Aria di cambiamento

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Aria di cambiamento
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IL
MERCATO
DELLE
TV
DIGITALI
Aria di
cambiamento
SKY cambia i vertici dell’azienda con l’obiettivo di ottimizzare il proprio
business. Ofcom, e-Media Institute, Internet Business Solutions Group e
Infonetics Research danno… i numeri. E intanto le tecnologie avanzano
DI RICCARDO ROSSIELLO
a passi spediti verso la televisione 3.0.
L
e novità nel settore delle televisioni digitali continuano a essere molte e sostanziose. Le prime riguardano il provider satellitare SKY, che a inizio marzo è stato protagonista di importanti cambiamenti nel suo organico, mirati a definire un nuovo assetto e nuove strategie con l’obiettivo di fornire una migliore organizzazione al proprio business.
Nicola Brandolese, già Direttore marketing, ha
assunto il ruolo di Vice president sales e marketing (il suo referente diretto diventa così l’Amministratore delegato Tom Mockridge): in aggiunta al coordinamento dell’area marketing,
sarà quindi responsabile anche dell’area vendite. Contemporaneamente Marcello Maggioni,
già responsabile dell’area customer acquisition
& brand communication, è stato promosso al
ruolo di Direttore marketing, e quindi si riferirà al già citato Brandolese. La riorganizzazione dell’area vendite e marketing in un’unica
struttura ha come fine quello di coordinare al
meglio le attività legate all’acquisizione di nuovi clienti, rafforzare la base abbonati e consolidare l’immagine del marchio.
Massimiliano Rega guiderà poi l’area service &
delivery, ovvero il reparto che si occupa dell’assistenza tecnica, dell’installazione, dell’attivazione, della logistica e dell’assistenza post-ven-
dita, un’area che prima faceva parte dall’area
vendite. L’obiettivo primario è quello di sviluppare ulteriormente la capillarità di questa rete e di rafforzare i processi di delivery e postvendita, per accrescere e rendere più efficiente
il servizio reso al cliente finale.
Il cambiamento che più ci tocca da vicino, infine, è quello che riguarda Tullio Camiglieri, che
ha svolto per otto anni l’incarico di Direttore
della comunicazione e delle relazioni esterne (prima di Stream, poi – dopo la fusione con Tele+
– di SKY Italia), che lascia l’azienda per affrontare nuove sfide professionali. Le sue funzioni
sono assunte ad interim da Andrea Scrosati, Vice president corporate e market communication. In tutti questi anni, in effetti, Camiglieri
non è stato solo il referente ufficiale di SKY per
la stampa ma anche un attento e sagace studioso del fenomeno delle pay tv e più in generale
delle problematiche legate all’assetto televisivo
italiano e al mondo dei media, come testimoniano i suoi numerosi interventi a tavole rotonde
e convegni di studio; non solo un prezioso collega sempre disponibile a fornire le giuste ‘dritte’, ma anche un efficace provocatore capace di
risvegliare con le sue dichiarazioni un settore a
volte fin troppo statico e sonnolento come quello del mercato radiotelevisivo italiano: otto anni di lavoro che hanno affiancato la nascita e l’affermazione di
SKY e più in generale
TNT Sat, il nuovo
servizio offerto in
Francia da Canal+,
consente di fruire dei
programmi della
televisione digitale
terrestre attraverso il
satellite.
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Secondo i dati statistici, il consumo di IpTv
(nell'immagine, il sito di Alice Home Tv) si sta
diffondendo anche in Italia.
della pay tv nel nostro Paese, di cui certo Camiglieri ha molti meriti. L’immagine di SKY come azienda moderna e aperta alle novità, forte
dentro e fuori, è frutto anche del suo lavoro.
Non possiamo quindi che augurargli, anche da
queste pagine, un personale in bocca al lupo per
la sua nuova avventura.
La televisione italiana secondo Ofcom
Dopo queste annotazioni di stretta attualità, torniamo a temi più generali. Di recente infatti è
stato pubblicato il secondo rapporto di Ofcom
(l’autorità britannica per le comunicazioni) dedicato al mercato internazionale dei media. Il
rapporto analizza il livello di disponibilità dei
media, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e il modo in cui vengono usate dai consumatori nei sette maggiori paesi industrializzati (Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Canada e Giappone); ma
tocca anche il mercato di Polonia, Spagna, Olanda, Svezia e Irlanda, quando i dati sono disponibili, oltre che paesi emergenti come Cina, Brasile, Russia e India.
Secondo tale rapporto, nel 2006 l’industria televisiva globale avrebbe generato un giro d’affari di 215 miliardi di euro, con un aumento
del 7,2% rispetto al 2005. Il mercato statunitense sarebbe al primo posto per ricavi pubblicitari e da abbonamenti, con 92 miliardi di euro, seguito dal Giappone (23 miliardi) e dal Regno Unito (13 miliardi). In generale, le revenue
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Joi, Mya e Steel sono i tre nuovi canali
dell'offerta di Mediaset Premium Gallery. La loro
introduzione ha incrementato il numero di utenti
del digitale terrestre nel nostro paese.
provenienti da subscription sarebbero cresciute al punto da rappresentare nel 2006 il 40%
dei ricavi totali del settore televisivo.
Per quanto riguarda il consumo di video via internet, il rapporto segnala come un numero
compreso fra il 33% e il 56% dei navigatori dei
paesi protagonisti della ricerca avrebbe già visto
o scaricato video online. Gli italiani, in particolare, risultano grandi consumatori di video
online con il 46% di clip brevi ed il 34% di film
e programmi televisivi. La Francia invece, con
1,5 milioni (il 6,1%) di abbonati a servizi di
IpTv, rappresenta il primo mercato mondiale
per la distribuzione della televisione via internet. L’Italia qui occupa il secondo posto, anche
se parecchio staccata, con 750mila utenti.
La considerazione più interessante tra quelle fornite a margine del rapporto risiede nel fatto che
il consumo di contenuti audiovisivi attraverso
sistemi di distribuzione non tradizionali avrebbe avuto un impatto importante sul consumo
dei mezzi televisivi. Più specificamente, da quando usano il web molti utenti (tra il 22% e il
36%) guardano meno la televisione: un dato
che spiegherebbe almeno in parte dove sono andati a finire quegli spettatori che continuano a
fare scendere i livelli dell’audience della tv generalista (come certificano anche i dati Auditel)
e che non sembrano essere, dati alla mano, emigrati tutti su SKY.
Digitale terrestre, nel segno di Premium
Gallery
Secondo gli ultimi dati statistici, la televisione
digitale terrestre rappresenta la seconda piattaforma europea di tv digitale. A giugno 2007
nei paesi dell’Europa occidentale raggiungeva
qualcosa come 25 milioni di abitazioni. Al primo posto si trova ancora il satellite, che conta
37 milioni di famiglie, mentre il terzo e quarto
posto sono appannaggio del cavo digitale e dell’IpTv, che ne raggiungono rispettivamente 13
e 4 milioni. Secondo le ultime stime, alla fine
del 2010 quasi tutti i principali paesi europei
registreranno una penetrazione della tv digitale vicina o superiore al 90%. Fa eccezione la
Germania, sul cui territorio la tv digitale dovrebbe diffondersi più lentamente a causa della presenza di un forte ambiente multicanale
analogico, tradizionalmente dominato dal cavo. Cosa accade nello specifico a casa nostra?
Anche in questo caso le novità che stanno contribuendo ad alimentare la diffusione del digitale terrestre sono tante.
Si parte con l’affermazione di Rai Gulp, il canale che ha avuto il merito di avviare la nuova
era del digitale terrestre per i piccoli telespettatori della Rai. “Quando nacque non ci credevamo poi molto”, confessano in Rai, “ma un canale indirizzato ai piccoli fino ai 12 anni e senza pubblicità ci era sembrato una buona idea. I
cartoni sono tutti di qualità: ci sono quelli che
stimolano i piccoli a partecipare, cartoni educativi ma anche serie divertenti, tutte prodotte
dopo il 2000”. Oggi Rai Gulp viaggia su una
media giornaliera di 20mila spettatori, un dato
significativo che dovrebbe incoraggiare la Rai a
osare un po’ di più.
Se l’azienda di stato punta sui giovanissimi, nel
rispetto della tradizione che l’ha vista inventare la storica ‘Tv dei ragazzi’, Mediaset accelera
sullo sport ma ancora una volta fornendo servizi a pagamento. Esiste infatti un progetto di
un nuovo canale totalmente sportivo, che andrebbe a collocarsi all’interno dell’offerta Mediaset Premium, il cui palinsesto consterebbe di
quattro edizioni di un tg sportivo da mandare
in diretta durante la giornata e di alcune repliche degli eventi più seguiti, arricchite da nuove rubriche dedicate allo sport. In questo modo Mediaset Premium marcherebbe ancora più
a uomo SKY, che manda in onda incontri, tg e
rubriche sportive via satellite. La decisione di
rinforzare la presenza sul digitale terrestre sa~ 23 ~
rebbe maturata qualche mese fa, in occasione
della diretta in esclusiva della partita di calcio
Milan-Boca Juniors per il campionato mondiale
per club, che ha avuto come risultato ben 50mila nuove tessere attivate. Anche il varo dei nuovi canali di Premium Gallery Joi, Mya e Steel
sarebbe legato a questo importante input positivo. Nelle abitazioni dotate di decoder digitale terrestre, le ‘altre terrestri’ – depurate dal dato delle emittenti locali – tra il 6 il 19 gennaio
producevano nel giorno medio 4 milioni e 93mila contatti. Dopo il lancio di Premium Gallery
il valore è salito, tra il 20 gennaio e il 10 febbraio, a 4 milioni e 315mila. Un incremento di
222mila utenti che, se l’ipotesi è attendibile, si
può ricondurre al varo del nuovo servizio. Riepilogando quindi, e contando che una famiglia
italiana ha in media 2,7 membri, si può ipotizzare che gli abbonamenti attivati nelle prime tre
settimane possano aver oltrepassato quota 80mila. L’interesse, evidentemente, c’è. Da segnalare un ribasso dei prezzi delle offerte Mediaset
con scadenza 30 giugno, comprese quelle che
riguardano il Grande Fratello e il calcio, oltre ovviamente ai canali Premium Gallery.
L’ibrido Dtt/sat francese e il sat 3D made in
England
Una nota stampa diffusa da Astra Ricerche rende noto che in Francia sono stati venduti 350mila decoder destinati alla visione dei programmi
del digitale terrestre attraverso il satellite. Ebbene sì, per risolvere i problemi legati alla morfologia del territorio (che pure sono sicuramente
meno complicati di quelli italiani), Canal+ ha
iniziato a offrire un nuovo servizio, chiamato
TNT Sat, che dovrebbe mettere al riparo i francesi dal ‘digital divide’. Per accedere al servizio
basta acquistare un apposito decoder con una
smart card che permette di vedere, da subito, i
18 canali dtt francesi più i 24 servizi regionali
di France 3. Niente balzelli e niente abbonamenti da sottoscrivere: l’idea è intelligente e andrebbe copiata. La trasmissione via satellite non
viene più considerata in concorrenza con il digitale terrestre, ma un ulteriore alleato per raggiungere più rapidamente la copertura dell’intero paese. E bravi francesi!
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TV
L’inglese BBC accelera invece il proprio intervento sulla sperimentazione di nuove tecnologie. Dopo aver lanciato il primo canale televisivo pubblico in alta definizione, ora vuole tagliare per prima il traguardo della televisione in
tre dimensioni. L’incontro di rugby tra Scozia
e Inghilterra, in sostanza, verrà ripreso (ma quando ci leggerete le cose saranno già fatte) con tre
speciali telecamere in alta definizione, e quindi
trasmesso in un’apposita sala di proiezione dove un gruppo di telespettatori potrà godersi l’evento con degli occhiali speciali. La BBC ha
scelto come partner per l’esperimento il consorzio 3DFirm, che comprende specialisti del
settore e operatori di post produzione mobili
che lavoreranno per preparare il feed che verrà
visionato a Londra. A dire il vero, un esperimento del genere era stato già condotto negli
Stati Uniti (aveva avuto come oggetto l’All Star
Game della NBA), ma in quel caso era stato trasmesso via cavo e non via satellite.
Internet e la connected life
In tema internet è invece da segnalare una nuova ricerca realizzata da IBSG (Internet Business
Solutions Group), parte del network Cisco, che
tratteggia il profilo di una società sempre a più
agio nella cosiddetta ‘connected life’ (e torniamo al tema della migrazione dallo schermo tv
a quello del computer).
La ricerca ha interessato un campione molto eterogeneo – dipendenti, liberi professionisti, studenti e casalinghe – pari a 1.500 utenti consumer broadband in Germania, Francia, Italia,
Spagna e Regno Unito, e ha tratteggiato un identikit piuttosto chiaro. Secondo Cisco, il 35%
degli impiegati lavora da casa almeno una volta alla settimana; il 36% porta sempre con sé
musica digitale (con punte del 52% in Spagna);
il 78% controlla la posta elettronica ogni volta
che è possibile. In Italia, in particolare, si scopre
che gli utenti dotati di connessione a banda larga trascorrono molto più tempo davanti al monitor del pc che davanti alla televisione. Un navigatore broadband italiano spende 21 ore la settimana su internet e soltanto 11 guardando la
televisione. Di queste 21 ore, 16 sono dedicate
all’intrattenimento e 5 allo studio/lavoro.
Dalla ricerca IBSG giunge anche un segnale che
dovrebbe far drizzare le orecchie ai pubblicitari: internet sta diventando il veicolo primario
per raggiungere gli utenti consumer. Se infatti
gli utenti fino a 25 anni, nel 30% dei casi, mentre vedono la televisione fanno altro, quando
navigano in internet – come tutte le altre fasce
di età – non possono fare a meno di leggere con
attenzione i messaggi che compaiono sul video.
La chiave su cui dovranno fare leva le aziende
che producono tecnologia – qualsiasi sia il suo
campo di applicazione – sarà la semplicità. Nella connected life, infatti, semplicità di accesso,
semplicità di fruizione e semplicità d’uso di un
nuovo servizio sono essenziali. Dati alla mano,
il 64% degli utenti dichiara di voler dedicare un
tempo sempre più limitato all’installazione di
DIGITALI
cresceranno fino alla cifra iperbolica di 57 milioni. Da seguire, anche in questo caso, l’ennesima sperimentazione britannica: la BT Vision,
il servizio di IpTv ibrida (IpTv + canali digitali terrestri), lanciato nel corso del 2007. Seppure ancora contraddistinta da numeri tutto
sommato modesti, l’operazione continua a sperimentare soluzioni innovative, come l’uso della console per videogame Xbox 360 di Microsoft come alternativa al set top box tradizionale, che BT permette sia in alternativa sia in aggiunta al suo terminale, abilitando un’opzione
multiroom. Non va dimenticato, infatti, che tra
i servizi interattivi implementati dalla tv digitale terrestre i videogame sono ancora in una
fase primitiva. Uno schermo piatto con un ricevitore Dtt integrato non potrà mai garantire
le stesse option di uno schermo abbinato a un
set top box/Xbox 360 che, lo ricordiamo, può
essere usata anche come downloader, ovvero per
guardare direttamente sul televisore i file scaricati da internet.
La televisione via internet (IpTv) è destinata a
crescere ulteriormente nel breve-medio periodo,
grazie all'offerta di video on demand. Nelle
immagini, le offerte di Fastweb e Tiscali.
una nuova tecnologia: e se questa non funziona al primo tentativo, è pronto a passare oltre.
L’IpTv secondo e-Media Institute
Anche su internet il fenomeno emergente è la
televisione. Non la web tv, non il videocasting,
ma l’IpTv. Lo dice una ricerca condotta da eMedia Institute, che ha contato fino a settembre 2007 circa 7,5 milioni di famiglie in grado
di accedere, potenzialmente, a servizi VoD (video on demand), via cavo o IpTv, nei cinque
maggiori paesi europei (Italia, Francia, Spagna,
Regno Unito e Germania).
Nonostante il numero sia significativo e destinato a crescere ulteriormente nel breve-medio
periodo, gli utenti che acquistano regolarmente contenuti on demand sono ancora una minoranza. Sempre a settembre 2007, infatti, nei
cinque paesi in esame solo il 15% circa delle famiglie VoD-enabled (circa un milione) dichiarava di acquistare con frequenza almeno mensile contenuti televisivi ‘a richiesta’.
Le prospettive di crescita maggiori per il VoD
possono derivare non solo dall’offerta di contenuti premium (film, new release e adult-only),
ma soprattutto dall’offerta di contenuti televisivi semi-premium o basic con formule di abbonamento ‘all you can watch’. Hanno successo anche i servizi di ‘catch-up tv’, che consentono la fruizione nonlineare della televisione a
palinsesto. Un altro ente di ricerca, Infonetics
Research, sembra confermare i risultati di e-Media Institute. Se infatti certifica che in Europa
sono già quattro i milioni di utenti che hanno
scelto l’IpTv, per il futuro prevede che nel 2009
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La tv 3.0
C’è chi definisce l’IpTv la versione più ‘comoda’ del matrimonio tra televisione e internet, e
chi pensa già alla tv 3.0: l’ennesimo neologismo
che sta a indicare l’integrazione più evoluta fra
televisione e internet.
Secondo gli operatori dei media americani riuniti a New York per il Future Tv Show 2008 –
uno degli appuntamenti imperdibili per capire
cosa accadrà alla televisione nel prossimo futuro – nuovi e vecchi media, più che contendersi spettatori, finiranno per mescolarsi e per ridisegnare le abitudini di consumo. “Sarà la tv
3.0”, ha spiegato ai presenti Elizabeth Schimel,
Vicepresidente entertainment di Comcast, che
con 25 milioni di utenti per il solo cavo è il più
grande operatore convergente negli Usa. “La
prima fase nella quale la tv via cavo ha svolto
un ruolo fondamentale è stata quella della scelta, che è diventata più abbondante e variegata.
Poi si è passati alla fase del controllo da parte
del consumatore, soprattutto grazie all’introduzione del video on demand. Ora puntiamo
alla terza fase, alla tv 3.0: dal controllo si passerà alla partecipazione dello spettatore”.
“La televisione”, ha proseguito la Schimel, “ha
ora l’opportunità di integrarsi e di fondersi con
i social network che stanno proliferando in rete. È esattamente questo su cui stiamo puntando nel costruire prodotti multipiattaforma. I
nuovi set top box digitali permettono di integrare pienamente tv e web, e di costruire perciò
ambienti aperti e partecipativi”.
I primi esempi sono Fancast, un portale che permette di condividere contenuti audiovisivi e di
mescolare prodotti professionali con video ‘user
generated’ in stile YouTube, e Facebook Diaries, il primo tentativo di trasformare la massiccia comunità di utenti Facebook in produttori di video per un grande ‘reality’. Idee interessanti senza ombra di dubbio. Vi aggiornere■
mo sugli sviluppi nei mesi a venire.