Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale
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Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale
PIATTAFORME Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale SERGIO AUGUSTO PIERGIORGIO PAGNAN La nuova rete di trasporto di Telecom Italia rappresenta uno dei primi esempi a livello mondiale di rete di trasporto a commutazione automatica con intelligenza distribuita. La presenza di meccanismi automatici di protezione dei flussi di traffico non è ovviamente una novità nel campo delle trasmissioni ma ciò che caratterizza questa nuova rete sono i principi che hanno ispirato gli enti di normativa nella definizione delle specifiche e le modalità di intervento in caso di guasto. L’obiettivo di questo articolo è di descrivere le caratteristiche fondamentali del piano di trasporto della nuova rete chiarendo il funzionamento del piano di controllo e dei meccanismi di instradamento e di segnalazione associati. 1. Introduzione Questo articolo rappresenta la conclusione di una serie di articoli già apparsi su questo Notiziario [1] [2] [3] e dedicati alla descrizione delle nuove opportunità tecnologiche nel campo delle trasmissioni. L’obiettivo degli autori è descrivere le caratteristiche principali della nuova rete di trasporto nazionale di Telecom Italia. Questa nuova rete, identificata con il nome Phoenix 1, si (1) La Fenice è un uccello mitico, grande come un'aquila, dalle splendide piume rosse e dorate, ali in parte d'oro e di porpora, con la coda azzurra e con piume lunghe, rosa e azzurre. Presente in molte culture antiche muore e rinasce dalle sue ceneri ogni cinquecento anni. Il nome del mitico uccello si trova per la prima volta nelle opere dei poeti romani. E' Ovidio a raccontare la storia di un uccello che muore e rinasce dalle proprie ceneri. pone come superamento dei limiti e sintesi dei vantaggi delle reti a maglia di prima generazione, in esercizio ormai da più di dieci anni, e delle reti ad anello tipo Arianna in esercizio dalla fine degli anni novanta. Ciò che rende possibile questa sinergia è, come spesso accade, la contaminazione tra due mondi fino ad ora molto lontani: da una parte il mondo del trasporto e della trasmissione tradizionale SDH e dall’altra quello delle reti dati ed in particolare quelle basate sui protocolli Internet. Il frutto della contaminazione è l’insieme delle architetture di rete, delle procedure e dei protocolli che in ambito ITU-T vengono identificate con gli acronimi ASTN/ASON (Automatically Switched Transport Network / Automatically Switched Optical Network) ed in ambito IETF con l’acronimo GMPLS (Generalised Multi Protocol Label Switching). NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 43 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale 2. La nuova rete di trasporto nazionale 2004 è riportata in figura 1. Come si evince dal disegno la rete ha una struttura magliata e tutti i nodi, a parte alcuni casi specifici, hanno grado uscente pari o superiore a tre, cioè hanno almeno tre vie di uscita garantendo quindi la protezione almeno al doppio guasto contemporaneo di portante. Vedremo nel seguito che questa rete, se opportunamente dimensionata, è in grado di resistere mediamente ad un numero ben superiore di guasti trasmissivi di rete contemporanei. Le due componenti principali della nuova rete Phoenix sono i sistemi trasmissivi per la lunga distanza basati sulla tecnologia a multiplazione di lunghezza d’onda (DWDM) [4], già ampiamente impiegati nella rete di Telecom Italia fin dal 1999, e i nuovi apparati di cross-connessione MSH2k di fornitura Marconi Communications ad alta capacità indicati nel seguito con l’acronimo ODXC (Optical Digital Cross Connect) ed in esercizio dalla seconda metà del 2004. I sistemi DWDM garantiscono il traUD BZ sporto di flussi ad alta veloNodo sede di apparato ODXC MI-B MI-M cità fino a quaranta 10 VR TS Collegamento trasmissivo VE Gbit/s e gli ODXC, grazie TO PD (DWDM o fibra ottica) alle unità di elaborazione e AL BO PC di controllo ad alte prestaGE AN zioni equipaggiate a bordo, FI PI oltre a garantire le funzionaPG PE lità standard SDH, già preRM-I senti nella rete Arianna, permettono, assieme ad una BA RM-S opportuna catena di sistemi NOLA di gestione, l’implementaNA zione dei meccanismi di Lamezia ripristino veloce del traffico (Fast Restoration) in caso di CZ guasto. Questi meccanismi PA di ripristino e la struttura di rete magliata sono i princiCT DWDM = Dense Wavelength Division Multiplexing pali elementi di sintesi tra le ODXC = Optical Digital Cross Connect reti di trasporto a maglia di prima generazione e quelle ad anelli tipo Arianna in FIGURA 1› Struttura della nuova rete di trasporto Phoenix. quanto permettono all’operatore di telecomunicazioni Ciascun nodo è equipaggiato con uno o più di soddisfare contemporaneamente i requisiti prinODXC in base alla quantità di traffico che deve cipali di una rete di trasporto: l’efficienza nell’utiessere trasportata e le tipiche connessioni con le lizzo delle risorse, la flessibilità, la scalabilità e la altre reti sono indicate in figura 2. L’ODXC è, come capacità di ripristinare il traffico in caso di guasto tutti i cross connect, un apparato simmetrico nel in tempi brevi. Nel seguito dell’articolo si cercherà senso che a differenza di un ADM non dispone di di chiarire meglio questi aspetti. insiemi di porte dedicati per la linea trasmissive e 2.1 Architettura e caratteristiche principali per i tributari cliente; ogni porta può essere utilizzata indifferentemente per collegare due ODXC o Phoenix, basata sugli apparati ODXC, sarà nel per collegare apparati cliente. È quindi solo a prossimo futuro, la piattaforma trasmissiva nazioscopo esplicativo che, in figura 2, le porte sono nale principale per la maggior parte delle applicastate classificate in quelle che vedono i sistemi zioni di Telecom Italia. È una rete magliata ed i nodi DWDM (nella parte bassa del disegno) e quelle che della rete, ciascuno equipaggiato con uno o più vedono gli apparati cliente (nella parte alta). ODXC, sono collegati tra di loro mediante sistemi L’ODXC può essere equipaggiato con interfacce DWDM o fibre ottiche. I collegamenti tra i vari SDH a bassa velocità come quelle a 155 Mbit/s ODXC, veicolati sui sistemi DWDM o direttamente (STM-1) e quelle a 622 Mbit/s (STM-4) ma si è ritesu fibre ottiche, sono costituiti da flussi a 2,5 nuto più conveniente che il collegamento alle altre Gbit/s e a 10 Gbit/s mentre i collegamenti verso gli reti sia realizzato prevalentemente utilizzando interapparati utilizzatori possono essere realizzati a facce ad alta velocità a 2,5 Gbit/s (STM-16) e a 10 velocità variabili da 155 Mbit/s a 10 Gbit/s con graGbit/s (STM-64). Il motivo principale è legato alle nularità pari a 155 Mbit/s. caratteristiche meccaniche ed elettriche dell’apparato. Come chiarito nel riquadro “La struttura del2.1.1. Struttura ed interconnessione con le altre reti l’apparato MSH2k”, ogni ODXC dispone di 32 slot equipaggiabili con schede in grado di portare trafLa struttura di Phoenix aggiornata ad ottobre fico utile e ciascuno di questi 32 slot è in grado di 44 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale gestire fino a 10 Gbit/s di traffico bidirezionale indipendentemente dalla scheda equipaggiata. Solamente le schede a 2,5 Gbit/s, che dispongono di 4 porte bidirezionali e quelle a 10 Gbit/s realizzate con una porta bidirezionale saturano la capacità dello slot mentre le altre schede disponibili (quella con 16 porte bidirezionale a 155 Mbit/s e quella con 8 porte bidirezionale a 622 Mbit/s) non ne sfruttano a pieno la capacità. Anche se attualmente l’ODXC non è in grado di trasportare flussi conformi alla nuova raccomandazione ITU-T G.709, perchè dotato della sola matrice SDH, nelle prossime release è prevista la gestione della nuova gerarchia OTH [5] che garantirà la piena integrazione con il mondo DWDM come indicato nella figura 2 e la gestione contemporanea su tutta la rete di flussi SDH e di flussi OTH. VC12 o STM-1 strutturati STM-16, STM-64 SDH Groomig SDH generico STM-16, STM-64 G.709 STM-16, STM-64 o G.709 DWDM ODXC OTH SDH STM = = = = = OTH generico DWDM ODXC DWDM STM-16, STM-64 DWDM DWDM STM-16, STM-64 o G.709 Dense Wavelength Division Multiplexing Optical Digital cross Connect Optical Transport Hierarchy Synchronous Digital Hierarchy Synchronous Transport Module FIGURA 2› Struttura del generico nodo e tipologie di collegamenti previsti. Ciascun ODXC è collegato a quelli adiacenti per mezzo di sistemi DWDM e, in un numero ridotto di casi, non rappresentati nella figura, direttamente per mezzo di fibre ottiche. L’interconnessione è realizzata, come già detto, mediante interfacce ottiche a 2,5 Gbit/s (STM-16) e a 10 Gbit/s (STM-64). Per comprendere i motivi che hanno condotto a definire le modalità di interconnessione con i sistemi trasmissivi DWDM e le tipologie di interfacce utilizzate, occorre qui ricordare che attualmente le tecnologie disponibili nella rete di trasporto di Telecom Italia sono fornite dalle società Marconi Communications e dalla società Alcatel. In particolare l’ODXC e il sistema DWDM PLx40 sono forniti da Marconi e il sistema DWDM 1640WM è fornito da Alcatel. Nella figura 3 è rappresentato il tipico schema di interconnessione tra l’ODXC e i due sistemi DWDM PLx40 e 1640WM. Il fatto che l’ODXC e uno dei due sistemi DWDM siano in tecnologia Marconi ha permesso di progettare l’interconnessione facendo uso delle interfacce “colorate”. Per interfaccia colorata si intende qui un’interfaccia ottica equipaggiata con un laser in grado di produrre un segnale ottico di una frequenza nota e predeterminata (un colore quindi) appartenente alla griglia conforme alla raccomandazione ITU-T G.692; di contro una interfaccia si dice grigia quando la frequenza del laser non è specificata (comunque definita anche se non nota a priori e, in linea di principio, variabile da scheda a scheda ma nell’intorno di 1550 nm se in terza finestra o 1300 nm se in seconda finestra). Il vantaggio di disporre delle interfacce colorate consiste nel poter collegare direttamente l’interfaccia colorata al multiplatore DWDM senza passare per il transponder riducendo quindi il costo dell’interconnessione (si veda la definzione di sistemi DWDM misti in [4]). Purtroppo, però, la condizione che la frequenza di emissione del laser sia nota e appartenga alla griglia standard è necessaria ma non sufficiente affinché l’interfacciamento abbia esito positivo. È necessario, ad esempio, che anche la forma d’onda e la dispersione cromatica in fase di lancio siano note e ben definite. Ne consegue quindi che, ad oggi, il costruttore dell’ODXC equipaggiato con interfacce colorate e del DWDM deve essere necessariamente lo stesso. Osservando la figura 3 si osserva che le interfacce colorate sono state utilizzate solo per l’interconnessione a 10 Gbit/s; ciò è dovuto al fatto che, per scelte costruttive legate alla modularità delle schede a 2,5 Gbit/s equipaggiate sull’ODXC (4 porte a 2,5 Gbit/s su una sin- STM-16 STM-16 STM-64 STM-64 DWDM 1640WM MSH2k DWDM PLx40 Transpoder a 2,5 Gbit/s Transpoder a 10 Gbit/s Interfaccia grigia a 2,5 Gbit/s Interfaccia grigia a 10 Gbit/s FIGURA 3› Collegamento del MSH2k ai sistemi DWDM in tecnologia Alcatel e Marconi. NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 45 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale gola scheda), Marconi ha scelto di non ingegnerizzarle colorate; in tale caso sarebbe stato necessario infatti prevedere tutte le possibili combinazioni di 40 frequenze (tante quante i canali del PLx40) su 4 porte di una singola scheda. MSH-64C MSH-ES Worker MSH-2k Interfacce ottiche interne MSH-ES Protection MSH-2k MSH-2k Gli apparati in grado di svolgere le funzionalità di Fast Restoration sono forniti da Marconi Communications ed appartengono alla famiglia di apparati trasmissivi MSH. Sono apparati di tipo cross-connect SDH con la possibilità di evolvere verso funzionalità OTH così come descritto nella raccomandazione ITU-T G.709, in grado di fornire quindi capacità di cross-connessione sia per servizi di tipo SDH (a livello di VC-4, VC-4-xc x=4,16 e 64), sia per servizi a standard tipo ODUk (con K=1 e 2) e dati (Gigabit Ethernet). La famiglia MSH è costituita dagli apparati MSHES, MSH2k e MSH-64C. L’apparato MSH2k ha una MSH-ES MSH-2k MSH-64C capacità di cross-connessione bidirezionale pari a 320 Gbit/s e supporta interfacce sia di tipo elettrico (16xSTM-1) che di tipo ottico ad alta densità (worker) (16xSTM-1, 8xSTM-4, 4xSTM-16 e STM-64) e a standard G.709 (ODUk K=1 e 2). Tale apparato, oltre a realizzare le funzionalità di (protection) Fast Restoration, viene impiegato per realizzare le funzionalità SDH già presenti nella rete trasmissiva (protezioni MSP, MSSPRing. e protezioni SNCP). L’apparato MSH2k FIGURA A› Apparati MSH2k della Marconi. è costituito da un singolo MSH-64C LA STRUTTURA DELL’APPARATO MSH2k telaio ETSI con dimensioni 2200 mm x 900 mm x 300 mm. L’apparato MSH-64C, infine, riportato qui per completezza ma non utilizzato nella rete Phoenix, ha una capacità di cross-connessione pari a 80 Gbit/s e svolge le stesse funzionalità dell’apparato MSH2k differenziandosi da questo solo in termini di capacità di permutazione e numero di unità di traffico equipaggiabili: solo 12 slot per le unità di traffico. L’apparato presenta un blocco matrice ridondato e una coppia di unità di controllo anch’essi ridondati per aumentare l’affidabilità del sistema. Ogni singola unità di controllo è infine equipaggiata con due compact fash. Gli apparati della famiglia MSH condividono tutte le unità di traffico, le unità di controllo e alcune unità di supporto. cestello equipaggiato in un telaio ETSI con dimensioni 2200 mm x 900 mm x 300 mm. Dispone di 32 slot per l’equipaggiamento delle Unità di Traffico, di un blocco matrice ridondato e di una coppia di Unità di Controllo anch’essi ridondati per aumentare l’affidabilità del sistema. Ogni singola Unità di Controllo è infine equipaggiata con due Compact Flash. Al crescere delle esigenze di traffico è vantaggioso centralizzare le funzioni di permutazione impiegando l’apparato MSH-ES, e trasformare gli apparati MSH-2K in cestelli porte dell’MSHES. L’apparato MSH-ES svolge esclusivamente funzioni di permutazione con una capacità pari a 960 Gbit/s bidirezionale ed è costituito da due cestelli, l’uno in protezione all’altro, equipaggiati con le sole unità di tipo Matrice; ambedue i cestelli sono installati in un Parti Comuni Fibre/Ventole Unità di traffico SDH standard della concatenazione contigua (si veda il riquadro “Il meccanismo della concatenazione SDH”) e le velocità trasportabili sono qulle relative al VC-4, al VC-4-4c, al VC-4-16c e al VC-464c. Ad oggi non è ancora disponibile il meccanismo della concatenazione virtuale. 2.1.2 Tipologia di flussi trasportati C o m e g i à a ntic ipa to, uno de i va nta gg i di Phoenix rispetto alle reti di trasporto che l’hanno preceduta è la capacità di trasportare e proteggere sia flussi a bassa velocità a 155 Mbit/s sia flussi ad alta velocità a 2,5 Gbit/s e a 10 Gbit/s. Il meccanismo che permette agli ODXC di trasportare flussi numerici con questi ritmi binari è il meccanismo 46 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 2.2 Confronto con le precedenti reti di trasporto nazionale: il meccanismo della Fast Restoration Si descriveranno qui brevemente le principali differenze e le più evidenti analogie tra la nuova rete di trasporto Phoenix e le due reti di trasporto nazionali che l’hanno preceduta: la rete costituita dai permutatori RED 4/4 (nel seguito rete SGF, dall’acronimo AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale IL MECCANISMO DELLA CONCATENAZIONE SDH La ragione per cui la capacità massima del segnale cliente trasportabile dai sistemi SDH (e SONET) si fermava, fino a qualche anno fa, a 155 Mbit/s era che tali sistemi erano stati progettati per trasportare servizi telefonici basati sullo standard PDH; all’epoca della standardizzazione SDH (prima metà degli anni novanta) la maggior parte dei segnali da trasportare era costituito da flussi PDH a 140 Mbit/s e nulla faceva presagire che sarebbe nata l’esigenza di capacità di trasporto con granularità maggiore. La richiesta sarebbe invece arrivata, inesorabile, con l’avvento dei nuovi apparati router IP e switch ATM che iniziarono a generare flussi trasmissivi che non sempre potevano essere accomodati, senza disottimizzazioni evidenti, nelle strutture numeriche messe a disposizione dall’SDH (SONET). La prima soluzione individuata per risolvere il problema fu quella di adottare sugli switch e sui router le cosiddette interfacce “canalizzate” che permettono di suddividere un flusso ad alta velocità in una molteplicità di flussi VC-4 (Virtual Container) (ad esempio un flusso a 622 Mbit/s in 4 flussi VC-4 a 155 Mibit/s) che possono essere agevolmente trasportati da una rete SDH standard. Questo approccio risolve il problema dell’interfacciamento tra gli apparati dati e la rete di trasporto ma ha il grande svantaggio di richiedere la demultiplazione e la successiva multiplazione dei flussi VC-4 e l’elaborazione degli overhead necessari per la corretta ricostruzione del segnale complessivo riducendo drammaticamente le prestazioni degli apparati per le reti dati. Si osservi infatti che in questo caso i singoli VC-4, costituenti il segnale a velocità superiore, potrebbero seguire in rete vie diverse e accumulare quindi ritardi trasmissivi diversi tra loro. Come sempre accade, un aumento di complessità elaborativa implica un costo superiore. La soluzione al problema fu data dagli enti di normativa, in particolare dall’ITU-T per l’SDH e l’ANSI per il SONET, con la proposta di inserire sugli apparati SDH la funzione di concatenazione contigua. Il principio della concatenazione contigua consiste nel garantire il trasporto di flussi trasmissivi con ritmo binario superiore a quello della struttura informativa di base (nel caso SDH il VC) mediante opportuna aggregazione, all’interno della trama SDH, dei singoli VC. Il meccanismo permette di preservare l’integrità della sequenza numerica da trasportare concatenando, appunto, VC contigui (all’interno della trama SDH) e trasformandoli in un unico contenitore virtuale di gerarchia superiore. In questo modo è garantito il trasporto dei segnali generati da apparati equipaggiati con le cosiddette interfacce “clear channel”. La concatenazione contigua dei VC-4 di livello n è in genere indicata con VC-4-nc e garantisce i ritmi binari indicati nella tabella A. Si osservi che ciascuna struttura di tipo VC-4-nc può essere trasportata da qualunque segnale STM-N (con N da 1 a 256) in grado di contenerla e può essere multiplata insieme a strutVC-4 149.760 kbit/s VC-4-4c VC-4-16c 599.040 kbit/s 2.396.160 kbit/s VC-4-64c 9.584.640 kbit/s VC-4-256c 38.338.560 kbit/s VC-4 = Virtual Contrainer di livello 4 TABELLA A› Ritmi binari nella concatenazione contigua dei VC-4-nc. apparati siano in grado di gestire la concatenazione contigua, è necessario poi disporre di VC-4 contigui liberi su ogni sezione trasmissiva permutandoli di volta in volta tutti insieme. Infine, a causa del ridotto numero di combinazioni che offre, non permette di sfruttare al meglio la banda in quanto è disponibile solo per i multipli di VC4 indicati (nonostante sia stata standardizzata per qualunque valore del parametro n). La soluzione a tutti e tre i problemi indicati è fornita dal meccanismo di concatenazione virtuale indicato genericamente con il l’acronimo VCAT (Virtual Concatenation). Disponibile sugli apparati SDH dalla fine degli anni novanta questo meccanismo garantisce il superamento dei limiti della concatenazione contigua ed in particolare permette di concatenare un numero qualunque di VC di generico livello N (purchè tutti di pari livello) non necessariamente contigui all’interno della trama SDH. Inoltre non è piu’ necessario che tutti gli apparati coinvolti nella trasmissione siano in grado di gestire il meccanismo di concatenazione virtuale; a ciascun VC costituente la concatenazione è infatti assegnato dal nodo sorgente un identificatore ed è sufficiente che il nodo destinazione sia in grado di ripristinar ne il corretto ordine. Per far ciò il ricevitore è equipaggiato con una memoria buffer in grado compensare i diversi ritardi di propagazione dei singoli VC che possono seguire in rete percorsi diversi e attraversare apparati SDH standard. La nomenclatura è del tipo VC-4-7v che indica la concatenazione virtuale di 7 VC-4. La possibilità di concatenare un numero arbitrario di VC di qualunque livello permetto uno sfruttamento più efficiente della banda come si evince dalla tabella B. ture diverse in modo eterogeneo. Ad esempio un segnale STM-64 può essere organizzato in 64 VC-4 distinti oppure in 4 VC-4-16c o ancora da 4 VC-4-4c e 3 VC-4-16c e così via. I principali svantaggi di questa tecnica sono fondamentalmente tre. Da un lato è necessario che tutti gli apparati coinvolti dalla trasmissione dei VC-4-nc lungo il percorso siano in grado di gestire la concatenazione Ritmo Concatenazione contigua, rendendo Servizio binario Concatenazione contigua virtuale (Mbit/s) difficile lo sfruttaFast Ethernet 100 67% (VC-4) 100% (VC-3-2v) mento di infrastrutGigabit Ethernet 1250 42% (VC-4-16c) 95% (VC-4-7v) ture SDH già instalEscon 200 33% (VC-4-4c) 100% (VC-3-4v) late di prima geneVC-4 = Virtual Contrainer di livello 4 razione; lungo tutto il percorso, TABELLA B› Efficienza dei meccanismi di concatenazione SDH. ammesso che gli NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 47 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale del sistema di gestione centralizzato “Sistema Gestione Flussi” che ne controllo il funzionamento) e la rete Arianna basata su apparati SDH ADM-16 (nel seguito brevemente Arianna) collegati in configurazione ad anello. La differenza principale, già descritta al paragrafo precedente, è che la velocità massima di ciascun flusso cliente di Phoenix è pari a 10 Gbit/s mentre per le reti SGF e Arianna è pari a 155 Mbit/s. Ad onor del vero, c’è da dire che la rete Arianna sarebbe in grado di trasportare flussi a velocità superiore, come ad esempio 622 Mbit/s o 2,5 Gbit/s, ma l’architettura ad anello e il fatto che l’apparato su cui è basata è un ADM-16 (quindi in grado di realizzare un solo anello a 2,5 Gbit/s) la rende strutturalmente ed enomicamente inadatta. Inoltre la nuova rete sarà in grado di trasportare, appena disponibile la matrice OTH sugli apparati MSH2k, interi segnali STM-16 e STM-64 in modalità trasparente e cioè senza modificarne in nessun modo né il payload né overhead. Per quanto riguarda la sopravvivenza ai guasti, Phoenix sfrutta un meccanismo, detto di Fast Restoration, che può essere facilmente compreso immaginando di fondere logicamente i meccanismi di protezione automatica disponibili su Arianna, ed in particolare la protezione di tipo SNCP (Sub Network Connection Protection) disponibile sugli anelli di raccordo, e il meccanismo di restoration messo a disposizione dalla rete SGF. Prima di entrare nel dettaglio del funzionamento della Fast Restoration è utile descrivere brevemente i meccanismi di protezione automatica e quelli di restoration. In generale, le tecniche di protezione automatica possono essere suddivise in due categorie, sulla base del grado di coinvolgimento, nell’azione di commutazione automatica, dei collegamenti componenti il percorso da proteggere: ve ne sono a livello di sezione (span protection), quando il percorso di riserva, che deve sostituire quello attualmente fuori servizio, viene allocato tra due nodi adiacenti al guasto stesso, oppure a livello di percorso (path protection), quando tale percorso di riserva viene allocato da estremo ad estremo. Vediamo meglio come funziona la protezione a livello di sezione. A fronte di una situazione di malfunzionamento che si verifica tra due nodi della rete, il traffico viene commutato su un percorso di riserva precedentemente calcolato tra quella coppia di nodi. La protezione a livello di sezione può essere di tipo dedicato, indicata anche come 1+1: tale schema prevede una replica totale del flusso dati della connessione protetta su due collegamenti, uno di esercizio e l’altro di riserva, con un’occupazione di banda dunque doppia. In caso di guasto, è sufficiente che il solo nodo ricevente commuti la sua ricezione sul canale di riserva, operazione che si può svolgere in tempi brevissimi. Il meccanismo di protezione a livello di percorso è implementata solo dai nodi iniziali e terminali di un percorso e richiede l’identificazione di un intero percorso di riserva. Anche in tale nuovo scenario è possibile prevedere una protezione dedicata 1+1 48 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 ove i percorsi di esercizio e di riserva sono calcolati contemporaneamente e l’intero flusso trasmissivo è duplicato su entrambe le vie, lasciando al ricevitore il compito di selezionare il flusso con caratteristiche migliori; le prestazioni sono eccellenti in termini di tempi di recupero, ma scarse in termini di uso efficiente della banda disponibile in rete. I meccanismi di restoration classica (per distinguerli da quelli detti di Fast Restoration oggetto del presente articolo) possono anch’essi essere suddivisi in restoration a livello di sezione e restoration a livello di percorso. La principale differenza rispetto agli analoghi meccanismi di protezione automatica è che le risorse trasmissive dedicate alla via di protezione non sono pre-allocate e sono condivise da una molteplicità di circuiti di esercizio principali. È chiaro che l’assenza di una preallocazione delle risorse trasmissive di protezione implica, al momento del guasto, l’attivazione dei processi di calcolo necessari ad identificare una nuova via di esercizio con ciò riducendo drasticamente l’efficacia dell’intervento di protezione e aumentando i tempi di indisponibilità. Inoltre la condivisione delle risorse di protezione richiede un processo di pianificazione delle stesse decisamente più complesso rispetto a quello necessario nel caso della protezione automatica. In termini molto generali è possibile dire che la rete Arianna, basata sui meccanismi di protezione automatica MS-SPRing e SNCP, tende a ridurre il tempo di intervento delle protezioni (tipicamente inferiore a 50 ms ed indipendente dal numero di circuiti da proteggere) a scapito dell’efficienza nell’uso delle risorse; mentre la rete SGF, basata sul meccanismo di restoration di sezione senza preallocazione, tende ad aumentare l’efficienza nell’uso delle risorse a scapito dei tempi di intervento (tipicamente dell’ordine dei minuti e fortemente dipendente dal numero di circuiti da proteggere). La Fast Restoration modifica l’equazione sopra descritta, che prevede costante il prodotto tra il tempo di intervento e l’efficienza, riuscendo contemporaneamente a contenere i tempi di intervento e a ottimizzare l’uso delle risorse. Tale obiettivo è raggiunto modificando parzialmente il comportamento della protezione automatica SNCP, facendo in modo che il percorso di riserva possa essere condiviso e distribuendo alcune delle funzioni necessarie al calcolo della via di protezione in caso di guasto tra tutti gli apparati della rete. Nella figura 4 si riporta una descrizione semplificata del meccanismo di Fast Restoration che verrà analizzato in dettaglio più avanti nell’articolo. Nella figura sono riportate due condizioni: a sinistra la rete, composta da nove ODXC, in assenza di guasti e a destra la stessa rete in presenza di un guasto sulla tratta D-G. Per ciascuno dei due circuiti A-G e C-I, che per comodità possiamo immaginare essere due VC-4 (in figura è indicato uno solo dei due versi di trasmissione), il sistema di gestione ha pre-calcolato le vie di protezione che condividono la stessa porzione di rete tra i nodi B ed H e lo ha comunicato a tutti i nodi coinvolti. AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale che decina di secondi, perché deve essere coinvolto il si stema di g esti o n e c he identifica un nuovo percorso e richiede agli apparati di C B A B C A realizzarlo. Come si può vedere quindi da questa prima analisi semplificata del comportamen to del l a Fast F E D E F D Restoration, l’obiettivo di contenimento contemporaneo dei tempi di ripristino del servizio e della quantità di risorse trasmissive da I H G H I G allocare si ottiene prendendo il meglio della protezione SNCP e della restoration. Della SNCP si usa la Circuito C-I Funzione di duplicazione velocità di reazione al guasto e la sua tipica configuraCircuito A-G Funzione di selezione zione da estremo a estremo Risorse di protezione (protezione di percorso) mentre della restoration si usa il principio di condiviFIGURA 4› Descrizione semplificata del meccanismo di Fast Restoration in caso di singolo guasto di rete. sione delle risorse. In genere tale meccanismo di protezione del traffico si Su ciascuno dei due circuiti è configurata (ma indica restoration pre-calcolata su base percorso n o n a tti v a ) u na prote zione SNCP re a li zzata (Pre-planned path restoration). Per avere un’idea mediante i due blocchi funzionali di duplicazione e anche intuitiva del perché il ripristino dell’intero selezione agli estremi del collegamento. A diffecollegamento da estremo a estremo può essere renza di quanto accade in una SNCP standard conveniente rispetto al ripristino della sezione (si però, sulla via di protezione non c’e’ connettività faccia riferimento al riquadro “Ripristino di sezione fintanto che non si verifichi il guasto. In altre parole e di collegamento”). i collegamenti di protezione sono pre-calcolati e Nel seguito dell’articolo saranno chiariti gli memorizzati all’interno dei singoli apparati ma non aspetti più importanti del funzionamento e dell’arrealizzati effettivamente e questo permette, evidenchitettura generale di sistema. temente, di condividere alcune risorse trasmissive (porte e connessioni in matrice sugli apprati ODXC 3. Il modello di rete e transponder sui sistemi DWDM) aumentando l’efficienza economica del meccanismo di ripristino L’introduzione dei meccanismi di Fast del traffico. Restoration nella rete trasmissiva ha reso necessaAl verificarsi del guasto sulla tratta D-G il nodo ria l’introduzione di una serie di entità nel modello di terminazione G, o meglio la sua funzione di di rete già esistente al fine di garantire la corretta selezione si accorge che il segnale che sta ricegestione della rete stessa. Quindi per poter comvendo non ha più le caratteristiche attese e, prendere i meccanismi sui quali si basa la Fast mediante segnalazione informa i nodi H, E e B di Restoration è necessario effettuare un’analisi detrealizzare le cross-connessioni necessarie a dare tagliata delle entità più importanti. Con riferimento continuità alla via di protezione; quindi la protealla figura 5 ciascuno dei tre ODXC (A, B e C) viene zione SNCP ripristina il traffico. Il tempo necessaindicato con il termine Network Element (NE) che r i o a c o m p l e t a re l ’ i n s i e m e d e l l e o p e r a z i o n i indica l’apparato trasmissivo sul cui controllore descritte è inferiore a 200 ms. sono stati caricati, oltre agli applicativi per la Contemporaneamente le risorse pre-pianificate gestione delle funzionalità tradizionali della rete per il percorso di protezione del circuito C-I venSDH, gli applicativi necessari per implementare i gono immediatamente ricalcolate (mentre il circuito meccanismi di Fast Restoration. C-I non sta perdendo traffico) e dopo qualche Per descrivere la connessione tra i vari NE si decina di secondi la protezione di C-I e’ nuovautilizzano l’Adiacenza che è la connessione diretta, mente pronta a intervenire in tempi dell’ordine delle a livello di grafo topologico tra due nodi ODXC, il centinaia di millisecondi. Link ASTN e il Link Cluster. Se, ancor prima che il guasto sulla tratta D-G Il Link ASTN (noto anche in letteratura come venga ripristinato, si verifica un nuovo guasto in Component Link) è la connessione tra due porte rete sul circuito A-G il ripristino del traffico avviene equipaggiate su due NE all’interno della rete (ad in tempi più lunghi, tipicamente dell’ordine di qual- NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 49 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale nee in termini di nodi di terminazione, di capacità trasmissiva, di identificativi SLRG e di costo amministrativo (vedremo più avanti il significato di questo A B C parametro). L’organizzazione gerarchica dei Link ASTN in Link Cluster consente di diminuire il numero di connessioni e quindi di semplifiLink di ASTN Link Cluster Link di Accesso care il grafo di rete impieNetwork Porte di Restoration Porte di Accesso Element gato dagli algoritmi di Adiacenza i n s t r a d a m e n t o e d i re instradamento. Il Link di Accesso è invece la connessione impiegata per l’accesso alla FIGURA 5› Schema di riferimento per le entità associate alle connessioni tra apparati. rete e viene originato su una porta dell’apparato cliente e esempio la connessione tra due porte STM-16 di terminato su una porta dell’apparato all’interno due apparati ODXC). Ad ogni Link ASTN viene della rete. assegnato un Costo Amministrativo, impiegato Il SRLG (Shared Risk Link Group - gruppo di link dagli algoritmi di instradamento e di reinstradaa rischio condiviso) è un identificativo assegnato mento, una Soglia per dividere la capacità trasmisad un Gruppo di Link che condividono una stessa siva del collegamento dedicata alla protezione da risorsa fisica. Ad esempio alle fibre ottiche affaquella dedicata all’esercizio ed un’insieme di idensciate in uno stesso cavo è assegnato uno stesso tificativi di SRLG (Shared Risk Link Group) che identificativo SRLG. In questo modo è possibile saranno descritti più avanti. rappresentare la condivisione del rischio di interruIl Link Cluster (noto anche in letteratura come zione di tutte le fibre ottiche appartenenti a quel TE Link) è un’entità logica costituita da un cavo; una sua interruzione equivale infatti all’interinsieme di Link ASTN con caratteristiche omogeruzione di tutte le fibre ottiche che lo costituiscono. RIPRISTINO DI SEZIONE E RIPRISTINO DI COLLEGAMENTO Si supponga di dover proteggere un singolo circuito dal nodo A al nodo G. Ci sono due modi di scegliere le risorse destinate a proteggerlo in caso di guasto: scegliendole da estremo a estremo (di percorso) oppure scegliendole aggirando i guasti (di sezione). Il fatto che le risorse assegnate per proteggerlo siano dedicate o condivise con altri circuiti non è importante ai fini di quanto si dirà. Per allocare correttamente le risorse di protezione è necessario verificare che per tutti i guasti che insistono sul circuito principale esistano le risorse necessarie per ripristinare il traffico. Nel caso di ripristino di percorso ciascuno dei tre guasti indicati in figura A 50 indicati i soli guasti di collegamento trasmissivo e non di nodo, le risorse allocate sia nel caso di ripristino di sezione sia nel caso di ripristino di collegamento sono sufficienti per resistere ai guasti di nodo C ed E. Dal disegno si evince facilmente che il ripristino di sezione alloca due sezioni in più (la C-D e la E-F) rispetto al quella di collegamento. Questo può essere generalizzato dicendo che in media il ripristino del collegamento da estremo a estremo tende a ridurre la quantità di risorse di protezione allocate. Di Circuito principale contro c’e però da dire Risorse di protezione nel caso di ripristino che, nel caso di restoradi percorso tion con un’elevata conRisorse di protezione divisione delle risorse di nel caso di ripristino protezione, un guasto di sezione singolo implica il reinstradamento di molti circuiti. può essere aggirato da un nuovo collegamento da estremo a estremo allocando risorse sul percorso A-B-D-FH-G. Al contrario nel caso di ripristino di sezione è necessario aggirare ciascun guasto girandogli intorno e allocando per il guasto 1 la sezione A-BD-C, per il guasto 2 la sezione C-D-FE e per il guasto 3 la sezione E-F-H-G. Si noti che, anche se nel disegno sono A B C D E F G H Guasto 1 Guasto 2 Guasto 3 FIGURA A› Tipologie di ripristino di un guasto. NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale Per meglio chiarire il concetto di SRLG si faccia riferimento all’esempio riportato in figura 6. I link che collegano i nodi B-D attraversano una serie di cavi e questa situazione di rete viene rappresentata attribuendo a ciascuno di questi cavi un SRLG; in particolare gli identificativi 6,7,8 e 5. Si osservi inoltre come sia presente un cavo in comune per i link che collegano i nodi C-D ed i link che collegano i nodi BD. Un guasto su tale cavo implica l’interruzione sia dei link che collegano i nodi B e D sia dei link che collegano i nodi C e D. Assegnando a ciascuno dei cavi un identificativo diverso è possibile quindi caratterizzare il grafo di rete in termini di rischio condiviso. In questo modo l’algoritmo di ricerca dei percorsi utilizza gli SRLG per calcolare instradamenti di protezione diversificati rispetto agli instradamenti di esercizio evitando che un guasto su un cavo condiviso provochi un’interruzione contemporanea di entrambe le vie. La scelta degli SRLG è fatta, ovviamente, attraverso un’analisi approfondita di tutte le risorse fisiche impiegate per il collegamento tra tutti i nodi ODXC coinvolti nella Fast Restoration. Nodo B SRL G=1 SRLG=6 SRLG=8 SRLG=7 SRLG=2 Nodo A Nodo C SRLG=3 SRLG=4 FIGURA 6› Gli SRLG: i gruppi di risorse fisiche a rischio condiviso. Quanto descritto finora serve a rappresentare la realtà fisica della rete; è necessario a questo punto, anche per disporre della terminologia adatta a comprendere meglio i meccanismi di Fast Restoration, descrivere brevemente le entità necessarie a rappresentare gli instradamenti all’interno della rete. Ad ogni instradamento realizzato con una sequenza di collegamenti tra nodi e cross-connessioni all’interno delle matrici dei nodi ODXC, è assegnata un’etichetta indicata con l’acronimo LSP (Label Switched Path). Esistono due diverse tipologie di LSP; una prima tipologia è rappresentata dagli LSP di esercizio (LSP-W - Worker) mentre la seconda tipologia è rappresentata dagli LSP di protezione (LSP-P - Protection). Gli LSP-W identificano le risorse di rete dedicate al trasporto del traffico di esercizio mentre gli LSP-P identificano le risorse di rete dedicate al trasporto delle protezioni per tale traffico. Nell’attuale implementazione delle funzionalità di Fast Restoration, gli LSP-W sono instradati in modo esplicito; in altre parole il percorso viene individuato in fase di pianificazione e di provisioning e non viene modificato dagli applicativi che gestiscono la Fast Restoration; una sua modifica può essere realizzata solo con l’intervento di un operatore. Gli LSP-P, al contrario, sono calcolati in modo dinamico nella fase di attivazione del circuito, qualora questo sia definito protetto, e ricalcolate in seguito alle variazioni di rete dovute a interruzioni, guasti, interventi programmati o introduzione di nuovi sistemi trasmessivi o di nuovi nodi ODXC. Gli LSP-W e i corrispondenti LSP-P ereditano inoltre la capacità trasmissiva dell’instradamento associato; in altre parole esistono LSP per flussi trasmissivi VC-4 e per tutti i gradi di concatenazione contigua da 4 a 64. Per poter caratterizzare completamente il generico circuito tra una coppia di ODXC è necessario introdurre un’altra entità che tenga conto sia degli instradamenti sia degli attributi necessari alla sua gestione quali ad esempio la tipologia di protezione richiesta (protetto con restoration, protetto 1+1 o non protetto) e gli stati dinamici (circuito sulla sua via di esercizio, circuito sulla sua via di protezione, circuito disservito). Tale entità è detta Optical Tunnel. Un Optical Tunnel non protetto è costituito da un solo LSP-W mentre un Nodo D Optical Tunnel protetto è SRLG=5 costituito da un LSP-W ed un LSP-P. In funzione della capacità trasmissiva del circuito sono ad oggi disponibili Optical Tunnel di tipo OT-1, OT-4, OT-16 e OT-64 rispettivamente per circuiti di tipo VC-4, VC4-4c, VC-4-16c e VC-4-64c. Saranno disponili Optical Tunnel in grado di trasportare circuiti con un formato conforme alla raccomandazione ITU-T G.709. Prima di descrivere i meccanismi che regolano la Fast Restoration è bene analizzare la catena gestionale implementata e descriverne i singoli applicativi. 4. La catena gestionale e il piano di controllo semi-distribuito L’introduzione del meccanismo di protezione del traffico basato sulla Fast Restoration ha reso necessario l’inserimento nella catena dei sistemi che garantiscono la gestione e l’esercizio della rete di trasporto di una serie di nuovi applicativi. NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 51 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale Conseguentemente è stato necessario modificare rico collegamento passante anche per la sottorete parte dei sistemi attuali sia per renderli in grado di degli ODXC (ad esempio un collegamento VC-4 gestire le risorse di rete con le nuove modalità generato a livello regionale e successivamente tralegate alla Fast Restoration sia per interfacciarsi sportato sulla rete nazionale) accedendo esclusicon i nuovi applicativi. Nella figura 7 è descritta la vamente ai punti di terminazione dell’Optical struttura della catena gestionale della rete di traTunnel. sporto di Telecom Italia. Per maggiori dettagli si faccia riferimento agli articoli [6] e [7]. Qui interessa evidenData Base ziare la presenza del nuovo SGSDH di rete applicativo ASTN-M (Automatic Switched Transport Network Manager) Routing EM reti SDH EM Arianna EM ODXC che rappresenta l’elemento ASTN Manager centralizzato regionali fondamentale per la realizza z i o n e d e l c osidde tto Controllo piano di controllo (Control Plane) semi-distribuito. In Segnalazione generale, ci si riferisce al Rete SDH distribuita Controllo ARIANNA Controllo piano di controllo come all’insieme delle entità comunicanti tra loro e Rete SDH REGIONALE responsabili della gestione delle connessioni di rete. Tali entità sono identificate Controllo Controllore di apparato ASTN = Automatic Switched Transport Network con processi applicativi che EM = Element Manager ODXC possono risiedere direttaODXC = Optical Digital Cross Connect SDH = Synchronous Digital Hierarchy mente nei controllori di SGSDH = Sistema di gestione SDH Collegamenti trasmissivi apparato oppure in macFlussi gestionali chine esterne; ciascuno di essi può controllare un unico apparato trasmissivo FIGURA 7› Architettura dei sistemi di gestione della rete di trasporto di Telecom Italia. o un gruppo di essi. La comunicazione tra le entità del piano di controllo deve essere garantita attraverso una rete di segnalaIl piano di controllo semi-distribuito permette zione fisicamente distinta o in parte coincidente inoltre di disporre di un database centralizzato della con la rete di trasporto e con la rete di supporto topologia di rete e delle risorse disponibili con ciò allo scambio di informazione tra gli apparati ed i semplificando la gestione operativa della rete e sistemi di gestione, DCN (Data Communication garantendo un allineamento costante con i dataNetwork). base di rete. Tale allineamento lo si ottiene facendo In generale, è possibile suddividere le funzioni in modo che ciò che viene descritto nei data base svolte dal piano di controllo in due classi: le funin fase di pianificazione e provisioning sia effettivazioni di segnalazione (signaling) e le funzioni di mente implementato in rete. Ad oggi l’unico modo instradamento (routing). per ottenere questo risultato è quello di suddividere L’attuale implementazione dei meccanismi di le risorse trasmissive in due sottoinsiemi: il sottoinFast Restoration prevede che il piano di controllo sieme controllato da SGSDH e quindi dai data base abbia una struttura semi-distribuita, intendendo di rete, e il sottoinsieme controllato da ASTN-M. In con ciò che le funzioni di instradamento e reinstraparticolare per ciascun Link ASTN e quindi per ciadamento in caso di guasto sono svolte a livello scuna sezione di multiplazione STM-N è stato centralizzato da ASTN-M mentre le funzioni di necessario identificare una soglia di suddivisione. segnalazione sono svolte in modo distribuito come Ad esempio aver assegnato soglia 32 ad un STMindicato in figura 7. 64 significa aver reso disponibile la metà delle Il principale vantaggio di una tale struttura risorse trasmissive di quella sezione di multiplasemi-distribuita consiste nel disporre di un’interzione per l’instradamento di LSP-W, che, come già faccia unica verso il SGSDH. Quest’ultimo infatti, anticipato, sono definiti in modo esplicito da attraverso la mediazione operata da ASTN-M, è in SGSDH. Le restanti risorse sono a completa dispogrado di gestire l’insieme degli apparati ODXC sizione di ASTN-M che può utilizzarle in modo dinacome un’unica sottorete: in fase di creazione mico e senza rendere conto di questo a SGSDH e decide l’instradamento principale e gli attributi dei quindi ai data base di rete. Tutto questo implica, circuiti mentre in fase di supervisione raccoglie ovviamente, che nei data base di rete è conservata tutte le segnalazioni che gli provengono da ASTNsolo l’informazione relativa all’instradamento di ciaM. In questo modo SGSDH può costruire il genescun LSP-W ma non degli LSP-P. 52 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale 4.1. Applicativi di gestione della Fast Restoration Con riferimento alla figura 8 ASTN Manager (ASTN-M) è un applicativo centralizzato in grado di svolgere le funzionalità relative della fase di acquisizione degli elementi di rete (Network Creation), di attivazione dei circuiti (Network Provisioning) e di attivazione dei meccanismi di Fast Restoration (Network Monitoring e Assurance). Al fine di centralizzare e di documentare agevolmente sui data base di rete le operazioni relative alla attivazione di circuiti, tale funzione, come già anticipato, è stata delegata ad SGSDH lasciando ad ASTN-M la gestione dei meccanismi di Fast Restoration. Affinché quanto deciso da ASTN-M possa essere effettivamente attuato dagli apparati è necessario che su di essi sia presente l’ASTN-E che memorizza tutte le informazioni relative agli LSP-W e i corrispondenti LSP-P. Per poter gestire ASTN-M con un Network Manager esterno, nel nostro caso SGSDH, è stato necessario prevedere un nuovo sistema di mediazione basato su protocollo SNMP. L’Agent SNMP, in una direzione, infatti, riceve i comandi da SGSDH-NM, li processa e li suddivide in una serie di richieste elementari eseguibili da ASTN-M e nell’altra processa i messaggi ricevuti da ASTN-M e li trasmette a SGSDH. L’SPQR Broker è il sottosistema dedicato alla gestione del protocollo SPQR (Signaling Protocol Quasi RSVP), concettualmente simile al protocollo RSVP-TE ma operante nel dominio OSI invece che nel dominio IP. Il protocollo SPQR garantisce la segnalazione tra i vari apparati e tra questi e ASTN-M. Il Broker, in una direzione, riceve i comandi da ASTN-M (attivazione/disattivazione nuovi LSP W/LSP P in fase di creazione di un circuito o della sua protezione), li processa e li suddivide in una serie di richieste elementari segnalati in rete attraverso la DCN ed eseguibili dai singoli apparati; nell’altra direzione processa i messaggi ricevuti da questi (allarmi di rete e conseguenti attivazioni della protezione) e li trasmette verso ASTN-M. Da ultimo l’interfaccia di gestione Q-Adapter tra SGSDH e l’Element Manager MV36, oltre ad eseguire le funzioni tradizionali della rete di trasporto SDH, provvede a segnalare a ASTN-M la disponibilità delle risorse di rete. In particolare provvede a segnalare la configurazione e lo stato degli apparati, delle porte e delle risorse trasmissive. Gli algoritmi di reinstradamento implementati da ASTN-M si basano sull’immagine dello stato della rete presentata dall’interfaccia del Q-Adapter. Ogni qualvolta ASTN-M provoca una variazione di rete, ad esempio un reinstradamento di un LSP-P o l’esecuzione di un comando operatore, allinea lo stato delle risorse coinvolte in tale mutamento sui data base del Q-Adapter. La cooperazione tra gli applicativi sopra descritti permette lo svolgersi delle funzionalità di Fast Restoration. Per esaminare con un certo dettaglio il flusso di informazioni che sono scambiate tra un applicativo ad un altro si prenderà in esame SGSDH Agent SNMP Q Adapter ASTN Manager EM (MV36) SPQR Broker SPQR ASTN-E SPQR ASTN-E SPQR ASTN-E ASTN EM SGSDH SNMP SPQR = = = = = SPQR ASTN-E Automatic Switched Transport Network Element Manager Sistema di gestione SDH Simple Network Management Protocol Signalling Protocol Quasi RSVP FIGURA 8› Sistemi di gestione coinvolti nella Fast Restoration. l’attivazione di un generico Optical Tunnel protetto. La richiesta di attivare un Optical Tunnel protetto, precedentemente inserita dall’operatore su SGSDH, viene inviata da quest’ultimo all’agent SNMP. Tale richiesta definisce gli apparati estremi e le porte di terminazione tra le quali deve essere creato l’Optical Tunnel ed una serie di attributi quali il livello di concatenazione contigua e la tipologia di protezione; inoltre segnala per intero il percorso del solo LSP-W identificando gli apparati e le porte che costituisono il suo instradamento. L’Agent SNMP suddivide le informazioni ricevute da SGSDH-NM in una serie di comandi elementari eseguibili da ASTN-M. Una volta terminata questa fase ASTN-M crea una nuova entità di tipo OT, un LSP-W di cui conosce il percorso ed una nuova entità di tipo LSP-P di cui conosce per ora solo la tipologia di protezione (ad esempio protetto con fast Restoration). Questa prima fase si svolge in modalità locale e non viene scambiata nessuna informazione con l’applicativo SPQR Broker e quindi con gli apparati di rete. Il motore di ricerca degli instradamenti (la PSE, si veda il riquadro “Architettura di ASTN-M”) tenta di calcolare quindi l’instradamento del LSP-P in base allo stato della rete in quel momento disponibile così come presentato da Q-Adapter. Il risultato di tale calcolo è l’LSP-P. Si noti che il processo potrebbe fallire perché le risorse di rete non consentono di trovare una protezione per il circuito. NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 53 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale ASTN-M comunica quindi all’Agent SNMP che ha concluso positivamente il calcolo e l’analisi di fattibilità dell’Optical Tunnel. A questo punto termina la fase locale ed inizia la comunicazione verso gli apparati. ASTN-M comunica al SPQR Broker le informazioni relative al nuovo Optical Tunnel, ai due nuovi LSP-W e LSP-P e l’indirizzo dell’unico nodo che dovrà conservare tali informazioni detto nodo Ingress. Ogni Optical Tunnel infatti è terminato su due apparati di cui uno è denominato nodo Ingress ed il secondo è denominato nodo Egress. Il nodo Ingress svolge funzioni di master nella gestione di tutte le operazioni riguardanti l’Optical Tunnel in quanto provvede alla comunicazione degli eventi verso SPQR Broker e quindi ASTN-M. L’applicativo SQPR Broker provvede poi a suddividere la richiesta di creazione proveniente da ASTNM in una richiesta di realizzazione delle cross-connessioni relative al LSP-W ed una richiesta di prenotazione delle cross-connessioni relative al LSP-P. In particolare SPQR Broker comunica al nodo Ingress l’instradamento della LSP-W; il nodo Ingress, una volta ricevuta la segnalazione la trasmette al secondo nodo mediante il protocollo SPQR e questo al terzo fino ad arrivare al nodo Egress che segnala all’SPQR Broker che le risorse necessarie per la realizzazione del LSP-W sono disponibili. Le operazioni svolte dall’SPQR Broker per l’LSP-P sono simili con la differenza che in questo caso le cross-connessioni sono solamente riservate ma non attivate. Una volta realizzate in rete i due LSP-W e LSP-P, SPQR Broker comunica a ASTN-M l’esito positivo dell’operazione. ASTN-M comunica a sua volta l’esito positivo della creazione verso l’Agent SNMP che lo inoltra a SGSDH-NM. 5. L’algoritmo di calcolo degli instradamenti L’algoritmo impiegato dal motore di ricerca degli instradamenti degli LSP utilizzato dall’applicativo ASTN-M si basa sull’algoritmo di Dijkstra che consente di calcolare, a partire da un insieme di nodi e di adiacenze, il percorso minimo tra ogni coppia di nodi. L’algoritmo di Dijkstra minimizza la distanza tra ogni coppia di nodi misurandola in base ad un attributo associato ad ogni adiacenza genericamente indicato come costo. Il costo di un Optical Tunnel è la somma dei costi degli LSP che lo compongono: LSP-W e, nell’eventualità di Optical Tunnel protetto LSP-P. Il costo di un generico LSP è dato dalla somma del costo amministrativo e del costo di allocazione di una risorsa su un Link ASTN. Il costo amministrativo è l’unico costo che l’operatore di SGSDH può impostare e serve a dare un peso all’utilizzo del generico Link ASTN in fase di creazione della rete. Ad esempio nella rete Phoenix il costo amministrativo associato ai Link ASTN che passano sulla rete in fibra ottica a festoni è molto più alto del costo amministrativo associato agli altri link; ciò allo scopo di scoraggiarne l’impiego (si ricordi che i festoni sono colle- 54 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 gamenti in fibra sommersi e la riparazione di eventuali guasti prevede l’intervento di navi specializzate e quindi tempi molto lunghi). Il costo di allocazione di una risorsa su un collegamento, di contro, è valorizzato da ASTN-M al momento della creazione dell’LSP e dipende dallo stato di occupazione delle risorse (link ASTN e matrici) attraversate dall’LSP. Per tener conto dello stato di occupazione delle risorse si utilizza il meccanismo del Traffic Engineering che tende ad aumentare il costo di allocazione della generica risorsa al crescere del grado di occupazione delle risorsa stessa. Il Traffic Engineering, applicato all’occupazione del link cluster, favorisce instradamenti più lunghi, ma disponibili, in alternativa all’ottimale che attraversi però link cluster a rischio congestione. La riduzione della probabilità di blocco è implementata scoraggiando fortemente l’utilizzo di link cluster occupati oltre il 70-80%, ovvero incrementandone il costo di un contributo funzione dell’occupazione. Analogamente il Traffic Engineering di occupazione della matrice favorisce instradamenti più lunghi, ma disponibili, in alternativa all’ottimale che attraversi però nodi ODXC a rischio congestione. La riduzione della probabilità di blocco viene implementata scoraggiando fortemente l’utilizzo di nodi la cui matrice risulti occupata oltre il 70-80% della propria capacità, ovvero incrementandone il costo di un contributo funzione dell’occupazione. Nella fase di valorizzazione di allocazione di una risorsa si tiene conto inoltre di quanto l’impegno di quella risorsa pregiudichi l’utilizzo futuro della risorsa stessa. Si supponga ad esempio di confrontare il costo di allocazione di un VC4 su un link STM-64 vuoto rispetto al costo di allocazione dello stesso VC4 su un STM-16 occupato da tre VC-44c. Nel primo caso l’allocazione del VC4 pregiudicherebbe l’uso del STM-64 per l’instradamento di un LSP relativo ad un OT-64 mentre nel secondo si pregiudicherebbe l’instradamento di un solo (e meno pregiato) OT-4. Evidentemente ASTN-M tende a favorire, modificando opportunamente il costo di allocazione, la seconda situazione. Il costo finale dell’Optical Tunnel, come già detto, è dato dalla somma dei costi degli LSP che lo compongono. Nel caso di Optical Tunnel protetto i l co sto è dato dal l a so mma del co s t o del’LSP-W, del’LSP-P e da un extra-costo che tiene conto del rispetto dei criteri di diversificazione impostati al momento di creazione dell’Optical Tunnel. Per chiarire questo punto è bene ricordare che la diversificazione (Diversity) è un attributo impostato dall’operatore in fase di attivazione dell’Optical Tunnel attraverso il quale è possibile scegliere il grado di diversità tra le risorse impegnate nell’instradamento della LSP-W e le risorse impegnate dall’instradamento della LSP-P. Tale attributo è di fondamentale importanza per garantire che un singolo guasto in rete non causi il disservizio contemporaneo del LSP-W e del LSP-P con una conseguente indisponibilità del circuito per il tempo necessario al ricalcolo di una nuova protezione (LSP-P). Sono possibili tre diverse tipologie di AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale Diversità: di link, di nodo e di SRLG. La diversità di link garantisce che tra l’LSP-W e l’LSP-P non ci siano link ASTN in comune; la diversità di nodo garantisce che tra l’LSP-W e l’LSP-P non ci siano né nodi né link ASTN in comune; infine la diversità di SRLG garantisce che tra l’LSP-W e l’LSP-P non ci siano nodi, link o SRLG in comune. L’aggiunta dell’extracosto sopra indicato serve quindi a scoraggiare l’adozione di LSP-P che non soddisfino i criteri di diversificazione impostati. 6. I meccanismi di protezione del traffico A LSP W 1 A LSP W LSP P E 2 B F E 1 B F G D G LSP P C D C Nessuna azione intrapresa. Traffico disservito. LSP W attivato LSP P attivato e non condiviso da altri Optical Tunnel LSP = Label Switched Path P = Protection W = Worker FIGURA 9› Esempio di protezione SNCP. La descrizione delle funzionalità della rete di Fast Restoration svolta nei precedenti paraSi osservi che in questo caso sono direttamente grafi di questo articolo ha preso in esame un genegli apparati F ed A a rilevare il guasto e ad effettuare rico Optical Tunnel protetto senza entrare nel dettala protezione e non è richiesto alcun intervento ad glio delle diverse tipologie di protezione disponibili. ASTN-M che viene successivamente informato delSi supponga invece di dover realizzare un l’avvenuta commutazione. A fronte di un secondo Optical Tunnel protetto. Per esso ASTN-M rende guasto, quando ancora il primo non sia stato ripadisponibili le seguenti modalità di protezione: prorato, il traffico non può essere più protetto. tetto SNCP (SNCP Protected), protetto con restoLa protezione mediante restoration statica preration statica pre-pianificata (Static pre-planned pianificata, rappresentata nella figura 10, è simile alla restoration), protetto con restoration dinamica preprecedente con la differenza che l’LSP-P può essere pianificata (Dynamic pre-planned restoration) e condiviso con altri Optical Tunnel. Al momento delprotetto con restoration dinamica non prepianifil’attivazione infatti l’LSP-P è riservata ma non atticata (On the fly). Per ciascuna di queste protezioni vata. Nel caso in cui la LSP-W diventa indisponibile si prevede inoltre il meccanismo di reversione (prola LSP-P è attivata. Quindi, a valle del primo guasto tezione revertive) che permette al traffico di tornare sulla tratta A-F, il traffico tra i nodi A e F è instradato sulla LSP-W non appena questa sia tornata disposulla LSP-P tra i nodi F, E e A. Se queste risorse nibile (ad esempio in seguito alla riparazione di un erano condivise con altre protezioni (LSP-P) di altri guasto). Il ritorno all’LSP-W avviene dopo un Optical Tunnel protetti con la medesima modalità, tali tempo prefissato detto “Wait to restore” necessario protezioni non saranno ricalcolate ed i corrispondenti ad evitare eventuali oscillazione dell’instradamento Optical Tunnel risulteranno quindi non protetti per (tra LSP-W e LSP-P) dovuto ad allarmi fluttuanti. Il tutto il tempo necessari a riparare il primo guasto. Si meccanismo della reversione serve a garantire, per osservi che anche in questo caso ASTN-M è succesquanto possibile, l’ottimalità nell’uso delle risorse sivamente informato dell’avvenuta commutazione e, in quanto tende a mantenere il traffico lungo i pera fronte di un secondo guasto, il traffico non può corsi pianificati e quindi a costo minimo. essere più protetto. Per completezza c’è da dire che è disponibile anche la modalità non protetta (Unprotected). A A La protezione SNCP, rappresentata in figura 9 è simile alla classica protezione LSP W LSP W LSP P 2 S D H : a l m o m e n t o d e l l a c re a z i o n e E B E B 1 1 d e l l ’ O p t i c a l Tu n n e l s i a l ’ L S P - W s i a Nessuna F F azione l’LSP-P sono attivati e resi disponibili. G G intrapresa. LSP P Le risorse impiegate per l’LSP-P non Traffico D C D C disservito. possono quindi essere condivise con a l t r i O p t i c a l Tu n n e l . L a d i ff e re n z a rispetto alla SNCP classica è che il perLSP W attivato c o r s o d i p ro t e z i o n e è c a l c o l a t o d a LSP P riservato e condiviso da altri Optical Tunnel ASTN-M e non impostato dall’operatore. LSP P attivato e non condiviso da altri Optical Tunnel A fronte di una interruzione del’LSP-W gli apparati realizzano la protezione LSP = Label Switched Path P = Protection SNCP come indicato in figura. Il tempo W = Worker di disservizio è pari al tempo di rilevazione del guasto e di commutazione FIGURA 10› Esempio di restoration statica pre-pianificata. sull’LSP-P quindi dell’ordine di qualche decina di millisecondi. NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 55 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale ARCHITETTURA DI ASTN-M GUI PSE Motore di ricerca dei path Client GUI Command Manager L’elemento centrale delAgent SNMP Java DataBase l’architettura dell’ASTN-M, Access come indicato in figura A, Q-Adapter è il C-MAN (Command Risorse di rete Manager) che implementa (memoria) SPQR Broker SLQ le procedure per la creaDataBase zione e la cancellazione dei circuiti e gestisce i processi di reinstradaGUI = Graphic User Interface mento per la protezione PSE = Path Selection Engine del traffico o per l’ottimizSNMP = Simple Network Management Protocol SPQR = Signalling Protocol Quasi RSVP zazione della rete. Il CSQL = Structured Query Language MAN coordina l’attività di tutti gli altri elementi dell’ASTN-M e gestisce le FIGURA A› Architettura di ASTN-M. comunicazioni verso l’Agent SNMP, la Q3-NE ed il modulo SPQR Broker. Il PSE (Path degli instradamenti necessari al Cverso il quale l’operatore può eseSelection Engine) provvede al calcolo MAN. La PSE ha un monitor attraguire dei comandi per verificare lo stato delle risorse di rete presenti nel C-MAN e per verificare la disponibilità di risorse degli instradamenti in rete. Le informazioni relative alla rete trasmissiva (apparati e collegamenti), ai circuiti e ai loro percorsi sono contenuti nel SQL Data Base mentre il coordinamento tra le componenti di ASTN-M e tra queste e SQL Data Base è realizzato dall’applicativo Java DataBase access. L’interfaccia per la gestione degli accessi al sistema, la creazione degli utenti e dei profili è la Client GUI mentre la NM GUI è un insieme di Java Server Pages. Di seguito sono riportate alcune maschere accessiFIGURA B› Maschera di visualizzazione dello stato di un Optical Tunnel. bili mediante la NM-GUI. In particolare nella figura B In questo caso il tempo di disservizio conseg u e n t e a l p r i m o g u a s t o è s u p e r i o re a l c a s o SNCP in quanto è necessario attendere, oltre alla rilevazione del guasto e alla commutazione del traffico, anche la propagazione della segnalazione che attiva le cross-connessioni lungo l’LSP-P fino a quel momento soltanto riservate. 56 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 Tipicamente questo tempo è inferiore a duecento millisecondi. La protezione mediante restoration dinamica pre-pianificata, rappresentata in figura 11, si differenzia dalla precedente per il fatto che gli LSP-P sono ricalcolati a seguito di ogni ulteriore guasto fino all’esaurimento delle risorse trasmissive. Al AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale è riportata la maschera riassuntiva di un Optical Tunnel di livello 1. Si noti lo stato operazione verde (OT-1 sul suo LSP-W e LSP-P disponibile), le informazioni topografiche (sorgente e destinazione) e lo stato di recovery della SNCP (in questo caso è “non richiesto” cioè la protezione SNCP non è attivata). Il Diario degli eventi è riportato in figura C ed elenca le variazioni di stato degli LSP e degli Optical Tunnel. Infine, nella figura D si riporta la maschera che riassume tutte le informazioni relative ad un Link Cluster. Si noti, ad esempio, il campo relativo all’identificativo SRLG (che in questo caso è una sequenza di interi separati da virgola) e il campo relativo al costo amministrativo. FIGURA C› Diario degli eventi. FIGURA D› Maschera riassuntiva di un Link Cluster. momento dell’attivazione dell’LSP-W, l’LSP-P è riservata ma non attivata. Nel caso in cui la LSPW diventa indisponibile la LSP-P è attivata. Quindi, a valle del primo guasto sulla tratta A-F, il traffico tra i nodi A e F è instradato sulla LSP-P tra i nodi F, E e A. A differenza della restoration statica se queste risorse erano condivise con altre protezioni (LSP-P) di altri Optical Tunnel protetti con la medesima modalità, tali protezioni sono nuovamente ricalcolate ed i corrispondenti Optical Tunnel risultano quindi nuovamente protetti. Si osservi che in questo caso ASTN-M è informato dell’avvenuta commutazione solamente a fronte del primo guasto. Per tutti i guasti suc- NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 57 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale cessivi al primo ASTN-M non solo è informato dell’evento ma ricalcola il nuovo LSP-P che è comunicato all’SPQR Broker e quindi agli apparati. Come indicato nella figura 11 il processo può essere iterato per un numero di guasti che dipende solamente dalla quantità di risorse disponibili per la protezione. A A A LSP W LSP W 1 guasto su LSP-W (nel disegno sulla tratta A-F) comporta un disservizio inferiore a 200 ms. Questo tempo è la somma del tempo di rilevazione del guasto, della propagazione della segnalazione in rete necessaria ad attivare le cross-connessioni dell’LSP-P, fino ad allora solamente riservate, l’attivazione delle medesime cross-connessioni e alla LSP W 2 LSP P E B 2 E 1 B F F B F G D E LSP P 1 G LSP P G D C C D C Il processo prosegue fino all’esaurimento delle risorse LSP-W attivato LSP = Label Switched Path P = Protection W = Worker LSP-P riservato e condiviso da altri Optical Tunnel LSP-P attivato e impegnato dal traffico FIGURA 11› Esempio di restoration dinamica pre-pianificata. Analogamente, se è l’LSP-P ad essere disservita, con l’Optical Tunnel instradato ancora sul LSP-W, ASTN-M calcola immediatamente un nuovo instradamento lo comunica agli apparati mediante l’SPQR Broker e lo riserva in rete senza disservizio. Infine, se ambedue gli LSP-W e LSP-P sono disserviti, ASTN-M ricalcola ed attivata una nuova LSP-P su cui instradare l’Optical Tunnel. In questo caso il disservizio è limitato al tempo necessario al calcolo, alla segnalazione del nuovo LSP-P in rete ed al tempo di creazione delle nuove cross-connessioni. Per quanto detto finora i tempi di disservizio associati ai guasti sull’LSP-W sono funzione dall’ordine di arrivo dei guasti. In altre parole il primo commutazione del traffico dal LSP-W al LSP-P. Tutti i guasti successivi al primo (come quello indicato nel disegno sulla tratta A-E) comportano l’intevento di ASTN-M che, come detto, deve calcolare un nuovo instradamento per un nuovo LSP-P. In questo caso i tempi di disservizio sono dell’ordine di qualche decina di secondi. L’ultimo meccanismo di protezione disponibile (figura 12) è la restoration dinamica non prepianificata (On the fly). Al momento della creazione dell’Optical Tunnel è calcolata e attivata solo l’LSP Worker. Nel caso in cui tale LSP-W diventa indisponibile è calcolata e attivata una nuova LSP-W. In questo caso non esiste alcun meccanismo di prenotazione delle risorse per la protezione. Per tutti i guasti è necessario l’intevento di ASTN-M. A A A LSP W 2 1 E B 1 2 E B F F G D C ELSP W B F LSP W G D LSP = Label Switched Path W = Worker FIGURA 12› Esempio di restoration dinamica non pre-pianificata. 58 1 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 G C LSP W attivato D C Il processo prosegue fino all’esaurimento delle risorse AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale In questo caso i tempi di disservizio sono dell’ordine di qualche decina di secondi. Si osservi che tale meccanismo di protezione del traffico non è attualmente implementato sulla rete di Telecom Italia. Da ultimo si ricorda la modalità non protetta (Unprotected). In questo caso nessun meccanismo di protezione o restoration è previsto; solo l’LSP-W è attivato e nel caso in cui tale LSP-W diventa indisponibile nessuna azione viene intrapresa ed il traffico è disservito come indicato nella figura 13. Notiziario Tecnico [6], [7] e come inizio di una serie di attività che consentiranno una più stretta collaborazione tra il mondo IP e la rete trasmissiva o l’introduzione dei meccanismi delle priorità in grado di differenziare i circuiti in termini di accesso alle risorse di protezione. In questo primo articolo si è cercato di descrivere le componenti ed i meccanismi fondamentali che stanno alla base della rete di Fast Restoration, elementi ritenuti basilari per la comprensione dell’attuale e del futuro sviluppo di questa nuova tecnologia. A LSP W 1 — E BIBLIOGRAFIA B F G D C Nessuna azione intrapresa. Traffico disservito. LSP W attivato LSP = Label Switched Path W = Worker FIGURA 13› Esempio di Optical Tunnel non protetto. 7. Conclusioni In quest’articolo è stata presentata la nuova nuova rete di trasporto nazionale di Telecom Italia Phoenix. Lo nascita e lo sviluppo di tale rete si basa sulla sinergia tra il mondo del trasporto e della trasmissione tradizionale SDH ed il mondo delle reti dati basate sui protocolli Internet. Sono state esaminate le due componenti principali di Phoenix: i sistemi DWDM e, con maggiore dettaglio, i nuovi apparati ODXC. Nell’articolo è stata descritto il meccanismo di Fast Restoration come risultato della fusione tra la protezione di tipo SNCP, caratterizzata dall’elevata velocità di reazione al guasto, e il meccanismo di Restoration caratterizzato dalla capacità di instradamento dinamico dei flussi. Attraverso questo meccanismo è stato possibile migliorare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse di rete grazie all’elevato grado di condivisione delle risorse trasmissive ed all’utilizzo di sistemi con bit rate pari a 10 Gbit/s. È stato infine decritto il piano di controllo e la sua architettura di tipo semi-distribuito che vede nell’applicativo ASTN-M l’elemento fondamentale in grado di gestire l’insieme degli apparati ODXC come un’unica sottorete interfacciandosi con SGSDH-NM. L’articolo si pone come conclusione, in termini di effettiva realizzazione nella rete trasmissiva di Telecom Italia, di una serie di interventi apparsi sul [1] “GMPLS nelle reti ottiche di nuova generazione”, tratto da Notiziario Tecnico Telecom Italia, anno 11, n. 3, dicembre 2002, di G. Ferraris, F. M. Renon, G. Rossi, P. Salamandra [2] “Il nuovo backbone ottico di Telecom Italia”, Notiziario Tecnico Telecom Italia, anno 11 n. 2, settembre 2002, di P. Pagnan, G. Picciano, A. M. Langellotti [3] “La gestione del backbone di trasporto ottico”, Notiziario Tecnico Telecom Italia, anno 11 n. 2, settembre 2002, di P. Pagnan, G. Picciano [4] Pagnan P.; Aureli G.; “I sistemi DWDM: problematiche trasmissive e loro impatto sul progetto dei collegamenti”; Notiziario Tecnico Telecom Italia, anno 9, n. 2, ottobre 2000 [5] Pagnan P.; Aureli G.;”La rete di trasporto ottico OTN: stato dell’arte e prospettive”; Notiziario Tecnico Telecom Italia, anno 10, n. 1, aprile 2001 [6] Broccolini F.; Ciminari G.; Picciano G; “Il sistema di gestione della rete SDH di Telecom Italia”, Notiziario Tecnico Telecom Italia, anno 8, n° 2, ottobre 1998 [7] Broccolini F.; Ciminari G.; Picciano G; “Gestione degli apparati SDH”; Notiziario Tecnico Telecom Italia, anno 8 numero 2, ottobre 1998 [8] “Interfaces for the optical transport network”, Racc. ITU-T G.709 [9] “Requirements for the automatic switched transport network”, Racc. ITU-T G.807 [10] “La rete di trasporto nazionale di Telecom Italia”, tratto da Notiziario Tecnico Telecom Italia, Anno 10 n. 1, aprile 2001, di G. Cosmo, G. D’Orazio NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 59 AUGUSTO › PAGNAN • Phoenix: la nuova rete di trasporto nazionale — ABBREVIAZIONI ADM ANSI ASTN ASTN-E ASTN-M ATM C-MAN DCN DWDM EM GMPLS GUI IETF IP ITU-T Add Drop Multiplexer American National Standards Institute Automatic Switched Transport Network ASTN Embedded ASTN Manager Asyncronous Transfer Mode Command Manager Data Communication Network Dense Wavelength Division Multiplexing Element Manager Generalised Multi Protocol Label Switching Graphic User Interface Internet Engineering Task Force Internet Protocol Internation Telecommunication Union Telecommunications LSP Label Switched Path LSP-P LSP Protection LSP-W LSP Worker MS-Spring Multiplex Section Shared Protection Ring NE Network Element ODU Optical Data Unit ODXC Optical Digital Cross Connect OT-1 Optical Tunnel di livello 1 (155 Mbit/s) OT-4 Optical Tunnel di livello 4 (622 Mbit/s) OT-16 Optical Tunnel di livello 16 (2,5 Gbit/s) OT-64 Optical Tunnel di livello 64 (10 Gbit/s) OTH Optical Transport Hierarchy PDH Plesiochrnous Digital Hierarchy PSE Path Selection Engine RED Ripartitore Elettronico Digitale RSVP-TE Reservation Protocol - Traffic Engineering RTO Rete di Trasporto Ottico SDH Synchronous Digital Hierarchy SGF Sistema Gestione Flussi SGSDH Sistema di Gestione SDH SLRG Shared Link Risk Group SNCP Subnetwork Conncetion Protection SNMP Simple Network Management Protocol SONET Synchronous Optical NETwork SPQR Signalling Protocol Quasi RSVP SQL Structured Query Language STM-1 Synchronous Transport Module di livello 1 ( 155 Mbit/s) STM-4 Synchronous Transport Module di livello 4 (622 Mbit/s) STM-16 Synchronous Transport Module di livello 16 (2,5 Gbit/s) STM-64 Synchronous Transport Module di livello 64 (10 Gbit/s) STM-N Synchronous Transport Module di livello N 60 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 13 n. 2 - Dicembre 2004 VC-4 VC-4-4c VC-4-16c VC-4-64c VCAT Virtual Contrainer di livello 4 (155 Mbit/s) Virtual Contrainer concatenato di livello 4 (622 Mbit/s) Virtual Contrainer concatenato di livello 16 (2,5 Gbit/s) Virtual Contrainer concatenato di livello 64 (10 Gbit/s) Virtual Concatenation S e r g i o A u g u s t o si è diplomato in telecomunicazioni nel 1982; assunto in Telecom Italia nel 1983 si è occupato di valutazioni tecnico-economiche di nuove tecnologie nella rete trasmissiva a lunga distanza presso la Linea Centrale Pianificazione. Dal 1990 lavora sulle nuove tecnologie e sistemi per la rete di accesso a larga banda presso la Linea Centrale Tecnologie ed Architetture. Dal 1997 si occupa della redazione di specifiche e norme tecniche di apparati trasmissivi SDH e DWDM. Attualmente cura le attività di test della nuova rete Phoenix nell’ambito della funzione Network Services. Piergiorgio Pagnan si è laureato in Ingegneria Elettronica presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”. Dopo una esperienza in qualità di ricercatore nell’ambito delle reti ottiche in Ericsson Telecomunicazioni, nel 1995, è entrato in Telecom Italia dove ha condotto valutazioni tecnico-economiche di soluzioni alternative per le reti d’accesso a larga banda. Dal 1997 si occupa dell’industrializzazione di apparati e sistemi per la Rete di Trasporto Ottico (OTN). Coordina oggi le attività di industrializzazione degli apparati di trasporto ottico (metro DWDM, DWDM long haul e ODXC) presso la funzione Network Engineering.