Intervento introduttivo `Gli immobili in Italia 2015: Ricchezza, Redditi
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Intervento introduttivo `Gli immobili in Italia 2015: Ricchezza, Redditi
Intervento introduttivo ‘Gli immobili in Italia 2015: Ricchezza, Redditi e Fiscalità Immobiliare’ Fabrizia Lapecorella “Gli Immobili in Italia” giunge quest’anno alla quinta edizione. Il progetto avviato nel 2009 dal Dipartimento delle Finanze e dall’allora Agenzia del Territorio – oggi Agenzia delle Entrate – nasceva, come molti di voi ricorderanno, con l’obiettivo di «far dialogare» le banche dati sugli immobili costituendo una banca dati che integrasse gli archivi del catasto, ovvero le informazioni sugli immobili, con le informazioni socio-anagrafiche dei proprietari contenute nelle dichiarazioni dei redditi. Nel corso degli anni, questa originaria «struttura informativa» (catasto e dichiarazioni) ha progressivamente ‘attratto’ a sé altre importanti banche dati dell’Anagrafe Tributaria. Innanzitutto i dati dei versamenti ICI, IMU e TASI, poi anche i dati contenuti negli archivi del registro relativi alle locazioni e alle compravendite immobiliari e, da ultimo, quest’anno sono stati integrati anche i dati relativi alle successioni e alle donazioni che ci consentono, per esempio, di ricostruire il prelievo che grava sui singoli eredi. L’obiettivo di migliorare il trattamento dei dati, la loro qualità e la loro significatività, superando i grossi limiti che derivavano dalla «parcellizzazione» delle informazioni contenute in banche dati costituite per specifiche finalità 1 amministrative, è stato conseguito utilizzando tecniche e metodologie di matching di archivi amministrativi sempre più raffinate. L’integrazione è stata sollecitata dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza dell’Anagrafe Tributaria che, nel 2008, aveva chiesto alle amministrazioni una ricognizione dei sistemi di gestione delle banche dati dell’Anagrafe Tributaria, sia nella prospettiva di attuazione del federalismo fiscale, sia ai fini di un miglior utilizzo delle banche dati per l’azione di contrasto all’evasione. Da allora ad oggi l’architettura del Sistema Informativo della fiscalità è fortemente migliorata e i database, gradualmente integrati e resi interoperabili, contengono informazioni aggiornate, corrette e complete. In questo contesto l’evoluzione della banca dati immobiliare integrata rappresenta certamente una best practice. La banca dati è stata in questi anni anni caratterizzati da un quadro del prelievo sugli immobili in continua evoluzione - uno strumento indispensabile per l’analisi degli effetti dei diversi provvedimenti sul federalismo municipale e per la loro valutazione ex-post. Mi limito brevemente a ricordare che la legge di stabilità per il 2014 ha introdotto dal 1° gennaio dello scorso anno una revisione della tassazione degli immobili volta a rafforzare il legame fra l’onere dell’imposta e il corrispettivo ricevuto sotto forma di servizio locale, e ha potenziato per i Comuni la facoltà di modulare aliquote, esenzioni e agevolazioni nonché di ridurre il prelievo fino al suo azzeramento. E’ stata abolita l’IMU sull’abitazione principale e alcune fattispecie assimilate, nonché la componente della TARES relativa ai servizi indivisibili. Al contempo è stato introdotto il nuovo tributo IUC (Imposta Unica Comunale) che grava su coloro che possiedono o detengono a qualsiasi titolo locali o aree scoperte a 2 qualunque uso adibite, articolato in due componenti: la prima componente, l’IMU, di natura patrimoniale è dovuta dal proprietario di immobili diversi dall’abitazione principale; la seconda relativa ai servizi, a sua volta si articola nel Tributo per i servizi indivisibili (TASI) e nella Tassa sui rifiuti (TARI) destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. La complessa evoluzione normativa appena richiamate e la contemporanea soppressione dei trasferimenti statali agli enti locali ha generato negli ultimi anni contestualmente al progressivo aumento dell’autonomia tributaria dei Comuni, un’ampia variabilità di comportamenti nella determinazione di aliquote, detrazioni e regimi agevolativi per talune categorie di immobili. Questo ha, per certi versi, compromesso la trasparenza e l’efficienza del prelievo e ha determinato un aumento dei costi di adempimento da parte dei contribuenti. Per queste ragioni, durante l’iter di conversione della Legge di Stabilità per il 2015, è stata avviata l’analisi di ipotesi di semplificazione del prelievo locale volte a disegnare una nuova e unica local tax la cui introduzione nel corso di quest’anno è stata già annunciata dal Governo. Lo scorso anno i dati della banca dati integrata immobiliare sono anche stati utilizzati per stimare le “capacità fiscali standard” dei Comuni, che insieme ai “fabbisogni standard”, consentiranno l’avvio dal 2015 del nuovo sistema di trasferimenti perequativi agli enti locali, in attuazione della legge di stabilità per il 2014 e in linea con le previsioni della Legge delega di attuazione del federalismo fiscale. 3 L’attenzione alle complesse implicazioni della perequazione fiscale che si allontana dalla attribuzione delle risorse agli enti locali in base alla spesa storica e dà rilievo a fabbisogni e capacità fiscali standard, ha indotto l’amministrazione a una riflessione sul ruolo dell’evasione fiscale immobiliare. L’edizione di quest’anno contiene infatti un approfondimento tematico dedicato alla misurazione del tax gap immobiliare, ovvero della differenza fra quanto i contribuenti dovrebbero versare e quanto viene da loro effettivamente versato. Stime del tax gap, anche a livello territoriale, sono state effettuate in passato dall’Agenzia delle Entrate per le principali imposte erariali e regionali (l’IVA, l’IRES e l’IRAP) sulla base di un approccio top down, basato sul confronto tra i dati delle dichiarazioni dei redditi e quelli di contabilità nazionale. La misurazione del tax gap per le imposte locali viene qui effettuato per la prima volta ed è basato sul confronto tra il gettito teorico IMU standard ricostruito a partire dai dati catastali e il gettito effettivo standard, basato sui versamenti IMU e TASI. Nel volume sono anche riportate le valutazioni di impatto del tax gap sulle assegnazioni delle risorse agli enti decentrati nell’ambito di schemi alternativi di perequazione fiscale nei sistemi di finanza multilivello. E’ noto che l’evasione fiscale può avere effetti distorsivi sull’attribuzione delle risorse agli enti locali, generando risultati indesiderabili in cui sono premiati non gli enti locali “poveri”, bensì gli enti locali “opportunisti” che non adottano adeguate politiche di contrasto all’evasione fiscale. 4 Una riflessione conclusiva meritano le potenzialità di questi strumenti di analisi innovativi nel contesto dell’attività di accertamento dei tributi locali. Ricordo che negli ultimi anni sono stati adottati una serie di provvedimenti che, imprimendo un cambio di rotta rispetto a impostazioni precedenti, hanno valorizzato il ruolo degli enti locali nell’attività di accertamento dei tributi erariali. Non sempre tuttavia gli enti locali (fatta eccezione dei comuni di maggiori dimensione, Roma, Milano e Torino) dispongono di strutture, anche organizzative, adeguate da dedicare all’attività di contrasto all’evasione fiscale dei tributi locali. La disponibilità delle analisi del tax gap immobiliare a livello territoriale può, riteniamo, essere utile a superare il differenziale della capacità accertativa degli enti locali e contribuire in modo efficace all’attività di contrasto all’evasione fiscale immobiliare. Per concludere vorrei ricordare che il Volume che vi presentiamo dedica quest’anno ampio spazio all’analisi delle recenti evoluzioni del prelievo sugli immobili in Italia e in Europa, con richiami al dibattito teorico sulla relazione tra tassazione e crescita economica. Vi è infatti generale consenso sulla conclusione che il prelievo immobiliare rivesta un ruolo importante in strutture impositive che favoriscono la crescita in quanto è meno distorsivo rispetto al prelievo sul capitale e sul lavoro e determina un incentivo a investire in attività produttive piuttosto che in beni immobili. Il rigore imposto dal fiscal compact nell’ambito del Semestre Europeo e in una congiuntura internazionale caratterizzata dal perdurante rallentamento della crescita, ha spostato l’attenzione della Commissione Europea sulle riforme strutturali che privilegiano imposte con 5 base imponibile ampia e aliquote relativamente ridotte. La tassazione immobiliare risponde a questo requisito e, come appena detto, è meno distorsiva delle imposte sul capitale e sul lavoro che influenzano direttamente l’allocazione delle risorse produttive. Le “Raccomandazioni” agli Stati Membri formulate dalla Commissione Europea negli ultimi anni hanno costantemente indirizzato gli stessi verso riforme del prelievo immobiliare finalizzate a perseguire una maggiore efficienza. Ridurre o eliminare le agevolazioni fiscali che inducono a preferire l’investimento in beni immobiliari anche facendo ricorso all’indebitamento e, in alcuni casi, aumentare l’incidenza della tassazione sui beni immobili sono alcune delle principali indicazioni. In quest’ambito, con riferimento alla definizione della base imponibile, assume rilievo anche la riforma del catasto e, con l’attuazione della delega fiscale, l’Italia si sta muovendo in questa direzione. La riforma del catasto è infatti tra i punti qualificanti della delega fiscale (L. 23/14) e mira all’allineamento delle rendite catastali degli immobili con i valori di mercato immobiliari. Rappresenta una sfida cruciale per ristabilire condizioni di equità del prelievo, superando le sperequazioni delle basi imponibili diffuse a livello territoriale, di cui abbiamo sempre fornito stime e distribuzioni nei diversi Volumi de ‘Gli immobili in Italia’. Il confronto con i principali paesi europei, in termini di prelievo patrimoniale, pur articolato in considerazione delle diversità nelle strutture impositive (basi imponibili, aliquote, agevolazioni), mostra in generale, nel 2012, un’elevata variabilità nei Paesi europei; il range di variazione tra il prelievo più basso (Estonia, 0,3% del PIL) e il prelievo più alto (Regno Unito, 6 4,2% del PIL) è pari a 3,9 punti percentuali. In Italia, il prelievo sul patrimonio si colloca al 2,6% del PIL. Nel complesso, in Italia, la parte consistente del prelievo patrimoniale è riconducibile alle imposte sulla proprietà immobiliare che, dopo l’introduzione dell’IMU, si sono allineate alla media europea in termini di incidenza sul PIL (1,5%); fanno registrare valori superiori solo la Francia (2,6%) e il Regno Unito (3,4%). Il nostro paese conserva tuttavia alcune importanti peculiarità rispetto ai principali paesi europei; infatti, a fronte di un prelievo meno consistente sui trasferimenti a titolo gratuito, è caratterizzato da una maggiore tassazione dei trasferimenti a titolo oneroso. Riguardo ai trasferimenti a titolo gratuito, una riduzione delle franchigie e un incremento delle aliquote potrebbe migliorare il sistema impositivo in termini di equità, nel senso di uguaglianza dei punti di partenza e, nel contempo, potrebbe realizzare un recupero di gettito. Per converso, una riduzione delle imposte sui trasferimenti a titolo oneroso potrebbe tradursi in uno stimolo alle transazioni e alla mobilità degli individui sul territorio, beneficiando indirettamente anche il mercato del lavoro. Prima di lasciare la parola alla dottoressa Orlandi e ai relatori, desidero ringraziare tutto il team del Dipartimento delle Finanze e dell’Agenzia delle Entrate che - con il valido supporto del partner tecnologico Sogei - è stato impegnato nella redazione del Volume che oggi presentiamo. A tutti loro va il mio personale e sincero ringraziamento per aver realizzato un lavoro che per l’ampiezza e la qualità delle informazioni contenute e per la puntualità delle 7 analisi potrà essere, ne sono certa, un utile strumento di riferimento per i policy maker, ma anche per gli studiosi e gli addetti ai lavori. 8