Jobs act, le questioni chiave prima e dopo la riforma
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Jobs act, le questioni chiave prima e dopo la riforma
Jobs act, le questioni chiave prima e dopo la riforma I licenziamenti – prima. Sui licenziamenti senza giusta causa è previsto il diritto al reintegro per quelli discriminatori e, nelle aziende con più di 15 dipendenti, in alcuni casi per quelli disciplinari e se il motivo economico non sussiste. I licenziamenti – dopo. Con la riforma il diritto al reintegro resterà solo sui licenziamenti discriminatori, sparirà del tutto da quelli economici, verrà sicuramente limitato e forse reso anche superabile per quelli disciplinari Articolo 18 – prima. Oggi il diritto del lavoro distingue tra aziende fino a 15 dipendenti, dove l’articolo 18 dello Statuto non si applica, e quelle con più di 18, dove l’articolo 18 si applica con le modifiche della riforma Fornero Articolo 18 – dopo. Con il Jobs act ci sarà un’altra divisione: tra chi già lavora a tempo indeterminato e chi sarà assunto col contratto a tutele crescenti. I primi conservano le vecchie regole, per i secondi vale la nuova disciplina Contratti – prima. Il contratto a tempo indeterminato viene ormai utilizzato solo per il 15% delle assunzioni in un anno. Il resto avviene con contratti a termine e altre forme flessibili (co.co.pro, apprendistato) Contratti – dopo. Il contratto a tutele crescenti, molto vantaggioso per le aziende perché sgravato dall’articolo 18 e dai contributi per tre anni, dovrebbe diventare la forma preferita per aprire un rapporto di lavoro Disoccupazione – prima. La riforma Fornero ha riformato gli ammortizzatori sociali prevedendo la nuova indennità di disoccupazione, l’Aspi, che a regime, dal 2016, durerà al massimo 18 mesi Disoccupazione – dopo. Il Jobs act punta ad ammortizzatori più universali. Il primo passo dovrebbe essere l’estensione dell’Aspi anche ai lavoratori con contratto di collaborazione. La durata potrebbe arrivare a 24 mesi