Renzo è un picchiatore della propria creatività. È

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Renzo è un picchiatore della propria creatività. È
Mestieri
Con Renzo è così: il gioco diventa impresa e
l’impresa non è solo quella commerciale, ma
quella di una vita.
“Ma cos’è che t’ispira realmente? Cos’è, in fondo? È l’oggetto, è la meta?”
“Questo”, fa Renzo muovendo le mani cercando
di maneggiare qualcosa d’invisibile. È la manualità, la necessità di conoscere attraverso il tocco,
di qualcosa che esiste nel perimetro della nostra
epidermide ed è una prima forma di conoscenza.
“Una conoscenza paradossale per un bollatore”,
dico: “Qualcosa di estremamente fragile come le
bolle di sapone; come fanno a sposarsi a qualcosa di estremamente tattile come il maneggiare
con le mani?”.
“Ma infatti, sto lavorando nella direzione di far
durare sempre di più le
bolle. All’inizio del mio
spettacolo dico sempre: Le
bolle sono già fra noi. Io
sono solo uno strumento
per farle apparire. Questa
è un’uscita buddista, uno
può anche trovarci da ridire, ma c’è del vero: più
ci metti il tuo ego e più la
bolla non viene”.
“Aniiccia”, dico io.
“Esatto. Il non-fare. Vedo che non sei del tutto
digiuno. Comunque sì, c’è del buddismo nelle
bolle”.
Una sera Renzo stava guardando la Tv e c’era un tipo, un capellone che somigliava a una
specie di reduce dal Vietnam, che faceva bolle
di sapone.
“Scommetto che il giorno dopo ti sei tuffato a
fare bolle”, dico.
“Il giorno dopo? La sera stessa”. Una folgorazione. Renzo ha trascorso trent’anni prima di
rintracciare quel bollatore illuminante. Soltanto
qualche anno fa è riuscito a mettersi in contatto
con lui, Tom Noddy. Ma allora, in quella serata
israeliana, il problema era come fare le bolle di
sapone.
“È difficilissimo trovare una formula di sapone che funziona come quella che ho oggi; ci ho
messo vent’anni. Le bolle piccole ci metti un po’
di glicerina nel sapone da piatti e già vanno. La
glicerina allunga la vita delle bolle, è addensante.
Fa durare di più la bolla. Oltretutto col sapone
per i piatti che ci sono in Italia, che non sono
buoni, fai qualche bolla piccola. Non puoi fare
bolle nelle bolle, far entrare i bambini nelle bolle, ecc. Nella mia formula oggi ci sono undici
elementi. Bicarbonato, amido, colla da parati. Il
bicarbonato serve per abbassare il PH dell’acqua,
gli altri due sono addensanti. Il sapone conta il
90% per la riuscita delle bolle”.
La sua formula, neanche a dirlo, è più segreta
di quella della Coca Cola. Ci sono pochi maestri
in questo campo. Renzo stesso è stato un caposcuola, perché bolle gigantesche in Italia e, poi,
insegnante di bolle non c’era nessuno prima di
lui. I primi tempi furono difficilissimi per trovare un equilibrio particolare per fare le bolle.
Furono giorni di biblioteca, ricerche, un libro
ottocentesco che raccomandava l’uso dell’oleato di sodio, Renzo che
riuscì a trovarlo in modo
fortunoso, ma poco alla
volta riuscì a cavarne le
gambe e da allora quella è stata un’altra fra le
attività piene di fascino
che Renzo svolge. Il fatto
è che quest’uomo l’abbiamo conosciuto attraverso il video di A lezione fantastica di bolle e
le bolle di sapone sono soltanto un aspetto della
sua multiforme necessità di dar sfogo alle mani.
Renzo è un picchiatore della propria creatività.
È come se dovesse menare le mani e scagliare
pugni e jab alla propria fantasia: solo così riesce a dormire. Almeno immagino. Così come
la scelta di tornare qui, a Livorno, dove c’era
il ponte del padre e da dove Cinzia proveniva.
Del resto ci vuole una certa abilità nel fare il
bollatore. A dirla tutta, il tipo di qualità/abilità/
know how che serve, si concentra nell’inventiva
che una persona mette nel costruirsi gli oggetti
necessari a fare le bolle. Renzo mi dà un libretto
in cui, in poche pagine e con graziosi disegni
“fumettistici” (nel senso che il tratto di Arjuna
Susini è in stile fumettistico), si spiegano: 1) gli
ingredienti basilari per fare bolle che non siano
quelle fragilissime bollicine che vengono fuori dai tubetti comperati alle edicole, 2) alcuni
Renzo è un picchiatore
della propria creatività.
È come se dovesse menare
le mani e scagliare pugni
e jab alla propria fantasia
Nuove direzioni • n. 6 novembre-dicembre 2011
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