Estradato dal Canada il boss Caruana Da Siciliana la scalata al

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Estradato dal Canada il boss Caruana Da Siciliana la scalata al
Giornale di Sicilia 1 Febbraio 2008
Estradato dal Canada il boss Caruana
Da Siciliana la scalata al narcotraffico
AGRIGENTO. Era stato definito «L'ultimo degli intoccabili», “il boss dei due mondi
supermiliardario”. Da ieri si trova rinchiuso in una cella del carcere di Opera a Milano.
Nel capoluogo lombardo, estradato dal Canada, è giunto ieri il boss Alfonso Caruana, 62
anni, originario di Siculiana, accusato di associazione mafiosa e traffico internazionale di
droga. Deve scontare una condanna a 21 anni e dieci mesi di carcere. Caruana è arrivato a
Malpensa con un volo di linea, accompagnato da poliziotti canadesi che lo hanno
consegnato agli agenti dell'Interpol. e alla polizia di Stato in servizio all'aeroporto e della
squadra mobile di Trapani. Il provvedimento di carcerazione era stato emesso nel 1998
dalla Procura generale di Palermo in seguito alla pena che gli era stata inflitta per reati
contestati fino al 1986.
Alfonso Caruana, fratello di Gerlando, esponente di spicco di Cosa nostra agrigentina, finì
in manette per traffico internazionale di droga e riciclaggio di denaro sporco nel luglio di
dieci anni, nell'ambito dell'operazione denominata «Omertà».
Con lui furono arrestate altre undici persone. Imponente la quantità di droga sequestrata.
Nella sola Houston, in Texas, furono trovati due quintali di cocaina, per un valore che in
quel periodo fu stimato in sei milioni di dollari.
Alfonso Caruana veniva considerato una delle «menti» della famiglia siculianese dei
«Cuntrera-Caruana» al centro di un business miliardario forse mai raggiunto da altre
«famiglie» in ogni parte del mondo. Secondo gli investigatori della Dea e della polizia
italiana, i «Cuntrera-Caruana» erano diventati degli specialisti nel riciclaggio del denaro
proveniente dal traffico internazionale della droga, riuscendo ad essere il punto di
riferimento di numerosi cartelli non solo siciliani e calabresi, ma anche quello dei
colombiani, dei turchi e persino quello russo. I narcodollari scorrono davvero a fiumi:
centinaia e centinaia di milioni di dollari. Non a caso i «Cuntrera-Caruana» sono anche
conosciuti come «Rotschilds della mafia».
Quando Alfonso Caruana fu arrestato allora ministro degli Interni canadese, Andy Scott,
non ebbe alcun dubbio nel dichiarare che si era puntato alto e che in manette era finito un
«pezzo da novanta», che aveva persino provato a spedire in carcere anche il giudice
Giovanni Falcone nel 1989, avvalendosi delle dichiarazioni del pentito Joe Cuffaro.
Amico di politici e faccendieri la sua storia legata a quella dei Cuntrera, comincia a
Siculiana, nell'agrigentino. Gli zii di Alfonso, Leonardo e Giuseppe, cominciarono facendo
i «gabelloti» nelle terre del barone Agnello. Nel 1953 Alfonso Caruana e il cognato
Pasquale Cuntrera furono processati con l'accusa di duplice omicidio, incendi e abigeato,
ma prosciolti «per non aver commesso il fatto».
Siamo nel 1963 quando i Cuntrera-Caruana decidono di lasciare Siculiana. Devono fare in
fretta perché rischiano di finire al soggiorno obbligato. Si racconta che avessero in tasca la
«referenza» di un personaggio del calibro di Giuseppe Settecasi, ai vertici della «famiglia»
agrigentina ed amico dei Gambino di New York.
Cinque anni dopo Alfonso Caruana decide di trasferirsi in Canada. All'ufficio
immigrazione dichiarò di essere un elettricista nullafacente o quasi. In tasca aveva appena
100 dollari. Dieci anni dopo all'aeroporto di Zurigo, incappa nei controlli della polizia:
nella valigia che tiene in mano vengono trovati 600.000 dollari.
Il boss andò poi a vivere prima a Lugano, quindi dal 1970, in Gran Bretagna dove,
secondo la polizia italiana, coordinava il traffico dalla Thailandia verso Stati Uniti. I
«Cuntrera-Caruana» tanti anni padroni incontrastati del traffico internazionale della droga,
secondo gli inquirenti hanno fondato la loro forza nel fatto che la famiglia non è mai stata
organica a nessun gruppo, riuscendo a mantenersi al di sopra di tutti.
Gerlando Gandolfo Calogero Giuffrida
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