selezione rassegna stampa - Associazione Diabetici Roma G

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selezione rassegna stampa - Associazione Diabetici Roma G
SELEZIONE RASSEGNA STAMPA
venerdì 05 Settembre 2014
Associazione Diabetici Roma G
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12 agosto 2014
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19 agosto 2014
22 agosto 2014
31 luglio 2014
Sulla pelle delle rane il segreto contro diabete giovani
Molecola capace di attivare produzione nuove cellule insuliniche
ROMA
(ANSA) - ROMA, 31 LUG - In una sostanza scoperta nella pelle delle rane potrebbe nascondersi il
segreto per curare il diabete giovanile, o diabete insulino-dipendente: si chiama ceruleina e
stimola il pancreas a produrre nuove cellule che fanno insulina, quelle che vengono distrutte dalla
malattia. Studi condotto presso il centro di ricerca californiano Sanford-Burnham Medical
Research Institute dimostrano che iniettare la ceruleina è sufficiente per far ricomparire nel
pancreas le cosiddette 'cellule beta', quelle cioè che producono insulina. Gli esperimenti, il cui
esito è stato reso noto sulla rivista Cell Death and Disease, sono stati condotti sia su animali
diabetici, sia su campioni di pancreas di pazienti in provetta. Il diabete giovanile o di tipo uno è
una malattia autoimmune: all'improvviso il sistema immunitario 'va in tilt' e distrugge le cellule
beta del pancreas, quelle che producono insulina. Il paziente resta così incapace di produrre
l'ormone e deve assumerlo ogni giorno per regolare la propria glicemia. La malattia è tuttora
orfana di cura, se non quella di usare iniezioni di insulina al bisogno. Gli esperti Usa hanno tentato
con la ceruleina, già usata in passato per fare diagnosi di malattie pancreatiche sia su topolini
diabetici, sia su campioni di pancreas di pazienti. Una semplice somministrazione di ceruleina è
risultata capace di attivare la trasformazione di altre cellule pancreatiche in cellule beta produttrici
di insulina. Una volta compreso il meccanismo e il bersaglio d'azione della ceruleina e sviluppato
un composto con lo stesso tipo di azione sul pancreas, si potrebbe aprire una prospettiva
terapeutica contro il diabete giovanile.
21 agosto 2014
DIABETE: NUOVE SPERANZE CURA DA
SCOPERTA CAUSA DI ENTRAMBI I TIPI
(AGI) - Londra, 21 ago. - Il diabete potrebbe essere curato definitivamente grazie alla scoperta di
quella che sembra essere la causa della malattia. Un gruppo di scienziati della Manchester
University ha scoperto che sia il diabete di tipo 1 sia quello di tipo 2 potrebbero essere provocati
da aggregati tossici di un ormone, l'amilina, che impediscono alle cellule di produrre insulina. I
risultati dello studio, pubblicati sul Journal of the Federation of American Societies for
Experimental Biology, potrebbero aprire la strada alla realizzazione di nuovi farmaci che bloccano
l'accumulo di amilina e che sciolgono gli aggregati gia' esistenti. Il pancreas produce sia insulina sia
amilina, che in genere lavorano insieme per regolare la risposta del corpo al cibo.
Tuttavia l'amilina puo' accumularsi e depositarsi intorno alle cellule del pancreas, distruggendo le
cellule che producono l'insulina. La conseguenza potrebbe essere, secondo gli scienziati, lo
sviluppo di entrambe le forme di diabete. Ora i ricercatori sperano, nei prossimi due anni, di poter
condurre studi clinici di farmaci potenzialmente gia' pronti per testarli su pazienti affetti da tutte e
due le forme di diabete.
28 agosto 2014
- Quando una malattia, anche in assenza di rischi reali, può diventare motivo di discriminazione:
accade a Vibo Valentia dove le procedure per ottenere il rilascio o il rinnovo della patente di guida di
tipo A, B e BE si complicano sistematicamente per le persone con diabete, nonostante le regole
previste dalle nuove norme in vigore.
Sì perché, secondo la denuncia del Coordinamento delle associazioni diabetici della Calabria, l’unità di
medicina legale della provincia di Vibo Valentia, nel momento in cui riscontra la presenza di diabete
insulinodipendente, invia direttamente il paziente alla commissione medica locale, anche nei casi in cui
non ci sono complicanze e comunque la valutazione di rischio alla guida è bassa.
Tutto questo avviene, stando sempre alle segnalazioni raccolte, senza tenere in considerazione la
scheda di valutazione del medico diabetologo curante che, invece, secondo le norme vigenti, sarebbe
sufficiente a ottenere la patente di guida. Mariantonella Ferraro, coordinatrice del Co.Di.Cal., ha scritto
tutto in una lettera indirizzata ai vertici della Asp di Vibo Valentia e agli uffici regionali competenti.
“Ciò è frutto della mancata osservanza dell’aggiornamento delle norme del codice della strada
avvenuta a fine 2010. Il nostro paese ha recepito, infatti, la direttiva europea che modifica in questo
senso la procedura – spiega Ferraro – In altre parole, una persona con diabete, in cura con insulina,
ma che non abbia complicanze e risulti ben curata, come da certificazione rilasciata dal proprio
diabetologo, non necessita di altro esame medico, se non quelli di routine, cui sono soggetti tutti i
cittadini. Oltre a creare un’evidente disparità di trattamento tra cittadini – sottolinea – questo fatto
provoca perdita di tempo e anche un danno economico, costringendo la persona con diabete a visite
mediche inutili, pagamento di tasse e bolli non dovuti, e via dicendo”.
E’ necessario, quindi, un pronto intervento da parte delle autorità competenti. “Co.Di.Cal crede possa
essere utile un provvedimento esplicativo da parte della Regione o dei tavoli tecnici regionali –
conclude Ferraro – che chiarisca i criteri e le procedure per il rilascio e il rinnovo della patente alle
persone con diabete, in modo da rendere il processo uniforme a livello regionale”.
28 agosto 2014
DIABETE: A VIBO VALENTIA RISCHIO
DISCRIMINAZIONE
GIOVEDÌ 28 AGOSTO 2014, 21:43
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29 agosto 2014
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27 agosto 2014
I pazienti che assumono metformina per contrastare il diabete di tipo 2 potrebbero vivere più a lungo di
quelli diabetici in terapia con una sulfonilurea, stando ai risultati di un ampio studio osservazionale
retrospettivo pubblicato di recente sulla rivista diabetes, obesity and metabolism. Ma non solo. Il lavoro
suggerisce che il farmaco potrebbe allungare la vita anche nei soggetti non diabetici.
L'obiettivo della ricerca era quello di confrontare la mortalità dovuta a qualsiasi causa nei pazienti
diabetici trattati in prima battuta con metformina o con sulfonilurea in monoterapia con la mortalità di
individui non diabetici con caratteristiche simili per quanto riguarda età, sesso, abitudine al fumo e stato
clinico.
Per la loro ricerca, gli autori hanno utilizzato i dati della banca dati inglese clinical practice research
datalink (cprd), che comprende un grande quantità di dati raccolti dai medici di medicina generale del
regno unito e rappresenta circa il 10% della popolazione.
Analizzando il database a partire dal 2000, i ricercatori hanno identificato in totale 78.241 soggetti
trattati con metformina, 12.222 trattati con una sulfonilurea e 90.463 soggetti non diabetici abbinati ai
rispettivi casi.
In totale, durante lo studio ci sono stati 7498 decessi, corrispondenti a un tasso di mortalità non
aggiustato di 14,4 per 1000 anni-persona nel gruppo trattato con metformina contro 15,2 in quello dei
rispettivi controlli e trattato con 50,9 nel gruppo trattato con sulfaniluree contro 28,7 in quello dei
rispettivi controlli.
Rispetto ai pazienti in terapia con metformina, il tempo mediano di sopravvivenza aggiustato è risultato
del 15% inferiore nei rispettivi controlli non diabetici e del 38% nei pazienti diabetici in trattamento con
sulfaniluree.
“i pazienti con diabete di tipo 2 che iniziano la terapia con metformina hanno mostrato una
sopravvivenza più lunga rispetto ai controlli non diabetici, quelli trattati con una sulfonilurea una
sopravvivenza notevolmente ridotta sia rispetto ai controlli sia rispetto ai soggetti trattati con
metformina. Questi risultati rafforzano la posizione della metformina come terapia di prima linea e
implicano che la metformina può conferire benefici anche ai soggetti non diabetici” scrivono gli autori
nelle conclusioni.
"quello che abbiamo trovato è stato illuminante” afferma l’autore senior dello studio craig currie,
dell’università di cardiff, in un comunicato stampa diffuso dall’ateneo inglese: “i pazienti trattati con
metformina hanno mostrato un miglioramento piccolo, ma statisticamente significativo, della
sopravvivenza rispetto alla coorte dei non diabetici; quelli trattati con sulfaniluree, al contrario, hanno
mostrato una sopravvivenza costantemente inferiore rispetto ai pazienti non diabetici. Il tutto anche
senza alcuna manipolazione statistica intelligente".
Currie aggiunge che, sorprendentemente, “i risultati indicano che questo antidiabetico a buon mercato
e ampiamente prescritto può avere effetti benefici non solo sui pazienti diabetici, ma anche per le
persone non diabetiche e anche per quelle affette da diabete di tipo 1. La metformina ha dimostrato di
avere proprietà antitumorali e di offrire un beneficio nelle malattie cardiovascolari. Inoltre, potrebbe
ridurre di un terzo la probabilità di sviluppare in diabete franco nei soggetti che hanno un pre-diabete”.
Il prossimo step nella ricerca, segnala il ricercatore, sarà quello di cercare di capire in che modo i
pazienti a cui viene prescritta la metformina come terapia di prima linea possano essere trattati
successivamente per far sì che la loro aspettativa di vita possa avvicinarsi maggiormente alla media
nazionale. Attualmente, ricorda currie, avere il diabete comporta in media una riduzione dell’aspettativa
di vita di 8 anni.
Alessandra terzaghi
c.a. bannister, et al. Can people with type 2 diabetes live longer than those without? A comparison of
mortality in people initiated with metformin or sulphonylurea monotherapy and matched, non-diabetic
controls. Diabetes, obesity and metabolism 2014; doi: 10.1111/dom.12354.
28 agosto 2014
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Dulaglutide è risultata efficace quanto liraglutide nel ridurre i livelli di emoglobina glicata (hba1c) nei
pazienti affetti da diabete di tipo 2, con effetti gastrointestinali simili. È questo il risultato principale dello
studio di fase iii award (assessment of weekly administration of ly2189265 in diabetes) 6, pubblicato di
recente su the lancet.
I due farmaci appartengono entrambi alla classe dei glp-1 agonisti, ma il primo ha il vantaggio della
somministrazione settimanale, mentre il secondo va assunto ogni giorno.
Dulaglutide si era già dimostrata superiore al placebo e a diversi altri antidiabetici sul fronte del
controllo glicemico, ma c’era grande interesse nel vedere come se la sarebbe cavata contro liraglutide,
destinata ad essere il suo principale concorrente.
Gli autori dello studio (guidati da kathleen m dungan, della ohio state university di columbus) ne hanno
quindi confrontato efficacia e sicurezza in un gruppo di pazienti con diabete di tipo 2 non controllato
nonostante la terapia con metformina.
Lo studio award 6 è un trial multicentrico randomizzato in aperto che ha coinvolto 559 pazienti, arruolati
in 62 centri di 9 paesi. I partecipanti sono stati assegnati in rapporto 1:1 al trattamento con dulaglutide
1,5 mg una volta alla settimana o liraglutide 1,8 mg (la dose più alta approvata del farmaco), in
entrambi i casi in aggiunta a metfromina ( 1500 mg/die). L’outcome primario era la non inferiorità di
dulaglutide rispetto a liraglutide (con un margine dello 0,4%) nella variazione rispetto al basale della
glicata dopo 26 settimane nella popolazione intention to treat, mentre la sicurezza è stata valutata per
ulteriori 4 settimane.
La riduzione dell’hba1c è risultata dell’1,42% nel gruppo trattato con dulaglutide e 1,36% in quello
trattato con liraglutide (ic al 95% 0,19-0,07; p < 0,0001).
I due ipoglicemizzanti non hanno mostrato differenze di rilievo nemmeno sul fronte della tollerabilità. Gli
eventi avversi sono risultati simili nei due gruppi di trattamento e i più frequenti sono stati quelli di tipo
gastrointestinale, come la nausea (con un’incidenza del 20% nel gruppo dulaglutide contro 18% nel
gruppo liraglutide), diarrea (12% in entrambi i gruppi), dispepsia (8% contro 6%) e vomito (7% contro
8%),. Inoltre, la percentuale di abbandoni dovuti agli eventi avversi è stata del 6% in entrambi i bracci.
Gli autori hanno valutato anche l’incidenza delle ipoglicemie, che è risultata inferiore con liraglutide
rispetto al farmaco di confronto (0,52 e 0,34 eventi per paziente per anno), ma con nessuno dei due
farmaci si sono verificate ipoglicemie gravi. In generale, riferiscono la dungan e i colleghi, i due agenti
hanno mostrato profili di sicurezza e tollerabilità simili.
Dulaglutide, sviluppata da ely lilly, è considerata uno dei prodotti più importanti della pipeline aziendale
ed è al vaglio sia dell’fda sia dell’ema, dalla quale ha già avuto l’ok preliminare del chmp. L’azienda quarto produttore mondiale di farmaci contro il diabete – spera di avere il via libera all’immissione in
commercio del nuovo antidiabetico entro la fine dell’anno.
I risultati top line dello studio erano stati preannunciati da lilly nel febbraio scorso con un comunicato
stampa. Dopo l’annuncio della non inferiorità rispetto a liraglutide, john boris, analista di suntrust
robinson humphrey, aveva rivisto al rialzo le sue previsioni di vendita del farmaco, portandole da 1,1 a
1,6 miliardi di dollari entro il 2020.
L’esperto si è detto convinto che dulaglutide sarà in grado di dare del filo da torcere al liraglutide (del
colosso novo nordisk) anche in termini di prezzi, perché nello studio award-6 si è utilizzata una dose più
bassa - 1,5 mg contro 1,8 del competitor - e la somministrazione settimanale le darà un ulteriore
vantaggio competitivo. "sono due strumenti potenti", ha detto boris, che vede il mercato dei glp-1
agonisti in crescita e in grado di raggiungere i 5 miliardi di dollari entro il 2020.
Persino lars rebien sørensen, ceo di novo, in una recente intervista a fierce biotech, ha detto di ritenere
dulaglutide “un buon prodotto”.
Liraglutide, che ora possiede circa il 70% delle quote di mercato dei glp-1 agonisti, ha fatto registrare
un fatturato di oltre 590 milioni di dollari nel quarto trimestre 2013 ed è quindi sulla buona strada per
superare quest'anno i 2 miliardi.
Il mercato dei farmaci per il diabete di tipo 2 ha un potenziale enorme ed è in espansione, viste le
proporzioni epidemiche della malattia. Secondo le stime dell’international diabetes federation,
attualmente in tutto il mondo ci sono 382 milioni di persone affette da questa patologia metabolica, che
nel 90-95% dei casi è associata all’'obesità.
K.m. dungan, et al. Once weekly dulaglutide versus once daily liraglutide in metformin treated patients
with type 2 diabetes; a randomized, open label, phase 3, non inferiority trial. Lancet. 2014;
doi:10.1016/s0140-6736(14)60976-4.