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Studi biblici – Past. Francesco Zenzale
La maturità spirituale
Il Nuovo Testamento chiarisce molto bene che la volontà di Dio per ogni credente è la maturità spirituale.
Egli vuole che cresciamo. Paolo, in Efesini 4:14-15, ha scritto: «Affinché non siamo più come bambini
sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina [...], ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in
ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo».
Il fine ultimo della nostra crescita spirituale è diventare simili a Gesù. Il piano di Dio per noi sin dall'inizio è
stato di farci diventare come suo Figlio. «Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere
conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Romani 8:29). Dio
vuole che ogni credente sviluppi il carattere di Cristo» (Cfr. Efesini 4:12; 2Corinzi 4:12).
La domanda cruciale, allora, è: Come avviene la crescita spirituale? Come si matura in Cristo?
1. La crescita spirituale non è automatica ma intenzionale.
La crescita spirituale non avviene automaticamente una volta salvati, anche se si frequentano i servizi
regolarmente. Le chiese sono piene di persone che hanno frequentato servizi per tutta la vita, eppure sono
neonati spirituali. Un membro assimilato non è un membro maturo. Ė importante avviare il processo di
maturazione che consiste nell’inculcare nelle persone le giuste abitudini per la maturità spirituale.
La crescita spirituale non è automatica nemmeno col passare del tempo. L’autore della lettera agli Ebrei ha
notato con tristezza: «Infatti, dopo tanto tempo dovreste già essere maestri; invece avete di nuovo bisogno
che vi siano insegnati i primi elementi degli oracoli di Dio; siete giunti al punto che avete bisogno di latte e
non di cibo solido» (Ebrei 5:12).
Milioni di cristiani sono invecchiati senza mai essere cresciuti, pertanto la crescita spirituale è intenzionale.
Richiede una scelta semplice e sincera; impegno e sforzo per crescere.
Filippesi 2:12-13 dice: «Adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti, è Dio
che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo». Notiamo che dice «adoperatevi»,
non «lavorate per» la vostra salvezza. Non c'è niente che si possa aggiungere a quanto Cristo ha fatto per la
nostra salvezza. Paolo in questi versetti sta parlando della crescita spirituale a persone che sono già salvate.
Il punto importante è che Dio ha una parte nella nostra crescita, ma ce l'abbiamo anche noi.
Diventare simili a Cristo è il risultato dell'impegno che abbiamo preso. Noi diventiamo tutto quello a cui ci
dedichiamo! Senza un preciso impegno a crescere, ogni crescita sarà casuale e non intenzionale. La
crescita spirituale che conduce alla maturità inizia con il tipo d'impegno descritto in Romani 6:13:
«Presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a
Dio».
2. La maturità spirituale non è mistica e non riguarda solo una cerchia ristretta di credenti, ma è
molto pratica.
Per molte persone oggi, il termine "spiritualità", richiama alla mente l'immagine di qualcuno con una veste
bianca, seduto in posizione yoga, che brucia incenso e che canta "ommmmm" con gli occhi chiusi. Oppure ai
mistici cristiani ed ai monaci che si escludono dal mondo reale, sottoponendosi ai rigori della povertà, della
castità e della solitudine. La crescita spirituale è molto pratica. Ogni credente può arrivare alla maturità se lui
o lei svilupperà le abitudini necessarie alla crescita spirituale.
Paolo spesso paragonava l'addestramento alla vita cristiana con il modo di stare in forma degli atleti. Io amo
la parafrasi di 1 Timoteo 4:7: «Sforzati ed usa il tuo tempo per mantenerti spiritualmente in forma». Il
sentiero per la forma spirituale è pratico quanto quello della forma fisica.
Chiunque può diventare fisicamente in buona forma se pratica regolarmente certi esercizi e mantiene delle
abitudini salutari. Allo stesso modo, la buona forma spirituale è semplicemente questione d'imparare certi
esercizi spirituali e di essere disciplinati nel praticarli finché diventino abitudini. Il carattere si forma secondo
le abitudini che sviluppiamo.
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3. La maturità spirituale non è istantanea, ma un processo spirituale che richiede tempo.
Questa è un'idea popolare sbagliata. E ovvio dai titoli di alcuni libri cristiani best-seller che molti cristiani
almeno sperano che sia vero. I libri che promettono “quattro facili passi per la maturità” o "La chiave per la
santità istantanea" rafforzano il mito che il carattere cristiano si può acquisire in una notte. Anche se esistono
il caffè istantaneo, il purè di patate istantaneo, e persino metodi dimagranti istantanei, non esiste la maturità
spirituale istantanea.
La crescita spirituale è un processo che richiede tempo. Proprio come Dio ha consentito che Giosuè e gli
Israeliti prendessero possesso della terra «a poco a poco» (Deuteronomio 7:22), allo stesso modo egli usa
altri processi graduali di cambiamento per sviluppare in noi l'immagine di Cristo. Non ci sono scorciatoie per
la maturità. Ė un processo lento. Efesini 4:13 dice: «Fino a che tutti giungano... allo stato di uomini fatti,
all'altezza della statura perfetta di Cristo». Dire che la maturità è una destinazione alla quale si arriva, implica
un viaggio. Nonostante il nostro desiderio di accelerare il processo, la crescita spirituale è un viaggio che
dura tutta la vita.
4. La maturità spirituale non si misura in base a ciò che si conosce e si crede, ma si dimostra con il
comportamento.
Molte sono coloro che valutano la maturità spirituale unicamente sulla base di quanto bene si riescano a
identificare i personaggi della Bibbia, interpretare i passi biblici, citare i versetti e spiegare la teologia biblica.
L’abilità nel dibattito dottrinale è considerata da alcuni come la prova ultima di spiritualità. Tuttavia, mentre la
conoscenza della Bibbia è fondamentale per la maturità spirituale, non è l'unica unità di misura.
La vita cristiana non è solo una questione di credenze e di convinzioni; include anche la condotta e il
carattere. Le credenze devono essere confermate dal comportamento. Le nostre opere devono essere
coerenti con le nostre idee e la professione di fede.
Il Nuovo Testamento insegna ripetutamente che le nostre azioni ed i nostri atteggiamenti rivelano la nostra
maturità più delle nostre affermazioni. Giacomo 2:18 dice schiettamente: «Mostrami la tua fede senza le tue
opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede» (corsivo aggiunto). Giacomo ha anche detto: «Chi fra
voi è saggio e intelligente? Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e
saggezza» (Giacomo 3:13). Se la fede non ha cambiato il nostro stile di vita, la nostra fede non vale molto.
Gesù ha detto: «Li riconoscerete dai loro frutti» (Matteo 7:16). Sono i frutti, non la conoscenza, che
dimostrano la maturità di una persona. Se noi non mettiamo in pratica quello che sappiamo, stoltamente
«costruiamo una casa sulla sabbia» (vedi Matteo 7:24-27). La conoscenza biblica è solo una dimensione
della crescita spirituale.
5. La crescita spirituale non è una questione privata e personale. I cristiani hanno bisogno di
relazioni per crescere.
Noi non cresciamo nell'isolamento; maturiamo nel contesto della comunione. L’idolatria dell'individualismo
nella cultura occidentale ha influenzato anche il modo in cui consideriamo la crescita spirituale. La maggior
parte degli insegnamenti formativi tendono a essere centrati sulla persona, senza nessun riferimento alla
relazione con altri cristiani. Questo è assolutamente non biblico e ignora molta parte del Nuovo Testamento.
Ebrei 10:24-25 dice: «Facciamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci all'amore e alle buone opere, non
abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più
che vedete avvicinarsi il giorno». Dio vuole che cresciamo in una famiglia.
La Bibbia insegna che la comunione non è facoltativa per i cristiani; è obbligatoria. I cristiani che non hanno
relazioni d'amore con altri credenti disobbediscono ai comandamenti di «amarsi l'un l'altro» dati nella Parola
di Dio.
Giovanni ci dice che la prova che stiamo camminando nella luce è che abbiamo «comunione l'uno con
l'altro» (1 Giovanni 1:7). Se non abbiamo comunione regolare con altri credenti dobbiamo seriamente
chiederci se stiamo veramente camminando nella luce. Giovanni suggerisce poi che dovremmo chiederci se
siamo veramente salvati se non amiamo gli altri credenti. «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla
vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte» (1 Giovanni 3:14).
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La qualità della nostra relazione con Cristo si può vedere dalla qualità della nostra relazione con gli altri
credenti. «Chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto» (1 Giovanni 4:20).
Notate che Giovanni dice: "Non può". Ė impossibile amare Dio se non si amano i suoi figli.
6. Tutto ciò di cui hai bisogno per crescere non sono gli studi biblici, ma l’esperienza, ovvero la
testimonianza.
Molte comunità più che chiese sono «aule scolastiche». Queste chiese tendono a essere orientate
sull'emisfero cerebrale sinistro: sul lato cognitivo. Enfatizzano l'insegnamento del contenuto della Bibbia e
della dottrina, ma danno poca importanza, se non nessuna, allo sviluppo emotivo, sperimentale e relazionale
dei credenti. Tutto ciò di cui hai bisogno per essere spiritualmente maturo, dice una ben nota «chiesa aula
scolastica», è avere «la dottrina nel tuo lobo frontale».
La verità è questa: sono necessarie varie esperienze con Dio per produrre maturità spirituale. La maturità
spirituale genuina significa avere un cuore che adora e loda Dio, che costruisce con gioia relazioni d'amore,
che mette i propri doni e talenti al servizio degli altri e condivide la propria fede con i perduti. Qualsiasi
strategia della chiesa per portare le persone alla maturità deve includere tutte queste esperienze:
adorazione, comunione, studi biblici, evangelizzazione e ministero. In altre parole, la crescita spirituale
avviene partecipando a tutti i cinque propositi della chiesa. I cristiani maturi fanno di più che studiare la vita
cristiana, la sperimentano.
Eliminando ogni esperienza dal processo per la crescita cristiana, si rimane con un credo sterile e
intellettuale che può essere studiato, ma non praticato con gioia.
Deuteronomio 11:2 dice: «Riconoscete oggi quel che i vostri figli non hanno conosciuto né visto».
L’esperienza è un grande insegnante. Infatti, ci sono lezioni che si possono imparare solo con l'esperienza.
Mi piace la parafrasi di Proverbi 20:30: «A volte servono esperienze dolorose per farci cambiare».
Gene Getz, insegnante biblico, affermava: «Lo studio biblico da solo non produce spiritualità. Infatti, produce
carnalità se non viene applicato e praticato». Ho scoperto che questo è proprio vero. Lo studio senza
servizio produce cristiani con atteggiamenti di giudizio e di orgoglio spirituale.
Se il Cristianesimo fosse una filosofia, allora la nostra attività primaria potrebbe essere lo studio. Ma il
Cristianesimo è una relazione e un modo di vivere. Le parole usate più spesso per descrivere la vita
cristiana sono amare, donare, credere e servire. Gesù non ha detto: «Sono venuto affinché possiate
studiare».
Giacomo dovette avvertire i primi cristiani: «Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto,
illudendo voi stessi» (Giacomo 1:22). C'è il vecchio esempio dello stagno che diventa stagnante perché
l'acqua vi entra ma non fuoriesce. Quando un programma cristiano consiste esclusivamente nell'immettere
dati biblici senza uno sbocco ministeriale o evangelistico, la crescita spirituale ristagnerà. L’impressione
senza espressione porta alla depressione.
Ciò non significa che non si da valore allo studio biblico. E invece vero l'opposto. Noi dobbiamo «continuare
nella Parola» per essere discepoli di Cristo. Quello che sto dicendo è che è un errore ritenere che lo studio
da solo produca la maturità. E soltanto una componente del processo di maturazione. Per crescere, le
persone hanno bisogno di esperienze oltre che di studio. Le chiese devono avere una strategia bilanciata
per sviluppare discepoli.
Conclusione
La vita dell’apostolo Giovanni è un esempio della vera crescita spirituale (santificazione). Durante gli anni
vissuti con Gesù, il Salvatore ammonì e consigliò questo suo discepolo, ed egli accettò i suoi rimproveri.
Contemplando il carattere del Figlio di Dio, Giovanni comprese i suoi difetti personali e ne fu illuminato. Egli
ebbe modo di osservare che la gentilezza, la tolleranza di Gesù, come pure le sue lezioni di umiltà e di
pazienza non si accordavano con il suo carattere violento. Giorno dopo giorno il suo cuore fu attratto a
Cristo, fino a quando, traboccante di amor per il suo Maestro. Egli dimenticò se stesso. La potenza, la
gentilezza, la maestà, l’umiltà, la forza e la pazienza manifesti nella vita del Salvatore riempirono la sua
anima di ammirazione. Egli sottomise il suo carattere vendicativo e ambizioso alla potenza rigeneratrice di
Cristo e l’amore divino trasformò il suo carattere (Gli uomini che Vinsero un Impero, p. 350).
Questo studio è stato tratto dal libro di Rick Warren, “La chiesa condotta da buoni propositi”, cap. 18,
Condurre i membri alla maturità, Publielim Milano, 2004. Adattato dal Past. Francesco Zenzale
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