Fretta e stress aumentano rischio di diventare diabetici

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Fretta e stress aumentano rischio di diventare
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Ricerca guidata dall’University College di Londra. Le percentuali aumentano del 45%
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26/11/2015
FABIO DI TODARO
La fretta, il pendolarismo e il luogo in cui si vive rendono non soltanto più
complicate le giornate, ma giocano pure un ruolo significativo sull’aumento di
incidenza del diabete di tipo 2 nelle grandi città. La considerazione è emersa da
una ricerca guidata dall’University College di Londra e presentata durante nel
corso del programma «Cities Changing Diabetes». Nello studio, presentato nei
giorni scorsi a Copenaghen, sono stati intervistati più di 550 cittadini con
diabete, o a rischio di svilupparlo, residenti in cinque grandi metropoli:
Copenaghen, Houston, Città del Messico, Shanghai e Tianjin. Obiettivo: capire
meglio ciò che rende le persone vulnerabili al diabete di tipo 2 nelle città per
cercare una soluzione per una delle sfide alla sanità pubblica più pressanti dei
nostri giorni.
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L’indagine ha dimostrato che i cittadini sono maggiormente vulnerabili allo
sviluppo del diabete di tipo 2 a causa di un complesso mix di fattori sociali e
culturali. In particolare, fra i principali responsabili sono stati individuati lo
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da poco diffuso dalla Società Italiana di Diabetologia. La prevalenza della malattia
è dell’8,1% e oltre il 65% dei malati ha più di 65 anni. Una paziente su quattro
supera gli ottant’anni, mentre solo il 3% ha meno di 35 anni. Il documento stima
anche i costi della patologia per il Servizio sanitario nazionale: ogni anno in Italia
si spendono circa 15 miliardi di euro, il 90% dei quali per la gestione delle
complicanze.
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stress, la fretta e il pendolarismo. Non è dunque da escludere che questi fattori
stiano contribuendo all’aumento dei malati nel mondo: quattrocento milioni, è la
stima degli esperti, cinque dei quali soltanto in Italia, secondo il rapporto ARNO
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PIÙ ATTENZIONE AGLI STILI DI VITA
I risultati dell’ultima ricerca rappresentano una conferma di quanto la comunità
scientifica pensava da tempo. Già un anno fa alcuni ricercatori dell’Università di
Monaco avevano scoperto (risultati pubblicati su Psychosomatic Medicine) che
lo stress eccessivo aumentasse il rischio di sviluppare la malattia (+45%).
«Secondo i nostri dati - affermarono i ricercatori - una persona su cinque nel
mondo del lavoro è influenzata da alti livelli di stress. Non intendiamo normale
stress da lavoro, ma la situazione in cui i lavoratori sono interessati da un tasso
di richieste molto alto, hanno poco margine di indipendenza e autonomia nel
processo decisionale».
Oltre ai fattori biomedici, sicuramente non trascurabili, le epidemie croniche
che stanno falcidiando il terzo millennio sono anche la conseguenza di fattori
sociali e culturali che non sempre possono essere letti come una chiave di
sviluppo, per il corpo umano. Come ha spiegato Armando Ahued Ortega,
ministro della Sanità messicano, «i nuovi dati fanno luce sui fattori di rischio per
la malattia e guideranno lo sviluppo di politiche di sanità pubblica sempre più
efficienti e mirate per sostenere la salute e il benessere dei nostri cittadini».
Twitter @fabioditodaro
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