Il Monastero sconosciuto
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Il Monastero sconosciuto
5 marzo2001 MEMORIE Il Monastero sconosciuto I resti mortali di Mons. Pio Alberto Del Corona nella nuova cripta n Franco Mariani In via Bolognese, all’altezza del numero civico 111, proprio all’inizio della prima strettoia uscendo da Firenze esiste, dal 1872, il Monastero delle Suore Domenicane dello Spirito Santo, denominato l’Asilo che fino a qualche decennio era anche scuola elementare e convertito oggi in parte a Casa di Riposo per donne anziane autosufficienti. Il 18 febbraio scorso un significativo evento ha visto protagonista questa piccola ma viva e feconda realtà, ben inserita da oltre un secolo nel nostro quartiere. Il Prefetto della Congregazione Vaticana per le Cause dei Santi, Arcivescovo Saraiva Martins Josè, alla presenza dei Vescovi di San Miniato e di Livorno ha infatti presieduto la solenne cerimonia di ricollocazione dei resti mortali del fondatore Mons. Pio Alberto Del Corona, alla presenza di numerose autorità civili e militari delle province di Pisa, Livorno e Firenze, nonché di numerosi cittadini. Non solo. Quasi tutti i comuni della Diocesi di San Miniato hanno inviato a Firenze, per l’occasione, il proprio Gonfalone, insieme a quello delle province di Pisa e Livorno e ai comuni di Livorno e Fiesole. Mons. Pio Alberto Del Corona, nativo di Livorno, entrò nel 1854 nel Convento Domenicano di San Marco a Firenze, diventandone vent’anni più tardi Padre Priore. Papa Pio IX nel 1875, a soli 35 pagina precedente anni, personalmente lo nominò 18º Vescovo di San Miniato, in provincia di Pisa, dove vi rimase per ben 32 anni. Scrive il suo biografo: «Basta un’occhiata complessiva ai trentadue anni della carriera episcopale del Servo di Dio Pio Alberto Del Corona, per farci persuasi che di questo sacro ministero non conobbe altre gioie che quelle che gli vennero dalle laboriose conquiste di tante anime di Dio, dalle lacrime di cui molti peccatori gli riempirono il grembo durante le visite pastorali, dalla corrispondenza amorosa di tanti buoni discepoli, poi rettori di anime ed anche di colleghi Vescovi, e di tante creature che lo seguirono nelle ascensioni sublimi del suo spirito; mentre le poche rose furono assiepate di spine, molte e pungenti, che giovarono a purificar man mano quella bell’anima e a far risp- lendere attorno al capo di lui l’aureola di Vescovo veramente santo». Nel 1906, a causa di un terribile male che lo avrebbe tormentato per ben cinque anni, rendendolo anche cieco, mentre si trovava ospite delle sue figlie spirituali, presentò le sue dimissioni a Papa Pio X, che non le accettò, affiancandogli, come Amministratore il Vescovo di Pisa Mons. Maffi. Un anno più tardi Pio X, elevando alla porpora cardinalizia Mons. Maffi, nominò un nuovo Vescovo a San Miniato e nominò Mons. Del Corona Arcivescovo di Sardica. Dal 1906 al 1912, anno della sua morte, visse presso il Monastero di via Bolognese, alternandosi con il convento domenicano di Fiesole. All’alba del 15 agosto 1912, Solennità dell’Assunzione al Cielo della Vergine Maria, dopo aver predetto per questo giorno la sua dipartita, guardando fisso al cielo, rese l’anima a Dio; aveva 75 anni, un mese e nove giorni. A distanza di quasi 90 anni dalla morte, la sua figura è stata riproposta dalle sue figlie spirituali, le Suore Domenicane dello Spirito Santo, in occasione della riesumazione dei resti (da tempo è aperto il processo di Beatificazione e la Congregazione Vaticana per le Cause dei Santi si è giù espressa sull’eroicità delle sue virtù) e della ricollocazione nella nuova cripta del Monastero, dove lui stesso ha scelto di riposare in attesa del Giudizio Finale. ARTE Colombe a Peretola Verso il 1730 una importante opera d’arte arrivò a Peretola conseguentemente la ristrutturazione della chiesa di S. Egidio annessa allo Spedale di Santa Maria Nuova. Nel rimodernamento di gusto barocco della chiesa, il grande ciborio realizzato da Luca Della Robbia nel 1441 avrebbe contrastato con il gusto della nuova estetica così, per non distruggerlo, si pensò di sistemarlo nella periferica chiesa di Peretola, allora amministrata dallo Spedale. Questo tabernacolo è considerato il capolavoro di Luca Della Robbia, realizzato in marmo bianco con fregi in terracotta policroma, caratteristici dell’artista, si completa di due sportelli in bronzo dorato fusi da Lorenzo Ghiberti nel 1450. Lo sportello rettangolare raffigura Gesù portacroce, il soprastante, a forma circolare ha la colomba dello Spirito Santo in atto di volare. Su questi sportelli nell’archivio della Soprintendenza di Firenze esiste un documento scritto da Guido Carocci nel luglio 1893 ove riporta la notizia di come gli sportelli fossero stati pagati al Ghiberti otto fiorini d’oro larghi in data 24 ottobre 1450. I due sportelli furono rubati dalla chiesa il 29 settembre 1919: quello con la colomba venne ritrovato nel 1962 a San Paolo del Brasile ma purtroppo per gli oggetti d’arte recuperati dispone il Ministero che lo destinò al Museo del Bargello ove non si capisce perché l’opera sia attribuita al Della Robbia che non ha mai fuso il bronzo; peraltro i due sportelli possono essere considerati gemelli di un altro, pure del Ghiberti in S. Egidio, su un tabernacolo di B. Rossellino. È questo l’ultimo volo della nostra colomba. Nel 1994 un’altra celebre colomba, pure in bronzo, volò a Peretola posandosi con la sua possente mole su uno spartitraffico dei raccordi autostradali. La nuova colomba è opera di Fernando Botero. Si ripete un po’ la storia della prima colomba: ciò che la città rifiuta lo si spedisce in periferia indifferentemente si tratti di immondizia o di opera d’arte, ma la grassa colomba mal si posò. Alcuni anni dopo su quell’area veniva costruito il nuovo viadotto ferroviario; si presume che la colomba sia volata in qualche magazzino comunale con la speranza di rivederla a Peretola posata in luogo più opportuno che ne favorisca la godibilità. Marco Conti pagina successiva