Prendi la tua croce e seguimi
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Prendi la tua croce e seguimi
“Prendi la tua croce e seguimi!” venerdì santo 2013 La preghiera comunitaria del venerdì santo di quest’anno, come comunità pastorale “Madonna alla Rovinata”, la vogliamo vivere alla luce di questo titolo che riprende la frase di Gesù riportata dal Vangelo di Marco: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (8,34). È certamente uno dei detti più conosciuti di Gesù, ma è anche una dei più espressivi del suo messaggio. Troviamo in queste parole tutta la forza del messaggio esigente di Gesù, che ci invita a prendere la nostra croce! Possiamo anche trovarci spaventati dalla richiesta di Gesù: parlare di croce richiama - quanto meno - qualcosa che istintivamente fuggiremmo. Nessuno prende una croce volentieri, neanche o soprattutto, la propria. Prendere la croce pare comunque una condizione obbligatoria per seguire Gesù. L’andare dietro a Gesù vuol dire essere suoi discepoli: un modo diverso e più vero per dire l’essere cristiani. Conviene ora leggere, per capire meglio il senso, tutto il brano di Vangelo, che contiene la nostra frase. 34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. 36Infatti quale vantaggio c'è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? 37Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? 38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi". Siamo nel cuore del Vangelo di Marco. Gesù è stato appena riconosciuto da Pietro come il Cristo, il Messia (8,29). Gesù, da parte sua, aveva rivelato l’esito della sua missione: molto soffrire, essere riprovato, venire ucciso e dopo tre giorni risuscitare (8,31). Gesù spiega che nella sua missione non c’è spazio per potenza e gloria, ma – al contrario – la croce. L’invito a prendere la croce appare meglio comprensibile alla luce della persona e della missione stessa di Gesù. Nello specifico se Gesù si avvia alla sua croce, è inevitabile che chi scelga di seguirlo debba incontrare nel proprio cammino la croce. Giacomo e Giovanni saranno richiamati a questo, quando avanzeranno la richiesta dei primi posti nel regno futuro regno di Gesù (Mc 10,35-39). Allora il messaggio appare nell’orizzonte completo: Gesù invita coloro che scelgono liberamente di seguirlo di assolvere alla duplice condizione di rinnegare se stessi e prendere la croce. Gesù dice in altre parole: se vuoi seguire me, che sto andando verso la croce, non puoi tralasciare lo stesso passaggio, non puoi cioè seguirmi a metà o solo quando le mie parole ti entusiasmano. In questa prospettiva la scelta del titolo della nostra serata non ci deve portare a parlare in primo luogo delle nostre croci, ma a porre la nostra attenzione sulla croce di Gesù. La prima (e vera) croce resta la sua. Se non seguiamo Gesù che va verso la sua croce, è inevitabili che le nostre croci, grandi o piccole che siano, le avremmo già scansate. Al contrario, il seguire Gesù fino alla croce, nasce dalla fiducia in lui: se ci chiede di arrivare alla sua croce è perché essa avrà un esito positivo e di salvezza. Se scegliamo, sulle sue parole, di prendere la nostra croce, è perché ci fidiamo che Lui non la scaricherà come un peso sulle sole nostre spalle. In concreto. Nella sera del venerdì santo, alternati dai canti e dalle meditazioni musicali proposte dai nostri cori, vogliamo portare davanti alla comunità le croci dei singoli “gruppi” o delle fasce di età delle nostre parrocchie. Ogni croce sarà accompagnata da una breve riflessione, che spieghi il senso dell’immagine portata. Richiamando quanto sopra è stato detto circa il titolo della sera, mi pare che: la riflessione debba in primo luogo portare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, i giovani, gli adulti e i più adulti non a dire o descrivere la propria croce, intesa come fatica o sofferenza (rischieremmo di replicare, almeno in parte, la meditazione già proposta sui testi del beato Giovanni Paolo II). Riterrei migliore raccontare come ciascuno di noi, in questo momento della sua vita, vede la croce di Gesù, quale messaggio o valore vi ritrova, che cosa Gesù gli pare dica dalla croce. Siamo ai piedi della croce di Gesù: che messaggio io vi trovo? Solo così la nostra croce, anche quella che scopriamo dover portare dietro a Lui, non appare solo da fuggire. La croce che ogni gruppo realizzerà, come meglio riterrà opportuno, presenterà non in forma di parole, ma di simbolo il senso della propria riflessione. Si può costruire la croce, oppure crearla con un insieme di persone, di oggetti (lumini…), secondo la fantasia e il senso che ogni gruppo ideerà.