarre tutte le opportunità che ciò che li circonda offre. Un’altra qualità è il fatto che essi riescono a rendere il più conforme alle loro esigenze l’ambiente circostante. Tali individui hanno la sensazione di continua crescita e interpretano la loro persona come in continua espansione. Sono aperti alle nuove esperienze e cercano continuamente di realizzare il loro potenziale. Se guardano al futuro si vedono migliorati. Questa predisposizione al cambiamento permette loro di raggiungere una più alta conoscenza di se stessi. Relazioni Le relazioni con gli altri sono basate sulla fiducia e sul calore. Le persone sono in grado di provare fori sentimenti di empatia, affetto e di creare rapporti di intimità. Queste qualità danno la possibilità a chi le possiede di riuscire a dare e ricever il massimo da tali rapporti. Scopo nella vita Queste persone hanno delle mete e un senso di direzione nei confronti della loro vita. Attribuiscono un significato importante alla vita passata e presente. Autoaccettazione Implica il possedere atteggiamenti positivi nei confronti di se stessi. Evidenzia la consapevolezza delle proprie qualità positive e negative. In genere il pensiero della vita che è trascorsa suscita sentimenti positivi. Queste persone sono molto influenzate nei loro comportamenti dalle aspettative e dai giudizi degli altri. Si basano sui consigli degli altri per prendere ogni tipo di decisione. Il loro modo di agire e pensare è condizionato dalle pressioni sociali. Tali individui hanno grosse difficoltà a gestire la vita di tutti i giorni. Non sono capaci di cogliere le opportunità che si prospettano loro e sembrano non essere in grado di controllare il mondo che li circonda. Tali individui hanno la percezione di essere in una situazione di stallo e hanno perso la spinta a crescere e migliorarsi lungo l’arco del tempo. Si sentono incapaci di sviluppare nuovi comportamenti e sono tendenzialmente annoiati e disinteressati nei confronti della loro vita. Le relazioni con gli altri sono poche e poco affidabili. Per queste persone è molto difficile essere calorose, aperte e interessate alle vicende altrui. Sono isolate e frustrate dalle relazioni interpersonali. Non sono disposte a scendere a compromessi per mantenere legami importanti con gli altri. Queste persone non attribuiscono alla loro vita nessun particolare significato, hanno pochissime mete ed obiettivi. Vedono la vita passata come priva di significato e non hanno nessuna prospettiva circa la loro vita attuale. Evidenzia un senso di insoddisfazione nei confronti di sé e di come sono andate le cose nella vita trascorsa. Le persone vorrebbero essere diverse da come sono in realtà perché ci sono alcuni aspetti della personalità con cui sono in conflitto. 3.2.3 Descrizione dei gruppi di ricerca Considerato il numero di studenti con disabilità che, in fase di accoglienza al Centro Polivalente Pop’s & Gias sopracitato, hanno dato la loro disponibilità a partecipare all'indagine, il disegno di ricerca ha visto l’individuazione di 28 studenti (gruppo clinico) con diversi tipi di disabilità (motoria, sensoriale e relazionale). Successivamente all’individuazione del gruppo clinico è stato individuato un gruppo di confronto composto da studenti senza disabilità in rapporto 1 a 4 con gli studenti disabili (Vedi tabella n 3), tenendo sotto controllo 3 variabili indipendenti (genere, città di provenienza e settore disciplinare). 45 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Tali studenti sono stati reclutati principalmente attraverso contatti diretti e tramite passaparola. Tabella n 3: variabili controllate gruppo clinico vs gruppo di confronto MASCHI UMANISTICO SCIENTIFICO FEMMINE SOCIOSANITARIO UMANISTICO SCIENTIFICO SOCIOSANITARIO ROMA FUORI ROMA ROMA FUORI ROMA ROMA FUORI ROMA ROMA FUORI ROMA ROMA FUORI ROMA ROMA FUORI ROMA TOT STUDENTI DISABILI 4 2 3 3 1 0 2 1 1 0 6 5 28 STUDENTI NORMALI 16 8 12 12 4 0 8 4 4 0 24 20 112 TOTALE 20 10 15 15 5 0 10 5 5 0 30 25 140 Descrizione variabili socio-anagrafiche Il gruppo di ricerca pertanto è composto complessivamente da 140 studenti. Di questi 28 hanno una disabilità (gruppo clinico) mentre i restanti 112 non presentano disabilità (gruppo di confronto). Gli studenti disabili intervistati hanno tutti un’invalidità superiore al 66%; nel 53,6% dei casi (15 ss) presentano una disabilità motoria, nel 25% (7 ss) psichica, nel restante 21,4% (6 ss) sensoriale. L’età media degli studenti intervistati è 24,04 anni (ds 4,15; range età 19-39). Per il gruppo di confronto l’età media è di 23,41 anni (ds 3,65) mentre per il gruppo clinico l’età media è di 26,57 anni (ds 5,08). Già questo primo dato fa riflettere sul fatto che, pur non essendo rappresentativo il campione complessivo, risulta interessante osservare che gli studenti disabili hanno mediamente un’età maggiore degli studenti normali reperiti casualmente. In entrambi i gruppi vi è una prevalenza di femmine (53,6%). In entrambi i gruppi la percentuale di chi proviene da una città diversa da Roma è del 39,3% pur essendo tutti gli studenti disabili attualmente alloggiati in città. L’aspetto della residenza risulta interessante se si pensa a cosa significhi studiare in una città differente da quella in cui si è cresciuti ed in cui si hanno legami familiari ed amicali. Per la condizione abitativa il gruppo clinico nel 42,9% (12 ss) dei casi vive in famiglia mentre il gruppo di confronto nel 56,3% (63 ss). Nei restanti casi gli 46 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità studenti disabili (57,1% 16 ss) e gli studenti normali (43,8% 49 ss) vivono in casa con altri studenti, in casa dello studente, da soli o con il partner. Descrizione variabili accademiche Sono stati individuati 3 settori accademici ai quali afferiscono tutti gli studenti: 42,9% (60 ss) socio-sanitario: corso di laurea in Medicina e Psicologia; 25% (35 ss) scientifico: corsi di laurea in Architettura, Ingegneria, Economia e Commercio, Scienze Matematiche e Biologiche; 32,1% (45 ss) umanistico: corsi di laurea in Lettere e in Scienze Politiche. Tutti i corsi di laurea sono almeno quinquennali. Tutti gli studenti intervistati hanno svolto esami. Mentre gli studenti disabili hanno nel 50% (14 ss) dei casi la media superiore ai 25/30esimi, gli studenti non disabili raggiungono votazioni superiori a questo risultati nel 55,4% (63 ss) dei casi. Per quanto riguarda gli anni di iscrizione e quindi l’essere in corso o fuori corso possiamo notare, viste anche le medie dell’età, che, mentre gli studenti disabili nel 75% (21 ss) dei casi sono fuori corso, gli altri studenti solo nel 42,9% (48 ss) dei casi. Inoltre, per quanto riguarda l’essere vicini o meno alla fine del percorso accademico e quindi essere alla triennale o alla specialistica possiamo osservare che il 42,9% (12 ss) degli studenti disabili è iscritto alla specialistica. Tale percentuale si alza tra gli studenti non disabili 67,9% (76 ss). Infine in entrambi i gruppi vi è soddisfazione per la scelta universitaria fatta (75% 21 ss gruppo clinico; 82,1% 91 ss gruppo di confronto). Descrizioni variabili di partecipazione alla vita universitaria Per quanto riguarda le variabili legate alla partecipazione accademica e sociale alla vita universitaria, in primo luogo, possiamo osservare che la regolarità della frequenza ai corsi risulta alta in entrambi i gruppi: nel caso degli studenti disabili possiamo osservare che il 60% (17 ss) dichiara di seguire regolarmente le lezione mentre nel caso degli studenti non disabili il 77% (87 ss). Se si entra nel dettaglio delle relazioni interpersonali, si può osservare che gli studenti disabili ritengono di avere un rapporto soddisfacente con i docenti nel 60% (17 ss) dei casi mentre gli altri studenti nel 50% (57 ss) dei casi. 47 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Lo studiare, poi, con altri studenti risulta essere una opportunità reale nel 53,6% (15 ss) degli studenti disabili e nel 75% (85 ss) dei ragazzi non disabili. Rispetto alla partecipazione alle attività ricreative (cinema, teatro, feste ecc…) organizzate all’interno dell’Ateneo troviamo che sono soprattutto gli studenti disabili ad avere un’alta percentuale (71,4%; 20 ss) di partecipazione mentre gli studenti normali dichiarano di parteciparvi nel 42,9% (48 ss) dei casi. Infine, la partecipazione ad attività politiche e collettive vede una presenza del 53,6% (15 ss) di studenti disabili e del 42% (47 ss) degli altri studenti. Tabella n 4: riassuntiva dati descrittivi nei due gruppi STUDENTI DISABILI ETÀ GENERE VARIABILI SOCIOANAGRAFICHE RESIDENZA CONDIZIONE ABITATIVA n % n % >24 anni 20 71,4 52 46,4 < 24 anni Maschi Femmine Roma Fuori Roma In famiglia Altro 8 13 15 17 11 12 16 28,6 46,4 53,6 60,7 39.3 42,9 57,1 60 52 60 68 44 63 49 53,6 46,4 53,6 60,7 39,3 56,3 43,8 Scientifico SETTORE ACCADEMICO MEDIA DEGLI ESAMI VARIABILI ACCADEMICHE IN CORSO/FUORI CORSO TRIENNALE/SPECIALISTICA SODDISFAZIONE REGOLARITA’ DI FREQUENZA AI CORSI RAPPORTO SODDISFACENTE CON DOCENTI VARIABILI DI PARTECIPAZIONE SOCIALE STUDIO CON STUDENTI PARTECIPAZIONE ATTIVITA’ RICREATIVE PARTECIPAZIONE ATTIVITA’ POLITICHE STUDENTI NORMALI Sociosanitario Umanistico >25 < 25 In corso Fuori corso Triennale specialistica Si No 7 25 28 25 12 42,9 48 42,9 9 14 14 7 21 12 16 21 7 32,1 50 50 25 75 42,9 57,1 75 25 36 63 49 64 48 76 36 91 21 32,1 56,3 43,8 57,1 42,9 67,9 32,1 81,2 18,8 Si 17 60,7 85 75,9 No Si No Si No Si No Si 11 17 11 15 13 20 8 15 39,3 60,7 39,3 53,6 46,4 71,4 28,6 53,6 27 56 56 83 29 48 64 46 24,1 50 50 74,1 25,9 42,9 57,1 41,1 No 13 46,4 66 58,9 3.3 Analisi dei dati È stata condotta una correlazione r di Pearson per verificare la relazione esistente tra le dimensioni del benessere psicologico e l’autoefficacia sociale percepiti nei due gruppi. È stata effettuata l’analisi della varianza multivariata (MANOVA) a disegni fattoriali per verificare le differenze tra gruppo clinico e gruppo di confronto (variabile indipendente tenuta fissa in tutte le analisi) in interazione con le variabili socio-anagrafiche, accademiche e di partecipazione sociale delle medie del livello di benessere psicologico percepito e delle sue 6 dimensioni 48 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità (Autonomia, Padronanza Ambientale, Crescita Personale, Relazioni Interpersonali, Scopo nella vita e Autoaccettazione). È stata invece utilizzata l’analisi della varianza ANOVA a disegni fattoriali per verificare le differenze tra gruppo clinico e gruppo di confronto (variabile indipendente tenuta fissa in tutte le analisi) in interazione con le variabili socio-anagrafiche, accademiche e di partecipazione sociale delle medie dell’autoefficacia sociale percepita. La scelta di utilizzare ANOVA e MANOVA a disegni fattoriali ha consentito in primo luogo di verificare eventuali effetti delle interazione tra le variabili indipendenti, inoltre ha aumentato la potenza del test. Infine la scelta a disegni fattoriali, consentendo una maggiore economia nel numero dei soggetti da esaminare e mantenendo la stessa potenza del test, è sembrata utile in questa ricerca data la numerosità ridotta dei gruppi (Barbaranelli, D’Olimpo, 2007). Vista la numerosità del gruppo di ricerca e del numero di variabili indipendenti trattate, verranno considerate e descritte le significatività con " critico <01. Verranno commentate differenze marginali solo se interessanti ai fini dell’esplorazione. Per le differenze non significative si rimanda all’appendice 1 (per il PWB) e all’appendice 2 (per l’ASP). 49 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità 3.4 Risultati 3.4.1 Correlazione tra PWB e ASP Per verificare le relazioni significative tra il benessere psicologico (PWB) e l’autoefficacia (ASP) nei due gruppi è stata effettuata un’analisi del coefficiente di correlazione r di Pearson tra le due scale (Vedi tabella n 5). Tabella n 5: correlazione r di Pearson ASP- PWB nei due gruppi (** Test a una coda, p<.01) TIPOLOGIA GRUPPO STUDENTI DISABILI N=28 STUDENTI NORMALI N=112 TOTALE AUTOEFFICACIA AUTONOMIA ,525** PADRONANZA AMBIENTALE ,630** CRESCITA PERSONALE ,578** RELAZIONI ,496** SCOPO NELLA VITA ,467** AUTOACCETTAZIONE ,490** TOT PWB BENESSERE ,692** AUTONOMIA ,264** PADRONANZA AMBIENTALE ,156* CRESCITA PERSONALE ,166* RELAZIONI ,362** SCOPO NELLA VITA ,131 AUTOACCETTAZIONE ,287** TOT PWB BENESSERE ,282** Come si può osservare dalla tabella n. 5 tutte le dimensioni del PWB correlano positivamente con l’ASP. Nel gruppo degli studenti disabili si osservano correlazioni significative con una p<.01. Negli studenti non disabili è comunque presente una correlazione positiva con p<.05. Questo dato non fa che confermare la letteratura esistente a sostegno del fatto che tali costrutti sono strettamente connessi tra loro e data la caratteristica predittiva dell’autoefficacia sul benessere psicologico, si può affermare che ad alti livelli di autoefficacia sociale percepita corrispondono alti livelli di benessere psicologico. 3.4.2. Effetto delle variabili individuali socio-anagrafiche nei gruppi Per quanto riguarda le variabili individuali socio-anagrafiche sono state prese in considerazione il genere, l’età, la città di provenienza e la condizione abitativa. L’analisi della varianza MANOVA a disegni fattoriali ha messo in luce le differenze, indipendentemente dalla tipologia di gruppo, dell’effetto di 50 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità alcune variabili indipendenti sul benessere e sulle sue dimensioni (vedi tabella n 6). Tabella n 6: influenza delle variabili socio-anagrafiche nei gruppi VARIABILI INDIPEND. DIMENSIONI PWB Studenti disabili (n= 28) Studenti non disabili n=112 M F tot 58,08 (10,2) 57,46 (11,7) 64,87 (9,1) 63,47 (11) 61,71 (10,1) 60,68 (11,5) ROMA FUORI tot 60,88 (9,6) 64,24 (10,6) 56,09 (7,3) 57,82 (8,3) DIMENSIONI PWB Famiglia RELAZIONI 57,58 (14,5) M STUDENTI TOTALI (N=140) F tot M 60,37 (9,6) 63,10 (9,1) 64,48 (10) 61,82 (9,1) 62,57 (10,5) ROMA FUORI tot 61,71 (10,1) 59,93 (9,3) 63,74 (8,4) 55,14 (10,3) 58,86 (9,4) 58,04 (10) 61,82 (9,1) altro tot Famiglia altro tot FAMIGLIA 63 (8,4) 60,68 (11,5) 60,71 (10,4) 64,96 (10,1) 62,57 (10,5) 60,21 (11,1) MANOVA Tipologia gruppo Genere Tipolog.ia gruppo* genere Posthoc - .015 - F>M - .024 - F>M Tipologia gruppo Provenienza Tipologia gruppo* provenienza Posthoc - .022 - R>F - .004 - R>F ALTRO Tipologia gruppo Condizione abitativa Tipologia gruppo* Condizione abitativa Posthoc 64,48 (9,7) - .033 - A>F F GENERE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI DIMENSIONI PWB 60,35 (9) 59,89 (9,2) 59,78 (11,2) ROMA 63,45 (9,1) 64,28 (9,8) FUORI PROVENIENZA AUTONOMIA CRESCITA PERSONALE CONDIZIONE ABITATIVA 59 (9) 60,12 (9,3) 63,84 (8,8) 55,33 (9,7) 58,65 (9,1) Aa. Genere Per quanto riguarda la variabile genere l’analisi dei dati mostra una differenza tra maschi e femmine (vedi grafico n 1) rispetto al senso di crescita (F1,138 = 6,05 p =.015) indipendentemente dal gruppo di appartenenza. Tale dato indica che, in questo gruppo di ricerca, le femmine possiedono maggiore apertura alle nuove esperienze ed al cambiamento rispetto ai maschi. Nelle altre dimensioni del benessere non risultano differenze significative (Vedi appendice 1) Grafico n 1: effetto del genere sul senso di crescita personale nei gruppi 51 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Dall’analisi della varianza (ANOVA) effettuata rispetto all’ASP non si riscontrano differenze significative (vedi appendice 2) né tra gruppo clinico e gruppo di confronto né tra maschi e femmine. Ab. Età La variabile Età non risulta significativa per nessuna dimensione del PWB e per l’ASP. Ciò vuol dire che avere più o meno di 24 anni non influisce sul livello di benessere (vedi tabella appendice 1) né sull’autoefficacia (vedi appendice 2) indipendentemente dalla tipologia di gruppo. Ac. Città di provenienza Dall’analisi dei dati sugli effetti dell’essere di Roma o meno, quindi l’avere conoscenza approfondita della città dove si studia, risulta che gli studenti romani, sia disabili che non disabili, hanno livelli di senso di crescita personale (F1,136 = 8,39 p<.01) più alto dei colleghi fuori sede. Risulta inoltre una tendenza alla significatività sul senso di autonomia (F1,136 = 5,39 p = .022) che sembrerebbe più alto sempre tra gli studenti romani (vedi grafico n. 2). Grafico n 2: effetto della città di provenienza sul senso di crescita personale ed autonomia Tali dati sottolineano che la conoscenza della città in cui si studia potrebbe influire sull’apertura al cambiamento e sulla sensazione di sentirsi sicuri ed indipendenti. Non risultano significative le altre differenze (vedi appendice 1). Non si riscontrano differenze dell’influenza della città di provenienza sull’autoefficacia sociale percepita (vedi appendice 2) nei due gruppi. 52 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Ad. Condizione abitativa: Per quanto riguarda la condizione abitativa, ovvero il vivere o meno in famiglia, dall’analisi dei dati risulta che il non vivere in famiglia influisce, in maniera tendenzialmente positiva (F1,136 = 4,64 p = .033) sulle relazioni interpersonali (Vedi grafico n. 3) indipendentemente dalla tipologia di gruppo. Grafico n. 3: effetto della condizione abitativa sulle relazioni Ciò può essere spiegato dal fatto che vivere in un’abitazione diversa da quella dalla famiglia di origine consente di sperimentare le proprie competenze nelle scelte e nella costruzione delle relazioni amicali ed affettive. Le altre differenze non risultano significative (vedi appendice 1). La condizione abitativa non sembra influire sull’autoefficacia né per il gruppo clinico né per quello di confronto (vedi appendice 2). 3.4.3. Effetto delle variabili individuali accademiche nei gruppi Per quanto riguarda le variabili accademiche sono state prese in considerazione il settore accademico del corso di laurea intrapreso, la soddisfazione o meno di tale scelta, la media cumulativa dei voti ottenuti agli esami, l’essere in corso o fuori corso e l’essere alla triennale o alla specialistica. L’analisi della varianza MANOVA a disegni fattoriali ha messo in luce le differenze dell’effetto di alcune variabili indipendenti sul benessere e sulle sue dimensioni (vedi tabella n 7) nei gruppi. 53 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Tabella n 7 :influenza delle variabili accademiche sul PWB nei gruppi VARIABILI INDIPENDENTI DIMENSIONI PWB CRESCITA PERSONALE SODDISFAZIONE RELAZIONI SCOPO NELLA VITA TOT BENESSERE DIMENSIONI PWB MEDIA VOTI AGLI ESAMI IN CORSO NEGLI STUDI TRIENNALE /SPECIALISTICA CRESCITA PERSONALE SCOPO NELLA VITA TOT BENESSERE Studenti disabili (n= 28) Studenti non disabili (n=112) STUDENTI TOTALI (N=140) SI NO tot SI NO tot SI NO 65,19 (8,9) 64,14 (11) 61,38 (10) 367,38 (46,7) 51,29 (4,6) 50,29 (5) 50,86 (4,8) 317 (35,9) 61,71 (10) 60,68 (11,5) 58,75 (10) 354,79 (49) 62,21 (9,3) 63,09 (10,5) 60,84 (10,5) 359,33 (49) 60,14 (8,4) 60,33 (10,2) 53,05 (8) 337,52 (41,2) 61,82 (9,1) 62,57 (10,5) 59,37 (10,5) 355,24 (48,2) 62,77 (9,2) 63,29 (10,6) 60,94 (10,4) 360,84 (48,4) 57,93 (8,5) 57,82 (10,1) 52,50 (7,3) 332,39 (40,4) >25 <25 tot >25 <25 tot >25 <25 65,36 (10) 58,07 (9,1) 55,50 (8,1) 338,36 (44,5) 61,71 (10) 58,75 (10) 354,79 (49) 62,67 (9,3) 60,73 (8,6) 57,29 (9,3) 349,49 (45,7) 61,82 (9,1) 59,37 (10,5) 355,24 (48,1) 63,16 (9,4) 61,18 (11,1) 361,81 (49,5) 60,14 (8,8) 56,89 (9) 347,02 (45) 62 (11) 371,21 (49,1) 61 (11) 359,71 (49,9) DIMENSIONI PWB SI NO tot SI NO tot SI NO AUTOACCETTAZIONE TOT BENESSERE 63,71 (6,3) 381,43 (28,9) 54,62 (11,7) 345,90 (51,5) 56,89 (11,3) 354,79 (49) 59,81 (8,9) 361,20 (48,4) 56,13 (10) 347,29 (47,2) 58,23 (9,3) 355,24 (48,1) 60,20 (8,4) 363,20 (47,1) 55,67 (10,4) 346,87 (48,2) MANOVA Tipologia gruppo Soddisfazione Tipologia gruppo* soddisfazione Post-hoc - .000 .009 SDsi>SDno** - .002 .033 SDsi>SDno* - .000 - - .003 - Tipologia gruppo Media esami Tipologia gruppo* Media esami - .019 - - .020 - - .035 Tipologia gruppo In corso/fuori corso - .005 - .031 DIMENSIONI PWB TR. SP. tot TR. SP. tot TR. SP. Tipologia gruppo Triennale/ specialistica TOT BENESSERE 330 (46,4) 373,38 (43,2) 354,79 (49) 346,39 (48,2) 373,92 (42,9) 355,24 (48,2) 344,16 (48,1) 373,75 (42,6) - .001 Post-hoc Tipologia gruppo*In corso/fuori corso Post-hoc Tipologia gruppo* Triennale/ specialistica Post-hoc - Ba. Settore accademico Il settore accademico del corso di laurea scelto non sembra influenzare in maniera rilevante nessuna dimensione del benessere psicologico (vedi appendice 1) né l’autoefficacia (vedi appendice 2). Bb. Soddisfazione Per la soddisfazione rispetto al corso di laurea scelto, possiamo notare un dato interessante: essere soddisfatti della scelta universitaria favorisce in generale il senso di benessere e nello specifico alcune sue dimensioni (totale PWB F1,136 = 9,47 p<.01; crescita personale F1,136 = 12,83 p<.01; relazioni F1,136 =10,33 p<.01; scopo nella vita F1,136 = 13,73 p<.01). L’interazione tra le variabili indipendenti mette in evidenza che tale influenza della soddisfazione è presente solamente nel gruppo di studenti disabili ( post-hoc p< .01) per ciò che riguarda la crescita personale (F1,136 =7,05 p<.01) (vedi grafico). Ciò vuol dire che è nel solo gruppo clinico che tale variabile favorisce una predisposizione alla crescita ed al cambiamento mentre nel gruppo di confronto tale variabile è ininfluente. 54 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Grafico n 4: effetto della soddisfazione sulla crescita personale nel gruppo clinico Vi è poi una tendenza alla significatività (F1,136 =4,61 p=.033; post hoc p<.05), sempre nel gruppo clinico, rispetto all’influenza della soddisfazione della scelta sulla capacità di instaurare relazioni. Per quanto riguarda l’autoefficacia invece non risultano differenze statisticamente significative (vedi appendice 2). Bc. Media degli esami Dall’analisi dei dati risulta che l’avere una media agli esami superiore al 25 di votazione aumenta il senso totale del benessere (F1,136=4,52 p =.035, vedi grafico n 5) in tutti gli studenti. In particolare le dimensioni del PWB che risentono di tale influenza sono la crescita personale (F1,136 = 5,63 p=.019) e lo scopo nella vita (F1,136= 5,55 p=.020). Le altre differenze non risultano significative (vedi tabella appendice 1). Avere una media alta agli esami non sembra invece influire sul senso di autoefficacia (vedi appendice 2) indipendentemente dal gruppo di appartenenza. Grafico n. 5: effetto della media>25 sul totale benessere 55 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Bd. Corso degli studi Dall’analisi dei dati risulta che essere in corso favorisce il senso di autoaccettazione (F1,136 = 8.06 p<.01) indipendentemente dalla tipologia di gruppo (vedi grafico n. 6). Grafico n. 6: effetto dell’essere in corso su autoaccettazione Per le altre dimensioni del PWB (vedi appendice 1) e per l’ASP (vedi appendice 2) non si riscontrano differenze significative. Be. Triennale specialistica Come si può osservare dalla tabella n 8 tale variabile influisce per tutti gli studenti sul benessere e sulle sue dimensioni. Tabella n 8: influenza della variabile triennale/specialistica sul PWB Source TRIENNALE SPECIALISTICA Dependent Variable AUTONOMIA PADRONANZA AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI SCOPO NELLA VITA AUTOACCETTAZIONE TOT PWB BENESSERE F 5,504 9,512 9,417 4,409 11,900 7,074 12,593 Sig. ,020 ,002 ,003 ,038 ,001 ,009 ,001 Il veder avvicinare la fine del proprio percorso formativo sembra quindi influire su tutte le dimensioni del benessere per tutti gli studenti. Anche per l’autoefficacia (vedi grafico n. 7) sembra giocare un ruolo determinante per tutti gli studenti essere iscritti alla specialistica (F1,136 = 8,46 p<.01). Grafico n. 7: effetto della specialistica sull’autoefficacia 56 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità 3.4.4 Effetto delle variabili contestuali di partecipazione alla vita universitaria nei gruppi La prima cosa che va detta è che tutte le variabili di partecipazione sociale alla vita universitaria risultano influenzare il livello di benessere psicologico e l’autoefficacia sociale percepita negli studenti disabili. Nello specifico le variabili individuate come costituenti la partecipazione sociale sono state la frequenza ai corsi, il rapporto con i docenti, lo studio con altri studenti, la partecipazione alle attività ricreative offerte dalla Sapienza e la partecipazione ad attività politiche interne all’Università. L’analisi della varianza MANOVA a disegni fattoriali ha messo in luce le differenze dell’effetto delle variabili indipendenti sul benessere e sulle sue dimensioni soprattutto nel gruppo di studenti disabili (vedi tabella n 9). Tabella n 9: influenza delle variabili di partecipazione alla vita universitaria sul PWB nei gruppi VARIABILI INDIPENDENTI FREQUENZA AI CORSI DIMENSIONI PWB AUTOACCETTAZIONE DIMENSIONI PWB RAPPORTO DOCENTI SODDISFACENT E CRESCITA PERSONALE RELAZIONI TOT BENESSERE STUDIO CON ALTRI STUDENTI PARTECIPAZION E ATTIVITÀ POLITICHE Studenti non disabili (n=112) STUDENTI TOTALI (N=140) MANOVA Tipologia gruppo* frequenza corsi Posthoc .011 .027 SDsi>S Dno* Tipologia gruppo Rapporto docenti Tipologia gruppo* rapporto docenti - .021 .002 - .001 .005 - .019 .013 Tipologia gruppo studio con altri studenti Tipologia gruppo* studio con altri studenti - - .003 - .008 .003 - .013 .004 - .031 .013 Tipologia gruppo partecipazione attività ricreative Tipologia gruppo* partecipazione attività ricreative - - .008 SI NO tot SI NO tot SI NO Tipologia gruppo 60,88 (6,6) 50,73 (14,3) 56,89 (11,3) 58,40 (9,2) 57,70 (9,5) 58,23 (9,3) 58,81 (8,9) 55,68 (11,4) - SI NO tot SI NO tot SI NO 65,94 (8,4) 66 (7,4) 374,47 (41,4) 55,18 (9,1) 52,45 (12,1) 324,36 (45,1) 61,71 (10,1) 60,68 (11,5) 354,79 (49) 60,98 (9,3) 63,04 (10,4) 354,48 (51,4) 62,66 (8,9) 62,11 (10,6) 356 (45,1) 61,82 (9,1) 62,57 (10,5) 355,24 (48,2) 62,14 (9,3) 63,73 (9,8) 359,14 (49,8) 61,43 (9,3) 60,52 (11,4) 350,81 (46,3) DIMENSIONI PWB SI NO tot SI NO tot SI NO PADRONANZA AMBIENTALE 62,53 (7,9) RELAZIONI 65 (9) AUTOACCETTA ZIONE 62,07 (6,8) 377,33 (38) 53,54 (10,8) 55,69 (12,3) 50,92 (12,6) 328,77 (48,3) 58,36 (10,2) 60,68 (11,5) 56,89 (11,3) 354,79 (48,9) 54,63 (8,9) 63,33 (9,8) 58,01 (9,2) 354,35 (47,6) 57,76 (10,1) 60,41 (12,1) 58,86 (9,5) 357,79 (50,4) 55,44 (9,3) 62,57 (10,5) 58,23 (9,3) 355,24 (48,2) 55,84 (9,1) 63,58 (9,6) 58,63 (9) 357,87 (46,8) 56,45 (10,4) 58,95 (12,4) 56,40 (11,1) 348,81 (51) TOT BENESSERE PARTECIPAZION E ATTIVITÀ RICREATIVE Studenti disabili (n= 28) Frequenza ai corsi Posthoc SDsi>S Dno** SDsi>S Dno** SDsi>S Dno** Posthoc SDsi>S Dno** SDsi>S Dno** SDsi>S Dno** SDsi>S Dno** DIMENSIONI PWB SI NO tot SI NO tot SI. NO PADRONANZA AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE 61,15 (8,1) 63,55 (9,9) 51,38 (12,2) 57,13 (9,6) 58,36 (10,2) 61,71 (10,1) 54,46 (8,9) 59,06 (9,2) 56,17 (9,5) 63,89 (8,5) 55,44 (9,3) 61,82 (9,1) 56,43 (9,1) 60,38 (9,6) 55,64 (9,9) 63,14 (8,8) - - .008 RELAZIONI 64,20 (9) 51,88 (12,9) 60,68 (11,5) 61,25 (9,8) 63,56 (11) 62,57 (10,5) 62,12 (10) 62,26 (11,7) - .038 .003 SDsi>S Dno** TOT BENESSERE 369,25 (41) 318,62 (50,8) 354,79 (49) 346,81 (49) 361,56 (47) 355,24 (48,1) 353,41 (47,3) 356,79 (49,2) - - .003 SDsi>S Dno** Tipologia gruppo partecipazione attività politiche Tipologia gruppo* partecipazione attività politiche - - .001 - - .006 - - .000 DIMENSIONI PWB SI NO tot SI NO tot SI. NO 61,27 (8,7) 60,20 (10,7) 64,33 (10,2) 56,38 (8,8) 56,23 (9,6) 58,69 (9,4) 59 (8,9) 58,36 (10,2) 61,71 (10,1) 53,07 (9,5) 51,50 (8,2) 57,26 (8,5) 61,52 (8,8) 58,18 (9) 65 (8,2) 58,04 (9,6) 55,44 (9,3) 61,82 (9,1) 55,08 (9,9) 53,64 (9,6) 59 (9,4) 60,67 (8,9) 57,86 (9) 63,96 (8,6) RELAZIONI 65,93 (10,5) 54,62 (9,7) 60,68 (11,5) 60,02 (9,5) 64,35 (10,8) 62,57 (10,5) 61,48 (10) 62,75 (11,2) - - .000 SCOPO NELLA VITA 61,87 (11) 55,15 (7,5) 58,75 (10) 55,26 (9,2) 62,24 (10,5) 59,37 (10,4) 56,89 (10) 61,08 (10,4) - - .001 AUTOACCETTA ZIONE 60 (12,9) 53,31 (8,2) 56,89 (11,3) 56,37 (6,9) 59,53 (10,5) 58,23 (9,3) 57,26 (8,8) 58,51 (10,4) - - .016 TOT BENESSERE 373,60 (49,7) 333,08 (39,3) 354,79 (49) 332,89 (43,5) 370,82 (45,3) 355,24 (48,1) 342,90 (48) 364,61 (46,3) - - .000 AUTONOMIA PADRONANZA AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE 57 Posthoc SDsi>S Dno** SDsi>S Dno** Posthoc SDsi>S Nsi ** SDsi>S Nsi ** SNno>S N>si** SDsi>S Dno** SNno>S Dno** SNno>S Nno* SDsi>S Dno* SDsi>S Dno** SDsi>S Nsi** La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Ca. Frequenza ai corsi Entrando nel dettaglio delle variabili legate alla partecipazione alla vita universitaria possiamo osservare una tendenza alla significatività, negli studenti disabili (vedi grafico n 8), dell’influenza del frequentare i corsi regolarmente rispetto al senso di autoaccettazione (F1,136 = 5 p=.03; post hoc p<.05). Grafico n. 8: effetto della frequenza ai corsi su autoaccettazione nel gruppo clinico Ciò può vuol dire che, laddove lo studente disabile ha l’opportunità di frequentare le lezioni e quindi essere coinvolto nel proprio processo formativo, ha anche conferma delle proprie competenze e quindi sentimenti positivi verso la vita come i colleghi non disabili. Si deve però sottolineare che tale fattore principale favorisce in generale un miglior senso di autoaccettazione per tutti gli studenti (F1,136=6,58 p= .011). Non si riscontrano differenze significative dell’influenza della variabile frequentare i corsi rispetto all’autoefficacia (vedi appendice 2). Cb) Rapporto con i docenti Le analisi effettuate sul rapporto percepito come soddisfacente con i propri docenti mostrano come tale variabile abbia un’influenza sul benessere degli studenti disabili. Infatti dal grafico n. 9 si può notare che gli studenti disabili che hanno rapporti soddisfacenti con i docenti hanno punteggi più alti nel totale del benessere (F1,136 = 6,40 p=.016 p<.01) ed in particolare nelle dimensioni di crescita personale (F1,136 =10,23 p<.01; post hoc p<.01) e di 58 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Grafico n. 9: effetto del rapporto soddisfacente con docenti su totale benessere nel gruppo clinico relazioni interpersonali (F1,136 = 8,06 p<.01; post hoc p<.01) rispetto ai colleghi disabili che non hanno rapporti soddisfacenti. Va comunque detto che tale fattore ha un effetto su tutti gli studenti indipendentemente dal gruppo di appartenenza. (F1,136 = 5,67 p= .019). Anche per i risultati all’ASP possiamo vedere come rapporti soddisfacenti con i docenti favoriscano una buona autoefficacia sociale percepita per gli studenti disabili (F1,136 = 10,85 p< .01; post hoc .01; vedi grafico n 10). Grafico n. 10: effetto del soddisfacente rapporto con i docenti sull’autoefficacia nel gruppo clinico Cc. Studio con altri studenti Anche per questa variabile si può notare come siano solamente gli studenti disabili (vedi grafico n. 11) a beneficiare dell’opportunità di studiare con altri studenti in termini di benessere psicologico (F1,136 = 6,34 p=.013 post hoc p<.01). 59 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità Grafico n 11: effetto dello studio con altri studenti sul totale benessere nel gruppo clinico Andando ad indagare le dimensioni del benessere possiamo notare che, laddove lo studente disabile può studiare con altri colleghi, sente di gestire una vasta gamma di attività e trarre tutte le opportunità che ciò che lo circonda offre (padronanza ambientale: F1,136 =9,11 p<.01 post hoc p<.01). Inoltre il confronto sui contenuti didattici con gli altri studenti favorisce punteggi più alti nel possedere atteggiamenti positivi nei propri confronti (autoaccettazione F1,136 = 8,52 p<.01 post hoc p<.01) sempre per gli studenti disabili. Va sottolineato, comunque, che per tutti gli studenti tale variabile influisce, ovviamente, sul senso di competenza nell’instaurare buone relazioni interpersonali (F1,136 =7,2 p<.01). Non si riscontrano, invece, differenze significative tra i due gruppi rispetto all’influenza dello studiare con altri studenti sul senso di autoefficacia pur essendoci una differenza (F1,136=18,25 p<.01) in tutti gli intervistati tra chi studia con altri studenti e chi non lo fa (vedi grafico n. 12). Grafico n. 12: effetto dello studio con altri studenti sull’autoefficacia Cd. Partecipazione ad attività ricreative programmate dalla Sapienza Questa variabile sembra essere molto importante nella determinazione del senso di benessere per gli studenti disabili. Se si ricorda la tabella n 9 di p 57, 60 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità infatti, si nota come il senso di padronanza ambientale (F 1,136= 7,26 p<.01 post hoc<.01), la crescita personale (F 1,136=7,36 p<.008 post hoc<.01), le relazioni (F 1,136 = 9,37 p<.003 post hoc<.01) ed il totale di benessere (F 1,136 = 9,12 p<.003 post hoc<.01; vedi grafico n. 12) risultino più alti per gli studenti disabili che frequentano tali attività rispetto ai colleghi disabili che non le frequentano. Nel gruppo di confronto, invece, tale differenza non si riscontra. Grafico n. 12: effetto della partecipazione ad attività ricreative sul totale benessere nel gruppo clinico Anche il senso di autoefficacia sembra influenzato dalla partecipazione alle attività ricreative per gli studenti con disabilità che partecipano a tali attività (F1,136 = 11,24 p<.001; post hoc p<.001). Ce. Partecipazione ad attività politiche e collettive all’interno dell’Università Infine, merita un’analisi approfondita la partecipazione, da parte degli studenti, alle attività politiche e collettive organizzate all’interno del contesto universitario. Come prima cosa colpisce notare che è una realtà per quasi la metà degli studenti intervistati ( SI=61ss, NO = 79ss). Tale variabile, influisce su tutte le dimensioni del benessere (vedi tabella n. 10). Tabella n.10: influenza della partecipazione alle attività politiche sulle dimensioni del benessere PARTECIPAZI ONE ATTIVITÀ POLITICHE DIMENSIONI PWB AUTONOMIA PADRONANZA AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI SCOPO NELLA VITA AUTOACCETTA ZIONE TOT BENESSERE Tipologia gruppo* partecipazione attività politiche 12,1 7,8 13,4 12,9 10,6 5,9 17,1 Significatività Post-hoc .001 SDsi>SNsi ** .006 SDsi>SNsi ** .000 SNno>SN>si** .000 .001 .016 .000 SDsi>SDno** SNno>SDno** SNno>SNno* SDsi>SDno* SDsi>SDno** SDsi>SNsi** 61 La ricerca: benessere psicologico, vita universitaria e disabilità In particolare, soprattutto per il totale del benessere, sembra che mentre per gli studenti disabili partecipare alle attività politiche aumenta i livelli di benessere, per gli studenti non disabili, i partecipare alle attività politiche corrisponde ad un basso livello dei punteggi del benessere (vedi grafico n. 13). Tabella n. 13: influenza della partecipazione alle attività politiche nei gruppi Anche per quanto riguarda l’autoefficacia, pur trattandosi di una tendenza alla significatività (post hoc p=.040) gli studenti disabili che partecipano alle attività politiche mostrano punteggi più alti dei colleghi disabili che non partecipano (F1,136 = 4,08 p= ,045). Tale differenza non si riscontra nel gruppo di confronto. 62 Risultati e conclusioni RISULTATI E CONCLUSIONI La partecipazione sociale, come abbiamo visto, si inserisce a pieno titolo accanto alla distribuzione del benessere e alla fruizione culturale, nel quadro dell’inclusione e della coesione sociale, caratterizzandosi in particolare come elemento chiave dei processi integrativi, di sviluppo e consolidamento del benessere e dell’autoefficacia. Molteplici sono le dimensioni che possono essere analizzate per cogliere il livello di tali fenomeni, dimensioni che si concretizzano in specifici comportamenti e atteggiamenti delle persone. Si partecipa direttamente alla vita sociale impegnandosi nelle attività dei contesti in cui si vive, nelle organizzazioni e nei gruppi formali ed informali. La letteratura esistente che indaga la condizione di disabilità è scarna rispetto alla valutazione dell’influenza della partecipazione sociale sul benessere psicologico e sull’autoefficacia in campioni di studenti universitari disabili. Tale ricerca si è proposta come studio pilota per un’esplorazione dell’influenza di fattori individuali e sociali di partecipazione alla vita universitaria su benessere ed autoefficacia percepiti da tale gruppo di ricerca. E’ sembrato utile somministrare gli stessi strumenti anche ad un gruppo di studenti senza disabilità perché, non essendo il benessere una misura solo collegabile alla condizione fisica, risulta utile verificare il livello di benessere degli studenti nel loro insieme. I limiti di tale studio nascono principalmente dalla esigua numerosità dei gruppi di ricerca. Se si pensa che sono circa 1000 gli studenti disabili iscritti alla Sapienza e che gli studenti totali immatricolati circa 17000 (dati ISTAT, 2008) il numero di 140 non può che essere considerato un primo passo per indagini più ampie. Inoltre il campionamento meriterebbe di essere migliorato: in primo luogo perché gli studenti disabili sono stati individuati all’interno di un servizio di promozione e orientamento psicosociale quindi con caratteristiche specifiche (alloggio a Roma, capacità di chiedere aiuto, sufficienti autoconsapevolezza ed autonomia). Gli studenti senza di disabilità poi sono stati appaiati in base ad alcune caratteristiche del gruppo sperimentale ed in quanto tale non necessariamente rappresentativo del campione complessivo. 63 Risultati e conclusioni Detto questo risulta comunque interessante trarre qualche conclusione, anche se parziale e non esaustiva, delle analisi dei dati raccolti. 1. Come da letteratura, risulta che l’autoefficacia sia strettamente collegata al livello di benessere psicologico percepito (Cicognani, Pirini, 2007; Caprara, Delle Fratte, Steca, 2002). Ciò risulta molto importante nel considerare che, intervenire sul senso che lo studente disabile può avere della sua efficacia rispetto al proprio percorso accademico, migliora la percezione di avere una buona qualità della vita. 2. La tipologia di gruppo da sola non risulta essere un fattore che influisce sulle dimensioni del benessere e sull’autoefficacia. Tale dato potrebbe essere collegato a diversi fattori. Da un lato, il gruppo clinico potrebbe essere costituito da studenti che, avendo partecipato volontariamente alla ricerca, dimostrano una buona motivazione alla partecipazione sociale. Dall’altro lato, il gruppo di studenti individuati, potrebbe essere costituito da persone che, pur avendo una disabilità, hanno comunque un buon livello di benessere percepito come del resto riscontrato in letteratura (Kerr & Bodman, 1994). In questa ricerca, comunque, il non riscontrare differenze rispetto all’essere o meno disabile ha consentito di trattare i due gruppi come un’unica popolazione. 3. I due gruppi differiscono per età (i disabili sono tendenzialmente più grandi dei normali) pur essendo stato selezionato il gruppo di controllo in maniera casuale rispetto a questa variabile. L’età media dei disabili è decisamente più alta dell’età attesa per studenti universitari ma va tenuto in considerazione che spesso lo studente disabile ripete anni scolastici e quindi accede più tardi al corso di laurea. Inoltre, come da letteratura (Heidrich, Ryff, 1993; Ruini, Ottolini, Rafanelli, Ryff, Fava 2003), l’età non influisce necessariamente sul benessere psicologico, se non per alcune specifiche dimensioni, ed infatti i dati mostrano che non vi è differenza di benessere nei due gruppi rispetto a tale fattore. 4. I fattori genere e residenza risultano avere un effetto indipendentemente dal gruppo di riferimento. Dai dati riportati sembrerebbe che le femmine si sentano in continua crescita, abbiano una voglia di apertura alle nuove esperienze e cerchino continuamente di realizzare il loro potenziale in misura maggiore dei maschi. Il fatto poi di vivere nella città in cui si è cresciuti, città fra l’altro grande e complessa come Roma, sembra favorire il senso di sicurezza, di libertà di movimento (dimensione autonomia) e 64 Risultati e conclusioni soprattutto di apertura alle proprie esperienze (dimensione crescita personale). 5. Come era lecito aspettarsi, la condizione abitativa influisce sul benessere dell’individuo sia con che senza disabilità. La possibilità, non vivendo in famiglia, di sperimentarsi in un contesto abitativo autonomo facilita la percezione di poter instaurare più facilmente e liberamente relazioni interpersonali. Come da letteratura, del resto, il passare da una condizione abitativa familiare a vivere in un nuovo contesto per motivi legati alla propria crescita facilita alcuni aspetti del benessere tra cui appunto l’accrescere le competenze di intraprendere rapporti forti e intensi ( Ryff, Essex, 1992). 6. Per le variabili legate alla carriera universitaria la prima cosa, coerente con la letteratura, è osservare che avere un’alta media di votazione agli esami influisce su vari aspetti del benessere psicologico. In particolare gli studenti con alti voti mostrano una maggiore capacità di riuscire a prefissare mete realistiche maggiormente dei colleghi con basse votazioni accademiche. Come a dire che il successo accademico, inteso come performance, aiuta a sentirsi in continua evoluzione, ad avere fiducia nel proprio futuro e a dare senso di direzione alla propria vita. 7. La scelta del corso di laurea e quindi del settore accademico intrapresi, la mancanza di differenze statisticamente rilevanti di questa indagine non consentono di trarre particolari conclusioni se non dire che, indipendentemente dal corso di laurea scelto, probabilmente l’appartenenza alla stessa Università rende gli studenti un unico gruppo di indagine. Ciò che del percorso accademico influisce sul benessere è, comprensibilmente, l’essere in regola con il percorso universitario, quindi essere “in corso” ed in particolare vedere arrivare la fine del traguardo della laurea specialistica. Inoltre risulta fondamentale per un buon livello di benessere, essere soddisfatti della scelta intrapresa nel decidere il corso di laurea più adatto. 8. La cosa che sembra più interessante riguarda le variabili di partecipazione sociale universitaria. Dalle analisi dei dati risulta infatti che, mentre le altre variabili influiscono sul benessere, indipendentemente dall’avere o meno una disabilità, il frequentare i corsi, lo studiare con altri studenti, l’avere un buon rapporto con i docenti, il partecipare ad attività ricreative e politicocollettive proposte all’interno dell’Ateneo sono fondamentali soprattutto per 65 Risultati e conclusioni gli studenti disabili. Tali fattori sembra influiscano sia sulle dimensioni del benessere che sul senso di autoefficacia. In particolare il poter frequentare i corsi risulta essere un fattore determinante per gli studenti disabili sulla percezione di autoaccettazione ovvero di possedere atteggiamenti positivi verso di sé potendo essere consapevoli delle proprie qualità. Il ritenere soddisfacenti i rapporti con i propri docenti risulta essere una delle variabili maggiormente influenti sul senso di benessere e di autoefficacia in particolare per gli studenti disabili. In effetti tale risultato risulta interessante se si pensa all’abitudine che lo studente disabile, durante tutto il percorso scolastico, ha di rapportarsi all’adulto come figura di riferimento e di “mediazione” per lo sviluppo delle proprie competenze. Anche lo studiare con altri studenti viene percepito soprattutto dagli studenti disabili come fonte di benessere e di autoefficacia. Il confrontarsi infatti con i pari sappiamo essere un bisogno preponderante in questa fascia di età. Gli ultimi dati significativi si riferiscono all’aspetto della partecipazione ad attività ricreative e politiche: nel caso dei collettivi politici, in particolare, sembra che avere parte attiva nelle organizzazioni politiche e di collettivi sociali sia fonte per gli studenti disabili di benessere mentre per gli studenti non disabili rispecchi di più un senso di insoddisfazione e malcontento. I risultati esposti confermano quanto evidenziato in altre ricerche: la disabilità non necessariamente ostacola lo sviluppo individuale, una condizione di disabilità fisica, psichica o sensoriale, anzi, può permettere all’individuo di scoprire nuove traiettorie di sviluppo e di crescita personale se supportato dal contesto in cui vive (Braibanti, 2004; Kober, 2010). La possibilità di crescere e di partecipare alla vita del contesto in cui la persona si trova ad esprimersi risulta essere un fattore determinante per un soddisfacente livello di benessere e di autoefficacia. Diventa inoltre importante sottolineare che la percezione che di sé ha lo studente disabile, il proprio senso di autoefficacia influenza il modo in cui le altre persone lo percepiscono. Se le persone con disabilità hanno una percezione negativa di se stessi, ciò potrebbe ostacolare le interazioni sociali (Blake, Rust, 2002). La possibilità di confrontarsi con gli altri, uguali per ciò che riguarda il particolare momento di crescita, ma anche diversi fisicamente e 66 Risultati e conclusioni psicologicamente, può essere, invece, un punto di crescita fondamentale se si consente ad entrambi gli elementi della relazione di poter essere responsabili delle attività che sperimentano. Non è un caso che proprio i fattori di partecipazione alle attività ricreative e politiche, in questa ricerca, risultino fondamentali nel favorire buoni livelli di benessere psicologico per gli studenti disabili. Come da letteratura (Cantor e Sander, 2003), infatti, poter non solo accedere a gruppi formali o informali, ma anche il potersi sentire direttamente responsabili delle attività in essi svolte, consente di “essere dentro” in maniera attiva, in prima persona. Come sottolineato da alcune attuali ricerche (Emerson, Llewellyn, Honey, Kariuki, 2012) l'associazione tra disabilità e bassi livelli di benessere psicologico, infatti, si riscontra laddove vi è rischio di riduzione di accesso alle risorse, piuttosto che la presenza delle condizioni di salute di per sé. Quando invece si offrono le stesse possibilità contestuali a tutti gli studenti non si riscontra una particolare differenza di benessere tra disabili e studenti in generale. Inoltre la disabilità, non influisce necessariamente in negativo sulla percezione di salute o di qualità di vita se vi è una soddisfacente partecipazione sociale (Bent, Jones, Molloy, Chamberlain, Tennant, 2001). Quanto detto finora potrebbe essere un ulteriore apporto ai programmi di intervento in ambito universitario. Nel promuovere il benessere dei giovani adulti con disabilità bisognerebbe affrontarne i determinanti sociali. A livello individuale, il puntare sulla piena responsabilità della persona disabile nell’attivare comportamenti integrati nel contesto, potrebbe risultare utile per la flessibilità e le potenzialità di sviluppo e di coinvolgimento attivo. Il fine di tale approccio potrebbe mobilitare le risorse della persona disabile in vista del perseguimento di obiettivi autodeterminati e della partecipazione alla vita comunitaria. A livello sociale, potrebbe offrire adeguate e significative opportunità di integrazione e socializzazione, anche al di là delle occasioni di ricreazione e tempo libero, spesso enfatizzate come strumenti di integrazione, ma che non rappresentano il più delle volte ambiti in cui un individuo può reperire occasioni significative di esperienze ottimali e di incremento delle proprie competenze e capacità. A tal fine, la progettazione di interventi a favore delle persone disabili dovrebbe partire in primo luogo dalla considerazione degli effetti della partecipazione sociale ha, nella disabilità, sulle percezione delle proprie abilità e del proprio benessere nello svolgimento delle attività quotidiane. 67 Bibliografia BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. Afton L. Hassett, Maclean R.,Peterson C.,Stuart M.R.,Buyske S., Park N., Savage S.V.,Li T.,Seligman M.E.P, 2009. 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Le Regole standard delle Nazioni Unite per l'eguaglianza di opportunità delle persone handicappate (20.12.1993) SITOGRAFIA www.cnudd.it www.studentidisabili.unibo.it/ServizioDisabili/Studenti+disabili www.unime.it www.unina.it www.unininsubria.it www.disabiliincifre.it www.uniroma1.it www.istat.it www.who.com VII Appendice 1 APPENDICE 1 Tabelle MANOVA PWB 1) VARIABILI SOCIO-ANAGRAFICHE TRA I GRUPPI Aa) Tabella differenze genere* tipologia gruppo al PWB Variabili dipendenti TIPOLOGIAGRUPPO AUTONOMIA F Sig. ,209 ,649 2,258 ,135 CRESCITA PERSONALE ,017 ,897 RELAZIONI ,776 ,380 SCOPO NELLA VITA ,053 ,819 AUTOACCETTAZIONE ,352 ,554 TOT PWB BENESSERE ,001 ,971 1,089 ,299 ,292 ,590 5,176 ,024 SCOPO NELLA VITA ,788 ,376 AUTOACCETTAZIONE ,145 ,704 2,738 ,100 AUTONOMIA ,004 ,947 PADRONANZA ,407 ,525 1,082 ,300 RELAZIONI ,180 ,672 SCOPO NELLA VITA ,598 ,441 AUTOACCETTAZIONE ,684 ,410 TOT PWB BENESSERE ,015 ,903 PADRONANZA AMBIENTALE GENERE AUTONOMIA PADRONANZA AMBIENTALE RELAZIONI TOT PWB BENESSERE TIPOLOGIAGRUPPO * GENERE AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE I Appendice 1 Ab)Tabella differenze tipologia gruppo* età al PWB Variabili dipendenti TIPOLOGIAGRUPPO AUTONOMIA F Sig. ,000 ,985 1,036 ,311 ,147 ,702 1,716 ,192 SCOPO NELLA VITA ,121 ,728 AUTOACCETTAZIONE ,672 ,414 TOT PWB BENESSERE ,235 ,629 1,314 ,254 ,856 ,357 1,091 ,298 1,917 ,168 SCOPO NELLA VITA ,107 ,744 AUTOACCETTAZIONE ,288 ,592 1,528 ,219 PADRONANZA AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI RANGE ETÀ AUTONOMIA PADRONANZA AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI TOT PWB BENESSERE TIPOLOGIAGRUPPO * AUTONOMIA ,774 ,381 RANGE ETÀ PADRONANZA ,259 ,611 ,162 ,688 1,151 ,285 SCOPO NELLA VITA ,001 ,971 AUTOACCETTAZIONE ,240 ,625 TOT PWB BENESSERE ,567 ,453 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI II Appendice 1 Ac)Tabella differenze di tipologia gruppo* città di provenienza su PWB Source Dependent Variable TIPOLOGIAGRUPPO AUTONOMIA F Sig. ,214 ,644 1,929 ,167 ,020 ,889 RELAZIONI ,370 ,544 SCOPO NELLA VITA ,039 ,844 AUTOACCETTAZIONE ,375 ,542 TOT PWB BENESSERE ,000 ,986 AUTONOMIA 5,393 ,022 PADRONANZA 2,186 ,142 8,393 ,004 ,095 ,758 1,129 ,290 ,094 ,760 2,708 ,102 PADRONANZA AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE SEDEFUORISEDE AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI SCOPO NELLA VITA AUTOACCETTAZIONE TOT PWB BENESSERE TIPOLOGIAGRUPPO * AUTONOMIA ,000 1,000 SEDEFUORISEDE PADRONANZA ,043 ,837 ,157 ,692 RELAZIONI ,984 ,323 SCOPO NELLA VITA ,144 ,705 AUTOACCETTAZIONE ,011 ,916 TOT PWB BENESSERE ,083 ,774 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE III Appendice 1 Ad)Tabella differenze tipologia gruppo* condizione abitativa su PWB Source Dependent Variable TIPOLOGIAGRUPPO AUTONOMIA F Sig. ,140 ,709 1,709 ,193 ,000 ,988 1,288 ,258 SCOPO NELLA VITA ,135 ,714 AUTOACCETTAZIONE ,705 ,403 TOT PWB BENESSERE ,047 ,829 CONDIZIONE AUTONOMIA ,473 ,493 ABITATIVA PADRONANZA 1,029 ,312 ,045 ,832 4,639 ,033 ,468 ,495 AUTOACCETTAZIONE 2,005 ,159 TOT PWB BENESSERE 1,720 ,192 PADRONANZA AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI SCOPO NELLA VITA TIPOLOGIAGRUPPO * AUTONOMIA ,473 ,493 CONDIZIONE PADRONANZA ,026 ,873 ABITATIVA AMBIENTALE 1,298 ,257 RELAZIONI ,068 ,794 SCOPO NELLA VITA ,468 ,495 AUTOACCETTAZIONE ,260 ,611 TOT PWB BENESSERE ,242 ,623 CRESCITA PERSONALE IV Appendice 1 2) VARIABILI ACCADEMICHE TRA I GRUPPI Ba)Tabella differenze tipologia gruppo* settore accademico su PWB Source Dependent Variable F TIPOLOGIAGRUPPO AUTONOMIA ,313 ,577 2,391 ,124 CRESCITA PERSONALE ,002 ,961 RELAZIONI ,626 ,430 SCOPO NELLA VITA ,001 ,979 AUTOACCETTAZIONE ,272 ,603 TOT PWB BENESSERE ,013 ,911 AUTONOMIA ,349 ,706 PADRONANZA ,746 ,476 CRESCITA PERSONALE 2,913 ,058 RELAZIONI 3,665 ,048 SCOPO NELLA VITA 2,481 ,088 ,454 ,636 2,195 ,115 PADRONANZA Sig. AMBIENTALE SETTORIACCADEMICI AMBIENTALE AUTOACCETTAZIONE TOT PWB BENESSERE TIPOLOGIAGRUPPO * AUTONOMIA ,219 ,803 SETTORIACCADEMICI PADRONANZA ,367 ,694 CRESCITA PERSONALE ,504 ,605 RELAZIONI ,416 ,661 1,734 ,180 AUTOACCETTAZIONE ,237 ,789 TOT PWB BENESSERE ,649 ,524 AMBIENTALE SCOPO NELLA VITA V Appendice 1 Bb)Tabella differenze tipologia gruppo* media esami su PWB Source Dependent Variable TIPOLOGIA AUTONOMIA GRUPPO PADRONANZA F Sig. ,229 ,633 2,198 ,141 ,000 ,994 RELAZIONI ,596 ,441 SCOPO NELLA VITA ,033 ,856 AUTOACCETTAZIONE ,356 ,552 TOT PWB BENESSERE ,000 ,986 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RANGE AUTONOMIA 3,288 ,072 MEDIA ESAMI PADRONANZA 1,443 ,232 5,625 ,019 RELAZIONI 1,788 ,183 SCOPO NELLA VITA 5,548 ,020 AUTOACCETTAZIONE 1,508 ,222 TOT PWB BENESSERE 4,522 ,035 TIPOLOGIA AUTONOMIA 2,553 ,112 GRUPPO * RANGE PADRONANZA ,632 ,428 MEDIA ESAMI AMBIENTALE 1,898 ,171 RELAZIONI ,076 ,783 SCOPO NELLA VITA ,413 ,522 AUTOACCETTAZIONE ,114 ,736 1,248 ,266 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE CRESCITA PERSONALE TOT PWB BENESSERE VI Appendice 1 Bc)Tabella differenze tipologia gruppo* regolarità ai corsi su PWB Source Dependent Variable F Sig. TIPOLOGIAGRUPPO AUTONOMIA 1,039 ,310 PADRONANZA 4,020 ,047 ,333 ,565 RELAZIONI ,065 ,799 SCOPO NELLA VITA ,157 ,692 AUTOACCETTAZIONE ,283 ,596 TOT PWB BENESSERE ,686 ,409 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE REGOLARITA’ AI AUTONOMIA 1,665 ,199 CORSI PADRONANZA 3,401 ,067 1,880 ,173 RELAZIONI 1,552 ,215 SCOPO NELLA VITA 4,220 ,042 AUTOACCETTAZIONE 8,056 ,005 TOT PWB BENESSERE 4,723 ,031 TIPOLOGIAGRUPPO * AUTONOMIA 1,176 ,280 REGOLARITA’ AI PADRONANZA ,344 ,558 CORSI AMBIENTALE 1,071 ,302 RELAZIONI ,245 ,622 SCOPO NELLA VITA ,001 ,973 1,442 ,232 ,903 ,344 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE CRESCITA PERSONALE AUTOACCETTAZIONE TOT PWB BENESSERE VII Appendice 1 Bd)Tabella differenze tipologia gruppo* triennale/specialistica su PWB Variabili dipendenti TIPOLOGIAGRUPPO F Sig. AUTONOMIA ,004 ,951 PADRONANZA ,639 ,425 ,510 ,476 RELAZIONI 1,721 ,192 SCOPO NELLA VITA 1,377 ,243 AUTOACCETTAZIONE 1,498 ,223 ,719 ,398 AUTONOMIA 5,504 ,020 PADRONANZA 9,512 ,002 CRESCITA PERSONALE 9,417 ,003 RELAZIONI 4,409 ,038 11,900 ,001 7,074 ,009 12,593 ,001 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE TOT PWB BENESSERE TRIENNALESPECIALISTICA AMBIENTALE SCOPO NELLA VITA AUTOACCETTAZIONE TOT PWB BENESSERE TIPOLOGIAGRUPPO * AUTONOMIA ,364 ,547 TRIENNALESPECIALISTICA PADRONANZA ,829 ,364 1,012 ,316 RELAZIONI ,163 ,687 SCOPO NELLA VITA ,025 ,874 AUTOACCETTAZIONE ,761 ,385 TOT PWB BENESSERE ,630 ,429 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE VIII Appendice 1 Be) Tabella differenze tipologia gruppo* soddisfazione della scelta su PWB Source Dependent Variable TIPOLOGIAGRUPPO AUTONOMIA F Sig. ,020 ,886 1,545 ,216 1,737 ,190 3,027 ,084 SCOPO NELLA VITA ,111 ,740 AUTOACCETTAZIONE ,005 ,942 TOT PWB BENESSERE ,283 ,596 AUTONOMIA 1,013 ,316 PADRONANZA 3,194 ,076 12,830 ,000 RELAZIONI 10,328 ,002 SCOPO NELLA VITA 13,727 ,000 AUTOACCETTAZIONE 1,496 ,223 TOT PWB BENESSERE 9,465 ,003 PADRONANZA AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI SODDISFAZIONE AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE TIPOLOGIAGRUPPO * AUTONOMIA ,305 ,582 SODDISFAZIONE PADRONANZA ,042 ,837 7,050 ,009 4,614 ,033 SCOPO NELLA VITA ,307 ,581 AUTOACCETTAZIONE ,529 ,468 1,483 ,225 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI TOT PWB BENESSERE IX Appendice 1 C) VARIABILI DI PARTECIPAZIONE ALLA VITA UNIVERSITARIA NEI GRUPPI Ca) Tabella differenze tipologia gruppo* frequenza ai corsi su PWB Source Dependent Variable F Sig. TIPOLOGIAGRUPPO AUTONOMIA ,018 ,893 PADRONANZA ,921 ,339 ,137 ,712 1,168 ,282 ,151 ,698 1,128 ,290 TOT PWB BENESSERE ,158 ,691 AUTONOMIA ,692 ,407 PADRONANZA ,078 ,781 ,424 ,516 2,484 ,117 ,410 ,523 AUTOACCETTAZIONE 6,577 ,011 TOT PWB BENESSERE 1,325 ,252 ,238 ,627 1,637 ,203 1,300 ,256 2,025 ,157 ,355 ,552 AUTOACCETTAZIONE 4,997 ,027 TOT PWB BENESSERE 2,098 ,150 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI SCOPO NELLA VITA AUTOACCETTAZIONE FREQUENZACORSI AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI SCOPO NELLA VITA TIPOLOGIAGRUPPO * AUTONOMIA FREQUENZACORSI PADRONANZA AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI SCOPO NELLA VITA X Appendice 1 Cb) Tabella differenze tipologia gruppo* rapporto docenti su PWB Source Dependent Variable TIPOLOGIA AUTONOMIA GRUPPO PADRONANZA F Sig. ,083 ,774 1,197 ,276 ,420 ,518 2,266 ,135 SCOPO NELLA VITA ,433 ,511 AUTOACCETTAZIONE ,971 ,326 TOT PWB BENESSERE ,326 ,569 RAPPORTO AUTONOMIA ,020 ,887 DOCENTI PADRONANZA 2,239 ,137 5,453 ,021 10,613 ,001 SCOPO NELLA VITA 4,231 ,042 AUTOACCETTAZIONE 3,883 ,051 TOT PWB BENESSERE 5,673 ,019 TIPOLOGIA AUTONOMIA 2,046 ,155 GRUPPO * RAPPORTO PADRONANZA 3,070 ,082 DOCENTI AMBIENTALE 10,230 ,002 RELAZIONI 8,064 ,005 SCOPO NELLA VITA 2,139 ,146 AUTOACCETTAZIONE 1,428 ,234 TOT PWB BENESSERE 6,404 ,013 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE RELAZIONI CRESCITA PERSONALE XI Appendice 1 Cc) Tabella differenze tipologia gruppo* studio con altri studenti su PWB Source Dependent Variable F Sig. TIPOLOGIA AUTONOMIA ,089 ,766 GRUPPO PADRONANZA ,842 ,361 CRESCITA PERSONALE ,065 ,799 RELAZIONI ,444 ,506 SCOPO NELLA VITA ,207 ,650 AUTOACCETTAZIONE ,893 ,346 TOT PWB BENESSERE ,085 ,770 STUDIO CON AUTONOMIA ,723 ,397 ALTR ISTUDENTI PADRONANZA 2,129 ,147 CRESCITA PERSONALE 2,427 ,122 RELAZIONI 7,149 ,008 SCOPO NELLA VITA 1,681 ,197 AUTOACCETTAZIONE 6,273 ,013 TOT PWB BENESSERE 4,769 ,031 TIPOLOGIA AUTONOMIA 1,371 ,244 GRUPPO * STUDIO CON PADRONANZA 9,108 ,003 ALTRI STUDENTI AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE 3,556 ,061 RELAZIONI 1,959 ,164 SCOPO NELLA VITA 2,584 ,110 AUTOACCETTAZIONE 8,516 ,004 TOT PWB BENESSERE 6,336 ,013 AMBIENTALE AMBIENTALE XII Appendice 1 Cd) Tabella differenze tipologia gruppo*partecipazione attività ricreative su PWB Source Dependent Variable F Sig. TIPOLOGIA AUTONOMIA ,126 ,723 GRUPPO PADRONANZA ,197 ,658 ,302 ,584 RELAZIONI 3,338 ,070 SCOPO NELLA VITA 1,329 ,251 AUTOACCETTAZIONE 1,799 ,182 TOT PWB BENESSERE ,897 ,345 PARTECIPAZIONE AUTONOMIA ,243 ,623 ATTIVITA’ PADRONANZA 3,573 ,061 RICREATIVE AMBIENTALE ,148 ,701 RELAZIONI 4,383 ,038 SCOPO NELLA VITA 4,320 ,040 AUTOACCETTAZIONE 2,493 ,117 TOT PWB BENESSERE 2,746 ,100 TIPOLOGIA AUTONOMIA 2,317 ,130 GRUPPO * PARTECIPAZIONE PADRONANZA 7,257 ,008 ATTIVITA’ AMBIENTALE RICREATIVE CRESCITA 7,359 ,008 RELAZIONI 9,367 ,003 SCOPO NELLA VITA 4,256 ,041 AUTOACCETTAZIONE 3,973 ,048 TOT PWB BENESSERE 9,119 ,003 AMBIENTALE CRESCITA PERSONALE CRESCITA PERSONALE PERSONALE XIII Appendice 1 Ce) Tabella differenze tipologia gruppo *partecipazione attività politiche su PWB Source Dependent Variable F Sig. TIPOLOGIA GRUPPO AUTONOMIA ,644 ,424 3,119 ,080 CRESCITA PERSONALE ,044 ,835 RELAZIONI ,768 ,382 SCOPO NELLA VITA ,013 ,909 AUTOACCETTAZIONE ,409 ,524 TOT PWB BENESSERE ,024 ,876 PARTECIPAZIONE AUTONOMIA ,869 ,353 ATTIVITA’ PADRONANZA AMBIENTALE ,504 ,479 POLITICHE E COLLETTIVE CRESCITA PERSONALE ,329 ,567 2,571 ,111 SCOPO NELLA VITA ,004 ,949 AUTOACCETTAZIONE ,759 ,385 TOT PWB BENESSERE ,019 ,891 12,137 ,001 7,769 ,006 PADRONANZA AMBIENTALE RELAZIONI TIPOLOGIA AUTONOMIA GRUPPO * PARTECIPAZIONE PADRONANZA AMBIENTALE ATTIVITA’ CRESCITA PERSONALE 13,361 ,000 POLITICHE E COLLETTIVE RELAZIONI 12,874 ,000 SCOPO NELLA VITA 10,611 ,001 5,909 ,016 17,074 ,000 AUTOACCETTAZIONE TOT PWB BENESSERE XIV Appendice 2 APPENDICE 2 TABELLE ANOVA ASP 1) VARIABILI SOCIO-ANAGRAFICHE NEI GRUPPI Aa) Tabella differenze genere* tipologia gruppo all’ASP Source F Sig. TIPOLOGIAGRUPPO ,530 ,468 GENERE ,505 ,478 1,109 ,294 TIPOLOGIAGRUPPO * GENERE Ab) Tabella differenze tipologia gruppo* età all’ASP Source F Sig. TIPOLOGIAGRUPPO 1,280 ,260 ETA’ 2,253 ,136 ,720 ,398 TIPOLOGIAGRUPPO * ETA’ Ac) Tabella differenze tipologia gruppo e città di provenienza sull’ASP Source F TIPOLOGIAGRUPPO SEDE/FUORI SEDE TIPOLOGIAGRUPPO * Sig. ,485 ,487 3,530 ,062 ,052 ,821 SEDE/FUORI SEDE Ad) Tabella differenze tipologia gruppo* Condizione abitativa sull’ASP Source F TIPOLOGIAGRUPPO CONDIZIONEABITATIVA TIPOLOGIAGRUPPO * Sig. ,634 ,427 1,117 ,292 ,589 ,444 CONDIZIONE ABITATIVA B) VARIABILI ACCADEMICHE NEI GRUPPI Ba)Tabella differenze tipologia gruppo*settore accademico sull’ASP Source F Sig. TIPOLOGIAGRUPPO ,636 ,426 SETTORIACCADEMICI ,192 ,826 TIPOLOGIAGRUPPO * ,437 ,647 SETTORI ACCADEMICI XV Appendice 2 Bb)Tabella differenze tipologia gruppo* media esami sull’ASP Source F Sig. TIPOLOGIAGRUPPO ,330 ,566 RANGE MEDIA ESAMI ,841 ,361 TIPOLOGIAGRUPPO * ,140 ,709 RANGE MEDIA ESAMI Bc)Tabella differenze tipologia gruppo* regolarità ai corsi sull’ASP Source F TIPOLOGIAGRUPPO INCORSOFUORICORSO TIPOLOGIAGRUPPO * Sig. ,006 ,939 1,115 ,293 ,844 ,360 INCORSOFUORICORSO Bd) Tabella differenze tipologia gruppo *triennale/specialistica sull’ASP Source F Sig. TIPOLOGIAGRUPPO 1,562 ,213 TRIENNALESPECIALISTICA 8,462 ,004 TIPOLOGIAGRUPPO * 1,573 ,212 TRIENNALESPECIALISTICA Be) Tabella differenze non significative di tipologia gruppo* soddisfazione della scelta sull’ASP Source F TIPOLOGIAGRUPPO SODDISFAZIONE TIPOLOGIAGRUPPO * Sig. 1,955 ,164 ,831 ,364 2,551 ,113 SODDISFAZIONE C) VARIABILI DI PARTECIPAZIONE ALLA VITA UNIVERSITARIA Ca) Tabella differenze tipologia gruppo e frequenza ai corsi sull’ASP Source F Sig. TIPOLOGIA GRUPPO ,379 ,539 FREQUENZA CORSI 2,697 ,103 ,433 ,511 TIPOLOGIA GRUPPO * FREQUENZA CORSI Cb) Tabella differenze tipologia gruppo* rapporto docenti sull’ASP Source F Sig. TIPOLOGIAGRUPPO 1,946 ,165 RAPPORTODOCENTI 11,942 ,001 TIPOLOGIA GRUPPO * 10,847 ,001 RAPPORTO DOCENTI XVI Appendice 2 Cc) Tabella differenze di tipologia gruppo* studio con altri studenti sull’ASP Source F TIPOLOGIA GRUPPO STUDIO CON Sig. ,093 ,761 18,249 ,000 3,377 ,068 ALTRI STUDENTI TIPOLOGIA GRUPPO * STUDIO CONALTRI STUDENTI Cd) Tabella differenze tipologia gruppo *partecipazione attività ricreative sull’ASP Source F TIPOLOGIA Sig. 3,583 ,060 7,644 ,006 11,234 ,001 GRUPPO PARTECIPAZIONE ATTIVITA’ RICREATIVE TIPOLOGIA GRUPPO * PARTECIPAZIONE ATTIVITA’ RICREATIVE Ce) Tabella differenze tipologia gruppo *partecipazione attività politiche sull’ASP Source F Sig. TIPOLOGIA GRUPPO ,431 ,512 PARTECIPAZIONE ,731 ,394 4,076 ,045 ATTIVITA’ POLITICHE E COLLETTIVE TIPOLOGIA GRUPPO * PARTECIPAZIONE ATTIVITA’ POLITICHE E COLLETTIVE XVII