Untitled - Comune di Cabras

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Untitled - Comune di Cabras
PIANO URBANISTICO COMUNALE DI CABRAS
In adeguamento al PPR e al PAI
COMUNE DI CABRAS
Provincia di Oristano
SINDACO:
Cristiano Carrus
ASSESSORE ALL’URBANISTICA:
Dott. Davide Atzori
RESPONSABILE UFFICIO DEL PIANO INTERNO ALL’UFFICIO TECNICO:
Geom. Renzo Atzeni (responsabile Servizio Urbanistica)
UFFICIO DI PIANO:
RESPONSABILE:
Geom. Renzo Atzeni
UFFICIO DI PIANO:
Pianificazione
Ing. Ivan Onnis
Ing. Alberto Lutzu
Ingegneria ambientale VAS
Dott. Geol. Fausto Pani
Ing. Amb. Enrico Giordano
Ambito rurale
Dott. Agr. Giovanni Sechi
Consulenza storica
Dott. Carla Del Vais
Architettura e paesaggio
Arch. Sara Meli
GIS SISTEMA INFORMATICO:
Geom Efisio Spanu Zucca (Ufficio Tecnico)
Dott. Forestale Carlo Poddi
Ing. Domenico Sanna
RILIEVI CARTOGRAFIA
Geom. Emilio Atzori
PUL
Arch. Aron Murgia
Valutazione ambientale e paesaggistica
Dott.Geol. Antonello Gellon
Dott. Agr. Terenzio Scano
Dott. Forestale Carlo Poddi
RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA E NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
PIANO PARTICOLAREGGIATO SAN GIOVANNI DI SINIS
IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA
E
NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
Sommario
1. RELAZIONE TECNICO ILLUSTATIVA .............................................................................................................. 2 1.1PREMESSA .................................................................................................................................................... 2 1.2 RIFERIMENTI NORMATIVI .......................................................................................................................... 2 1.3 L’ANALISI STORICO ARCHEOLOGICO ................................................................................................ 6 1.4 LINEE PROGETTUALI E OBIETTIVI DELLA VARIANTE .......................................................................... 13 1.5 PARAMETRI URBANISTICI ....................................................................................................................... 20 2. NORME DI ATTUAZIONE ............................................................................................................................... 26 2.1 EDILIZIA RESIDENZIALE PRIVATA ........................................................................................................... 26 2.2 EDILIZIA E ATTREZZATURE TURISTICO RICETTIVE ................................................................................ 27 2.3 VOLUMI PER ATTREZZATURE SERVIZI E SPORT .................................................................................. 27 2.4 MATERIALI E ATTUAZIONE..................................................................................................................... 28 2.4.1 Murature ............................................................................................................................................ 28 2.4.2 Coperture ......................................................................................................................................... 28 2.4.3 Serramenti ......................................................................................................................................... 28 2.4.5 Spazi esterni ...................................................................................................................................... 29 2.5 INTERVENTI SULL’EDILIZIA ESISTENTE .................................................................................................... 29 2.5.1 Manutenzione Ordinaria............................................................................................................... 29 2.5.2 Manutenzione Straordinaria ........................................................................................................ 30 2.5.3 Restauro e Risanamento Conservativo .................................................................................... 31 2.5.4 Ristrutturazione Edilizia ................................................................................................................... 31 2.6 OPERE DI URBANIZZAZIONE .................................................................................................................. 32 2.6.1 Viabilità .............................................................................................................................................. 32 2.6.2 Percorso pedonale sul lungomare ............................................................................................ 33 2.6.3 Rete acque bianche ..................................................................................................................... 33 2.6.4 Rete acque nere ............................................................................................................................ 33 2.6.5 Rete idrica......................................................................................................................................... 34 2.6.6 Rete elettrica ................................................................................................................................... 34 1
RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA E NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
PIANO PARTICOLAREGGIATO SAN GIOVANNI DI SINIS
IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
1. RELAZIONE TECNICO ILLUSTATIVA
1.1PREMESSA
Il Comune di Cabras si estende per una considerevole ampiezza con un territorio di 101,00
kmq. Ha un estensione del litorale di complessivi ml.34.685 di cui ml.18.289,81 di spiaggie e
ml. 16.395,33 di litorale roccioso, superiore alla media dei Comuni sardi - racchiudendo entro
i suoi confini aree profondamente diverse per caratteristiche geomorfologiche.
A ovest, emerge capo S. Marco, la città storica di Tharros, tanto importante da poter essere
ritenuta un’entità a sé stante e i nuclei abitati di notevole dimensione, ma di caratteristiche
edilizie non appropriate, quali San Giovanni di Sinis e Funtana Meiga.
San Giovanni di Sinis, nucleo abitato nato in relazione agli insediamenti storici, una volta
pittoresco villaggio di pescatori dalle caratteristiche capanne di falasco, oggi interamente
distrutte per far luogo a un indiscriminato accorpamento di seconde case estive nate sulla
necropoli punico romana. San Giovanni cade in totale letargo fuori dal mese di Agosto, e
sopravvive solo grazie alla vicinanza di Tharros. L’Amministrazione Comunale ha predisposto
un Piano Particolareggiato che ricompone la situazione sulla base dello studio di disciplina
delle zone “F”.
Percorrendo la strada che qui conduce si può vedere in lontananza lo stagno di Mistras,
mentre nei sobborghi alla cittadina si trova la chiesa di S. Giovanni di Sinis, costruzione
poderosa a tre navate, realizzata in pietra arenacea, di fatto uno dei monumenti cristiani più
vetusti dell'isola, un tempo già chiesa campestre della Tharros medioevale. La valenza
archeologica si sposa al paesaggio assolutamente straordinario costituito dal mare splendido
che cinge su due lati il sito.
A nord di San Giovanni di Sinis si snoda invece il litorale di Abbarossa, che comprende il
promontorio di Turre Seu, proseguendo si trovano altre spiagge interessanti come quelle di Is
Aruttas e Mari Ermi. La celebrità di queste spiagge risiede nei colori e nella presenza di granuli
di quarzo arrotondato
1.2 RIFERIMENTI NORMATIVI
La pianificazione si attua in adeguamento al Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R.) , al
Piano per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I) ed alla normativa in materia di Valutazione
ambientale strategica (V.A.S.)
La L.R. n. 8/2004, la cosiddetta “legge salvacoste” (“Norme urgenti di provvisoria
salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale”),
recependo quanto stabilito dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Lgs. 22 gennaio
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2004 n. 42), ha introdotto il PPR quale “principale strumento della pianificazione territoriale
regionale“, che assume i contenuti di cui all’art. 143 del D.Lgs. n. 42/2004, e ne stabilisce la
procedura di approvazione.
Il 20 novembre 2005 la Regione Sardegna ha approvato la proposta di PPR ai sensi
dell’articolo 135 del D. Lgs. n. 42/2004, nei termini previsti dalla L.R. n. 8/2004. Con D.G.R. n.
22/3 del 24 maggio 2006, in riferimento all’art. 2, comma 1 della stessa L.R. n. 8/2004, il PPR è
stato adottato per il primo ambito omogeneo, l’area costiera. La Giunta Regionale, a seguito
delle osservazioni espresse dalla Commissione consiliare competente in materia di
urbanistica, ha approvato in via definitiva il primo ambito omogeneo del PPR con Delibera n.
36/7 del 5 settembre 2006. Il PPR è entrato quindi in vigore con la pubblicazione nel Bollettino
Ufficiale della Regione Sardegna avvenuta l’8 settembre 2006.
Con il Piano Paesaggistico la “Regione riconosce i caratteri, le tipologie, le forme e gli
innumerevoli punti di vista del paesaggio sardo, costituito dalle interazioni della naturalità,
della storia e della cultura delle popolazioni locali, intesi come elementi fondamentali per lo
sviluppo, ne disciplina la tutela e ne promuove la valorizzazione”.
Il PPR assicura la tutela e la valorizzazione del paesaggio del territorio regionale e si pone
come quadro di riferimento e di coordinamento degli atti di programmazione e
pianificazione regionale, provinciale e locale, per lo sviluppo sostenibile del territorio, fondato
su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l’attività economica e l’ambiente e
perseguibile mediante l’applicazione dei principi della sostenibilità.
Il Piano stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI) del bacino unico regionale, è stato
approvato con Delibera n. 54/33 del 30 dicembre 2004 successivamente integrato e
modificato con specifiche varianti; il PAI è stato redatto dalla Regione Autonoma della
Sardegna ai sensi del comma 6 ter, dell’art. 17 della Legge 18 maggio 1989 n. 183 “Norme
per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” e s.m.i.successivamente
confluita
nel D.Lgs. 152/2006 " Norme in
materia ambientale” Il PAI ha valore di piano
territoriale di settore e, poiché persegue finalità di salvaguardia di persone, beni ed attività
dai pericoli e dai rischi idrogeologici, prevale su piani e programmi di settore di livello
regionale e infraregionale e sugli strumenti di pianificazione del territorio previsti
dall’ordinamento urbanistico regionale, secondo i principi indicati nella Legge n. 183/1989.
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS), nata concettualmente alla fine degli anni ’80, è
un processo sistematico di valutazione delle conseguenze ambientali di proposte
pianificatorie, finalizzato ad assicurare che queste vengano incluse in modo completo e
considerate in modo appropriato, alla pari degli elementi economici e sociali all’interno dei
modelli di “sviluppo sostenibile”, a partire dalle prime fasi del processo decisionale.
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L’adozione da parte del Parlamento e del Consiglio dell’UE della direttiva “Concernente la
valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente” (n.2001/42/CE del
27/06/01, meglio nota come direttiva sulla VAS) individua nella valutazione ambientale un “
fondamentale strumento per l’integrazione di carattere ambientale nell’elaborazione e
nell’adozione di piani, in quanto garantisce che gli effetti dell’attuazione dei piani siano presi
in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro adozione .
Il recepimento effettivo delle Direttiva VAS in Italia è avvenuto con il D.Lgs 3 aprile 2006, n.
152 (Codice dell'Ambiente) recante “Norme in materia ambientale”, che riordina e modifica
gran parte della normativa ambientale.
Il 29 gennaio 2008 è stato pubblicato il Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (D.Lgs
4/2008) recante “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”.
Al fine di garantire un supporto costante per una corretta conduzione del processo di VAS,
l’Assessorato della Difesa dell’Ambiente, Servizio Sostenibilità Ambientale e Valutazione
Impatti, ha emanato le Linee Guida per la VAS applicata ai Piani Urbanistici Comunali (“Linee
Guida VAS Sardegna”) (maggio 2007).
Se lo straordinario valore dei luoghi propone al pianificatore suggerimenti e indirizzi precisi
sulle scelte da adottare, scelte che non possono essere altro che dirette alla cura e alla
valorizzazione del paesaggio nel rispetto del suo stesso spirito, ulteriore e decisiva indicazione
all’operare in tale direzione proviene dalla stessa normativa sulla base della quale il progetto
pianificatorio attuale deve essere condotto e portato a termine.
Infatti, l’attuale pianificazione si autodefinisce principalmente nella sua natura con valenza
paesistica. In questo senso il P.U.C. nasce come adeguamento della pianificazione
al
vigente P.P.R., ma potermmo anche darle la lettura come il naturale completamento di una
pianificazione già avviata sulla base del superato Piano Territoriale Paesistico n. 7 del Sinis
approvato con D.P.G.R. n.276 del 6.8.1993, poi annullato . Pertanto frutto dell’evoluzione
normativa che ha portato all’attuale modello pianificatorio del territorio
non più inteso
come la mera parcellizzazione
urbanistica , ma un moderno strumento di crescita che ha per fulcro
la salvaguardia dell’ambiente e la difesa della nostra identità e peculiarità territoriale.
Più precisamente, con riguardo specificatamente ai meri riferimenti normativi, i criteri per la
definizione dell'impianto metodologico si determinano in rapporto a due questioni
fondamentali:
-
la natura della nuova pianificazione con valenza paesistíca
che deve
conciliare
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l’ambiente con nuove forme di utilizzo del territorio ( sviluppo sostenibile) ;
-
la nuova forma del Piano.
La prima si riferisce all'esigenza di dare seguito e senso agli obiettivi di riqualificazione
ambientale e in particolare di riproporsi concretamente il problema della qualità ambientale.
La seconda all'esigenza di ridare alla strumentazione urbanistica funzione di promozione e
coordinamento delle trasformazioni e di ritrovare coerenze tra le norme e le modalità di
intervento.
Ancora una volta, per una corretta presentazione delle problematiche che si vanno ad
affrontare con la predisposizione del Piano Urbanistico Comunale, è opportuno partire da un
breve riferimento al quadro legislativo:
I Piani Urbanistici Comunali (PUC) e in adeguamento - per tutti i comuni interessati dal primo
Ambito Costiero del Piano
Paesaggistico Regionale
(P.P.R.) -, derivano dalla Legge
Urbanistica regionale 45/89 che all’art.11, impone di procedere all’adeguamento - entro sei
mesi dall'approvazione del Piano Paesaggistico Regionale La Giunta Regionale ha seguito il criterio di collegare l'adeguamento alla redazione di un
nuovo
- integralmente nuovo – Piano Urbanistico Comunale con l'intento dichiarato di
promuovere una nuova generazione di strumenti urbanistici comunali con valenza
paesistica, Piani Urbanistici Comunali che quindi assumono l'obiettivo di portare a
compimento la Pianificazione Paesistica Regionale a livello locale .
Pertanto, i piani di adeguamento si definiscono come piani innovativi rispetto a quelli della
precedente legislazione regionale - diversi negli obiettivi e nell'ispirazione: sono Piani per i
quali è richiesta - per norma - la pienezza dei contenuti, a partire dalla fondamentale
attenzione alla qualità dell'ambiente; essi presuppongono, di conseguenza, di estendere il
quadro delle conoscenze necessarie per rappresentare la complessità della struttura
ambientale.
Al riguardo, normativamente, si prescrive:
- la conoscenza puntuale delle risorse ambientali, antropiche e naturali;
- la priorità della riqualificazione - come riprogettazione dell'esistente - con l'obiettivo della
salvaguardia dei valori paesistico-ambientali;
- la verifica attenta di ogni trasformazione programmata con tutti i metodi di controllo
opportuni per definire le compatibilità ambientali.
-la Valutazione ambientale strategica (V.A.S.) definita quale “ processo sistematico inteso a
valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte -politiche, piani o
iniziative nell'ambito di programmi ai fini di garantire che tali conseguenze siano incluse a tutti
gli effetti e affrontate in modo adeguato fin dalle prime fasi del processo decisionale, sullo
stesso piano delle considerazioni di ordine economico e sociale".
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1.3 L’ANALISI STORICO ARCHEOLOGICO
In un territorio quale quello di Cabras, così straordinariamente ricco di monumenti
archeologici e storici e di opere d’arte architettonica, la conoscenza e la corretta
collocazione, nel rispetto delle stesse normative di vincolo e salvaguardia - L. 1923 n. 3267/1,
L. 1939 n. 1089, L. n. 1497, L. 1985 n. 431, L. 1993 n. 23 e L. 1989 n. 31/1 - è non tanto strumento
limitativo quanto criterio per la valorizzazione stessa del livello socioeconomico del territorio e
direttrice delle scelte sulle attività guida della popolazione. In questo senso tutto il territorio di
Cabras, dalla monumentalità celebre di Tharros alla pulizia costruttiva e spaziale
dell’architettura contadina più povera, costituisce un vero e proprio museo nel paesaggio.
Ne è conferma il vincolo di tutela paesaggistica sull’intero territoro comunale (compresi
l’isola di Mal di Ventre e lo scoglio del Catalano), stabilito dalla Regione Sarda con decreto
del 6/4/90 n. TPUC/27, ai sensi della L.1497 del 1939. E’ evidente che il progetto del Piano non
poteva che tener conto di una tale presenza culturale; pertanto le sue scelte sono
decisamente indirizzate dalla sua consistenza, dalla localizzazione dei beni, dall’importanza
della loro cura e infine dalla ricerca della loro godibilità da parte dei cittadini.
L’area di S. Giovanni di Sinis restituisce, nonostante lo sviluppo iniziato a partire dalla fine degli
anni Cinquanta della borgata marina omonima, numerose evidenze archeologiche che si
pongono in stretta relazione con la città di Tharros. L’area in questione può infatti considerarsi
a buon diritto parte integrante delle pertinenze territoriali della colonia antica, periferica
rispetto all’abitato sorto alle pendici orientali del colle di S. Giovanni e con prevalente
destinazione funeraria e produttiva.
La necropoli settentrionale tharrense, in posizione speculare rispetto all’area funeraria del
Capo San Marco e del tutto corrispondente sotto l’aspetto cronologico e tipologico, si
sviluppa in fase fenicio-punica lungo una stretta fascia costiera compresa tra l’Osservatorio
dell’AMP, il tipico edifico cupolato impiantato alla fine dell’Ottocento e noto anche come
“villa Boy”, e, verso Nord, lo spiaggione di San Giovanni; nella successiva fase romana la
necropoli occupa anche settori più interni e si sviluppa in una vasta area compresa tra quella
più antica e la chiesa di S. Giovanni.
La storia degli studi di tale area necropolare è certamente meno documentata rispetto a
quella del settore meridionale. È certo che essa era già nota alla fine dell’Ottocento per la
presenza di sepolture a vista, come si evince dal rilievo in scala 1:500 (Del Vais 2006) redatto
dal Soprastante agli scavi Filippo Nissardi tra il 1884 e il 1885, preliminare alle indagini di scavo
poi condotte sul Capo San Marco. Alla fine dello stesso secolo, tra il 1891 e il 1893, si
collocano le campagne di scavo tharrensi dell’avvocato Efisio Pischedda che, come risulta
dalle autorizzazioni rilasciategli (Del Vais, Fariselli 2010, p. 9), operò anche nella località di
Santu Marcu; al proposito può ritenersi con buona verosimiglianza che tali scavi abbiano
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interessato anche l’area della necropoli settentrionale, nota ancora oggi con questo
toponimo, e che l’avvocato di Seneghe abbia intercettato un lembo funerario ad
incinerazione in un’area che egli ben conosceva, risiedendo per la villeggiatura in
un’abitazione, ancora oggi esistente, ubicata in piena necropoli. Attorno allo stesso periodo
vennero costruite alcune delle prime case sul litorale, tra cui la cd. villa Boy; in occasione
dello scavo delle fondazioni di quest’ultima furono rinvenute tombe fenicie i cui corredi sono
stati successivamente acquisiti dal museo oristanese (Zucca 1998, pp. 84-86).
Per tutta la prima metà del Novecento non si ha notizia di ritrovamenti nell’area funeraria
che doveva essere a vista e già in parte depredata. Un intervento distruttivo perpetrato nel
1947 ad opera di alcuni cavatori locali di pietre fu interrotto dalla Soprintendenza, nei cui
archivi, oltre alla pratica relativa all’episodio, sono conservate alcune foto che
documentano lo stato dell’area in quell’anno. Con l’impianto, a partire dalla fine degli anni
Cinquanta, della borgata di San Giovanni di Sinis, la necropoli venne in parte coperta e subì
notevoli interventi di distruzione e di saccheggio. In conseguenza di tali manomissioni sono
giunti al Museo di Cagliari, all’Antiquarium Arborense di Oristano e in alcune collezioni private
diversi materiali di corredo, ma certamente un numero limitato rispetto a quanto è andato
verosimilmente disperso (Del Vais, Fariselli c.s.).
In quegli stessi anni, e precisamente nei mesi di giugno-luglio del 1958, fu eseguito anche un
intervento da parte della Soprintendenza alle Antichità, sotto la direzione di Gennaro Pesce,
in contemporanea con le indagini condotte nell’abitato antico. In occasione dello scavo di
fondazione della casa Massidda, in corrispondenza della prima schiera di costruzioni, furono
individuati dei materiali archeologici che determinarono l’interruzione dei lavori e un
intervento di scavo da parte della Soprintendenza archeologica di Cagliari, durato diverse
settimane. L’indagine mise in luce una serie di sepolture a camera e a fossa parallelepipeda
scavate nella calcarenite che al momento dello scavo risultarono tutte violate. Per tale
ragione l’esplorazione venne interrotta e l’area, poi acquisita dall’Amministrazione comunale
di Cabras e mai edificata, rimase per decenni in abbandono. Nello stesso lotto, Giovanni
Tore, tra il 1989 e il 1991, condusse, con collaboratori del Museo Civico di Cabras e studenti
dell’Università di Cagliari, lunghe e proficue indagini rimaste finora sostanzialmente inedite
(Tore 2000). Egli, intervenendo nell’area scavata negli anni Cinquanta e ampliando sui
quattro lati le sezioni di scavo, poté documentare oltre cinquanta tombe ricavate nel banco
roccioso, alcune delle quali conservavano lembi funerari intatti benché in una situazione
generale fortemente compromessa da violazioni antiche e moderne e dalla coltivazione di
una cava che aveva in parte distrutto, forse già da età antica, ampi lembi funerari. Lo stesso
settore, benché non completamente indagato, è stato oggetto nel 2001 di un intervento di
valorizzazione realizzato con fondi dell’otto per mille concessi al Comune di Cabras, che ne
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ha favorito la restituzione alla fruizione pubblica.
Altre limitate indagini di scavo sono state condotte nel 1981 dalla Soprintendenza
archeologica nei lembi funerari fenici dell’area attorno all’Osservatorio dell’AMP (Zucca
1989, pp. 95, 97-98) e nel 1991 da Giovanni Tore nella necropoli romana. Negli anni 2002,
2007, 2009 i lavori di urbanizzazione della borgata sono stati accompagnati da sondaggi
archeologici che hanno messo in evidenza sia sepolture fenicio-puniche che romane. Di
particolare rilevanza, quelli condotti nel 2007 in prossimità dell’area musealizzata con fondi
dell’8 per mille, dove sono state messe in luce diverse tombe fenicie integre, oltre che
sepolture puniche scavate nel bancone roccioso e, a maggiore distanza, tombe ad
enchytrismos, vale a dire inumazioni in anfora (Del Vais, Fariselli 2010, pp. 10-11).
Le ricerche sistematiche sono riprese nell’estate del 2009, con la prima campagna di scavo
condotta dall’Università di Cagliari (Dipartimento di Scienze Archeologiche e StoricoArtistiche, direzione scientifica Dott. Carla Del Vais), su concessione ministeriale in
collaborazione con l’Università di Bologna (Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici,
responsabile Dott. Anna Chiara Fariselli); si sono svolte finora tre campagne (2009-2011) che
hanno interessato il lotto già musealizzato, l’area adiacente all’Osservatorio dell’AMP e un
piccolo lembo necropolare ubicato più a nord sul bordo della falesia.
Dal punto di vista tipologico e rituale, nella necropoli fenicio-punica può enuclearsi una fase
deposizionale fenicia, inquadrabile tra l’ultimo quarto del VII sec. a.C. e la prima metà del VI,
che prevede la pratica dell’incinerazione associata a tombe in fossa scavate nella sabbia e,
meno frequentemente, nel bancone calcarenitico. Le fosse arcaiche della necropoli
presentano notevoli varianti morfologiche e dimensionali: sono attestati cavi di forma subcircolare, ellittici più o meno allungati e sub-rettangolari; le fosse sub-circolari e una parte di
quelle ellittiche risultano di dimensioni modeste, dai 60 cm al metro circa, mentre quelle
ellittiche allungate e sub-rettangolari possono raggiungere i 2 m di lunghezza; la profondità
varia da 25 a 85 cm circa. L’orientamento delle fosse di forma allungata è vario, ma prevale
quello in senso est-ovest. Le ultime indagini hanno documentato la presenza di fosse
delimitate da file di scheggioni di calcarenite messi in opera alla sommità delle fosse dopo la
deposizione funeraria. Quanto alle coperture delle tombe, sono attestate semplici lastre
monolitiche in calcarenite o sistemi più complessi costituiti da blocchi giustapposti messi in
opera in maniera assai accurata, oltre che coperture di scheggioni e terra pressata. Quanto
al rituale funerario, nel caso delle sepolture di dimensioni ridotte è evidente la pratica
dell’incinerazione secondaria; all’interno delle fosse i resti del defunto risultano generalmente
deposti direttamente sul fondo delle stesse, senza l’utilizzo di urne cinerarie, più spesso coperti
o frammisti al corredo ceramico. Nel caso invece delle sepolture di dimensioni maggiori,
sembra essere attestata sia la pratica incineratoria primaria, evidente dalla quantità
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considerevole di tracce di bruciato e dalla disposizione delle ossa in posizione anatomica, sia
quella
secondaria.
Relativamente
ai
corredi
ceramici,
si
percepisce
una
certa
standardizzazione dei tipi e delle associazioni che si attestano sulla disposizione del cooking
pot o dell’olletta da cucina con orlo estroflesso uniti al piatto ombelicato o in posizione
verticale o rovesciati; una o più brocche con orlo a fungo insieme alla trilobata, coppette da
cucina in genere in posizione rovesciata. Più di rado compaiono altre forme vascolari fenicie
e ceramiche d’importazione etrusca. A tali materiali si associano oggetti di ornamento e
toeletta personale oltre che armi.
Quanto alla fase punica, l’introduzione del rituale inumatorio riconducibile ad influenza
cartaginese determina, probabilmente fin dalla fine del VII sec. a.C., la diffusione di nuovi tipi
tombali scavati nel bancone calcarenitico, nella fattispecie tombe a camera e tombe a
fossa parallelepipeda. Le prime si articolano in un vano d’accesso (dromos) a pianta
rettangolare, quasi sempre dotato di una gradinata per facilitare la discesa, estesa su tutto o
parte del lato breve opposto all’ingresso, e in una camera quadrangolare piuttosto semplice,
scavata ad un livello più basso rispetto al dromos, talvolta con nicchie alle pareti e più
raramente con fosse ricavate sul pavimento; la camera, dopo la tumulazione, veniva in
genere chiusa con una lastra di arenaria mentre il vano d’accesso era interamente riempito
con il materiale di risulta dello scavo, misto a sabbia e terra. Le tombe a fossa
parallelepipeda, invece, di profondità variabile, presentano spesso all’imboccatura delle
riseghe funzionali alla sistemazione della copertura, costituita generalmente da lastre in
arenaria giustapposte.
La monumentalità di tali sepolture, da sempre in parte a vista, ne ha determinato la
sistematica spoliazione in tempi lontani e recenti, tanto che a oggi nessuna indagine
scientifica ne ha documentato una integra. Nonostante ciò, i numerosi lacerti funerari
individuati negli anni Ottanta e in occasione delle ultime indagini da parte dell’Università di
Cagliari hanno dato un significativo contributo alla ricostruzione dei dati rituali e materiali. I
defunti, sempre in posizione supina e con le braccia lungo i fianchi o al petto, con testa
rivolta a Ovest, potevano essere deposti direttamente sul piano pavimentale o all’interno di
bare lignee, di cui si sono conservati solo i chiodi e le coppiglie in metallo. All’interno delle
tombe, sia quelle a camera che a fossa, erano deposti attorno ai cadaveri ricchi corredi
ceramici, sia punici che d’importazione greca, e oggetti d’ornamento personale.
Quanto alla fase romana, che si sviluppa, come detto, in aree differenti rispetto alla fase
precedente, essa conta al momento sepolture in fossa scavate nella sabbia, talvolta del tipo
alla cappuccina, vale a dire protette con serie di embrici giustapposti, e a enchytrismos (in
anfore da trasporto). La scarna attestazione di età recente, relativa principalmente a
ritrovamenti occasionali e a scavi eseguiti per i lavori di urbanizzazione della borgata, deve
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aggiungersi a quella antiquaria, assai meno documentata ma concentrata nell’area della
chiesa di S. Giovanni, prima area funeraria pagana, poi cristiana.
Quest’ultima rappresenta l’edificio monumentale più importante di S. Giovanni. Orientata ad
est con l’abside e costruita in blocchi di arenaria, presenta un impianto generale modesto:
l’aula, di forma rettangolare, appare divisa in tre navate, coperte da volte a botte e
terminate da un transetto parimenti voltato; in corrispondenza della navata centrale e
dell’unica abside compare una piccola cupola, sostenuta da grossi pilastri alveolati. Le
navate laterali comunicano con quella centrale mediante tre archi poggianti su tozzi e
semplici pilastri; l’edificio è illuminato, nella navata centrale, da tre piccole aperture
quadrangolari, in corrispondenza dell’abside e del transetto da bifore. La sobria facciata è
ravvivata nella parte centrale da un oculo ubicato al di sopra della porta d’ingresso.
Il nucleo centrale della chiesa, costituito dall’ambiente cupolato e riferibile ad un originario
edificio a croce greca iscritta in un quadrato, fu impiantato probabilmente nel VI sec. d.C.;
successivamente, tra il IX e l’XI sec., la struttura subì una radicale trasformazione che
comportò l’aggiunta dell’abside e dell’aula trinavata, in sostituzione del braccio orientale e
di quello occidentale, e l’apertura delle bifore.
In occasione di recenti restauri è stato individuato alla base dell’abside un lacerto di
intonaco dipinto in bruno e rosso su fondo bianco, raffigurante parte di un tendaggio
(velario); tale elemento, che doveva far parte di una decorazione parietale più ampia, trova
confronti in contesti extrainsulari datati tra l’VIII e il IX secolo. Nel corso degli stessi lavori e con
successivi scavi dell’Università di Sassari è stato evidenziato al di sotto della chiesa e
immediatamente a sud di essa un preesistente edificio con abside orientata ad est; per la
presenza nell’area di numerose sepolture, tra cui alcuni sarcofagi ancora presenti al di sotto
del piano pavimentale, si è ipotizzato che i resti murari identificati si riferiscano ad una
basilica funeraria paleocristiana (Messina, Mureddu 2002), poi sostituita dalla chiesa a croce
greca.
Un altro aspetto di grande rilevanza del paesaggio di S. Giovanni è rappresentato dalle cave
di calcarenite. Estese aree di coltivazione sono visibili lungo la fascia costiera, dove esse
hanno spesso intaccato preesistenti tombe puniche, ma se ne individuano anche in settori
più interni.
Tra queste ha particolare rilevanza monumentale quella denominata localmente “Sala da
ballo”, localizzata sul mare, al limite settentrionale dell’abitato (Del Vais et alii 2006). Nella sua
parte centrale, dove l’estrazione ha raggiunto il livello più basso fino ad esaurire il banco
calarenitico, essa risulta protetta sul lato a mare da un risparmio roccioso largo alcuni metri,
evidentemente funzionale, così come ipotizzato per altri consimili giacimenti mediterranei, a
salvaguardare l’attività di cava dall’azione dei marosi, tanto più che si tratta di una zona
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RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA E NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
PIANO PARTICOLAREGGIATO SAN GIOVANNI DI SINIS
IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
particolarmente battuta dal vento di Maestrale; lungo tale risparmio sono ricavati alcuni
passaggi di modeste dimensioni che verosimilmente erano funzionali all’imbarco dei materiali
lapidei verso la destinazione di utilizzo. Sul lato a monte i fronti estrattivi sono solo
parzialmente visibili per la presenza di estesi cumuli di detriti derivati dalla coltivazione della
cava che quindi, doveva avere un’estensione maggiore. Sempre nella fascia costiera si
individuano altri tagli diffusi fino all’area dell’Osservatorio dell’AMP, area che, insieme a
quella funeraria musealizzata, mostra tagli evidenti che sono andati a distruggere, a volte
quasi del tutto, sepolture puniche a camera e a fossa.
Quanto al settore interno, la cava più ampia si individua immediatamente a nord
dell’abitato moderno, in un’area non urbanizzata. Dove la vegetazione lo consente, si
individuano estesi fronti, caratterizzati però da modesta altezza. Un'altra cava di notevole
importanza è ubicata più a sud, all’interno dell’abitato e a ridosso della strada moderna; tale
cava, sui resti della quale si è impiantata un’abitazione moderna, risulta di particolare
interesse dal punto di vista cronologico in quanto all’interno di essa nel 1991 vennero scavate
da G. Tore numerose tombe alla cappuccina di età romana repubblicana o primo-imperiale,
evidente successive alla coltivazione.
Dallo studio delle tracce di lavorazione visibili nelle cave citate, come anche nelle altre
meno estese evidenti presso tutti gli affioramenti rocciosi dell’area, si evince che l’attività
estrattiva prevedeva l’escavazione, con l’uso di picconi metallici, di solchi larghi dai 5 ai 20
cm circa, progressivamente più stretti verso il basso e a sezione a V o a U, che consentivano
di delimitare blocchi, anche di dimensioni considerevoli, liberandoli sulle facce laterali; il
distacco della faccia inferiore avveniva tramite l’utilizzo di cunei, in metallo o in legno,
conficcati profondamente nella roccia con l’ausilio di pesanti mazze. Sia nella “Sala da
Ballo” che nelle aree funerarie sono visibili diversi blocchi solo parzialmente liberati che
attestano tale processo estrattivo.
La questione più spinosa in riferimento alle cave è la loro attribuzione cronologica, in quanto
al momento disponiamo di dati assai scarni. Se è possibile, come detto, determinare una
pertinenza ad età pre-romana della cava localizzata a ridosso della strada, per le altre vi
sono più ampi margini di incertezza. Le tracce estrattive che hanno intaccato le tombe
cartaginesi si riferiscono evidentemente ad una fase successiva, ma non sappiamo di
quanto. Le tecniche estrattive documentate a S. Giovanni, così come in altri settori del Sinis,
trovano ampio riscontro in altre regioni mediterranee, in contesti che vengono generalmente
ricondotti ad età antica. La mancata attestazione di manufatti ceramici nelle cave costiere
del Sinis, anche quando, come alla “Sala da Ballo”, risultano consistenti i detriti conseguenti
alla cavatura, non consente di trarre ulteriori indicazioni al riguardo. Può quindi ipotizzarsi che
la coltivazione sia iniziata in età antica, per soddisfare i bisogni della città, ma non è escluso
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RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA E NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
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IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
che essa si sia protratta fino ad età recente, come anche confermato dall’intervento
effettuato nel 1947 della Soprintendenza archeologica per bloccare un’attività illegittima di
estrazione in piena necropoli.
Il quadro fin qui delineato in relazione all’area di San Giovanni con ogni probabilità non
esaurisce il patrimonio archeologico conservato in loco. Sono presenti infatti estese aree
finora apparentemente non indagate e non intaccate dallo sviluppo edilizio che potrebbero
aver preservato resti archeologici sia funerari che di altra natura. In una di queste, ubicata
dietro il nucleo costiero settentrionale dell’abitato, è stata ipotizzata la presenza di un
quartiere artigianale ceramico, indiziata dal rinvenimento in anni non lontani di scorie
ceramiche di età punica (Tore, Zucca).
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RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA E NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
PIANO PARTICOLAREGGIATO SAN GIOVANNI DI SINIS
IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
1.4 LINEE PROGETTUALI E OBIETTIVI DELLA VARIANTE
Piano Particolareggiato (1983)
Il piano si basa sullo strumento urbanistico di pianificazione comunale “Studio di disciplina
territoriale delle zone “F” redato e approvato ai sensi della L.R. n.10 del 09.03.1967. Dopo un
analisi scaturita da sopraluoghi, valutazioni e rilievi strumentali si è giunti alla redazione di un
piano particolareggiato che desse una nuova conformazione urbanistica alla borgata
marina, normando il futuro sviluppo sostenibile. Si è intervenuto sull’edificato esistente, su un
possibile sviluppo di nuove volumetrie, su nuove aree verdi, di servizi, di rispetto e sulla
viabilità. Il tutto tenendo in considerazione il contesto soggetto a numerevoli vincoli ( vedi
tavola G5 Planimetria dei vincoli).
Piano Particolareggiato variante (1998)
La variante si è resa necessaria per adeguare il Piano al Decreto Assessoriale n 1161/U del
07.08.1984, che lo approvava con le seguenti “modifiche introdotte d’ufficio”:
1)-esclusione dall’uso edificatorio di una vasta area, (circa 2/5 di quella proposta nel P.P.
n.d.r.) vincolata ex lege 1089/39, dalla Soprintendenza Archeologica;
2)-obbligo di adeguare l’Iff
e la percentuale delle aree destinate all uso alberghiero al
disposto del D.A. 2266/U del 20.12.1983, sopravvenuto nelle more di esame del P.P.
Come per il P.P. originario, la presente revisione, si propone comunque di:
a)-Recuperare le potenzialità edificatorie originali: circa mc 52.850 destinati alla residenza sia
privata che ricettivo-aberghiera;
b)-Ricucire, per quanto possibile, nelle aree al di fuori dal vincolo ex lege 1089/39, stante la
caduta del limite edificatorio dei 150 ml dal mare, l'abitato esistente con l'espansione
proposta;
c)-Risolvere, per tramite dell'iniziativa pubblica, i problemi conseguenti allo spezzettamento
della proprietà delle aree sottoposte al P.P., avviando un processo totalmente unitario, tale
da consentire uno sviluppo omogeneo dell'insieme in termini temporali, urbanistici,
ambientali, edilizi, architettonici, infrastrutturali, programmandone i modi, i tempi e le
condizioni e, sopratutto controllandone costantemente la crescita così da garantirne il
conseguimento degli obiettivi.
d)-Porre, pur se all'infuori dei limiti topografici del P.P., i principi ed i presupposti per la
salvaguardia attiva e la fruizione corretta del contesto ambientale nel quale il P.P. si pone, e
cioè la penisola del Sinis ed in particolare la zona archeologica di Tharros, che da San
Giovanni si allunga sino al Capo San Marco, impostando un discorso di respiro tale da
superare le chiusure locali, immettendo i valori ambientali e culturali, mai sufficientemente
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PIANO PARTICOLAREGGIATO SAN GIOVANNI DI SINIS
IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
stimati, di questo territorio in un ambito ben più vasto da quello regionale e provinciale
attuale.
Piano Particolareggiato in adeguamento al PPR e al PAI (2011)
Le modifiche apportate al piano particolareggiato pubblicato nel buras n.8 del 2001, numero
inserzione 1591 sono le seguenti:
•
includere all’interno del piano particolareggiato gli immobili precedentemente rimasti
esclusi;
•
determinazione di nuovi limiti del piano dettati dal PUL e dal PPR;
•
spostamento e rimodulazione dei volumi e della superfici previsti inizialmente sulla
collina a nord aventi la destinazione turistico-alberghiera ( una parte viene
confermata in questa posizione e un’altra parte viene rilocalizzata lungo la strada
provinciale lato Golfo di Oristano)
•
nessun aumento di volumi o superfici rispetto al precedente piano particolareggiato
di San Giovanni di Sinis approvato.
Indirizzi generali della pianificazione urbanistica
™ Riqualificare l'identità urbana;
™ Conservare o ricostruire da un punto di vista ambientale i margini di transizione;
™ Riordinare il sistema fondiario;
™ Riqualificare e migliorare la dotazione delle alberature e delle siepi;
™ Conservare gli areali a copertura forestale e le fasce di riconnessione dei complessi
boscati e arbustivi, della vegetazione riparia e delle zone umide;
™ Prevedere la ricostruzione dei paesaggi originari;
™ Razionalizzare e controllare le eventuali espansioni urbane;
™ Progettare e gestire in maniera integrata intercomunale gli spazi e i servizi ai litorali;
Obiettivi
™ Governo delle trasformazioni urbanistiche;
™ Riordino e potenziamento della zona PIP artigianale;
™ Pianificazione delle zone Costiere;
™ Governo delle trasformazioni urbanistiche e tutela del sistema ambientale e
archeologico;
™ Valorizzazione di tutto il sistema turistico, ambientale, storico e culturale;
™ Sviluppo della mobilità sostenibile;
™ Attivazione di politiche per la promozione di servizi di eccellenza;
™ Rivalorizzazione del paesaggio urbano;
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PIANO PARTICOLAREGGIATO SAN GIOVANNI DI SINIS
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Cronistoria precedenti Piani Particolareggiati di San Giovanni di Sinis.
PIANO PARTICOLAREGGIATO
TIPO ATTO
NUMERO
DELIBERA CONSIGLIO COMUNALE
N. 168
DELIBERA GIUNTA REGIONALE
N. 1161/U
DATA
20 12
1983
07 08
1984
VARIANTE
TIPO ATTO
NUMERO
DATA
PARERE FAVOREVOLE
SOPRINTENDENZA
ARCHEOLOGICA
NOTA PROT.
693/1
19 02
1998
PARERE FAVOREVOLE TUTELA
PAESAGGIO OR
PROT. 2333
13 09
2000
PARERE FAVOREVOLE
COMMISSIONE EDILIZIA
VERBALE 25
18 09
2000
DELIBERA ADOZIONE CONSIGLIO
COMUNALE
N.80
DELIBERA CONSIGLIO COMUNALE
N. 102
19 09
2000
22 12
2000
PUBBLICAZIONE BURAS PARTE
TERZA INSERZIONE N. 1591
N. 8
09 03
2001
Documenti del Piano particolareggiato di San Giovanni di Sinis :
TAV / ELAB.
TIPOLOGIA
G.1
Relazione
G.2
Documentazione catastale
G.3
Copia Piano particellare approvato 1: 1000
G.4
Planimetria catastale 1: 1000
G.5
Planimetria dei Vincoli 1: 1000
G.6
Zonizzazione 1: 1000
G.7
Planivolumetrico 1: 1000
G.8
Quaderno delle Tipologie
G.9
Viabilità e Sosta 1: 1000
G.10
Rete Fognante 1: 1000
G.11
Rete elettrica e di illuminazione 1: 1000
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Foto aerea con rappresentazione dei vincoli presenti e perimetri dei piani particolareggiati
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Foto aerea con rappresentazione dei vincoli presenti e perimetri dei piani particolareggiati
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Foto aerea con rappresentazione dei perimetri dei piani particolareggiati
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Rappresentazione delle aree soggette a modifica
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1.5 PARAMETRI URBANISTICI
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Foto aerea con rappresentazione dei vincoli presenti e perimetri dei piani particolareggiati
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Legenda tavola G6 Zonizzazione
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Tavola G6 Zonizzazione
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Legenda tavola G7 Planivolumetrico
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Tavola G7 Planivolumetrico
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2. NORME DI ATTUAZIONE
L’attuazione del Piano particolareggiato avverrà ponendo in atto quanto consentito dalla
Legislazione Urbanistica percorrendo, con iniziativa del Comune di Cabras, la via del
COMPARTO EDILIZIO OBBLIGATORIO dal quale discenderà l’organo attuativo del CONSORZIO
e tutta la procedura prevista della medesima Legge.
Le fasi progettuali successive al presente Piano Particolareggiato saranno le seguenti:
-Verifica definitiva della proprietà delle aree al momento della vigenza del P.P.
-Verifica della congruenza fra proprietà, istanze,
volumi e loro destinazione d’uso e
ubicazione;
-Progettazione esecutiva delle opere d’urbanizzazione primaria e secondaria;
-Progetto Generale Esecutivo e di Coordinamento dei Corpi Edilizi, comprendente anche il
Piano specifico del verde Pubblico e Privato;
-Progetto esecutivo dei singoli nuclei.
L’attuazione potrà avvenire solo dopo l’elaborazione integrale dei progetti esecutivi cosi
che, anche in caso di edificazioni singole e frazionate, sia comunque definita e garantita la
corrispondenza assoluta e la totale omogeneità delle stesse con il progetto complessivo, e
dovrà comunque essere completata entro i termini che verranno stabiliti dal CONSORZIO.
2.1 EDILIZIA RESIDENZIALE PRIVATA
Ferma restando la validità di tutte le norme contenute nello dagli strumento urbanistico
vigente, vengono di seguito elencate quelle più salienti e relative agli interventi e alle
tipologie previste nel presente P.P.
La residenza privata dovrà essere attuata unicamente con edifici ad un solo piano fuori terra,
con esclusione di scantinati e seminterrati, e con la sola possibilità di utilizzare, all’interno della
pendenza massima del 35 % il volume dell’eventuale sottotetto come spazio accessorio non
residenziale.
L’indice di fabbricabilità fondiaria è quello massimo consentito e cioè mc/mq 0,75; negli
isolati nei quali (il n 1, 7, 8, 9, 10) la superficie fondiaria è ulteriormente suddivisa in
strettamente privata e in condominiale, l’Iff calcolato sull’area strettamente privata risulta di
mc/mq 1,00.
L’altezza massima all’intradosso dell’ultimo solaio, se orizzontale, o all’intersezione del solaio
inclinato, nella parte più bassa, con la parete esterna,
misurata rispetto al piano di
sistemazione esterno dovrà essere compresa fra 2,70 e 3,00 ml.
Negli schemi proposti sono rappresentate alcune sottotipologie relativa soltanto alla
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RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA E NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
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IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
disposizione
del volume nelle schiere, che potrà essere passante, con patio interno e a
blocco compatto.
Le coperture saranno con tetto ad una sola falda e con parti piane a terrazza.
All’interno degli spazi fondiari privati, sul fronte adiacente alla viabilità carraia esterna,
dovranno essere realizzate delle verande solo coperte, destinate principalmente a spazio per
la sosta veicolare, chiuse verso strada da muri di recinzione continui, coordinati nei materiali
e nelle bucature, al fine di garantire adeguati spazi di sosta veicolare.
Le verande-tettoia previste verso strada dovranno essere realizzate unitariamente, sempre
con copertura laterizia inclinata, anche con strutture lignee in vista ed avranno una
profondità compresa fra 4,00 e 5,00 ml
I corpi edilizi dovranno distare dalle tettoie di cui sopra non meno di ml 5,00.
Le recinzioni interne, fra unità e unità non potranno superare l’altezza di ml 1,40 e dovranno
discendere, anch’esse da un omogeneo progetto unitario.
2.2 EDILIZIA E ATTREZZATURE TURISTICO RICETTIVE
Per i corpi principali, destinati ad attività direzionali, gestionali e comunque di interesse più
generale sarà consentita la gestione del volume su due piani, sempre nell’ambito dell’ Iff =
mc/mq 0,73, mentre per i nuclei destinati alla residenza, è prescritta l’utilizzazione del volume
su un solo piano, mantenendolo per quanto possibile aderente al terreno naturale, con
l’esclusione assoluta di scantinati e/o seminterrati,
2.3 VOLUMI PER ATTREZZATURE SERVIZI E SPORT
Come già enunciato, per essi è stato reso disponibile un volume di mc 8800, del quale una
parte, non quantificata, è stata ubicata in corrispondenza di cinque nuclei residenziali privati;
A seguito delle considerazioni e degli accordi risultanti dai contatti preliminari
con i
funzionari della Soprintendenza Archeologica, estensori del vasto vincolo ex lege 1089/39, il
volume restante verrà ubicato nella fase di Progettazione Esecutiva delle opere di
urbanizzazione secondaria, durante la quale dovranno essere verificate materialmente le
condizioni, dal punto di vista delle preesistenze archeologiche, delle aree prescelte per
l’ubicazione dei volumi.
Isolato per isolato sarà obbligatorio procedere alla progettazione esecutiva coordinata e
all’attuazione dell’insieme architettonico, degli spazi fondiari condominiali e delle eventuali
Attrezzature di Interesse Comune adiacenti facendo riferimento comunque al Progetto
Generale Esecutivo dell’intero al fine di garantire i risultati che costituiscono il presupposto e
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RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA E NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
PIANO PARTICOLAREGGIATO SAN GIOVANNI DI SINIS
IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
le premesse del presente P.P.
2.4 MATERIALI E ATTUAZIONE
Presupposto generale per l’edificazione
sarà l’obbligo di adeguarsi all’andamento del
terreno naturale, limitando all’indispensabile le opere di scavo e di riporto. la quota degli
edifici dell’intero Piano sarà essere preordinata e coordinata dall’apposito Progetto
Generale Esecutivo che starà alla base della Progettazione Architettonica Esecutiva e che
terrà conto anche delle quote e delle sistemazioni relative alle opere d’urbanizzazione
primaria ( in particolare dalla viabilità).
2.4.1 Murature
Per i materiali da utilizzarsi, con riferimento a quanto già enunciato nelle premesse, si dovrà
privilegiare l’uso della pietra locale, che potrà essere ad opera incerta nei piani murari e a
cantoni regolari negli spigoli; sarà possibile usare intonaci colorati in pasta (nella gamma
delle terre) episodicamente ed in percentuale inferiore alle parti in pietra; particolare cura
dovrà essere posta nella previsione delle murature della recinzione continua che racchiude i
nuclei abitativi e che dovrà essere interamente coordinata nei materiali e nel rapporto fra i
vuoti e i pieni con i corpi interni e nella sua totalità verso l’esterno.
2.4.2 Coperture
Dovranno essere miste, a tetto, ad una sola falda con pendenza massima del 35 %, orientata
verso la viabilità esterna, e piani, a terrazza ; i materiali di copertura e rivestimento saranno di
qualità laterizia e dovranno essere uniformemente coordinati almeno all’interno dello stesso
nucleo abitativo; non saranno consentiti canali di gronda esterni: le acque meteoriche
saranno scaricate a cielo libero o raccolte da doccioni in pietra o da canali di gronda
realizzati in muratura, opportunamente impermeabilizzati e colorati, nell’ambito della
copertura o del suo coronamento;
2.4.3 Serramenti
Negli edifici e nelle recinzioni dovranno essere in legno o in metallo verniciato opaco, con
assoluta esclusione dell’alluminio lucido e/o non verniciato e saranno coordinati all’interno
dello stesso nucleo.
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RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA E NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
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IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
2.4.5 Spazi esterni
Saranno ammesse solo pavimentazioni in laterizio, in pietrame o in legno, omogenei
comunque con quelli utilizzati in altre parti.
Con l’uso dei medesimi potranno essere realizzati, sempre e comunque previo progetto
coordinato, elementi di arredo e di utilità (quali sedili, panche, camini, piani di cottura,
fioriere, contenimento di terrazzamenti, vasche d’acqua etc..).
La ricezione dei segnali radio e
radio televisivi dovrà essere realizzata tramite impianti
centralizzati per nuclei e comunque evitando l’installazione individuale e la proliferazione
indiscriminata di antenne e parabole.
Le aree non pavimentate dovranno essere sistemate a verde con l’utilizzo prevalente delle
essenze della vegetazione mediterranea esistenti in loco e al contorno e comunque in
armonia col Piano del verde .
2.5 INTERVENTI SULL’EDILIZIA ESISTENTE
Come peraltro previsto nello Studio di Disciplina del Territorio, presupposto del P.P. originario,
per l’edilizia esistente non è consentito alcun aumento di volume, sarà tuttavia possibile
procedere a tutti quegli interventi di RECUPERO necessari e migliorativi consentiti dalla
Normativa Urbanistica e di seguito elencati:
2.5.1 Manutenzione Ordinaria
Ferme restando le disposizioni e le competenze previste dalle Leggi 01.06.1939 n 1089 e
29.06.1939 n 1497 e succ. modifiche e integrazioni, nonchè quanto disposto dall’art. 31 della
Legge 05.08.1978 n 457, costituiscono interventi di manutenzione ordinaria quelli che
riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e
quelle necessarie a integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti.
In particolare rientrano nella categoria, sempre che rispettino gli elementi tecnomorfologici
esistenti:
Opere interne:
•
pulitura e sostituzione degli intonaci e dei rivestimenti;
•
tinteggiatura, riparazione e sostituzione degli infissi e dei serramenti interni;
•
riparazione e sostituzione parziale o totale delle pavimentazioni;
•
riparazione e sostituzione di impianti tecnologici (idraulico, elettrico, termico, di
climatizzazione, fognario etc..) purché non comportino la creazione di nuovi
volumi e non si tratti di opere di rilevanza tale da modificare in modo
irreversibile elementi o parti dell’organismo edilizio.
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RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA E NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
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IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
Opere esterne:
• pulitura dei prospetti, tinteggiatura degli stessi senza mutamanto dei colori e
delle caratteristiche chimico fisiche degli strati di finitura esistenti, ripresa
parziale degli intonaci e dei rivestimenti esistenti senza mutazione dei caratteri
tecnologici e chimico fisici;
• pulitura, tinteggiatura, riparazione o sostituzione degli infissi e dei serramenti
senza modificarne i materiali ed il disegno;
• riparazione e sostituzione dei soli manti di copertura del tetto senza apportare
modifiche relative ai materiali ed alle soluzioni tecnologiche preesistenti;
• riparazione e sostituzione dei canali di gronda e dei pluviali nonché dei
comignoli esistenti senza cambiarne la posizione, i caratteri tecnologici e
formali;
• tinteggiatura, riparazione e sostituzione di recinzioni esterne senza modifiche ai
materiali, alla posizione, alle dimensioni ed alla forma;
• riparazione e sostituzione delle pavimentazioni senza modifiche dei materiali,
delle forme e disegno e delle modalità di posa.
2.5.2 Manutenzione Straordinaria
Comprende tutte le opere e le modifiche necessarie per rinnovare o sostituire parti, anche
strutturali, degli edifici, fatiscenti o allo stato di collasso , nonchè le opere e le modifiche
occorrenti per realizzare ed integrare i servizi igienico sanitari e tecnologici esistenti, sempre
che non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari.
Sono opere di manutenzione straordinaria:
• apertura, chiusura o modifica di vani sulle murature portanti interne alle singole unità
immobiliari e/o appartenenti agli spazi comuni a più unità entro l’organismo edilizio
oggetto dell’intervento;
• demolizione e ricostruzione dei tramezzi interni, sempre che le opere richieste risultino
compatibili con la conservazione dei caratteri fondamentali dell’organismo edilizio;
• rifacimento totale degli intonaci esterni, attuato nel rispetto dei caratteri fisico chimici,
e del colore di quelli esistenti, e sempre che non siano presenti motivi decorativi
importanti (nel qual caso l’opera ricade nel campo del restauro conservativo);
• rifacimento di recinzioni, pavimentazioni esterne e manti di copertura, anche con
modifica dei materiali preesistenti ma con mantenimento delle caratteristiche
tecnologiche e morfologiche. Relativamente alle coperture il rifacimento dovrà
limitarsi al manto esterno di protezione ed alla sostituzione degli elementi portanti con
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RELAZIONE TECNICO ILLUSTRATIVA E NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
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IN ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
elementi tecnologici e morfologici compatibili e senza modifica del numero, della
posizione e dello schema statico esistente, così da non alterare il comportamento
statico dell’organismo edilizio;
• rifacimento, ampliamento o integrazione di locali per servii igienico sanitari o
tecnologici purchè nel rispetto degli elementi caratterizzanti il corpo edilizio.
2.5.3 Restauro e Risanamento Conservativo
Sono gli interventi volti a conservare l’organismo edilizio nella sua consistenza materica e
nella stratificazione storica e formale per tramite di un insieme coerente di opere che , nel
rispetto del sistema strutturale, distributivo, tecnologico e morfologico preesistente, ne
consentano destinazioni d’uso compatibili.
Si attua tramite il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio,
l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle destinazioni d’uso, e
l’eliminazione
degli
elementi
estranei
all’organismo
stesso,
il
tutto
nell’ottica
del
mantenimento dei caratteri costruttivi originari.
Fatti salvi i limiti e i vincoli derivanti dalle leggi operanti in materia di protezione del patrimonio
storico e artistico, monumentale e ambientale, il restauro potrà anche essere imposto
dall’Amministrazione Comunale nei casi per i quali lo ritenesse opportuno.
2.5.4 Ristrutturazione Edilizia
Comprende gli interventi volti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme
sistematico di opere che possono portare ad un organismo diverso, in tutto o in parte da
quello originario.
Può riguardare gli interni e/o gli esterni di un determinato corpo
Ristrutturazione Edilizia Interna
•
sostituzione delle strutture orizzontali secondo le tecniche ed i materiali originari
•
unione di locali interni appartenenti ad una stessa unità, o a più unità
immobiliari, anche attraverso aperture in breccia praticate nei setti murari
interni
•
rifacimento delle strutture di collegamento verticale e inserimento di nuove
strutture di collegamento, nel rispetto dell’assetto distributivo essenziale
dell’edificio
•
inserimento di nuovi impianti igienico sanitari
e tecnologici nel rispetto
dell’assetto distributivo essenziale dell’organismo edilizio e della volumetria
esistente
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•
modifica dell’organizzazione dei locali interni nel rispetto degli elementi
dell’assetto distributivo originario.
Ristrutturazione Edilizia Globale (comprende tutti gli interventi della Ristrutturazione
Interna ed inoltre):
• modifica dei fronti esterni nel rispetto degli elementi costruttivi e morfologici
esistenti (tipologia delle aperture, proporzioni etc..) di valore storico
tradizionale
• rifacimento delle strutture di copertura, senza variazione della quota di gronda
e di colmo, della geometria complessiva e del tipo dei materiali di copertura
• rifacimento parziale delle strutture verticali nel rispetto dell’area di sedime ,
della volumetria esistente, del rapporto dell’organismo con gli spazi esterni e
con gli altri organismi edilizi contermini, coerentemente con l’assetto
distributivo essenziale dell’organismo in oggetto.
Gli interventi di cui al punto 9-b (pag. 11) del capitolo Descrizione del Piano e Proposte,
relativi alla possibilità di accorpare la superfici di alcuni spazi di ritaglio, di proprietà
comunale, all’area di pertinenza di edifici privati, al fine di ottenere nuclei omogenei ed
unitari, potranno attuarsi previa elaborazione di un Progetto esecutivo Unitario (esteso quindi
all’intero raggruppamento delle unità immobiliari interessate) che definisca l’assetto esterno
dei prospetti e delle recinzioni, con particolare attenzione alle coloriture ed all’uso dei
materiali
Tutte le proposte di intervento ricadenti nei casi su elencati dovranno tendere a uniformare
l’aspetto ed i caratteri dell’edilizia esistente alle indicazioni proposte per i nuovi insediamenti.
2.6 OPERE DI URBANIZZAZIONE
2.6.1 Viabilità
Nel presente piano particolareggiato sono state individuate due sezioni stradali tipo che
hanno ingombro complessivo rispettivamente di 12.00 mt e 10.00 mt. La sezione con
larghezza complessiva di 12.00 mt è destinata alla viabilità principale; ha sede viaria netta di
mt. 8.00 e marciapiedi da ambo i lati con mt. 2.00 di larghezza. La sezione con larghezza
complessiva di 10.00 mt è destinata alla viabilità di penetrazione; ha sede viaria netta di mt.
7.00 e marciapiedi da ambo i lati con mt. 1.50 di larghezza. Le sezioni stradali hanno le
pendenze trasversali verso il centro strada dove si trovano le caditoie per la raccolta di
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acque meteoriche. Sempre a centro strada sono localizzate la rete acque nere e la rete
idrica. La rete elettrica si trova in corrispondenza di uno dei marciapiedi. La sede stradale è in
conglomerato bituminoso. La fascia centrale della strada, al disotto della quale si trovano le
reti fognanti, è pavimentata con materiale basaltico. I marciapiedi sono rivestiti con conci di
arenaria, le cordonate saranno in pietra dura raccordate al piano viario in modo da
permettere in qualunque punto anche ai portatori di handicap l’accesso al marciapiede.
Nella stima delle opere di urbanizzazione è prevista la sistemazione di alcune piazzette
presenti all’interno dell’abitato. Di tutte le strade all’interno del perimetro del piano sono stati
elaborati i profili longitudinali e le sezioni. Queste ultime sono in numero sufficiente ad
ottenere un conteggio rigoroso dei movimenti di terra necessari e successivamente riportati
nella stima delle opere di urbanizzazione.
2.6.2 Percorso pedonale sul lungomare
Tra le opere di urbanizzazione previste figura anche la sistemazione della passeggiata a
mare. Il percorso a mare verrà delimitato da dei muretti a secco in arenaria e pavimentato
sempre con lastre di arenaria posate a secco su sottostante strato di terreno sabbioso.
Tra le opere di sistemazione del percorso sul lungomare sono previste la sistemazione delle
discese a mare ed un intervento di risanamento geologico delle scarpate che delimitano
l’arenile.
2.6.3 Rete acque bianche
Come già detto le caditoie di raccolta delle acque meteoriche sono previste a centro
strada al disotto della pavimentazione in materiale basaltico. Le condotte della rete acque
bianche saranno in tubazioni di PVC pesante tipo 303/1 con diametri variabili dai 300 ai 500
mm. Il punto di recapito finale è previsto in zona baricentrica rispetto all’abitato ad est della
strada provinciale S.Giovanni - Cabras. Sia la rete acque bianche che la rete acque nere
convogliano le acque al citato punto di recapito per caduta con pendenza minima del 0.2%
senza la necessità di pozzetti di sollevamento.
2.6.4 Rete acque nere
La rete acque nere è prevista in tubazioni di grès ceramico con diametro variabile dai 200 ai
250 mm con giunzioni in resine poliuretaniche. Per ambedue le reti sono state elaborate le
planimetrie, i profili ed i particolari costruttivi. La distanza minima tra la generatrice inferiore
della tubazione ed il manto stradale finito è pari a mt. 1.20. Nell’elaborato profili tale distanza
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appare ridotta a mt. 0.90 in quanto non si tiene conto del cassonetto stradale e dei manti di
finitura in conglomerato bituminoso. Il recapito finale è il medesimo di quello previsto per la
rete acque bianche, in tale punto è prevista una centrale di pompaggio che porta le acque
luride all’impianto di depurazione situato in località “Abarossa” alle spalle della lottizzazione
“Funtana Meiga”. ( vedi elaborato collegamenti territoriali). Per tener conto dell’aumentato
apporto di acque luride è stato previsto di affiancare all’impianto di depurazione esistente
un nuovo impianto con le medesime caratteristiche.
2.6.5 Rete idrica
La rete idrica è prevista in tubazione di polietilene PN 16 tale tubazione è posta a centro
strada immediatamente sopra le reti fognanti a circa 80 cm. dal manto stradale finito. E’
stata prevista la distribuzione ad anelli, ve ne sono quattro principali, ed una serie di
diramazioni secondarie che raggiungono tutte le abitazioni esistenti e le future zone di
espansione. La rete idrica è alimentata per caduta da un serbatoio di accumulo esistente
posto in località “Matta Perdosa” immediatamente sopra la lottizzazione “Funtana Meiga”.
A seguito di dimensionamento di massima sono stati previsti i seguenti diametri:
•
condotta adduttrice
∅ 160 mm
•
anelli principali
∅ 110 mm
•
diramazioni secondarie
∅ 80 mm
Le saracinesche, gli scarichi, gli sfiati e tutti i pezzi speciali sono previsti in ghisa sferoidale.
2.6.6 Rete elettrica
La rete elettrica è posizionata sotto i marciapiedi stradali (v. sez. stradale tipo) e fa capo alla
cabina ENEL esistente in prossimità della strada provinciale che delimita l’abitato sul lato Est.
Nella stima delle opere di urbanizzazione è stata comunque prevista l’edificazione di una
nuova cabina sicuramente necessaria per soddisfare la mutata e maggiore richiesta di
energia elettrica. La rete di illuminazione pubblica in progetto è stata suddivisa in tre rami
principali con alimentazione indipendente :
•
rete illuminazione abitato esistente
•
rete illuminazione zone di espansione
•
rete illuminazione passeggiata a mare
Ciascuna rete è dotata di apposito quadro di controllo che permette la programmazione
delle fasce orarie di utilizzo per tutto l’arco dell’anno. Tutte le linee elettriche sono in cavo a
doppio isolamento tipo FG7R, le sezioni previste sono le seguenti:
•
linea dorsale principale 3x150+1x95 mmq
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•
linee di derivazione principale 3x70+1x50 mmq
•
linee di derivazione secondarie 4x16 mmq
E’ stato previsto l’interramento di un cavidotto vuoto predisposto per allacci privati e nuovi
impianti. Sono state utilizzati due tipi di lampioni per l’illuminazione pubblica:
•
lampione per la zona abitata e di futura espansione altezza palo 4.00 mt , potenza
lampada 250 w e passo tra i lampioni di 12.00 - 15.00 mt
•
punto luce per la passeggiata a mare altezza mt. 1.00, potenza
lampada 125 w e passo tra punti luce di 15.00 mt.
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