Lezione sui diagrammi - LAP. Laboratorio Aperto Paesaggio

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Lezione sui diagrammi - LAP. Laboratorio Aperto Paesaggio
I Diagrammi in Architettura
Comunicazione del 22 Novembre 2011 alla Facoltà di Ingegneria e Architettura di Trento
By Ilaria Di Carlo
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INTRO
INDICE
Che cos’è un Diagramma?
Il diagramma potrebbe essere facilmente definito come : “Il Pensare per immagini”. In questo caso Willy il
Coyote sta pensando come uccidere Beep Beep. Si potrebbe quasi definire un diagramma strategico!
Ma il diagramma è anche : “Comunicare”. Stonehenge, per esempio, è uno dei primi diagrammi quattrodimensionali della storia. La quarta dimensione era data dal tempo: dal passare delle stagioni e dal muoversi
degli astri che informavano il diagramma tri-dimensionale, la struttura architettonica, in modi diversi.
In Architettura ci sono molte definizioni sull’essenza dei diagrammi. ...... tra tutte forse la più interessante
non solo perché più intuitiva ma anche perché ha influenzato il pensiero e le modalità di lavoro di molti
architetti contemporanei che hanno fatto del diagramma uno degli strumenti più usati nel loro approccio
progettuale, è quella del filosofo Gilles Deleuze: “Il Diagramma è una macchina per pensare.”
Ma perché oggi come oggi si parla tanto di diagrammi in architettura? Perché ,come dice Lars Spuybroek del
gruppo NOX: Diagramming (Diagrammare) è di fatto la più importante innovazione in architettura degli
ultimi 10, 15 anni.” Questa frase, tuttavia, pottrebbe essere fuorviante, perché in realtà il diagramma non è
frutto di una pratica architettonica recente, ma ha radici antichissime………..
I Diagrammi nella storia
…questo per esempio è un diagramma risalente al 6200 ac della città di Kanya in Turchia.Raffigura la città
stessa ai piedi del vulcano. E’ possibile riconoscere perfino una distribuzione planimetrica dei lotti!
Altri esempi risalenti circa al 3000 ac, sono i petroglifici amerindi scavati nella roccia, che rappresentano
diagrammi di spazio e tempo. Secondo Michael Friendly che ha compilato un’indagine storica sulla
visualizzazione dei diagrammi, il tema è talmente complesso proprio perché si sovrappongono molti
paradigmi diversi sia di conoscenza che di inchiesta.
Facendo un salto quantico nel tempo, questo è un’esempio medievale della una pianta di una chiesa
cistercense a Cambrai
Più conosciuto è il diagramma della città ideale del Filarete ‘SFORZINDA’ del 1464 pubblicato nel suo
Trattato di Architettura. Il diagramma oltre a sottolineare l’importanza di una figura geometrica pura come
base di una condizione urbana ideale, marcava graficamente il ruolo preponderante delle mura difensive e
delle porte nella definizione della città rinascimentale. Che cosa ci racconta questo diagramma definito in
fondo da poche linee? Innanzitutto : la città si sviluppa su una pianta a otto punte, ottenuta sovrapponendo
due quadrati ruotati rispettivamente di 45°, perfettamente inscritta in un cerchio, il quale rappresenta il
fossato, ad ogni punta della stella si colloca una torre, mentre ad ogni conca corrisponde una delle otto
porte. Tutti gli accessi alla città avvengono tramite grandi portali. Da ogni porta e da ogni torre parte una
viabilità rettilinea che raggiunge il centro della città, dove si apre una piazza circondata da edifici. Una
corona di piazze minori si trova a circa metà dei sedici assi viari. La scala dimensionale della città è enorme
rispetto alle città dell'epoca e non consente a Filarete una chiara definizione degli spazi urbani. L'autore
non riesce a conciliare la scala del disegno geometrico complessivo, che comprende un fossato circolare di
circa 5 km ed assi viari rettililei di oltre 2 km, con la scala degli edifici e con la definizione del tessuto edilizio
per il quale non da alcuna indicazione, forse non riuscendo a conciliare la struttura radiale delle principali
strade con la maglia ortogonale implicita della rappresentazione del centro città
Lo stesso tipo di definizione e di problema lo si trova in tutti i tentativi di diagrammare le città ideali
rinascimentali: da Filarete a Fra Giocondo al Vasari passando per Francesco di Giorgio Martini
Nel Rinascimento il diagramma era usato , come si è visto nei due esempi precedenti, per razionalizzare e
catalogare la conoscenza. Qui per esempio, Cesariano, aveva tentato di catalogare visivamente gli ordini
vitruviani delle colonne, tracciando dei puri diagrammi speculativi che spiegassero la geometria e le
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proporzioni usate per paragonare i diversi ordini, poiché nessun diagramma era sopravvissuto nel testo
originale di Vitruvio.
Il concetto di proporzione e di relazione tra figure geometriche pure e figura umana è un altro dei concetti
più importanti studiati diagrammaticamente nel rinascimento, come ci ricorda questo splendido diagramma
che sicuramente riconoscerete: l’uomo vitruviano di Leonardo. Un diagramma talmente potente,
rappresentando l’uomo come IL CENTRO, che tutt’ora oggi lo trovate in tutte le tasche degli italiani ed
europei sulle monetina da 1 euro.
Un altro esempio sui generis ma integrato da più figure geometriche è quello dello Scamozzi.
Spostandoci a metà settecento, ci imbattiamo in un tipo di diagramma importantissimo dal punto di vista
dell’urbanistica. Giambattista Nolli, di cui qui è riportata la mappa di Roma, rivoluziona il modo in cui le
città sono rappresentate: distinguendo il pubblico( bianco) dal privato (nero) dà origine a quello che oggi
chiamiamo il ‘Figure ground diagram’.
Di questo stesso periodo sono i primi diagrammi astratti bidimensionali ma su sistemi proporzionali tridimensionali, come questo del Morris
Sempre di proporzioni si tratta, ma in questo caso di proporzioni tra elementi verticali e orizzontali, il
diagramma sulle tipologie architettoniche di Durand. In questo caso addirittura le tipologie sono disposte in
bacheche secondo un modello sistematico accentuandone ancora di più la natura diagrammatica.
1902. Nasce il movimeno delle città giardino teorizzato da Ebenezer Howard. In risposta al modello della
città industriale ad alta densità, lontana dalla natura, insalubre ed ingiusta, viene contrapposto un modello
di città diffusa, circondata dal verde e dalla campagna, a bassa densità, salubre, collegata da una rete di
strade e canali. Un’altra città ideale come quella del Filarete, con la differeza che da un punto di vista grafico
Howard riesce anche a comunicare tessuti edilizi diversi e non solo una relazione tra le parti. La
comprensione della scala in cui sta operando diagrammaticamente è sicuramente superiore a quella del
Filarete.
Siamo arrivati a metà novecento con una figura che pur avendo teorizzato molto poco sui diagrammi,
nonostante la sua vastissima opera teorica, li ha usati moltissimo: Le Corbusier, che qui vediamo con il suo
Modulor tri-dimensionale e mentre schizza dal vivo una serie di diagrammi alla Triennale di Milano. Le
Corbusier trovava nel potere astratto del diagramma un’arma potente contro gli stili storici in favore di un
architettura basata sulla forma e lo spazio.
Questo è un esempio di un suo diagramma a bolle per rappresentare le relazioni spaziali e gerarchiche dei
servizi comuni per l’Unitè d’habitacion. Questo tipo di diagramma, ancora molto usato, dava la possibilità
all’architetto di rappresentare lo spazio senza bisogno di disegnare alcun elemento architettonico come
colonne, muri, volte, etc….
La cosa più interessante nei diagrammi di LeCorbu era che vi era sempre più o meno presente anche se in
maniera non dichiarata un’elemento sociale. In questo caso il Modulor costruito su proporzioni maschili
viene adattato a quelle femminili.
..e viene esteso anche a condizioni culturali specifiche che possono implicare un diverso uso spaziale,
come in questo caso quando alla conferenza dei CIAM ad Algieri nel 1955, presenta un adattamento del
Modulor ai costumi, le posture, la scala delle costruzioni, etc..della cultura islamica.
Questi diagrammi proporzionali e posturali nascevano negli anni ’30 da un tipo di rappresentazione
Funzionalista degli spazi che entrò ben presto a far parte di ogni manuale di architettura. Ad alcuni tipi di
diagrammi molto tradizionali come quelli di Irving Freeze sulla sinistra, se ne aggiungevano di più
sperimentali, come quelli di Jane Callaghan sulla destra, che cercavano di mappare la continuità del
movimento all’interno di un ingombro spaziale.
Il vero problema che i diagrammi si trovarono ad affrontare a un certo punto, è che furono considerati in
modo erroneo una forma primitiva, quasi triviale, di espressione grafica, a cui non corrispondeva
un’altrettanto soddisfacente espressione estetica, come invece accadeva nel disegno. Guardiamo per
esempio questo diagramma di Cedric Price: il diagramma non doveva avere per forza una relazione con le
arti grafiche, bastava che esprimesse una relazione tra soggetti e domini, aldilà della natura artistica del
manufatto.
…o doveva esprimere un concetto chiaro e univoco, attraverso un segno…..
28. O una serie di passaggi.
29. L’importanza del diagramma come mezzo generante del processo progettuale e non solo analitico viene
riscoperta verso gli anni ’70 in particolare da due architetti: Peter Eisenman e Rem Koolhaas che in modo
complementare lo usano come una forma per ‘evitare il design’ o per evitare la decisione, preferendo il
potenziale delle varie iterazioni diagrammatiche piuttosto che la staticità di un unico percorso
progettuale.
30. Iterazioni……
31. …e sovrapposizioni diventano le modalità base di una nuova forma espressiva del processo/progetto .
Sono i nuovi codici del diagramma che sussistono tutt’ora nella pratica contemporanea.
32. Non mancano casi di progettisti/designer che considerano il diagramma come una forma di espressione
ingannevole e impostora come Matsuda ci vorrebbe comunicare attraverso questo esempio. Di fatto però
anche questo esempio stesso è di per sé un diagramma. Matsuda involontariamente o meno si è servito di
una forma diagrammatica per sminuire il valore del diagramma, e così facendo non ha che confermato
invece l’enorme potere che questa forma espressiva comporta.
33. Diagrammi dell’Architettura del Paesaggio:
34. Le Sfide e i Contenuti:
>Rappresentare la qualità dinamica del paesaggio.
>Esprimere l’ampia gamma di scale attraverso cui l’architettura del paesaggio si relaziona con la complessità
fenomenologica del mondo ( piante, ecosistemi, ecologia, materiali, spazio, infrastrutture, società, politica e
legislazione..etc..)
>Occuparsi della multiscalarità (sia a livello di implicazioni che si aprono e compenetrano nei diversi stadi di progetto,
che a livello amministrativo per ciò che riguarda le diverse scale di assetto – locale, regionale, nazionale o globale)
>Esprimere il significato di elementi spesso intangibili, multisensoriali e legati alle sensazioni, quindi esprimere
l’effimero e il fugace
>Comunicare la qualità sociale e culturale del progetto/processo (comprensione, intenzione e possibilità)
35. L’architettura del paesaggio usa i diagrammi per dar senso a tale complessità.
Possono essere usati come strumenti analitici, aventi ruolo organizzativo, cioè di spiegare la genesi di un
paesaggio, di un sito o di un progetto, descrivendo le sue condizioni e relazioni esistenti e proiettandole verso
un futuro del sito attraverso l’estrapolazione dell’intervento progettuale. Oppure possono essere usati come
strumenti generanti con ruolo investigativo e rivelatorio. Hanno infatti il potenziale poetico per poter
generare nuove associazioni, scavare affinità, diventare veicoli di scoperta. In questo caso spesso viene usato
il LAYER come mezzo per separare e poi ricombinare complessità
36. Strumento Analitico
37. Kevin lynch negli anni ’60 e i suoi 5 elementi. La descrizione cumulativa dell’esperienza del movimento
lungo un sentiero stabilito: dar senso alla complessità del movimento e alla percezione nello spazio e nel
tempo. I 5 elementi riassumono il modo in cui le persone hanno esprienza dello spazio.
38. Il suo “The Image of the City” ha rivoluzionato i diagrammi urbani con quello che è l’approccio alla
mappatura di come le persone si muovono e vivono la città. Lui e il suo team chiesero a centinaia di
persone di disegnare diagrammi e da questi costruirono mappe mentali di punti fisici di riferimento usati
dalla gente per parlare e navigare in città.
39. Anche in questo caso si parla di collage e di sequenze, ma in modo diverso. Mathur e da Cunha usano il
collage in sequenza per raccontare il tempo e il ritmo degli eventi in un luogo. Questo diagramma
comprende una serie di fotomontaggi in sequenza che descrivono da sinistra verso destra il percorso del
fiume Mithi, spina dorsale del progetto, e dall’alto verso il basso, in una serie di sezioni lungo il fiume, le
diverse condizioni di margine, le soglie come le chiamano loro, sia in termine di programmi (come le piste
dell’aeroporto) sia in termini di condizioni di confine (terrapieni, muri di contenimento, zone umide,
etc..etc…). Il Progetto riguarda la trasformazione di una zona adiacente l’aeroporto di Mumbai, lungo il
fiume Mithi, in un campo di depurazione e di trattamento delle acque. Vedremo in seguito il corrispondente
diagramma generativo.
40. In questo caso le fotografie in sequenza sono accompagnate da una serie di sezioni topografiche in nero che
marcano la relazione tra una particolare caratteristica topografica e/o il fenomeno naturale a questa
accoppiato o l’attività svolta.
41. Altra tecnica diagrammatica-analitica completamente diversa è quella che è nata in Olanda e che è poi stata
adottata da paesaggisti di tutto il mondo per descrivere la manipolazione della successione delle piante e
della composizione del cambiamento delle specie nelle differenti zone paesistiche. In questo caso si può
vedere come da una serie di zone paesaggistiche specifiche a diverse percentuali, il sito si evolva, attraverso
una serie di soglie di successione caratterizzate da un grado sempre decrescente di manutenzione, verso un
ecosistema decisamente arricchito in termini di biodiversità. Lo stesso tipo di diagramma può essere
utilizzato per descrivere la variazione e intensificazione di attività relative allo stesso luogo. I due diagrammi
insieme ci comunicano che dopo 5 anni, a maturazione del sistema verde corrisponderà anche
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un’intensificazione delle attività e che a una minore manutenzione corrisponderà un maggior uso. Tutto
questo per sottolineare la riuscita del progetto. Questo equazione: minor manutenzione del sistema verde =
maggiore presenza di attività/programma è l’equazione economica fondamentale dei paesaggisti.
N
N
Anche in questo caso si parla di rappresentare diagrammaticamente una serie di soglie di successione e di
cambiamenti di habitat. Il diagramma copre un arco di tempo di 40 anni e illustra lo sviluppo di tre zone:
prati, boschi sulle colline, boschi in piano. Al tipo di vegetazione è anche accoppiata la quantità di terreno
corrispondente per ogni fase di piantumazione ed estensione del biotopo.
N
Strumento Generativo
In questo caso la descrizione delle soglie di successione è in parte analitica e in parte generativa.Il
cambiamento dell’habitat nell’arco di 125 anni viene organizzato ed indirizzato secondo un principio
stratificativo che parte dalle zone topograficamente più basse relazionate con un tipo di paesaggio umido
legato principalmente all’ittica, verso le zone più in quota dove la macchia fitta sposta l’accento su un tipo di
fauna ornitologica. Questa stratificazione progettuale viene anche illustrata da un diagramma
tridimensionale che usa la sovrapposizione di layers di plexiglass, ognuno riportante un set di informazioni
diverso a seconda del lasso temporale che rappresenta, e che allo stesso tempo materializza il crearsi della
topografia stessa.
ll LAYER come mezzo generativo per separare e poi ricombinare complessità. Un’ attenta lettura del luogo
attraverso la decomposizione degli elementi fondatori e una ricombinazione degli stessi, dopo averli
organizzati, semplificati, schematizzati e gerarchizzati, ha portato alla definizione di una nuova identità del
luogo. Viene ripresa l’idea di elementi organizzativi, come in Lynch, che in questo caso sono punti, linee e
superfici che contengono anche l’idea del PROCESSO.
..tale codice era stato codificato precedentemente da Tchumi con il progetto per il Parc de la Villette a Parigi.
Gli stessi elementi non solo diventavano principi generativi di identità progettuale ,ma soprattutto
principi organizzativi dello spazio secondo una logica decostruttivista. Il modo in cui i layer sono stati
giustapposti in questo caso deriva da una pura totalamente arbitraria analisi geometrica che
sovvertiva/decostruiva il processo convenzionale della progettazione dei parchi.
La logica partiva dall’analisi del programma che prevedeva tre tipi di spazi: costruito, coperto, all’aria
aperta. L’esplosione/decomposizione di tale programma e la successiva implosione/ricomposizione
secondo una logica puntiforme ha dato poi origine alla declinazione delle ‘Folies’. Il diagramma è piuttosto
esaustivo nel declinare ,come in una matrice, il prodotto incrociato di varie azioni ( intersezione, ripetizione,
qualificazione, distorsione, frammentazione)producendo un catalogo di ‘variazioni su tema’.
Una delle caratteristiche essenziali che marcano l’elemento ‘Folie’ è la scelta cromatica del colore rosso.
Complementare al verde della vegetazione è chiaramente visibile sia in inverno che in estate, assicurandone
la riconoscibilità all’interno della stessa famiglia e trasformandolo in uno strumento di legibilità e
orientamento del parco. Questo diagramma vuole illustrare come la variazione di ogni Folie è data dalla
modulazione di alcuni elementi seriali pur mantenendo uno stesso vocabolario di base.
Questi diagrammi del Parc de la Villette sono l’esito di alcuni studi preliminari sui diagrammi che Tschumi
aveva intrapreso negli anni precedenti e che aveva nominato ‘The Manhattan Transcripts’. Influenzato
dalle teoria di Derrida, Foucault e Eisenstein, Tschumi aveva articolato una complessa gamma di condizioni
architettoniche (attraverso la categoria dell’evento, dello spazio e del movimento)in una serie di
diagrammi. Qui se ne vedono di due tipi. Lui aveva ricombinato forme e concetti diagrammatici provenienti
dal cinema, insieme con la pratica di annotazioni esoteriche, rappresentazioni di flim attraverso scene
complesse e storyboard in una nuova forma di sistemi diagrammatici architettonici. Il tutto per
rappresentare la relazione tra eventi, spazi, attività e percezioni nel tempo. Di nuovo l’idea di cogliere il
Processo.
Di tutt’altro genere, ma inseguendo la stessa intenzione, è questo diagramma del progetto visto in
precedenza ‘Airport Crossing project’ di Mathur e da Cunha. Il diagramma rappresenta una serie di sezioni
lungo il fiume, ognuna delle quali racconta una particolare condizione di soglia a cui è associato un tipo
diverso di programma. Si va da semplici muri contenitivi in calcestruzzo armato a una serie di terrazzamenti
variamente piantumati con funzione filtrante, a vasche contenitive per le precipitazioni monsoniche. Il tutto
ritraendo contemporaneamente il processo di successione floreale e faunistica del nuovo ecosistema
fluviale.
54. Enfasi sul tentativo di catturare un’idea essenziale di PROCESSO, di trasmettere il senso di un momento
dinamico: una traiettoria, una traccia.Diagrammi dell’Urbanistica
55. I diagrami nell’urbanistica
56. Le Sfide e i Contenuti:
>Rappresentare la struttura della città, il suo codice genetico presente nelle parti e le dinamiche che uniscono le parti.
>Comprimere l’informazione senza ridurre la complessità della città
>Rappresentare sequenze di eventi e oggetti nel tempo e nello spazio
>Organizzare ed Illustrare dati per l’analisi dell’esistente e l’assemblaggio dei modelli (dati statistici, usi individuali e
di massa, previsione tendenze, associazioni sociali, etc..)
>Includere Processi transcalari e multitemporali
>Colmare il contrasto tra un tipo di lettura TOP DOWN e un’informazione BOTTOM UP dei luoghi (mapping
militaristico vs mapping cognitivo, sinottico vs anedottico)
57. L’Urbanistica usa i diagrammi per esplorare e sviscerare logiche relazionali sia sinottiche( visione
d’insieme) che aneddotiche (visione personale, legata all’esperienza). In questo caso il diagramma è usato
come strumento di fondazione ( concettuale), di estensione ( legato a flussi e sequenze) e di relazione ( dati,
analisi, gerarchie, attività, percezioni)
58. Strumento di fondazione
59. Questi due diagrammi di Libeskind per il concorso della Postdamer Platz ne sono un esmpio piuttosto
complesso. Il contesto di un’analisi cronologica della piazza si articola in narrative tridimensionali che si
incastrano in un diagramma urbano che non solo rivisita la storia di questa parte di berlino ma ne propone
anche una nuova interpretazione, creando eventi e spazi da contaminazioni e rimandi storici.
60. Questo dipinto di Zaha rappresenta la visione diagrammatica di una Berlino post-muro, dove l’identità della
città doveva essere ricostruita su una valorizzazione degli assi urbani accompagnata da una nuova proposta
del verde che vedeva la striscia lasciata libera dalla rimozione del muro come un nuovo parco urbano
capace di ricucire l’est e l’ovest della città. La visione è quella di una prospettiva deformata che nel
linguaggio della Hadid ha sempre rappresentato l’elemento dinamico del tempo.
61. Stesso approccio per la sua visione di Londra 2066: la rete delle acque, insieme ad un’intensificazione della
maglia infrastrutturale ferroviaria e a un rinnovamento dell’identità dei ‘Neighbours’/ quartieri sono
proposti come gli elementi chiave di rinnovamento identitario. L’importanza dell’elemento dinamico è
ancora rappresentata dallo scorcio prospettico estremo.
62. Dalla tela al parametricismo. Questo è uno dei primi diagrammi realizzati dalla Hadid applicando software
parametrici e creando quello che Schumacker definisce come un ‘diagramma straordinario’o BODY PLAN.,
cioè un diagramma parametrico ( nel senso di opposto a quello METRICO che Schumacker chiama ordinario)
secondo il quale gli attributi essenziali delle primitive grafiche / digitali rimangono variabili e sono solo
limitate all’interno di una gamma definita. In questo caso le variabili sono rappresentate da linee di flusso e
punti di intensità….
63. …in quest’altro caso invece i flussi direzionali sono accompagnati dalla creazione di rilievi topografici mirati
a designare zone programmatiche. In entrambi i casi il diagramma esprime un campo di forze densamente
stratificate e continuamente differenziate. Tutto ciò che è flusso, processo e movimento diventa, se
opportunamente diretto, principio fondativo. Il dinamismo e l’instabilità intrinseci nel concetto di città
rimangono, sia nel caso del diagramma dipinto con le sue prospettive esagerate che in quello parametrico in
quella che è la scelta delle variabili manipolate all’inizio del processo, concetti essenziali nella genesi
progettuale della Hadid.
64. Diagrammi fondativi di Eisenman che parte dalla metafora di una conchiglia, particolarmente simbolica nella
cultura di santiago, e, deformandone alcune caratteristiche, introducendone altre, in una serie di passaggi
diagrammatici bi e tridimensionali, arriva alla definizione di un concetto tettonico che assomiglia più a una
geografia costruita che a un’architettura.
65. Completamente diversa è la grafica scelta da Koolhaas, di tipo più concettuale. I diagrammi qui , di tipo
caricaturale, rappresentano una gamma di diversi approcci strategici per il mantenimento della città di
Pechino. L’organizzazione e distribuzione del programma secondo sei modelli diversi rappresenta una chiara
volontà di sovrapporre stratificando piuttosto che integrare giustapponendo.
66. L’ultimo tipo di diagramma fondativo è quello usato da van Berkel per spiegare il concetto alla base del
masterplan della stazione di Arnhem. E’ considerato un diagramma quadri-dimensionale dal momento che
rappresenta la visualizzazione dell’ equazione della cosidetta Bottiglia di Klein. Il concetto era
semplicemente quello di creare una distribuzione di flussi e materiali che risultasse in una soluzione continua
dall’interno verso l’esterno, creando un loop.
67. Strumento di estensione
68. Il primo tipo di diagramma di estensione è il diagramma di flusso, qui rappresentato nello studio del traffico
che Khan fa di una zona specifica di Filadelfia. In questo caso la densità di traffico è descritta attraverso il
numero dei flussi ( in specifico di carreggiate) che occupano ogni strada. I flussi sono direzionali e di per
sé descrivono la maglia stradale, senza bisogno dell’individuazione dei lotti, demateriallizzando
l’immagine fisica della città in favore dei flussi, della velocità e del movimento. Frecce, punti, e croci
indicano il cammino e la velocità di macchine, camion e tram con varie velocità e direzioni.
69. In questo secondo caso, Tange, in quello che il primo master plan metabolico nella storia, sceglie la
gerarchia dei flussi , descritta da un multicromia di linee, per rappresentare l’infrastruttura viaria. Da
numero a colore. Questo diagramma cercava di gestire un equilibrio sistemico tra variabilità e
organizzazione. Questo tipo specifico di diagrammi, che poi influenzò molto personaggi come MVRDV, era
tratto da un tipo di grafica appartenente all’ambito dei computer, dei sistemi biologici e di quelli tecnici.
70. Ancora flussi direzionali accompagnati però in questo caso da una determinazione dei soggetti attori dei
flussi ( persone oggetti ,merci)
71. In tempi più recenti, i flussi sono stati visti come CONNETTIVITA’ POTENZIALE. Questo è un diagramma di
Space Syntax sulla connettività di Londra: i colori caldi rappresentano buona connettività, quelli freddi
cattiva. La gamma va dal rosso al blu ed il criterio …
72. …è basato sulla lunghezza degli assi connettivi.
73. Sempre di Space Syntax è anche questo diagramma. In questo caso oltre alla densità dei flussi e alla loro
direzionalità, viene decodificato anche l’utente: l’utenza è divisa tra utenti privati e pubblici.
74. In questo esempio di Un studio i tre flussi di utenza diversa collegano tra di loro nodi con programmi diversi
75. Diagramma di flusso tridimensionale. Il colore dei diversi lacci, rappresenta non solo un’utenza diversa, ma
anche un diversa pendenza del piano di calpestio. Il diagramma è stato utilizzato da Van Berkel per studiare
tutti i possibili flussi direzionali per la progettazione di un ponte pedonale.
76. Questo diagramma non è altro che una versione più elaborata del diagramma concettuale visto in
precedenza. Il progetto è sempre il One North masterplan per Singapore della Hadid. Qui alla semplice
maglia di flussi che abbiamo considerato prima, si aggiunge un’informazione sulla gerarchia del traffico
data da un ispessimento di alcune linee e una sulla gerarchia dei nodi, prima solo accennati, che appaiono
chiaramente differenziati dal raggio delle ‘bolle’. Oltre ad un’informazione sulla localizzazione del centro
nodale vi è anche un’informazione sul raggio d’azione, o d’influenza dei vari nodi.
77. Altro diagramma della Hadid, questa volta applicato al masterplan per Istanbul. Il diagramma è di tipo
prametrico, ma in realtà si rifà originariamenten ad un diagramma di natura decisamente empirica come
la ‘Wet Grid’ di Frei Otto.
78. Ancora Van Berkel, stavolta con un diagramma animato ( qui ne vediamo solo un fotogramma). Per
inglobare il fattore tempo nella modellizazione dei flussi per questa parte di manhattan, Van Berkel ha
introdotto l’animazione dei flussi durante l’arco di 24h, registrandone le fasi più interessanti, i picchi e le
discese seguendo varie utenze e postazioni.
79. Un altro esempio interessante di diagrammi di flussi animati è la serie chimata ‘Real time Rome’ prodotta dal
SEANSEable city Lab del MIT. Questa serie di diagrammi è stata prodotta registrando il movimento dei
proprietari di telefoni cellulari registrati da un cogegno GPS e poi riproiettati su una mappa di Roma. Quelli
presentati successivamente sono snapshot di video ognuno della durata di 24h. Questo per esempio illustra i
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pattern d’uso della città, dove a maggiore densità di persone appartiene un colore più freddo e a una minore
intensità di persone appartiene un colore più caldo.
In questo caso si è voluto diagrammare la presenza del trasporto pubblico in relazione alla presenza delle
persone.
Qui la direzione e la velocità del traffico: il verde rappresenta una velocità più elevata rispetto ai colori più
caldi e le frecce indicano la direzione del traffico.
Qui vediamo quali sono i monumenti che attraggono più persone
..e in questo caso registrando la telefonia straniera è stato mappato il luogo e l’intensità dove si concentrano
i turisti stranieri a seconda delle ore del giorno.
Non meno interessanti sono gli ultimi due diagrammi che mappano la città durante un evento speciale: il
concerto di Madonna nel giugno del 2006 e…
…durante la coppa del mondo dello stesso anno. Questi tipi di diagrammi non ci danno un’informazione solo
sul luogo e l’intensità degli avvenimenti , ma includendo anche il fattore temporale, e registrando le
variazioni/oscillazioni, permette di ipotizzare tendenze e azzardare previsioni. Il risultato di tale studio
infatti è stato finanziato dal comune di Roma che lo ha usato come modello di riferimentoo per aggiustare e
migliorare il trasporto pubblico della capitale.
Strumento di Relazione
Come strumento di relazione il diagramma è molto usato nella comunicazione e analisi di dati. Gli olandesi
sono diventati maestri nella creazione di affascinanti diagrammi ipercontestuali, che trasformano numeri in
geometrie iperboliche molto più comunicative . Qui alcuni esempi di UN STUDIO
Spesso le geomtrie sono accompagnate da assi numerati che ne denunicano le variabili come in questo
caso dove differenti tipi di utenza sono relazionati allo svolgimento di alcune attività lungo il corso della
giornata..
..o in questo dove l’intensità di un programma è relazionata nuovamente alle ore di una giornata.
In altri casi, come questo diagrama di MVRDV i numeri non ci sono dati da conoscere, è l’effetto delle
grandezze in paragone che rende l’idea.
I diagrammi di relazione sono anche quelli che conosciamo come diagrammi di analisi, e in particolare quelli
che in inglese si chiamano ‘Costraints and opportunities diagrams’, quelli cioè dove di un luogo si
organizzano in un unico disegno , previa analisi del sito, i limti imposti alla progettazione e le opportuità.
In questo caso specifico per esempio topografia e clima ( piogge, venti, esposizione) sono mappati per
identificare dei cluster di sviluppo urbano.
Diagrammi di relazione sono anche quelli legati alla comunicazione di Gerarchie di spazi, flussi e densità. In
questo caso , questo diagramma ancora molto astratto della Hadid per un masterplan ad istanbul, costruito
usando ancora una volta un software parametrico ( non ricordo se Katia o maya), mostra in nuce una prima
idea di distribuzione tipologica che risponde ad una logica di densità e flussi: le strutture che sembrano
stellari indicano la necessità di una maggiore densità e sono quelle che in una successiva generazione di
diagrammi si trasformeranno in torri, mentre i quadrati dagli angoli smussati diventeranno edifici a corte sul
modello degli eixampla di Cerda.
Non meno importanti sono i diagrammi di relazione che illustrano una distribuzione di attività e il rapporto
quantitativo e qualitativo che le lega. Qui un esempio di OMA..
o di UN STUDIO. Alcuni possono avere come base un ortofotomappa del luogo , come in questo caso..
o possono astrarsi, includendo anche altri fattori come immagini di riferimento..
fattori climatici o temporali che potrebbero influenzare le attività..
o descriverle inglobandole in un ulteriore registro ( in questo caso, attività all’aria aperta, al coperto, al
chiuso)
Ultimo ma non meno importante è il diagramma relazione relativo alle percezioni. Sono particolarmente
importanti perché ci consentono di analizzare e descrivere la città secondo una visione non soltanto
sinottica come abbiamo visto sinora, cioè legata ad una visone dall’alto verso il basso, a volo d’uccello, ma
secondo una prospettiva aneddotica, cioè legata all’esperienza, alla vista a livello altezza d’uomo. La prima
visione quella Top DOWN rende la città comprensibile, la semplifica , la rende leggibile, ma allo stesso
tempo la impoverisce di tutti quei fattori che sono conoscenza di chi vive la città al livello del suolo,
vagabondando per le strade…..e proprio sul vagabondare notturno di Guy Debord è stato composto questo
diagramma della città di Parigi. Risale al 1957 ed è un mappa psicogeografica . La mappa di Parigi è stata
tagliata in aree differenti che sono sperimentate da alcune persone come unità distinte.La distanza sentita
mentalmente tra queste zone è visualizzata dallo spargere i pezzi tagliati della mappa congingendoli con
delle frecce rosse che a loro volta rappresentano gli incroci più frequentemente usati tra le varie isole
urbane di questa specie di arcipelago ( separate da flussi di traffico). Da notare la mancanza di una griglia
urbana. Questo tipo di mappatura urbana , tipico dei situazionisti, e poi conosciuta come ‘cognitive
mapping’ è considerata da Peter Hall, uno di più interessanti critici e storici dell’urbanistica contemporanea,
la meno praticata ma più promettente tecnica di mappatura di sistemi autoorganizzati come sono le città,
poiché ne analizza le caratteristiche soggettive, dettate da un esperienza temporale, frammentate ed
opposte alla apparente prospettiva onnipotente delle planimetrie. E’ la visualizzazione di una vista
soggettiva sulla città.
99. Arriviamo al 2006, quando Nold, applicando a un gruppo di 50 volontari residenti di Greenwhich un sensore
galvanico di risposta sulla pelle accoppiato a un sistema GPS, è riuscito a misurare lo stress in relazione
alla localizzazione del soggetto. Le linee nere rappresentano i percorsi , le aree rosse i punti dove le
emozioni sono state più forti e quelle blu dove lo sono state meno, quindi zone definite più calme. I risultati
sono stati organizzati e discussi attraverso una serie di workshop tra i volontari che ha poi portato alla
stesura di questo diagramma. Nold ha definito questo diagramma una BIO-Mappa.
100.Simile è la tecnica usata da Dresmè: i percorsi attraverso la città sono ricostruiti attraverso la sommatoria
di collage montati secondo diverse angolature, seguendo il ricordo personale del ‘viaggio’. I collage
comprendono immagini scattate durante il’site visit’ e piccoli disegni /annotazioni di impressioni o dettagli
raccolti durante il percorso. Il risultato è un insieme di sequenze che non solo analizzano ma interpretano il
sito raccontandolo ,offrendo già degli spunti progettuali basati su un’interpretazione del tutto soggettiva.
101.Diagrammi dell’Architettura
102. Sfide e Contenuti:
>Creare una forma di mediazione tra concetti e organizzazioni materiali
>Organizzare i componenti del progetto attraverso l’uso di metafore non tanto formali quanto operative per
sviluppare principi organizzativi innovativi.
>Analizzare, ridurre , semplificare e schematizzare per dissolvere e separare i componenti di relazioni conosciute
nella loro forma originaria ed esaminarli alla luce di nuove mutue relazioni
>Relazionarsi con la scalabilità, intesa come transposizione di un insieme di relazioni reali tra forza e materia da una
scala all’altra (Scalabilità materiale non si correla necessariamente a quella comportamentale)
>Rappresentare un gradiente astratto che definisce una gamma di differenze
> Definire in ogni momento del processo progettuale il livello esatto di conoscenza e determinazione che possono
essere applicate al progetto (strumento di controllo)
> Essere in grado di assorbire informazioni integrando variazioni, specificità locali, e cambi di condizioni
103. L’Architetura usa i diagrammi per creare una connessione tra la percezione visuale e il pensiero razionale .
in architettura i diagrammi possono essere catalogati in tre tipi: come strumento metaforico/concettuale,
come strumento organizzativo/relazionale o come strumento di controllo.
104. Strumento metaforico/concettuale
105. Questo primo diagramma di M. Gausa è molto intrigante nella sua semplicità: l’uso di cartoons in bianco e
nero molto basici è accompagnata da fotografie di una coppia di mani che annodandosi tra loro in diverse
composizioni rafforza il concetto espresso dai cartoons. Il concetto volevo esprimere relazioni di densità
alternata. Questa tecnica, proposta in primis proprio da Gausa agli inizi degli anni ’90 è stata per molto
tempo molto copiata sia nella scuola catalana che a livello internazionale proprio per la sua brillante
chiarezza e semplicità.
106. Diagramma di Zaha dove ancora una volta protagonisti sono i flussi. Il diagramma è quello per il progetto
del MAXXI.
107. Probabilmente più interessante è questo diagramma di Van Berkel generativo della famosa Casa Moebious,
che prese il nome proprio dal concetto fondativo del progetto, cioè il nastro di Moebious. Van Berkel
voleva creare una continuità ininterrotta tra superfici interne ed esterne, insieme con una
compenetrazione delle attività in un continuum strutturale.
108. Lo stesso concetto lo troviamo alla base della Casa Virtuale di FOA. In questo caso però la striscia di
Moebious diventa , quasi fosse un segmento di DNA, l’unità di una struttura più complessa che in varie
iterazioni si moltiplica, ingrandendosi, ma mantenendosi fedele alla regola di base!
109. Questo diagramma concettuale di T. Ito per il padiglione della serpentine gallery è interessante perché
ingloba nell’espressione del concetto l’elemento strutturale, le travi primarie, e su questo costruisce una
maglia di pieni e di vuoti che diventa l’identità stessa del padiglione. La struttura è esposta in facciata, è la
facciata, e ne è anche l’ornamento.
110.In questo caso il concetto viene spiegato attraverso la riorganizzazione del programma di base e
l’interpretazione del brief. Ad una soluzione che prevedeva un distaccamento tra case e parcheggio , BIG
propone un accorpamento in modo tale da posizionare il parcheggio sotto la residenza, creando una
montagna artificiale e distribuire la residenza in terrazzamenti per garantire soleggiamento e vista a tutti gli
appartamenti. Il concetto qui è totalmente programmatico.
111. Come lo è anche in questo caso con la torre di MVRDV, da una serie di moduli di base rappresentanti le
unità minime di residenza, si prosegue attraverso una serie di azioni codificate ( per esempio, spostare le
unità in modo da lasciare libero un accesso particolare a livello strada, o accorparle in modo da massimizzare
la creazione di terrazze esposte a sud per ogni unità, o spostarle sui punti più alti per garantire il
soleggiamento nei punti più bassi, etc…)fino allo stadio finale della spiegazione diagrammatica che presenta
l’organizzazione finale. Qui come nel caso precedente la logica distributiva di un programma viene
investita del ruolo concettuale, creando metafore formali che si ritrovano nel nome/BRAND degli edifici:
the Mountain village, the Skyvillage.
112. Anche in questo progetto di Boeri, il nome porta imbibito il concetto, la metafora: Bosco Verticale. Il
diagramma in questo caso non è altro che la speigazione delle opportunità e dei vantaggi , che il
posizionamento di un bosco sulla facciata di un edificio, porterebbe. Va detto che spesso i diagrammi
concettuali cercano di spiegare (al cliente di solito) la ragione di una scelta progettuale particolare. In
questo caso il concetto diventa non solo identità ma vantaggio.
113. Strumento organizzativo/relazionale
114. Lo smembramento assonometrico degli elementi costitutivi della torre CCTV di Koolhaas è un ottimo
esempio di diagramma organizzativo/relazionale. L’edificio è stato esploso nelle sue diverse parti
programmatiche che sono state codificate con colori diversi ed etichettate con il testo corrispondente.
Tale diagramma è , se vogliamo, di tipo esplicativo in quanto illustra la semplificazione di uno stadio finale
del progetto.
115. ..diverso è invece questo diagramma, sempre di Koolhaas per la biblioteca di Seattle che illustra un analisi
programmatica che tramite un processo riorganizzativo delle sue parti si trasforma in una struttura molto
più chiara ed efficiente. In questo caso le relazioni espresse non sono passive, come nell’esempio
precedente, ma attive, perché rappresentano un processo e non una soluzione.
116. L’ultimo stadio del diagramma precedente viene ulteriormente interpretato, sempre in modo astratto
senza nessun tipo di riferimento formale o tettonico, in una suddivisione concettuale fra spazi ‘stabili’, cioè
più rigidi da un punto di vista dell’usufrutto, e spazi più ‘instabili’, più liquidi, come lo spazio per bimbi o
l’area relax/living. Da un tipo di diagramma organizzativo relazionale, siamo passati a un diagramma quasi
concettuale, ma ancora informe…
117. …è solo con questo passaggio che arriviamo a cristallizzare il proceso logico precedente in una forma
schematica. A sinistra i volumi instabili, a destra quelli stabili, che sovrapposti compongono la tettonica
dell’edificio sia pur in forma di cartoons.
118. Un altro tipo di diagramma relazionale, che è spesso estremamente astratto nella grafica, è il diagramma di
flusso. Questo è il progetto del Porto di Yokohama di FOA. La bellezza di questo diagramma sta nella sua
estrema semplicità soprattutto se la si compara con l’estrema laboriosità dei flussi programmatici richiesti
e la complessità tettonica del manufatto architettonico. E’ esemplare per ribadire uno dei punti citati
al’inizio e cioè la necessità di Analizzare, ridurre , semplificare e schematizzare per dissolvere e separare i
componenti di relazioni conosciute nella loro forma originaria ed esaminarli alla luce di nuove mutue
relazioni
119. L’ultimo dei punti riguardanti i diagrammi di relazione è quello sulla scalarità. Reiser Umemoto ci ricordano
come un diagramma a scale diverse può produrre effetti drasticamente diversi. Per esempio, diagrammi
considerati convenzionali a una grande scala dello spettro ( città, paesaggio) o all’estremo opposto quella
piccolissima dei vestiti, per esempio, sono considerati radicali in una scala intermedia come quella
architettonica. I problemi scalari sono tra i più difficili da risolvere, ma sono anche quelli che più
ricompensano se propriamente strutturati.
120. Strumento di controllo : Definire in ogni momento del processo progettuale il livello esatto di conoscenza e
determinazione che possono essere applicate al progetto
121. L’esercizio più poetico ed efficace che sia stato dato in una scuola di architettura per spiegare la necessità
di controllo, in questo caso della geometria, nel processo progettuale, è stata dato da Enric Miralles quando
ha prescritto ai suoi studenti del primo anno di produrre un diagramma per l’annotazione di un croissant!
‘Come annotare un croissant’ è un testo con spiegazione diagrammatica a lato che dettava le regole
principali di controllo geometrico per una forma organica, questo molto prima dei tempi di Rhino,Maya o
Katia, si intende! Con questo esercizio Miralles voleva sottolineare l’assoluta importanza non solo della
padronanza geometrica che un archietto deve possedere, ma anche della necessità di verifica e riscontro
che deve sempre essere implementata nel processo progettuale.
122. Il controllo post-produzione è l’oggetto di questi diagrammi di FOA per la casa virtuale vista in precedenza.
Qui i diagrammi mostrano l’accertamento delle pendenti e della direzione gravitazionale per la gestione
delle acque meteoriche sulla superficie esterna del nastro e dei flussi di movimento sulla superficie interna
della casa. Il diagramma è in questo caso esplicativo di una risoluzione finale, ma si può facilmente
immaginare che lo abbiano preceduto tutto una serie di diagrammi simili di verifica/modifica.
123. Questo invece è un diagramma per la stesura geometrica delle assi dell’orditura principale sempre del
terminal portuale di Yokohama. Il diagramma è un cosìdetto ‘work in progress’ . Apparentemente ne sono
state prodotte circa 400 versioni diverse, prima di arrivare alla configuarzione finale.
124. Un’ennesimo diagramma di Zaha: qui uno degli elementi formali del Dubai financial market, viene analizzato
in termini prima di genesi geometrica e poi di tensione superficiale. Questi diagrammi sono spesso prodotti
da software usati in specifico dagli ingegneri strutturali consulenti per il progetto. In questo caso AKT
engeneering.
125. Mentre questo è il digramma strutturale del padiglione della serpentine di cui sopra, prodotto da Cecil
Balmond di Arup. Se vogliamo questi ultimi due si potrebbero anche chiamare , oltre che di controllo, di
comunicazione, poiché stanno alla base della comunicazione fra architetto e ingegnere e la loro chiarezza e
precisione è fondamentale ad una corretta evoluzione e gestione del progetto. Non solo per questioni di
sicurezza ma anche di pulizia stilistica.
126. L’essenza del diagramma: COMUNICARE
127.E per finire : questo diagramma fu disegnato da Carl Sagan, su richiesta della NASA, per comunicare con
eventuali extra terrestri. Fu messo a bordo di due navicelle spaziali la Pioneer 10 e 11 lanciate nel 1973.
Questo diagramma , inciso su una placca d’oro contiene le informazioni fondamentali per la conoscenza
della vita sulla terra: il tempo, lo spazio, la scala, l’essere umano e la posizione della terra rispettivamente al
sole, al sistema solare e all’universo. Il diagramma mostra anche la navicella spaziale in relazione a questi
elementi. Al momento questo diagramma è una delle cose più distanti dalla terra ed è tra i primi manufatti
umani ad aver lasciato il sistema solare.