Documento di programmazione e coordinamento dei servizi sanitari

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Documento di programmazione e coordinamento dei servizi sanitari
DOCUMENTO DI
PROGRAMMAZIONE E COORDINAMENTO
DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO SANITARI
(ai sensi della DGR X/2989 del 23 Dicembre 2014)
ASL della Provincia di Bergamo
dott. Mara Azzi
Direttore Generale

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Introduzione
Il Documento di Programmazione e Coordinamento dei Servizi Sanitari e Socio
Sanitari per l’anno 2015 è stato elaborato con la compartecipazione e l’apporto
di tutte le articolazioni organizzative aziendali che, pur nella loro specificità e
complessità, devono necessariamente sviluppare strategie coordinate ed
integrate di risposta ai bisogni dei cittadini.
Il Documento si compone di questa parte che espone in sintesi le principali linee
strategiche dell’attività dell’Azienda e di vari documenti allegati in cui sono
riportati in dettaglio i dati di contesto e i contributi elaborati dalle articolazioni
aziendali. Il Documento di Programmazione e Coordinamento si colloca inoltre
nell’ambito di una costellazione di altri documenti specifici quali:
 il Piano integrato dei controlli,
 il Bilancio preventivo 2015,
 il Piano integrato locale di promozione della salute (PIL),
 il Piano annuale di programmazione dell’attività di controllo del
Dipartimento di Prevenzione Veterinario.
Tutti documenti relativi alla programmazione dell’ASL saranno resi disponibili
per la consultazione sul sito web aziendale per garantire la massima trasparenza
dell’attività dell’Azienda.
Il “Documento di programmazione e coordinamento” è il naturale esito di un
processo di miglioramento partecipato consolidatosi nel tempo, la risposta ad un
processo di sollecitazione continua alla conoscenza dei bisogni del territorio ed
alla ricerca di soluzioni alle esigenze rilevate e deve essere considerato uno
strumento collocato all’interno di un ininterrotto “work in progress” iniziato nel
gennaio 2011 che viene modificato e definito con il contributo e la
corresponsabilizzazione di tutti i soggetti che operano nel sistema sanitario,
socio sanitario e sociale locale. Volendo usare una metafora sportiva l’aver cura
delle persone è il più grande gioco di squadra che si possa concepire per cui è
essenziale che tutti i “giocatori” abbiano ben chiaro che ognuno di loro porta un
contributo unico e significativo nel suo specifico ruolo per garantire il benessere
della collettività.
Dove siamo, dove stiamo andando
Anche la DGR X/2989 rappresenta una sorta di “work in progress” con i
continui rimandi ad una numerosa serie di provvedimenti che dovranno essere
adottati nel corso del 2015 nell’ambito di linee strategiche di sviluppo del
sistema chiaramente individuabili e che si sono sempre meglio definite nel
tempo.
E’ evidente come l’obiettivo principale del sistema sia diventato il dare una
risposta appropriata al mutato quadro epidemiologico che è ora caratterizzato da
una crescente prevalenza di persone affette da quadri complicati di plurime
patologie croniche evolutesi nel tempo in una popolazione progressivamente
sempre più anziana.
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I dati mostrano che circa il 30% della popolazione assorbe oltre il 70% delle
risorse così come ben mostrato nei successivi grafici:
In cui vengono rappresentati, nel primo, la spesa pro-capite per età in regione
Lombardia, espressa in unità equivalenti mentre il secondo rappresenta il costo
complessivo dei pazienti cronici rispetto al numero di comorbosità, cioè al
numero di patologie complessivamente presenti.
Come si vede la cronicità non impatta significativamente solo sull’area
sanitaria: circa 600.000 pazienti cronici presentano anche gravi problematiche
di interesse sociosanitario quali una non autosufficienza, una o più gravi
disabilità, problematiche di salute mentale, dipendenze ecc.
Dato questo contesto strutturale combinato con le continue revisioni al ribasso
della spesa sociale si rende necessario ed urgente superare la logica della
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erogazione della prestazione parcellizzata e passare ad un livello superiore in
cui la rete d’offerta dovrà essere integrata su percorsi organizzati differenziando
i nodi della rete rispetto all’intensità delle tre dimensioni: cura, assistenza e
supporto sociale.
Il contesto territoriale
La tendenza demografica in atto nella Regione e nella Provincia mostrano, oltre
che in senso assoluto, un aumento degli anziani anche in senso relativo, legato
al declino dei segmenti più giovani.
Si tratta di un fenomeno demografico che ha importanti ripercussioni nel settore
sociale e sanitario: se da una parte l’invecchiamento della popolazione è la
manifestazione di un trionfo dello sviluppo sociale e della sanità pubblica,
dall’altra può diventare, se non accompagnato da adeguati interventi, un
problema difficilmente sostenibile dalla società contemporanea. L’aumento
delle malattie croniche, che inevitabilmente accompagna l’invecchiamento di
una popolazione, comporta infatti una crescente domanda di assistenza
continuativa e la necessità di approfondire le conoscenze correnti sulla
frequenza e distribuzione di queste condizioni, al fine di pianificare adeguati
interventi di controllo, sia in termini di prevenzione che di trattamento.
La popolazione presente al 1/1/2014 in provincia di Bergamo è costituita da un
totale di 1.107.441 residenti, di cui 548.492 uomini e 558.949 donne (dati
ISTAT 1/1/2014).
L’andamento della numerosità della popolazione è tornato a mostrare la
costante progressione che lo aveva sempre caratterizzato ad eccezione dell’anno
2012 in cui si era osservato per la prima volta una sua diminuzione forse
conseguente alla cancellazione dalle anagrafi comunali delle persone risultati
irreperibili o non più residenti dopo il censimento del 2010.
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La struttura della popolazione, che rappresenta fenomeni sociali di lunghissimo
periodo, non si è significativamente modificata se non peggiorando
ulteriormente un quadro descrittivo di una popolazione sempre più anziana e
con capacità sempre più ridotte di ricambio generazionale (si veda la successiva
tabella).
Stratificando i dati per distretto (si veda l’allegato relativo agli indicatori
demografici) la distribuzione degli indicatori consente di individuare un
gradiente di distribuzione della pressione sociale legato alla frazione di persone
anziane presenti sostanzialmente correlato all’altezza geografica dell’area. La
difficoltà dei territori montani delle “alte valli” rappresenta nel quadro
bergamasco una particolare criticità poiché entro i prossimi 3-7 anni si dovranno
affrontare le necessità di una popolazione mediamente descrivibile come
composta da donne di 85 anni di età con esigenze di cura e assistenza elevate
perché derivanti da un ventaglio di comorbidità e crescente diminuzione di
autonomia in aree “quasi desertificate” in conseguenza della dispersione della
popolazione sul territorio e verosimilmente senza una rete parentale di sostegno
a causa di un progressivo spostamento della popolazione più giovane verso la
pianura, le aree delle “basse valli” e la città dove maggiori sono le occasioni di
lavoro e più facili gli spostamenti.
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Anche il contributo dei cittadini di origine straniera non sembra più garantire un
apporto di ricambio generazionale che ci si poteva attendere in quanto la
difficoltà della congiuntura economica hanno determinato un fenomeno
migratorio in uscita alla ricerca di quelle occasioni di lavoro che il territorio
bergamasco non pare più in grado di offrire.
In prospettiva ci si deve quindi aspettare un aumento della popolazione anziana
che raggiungerà presto almeno il 20% della popolazione ed un ulteriore
aumento dell’indice di dipendenza.
Il numero di persone con disabilità è stimato in circa 3,5% della popolazione
residente. Rispetto al totale delle persone con disabilità, le persone con
grave/gravissima disabilità è stimabile intorno al 10-15%.
Gli utenti di servizi sociosanitari stanno diventando sempre più fragili e
complessi. A titolo esemplificativo si consideri che circa il 70% degli ospiti
RSA sono persone affette da demenze, di cui il 36% con forme gravi ed il 7%
sono persone affette da Alzheimer. L’1% sono stati vegetativi e persone affette
da malattie del motoneurone (SLA, etc); il restante 22% sono anziani con
diverso livello di fragilità, che confluiscono nella cosiddetta utenza tipica
Dal 2004 il numero di persone con forme gravi di demenza e con Alzheimer è
aumentato in modo rilevante.
Il profilo dell’offerta sanitaria
Nella Provincia di Bergamo al 1 gennaio 2015 sono formalmente accreditati
4.422 posti letto (di cui 4.102 di degenza ordinaria e 320 a ciclo diurno)
equivalenti a circa 4 posti letto per 1000 abitanti. Nell’ambito dell’area
riabilitativa sono presenti 824 posti letto (di cui 808 di degenza ordinaria e 16 a
ciclo diurno) equivalenti a 0,75 posti letto per 1000 abitanti. Sono inoltre
presenti 94 posti letto tecnici per l’area cure subacute.
Rispetto al nuovo standard definito dalla Conferenza Stato Regioni di 3,7 posti
letto per abitante di cui 0,7 posti letto per la riabilitazione si rileva un eccesso
nel profilo di offerta di circa 375 posti letto.
Nel corso del 2014 con riferimento alla DGR X/1185 è stato svolto un notevole
lavoro di revisione e riclassificazione del profilo di offerta nell’area dell’alta
specializzazione, dove però le strutture bergamasche hanno mostrato standard di
attività ben superiori a quelli previsti da Regione, mentre è stato necessario
procedere alla dismissione del punto nascita del Presidio Ospedaliero di San
Giovanni Bianco i cui standard di attività erano molto al di sotto dei limiti di
sicurezza previsti da Regione ed alla riqualificazione del Presidio Ospedaliero
di Calcinate di cui è prevista l’evoluzione in Presidio Ospedaliero Territoriale.
Tutta in prospettiva ed in funzione dell’attesa adozione del regolamento
nazionale per l’accreditabilità e la sottoscrivibilità dei contratti la necessità per
alcune strutture dotate di meno di 40 posti letto per acuti di riconvertirsi in
strutture mono-specialistiche.
Per quanto riguarda l’area riabilitativa si ricorda che nell’ASL di Bergamo è
stato istituito nel dicembre scorso il Dipartimento funzionale riabilitativo inter-
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aziendale pubblico privato che vede il coinvolgimento di tutte le strutture
presenti nella provincia ai fini di un’ ottimizzazione dell’uso delle risorse
disponibili.
La riduzione del profilo di offerta oltre che dalla necessità di adeguarsi allo
standard nazionale riflette la costante riduzione del tasso di ospedalizzazione
che negli ultimi 15 anni si è ridotto del 26% nonostante l’aumento della
cronicità e dell’invecchiamento della popolazione mentre è aumentata la
complessità dei casi trattati (indice case-mix)
Al contrario è costante l’aumento della pressione sull’area ambulatoriale in cui,
grazie anche all’evoluzione tecnologica, sono state progressivamente trasferite
prestazioni ed attività, specie chirurgiche, che erano prima erogate solo in
ambito di ricovero ospedaliero.
Per quanto riguarda la criticità delle liste di attesa l’ASL della Provincia di
Bergamo ha formalizzato il suo Piano Attuativo Aziendale sui Tempi di Attesa
e lo aggiorna annualmente impegnandosi a:
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garantire la massima equità possibile di accesso alle prestazioni erogate
anche sviluppando criteri di miglioramento dell’appropriatezza dei
percorsi diagnostico terapeutici in collaborazione con gli erogatori e i
medici del territorio;
promuovere la razionalizzazione dell’offerta delle prestazioni, tenendo
conto delle effettive necessità assistenziali espresse sul territorio, nonché
della domanda rilevata, fermo restando quanto affermato;
collaborare con gli erogatori presenti sul territorio, alla gestione del
sistema degli accessi, al fine di comparare, in modo ottimale, la domanda
con l’offerta delle prestazioni.;
comunicare alla cittadinanza, per le prestazioni individuate, le strutture
presso le quali si garantisce l’accesso entro i tempi massimi indicati dalla
Regione Lombardia;
monitorare mensilmente il rispetto dei tempi d’attesa attraverso l’analisi
dei dati forniti dagli erogatori con la rilevazione puntuale, così come
previsto dalla Regione stessa;
garantire una adeguata risposta anche in termini di tempi di attesa congrui
per le aree tipiche della cronicità.
Inoltre poiché la DGR X/2989 consente, utilizzando una parte delle risorse
economiche negoziabili, di mettere a contratto strutture ambulatoriali solo
accreditate o anche solo branche specialistiche attualmente non a contratto per
poter attenuare le criticità esistenti nelle liste di attesa si provvederà a
contrattualizzare le prestazioni che, sulla base delle analisi effettuate, risultano
particolarmente critiche
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Ecografia ostetrica
Risonanza magnetica nucleare (RM)
Visita neurologica[neurochirurgica]
Visita chirurgica vascolare
Elettromiografia
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Densitometria ossea
Visita endocrinologia
Visita dermatologica
Visita andrologica
Ecocolordoppler TSA e degli arti
Prestazioni della branca di allergologia, pneumologia, medicina nucleare,
oncologia, radioterapia
soprattutto nelle aree di montagna dove, però, la presenza di strutture erogative
è limitata.
Attività di prevenzione
La DGR X/2989 prevede che il sistema sanitario e sociosanitario concorra al
raggiungimento dei Macro Obiettivi di “Promozione della salute e prevenzione”
definiti nel Piano Nazionale della Prevenzione 2014 – 2018 (PNP).
In particolare i macro-obiettivi del PNP 2014 – 2018 sono:
1.
Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e
disabilità delle malattie non trasmissibili.
2. Prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali.
3. Promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani.
4. Prevenire le dipendenze da sostanze e comportamenti.
5. Prevenire gli incidenti stradali e ridurre la gravità dei loro esiti.
6. Prevenire gli incidenti domestici e i loro esiti.
7. Prevenire gli infortuni e le malattie professionali.
8. Ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute.
9. Ridurre la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie.
10. Rafforzare le attività di prevenzione in sicurezza alimentare e sanità
pubblica veterinaria per alcuni aspetti di attuazione del Piano Nazionale
Integrato dei Controlli.
Il dettaglio delle attività che verranno poste in essere è riportato nell’allegato, in
breve: la promozione di stili di vita sani e ambienti favorevoli alla salute verrà
svolto in collaborazione con il Servizio Promozione della Salute ed ha
l’obiettivo di prevenire patologie non trasmissibili (cronico degenerative) che
hanno in comune fattori di rischio comportamentali modificabili (scorretta
alimentazione, sedentarietà, tabagismo), attraverso l’attuazione di interventi di
promozione attività fisica (“piedibus”, “gruppi di cammino”), interventi offerti
alle scuole per l’educazione al movimento e al prevenzione del tabagismo, la
promozione della salute nei luoghi di lavoro attraverso il programma WHP e
nelle aree urbane attraverso la “rete città sane”. Inoltre verranno utilizzati i
nuovi “social media” per la prevenzione dell’HIV attraverso face book e la
promozione dell’educazione affettiva-sessuale
Per quanto riguarda la diagnosi precoce di tumori sono da anni attivi programmi
di screening per il tumore al colon retto ed il cancro alla mammella. Nel 2015
questi due screening verranno estesi a più del 95% della popolazione target.
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Per quanto riguarda la prevenzione del carcinoma della cervice uterina verrà
mantenuta la chiamata attiva per pap test delle donne (25 – 29 anni) per le quali
non è possibile identificare una relativa prestazione nei flussi 28SAN e 13 FAM
nei tre anni precedenti.
Infine verrà esteso lo screening per la prevenzione delle patologie cardio
vascolari.
Attività territoriale
A livello territoriale sono rimaste sostanzialmente invariate attività per cure
primarie (MMG, guardia, continuità assistenziale ecc) ed è aumentata in modo
governato la spesa per l’assistenza farmaceutica territoriale e la protesica
La sperimentazione CREG sta proseguendo nell’ASL di Bergamo e nel 2015 è
prevista la possibilità di un nuovo arruolamento di pazienti cronici.
Verrà sottoscritto un nuovo contratto con il provider e si tornerà alla forma di
finanziamento iniziale della sperimentazione per cui alla cooperativa verrà
riconosciuta la differenza tra il valore delle prestazioni standard associate al
paziente (cosiddetta “tariffa CReG”) e il reale consumo di prestazioni rilevato.
I medici che aderiscono al CreG continueranno ad essere impegnati in una
gestione attiva dei pazienti avvalendosi anche di supporti tecnologici che
consentono il monitoraggio dei percorso di diagnosi e cura definito per ogni
paziente e la compliance del paziente alla terapia.
Per quanto riguarda l’attività socio sanitaria, i cui dettagli sono riportati nel
documento allegato, Regione Lombardia mantiene l’obiettivo di garantire il
soddisfacimento dei bisogni delle persone, dando priorità allo sviluppo dei
servizi e degli interventi destinati alle persone fragili ed alle loro famiglie, con
lo scopo di giungere re al pieno riconoscimento del “diritto di fragilità”.
Per questo motivo, nel 2015 saranno ulteriormente potenziate le azioni
prioritarie di intervento fino ad oggi promosse, in particolare:
•
•
•
•
lo sviluppo e la promozione dell’integrazione tra sanitario, sociosanitario e
sociale al fine di garantire una risposta globale alla multidimensionalità dei
bisogni espressi dalla persona e dalla sua famiglia;
lo sviluppo coordinato dei due pilastri su cui oggi si fonda il sistema
sociosanitario: la rete accreditata delle strutture (primo pilastro) ed il fondo
a sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili (secondo pilastro).
Le azioni di programmazione sociosanitaria da sviluppare con le regole di
sistema 2015, tendono comunque ad anticipare alcuni obiettivi
raggiungibili, in quanto azioni intraprese negli esercizi intercorsi:
definizione dei volumi di attività da mettere a contratto, per l’acquisto di
prestazioni, in coerenza con la programmazione sociosanitaria, e con
particolare riferimento alla valutazione degli indici di fabbisogno
territoriale e alle unità d’offerta realizzate con finanziamenti di natura
pubblica (statali o regionali);
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•
•
progressivo adeguamento ai LEA, attraverso un percorso che ci avvicini
all’adozione dei costi standard prioritariamente per le RSA;
messa a sistema delle sperimentazioni di azioni innovative in risposta ai
bisogni emergenti, a partire dalle cure intermedie e dai nuovi servizi per le
tossicodipendenze;
conferma del fondo a sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili,
con il rafforzamento della presa in carico della persona ed in prospettiva di
sviluppo del budget di cura.
Nel corso del 2015, anche nel territorio bergamasco si proseguirà nel percorso
intrapreso di evoluzione del sistema sociosanitario, che, compatibilmente con le
risorse disponibili, sulla base dell’analisi dell’attuale distribuzione dell’offerta e
dei diversi livelli di bisogno, sia generali che territoriali, deve tendere sempre
più a un sistema omogeneo di risposta ai bisogni espressi.
L’offerta sociosanitaria in provincia di Bergamo è particolarmente ricca, ma
disomogeneamente distribuita: mentre le RSA sono diffuse in tutti gli Ambiti
territoriali i CDI risultano assenti nell’Ambito Territoriale di Seriate e Valle
Brembana, i CDD sono assenti nell’Ambito Monte Bronzone e Basso Sebino, le
RSD e CSS sono collocate “storicamente” in alcuni Ambiti ma la tipologia della
residenzialità rende meno significativo il legame con il territorio; in ogni ambito
sono presenti almeno 3 soggetti accreditati ADI e un Consultorio Familiare
mentre la Bassa, cioè il Distretto di Treviglio-Romano manca una struttura di
Hospice.
La DGR X/2989 prevede la possibilità di mettere a contratto posti letto di RSA
nelle aree, tra cui Bergamo, la cui dotazione risulta inferiore allo standard
regionale di 2,1 posti letto ogni 10 anziani ultrasettantacinquenni non
autosufficienti. Potranno accedere alla messa a contratto di posti nel 2015 le
seguenti strutture:
-
strutture già accreditate e a contratto, che presentano posti accreditati e non
a contratto;
strutture che hanno solo posti accreditati alla data del 31 dicembre 2014;
strutture che, a seguito della riapertura degli accreditamenti previsto con la
presente DGR, avranno ottenuto l’accreditamento entro la data del 30
giugno 2015.
Nella messa a contratto dei posti, priorità verrà data alle strutture che presentano
i migliori rating.
Le RSA verranno valutate sulla base di costi standard in modo tale da garantire
maggiore equità e trasparenza agli utenti che potranno confrontare la retta
sostenuta e il servizio di cui usufruiscono rispetto a standard regionali.
Il “pacchetto base RSA” viene assunto a partire dal 2015 quale riferimento dei
servizi da garantire agli ospiti delle RSA lombarde per la futura definizione del
costo standard, che ha l’obiettivo di migliorare l’efficienza e l’efficacia del
sistema.
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Inoltre nel 2015 viene avviato un importante percorso di revisione delle
modalità di acquisto di prestazioni dalle RSA, coerentemente con quanto
definito nella DGR n. 1185/2013, introducendo il concetto di vendor rating e di
indicatori di fabbisogno.
Il percorso di revisione prevede una prima fase 2015 che introduce il sistema di
vendor rating, mantenendo l’impostazione del budget storico, con una modalità
tale da tutelare gli enti rogatori, i loro operatori e i loro ospiti in questa fase di
prima applicazione.
Nel 2016 sarà messo a regime il modello di vendor rating, andando a superare la
logica del budget storico, per andare verso un meccanismo di acquisto del posto
letto presso gli operatori maggiormente qualificati.
Sulla base di queste premesse, per il 2015, i budget per le RSA vengono definiti
provvisoriamente per i primi 6 mesi in misura pari al 50% dei rispettivi budget
storici.
Entro il 30 giugno 2015, le ASL assegnano il budget definitivo sulla base degli
esiti della prima applicazione del sistema di vendor rating.
Gli indicatori su cui si baserà il sistema di vendor rating, in una fase di prima
individuazione, sono:
-
minutaggio assistenziale settimanale per ospite;
m
 ix professionale;
r etta media praticata all’ospite;
s aturazione media dei posti a contratto attivi nel corso dell’anno, ovvero
quelli a contratto non chiusi temporaneamente per motivi strutturali.
Ogni indicatore assegna alla struttura una classificazione parziale su 5 livelli
che, partendo dal livello più basso al più alto, è così strutturata: C, B, A, AA,
AAA. Il rating complessivo della struttura sarà dato dalla somma dei rating
parziali sui singoli indicatori, che avranno così uguale peso nelladeterminazione
del rating finale.
L’ASL provvederà, sulla base degli indicatori descritti, alla valorizzazione del
sistema di vendor rating per le RSA presenti sul proprio territorio.
Al fine di garantire la solidità del sistema di vendor rating, il contratto prevederà
specifici controlli che le ASL effettueranno sui dati inseriti in scheda struttura
(minutaggi, mix professionale, retta media e margine operativo lordo).
Sulla base degli esiti degli indicatori, le strutture con rating B e C nella
rideterminazione del budget annuale subiranno una riduzione rispettivamente
del 2% e del 4% del budget storico. Il valore economico complessivo derivante
dalle riduzioni di cui sopra, a livello di ASL, verrà ridistribuito dalla stessa ASL
secondo le seguenti priorità:
•
R
 SA con rating AAA o AA ubicate su territori che presentano un numero
di posti letto inferiore alla media regionale (si rimanda all’indicatore di
fabbisogno precedentemente descritto);
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•
RSA maggiormente virtuose nei territori che presentano un indice di
fabbisogno già in linea con la media regionale.
Dal 2016 viene introdotta una modifica sostanziale nel processo di acquisto di
prestazioni dalle RSA. Verrà superata la logica del budget storico e, in coerenza
con l’introduzione del sistema di vendor rating attuata nel 2015, si procederà
all’acquisto di posti letto.
In particolare, il numero di posti letto acquistato da ogni struttura ed il relativo
valore economico verrà determinato sulla base dei seguenti parametri:
-
numero di posti a contratto di ciascuna struttura alla data del 31-12-2015;
tasso di saturazione di struttura 2015;
valore del SOSIA medio di struttura 2015.
Il numero di posti letto a contratto così ottenuto potrà essere rideterminato sulla
base degli esiti del sistema di vendor rating. Le modalità di applicazione del
vendor rating, ovvero l’impatto sul numero di posti acquistati, in aumento o in
riduzione rispetto all’attuale fotografia dei posti a contratto, verranno definite
nel mese di ottobre 2015, a seguito di valutazione degli esiti derivanti dalla
prima applicazione fatta nell’esercizio 2015.
Ulteriori ampliamenti dell’offerta potranno derivare dalle sperimentazioni in
corso:
-
nell’area RSA/RSD per posti di post-acuta;
nell’area delle CSS e CDD per minori gravi disabili;
nell’area dei Consultori Familiari.
nella residenzialità leggera.
L’accesso alla rete di offerta avviene utilizzando di routine una valutazione
multidimensionale del bisogno.
La valutazione è di competenza dell’ASL che la realizza attraverso équipe
pluriprofessionali, anche integrando risorse professionali dei Comuni laddove
necessario.
La “Suite InterRAI” in uso viene assunta, a partire dal 1° gennaio 2015, quale
strumento regionale per la valutazione multidimensionale per l’accesso delle
persone all’Assistenza Domiciliare integrata.
Nell’ASL di Bergamo la valutazione multidimensionale del bisogno viene
effettuata nei CeAD dei 7 Distretti ASL sociosanitari che si avvalgono di 14
èquipes integrate (ASL-Comuni); la loro atività consente ai cittadini fragili di
accedere appropriatamente all’Assistenza domiciliare Integrata (ADI) e alle
misure prevista dal Fondo per la Famiglia che assiste soggetti fragili (che
costituisce il 2° pilastro del Welfare).
L’istituzione del Fondo a sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili
con DGR n. 116/2013 ha affiancato la rete del sistema d’offerta consolidato con
un sistema di risposte integrate, flessibili e modulate, attraverso progetti
individuali, sugli effettivi bisogni delle persone, e dove la flessibilità delle
risposte è garantita da un sistema a voucher fortemente governato dal sistema
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pubblico che consente di modulare le prestazioni in ragione dell’evolversi del
bisogno.
E’ stata quindi superata la logica del finanziamento per singole prestazioni cui
la persona richiede di accedere, per passare ad un modello di presa in carico
fondato sullo strumento del budget di cura, dove le diverse risorse professionali
ed economiche si integrano per accompagnare la persona in un percorso di cura
e assistenza personalizzato all’interno della rete dei servizi.
Quanto sopra viene confermato ad esempio, come già detto, con la DGR n.
2655/2014 con la quale risorse del Fondo Nazionale delle Non Autosufficienze
e risorse del Fondo regionale sociosanitario sono state assegnate alle ASL per
interventi a favore di persone in condizione di dipendenza vitale.
Tale azione prevede infatti l’erogazione di un Buono, come supporto
significativo per l’assistenza fornita dalla famiglia, e di un Voucher
sociosanitario per il monitoraggio delle condizioni di salute, da parte del
servizio ADI, per il mantenimento della funzionalità della persona, oppure, nel
caso di minori, per progetti educativo/socializzanti.
Il citato provvedimento n. 2942/2014, attuativo della DGR n. 116/2013,
conferma, per il 2015, tutte le misure messe in campo dalla DGR n. 856/2013
nel corso del 2014.
Il suddetto provvedimento introduce anche, per alcune misure, azioni
migliorative che prevedono, per esempio per la RSA aperta, profili di diversa
intensità assistenziale, commisurati ai reali bisogni rilevati in sede di
valutazione multidimensionale.
Per garantire percorsi integrati di presa in carico e accompagnamento delle
persone fragili e delle loro famiglie, anche in ragione delle specificità territoriali
e orografiche, Regione Lombardia intende attivare modalità organizzative
innovative (su scala regionale) per la definizione di Centri Multiservizi per la
persona.
In armonia con quanto stabilito dalla DGR n.116/2013 e dei conseguenti
provvedimenti attuativi della X Legislatura, in particolare la DGR n. 856/2013 e
la recente DGR n. 2942/2014, i Centri Multiservizi per la persona, in relazione
all’ambito territoriale definito, costituiranno una modalità organizzativa di
riferimento con la funzione di integrare le attuali attività di carattere
sociosanitario e sociale con quelle di natura sanitaria, concorrendo alla presa in
carico globale della persona per la comunità di riferimento.
I Centri hanno l’obiettivo di superare la frammentazione settoriale delle risposte
date dalle diverse unità d’offerta, integrando, sulla base della valutazione
multidimensionale del bisogno, una pluralità di interventi e prestazioni per le
persone fragili, tra loro coordinate, in una logica di continuità assistenziale.
Essi saranno chiamati ad operare in stretto raccordo con i servizi sanitari e
sociosanitari territoriali e con quelli ospedalieri.
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La collaborazione fra Dipartimento ASSI, Dipartimento Cure Primarie e
Distretti, si è sviluppata negli anni attorno alle problematiche dell’ADI, dei
Consultori familiari e più recentemente sulle misure del 2° pilastro del welfare.
Come previsto dall’Allegato A “Integrazione sociosanitaria e sanitaria” il
Dipartimento ASSI è ingaggiato nei progetti e nelle azioni che deriveranno dalle
indicazioni regionali e aziendali sulle seguenti aree di intervento nell’anno
2015:
a)
Promozione della salute e prevenzione:
-
rafforzare il processo metodologico e di programmazione, orientato alla
appropriatezza professionale ed organizzativa che, a partire da una piena
collaborazione fra l’area sanitaria e l’area socio-sanitaria(Dipartimenti
ASSI, Dipendenze, Prevenzione Medico, Cure Primarie, ecc. ), veda
coinvolti pressociascuna ASL il maggior numero di Attori istituzionali
(con particolare attenzione agli Enti locali, al mondo della Scuola, del
Lavoro) e altri soggetti della Comunità (Associazionismo, ecc.) nella
elaborazione e attuazione del Piano Integrato Locale di Promozione della
Salute e dei Piani Locali Prevenzione Dipendenze e per la
sensibilizzazione, informazione, prevenzione e formazione in tema di
Gioco d’azzardo patologico (GAP);
-
incrementare ambiti di sperimentazione e sviluppo di processi innovativi
di collaborazione intersettoriale in tema di promozione della salute
(invecchiamento attivo e in buona salute, inclusione sociale, promozione
stile di vita attivo, ecc.) mediante partecipazione ad iniziative di carattere
europeo;
In ambito sociosanitario: in sinergia con il rafforzamento a livello regionale e di
ciascuna ASL della programmazione integrata nell’area della Promozione della
Salute, saranno consolidate e stabilizzate le attività della Rete Regionale e delle
Reti Locali prevenzione, sarà inoltre potenziato il coordinamento operativo e
l’impatto dei programmi e delle azioni preventive afferenti ai Dipartimenti
Dipendenze e ASSI.
Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza: sono state elaborate linee
guida per la diagnosi, il trattamento e l’assistenza dei disturbi dello spettro
autistico che coinvolgeranno per la loro implementazione: i pediatri di famiglia,
le aziende ospedaliere, con i loro dipartimenti materno infantili, le UONPIA, i
servizi sanitari e sociosanitari territoriali, le realtà del terzo settore e non da
ultimo le istituzioni scolastiche ed educative. Le linee guida contemplano la
declinazione del PDTA (Piano Diagnostico Terapeutico Assistenziale) e la
definizione di priorità, di tempi, azioni e responsabilità dei diversi servizi. Di
ulteriore particolare rilevanza è l’obiettivo di rendere la famiglia in grado
sempre più di svolgere il proprio ruolo educativo anche in presenza di elementi
che possono metterla a dura prova.
Cronicità: fermo restando quanto già postulato relativamente ai presupposti di
base (presa in carico globale, intervento pluridisciplinare, valutazione
multidimensionale, continuità assistenziale ecc) che orientano l’azione delle due
Direzioni Generali, la proposta tecnica di Piano identifica anche le
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caratteristiche delle condizioni di cronicità e di fragilità che richiedono
integrazione socio sanitaria. Temi fondamentali del Piano nell’ottica esclusiva
dell’integrazione socio sanitaria sono quelli relativi a:
-
promozione della salute e prevenzione delle patologie che possono
portare ad uno stato di cronicità e/o fragilità, per quanto attiene la
presa in carico individuale;
-
modalità di valutazione del bisogno delle persone e delle loro
famiglie.
Punti Nascita: attuazione di modalità organizzative sperimentali (nelle AO e
Consultori) per il processo gravidanza/parto/nascita finalizzate al miglioramento
dell’efficienza e pieno rispetto della fisiologia tramite maggior spazio alla
professionalità ostetrica con apertura di un ambulatorio per la gravidanza
fisiologica in almeno un Punto Nascita per ogni AO e almeno nel 30% dei
Consultori per ogni ASL.
Prosecuzione del percorso di continuità Ospedale-Territorio per il percorso
maternità (Dgr 011138/2010) integrato dal Comitato Percorso Nascita della
Provincia di Bergamo, istituito il 12/09/2014, con delibera 857, in ottemperanza
alla Dgr X/1845 del 16/05/14 e alla circolare regionale del 07/07/14 attraverso i
seguenti progetti:
-
la messa in rete delle Carta dei Servizi per il Percorso Nascita della
Provincia di Bergamo, rivolta agli Utenti ed ai Professionisti.
-
la realizzazione di un Protocollo condiviso di integrazione ospedale
– territorio nella continuità assistenziale della puerpera ed il
neonato e nel sostegno all’allattamento materno, con l’attivazione
di una Rete socio-sanitaria tra i Punti Nascita ed il i territorio,
tenuto conto dei bisogni della diade madre-bambino alla
dimissione
dall’ospedale,secondo
le
raccomandazioni
dell’iniziativa OMS/UNICEF “Comunità Amica dei Bambini”.
Promozione dell’allattamento al seno: attuazione del Progetto “Comunità Amica
dei Bambini per l’Allattamento Materno”BFCI (iniziativa OMS/UNICEF), già
deliberato dall’ASL(delibera n.1296/2013), rivolto al sostegno e promozione
dell’allattamento materno. Per ottenere il riconoscimento di BFCI, una struttura
socio-sanitaria territoriale deve intraprendere un percorso di valutazione,
strutturato in una successione di tappe. Il 12/12/2014 Asl Bergamo ha superato
la valutazione della fase1 e, con l’inizio del 2015, ha intrapreso la fase 2 del
Progetto. La “Comunità Amica dei Bambini “ è la struttura socio-sanitaria
territoriale in cui tutti gli operatori dei servizi a contatto con donne in
gravidanza, madri e bambini adottano standard di buone pratiche assistenziali
che hanno lo scopo di proteggere, promuovere e sostenere l’avvio e la durata
dell’allattamento materno.
Obiettivo essenziale di questo progetto è creare una “cultura dell’allattamento”
nella Comunità, tramite la realizzazione di una rete efficace di protezione,
promozione e sostegno dell’allattamento materno nel territorio, in cui tutti gli
attori presenti (medici di assistenza primaria e pediatri di famiglia, ginecologi,
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ostetriche, psicologi, infermieri, infermieri pediatrici, assistenti sanitari,
amministrativi, volontariato presente, istituzioni comunali, ospedali con punti
nascita, ecc.) agiscono in modo sinergico.
Attuazione di modalità organizzative sperimentali per il processo
gravidanza/parto /nascita: apertura nei primi mesi del 2014 di un ambulatorio
per la gravidanza fisiologica presso il 30% dei Consultori familiari ASL, con
l’obbiettivo di migliorare l’efficienza ed il pieno rispetto della fisiologia tramite
maggior spazio alla professionalità ostetrica, secondo un Protocollo aziendale.
Prevenzione della depressione post partum e ricerca sul figlicidio: nell’anno
2014, anche a fronte di un finanziamento regionale (DGR n. 1188/2013 ) si sono
sperimentati nuovi strumenti per individuare precocemente e trattare
adeguatamente le forme di depressione post partum che possono esitare in
comportamenti gravi (figlicidio). Questa sperimentazione avverrà in 3
Consultori familiari e in collaborazione con le tre Aziende Ospedaliere della
nostra provincia. Si sono messe a punto delle modalità efficaci di prevenzione
della depressione post partum che nel 2015 verranno gradatamente estese al
territorio.
Il fenomeno della violenza in famiglia e del maltrattamento dei minori continua
ad essere elemento di preoccupazione sociale e di attenzione da parte del
sistema di welfare regionale. Il Centro per il Bambino e la Famiglia (CBF),
costituisce un punto di riferimento per la popolazione della provincia di
Bergamo e un unicum per l’intera Regione.
L’evoluzione
L’evoluzione del sistema sulla base finora basata su una “competizione
regolata” ha consentito alle Aziende ospedaliere pubbliche uno sviluppo
autonomo e generato una rete di ospedali di livello elevato sia in termini di
professionalità sia in termini di gestione.
L’appropriatezza delle prestazioni è aumentata attraverso l’adozione e il
continuo aggiornamento degli strumenti gestionali e di verifica e controllo e
l’adozione di un sistema di remunerazione delle attività e regole che hanno
disincentivato le prestazioni a maggiore potenziale di inappropriatezza
(spostamento da ricovero ad ambulatoriale).
Si rende ora necessario far crescere la cultura dell’assistenza territoriale e
renderla ‘riconoscibile’ e unitaria per i cittadini attraverso l’integrazione di
MMG e PLS, servizi sociosanitari (RSA, RSD, CDI, CDD, ADI), strutture di
riabilitazione extraospedaliere, cure intermedie (sub acuto e post acuto)
Il cambiamento dei bisogni e le necessità di sostenibilità economica del sistema
richiedono un assetto organizzativo in grado di consolidare lo spostamento
dell’asse di cura dall’ospedale al territorio. Serve un nuovo polo diverso da
quello ospedaliero nei percorsi relativi alla cronicità in cui il territorio possa in
qualche modo riconoscersi. I ‘presidi ospedalieri territoriali’ potrebbero fornire
servizi di primo intervento, ambulatoriali di I livello, di gestione del CREG,
gestione cure subacute e riabilitative estensive, di chirurgia ambulatoriale o
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diurna, di dialisi e gestione ambulatoriale dei pazienti oncologici, integrando al
loro interno servizi ADI, servizi sociosanitari.
In questa dimensione va trovata l’ integrazione e l’uniformazione dell’offerta
sanitaria e socio sanitaria (minori con disabilità, hospice, post acuto,
residenzialità, riabilitazione ospedaliera ed extraospedaliera) ed il raccordo con
la componente sociale a titolarità comunale attraverso una valutazione
multidimensionale estesa a tutti i servizi territoriali sanitari e sociosanitari.
Il raccordo del MMG con il sociosanitario è indispensabile. In generale, il
MMG deve essere parte attiva rispetto ai processi di valutazione del bisogno e
di definizione dei PAI.
Il MMG diventa quindi il protagonista dell’evoluzione verso un modello di
sistema che dovrà garantire:
prossimità: è necessario sviluppare un modello vicino alle persone ed alle
famiglie, che orienti e faciliti l’accesso ai servizi territoriali sanitari e
sociosanitari. Nell’ambito socio sanitario le proposte in fase di sperimentazione
di centri unici per la famiglia e di sportello per il welfare intendono dare
risposta a questo bisogno
presa in carico: il riferimento è alla valutazione multidimensionale del bisogno,
strumento che garantisce appropriatezza nell’accesso ai servizi territoriali. La
valutazione del bisogno deve essere unica per accedere all’assistenza sanitaria e
sociosanitaria (ADI, accompagnamento, protesica, etc). La valutazione dovrà
essere gestita attraverso equipe di valutazione multiprofessionale
continuità assistenziale: l’obiettivo è facilitare la ricomposizione dei servizi che
vanno a costituire il piano di assistenza individuale, definito in sede di
valutazione multidimensionale
Ascoltare, conoscere e rispondere al territorio
Nel contesto di questa evoluzione diventa sempre più pressante la necessità di
rendere più efficiente ed efficace il sistema attraverso una azione di governance
che per ASL passa attraverso meccanismi di consultazione e di partecipazione ai
processi di integrazione tra i diversi servizi realizzati con la collaborazione di
tutti gli attori del sistema dal medico di medicina generale, alle strutture
erogatrici, agli Enti Locali, del Terzo Settore, della Provincia.
I processi mirano a fornire l'unitarietà tra prestazioni sanitarie, socio sanitarie e
sociali, la continuità tra azioni di cura e di riabilitazione, la realizzazione di
percorsi assistenziali integrati, l'intersettorialità degli interventi, a favore di una
percorso che identifica il territorio quale soggetto attivo che intercetta il bisogno
sanitario, sociosanitario e sociale e si fa carico in modo unitario delle necessità
emergenti dei cittadini definendo l’ordine di priorità con cui rispondere.
Nel campo della programmazione e del governo della rete dei servizi, Regione
Lombardia invita a sviluppare azioni che coinvolgano i comparti sanitario,
sociosanitario e sociale. Tali azioni dovranno essere finalizzate alla
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ricomposizione di interventi, oggi ancora in massima parte frammentati, a
diversi livelli:
 istituzionale, di governo dei servizi, per ricomporre strategie locali;
 di risorse umane, per ricomporre i bisogni della persona e della famiglia in
una visione pluridimensionale;
 di gestione della rete dei servizi e di interventi sanitari, sociosanitari e
sociali, per ricomporre l’intervento sulla persona e sulla famiglia;
 finanziario, per razionalizzare la spesa complessiva.
L’ASL di Bergamo, d’intesa con il Consiglio di Rappresentanza e i Presidenti
delle Assemblee distrettuali dei Sindaci, traduce queste indicazioni
individuando le seguenti priorità di azione, in termini di:
 evoluzione organizzativa: istituzione di una Cabina di Regia;
 progettualità e prassi comuni: sviluppo dello Sportello Unico Welfare,
consolidamento della valutazione multidimensionale;
 implementazione della strumentazione di supporto: sviluppo comune del
sistema informativo unico e condiviso.
Nell’ASL di Bergamo questo approccio di lavoro comune ha già portato negli
anni scorsi a definire un’organizzazione condivisa delle strutture di supporto e
di regia dei processi di integrazione con la rappresentanza dei Comuni, in
particolare con l’evoluzione dell’Ufficio Sindaci (Deliberazione ASL n.1510 del
27.12.2011).
La costituzione della Cabina di Regia valorizza l’esperienza di coesione ed
intesa con i Comuni e diviene una formula efficiente per confermare e
formalizzare alcune prassi già adottate nei territori. In essa si osservano:
 un livello strategico che definisce indirizzi e strategie, in coerenza con le
indicazioni regionali;
 un livello tecnico-operativo a dimensione provinciale che garantisce
raccordo e uniformità rispetto all’operatività;
 un livello tecnico-operativo su base territoriale che corrisponde, all’interno
del quadro generale, alla dimensione più tipicamente erogativa dei servizi
e si compone di 7 singole Cabine di Regia (ciascuna composta da un
Direttore di Distretto Socio Sanitario e dai responsabili degli Uffici di
Piano degli Ambiti afferenti al Distretto e da eventuali collaboratori).
Tutte le strutture sono interdipendenti ed in comunicazione tra loro: le strutture
di supporto individuate garantiscono le condizioni logistico-organizzative
(convocazioni, sintesi degli incontri e rendicontazioni destinate ai diversi livelli
organizzativi ed a Regione Lombardia); ogni Dipartimento ed ogni Distretto
faranno riferimento, per l’operatività delle azioni e per i debiti informativi di
competenza, alle proprie strutture operative.
Per assolvere al compito di indirizzo e coordinamento che le viene affidato, la
Cabina di Regia si incontrerà almeno mensilmente.
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Lo Sportello Unico Welfare
Il territorio bergamasco, accogliendo l’aumento dei bisogni in evoluzione, ha
sviluppato negli anni numerosi servizi di informazione e di ascolto per i
cittadini: l’esigenza, oggi, per il sistema di protezione sociale, è però non tanto
quella di creare nuovi spazi di ascolto ed informazione quanto piuttosto quella
di raccordare i servizi già esistenti. Lo Sportello Unico Welfare, in linea con
quanto disposto dalla DGR 37/2013 e così come deliberato dall’ASL di
Bergamo (Delibera n. 1225 del 08.11.2013), vuole essere uno strumento
integrativo dell’ampia offerta di servizi presente sul territorio, in una sinergia
che renderà possibile, tramite la regia dell’ASL, un unico punto di accesso
informativo-orientativo e di eventuale presa in carico dei bisogni espressi dai
cittadini
Il sistema informativo condiviso
L’importanza dei sistemi informativi in una direzione comune tra ASL e Ambiti
Territoriali ha portato allo sviluppo, in 13 Ambiti e rispettivi servizi sociali
comunali, della cartella sociale informatizzata.
Per volontà dei Comuni il sistema è ospitato nel contesto della rete aziendale
dell’ASL di Bergamo, facilitando e garantendo il processo di connessione e
integrazione fra i sistemi informativi sociali e sociosanitari, in termini di
conoscenza, reportistica e gestione di progettualità comuni (Delibera ASL 1067
del 26.09.2013).
In un quadro di continua interazione con il territorio diventa fondamentale il
ruolo del Distretto Socio Sanitario dell’ASL anche attraverso il
potenziamento della sua capacità erogativa e di “facilitatore esperto dei rapporti
tra le strutture e gli operatori del sistema. Per questo sviluppo bisognerà
sperimentare un nuovo modello organizzativo più snello e più morbido dove al
cultura organizzativa da privilegiare sarà quella della maggiore connessione
verticale tra alto (Direzione e management) e basso (Unità operative e Servizi) e
una maggiore connessione orizzontale tra professioni e funzioni preparandoci ad
un nuovo modello di sanità basato sull’intensità di cura, su equipe multi
professionali, su umanizzazione e “slow medicine”, su un portato di sensibilità
da aumentare negli operatori perché le persone si sentano più comprese oltre
che curate e assistite.
L’evoluzione ha bisogno di conoscenza
A questa esigenza l’ASL ha già risposto con la valorizzazione degli osservatori
già esistenti e l’attivazione di un “Centro studi” che, con la collaborazione
anche dell’Università, ha consolidato e approfondito la conoscenza del territorio
e dei suoi bisogni.
La programmazione sanitaria e sociosanitaria dovrà quindi tenere conto degli
elementi di conoscenza oggettiva che verranno prodotti sia per conciliare al
meglio l’offerta con la domanda sia per allocare appropriatamente le risorse là
dove più servono oltre che per migliorare i processi della continuità di cura e di
assistenza.
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La lettura dei dati elaborati per la predisposizione del Documento sono stati,
come sempre, motivo di molte riflessioni.
Senza dubbio, però, emerge ancora il dato delle morti legate agli stili di vita:
morti “evitabili” aumentando l’attività fisica, avendo maggiore cura
nell’alimentazione, eliminando l’uso del fumo.
Stiamo facendo davvero abbastanza per “evitare” tutto questo? E, in positivo,
cosa dobbiamo fare?
Innanzi tutto si dovrà dare sempre più spazio e più strumenti, come si è per altro
già cominciato a fare, ai Medici di Assistenza Primaria (già Medici di medicina
generale): vicini alle persone, immersi nel territorio, sono loro che possono
assumere un ruolo di stimolo efficace perché ciascuno compia le scelte migliori
per conservare e migliorare la propria salute.
Suggerire comportamenti “sani”, attivare i controlli necessari per le diverse età,
sostenere e lanciare campagne di screening: in una parola dovremo realizzare
una “medicina di iniziativa” come per altro auspicata anche dalle varie
associazioni della Medicina Generale.
Ma questo non basta: anche tutte le realtà territoriali a cominciare dai Comuni,
le amministrazioni più vicine ai cittadini, e, in generale, tutta la comunità
dovranno farsi parte attiva e mettere in campo sinergie e collaborazioni,
campagne di sensibilizzazione e iniziative educative (“Città sane” o città che
promuovono la salute).
Una strategia che, se non consente un ritorno a breve termine, garantisce sul
lungo periodo i migliori ritorni sia in termini di salute e miglioramento della vita
delle persone, sia per il contenimento della spesa sanitaria e consentirà anche di
superare le disuguaglianze di salute legate alle disuguaglianze sociali.
La strategia “salute in tutte le politiche”, definita a livello internazionale
dall’Osservatorio europeo sui sistemi e politiche sanitarie (European
Observatory on Health Systems and Policies) dovrà essere sempre più presente
nella sanità pubblica del nostro sistema: essa non è più un’opzione ma una vera
e propria necessità perché è oramai evidente da tempo che per intervenire in
modo efficace sulla salute di una popolazione non è sufficiente il solo settore
sanitario.
È necessaria una nuova politica pubblica per la salute che coinvolga, in modo
sinergico settori diversi della società, delle istituzioni e i portatori di interesse:
educazione, politiche fiscali, agricoltura, ambiente, trasporti, mezzi di
comunicazione, organizzazioni volontarie, industria, autorità locali, ecc. perché:
-
la promozione della salute è un elemento di crescita sociale ed economica
dell’intera comunità;
è necessario ridurre le disuguaglianze sociali e di salute;
è necessario costruire reti all’interno del Servizio sanitario per consolidare e
diffondere le esperienze di eccellenza;
la scuola è un punto chiave di intervento sia per l’implicito ruolo educativo
sia come luogo attorno a cui ruota un vero microcosmo da poter raggiungere
(alunni, docenti, famiglie, ecc);
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-
la promozione della conoscenza e della consapevolezza sono gli strumenti
per combattere stili di vita non salutari;
per intervenire sui determinanti di salute è necessario attivare strategie
orizzontali e intersettoriali in grado di coinvolgere il maggior numero
possibile di stakeholder.
Il ruolo dello “svantaggio sociale” sulla salute è dimostrato da tempo: le
disuguaglianze socio-economiche hanno un chiaro effetto sulla salute di una
popolazione a conferma che esiste un gradiente sociale della salute e degli
svantaggi legati all’ambiente.
Partendo dalla vita quotidiana dei cittadini e dai loro comportamenti, è
necessario formulare politiche, strategie ed interventi che portino ad un effettivo
miglioramento dello stato di salute della popolazione, passando attraverso
l’attenuazione del gradiente socio-ambientale che determina le disuguaglianze
di salute.
Lavorare per superare le differenze, garantire a tutti una “equità” declinata nelle
sue varie accezioni ed evolvere verso modello integrato è la strada che viene
prospettata: è una prospettiva, se si vuole, molto “ecologica” perché, come gli
ecosistemi sono sistemi altamente complessi, collaborativi ed interdipendenti
così dovrà diventare il sistema socio-sanitario: un ambiente complesso,
collaborativo ed interdipendente la cui forza sarà rappresentata dalle sempre
maggiori interazioni tra le singole parti.

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