Documento di programmazione e coordinamento dei servizi sanitari
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Documento di programmazione e coordinamento dei servizi sanitari
DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE E COORDINAMENTO DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO SANITARI (ai sensi della DGR X/2989 del 23 Dicembre 2014) ASL della Provincia di Bergamo dott. Mara Azzi Direttore Generale 1 Introduzione Il Documento di Programmazione e Coordinamento dei Servizi Sanitari e Socio Sanitari per l’anno 2015 è stato elaborato con la compartecipazione e l’apporto di tutte le articolazioni organizzative aziendali che, pur nella loro specificità e complessità, devono necessariamente sviluppare strategie coordinate ed integrate di risposta ai bisogni dei cittadini. Il Documento si compone di questa parte che espone in sintesi le principali linee strategiche dell’attività dell’Azienda e di vari documenti allegati in cui sono riportati in dettaglio i dati di contesto e i contributi elaborati dalle articolazioni aziendali. Il Documento di Programmazione e Coordinamento si colloca inoltre nell’ambito di una costellazione di altri documenti specifici quali: il Piano integrato dei controlli, il Bilancio preventivo 2015, il Piano integrato locale di promozione della salute (PIL), il Piano annuale di programmazione dell’attività di controllo del Dipartimento di Prevenzione Veterinario. Tutti documenti relativi alla programmazione dell’ASL saranno resi disponibili per la consultazione sul sito web aziendale per garantire la massima trasparenza dell’attività dell’Azienda. Il “Documento di programmazione e coordinamento” è il naturale esito di un processo di miglioramento partecipato consolidatosi nel tempo, la risposta ad un processo di sollecitazione continua alla conoscenza dei bisogni del territorio ed alla ricerca di soluzioni alle esigenze rilevate e deve essere considerato uno strumento collocato all’interno di un ininterrotto “work in progress” iniziato nel gennaio 2011 che viene modificato e definito con il contributo e la corresponsabilizzazione di tutti i soggetti che operano nel sistema sanitario, socio sanitario e sociale locale. Volendo usare una metafora sportiva l’aver cura delle persone è il più grande gioco di squadra che si possa concepire per cui è essenziale che tutti i “giocatori” abbiano ben chiaro che ognuno di loro porta un contributo unico e significativo nel suo specifico ruolo per garantire il benessere della collettività. Dove siamo, dove stiamo andando Anche la DGR X/2989 rappresenta una sorta di “work in progress” con i continui rimandi ad una numerosa serie di provvedimenti che dovranno essere adottati nel corso del 2015 nell’ambito di linee strategiche di sviluppo del sistema chiaramente individuabili e che si sono sempre meglio definite nel tempo. E’ evidente come l’obiettivo principale del sistema sia diventato il dare una risposta appropriata al mutato quadro epidemiologico che è ora caratterizzato da una crescente prevalenza di persone affette da quadri complicati di plurime patologie croniche evolutesi nel tempo in una popolazione progressivamente sempre più anziana. 2 I dati mostrano che circa il 30% della popolazione assorbe oltre il 70% delle risorse così come ben mostrato nei successivi grafici: In cui vengono rappresentati, nel primo, la spesa pro-capite per età in regione Lombardia, espressa in unità equivalenti mentre il secondo rappresenta il costo complessivo dei pazienti cronici rispetto al numero di comorbosità, cioè al numero di patologie complessivamente presenti. Come si vede la cronicità non impatta significativamente solo sull’area sanitaria: circa 600.000 pazienti cronici presentano anche gravi problematiche di interesse sociosanitario quali una non autosufficienza, una o più gravi disabilità, problematiche di salute mentale, dipendenze ecc. Dato questo contesto strutturale combinato con le continue revisioni al ribasso della spesa sociale si rende necessario ed urgente superare la logica della 3 erogazione della prestazione parcellizzata e passare ad un livello superiore in cui la rete d’offerta dovrà essere integrata su percorsi organizzati differenziando i nodi della rete rispetto all’intensità delle tre dimensioni: cura, assistenza e supporto sociale. Il contesto territoriale La tendenza demografica in atto nella Regione e nella Provincia mostrano, oltre che in senso assoluto, un aumento degli anziani anche in senso relativo, legato al declino dei segmenti più giovani. Si tratta di un fenomeno demografico che ha importanti ripercussioni nel settore sociale e sanitario: se da una parte l’invecchiamento della popolazione è la manifestazione di un trionfo dello sviluppo sociale e della sanità pubblica, dall’altra può diventare, se non accompagnato da adeguati interventi, un problema difficilmente sostenibile dalla società contemporanea. L’aumento delle malattie croniche, che inevitabilmente accompagna l’invecchiamento di una popolazione, comporta infatti una crescente domanda di assistenza continuativa e la necessità di approfondire le conoscenze correnti sulla frequenza e distribuzione di queste condizioni, al fine di pianificare adeguati interventi di controllo, sia in termini di prevenzione che di trattamento. La popolazione presente al 1/1/2014 in provincia di Bergamo è costituita da un totale di 1.107.441 residenti, di cui 548.492 uomini e 558.949 donne (dati ISTAT 1/1/2014). L’andamento della numerosità della popolazione è tornato a mostrare la costante progressione che lo aveva sempre caratterizzato ad eccezione dell’anno 2012 in cui si era osservato per la prima volta una sua diminuzione forse conseguente alla cancellazione dalle anagrafi comunali delle persone risultati irreperibili o non più residenti dopo il censimento del 2010. 4 La struttura della popolazione, che rappresenta fenomeni sociali di lunghissimo periodo, non si è significativamente modificata se non peggiorando ulteriormente un quadro descrittivo di una popolazione sempre più anziana e con capacità sempre più ridotte di ricambio generazionale (si veda la successiva tabella). Stratificando i dati per distretto (si veda l’allegato relativo agli indicatori demografici) la distribuzione degli indicatori consente di individuare un gradiente di distribuzione della pressione sociale legato alla frazione di persone anziane presenti sostanzialmente correlato all’altezza geografica dell’area. La difficoltà dei territori montani delle “alte valli” rappresenta nel quadro bergamasco una particolare criticità poiché entro i prossimi 3-7 anni si dovranno affrontare le necessità di una popolazione mediamente descrivibile come composta da donne di 85 anni di età con esigenze di cura e assistenza elevate perché derivanti da un ventaglio di comorbidità e crescente diminuzione di autonomia in aree “quasi desertificate” in conseguenza della dispersione della popolazione sul territorio e verosimilmente senza una rete parentale di sostegno a causa di un progressivo spostamento della popolazione più giovane verso la pianura, le aree delle “basse valli” e la città dove maggiori sono le occasioni di lavoro e più facili gli spostamenti. 5 Anche il contributo dei cittadini di origine straniera non sembra più garantire un apporto di ricambio generazionale che ci si poteva attendere in quanto la difficoltà della congiuntura economica hanno determinato un fenomeno migratorio in uscita alla ricerca di quelle occasioni di lavoro che il territorio bergamasco non pare più in grado di offrire. In prospettiva ci si deve quindi aspettare un aumento della popolazione anziana che raggiungerà presto almeno il 20% della popolazione ed un ulteriore aumento dell’indice di dipendenza. Il numero di persone con disabilità è stimato in circa 3,5% della popolazione residente. Rispetto al totale delle persone con disabilità, le persone con grave/gravissima disabilità è stimabile intorno al 10-15%. Gli utenti di servizi sociosanitari stanno diventando sempre più fragili e complessi. A titolo esemplificativo si consideri che circa il 70% degli ospiti RSA sono persone affette da demenze, di cui il 36% con forme gravi ed il 7% sono persone affette da Alzheimer. L’1% sono stati vegetativi e persone affette da malattie del motoneurone (SLA, etc); il restante 22% sono anziani con diverso livello di fragilità, che confluiscono nella cosiddetta utenza tipica Dal 2004 il numero di persone con forme gravi di demenza e con Alzheimer è aumentato in modo rilevante. Il profilo dell’offerta sanitaria Nella Provincia di Bergamo al 1 gennaio 2015 sono formalmente accreditati 4.422 posti letto (di cui 4.102 di degenza ordinaria e 320 a ciclo diurno) equivalenti a circa 4 posti letto per 1000 abitanti. Nell’ambito dell’area riabilitativa sono presenti 824 posti letto (di cui 808 di degenza ordinaria e 16 a ciclo diurno) equivalenti a 0,75 posti letto per 1000 abitanti. Sono inoltre presenti 94 posti letto tecnici per l’area cure subacute. Rispetto al nuovo standard definito dalla Conferenza Stato Regioni di 3,7 posti letto per abitante di cui 0,7 posti letto per la riabilitazione si rileva un eccesso nel profilo di offerta di circa 375 posti letto. Nel corso del 2014 con riferimento alla DGR X/1185 è stato svolto un notevole lavoro di revisione e riclassificazione del profilo di offerta nell’area dell’alta specializzazione, dove però le strutture bergamasche hanno mostrato standard di attività ben superiori a quelli previsti da Regione, mentre è stato necessario procedere alla dismissione del punto nascita del Presidio Ospedaliero di San Giovanni Bianco i cui standard di attività erano molto al di sotto dei limiti di sicurezza previsti da Regione ed alla riqualificazione del Presidio Ospedaliero di Calcinate di cui è prevista l’evoluzione in Presidio Ospedaliero Territoriale. Tutta in prospettiva ed in funzione dell’attesa adozione del regolamento nazionale per l’accreditabilità e la sottoscrivibilità dei contratti la necessità per alcune strutture dotate di meno di 40 posti letto per acuti di riconvertirsi in strutture mono-specialistiche. Per quanto riguarda l’area riabilitativa si ricorda che nell’ASL di Bergamo è stato istituito nel dicembre scorso il Dipartimento funzionale riabilitativo inter- 6 aziendale pubblico privato che vede il coinvolgimento di tutte le strutture presenti nella provincia ai fini di un’ ottimizzazione dell’uso delle risorse disponibili. La riduzione del profilo di offerta oltre che dalla necessità di adeguarsi allo standard nazionale riflette la costante riduzione del tasso di ospedalizzazione che negli ultimi 15 anni si è ridotto del 26% nonostante l’aumento della cronicità e dell’invecchiamento della popolazione mentre è aumentata la complessità dei casi trattati (indice case-mix) Al contrario è costante l’aumento della pressione sull’area ambulatoriale in cui, grazie anche all’evoluzione tecnologica, sono state progressivamente trasferite prestazioni ed attività, specie chirurgiche, che erano prima erogate solo in ambito di ricovero ospedaliero. Per quanto riguarda la criticità delle liste di attesa l’ASL della Provincia di Bergamo ha formalizzato il suo Piano Attuativo Aziendale sui Tempi di Attesa e lo aggiorna annualmente impegnandosi a: • • • • • • garantire la massima equità possibile di accesso alle prestazioni erogate anche sviluppando criteri di miglioramento dell’appropriatezza dei percorsi diagnostico terapeutici in collaborazione con gli erogatori e i medici del territorio; promuovere la razionalizzazione dell’offerta delle prestazioni, tenendo conto delle effettive necessità assistenziali espresse sul territorio, nonché della domanda rilevata, fermo restando quanto affermato; collaborare con gli erogatori presenti sul territorio, alla gestione del sistema degli accessi, al fine di comparare, in modo ottimale, la domanda con l’offerta delle prestazioni.; comunicare alla cittadinanza, per le prestazioni individuate, le strutture presso le quali si garantisce l’accesso entro i tempi massimi indicati dalla Regione Lombardia; monitorare mensilmente il rispetto dei tempi d’attesa attraverso l’analisi dei dati forniti dagli erogatori con la rilevazione puntuale, così come previsto dalla Regione stessa; garantire una adeguata risposta anche in termini di tempi di attesa congrui per le aree tipiche della cronicità. Inoltre poiché la DGR X/2989 consente, utilizzando una parte delle risorse economiche negoziabili, di mettere a contratto strutture ambulatoriali solo accreditate o anche solo branche specialistiche attualmente non a contratto per poter attenuare le criticità esistenti nelle liste di attesa si provvederà a contrattualizzare le prestazioni che, sulla base delle analisi effettuate, risultano particolarmente critiche - Ecografia ostetrica Risonanza magnetica nucleare (RM) Visita neurologica[neurochirurgica] Visita chirurgica vascolare Elettromiografia 7 Densitometria ossea Visita endocrinologia Visita dermatologica Visita andrologica Ecocolordoppler TSA e degli arti Prestazioni della branca di allergologia, pneumologia, medicina nucleare, oncologia, radioterapia soprattutto nelle aree di montagna dove, però, la presenza di strutture erogative è limitata. Attività di prevenzione La DGR X/2989 prevede che il sistema sanitario e sociosanitario concorra al raggiungimento dei Macro Obiettivi di “Promozione della salute e prevenzione” definiti nel Piano Nazionale della Prevenzione 2014 – 2018 (PNP). In particolare i macro-obiettivi del PNP 2014 – 2018 sono: 1. Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili. 2. Prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali. 3. Promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani. 4. Prevenire le dipendenze da sostanze e comportamenti. 5. Prevenire gli incidenti stradali e ridurre la gravità dei loro esiti. 6. Prevenire gli incidenti domestici e i loro esiti. 7. Prevenire gli infortuni e le malattie professionali. 8. Ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute. 9. Ridurre la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie. 10. Rafforzare le attività di prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria per alcuni aspetti di attuazione del Piano Nazionale Integrato dei Controlli. Il dettaglio delle attività che verranno poste in essere è riportato nell’allegato, in breve: la promozione di stili di vita sani e ambienti favorevoli alla salute verrà svolto in collaborazione con il Servizio Promozione della Salute ed ha l’obiettivo di prevenire patologie non trasmissibili (cronico degenerative) che hanno in comune fattori di rischio comportamentali modificabili (scorretta alimentazione, sedentarietà, tabagismo), attraverso l’attuazione di interventi di promozione attività fisica (“piedibus”, “gruppi di cammino”), interventi offerti alle scuole per l’educazione al movimento e al prevenzione del tabagismo, la promozione della salute nei luoghi di lavoro attraverso il programma WHP e nelle aree urbane attraverso la “rete città sane”. Inoltre verranno utilizzati i nuovi “social media” per la prevenzione dell’HIV attraverso face book e la promozione dell’educazione affettiva-sessuale Per quanto riguarda la diagnosi precoce di tumori sono da anni attivi programmi di screening per il tumore al colon retto ed il cancro alla mammella. Nel 2015 questi due screening verranno estesi a più del 95% della popolazione target. 8 Per quanto riguarda la prevenzione del carcinoma della cervice uterina verrà mantenuta la chiamata attiva per pap test delle donne (25 – 29 anni) per le quali non è possibile identificare una relativa prestazione nei flussi 28SAN e 13 FAM nei tre anni precedenti. Infine verrà esteso lo screening per la prevenzione delle patologie cardio vascolari. Attività territoriale A livello territoriale sono rimaste sostanzialmente invariate attività per cure primarie (MMG, guardia, continuità assistenziale ecc) ed è aumentata in modo governato la spesa per l’assistenza farmaceutica territoriale e la protesica La sperimentazione CREG sta proseguendo nell’ASL di Bergamo e nel 2015 è prevista la possibilità di un nuovo arruolamento di pazienti cronici. Verrà sottoscritto un nuovo contratto con il provider e si tornerà alla forma di finanziamento iniziale della sperimentazione per cui alla cooperativa verrà riconosciuta la differenza tra il valore delle prestazioni standard associate al paziente (cosiddetta “tariffa CReG”) e il reale consumo di prestazioni rilevato. I medici che aderiscono al CreG continueranno ad essere impegnati in una gestione attiva dei pazienti avvalendosi anche di supporti tecnologici che consentono il monitoraggio dei percorso di diagnosi e cura definito per ogni paziente e la compliance del paziente alla terapia. Per quanto riguarda l’attività socio sanitaria, i cui dettagli sono riportati nel documento allegato, Regione Lombardia mantiene l’obiettivo di garantire il soddisfacimento dei bisogni delle persone, dando priorità allo sviluppo dei servizi e degli interventi destinati alle persone fragili ed alle loro famiglie, con lo scopo di giungere re al pieno riconoscimento del “diritto di fragilità”. Per questo motivo, nel 2015 saranno ulteriormente potenziate le azioni prioritarie di intervento fino ad oggi promosse, in particolare: • • • • lo sviluppo e la promozione dell’integrazione tra sanitario, sociosanitario e sociale al fine di garantire una risposta globale alla multidimensionalità dei bisogni espressi dalla persona e dalla sua famiglia; lo sviluppo coordinato dei due pilastri su cui oggi si fonda il sistema sociosanitario: la rete accreditata delle strutture (primo pilastro) ed il fondo a sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili (secondo pilastro). Le azioni di programmazione sociosanitaria da sviluppare con le regole di sistema 2015, tendono comunque ad anticipare alcuni obiettivi raggiungibili, in quanto azioni intraprese negli esercizi intercorsi: definizione dei volumi di attività da mettere a contratto, per l’acquisto di prestazioni, in coerenza con la programmazione sociosanitaria, e con particolare riferimento alla valutazione degli indici di fabbisogno territoriale e alle unità d’offerta realizzate con finanziamenti di natura pubblica (statali o regionali); 9 • • • progressivo adeguamento ai LEA, attraverso un percorso che ci avvicini all’adozione dei costi standard prioritariamente per le RSA; messa a sistema delle sperimentazioni di azioni innovative in risposta ai bisogni emergenti, a partire dalle cure intermedie e dai nuovi servizi per le tossicodipendenze; conferma del fondo a sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili, con il rafforzamento della presa in carico della persona ed in prospettiva di sviluppo del budget di cura. Nel corso del 2015, anche nel territorio bergamasco si proseguirà nel percorso intrapreso di evoluzione del sistema sociosanitario, che, compatibilmente con le risorse disponibili, sulla base dell’analisi dell’attuale distribuzione dell’offerta e dei diversi livelli di bisogno, sia generali che territoriali, deve tendere sempre più a un sistema omogeneo di risposta ai bisogni espressi. L’offerta sociosanitaria in provincia di Bergamo è particolarmente ricca, ma disomogeneamente distribuita: mentre le RSA sono diffuse in tutti gli Ambiti territoriali i CDI risultano assenti nell’Ambito Territoriale di Seriate e Valle Brembana, i CDD sono assenti nell’Ambito Monte Bronzone e Basso Sebino, le RSD e CSS sono collocate “storicamente” in alcuni Ambiti ma la tipologia della residenzialità rende meno significativo il legame con il territorio; in ogni ambito sono presenti almeno 3 soggetti accreditati ADI e un Consultorio Familiare mentre la Bassa, cioè il Distretto di Treviglio-Romano manca una struttura di Hospice. La DGR X/2989 prevede la possibilità di mettere a contratto posti letto di RSA nelle aree, tra cui Bergamo, la cui dotazione risulta inferiore allo standard regionale di 2,1 posti letto ogni 10 anziani ultrasettantacinquenni non autosufficienti. Potranno accedere alla messa a contratto di posti nel 2015 le seguenti strutture: - strutture già accreditate e a contratto, che presentano posti accreditati e non a contratto; strutture che hanno solo posti accreditati alla data del 31 dicembre 2014; strutture che, a seguito della riapertura degli accreditamenti previsto con la presente DGR, avranno ottenuto l’accreditamento entro la data del 30 giugno 2015. Nella messa a contratto dei posti, priorità verrà data alle strutture che presentano i migliori rating. Le RSA verranno valutate sulla base di costi standard in modo tale da garantire maggiore equità e trasparenza agli utenti che potranno confrontare la retta sostenuta e il servizio di cui usufruiscono rispetto a standard regionali. Il “pacchetto base RSA” viene assunto a partire dal 2015 quale riferimento dei servizi da garantire agli ospiti delle RSA lombarde per la futura definizione del costo standard, che ha l’obiettivo di migliorare l’efficienza e l’efficacia del sistema. 10 Inoltre nel 2015 viene avviato un importante percorso di revisione delle modalità di acquisto di prestazioni dalle RSA, coerentemente con quanto definito nella DGR n. 1185/2013, introducendo il concetto di vendor rating e di indicatori di fabbisogno. Il percorso di revisione prevede una prima fase 2015 che introduce il sistema di vendor rating, mantenendo l’impostazione del budget storico, con una modalità tale da tutelare gli enti rogatori, i loro operatori e i loro ospiti in questa fase di prima applicazione. Nel 2016 sarà messo a regime il modello di vendor rating, andando a superare la logica del budget storico, per andare verso un meccanismo di acquisto del posto letto presso gli operatori maggiormente qualificati. Sulla base di queste premesse, per il 2015, i budget per le RSA vengono definiti provvisoriamente per i primi 6 mesi in misura pari al 50% dei rispettivi budget storici. Entro il 30 giugno 2015, le ASL assegnano il budget definitivo sulla base degli esiti della prima applicazione del sistema di vendor rating. Gli indicatori su cui si baserà il sistema di vendor rating, in una fase di prima individuazione, sono: - minutaggio assistenziale settimanale per ospite; m ix professionale; r etta media praticata all’ospite; s aturazione media dei posti a contratto attivi nel corso dell’anno, ovvero quelli a contratto non chiusi temporaneamente per motivi strutturali. Ogni indicatore assegna alla struttura una classificazione parziale su 5 livelli che, partendo dal livello più basso al più alto, è così strutturata: C, B, A, AA, AAA. Il rating complessivo della struttura sarà dato dalla somma dei rating parziali sui singoli indicatori, che avranno così uguale peso nelladeterminazione del rating finale. L’ASL provvederà, sulla base degli indicatori descritti, alla valorizzazione del sistema di vendor rating per le RSA presenti sul proprio territorio. Al fine di garantire la solidità del sistema di vendor rating, il contratto prevederà specifici controlli che le ASL effettueranno sui dati inseriti in scheda struttura (minutaggi, mix professionale, retta media e margine operativo lordo). Sulla base degli esiti degli indicatori, le strutture con rating B e C nella rideterminazione del budget annuale subiranno una riduzione rispettivamente del 2% e del 4% del budget storico. Il valore economico complessivo derivante dalle riduzioni di cui sopra, a livello di ASL, verrà ridistribuito dalla stessa ASL secondo le seguenti priorità: • R SA con rating AAA o AA ubicate su territori che presentano un numero di posti letto inferiore alla media regionale (si rimanda all’indicatore di fabbisogno precedentemente descritto); 11 • RSA maggiormente virtuose nei territori che presentano un indice di fabbisogno già in linea con la media regionale. Dal 2016 viene introdotta una modifica sostanziale nel processo di acquisto di prestazioni dalle RSA. Verrà superata la logica del budget storico e, in coerenza con l’introduzione del sistema di vendor rating attuata nel 2015, si procederà all’acquisto di posti letto. In particolare, il numero di posti letto acquistato da ogni struttura ed il relativo valore economico verrà determinato sulla base dei seguenti parametri: - numero di posti a contratto di ciascuna struttura alla data del 31-12-2015; tasso di saturazione di struttura 2015; valore del SOSIA medio di struttura 2015. Il numero di posti letto a contratto così ottenuto potrà essere rideterminato sulla base degli esiti del sistema di vendor rating. Le modalità di applicazione del vendor rating, ovvero l’impatto sul numero di posti acquistati, in aumento o in riduzione rispetto all’attuale fotografia dei posti a contratto, verranno definite nel mese di ottobre 2015, a seguito di valutazione degli esiti derivanti dalla prima applicazione fatta nell’esercizio 2015. Ulteriori ampliamenti dell’offerta potranno derivare dalle sperimentazioni in corso: - nell’area RSA/RSD per posti di post-acuta; nell’area delle CSS e CDD per minori gravi disabili; nell’area dei Consultori Familiari. nella residenzialità leggera. L’accesso alla rete di offerta avviene utilizzando di routine una valutazione multidimensionale del bisogno. La valutazione è di competenza dell’ASL che la realizza attraverso équipe pluriprofessionali, anche integrando risorse professionali dei Comuni laddove necessario. La “Suite InterRAI” in uso viene assunta, a partire dal 1° gennaio 2015, quale strumento regionale per la valutazione multidimensionale per l’accesso delle persone all’Assistenza Domiciliare integrata. Nell’ASL di Bergamo la valutazione multidimensionale del bisogno viene effettuata nei CeAD dei 7 Distretti ASL sociosanitari che si avvalgono di 14 èquipes integrate (ASL-Comuni); la loro atività consente ai cittadini fragili di accedere appropriatamente all’Assistenza domiciliare Integrata (ADI) e alle misure prevista dal Fondo per la Famiglia che assiste soggetti fragili (che costituisce il 2° pilastro del Welfare). L’istituzione del Fondo a sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili con DGR n. 116/2013 ha affiancato la rete del sistema d’offerta consolidato con un sistema di risposte integrate, flessibili e modulate, attraverso progetti individuali, sugli effettivi bisogni delle persone, e dove la flessibilità delle risposte è garantita da un sistema a voucher fortemente governato dal sistema 12 pubblico che consente di modulare le prestazioni in ragione dell’evolversi del bisogno. E’ stata quindi superata la logica del finanziamento per singole prestazioni cui la persona richiede di accedere, per passare ad un modello di presa in carico fondato sullo strumento del budget di cura, dove le diverse risorse professionali ed economiche si integrano per accompagnare la persona in un percorso di cura e assistenza personalizzato all’interno della rete dei servizi. Quanto sopra viene confermato ad esempio, come già detto, con la DGR n. 2655/2014 con la quale risorse del Fondo Nazionale delle Non Autosufficienze e risorse del Fondo regionale sociosanitario sono state assegnate alle ASL per interventi a favore di persone in condizione di dipendenza vitale. Tale azione prevede infatti l’erogazione di un Buono, come supporto significativo per l’assistenza fornita dalla famiglia, e di un Voucher sociosanitario per il monitoraggio delle condizioni di salute, da parte del servizio ADI, per il mantenimento della funzionalità della persona, oppure, nel caso di minori, per progetti educativo/socializzanti. Il citato provvedimento n. 2942/2014, attuativo della DGR n. 116/2013, conferma, per il 2015, tutte le misure messe in campo dalla DGR n. 856/2013 nel corso del 2014. Il suddetto provvedimento introduce anche, per alcune misure, azioni migliorative che prevedono, per esempio per la RSA aperta, profili di diversa intensità assistenziale, commisurati ai reali bisogni rilevati in sede di valutazione multidimensionale. Per garantire percorsi integrati di presa in carico e accompagnamento delle persone fragili e delle loro famiglie, anche in ragione delle specificità territoriali e orografiche, Regione Lombardia intende attivare modalità organizzative innovative (su scala regionale) per la definizione di Centri Multiservizi per la persona. In armonia con quanto stabilito dalla DGR n.116/2013 e dei conseguenti provvedimenti attuativi della X Legislatura, in particolare la DGR n. 856/2013 e la recente DGR n. 2942/2014, i Centri Multiservizi per la persona, in relazione all’ambito territoriale definito, costituiranno una modalità organizzativa di riferimento con la funzione di integrare le attuali attività di carattere sociosanitario e sociale con quelle di natura sanitaria, concorrendo alla presa in carico globale della persona per la comunità di riferimento. I Centri hanno l’obiettivo di superare la frammentazione settoriale delle risposte date dalle diverse unità d’offerta, integrando, sulla base della valutazione multidimensionale del bisogno, una pluralità di interventi e prestazioni per le persone fragili, tra loro coordinate, in una logica di continuità assistenziale. Essi saranno chiamati ad operare in stretto raccordo con i servizi sanitari e sociosanitari territoriali e con quelli ospedalieri. 13 La collaborazione fra Dipartimento ASSI, Dipartimento Cure Primarie e Distretti, si è sviluppata negli anni attorno alle problematiche dell’ADI, dei Consultori familiari e più recentemente sulle misure del 2° pilastro del welfare. Come previsto dall’Allegato A “Integrazione sociosanitaria e sanitaria” il Dipartimento ASSI è ingaggiato nei progetti e nelle azioni che deriveranno dalle indicazioni regionali e aziendali sulle seguenti aree di intervento nell’anno 2015: a) Promozione della salute e prevenzione: - rafforzare il processo metodologico e di programmazione, orientato alla appropriatezza professionale ed organizzativa che, a partire da una piena collaborazione fra l’area sanitaria e l’area socio-sanitaria(Dipartimenti ASSI, Dipendenze, Prevenzione Medico, Cure Primarie, ecc. ), veda coinvolti pressociascuna ASL il maggior numero di Attori istituzionali (con particolare attenzione agli Enti locali, al mondo della Scuola, del Lavoro) e altri soggetti della Comunità (Associazionismo, ecc.) nella elaborazione e attuazione del Piano Integrato Locale di Promozione della Salute e dei Piani Locali Prevenzione Dipendenze e per la sensibilizzazione, informazione, prevenzione e formazione in tema di Gioco d’azzardo patologico (GAP); - incrementare ambiti di sperimentazione e sviluppo di processi innovativi di collaborazione intersettoriale in tema di promozione della salute (invecchiamento attivo e in buona salute, inclusione sociale, promozione stile di vita attivo, ecc.) mediante partecipazione ad iniziative di carattere europeo; In ambito sociosanitario: in sinergia con il rafforzamento a livello regionale e di ciascuna ASL della programmazione integrata nell’area della Promozione della Salute, saranno consolidate e stabilizzate le attività della Rete Regionale e delle Reti Locali prevenzione, sarà inoltre potenziato il coordinamento operativo e l’impatto dei programmi e delle azioni preventive afferenti ai Dipartimenti Dipendenze e ASSI. Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza: sono state elaborate linee guida per la diagnosi, il trattamento e l’assistenza dei disturbi dello spettro autistico che coinvolgeranno per la loro implementazione: i pediatri di famiglia, le aziende ospedaliere, con i loro dipartimenti materno infantili, le UONPIA, i servizi sanitari e sociosanitari territoriali, le realtà del terzo settore e non da ultimo le istituzioni scolastiche ed educative. Le linee guida contemplano la declinazione del PDTA (Piano Diagnostico Terapeutico Assistenziale) e la definizione di priorità, di tempi, azioni e responsabilità dei diversi servizi. Di ulteriore particolare rilevanza è l’obiettivo di rendere la famiglia in grado sempre più di svolgere il proprio ruolo educativo anche in presenza di elementi che possono metterla a dura prova. Cronicità: fermo restando quanto già postulato relativamente ai presupposti di base (presa in carico globale, intervento pluridisciplinare, valutazione multidimensionale, continuità assistenziale ecc) che orientano l’azione delle due Direzioni Generali, la proposta tecnica di Piano identifica anche le 14 caratteristiche delle condizioni di cronicità e di fragilità che richiedono integrazione socio sanitaria. Temi fondamentali del Piano nell’ottica esclusiva dell’integrazione socio sanitaria sono quelli relativi a: - promozione della salute e prevenzione delle patologie che possono portare ad uno stato di cronicità e/o fragilità, per quanto attiene la presa in carico individuale; - modalità di valutazione del bisogno delle persone e delle loro famiglie. Punti Nascita: attuazione di modalità organizzative sperimentali (nelle AO e Consultori) per il processo gravidanza/parto/nascita finalizzate al miglioramento dell’efficienza e pieno rispetto della fisiologia tramite maggior spazio alla professionalità ostetrica con apertura di un ambulatorio per la gravidanza fisiologica in almeno un Punto Nascita per ogni AO e almeno nel 30% dei Consultori per ogni ASL. Prosecuzione del percorso di continuità Ospedale-Territorio per il percorso maternità (Dgr 011138/2010) integrato dal Comitato Percorso Nascita della Provincia di Bergamo, istituito il 12/09/2014, con delibera 857, in ottemperanza alla Dgr X/1845 del 16/05/14 e alla circolare regionale del 07/07/14 attraverso i seguenti progetti: - la messa in rete delle Carta dei Servizi per il Percorso Nascita della Provincia di Bergamo, rivolta agli Utenti ed ai Professionisti. - la realizzazione di un Protocollo condiviso di integrazione ospedale – territorio nella continuità assistenziale della puerpera ed il neonato e nel sostegno all’allattamento materno, con l’attivazione di una Rete socio-sanitaria tra i Punti Nascita ed il i territorio, tenuto conto dei bisogni della diade madre-bambino alla dimissione dall’ospedale,secondo le raccomandazioni dell’iniziativa OMS/UNICEF “Comunità Amica dei Bambini”. Promozione dell’allattamento al seno: attuazione del Progetto “Comunità Amica dei Bambini per l’Allattamento Materno”BFCI (iniziativa OMS/UNICEF), già deliberato dall’ASL(delibera n.1296/2013), rivolto al sostegno e promozione dell’allattamento materno. Per ottenere il riconoscimento di BFCI, una struttura socio-sanitaria territoriale deve intraprendere un percorso di valutazione, strutturato in una successione di tappe. Il 12/12/2014 Asl Bergamo ha superato la valutazione della fase1 e, con l’inizio del 2015, ha intrapreso la fase 2 del Progetto. La “Comunità Amica dei Bambini “ è la struttura socio-sanitaria territoriale in cui tutti gli operatori dei servizi a contatto con donne in gravidanza, madri e bambini adottano standard di buone pratiche assistenziali che hanno lo scopo di proteggere, promuovere e sostenere l’avvio e la durata dell’allattamento materno. Obiettivo essenziale di questo progetto è creare una “cultura dell’allattamento” nella Comunità, tramite la realizzazione di una rete efficace di protezione, promozione e sostegno dell’allattamento materno nel territorio, in cui tutti gli attori presenti (medici di assistenza primaria e pediatri di famiglia, ginecologi, 15 ostetriche, psicologi, infermieri, infermieri pediatrici, assistenti sanitari, amministrativi, volontariato presente, istituzioni comunali, ospedali con punti nascita, ecc.) agiscono in modo sinergico. Attuazione di modalità organizzative sperimentali per il processo gravidanza/parto /nascita: apertura nei primi mesi del 2014 di un ambulatorio per la gravidanza fisiologica presso il 30% dei Consultori familiari ASL, con l’obbiettivo di migliorare l’efficienza ed il pieno rispetto della fisiologia tramite maggior spazio alla professionalità ostetrica, secondo un Protocollo aziendale. Prevenzione della depressione post partum e ricerca sul figlicidio: nell’anno 2014, anche a fronte di un finanziamento regionale (DGR n. 1188/2013 ) si sono sperimentati nuovi strumenti per individuare precocemente e trattare adeguatamente le forme di depressione post partum che possono esitare in comportamenti gravi (figlicidio). Questa sperimentazione avverrà in 3 Consultori familiari e in collaborazione con le tre Aziende Ospedaliere della nostra provincia. Si sono messe a punto delle modalità efficaci di prevenzione della depressione post partum che nel 2015 verranno gradatamente estese al territorio. Il fenomeno della violenza in famiglia e del maltrattamento dei minori continua ad essere elemento di preoccupazione sociale e di attenzione da parte del sistema di welfare regionale. Il Centro per il Bambino e la Famiglia (CBF), costituisce un punto di riferimento per la popolazione della provincia di Bergamo e un unicum per l’intera Regione. L’evoluzione L’evoluzione del sistema sulla base finora basata su una “competizione regolata” ha consentito alle Aziende ospedaliere pubbliche uno sviluppo autonomo e generato una rete di ospedali di livello elevato sia in termini di professionalità sia in termini di gestione. L’appropriatezza delle prestazioni è aumentata attraverso l’adozione e il continuo aggiornamento degli strumenti gestionali e di verifica e controllo e l’adozione di un sistema di remunerazione delle attività e regole che hanno disincentivato le prestazioni a maggiore potenziale di inappropriatezza (spostamento da ricovero ad ambulatoriale). Si rende ora necessario far crescere la cultura dell’assistenza territoriale e renderla ‘riconoscibile’ e unitaria per i cittadini attraverso l’integrazione di MMG e PLS, servizi sociosanitari (RSA, RSD, CDI, CDD, ADI), strutture di riabilitazione extraospedaliere, cure intermedie (sub acuto e post acuto) Il cambiamento dei bisogni e le necessità di sostenibilità economica del sistema richiedono un assetto organizzativo in grado di consolidare lo spostamento dell’asse di cura dall’ospedale al territorio. Serve un nuovo polo diverso da quello ospedaliero nei percorsi relativi alla cronicità in cui il territorio possa in qualche modo riconoscersi. I ‘presidi ospedalieri territoriali’ potrebbero fornire servizi di primo intervento, ambulatoriali di I livello, di gestione del CREG, gestione cure subacute e riabilitative estensive, di chirurgia ambulatoriale o 16 diurna, di dialisi e gestione ambulatoriale dei pazienti oncologici, integrando al loro interno servizi ADI, servizi sociosanitari. In questa dimensione va trovata l’ integrazione e l’uniformazione dell’offerta sanitaria e socio sanitaria (minori con disabilità, hospice, post acuto, residenzialità, riabilitazione ospedaliera ed extraospedaliera) ed il raccordo con la componente sociale a titolarità comunale attraverso una valutazione multidimensionale estesa a tutti i servizi territoriali sanitari e sociosanitari. Il raccordo del MMG con il sociosanitario è indispensabile. In generale, il MMG deve essere parte attiva rispetto ai processi di valutazione del bisogno e di definizione dei PAI. Il MMG diventa quindi il protagonista dell’evoluzione verso un modello di sistema che dovrà garantire: prossimità: è necessario sviluppare un modello vicino alle persone ed alle famiglie, che orienti e faciliti l’accesso ai servizi territoriali sanitari e sociosanitari. Nell’ambito socio sanitario le proposte in fase di sperimentazione di centri unici per la famiglia e di sportello per il welfare intendono dare risposta a questo bisogno presa in carico: il riferimento è alla valutazione multidimensionale del bisogno, strumento che garantisce appropriatezza nell’accesso ai servizi territoriali. La valutazione del bisogno deve essere unica per accedere all’assistenza sanitaria e sociosanitaria (ADI, accompagnamento, protesica, etc). La valutazione dovrà essere gestita attraverso equipe di valutazione multiprofessionale continuità assistenziale: l’obiettivo è facilitare la ricomposizione dei servizi che vanno a costituire il piano di assistenza individuale, definito in sede di valutazione multidimensionale Ascoltare, conoscere e rispondere al territorio Nel contesto di questa evoluzione diventa sempre più pressante la necessità di rendere più efficiente ed efficace il sistema attraverso una azione di governance che per ASL passa attraverso meccanismi di consultazione e di partecipazione ai processi di integrazione tra i diversi servizi realizzati con la collaborazione di tutti gli attori del sistema dal medico di medicina generale, alle strutture erogatrici, agli Enti Locali, del Terzo Settore, della Provincia. I processi mirano a fornire l'unitarietà tra prestazioni sanitarie, socio sanitarie e sociali, la continuità tra azioni di cura e di riabilitazione, la realizzazione di percorsi assistenziali integrati, l'intersettorialità degli interventi, a favore di una percorso che identifica il territorio quale soggetto attivo che intercetta il bisogno sanitario, sociosanitario e sociale e si fa carico in modo unitario delle necessità emergenti dei cittadini definendo l’ordine di priorità con cui rispondere. Nel campo della programmazione e del governo della rete dei servizi, Regione Lombardia invita a sviluppare azioni che coinvolgano i comparti sanitario, sociosanitario e sociale. Tali azioni dovranno essere finalizzate alla 17 ricomposizione di interventi, oggi ancora in massima parte frammentati, a diversi livelli: istituzionale, di governo dei servizi, per ricomporre strategie locali; di risorse umane, per ricomporre i bisogni della persona e della famiglia in una visione pluridimensionale; di gestione della rete dei servizi e di interventi sanitari, sociosanitari e sociali, per ricomporre l’intervento sulla persona e sulla famiglia; finanziario, per razionalizzare la spesa complessiva. L’ASL di Bergamo, d’intesa con il Consiglio di Rappresentanza e i Presidenti delle Assemblee distrettuali dei Sindaci, traduce queste indicazioni individuando le seguenti priorità di azione, in termini di: evoluzione organizzativa: istituzione di una Cabina di Regia; progettualità e prassi comuni: sviluppo dello Sportello Unico Welfare, consolidamento della valutazione multidimensionale; implementazione della strumentazione di supporto: sviluppo comune del sistema informativo unico e condiviso. Nell’ASL di Bergamo questo approccio di lavoro comune ha già portato negli anni scorsi a definire un’organizzazione condivisa delle strutture di supporto e di regia dei processi di integrazione con la rappresentanza dei Comuni, in particolare con l’evoluzione dell’Ufficio Sindaci (Deliberazione ASL n.1510 del 27.12.2011). La costituzione della Cabina di Regia valorizza l’esperienza di coesione ed intesa con i Comuni e diviene una formula efficiente per confermare e formalizzare alcune prassi già adottate nei territori. In essa si osservano: un livello strategico che definisce indirizzi e strategie, in coerenza con le indicazioni regionali; un livello tecnico-operativo a dimensione provinciale che garantisce raccordo e uniformità rispetto all’operatività; un livello tecnico-operativo su base territoriale che corrisponde, all’interno del quadro generale, alla dimensione più tipicamente erogativa dei servizi e si compone di 7 singole Cabine di Regia (ciascuna composta da un Direttore di Distretto Socio Sanitario e dai responsabili degli Uffici di Piano degli Ambiti afferenti al Distretto e da eventuali collaboratori). Tutte le strutture sono interdipendenti ed in comunicazione tra loro: le strutture di supporto individuate garantiscono le condizioni logistico-organizzative (convocazioni, sintesi degli incontri e rendicontazioni destinate ai diversi livelli organizzativi ed a Regione Lombardia); ogni Dipartimento ed ogni Distretto faranno riferimento, per l’operatività delle azioni e per i debiti informativi di competenza, alle proprie strutture operative. Per assolvere al compito di indirizzo e coordinamento che le viene affidato, la Cabina di Regia si incontrerà almeno mensilmente. 18 Lo Sportello Unico Welfare Il territorio bergamasco, accogliendo l’aumento dei bisogni in evoluzione, ha sviluppato negli anni numerosi servizi di informazione e di ascolto per i cittadini: l’esigenza, oggi, per il sistema di protezione sociale, è però non tanto quella di creare nuovi spazi di ascolto ed informazione quanto piuttosto quella di raccordare i servizi già esistenti. Lo Sportello Unico Welfare, in linea con quanto disposto dalla DGR 37/2013 e così come deliberato dall’ASL di Bergamo (Delibera n. 1225 del 08.11.2013), vuole essere uno strumento integrativo dell’ampia offerta di servizi presente sul territorio, in una sinergia che renderà possibile, tramite la regia dell’ASL, un unico punto di accesso informativo-orientativo e di eventuale presa in carico dei bisogni espressi dai cittadini Il sistema informativo condiviso L’importanza dei sistemi informativi in una direzione comune tra ASL e Ambiti Territoriali ha portato allo sviluppo, in 13 Ambiti e rispettivi servizi sociali comunali, della cartella sociale informatizzata. Per volontà dei Comuni il sistema è ospitato nel contesto della rete aziendale dell’ASL di Bergamo, facilitando e garantendo il processo di connessione e integrazione fra i sistemi informativi sociali e sociosanitari, in termini di conoscenza, reportistica e gestione di progettualità comuni (Delibera ASL 1067 del 26.09.2013). In un quadro di continua interazione con il territorio diventa fondamentale il ruolo del Distretto Socio Sanitario dell’ASL anche attraverso il potenziamento della sua capacità erogativa e di “facilitatore esperto dei rapporti tra le strutture e gli operatori del sistema. Per questo sviluppo bisognerà sperimentare un nuovo modello organizzativo più snello e più morbido dove al cultura organizzativa da privilegiare sarà quella della maggiore connessione verticale tra alto (Direzione e management) e basso (Unità operative e Servizi) e una maggiore connessione orizzontale tra professioni e funzioni preparandoci ad un nuovo modello di sanità basato sull’intensità di cura, su equipe multi professionali, su umanizzazione e “slow medicine”, su un portato di sensibilità da aumentare negli operatori perché le persone si sentano più comprese oltre che curate e assistite. L’evoluzione ha bisogno di conoscenza A questa esigenza l’ASL ha già risposto con la valorizzazione degli osservatori già esistenti e l’attivazione di un “Centro studi” che, con la collaborazione anche dell’Università, ha consolidato e approfondito la conoscenza del territorio e dei suoi bisogni. La programmazione sanitaria e sociosanitaria dovrà quindi tenere conto degli elementi di conoscenza oggettiva che verranno prodotti sia per conciliare al meglio l’offerta con la domanda sia per allocare appropriatamente le risorse là dove più servono oltre che per migliorare i processi della continuità di cura e di assistenza. 19 La lettura dei dati elaborati per la predisposizione del Documento sono stati, come sempre, motivo di molte riflessioni. Senza dubbio, però, emerge ancora il dato delle morti legate agli stili di vita: morti “evitabili” aumentando l’attività fisica, avendo maggiore cura nell’alimentazione, eliminando l’uso del fumo. Stiamo facendo davvero abbastanza per “evitare” tutto questo? E, in positivo, cosa dobbiamo fare? Innanzi tutto si dovrà dare sempre più spazio e più strumenti, come si è per altro già cominciato a fare, ai Medici di Assistenza Primaria (già Medici di medicina generale): vicini alle persone, immersi nel territorio, sono loro che possono assumere un ruolo di stimolo efficace perché ciascuno compia le scelte migliori per conservare e migliorare la propria salute. Suggerire comportamenti “sani”, attivare i controlli necessari per le diverse età, sostenere e lanciare campagne di screening: in una parola dovremo realizzare una “medicina di iniziativa” come per altro auspicata anche dalle varie associazioni della Medicina Generale. Ma questo non basta: anche tutte le realtà territoriali a cominciare dai Comuni, le amministrazioni più vicine ai cittadini, e, in generale, tutta la comunità dovranno farsi parte attiva e mettere in campo sinergie e collaborazioni, campagne di sensibilizzazione e iniziative educative (“Città sane” o città che promuovono la salute). Una strategia che, se non consente un ritorno a breve termine, garantisce sul lungo periodo i migliori ritorni sia in termini di salute e miglioramento della vita delle persone, sia per il contenimento della spesa sanitaria e consentirà anche di superare le disuguaglianze di salute legate alle disuguaglianze sociali. La strategia “salute in tutte le politiche”, definita a livello internazionale dall’Osservatorio europeo sui sistemi e politiche sanitarie (European Observatory on Health Systems and Policies) dovrà essere sempre più presente nella sanità pubblica del nostro sistema: essa non è più un’opzione ma una vera e propria necessità perché è oramai evidente da tempo che per intervenire in modo efficace sulla salute di una popolazione non è sufficiente il solo settore sanitario. È necessaria una nuova politica pubblica per la salute che coinvolga, in modo sinergico settori diversi della società, delle istituzioni e i portatori di interesse: educazione, politiche fiscali, agricoltura, ambiente, trasporti, mezzi di comunicazione, organizzazioni volontarie, industria, autorità locali, ecc. perché: - la promozione della salute è un elemento di crescita sociale ed economica dell’intera comunità; è necessario ridurre le disuguaglianze sociali e di salute; è necessario costruire reti all’interno del Servizio sanitario per consolidare e diffondere le esperienze di eccellenza; la scuola è un punto chiave di intervento sia per l’implicito ruolo educativo sia come luogo attorno a cui ruota un vero microcosmo da poter raggiungere (alunni, docenti, famiglie, ecc); 20 - la promozione della conoscenza e della consapevolezza sono gli strumenti per combattere stili di vita non salutari; per intervenire sui determinanti di salute è necessario attivare strategie orizzontali e intersettoriali in grado di coinvolgere il maggior numero possibile di stakeholder. Il ruolo dello “svantaggio sociale” sulla salute è dimostrato da tempo: le disuguaglianze socio-economiche hanno un chiaro effetto sulla salute di una popolazione a conferma che esiste un gradiente sociale della salute e degli svantaggi legati all’ambiente. Partendo dalla vita quotidiana dei cittadini e dai loro comportamenti, è necessario formulare politiche, strategie ed interventi che portino ad un effettivo miglioramento dello stato di salute della popolazione, passando attraverso l’attenuazione del gradiente socio-ambientale che determina le disuguaglianze di salute. Lavorare per superare le differenze, garantire a tutti una “equità” declinata nelle sue varie accezioni ed evolvere verso modello integrato è la strada che viene prospettata: è una prospettiva, se si vuole, molto “ecologica” perché, come gli ecosistemi sono sistemi altamente complessi, collaborativi ed interdipendenti così dovrà diventare il sistema socio-sanitario: un ambiente complesso, collaborativo ed interdipendente la cui forza sarà rappresentata dalle sempre maggiori interazioni tra le singole parti. 21