ECONOMIA E MERCATO IN ITALIA IL RUOLO DELLO STATO

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ECONOMIA E MERCATO IN ITALIA IL RUOLO DELLO STATO
Periodico on line in rete
all’indirizzo
www.agci.it
Mensile di informazione dell’AGCI
Associazione Generale delle Cooperative Italiane
Febbraio 2016
O
MERCAT
E
IA
M
O
ECON
IN ITALIA STATO
DELLO
IL RUOLO
www.agci.it
Capitale e Lavoro
nelle stesse mani
Giuseppe Mazzini
A.G.C.I.
ASSOCIAZIONE GENERALE
DELLE COOPERATIVE ITALIANE
L’AGCI, Associazione Generale delle Cooperative Italiane, nasce a Roma nell’ottobre 1952 ed
ottiene, ai sensi e per gli effetti del D.L.C.P.S. n.
1577 del 14/12/1947, ufficiale riconoscimento giuridico con Decreto del Ministro per il Lavoro e la Previdenza sociale del 14/12/1961, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale del 22 febbraio 1962, n. 48.
L’AGCI è frutto dell’iniziativa di un gruppo di
sodalizi di ispirazione repubblicana, liberale e
socialdemocratica, che si distacca dalla Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue, per dar vita, così
come era precedentemente avvenuto per i cooperatori cattolici, ad una nuova Centrale cooperativa.
A riprova degli ideali che sono alla base delle
sue origini, l’AGCI può vantare, quale suo primo
Presidente, una delle espressioni più alte dei valori
laici e libertari: Meuccio Ruini.
L’AGCI è, quindi, per storia, ma anche per consistenza, una delle tre maggiori Associazioni Nazionali di rappresentanza, assistenza, tutela e revisione del Movimento cooperativo: si tratta di un’Organizzazione senza fini di lucro, libera ed indipendente che, fedele agli ideali mazziniani ed in armonia con i valori fondanti individuati dall’International Co-operative Alliance (ICA), promuove la diffusione, il consolidamento, l’integrazione e lo sviluppo del Movimento stesso, nel rispetto dei princìpi
di democrazia e di mutualità, nonché nell’interesse
generale dell’economia del Paese.
LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA
L’AGCI ha la propria sede centrale in Roma ed
una organizzazione articolata, sull’intero territorio
nazionale, in 19 rappresentanze regionali, 8 provinciali, 5 interprovinciali ed in 35 delegazioni territoriali.
Vi sono, inoltre, 8 Associazioni settoriali di
categoria, di cui fanno parte tutti gli enti che, indipendentemente dall’area geografica di appartenenza, esercitano la medesima attività economica
o attività connesse ed affini:
AGCI Abitazione è l’organismo di settore al
quale aderiscono tutte le cooperative di abitazione
e/o loro Consorzi iscritti all’Associazione.
AGCI Agr.It.Al. opera su tutto il territorio
nazionale attraverso due Dipartimenti - specializzati nel comparto della pesca e dell’agricoltura – e
riunisce anche le cooperative aderenti attive nel
settore del consumo.
AGCI Credito e Finanza raggruppa Banca AGCI
S.p.A., le Banche di Credito Cooperativo, le Banche
Popolari, General Fond SpA, le cooperative ed i
Consorzi Garanzia fidi, G.F.C. – Gruppo Finanza
Cooperativa, Cifap ed altre imprese che esercitano
attività finanziaria, come le Società di Mutuo Soccorso.
AGCI Culturalia è l’organizzazione di rappresentanza delle cooperative aderenti all’Associazione operanti nei settori della cultura e dello spettacolo, del turismo e dei beni culturali ed ambientali, dello sport e del tempo libero.
AGCI Editoria è l’associazione nazionale delle
cooperative editoriali, giornalistiche e della comunicazione.
AGCI Produzione e Lavoro è l’organismo di settore che riunisce le cooperative dei settori manifatturiero, costruzioni (edilizia abitativa, industriale e stradale), impiantistica, opifici metalmeccanici e tutto
quanto sia riconducibile alla produzione di beni.
AGCI Servizi di Lavoro è l’associazione di settore cui fanno capo le cooperative di movimentazione merci, logistica e facchinaggio; autotrasporto di cose e persone, taxi ed autonoleggio; globalservice, manutenzione, pulizia, igiene e sanificazione; servizi socio-sanitari; servizi di consulenza e
progettazione per imprese; vigilanza e portierato;
turismo e ristorazione.
AGCI Solidarietà è l’associazione di settore che
si occupa della promozione, della rappresentanza e
dell’assistenza nei confronti delle cooperative
sociali aderenti.
Nel 2010, l’AGCI ha ottenuto l’iscrizione alla
prima classe dell’Albo nazionale degli enti di Servizio civile, con la conseguente abilitazione a presentare, in corrispondenza della pubblicazione degli
appositi bandi da parte dell’UNSC, progetti da realizzare presso le proprie sedi di attuazione accreditate, distribuite sull’intero territorio del Paese.
L’Associazione aderisce inoltre ad importanti
Organismi europei ed internazionali di rappresentanza della Cooperazione (Cecop, Cogeca, Cecodhas, Cicopa, Cooperatives Europe, ICA), nei quali
contribuisce, con propri esponenti, alla tutela ed
alla promozione delle società cooperative nei
diversi ambiti territoriali e settoriali, attraverso
programmi e progetti di sviluppo, iniziative di studio e di approfondimento, di assistenza e consultazione, di concorso all’elaborazione degli indirizzi
legislativi, economici e sociali che interessano il
Movimento cooperativo. In particolare, nel Board
dell’International Co-operative Alliance, è stato
eletto un dirigente AGCI, che vi rappresenta la
Cooperazione italiana.
Attualmente sono associate ad AGCI oltre
8.000 cooperative, con circa 470.000 soci, 105.000
occupati ed un fatturato pari a più di 8 miliardi di
euro.
COMPITI E FINALITÀ
Nell’ambito delle sue finalità generali e dei
suoi compiti istituzionali, l’Associazione – svincolata da condizionamenti partitici ed animata dall’intento di valorizzare il lavoro e l’impegno civile dei
cooperatori – si occupa, per conto delle cooperative aderenti, della gestione di attività di informazione, di consulenza sulle problematiche fiscali,
legislative e del lavoro, di tutela e di scambio, di
collegamento strategico tra le imprese, di servizio,
di coordinamento politico/organizzativo, di diffusione della coscienza e della conoscenza cooperativa, di formazione tecnica e professionale dei cooperatori: tutto ciò, anche attraverso la costruzione
di proficui rapporti con gli omologhi settori delle
altre Organizzazioni, con le rappresentanze sindacali, con le Istituzioni e con le strutture amministrative pubbliche.
L’AGCI è firmataria di 14 CCNL, di 1 Accordo
per la gestione dei servizi ai beni culturali e di 1
Protocollo sul facchinaggio.
L’Associazione segue costantemente gli sviluppi delle normative italiane, europee ed internazionali di interesse per le imprese in generale e per le
società cooperative in particolare; svolge un’azione
di informazione e di aggiornamento nei confronti
dei soci, prevalentemente tramite gli strumenti
della rassegna stampa quotidiana e delle circolari
elaborate dall’Ufficio studi/legislativo e relazioni
industriali; fornisce consulenze sulle problematiche
afferenti alla vita societaria degli iscritti; assume
funzioni di interlocuzione e stimolo nei confronti
delle competenti Autorità, specie con riferimento
alla Direzione generale per le Piccole e Medie
Imprese e gli Enti cooperativi presso il Ministero
dello Sviluppo Economico.
L’AGCI è inoltre competente ad espletare la
vigilanza sulle cooperative aderenti, finalizzata a
verificare, in particolare, attraverso la revisione,
annuale o biennale, il possesso dei requisiti mutualistici.
L’Associazione assiste altresì le proprie associate anche negli ambiti delle relazioni industriali,
della promozione di nuove cooperative, della tutela della privacy, della sicurezza sul lavoro e della
formazione.
L’AGCI è cofondatore e gestore di strumenti di
bilateralità attraverso i quali, nel rispetto delle
norme contrattuali stipulate con i rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, eroga servizi
alle imprese aderenti ad essa ed ai richiamati enti
bilaterali.
Infine, l’Associazione fornisce alle imprese
iscritte servizi nell’ambito del credito, della formazione e della progettazione.
Nel 2011, l’AGCI ha dato vita, insieme a Confcooperative e Legacoop, all’Alleanza delle Cooperative Italiane, coordinamento stabile tra le tre
maggiori Organizzazioni cooperative del Paese.
STRUTTURE COLLEGATE
L’AGCI Nazionale dispone di specifiche strutture collegate, costituite al fine di fornire alle imprese associate un supporto qualificato e professionalmente valido negli ambiti di particolare rilevanza
per lo sviluppo di una sana ed efficiente imprenditorialità cooperativa. Tra queste ricordiamo:
BANCA AGCI S.p.A.
Autorizzata all’esercizio dell’attività creditizia
con provvedimento dell’Autorità di vigilanza del
28 marzo 2007, Banca AGCI SpA è un Istituto di credito che opera prevalentemente con le piccole e
medie imprese, quale strumento per il supporto, il
consolidamento e lo sviluppo delle cooperative
aderenti all’Associazione, nonché dei soci e dipendenti delle stesse.
CONSEF
Costituito nel 2009, il Consorzio Nazionale
Servizi Finanziari si propone di mettere in rete e far
funzionare in modo sinergico le strutture, operanti nel settore del credito, di cui AGCI dispone, al
fine di: offrire servizi finanziari efficienti, efficaci e
di qualità alle cooperative aderenti all’Associazione; indirizzare le stesse verso la capitalizzazione e
la costruzione di idonei strumenti di finanza di
sistema; consentire il superamento delle difficoltà
di accesso al mercato del credito, l’accelerazione
dei processi di concentrazione ed integrazione, il
rafforzamento delle capacità imprenditoriali e
manageriali.
GENERAL FOND S.p.A.
Costituita nel 1993, la società gestisce, senza
scopo di lucro, il Fondo mutualistico per la promozione e lo sviluppo della cooperazione, alimentato
dal 3% degli utili annuali di tutte le cooperative
aderenti all’Associazione e dai patrimoni residui di
quelle poste in liquidazione.
La Società opera nella promozione e nel finanziamento di nuove imprese ed iniziative di sviluppo
della cooperazione, con preferenza per i programmi diretti all’innovazione tecnologica, all’incremento dell’occupazione ed allo sviluppo del Mezzogiorno.
GFC – GRUPPO FINANZA COOPERATIVA
Costituito nel 2012 per l’erogazione del credito alle cooperative dell’AGCI, GFC opera a livello
nazionale e svolge attività finanziaria sia nei confronti della cooperazione, sia delle Piccole e Medie
Imprese (PMI).
CONSORZIO NAZIONALE
MEUCCIO RUINI
Costituito in forma di società cooperativa consortile nel 2009, quale Ente di emanazione dell’AGCI, doverosamente intitolato al primo Presidente
dell’Associazione, vero e proprio Padre della Patria,
il Consorzio Nazionale Meuccio Ruini per la formazione, i servizi al lavoro e l’innovazione tecnologica si propone, in via prioritaria, di: partecipare,
direttamente o attraverso le imprese associate, alle
opportunità di finanziamento, in tema di formazione, provenienti da risorse pubbliche regionali,
nazionali, comunitarie ed internazionali; promuovere forme innovative di progettazione della formazione e dei servizi al lavoro; favorire la crescita
qualitativa, professionale e delle competenze, per
l’adeguamento strutturale e la modernizzazione
del tessuto di imprese associate aderenti all’AGCI.
Via Angelo Bargoni, 78 - 00153 Roma
Tel. 06/58327.1 Fax 06/58327.210
[email protected] - www.agci.it
Mensile di informazione dell’AGCI
Associazione Generale delle Cooperative Italiane
Febbraio 2016
Libera Cooperazione
Anno XIX - Nuova serie N. 146
Febbraio 2016
Editoriale
Registrazione n. 227/1997
del 24.04.1997
Pubblicazione mensile
Economia e mercato in Italia.
Il ruolo dello Stato
di Rosario Altieri
Periodico on line in rete
all’indirizzo
www.agci.it
Attualità
Editore
Associazione Generale
Cooperative Italiane
Via Angelo Bargoni, 78
00153 Roma
Direttore
Rosario Altieri
Direttore responsabile
Raffaella De Rosa
Concept grafico
© Michele Spera
Collaboratori
Raffaella De Rosa, Filippo Turi
Hanno collaborato
a questo numero
Raffaella de Rosa, Micaela Di Gennaro,
Antonella Greco, Ilaria Lulli Lina
Palma, Silvia Rimondi, Marieli Ruini,
Gabriella Urbani
Segreteria di redazione
Stefano Pasqualini
Tel. 06.58327214
Redazione e Amministrazione
Via Angelo Bargoni 78
00153 Roma
Tel. 06.58328347 - Fax 06.58328350
[email protected]
www.agci.it
Chiuso in redazione
13 Febbraio 2016
In copertina:
Economia e mercato.
Il ruolo dello Stato
Legge di Stabilità 2016. Le principali misure di
interesse per le imprese
di Silvia Rimondi
Debiti P.A. e Sud: da Fondazione “Con il Sud”
e Movimento Cooperativo
garanzie per 50 milioni di euro
Settima indagine congiunturale:
le cooperative credono nella ripresa
La svalutazione dei crediti commerciali
di Gian Luigi De Gregorio
Associazione
The People’s Business. How Cooperatives
and Mutuals can contribute to the policy agenda
of European Progressives
Le Cooperative italiane aperte ai partenariati
pubblico-privato.
L’intervista del Presidente Altieri a “Vita.it”
Insieme per lo sviluppo. La Cooperazione
Assicurativa come fattore di crescita territoriale
Alleanza
Il valore del lavoro nello spettacolo dal vivo.
Norme nazionali ed europee e reti protettive
a cura di Raffaella de Rosa
Osservatorio Cooperazione Agricola
a cura di Antonella Greco
Sociale
APICE: la nuova scommessa di SOL.CO. Napoli
di Lina Palma
Formazione
La formazione continua nella Cooperazione.
Le politiche e le attività di Fon.Coop
Di Gabriella Urbani
Progetto Bricks. Il Consorzio Meuccio Ruini
promuove il formatore di cantiere: un nuovo
formatore per una nuova modalità formativa
di Micaela Di Gennaro
Progetto C.R.eS.C.O per promuovere
la qualità e innovare le competenze complessive
delle strutture per l’infanzia
di Marieli Ruini
ECONOMIA E MERCATO
IN ITALIA
IL RUOLO DELLO STATO
Rosario Altieri
l ruolo che lo Stato deve avere in una economia ha sempre
rappresentato un argomento che ha appassionato tutti gli
attori coinvolti ed anche molti cittadini interessati all’evoluzione del sistema economico.
Si è discusso ed ancora si discute di quanta autonomia
debba avere il mercato, di come si debba e si possa intervenire per correggere una deriva troppo liberista o eliminare
una coltre soffocante di una presenza asfissiante delle Istituzioni
nelle normali transazioni economiche.
Personalmente, ho sempre pensato che una economia moderna,
democratica ed efficiente debba svilupparsi potendo contare su regole certe e coerenti con gli obiettivi da perseguire, sulla previsione di
sanzioni commisurate alla gravità delle irregolarità fatte eventualmente registrare nell’esercizio delle attività imprenditoriali e sul
ruolo di indirizzo e di discreto, ancorché attento, controllo da parte
delle Istituzioni settorialmente e territorialmente competenti.
L’Italia moderna, quella – per intenderci – che si è andata sviluppando subito dopo la proclamazione della Repubblica e la ricostruzione dalle macerie lasciateci da un ventennio oscuro ed opprimente,
aveva disegnato il ruolo di ciascun attore, assegnando appunto allo
Stato il compito di indirizzo, soprattutto nei settori strategici, ed alle
imprese quello di promuovere, attraverso investimenti, capacità
manageriali e competenze professionali, lo sviluppo del sistema economico.
Accanto a tutto ciò, erano venute determinandosi le condizioni per
una rappresentanza sindacale degli interessi dei lavoratori, che connotava l’intero sistema produttivo italiano di una forte caratterizzazione democratica, in cui non vi fosse la supremazia di una classe
sulle altre e si realizzasse una convivenza civile in grado di garantire
eguali opportunità a prescindere dalle proprie origini.
È indubbio che, con il passare del tempo, l’ordinamento economico del Sistema Italia abbia subìto alcune trasformazioni che ne hanno
determinato un evidente scostamento dagli obiettivi per i quali lo
stesso era stato concepito.
La presenza, infatti, nel panorama imprenditoriale nazionale, di
aziende parastatali e la conseguente esistenza dell’Istituto per la
Ricostruzione Industriale, che aveva in origine lo scopo di indirizza-
Editoriale
I
UNA ECONOMIA
MODERNA,
DEMOCRATICA ED
EFFICIENTE DEVE
SVILUPPARSI
POTENDO
CONTARE SU
REGOLE CERTE E
COERENTI CON GLI
OBIETTIVI
DA PERSEGUIRE,
SULLA PREVISIONE
DI SANZIONI
COMMISURATE
AGCI / Febbraio 2016 / 4
VI SONO, PERÒ,
ALTRI ASPETTI CHE
OGGI RISCHIANO
DI RAPPRESENTARE
UN LIMITE ALLO
SVILUPPO ED
UN ATTACCO
ALLA LIBERTÀ
DI IMPRESA
E QUESTI SONO
COSTITUITI
DA UNA SERIE
DI INTERVENTI
LEGISLATIVI O
INTERPRETATIVI
DELLE LEGGI
CHE PESANO
NEGATIVAMENTE
SULLE IMPRESE
STESSE.
IL PRIMO
È QUELLO DEI
RITARDI CON CUI
LA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
CORRISPONDE
ALLE IMPRESE
QUANTO LORO
DOVUTO PER
L’EROGAZIONE DEI
BENI E
DEI SERVIZI:
RISULTA DIFFICILE
SPIEGARE
AL MONDO
CHE IN ITALIA
UN’IMPRESA PUÒ
FALLIRE SOLO
re, come in precedenza detto, soprattutto nei settori strategici, le scelte più opportune da operare, si sono via via trasformate in una competizione non sempre positiva fra questi soggetti e le imprese private
e la logica assistenziale imperante nei primi è andata sempre più
affermandosi.
Si è giunti al punto di trovarsi in presenza di uno Stato imprenditore operante in settori assolutamente improbabili, finendo persino a
regalarci imprese pubbliche produttrici di caramelle e gelati o impegnate a gestire punti di ristoro.
Di fronte ad una tale situazione, si è avvertita forte la necessità di
riconsegnare al privato attività assolutamente incoerenti con qualsiasi logica di indirizzo strategico che uno Stato deve essere in grado di
garantire.
E credo sia stato universalmente riconosciuto indispensabile e
doveroso procedere alla opportuna dismissione, da parte dello Stato,
di tutte queste attività imprenditoriali.
Quello che mi sento di dire è che sarebbe stato, forse, il caso di
interrogarsi con maggiore determinazione di quanto non sia stato
fatto, sulle modalità di tali dismissioni, nonché sulla necessità – che
si sarebbe dovuta avvertire – di garantire, nelle procedure di alienazione di queste imprese, valutazioni più congrue rispetto al loro valore nel corso dei trasferimenti di proprietà.
Sarebbe stato anche doveroso procedere con criteri di maggiore
oggettività nell’individuazione dei soggetti ai quali le attività venivano cedute.
Tutto ciò, però, appartiene ad un passato che vorremmo non
dovesse più ritornare, così come tutto ciò deve rimanere ben radicato
nella nostra mente e trasmesso nel tempo come conoscenza alle
nuove generazioni per evitare che, di fronte a situazioni analoghe, si
tenesse ancora una volta tanto poca considerazione degli interessi
complessivi del Paese e della Comunità nazionale.
A tale proposito, il mio pensiero va a tutte le procedure di alienazione del patrimonio pubblico che, tante volte, appaiono ancora troppo poco rispettose degli interessi generali del Paese e molto più propense a generosità a vantaggio di qualche soggetto privato.
Infatti, oggi ci troviamo di fronte ad uno scenario molto diverso,
nel quale non è presente l’anomalia dello Stato imprenditore e molto,
forse troppo, è lasciato alla libera determinazione dell’impresa.
Non intendo, con ciò, affermare che occorre ridurre la libertà di
scelta di qualsiasi forma d’impresa.
Intendo soltanto riferirmi alla necessità che il sistema possa contare su poche, chiare ed inequivocabili regole e su sanzioni altrettanto
certe e comminabili, con le quali colpire tutti quelli che dovessero
operare al di fuori del rispetto delle leggi.
Sarebbe questa la condizione per favorire lo sviluppo di una economia liberale che lasci all’imprenditore la responsabilità di assumere le scelte ritenute più opportune ma che, nello stesso tempo, lo vincoli all’osservanza di quelle pratiche che garantiscono una democrazia economica attenta ad ottenere dal sistema produttivo la massima
ricchezza possibile, ma anche a realizzare una distribuzione più equa
della stessa.
Vi sono, però, altri aspetti che oggi rischiano di rappresentare un
AGCI / Febbraio 2016 / 5
Editoriale
ALLA GRAVITÀ
DELLE
IRREGOLARITÀ
FATTE
EVENTUALMENTE
REGISTRARE
NELL’ESERCIZIO
DELLE ATTIVITÀ
IMPRENDITORIALI E
SUL RUOLO
DI INDIRIZZO
E DI DISCRETO
CONTROLLO DA
PARTE DELLE
ISTITUZIONI
SETTORIALMENTE
E TERRITORIALMENTE
COMPETENTI.
Editoriale
PERCHÉ FORNISCE
LE PROPRIE
PRESTAZIONI ALLO
STATO.
IL SECONDO È
RAPPRESENTATO
DALLA
SUFFICIENZA E
SUPERFICIALITÀ
CON LE QUALI SI
FA RICORSO A
PRELIEVI DA FONDI
ALIMENTATI DAI
CONTRIBUTI DELLE
IMPRESE E ANCHE
DEI LAVORATORI
PER SOPPERIRE
AD ESIGENZE DI
UNA ECONOMIA
SEMPRE PIÙ IN
AFFANNO.
MI RIFERISCO AI
PRELIEVI
OBBLIGATORI DAI
FONDI DELLA
PREVIDENZA
INTEGRATIVA PER
IMPIEGARLI NELLA
EROGAZIONE
DI INDENNITÀ DI
DISOCCUPAZIONE
O DI CASSA
INTEGRAZIONE,
SPACCIANDOLE PER
POLITICHE ATTIVE
DEL LAVORO.
limite allo sviluppo ed un attacco alla libertà di impresa e questi sono
costituiti da una serie di interventi legislativi o interpretativi delle
leggi che pesano negativamente sulle imprese stesse.
Il primo è quello dei ritardi con cui la Pubblica Amministrazione corrisponde alle imprese quanto loro dovuto per l’erogazione dei
beni e dei servizi: non vi è alcuna ragione perché ciò avvenga e
risulta difficile spiegare al mondo che in Italia un’impresa può fallire solo perché fornisce le proprie prestazioni allo Stato o ad altri
enti pubblici.
Il secondo è rappresentato dalla sufficienza e superficialità con le
quali si fa sovente ricorso a prelievi da fondi alimentati dai contributi delle imprese e, in alcune circostanze, anche dei lavoratori per sopperire ad esigenze di una economia sempre più in affanno.
Mi riferisco ai prelievi obbligatori dai Fondi della previdenza integrativa per impiegarli nella erogazione di indennità di disoccupazione o di cassa integrazione, spacciandole poi per politiche attive del
lavoro.
Mi riferisco, anche, ad interventi a gamba tesa sui Fondi interprofessionali per la formazione che, se assimilati – così come da qualche
parte si teorizza – a risorse pubbliche, nonostante essi vengano somministrati dalle imprese per provvedere al continuo adeguamento
delle competenze e delle professionalità dei propri addetti, rischierebbero di rappresentare un costo sostenuto senza la possibilità di
ricavare da esso i benefici previsti.
Sarebbero tanti altri gli esempi da portare a suffragio di tale argomentazione.
Credo, però, che questi accennati siano sufficienti a rappresentare
l’esigenza di un’inversione di tendenza.
Abbiamo bisogno di uno Stato e di una Pubblica Amministrazione
che agevolino lo sviluppo, che ne determinino le migliori condizioni
possibili e non ne limitino, viceversa, le potenzialità.
AGCI / Febbraio 2016 / 6
I
THE PEOPLE’S
BUSINESS
How Cooperatives and Mutuals
can contribute to the policy agenda
of European Progressives
Associazione
l Presidente dell’Alleanza
delle Cooperative Italiane,
Rosario Altieri, ha rivolto
un indirizzo di saluto ai
partecipanti al seminario
tenutosi il 20 gennaio
2016 a Roma, presso il
Palazzo della Cooperazione, sul tema “How Cooperatives
and Mutuals can contribute to the
policy agenda of European Progressives”, ovvero sul possibile
contributo di Cooperative e Mutue
all’agenda politica dei Progressisti
europei.
Lo stesso Altieri ha sottolineato l’importanza del percorso di
unificazione che, nel nostro Paese,
le tre storiche Associazioni di rappresentanza della Cooperazione –
AGCI, Confcooperative e Legacoop – hanno intrapreso a partire dal
2011 con l’intento di arrivare, nel
gennaio del 2017, alla costituzione della Casa comune dei cooperatori italiani. Ha quindi ricordato
che l’Alleanza rappresenta, in termini economici e occupazionali,
circa il 90% del Movimento cooperativo italiano, evidenziando
come negli anni della crisi le cooperative, diffuse in ogni area del
Paese ed operanti in tutti i settori
economici (da quelli tradizionali
ai più innovativi), abbiano dimostrato una vitalità superiore alle
altre tipologie d’impresa.
AGCI / Febbraio 2016 / 7
IL VALORE DEL LAVORO
NELLO SPETTACOLO
DAL VIVO
Norme nazionali ed europee
e reti protettive per promuovere
l’occupazione e la qualità
professionale nel settore
Alleanza
A cura di Raffaella De Rosa
l lavoro nello spettacolo
dal vivo e l’individuazione di possibili soluzioni
per promuovere l’occupazione e la qualità professionale nel settore sono
stati i punti focali dell’iniziativa, promossa il 18
gennaio scorso a Roma, da Agis,
Alleanza Cooperative Italiane
Cultura, Tavolo Lavoro Legalità
e Sicurezza e Organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom.
Associazioni datoriali e sindacali dello spettacolo riunite insieme, dunque, per testimoniare la
centralità di questo settore, le sue
potenzialità di sviluppo, l’opportunità di superare la frammentazione al suo interno e per chiedere
alle istituzioni una normativa adeguata alle caratteristiche del mercato e del lavoro.
In particolare, l’iniziativa ha
inteso sottolineare l’esigenza di
riordino,
semplificazione
e
modernizzazione delle normative
del settore quale presupposto per
l’incremento dell’occupazione e
della qualità professionale dei
lavoratori dello spettacolo dal vivo
e, quindi, per un rilancio dell’economia del settore stesso. Il convegno si è articolato su tre “tavoli
tematici”, ciascuno dei quali ha
affrontato un argomento o, più
precisamente, una delle tre “tesi”
sulle quali i soggetti promotori si
sono prefissi di attirare l’attenzione degli “addetti ai lavori” e che,
in estrema sintesi, possono essere
così indicate: 1) l’auspicabile
evoluzione della normativa euro-
I
pea nel senso di favorire la mobilità transnazionale dei lavoratori
dello spettacolo; 2) la necessità di
una maggiore sensibilità del legislatore nazionale nei confronti
della specificità del lavoro nel settore; 3) per welfare e mercato
l’opportunità di utilizzo delle
risorse economiche, sia fiscali
attraverso una tassa di scopo su
OTT e sui contributi ex Enpals
confluiti nell’Inps, al fine di
governare i processi di innovazione, riorganizzazione e razionalizzazione attraverso il welfare di
settore.
Per quanto concerne il primo
tema - interventi di Umberto
Carretti (SLC-Cgil), Chiara
Chiappa (Tavolo Spettacolo Lavoro Legalità Sicurezza), Italo Inglese (Agis) e Giulio Stumpo (Legacoop)-, sono state discusse la
necessità di provvedere alla certificazione delle professioni dello
spettacolo da far valere in Italia e
in Europa, le criticità di un quadro
giuridico nel quale le doppie
imposizioni fiscali, e la non omogeneità dei diversi regimi previdenziali ostacolano la libera circolazione dei lavoratori, vanificando
così, paradossalmente, proprio
uno dei princìpi-cardine dell’Unione europea.
Il secondo
tavolo tematico – interventi di
Emanuela Bizi (SLC-Cgil), Cristiano Chiarot (Anfols) e Marco
D’Alò (FederCultura-Confcooperative) si è occupato, invece, di
riflettere sulla possibilità di una
disciplina organica del lavoro nel
settore, generalmente caratterizzato da un’intrinseca intermittenza,
AGCI / Febbraio 2016 / 8
con
particolare
riferimento
all’adeguamento delle normative
pensionistiche, degli ammortizzatori sociali e della sicurezza sul
lavoro. Infine, il terzo tavolo – con
interventi di Fabio Benigni (Uilcom Uil), Francesca Bernabini
(Federdanza), Gennaro Milzi
(Siae) e dell’on. Roberto Rampi è stato dedicato alla richiesta,
che i soggetti organizzatori del
convegno intendono sostenere,
delle risorse da utilizzare per il
sostegno e il rilancio dello spettacolo, da individuare principalmente nell’ utilizzo delle ingenti risorse ex Enpals confluite all’Inps
oltre che con un’equa gestione dei
diritti d’autore in Italia e all’estero. Il dott. Ferdinando Montaldi,
della Direzione centrale dell’Inps
è intervenuto in merito al tema del
welfare e dei contributi previdenziali dei lavoratori dello spettacolo. Erano presenti al Convegno
parlamentari della commissione
lavoro e delle commissioni cultura
di Camera e Senato, oltre a numerosi operatori del settore e rappresentanti delle organizzazioni promotrici. Durante il loro intervento
la senatrice Elena Ferrara e l’on.
Roberto Rampi della Commissione Cultura hanno dichiarato di
voler coinvolgere gli organizzatori
del convegno nelle audizioni per
l’attesa legge sullo Spettacolo dal
vivo prevista dalla Legge di Stabilità 2015. Sono intervenuti il Presidente dell’AGIS Carlo Fontana
ed il Presidente di Alleanza Cooperative Italiane Cultura, Carlo
Scarzanella, il quale ha sottolineato come la cooperativa sia lo
strumento scelto da tanti artisti e
da tanti tecnici per la loro attività
proprio per il valore che la storia e
la cultura della Cooperazione conferiscono al lavoro. Anche se l'innovazione tecnologica ha portato
forti cambiamenti, non si è
comunque modificato un dato e
cioè: le "persone" sono e restano il
fattore essenziale nel settore dello
spettacolo.
Nella pagina accanto:
Attori in prova e in scena
Alleanza
AGCI / Febbraio 2016 / 9
OSSERVATORIO
COOPERAZIONE AGRICOLA
36,1 MLD DI FATTURATO,
815MILA ADESIONI,
92MILA OCCUPATI
Alleanza
A cura di Antonella Greco
rescita nel Sud, politiche di branding ed
export. Sono le tre
parole d’ordine del
post crisi per il sistema della cooperazione agroalimentare
italiana, che negli
anni più neri (2011-2013) ha
registrato una crescita del fatturato quasi doppia rispetto all’industria alimentare del Paese (+9%
contro +5%).
L’istantanea presentata il 28
gennaio scorso a Roma dall’Osservatorio della cooperazione
agricola italiana, istituito dal
Ministero delle Politiche agroalimentari e forestali e sostenuto
dalle quattro Organizzazioni di
rappresentanza delle cooperative
dell’agroalimentare (AGCI-Agrital, Fedagri Confcooperative,
Legacoop Agroalimentare ed Unicoop) fornisce un identikit sempre
più corposo del comparto. Per
Nomisma, che ha svolto la ricerca, è di 36,1mld di euro il fatturato annuo (2013) prodotto dalle
5.024 imprese collettive associate, con 92mila addetti e 815.898
adesioni: numeri che collocano
l’Italia al terzo posto per fatturato
nella speciale classifica Ue della
cooperazione agroalimentare e al
primo posto per numero di imprese, rispettivamente con quote del
10% e del 27% sul totale delle
compagini europee.
“I dati evidenziati dall’Osservatorio – ha detto il presidente di
Alleanza delle Cooperative – settore Agroalimentare, Giorgio
Mercuri - se da una parte sono
C
importanti e confermano il sistema vincente della nostra cooperazione, dall’altra indicano che ci
sono ampi margini di miglioramento.
È vero infatti – ha proseguito
Mercuri - che non possiamo ancora parlare di modello italiano
della cooperazione se prima non
omogeneizziamo, anche in termini di valore prodotto, il sistema
associativo su tutto il territorio
nazionale e se non proseguiamo
nel processo di aggregazione e
AGCI / Febbraio 2016 / 10
potenziamento delle nostre cooperative. In questo modo i nostri
prodotti – ha concluso - potranno
contare di più sui mercati internazionali, che costituiscono il futuro
sempre più prossimo per le nostre
organizzazioni”. Un percorso,
annota la ricerca, già intrapreso
con successo da 4 regioni italiane
del Nord - Emilia Romagna,
Lombardia, Trentino Alto Adige,
Veneto – che da sole valgono il
75% del fatturato complessivo del
sistema cooperativo italiano.
Negli anni della crisi
piena, il fatturato della
cooperazione agricola
è cresciuto quasi il doppio
rispetto all’industria
agroalimentare
Alleanza
Regioni, queste ultime, a cui si
deve gran parte della centralità
della cooperazione nel sistema
primario, con il 24% del giro
d’affari totale dell’agroalimentare
nazionale e il 36% degli approvvigionamenti della materia prima
agricola.
Per il viceministro del Mipaaf,
Andrea Olivero: “Il settore agroalimentare oggi più che mai è al
centro dell’attenzione del Governo e della politica economica,
come dimostrano le scelte perseguite in questi mesi tese ad una
visione del settore che ha come
punti di forza l’innovazione, la
sostenibilità ambientale, la semplificazione, l’accesso al credito.
Il mondo della cooperazione, e i
dati lusinghieri che sono stati presentati oggi lo dimostrano, è in
grado di valorizzare più di un
terzo della produzione agricola
nazionale, ha una notevole propensione all’export delle nostre
eccellenze agro-alimentari. Dobbiamo certamente trovare soluzioni che possano ridurre lo squilibrio che anche quest’anno ritroviamo tra Nord e Sud, una sfida
da perseguire collettivamente
come sistema paese. Perciò il mio
impegno oggi è di proseguire quel
lavoro di squadra finalizzato a
garantire sul piano legislativo e
normativo quanto risponde ai
fabbisogni di questa agricoltura
rinnovata che ha in sé la valorizzazione dei prodotti, dei territori,
delle tradizioni e delle persone”.
Per la responsabile Cooperazione di Nomisma, Ersilia di Tullio, che ha presentato la ricerca:
“La cooperazione italiana ha retto
l’onda d’urto della crisi. Superata
questa fase occorre guardare
avanti e porsi nuovi obiettivi di
crescita, guardando a quel che
avviene oltre i confini nazionali.
In Francia, ad esempio, la cooperazione agroalimentare, con un
numero di imprese pari a poco più
della metà dell’Italia e quasi
85mld di euro di fatturato, rappresenta il 40% della produzione alimentare. Altro aspetto significativo dei francesi, è l’efficacia nel
valorizzare i propri prodotti attraverso politiche di marca, con 1
brand alimentare su 3 che appartiene alla cooperazione”.
AGCI / Febbraio 2016 / 11
LE COOPERATIVE ITALIANE
APERTE AI PARTENARIATI
PUBBLICO-PRIVATO
Associazione
Per il Presidente dell’Alleanza delle Cooperative
Italiane e di AGCI, Rosario Altieri, il potenziale
della nuova cooperazione allo sviluppo va ben
oltre l’aiuto pubblico allo sviluppo e va messo a
sistema. Una delle strade maestre è la
promozione di partenariati pubblico-privati
innovativi. “Vita.it”, 30 Gennaio 2016
a cooperazione internazionale allo sviluppo è una realtà
complessa: in essa
coesistono risorse di
varia provenienza ed
è apprezzabile la
volontà del Governo
italiano di coinvolgervi tutti i soggetti che, a vario titolo, concorrono a proiettare l’intero “sistema
Paese” all’estero garantendo un
contributo allo sviluppo dei Paesi
partner. Ciò è ancor più importante se si pensa alle sfide globali di
fronte alle quali ci troviamo:
migrazioni e cambiamento climatico, ma anche il crescere delle
disuguaglianze, gli innumerevoli
focolai di guerra, il rischio terroristico, la lotta alla fame e alla
povertà estrema, le pandemie,
l’affermazione dei diritti delle
donne e la governance democratica. Sono tutte sfide, queste, che
richiedono interventi sistemici che
devono coinvolgere tutti i soggetti
delle cooperazione italiana.
Siamo, quindi, chiamati a un
impegno condiviso, che si trasformi in un “patto” da costruire nello
spazio più naturale, il CNCS.
La Direttrice dell’Agenzia,
nella propria intervista a Vita.it, ha
espresso due tipi di preoccupazioni legate all’operatività: le condividiamo, ma ci sembra che, anche
grazie al contributo che stanno
portando le strutture politiche esistenti all’interno del Ministero e
con i decreti attuativi in preparazione, possa essere rispettato il
timing previsto.
Esprimiamo un’altra preoccu-
L
pazione, relativa al tempo che
l’Agenzia impiegherà per ottenere
l’accreditamento UE per la gestione di risorse in cooperazione delegata. Si tratta di un passaggio strategico, anche se in questo momento storico potremo continuare a
contare sul riconoscimento della
DGCS. A questo proposito, l’attribuzione in delegata del progetto
SINCE sul Trust Fund Africa è un
segnale importante, ma auspichiamo il ricorso a tale modalità per
molti altri progetti sia perché ciò
consentirebbe di creare le condizioni per cominciare a declinare la
nuova, moderna cooperazione italiana, attivando blending di risorse e soggetti diversi, sia perché le
disponibilità attuali dell’APS sono
insufficienti: siamo, infatti, ancora
molto distanti dagli Obiettivi dello
0,25% entro il 2017 indicati dal
Premier Renzi.
Ci sentiamo chiamati a garantire un maggiore impegno nella
definizione di innovativi partenariati pubblico-privato anche attraverso il coinvolgimento diretto
delle imprese aderenti all’Alleanza delle Cooperative Italiane nei
AGCI / Febbraio 2016 / 12
futuri progetti e con riferimento a
ciascuno dei tre “pilastri” della
cooperazione
allo
sviluppo
(DGCS, Agenzia, Cassa Depositi
e Prestiti), a cominciare dal contributo che saprà assicurare il gruppo
di lavoro tematico del CNCS dedicato al settore privato.
Ha ragione la Direttrice Frigenti quando dice che esiste
un’enorme quantità di risorse che
si muovono. Se si pensa, per
esempio, che le cooperative hanno
realizzato, nel periodo 2008-2012,
oltre 100 progetti investendo oltre
60 milioni di euro e che altrettanto si potrà mettere in rete attraverso le molteplici iniziative di associazioni, Enti locali, sindacati,
imprese profit e società civile, si
può ben comprendere quanto sia
rilevante il potenziale della nuova
cooperazione allo sviluppo: esso
va ben oltre l’APS e va messo a
sistema. L’Agenzia, la DGCS e
CdP devono cominciare a valorizzare questo enorme potenziale,
favorendo la costituzione di nuovi
partenariati.
Siamo pronti ad assicurare il
nostro pieno e fattivo contributo
nei confronti di queste tre strutture in coerenza con le indicazioni
fornite dal Consiglio Affari Esteri
dell’Unione Europea nelle Conclusioni sul ruolo del settore privato assunte il 12 dicembre 2014,
secondo le quali ogni Stato membro deve trovare il proprio approccio differenziato per coinvolgere,
appunto, il settore privato. La particolare caratteristica del sistema
imprenditoriale italiano, costituito
da numerose piccole e medie
imprese, e soprattutto l’altrettanto
peculiare capacità delle società
cooperative di riferirsi al territorio
e di relazionarsi proficuamente
con esso, dove interagiscono con
Ong, Enti locali, Fondazioni, Centri di Ricerca, etc., rappresentano
senza dubbio specificità importanti per raggiungere risultati certamente positivi.
LANDO CONTI
SINDACO DEL DIALOGO,
DELLA COERENZA
E DEL RISPETTO
Il 10 febbraio
2016 ricorre il trentesimo anniversario
della barbara uccisione di Lando
Conti da parte delle
Brigate Rosse.
Lando Conti rivestiva a quell’epoca l’incarico di
Presidente Nazionale della nostra
Associazione, che veniva privata
così tragicamente di una guida
illuminata e sicura.
U
AGCI / Febbraio 2016 / 13
In collaborazione con il Comune di Firenze, città di cui Lando
era stato Sindaco, l’AGCI ha ritenuto doveroso organizzare una
giornata di memoria, nel corso
della quale evidenziare le doti
umane e professionali di un Uomo
che ha sempre assicurato un contributo notevole ovunque sia stato
chiamato a svolgere la Sua azione
e che ancora tanto avrebbe potuto
dare all’Associazione, alla Sua
Firenze ed all’Italia tutta.
Associazione
A trent’anni dalla sua scomparsa,
il 10 febbraio una giornata di memoria
organizzata da AGCI e Comune di Firenze
Associazione
INSIEME PER LO SVILUPPO
LA COOPERAZIONE
ASSICURATIVA COME
FATTORE DI CRESCITA
TERRITORIALE
n’alta partecipazione di pubblico ha
affollato la sede
direzionale della
BCC Mediocrati di
Rende, in occasione
del convegno sul
tema “Insieme per
lo sviluppo. La cooperazione assicurativa come fattore di crescita
territoriale” organizzato dalla
Compagnia del Sud Società Cooperativa per azioni. Illustri relatori
hanno inteso dare il proprio contributo partecipando alla presentazione della costituenda Società
Cooperativa, ad iniziare dal Sottosegretario all’Economia Enrico
Zanetti che ha definito la cooperazione assicurativa come Rete di
paracadute importante per un
momento di difficoltà . In effetti la
CDS Compagnia del Sud è una
società cooperativa ad azionariato
diffuso che mira a diventare la
prima Compagnia del Mezzogiorno d’Italia e la seconda Cooperativa assicurativa italiana. Una esperienza imprenditoriale unica che
vede finalmente il Sud protagonista e non spettatore. Durante la
manifestazione è stato sottoscritto
un accordo con l’Associazione
Generale delle Cooperative Italiane, AGCI, il cui Presidente nazionale Rosario Altieri, intervenendo
al convegno, ha garantito un
immediato e significativo contributo allo sviluppo del progetto. Il
presidente della CDS Compagnia
del Sud, Franco Ferro, nel ringraziare tutti i numerosissimi partecipanti, i parlamentari regionali e
nazionali, i rappresentanti di
U
AGCI / Febbraio 2016 / 14
Associazione
Associazioni di categoria, i presidenti di Ordini professionali, i già
soci presenti ha chiesto l’impegno
comune per giungere velocemente
alla concreta realizzazione del
progetto, con un invito rivolto
anche al pubblico presente, per
una pronta sottoscrizione delle
azioni. Sono intervenuti inoltre
Nicola Paldino, Presidente Federazione Regionale Bcc; per la
Regione Calabria il consigliere
regionale Mauro D’Acri; Klaus
Algieri , presidente della Camera
di Commercio; Angelo Bruscino,
Presidente giovani imprenditori
Confapi. Il convegno è stato infine
moderato dal giornalista Oreste
Parise mentre la presentazione
della Cds è stato a cura della giornalista Fiorenza Gonzales. Nel
pubblico, tra gli altri, Consiglieri
regionali Giuseppe Graziano e
Franco Sergio, i parlamentari
Sebastiano Barbanti, Francesco
Molinari, Mariano Rabino, Antonio Caridi; i sindaci Dott. Pietro
Caracciolo, del Comune di Montalto Uffugo; Walter Scerbo, di
Palizzi; Mimmo Le Rose, vice sindaco del comune di Campana;
Domenico Giannetta, sindaco di
Oppido Mamertina.
AGCI / Febbraio 2016 / 15
LEGGE DI STABILITÀ 2016
LE PRINCIPALI MISURE DI
INTERESSE PER LE IMPRESE
Attualità
Silvia Rimondi
IL 22 DICEMBRE 2015
IL SENATO HA DATO
IL VIA LIBERA AL
TESTO DELLA LEGGE
DI STABILITÀ 2016,
LE CUI DISPOSIZIONI
SONO OPERATIVE DAL
1° GENNAIO
DELL’ANNO IN CORSO.
SI SINTETIZZANO DI
SEGUITO LE PRINCIPALI
MISURE INTRODOTTE
DAL CITATO
PROVVEDIMENTO,
RINVIANDO
ALL’ARTICOLATO
COMPLETO
PER UN ESAME PIÙ
APPROFONADITO
DELLE STESSE.
IMU-TASI
Si tratta di uno dei capitoli di
maggior rilevanza della manovra
(vale 3,7 miliardi) e prevede:
– l’eliminazione della TASI
sulla prima casa (anche nel caso
di assegnazione al coniuge legalmente separato), fatta eccezione
per le abitazioni di lusso;
– una riduzione del 50% per
l’imposta sulla prima casa concessa in comodato d’uso a parenti
di primo grado (figli e genitori), a
condizione che si possieda solo
un’altra casa di proprietà nello
stesso Comune;
– la cancellazione dell’IMU
sui terreni agricoli e di quella
sugli imbullonati (macchinari fissi
al suolo delle aziende).
ALTRE DISPOSIZIONI
RIGUARDANTI
GLI IMMOBILI
– Vengono prorogate al 2016 le
detrazioni sulle ristrutturazioni
edilizie e sugli interventi di riqualificazione energetica nelle attuali
misure, pari rispettivamente al
50% e al 65%;
– È altresì prorogato il bonus
mobili, che si arricchisce di una
nuova possibilità: una detrazione
sempre al 50%, fino ad una spesa
massima di 16.000 euro, per arredi ed elettrodomestici destinati
alla prima casa appena acquistata da giovani coppie (con almeno
uno dei due componenti sotto i 35
anni);
– Si prevede inoltre un leasing
agevolato per l’acquisto della
prima casa sempre da parte delle
giovani coppie;
– Viene introdotta la possibilità
di usufruire delle agevolazioni
fiscali sull’acquisto della prima
casa, relative all’imposta di registro o all’IVA, anche per chi ne
abbia già beneficiato per acquistare un’abitazione precedente e
decida di cambiare casa, a condizione che il vecchio immobile
venga alienato entro un anno dal
rogito.
AGCI / Febbraio 2016 / 16
MISURE
PER LE IMPRESE
– Viene previsto un credito
d’imposta, diversificato a seconda
delle dimensioni dell’impresa
(20% per le piccole, 15% per le
medie, 10% per le grandi), per gli
investimenti in macchinari da
parte delle aziende aventi sede in
Campania, Puglia, Basilicata,
Calabria e Sicilia, oppure nelle
zone assistite delle regioni Molise,
Sardegna ed Abruzzo;
– Viene eliminata l’IRAP agricola;
– Si introduce uno sconto contributivo al 40% per due anni per
le assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2016;
– Si prevede la detassazione
dei premi di produttività;
– Viene previsto, ai fini delle
imposte sui redditi, un superammortamento al 140% per le imprese e gli esercenti arti o professioni. La deduzione è applicabile agli
acquisti di beni materiali strumentali effettuati tra il 15 ottobre 2015
ed il 31 dicembre 2016, per i quali
il legislatore, con esclusivo riferimento alla determinazione delle
quote di ammortamento e dei
canoni di locazione finanziaria,
ha stabilito, appunto, che “il costo
di acquisizione è maggiorato del
40 per cento” rispetto a quello
effettivo. La disposizione non si
applica agli investimenti in beni
materiali strumentali con coefficienti di ammortamento inferiori
al 6,5%, oltre agli investimenti in
fabbricati e costruzioni. Ai fini
del calcolo dell’acconto dovuto
per il periodo di imposta 2016, le
nuove disposizioni non hanno
effetto, per cui lo stesso andrà
determinato secondo le regole
ordinarie.
Vi sono, poi, ulteriori provvedimenti di interesse più generale,
che di seguito si elencano senza
pretesa di esaustività.
– Il tetto per l’utilizzo dei contanti viene portato a 3.000 euro;
resta però a 1.000 euro per i
money transfer e per i pagamenti
della Pubblica Amministrazione;
– Vengono congelati gli
euro, per cui commercianti e professionisti sono obbligati ad
accettare sempre pagamenti con
carte di credito e bancomat per
operazioni sopra i 5 euro, a meno
che non ci sia un’oggettiva impossibilità tecnica;
– Sul versante della spending
review, ci sono misure che in tutto
valgono intorno ai 5 miliardi, che
riguardano sanità, spese della
pubblica amministrazione, tagli ai
CAF (centri di assistenza fiscale);
– Sul fronte fiscale, si prevedono semplificazioni per la dichiarazione dei redditi 2016, con
aumenti IVA e accise per il 2016
previsti da precedenti clausole di
salvaguardia per assicurare il
pareggio di bilancio;
– I liberi professionisti sono
equiparati alle PMI nell’accesso
ai fondi UE;
– Riguardo alla conciliazione
lavoro-famiglia, vengono previsti
due giorni di congedo obbligatorio per i papà, da utilizzare anche
non consecutivamente. In aggiunta a ciò, il voucher per asilo o
babysitter è esteso anche a lavoratrici autonome e imprenditrici;
– Per i pagamenti elettronici,
viene eliminato il tetto dei 30
l’abolizione delle verifiche per i
rimborsi superiori a 4.000 euro
relativi a carichi di famiglia o
eccedenze di precedenti dichiarazioni. Vengono introdotti nuovi
obblighi per medici e strutture
sanitarie nella trasmissione dei
dati al fisco per la predisposizione
del 730/precompilato 2016, che
conterrà le spese sanitarie, senza
però applicare sanzioni nel 2016
(a meno che non si rilevi un’indebita fruizione di detrazioni);
– Il canone RAI dal 2016
scende a 100 euro (dai precedenti
113,50) e si paga con la bolletta
elettrica, in dieci rate.
Attualità
PACCHETTO
SICUREZZA-CULTURA
A seguito dei recenti attentati
di Parigi, è stato inserito in manovra, utilizzando i fondi originariamente stanziati per l’anticipo
al 2016 di parte del taglio IRES
alle imprese (che slitta quindi al
2017), un pacchetto da due
bilità di part-time agevolato,
senza penalizzazioni, per i lavoratori a cui mancano meno di tre
anni all’età pensionabile.
miliardi di euro, dei quali il 50%
da destinare alla sicurezza (previsto, tra l’altro, un bonus di 80
euro in busta paga per tutti gli
esponenti delle forze dell’ordine)
ed il restante 50% alla cultura
(introdotta una card da 500 euro
per i ragazzi che compiono 18
anni, da utilizzare in musei, cinema, teatri).
PENSIONI
Risultano confermate le misure
originarie, in parte potenziate.
Nello specifico:
– l’Opzione Donna viene estesa anche alle lavoratrici nate nell’ultimo trimestre dell’anno (quindi i requisiti sono 35 anni di contributi e 57/58 anni di età);
– la No tax area sale per i pensionati over 75 dagli attuali
7.750 a 8.000 euro, mentre per
quelli con meno di 75 anni passa
da 7.500 a 7.750 euro;
– viene prevista la settima salvaguardia a tutela di 26.300 esodati;
– si introduce una nuova possi-
AGCI / Febbraio 2016 / 17
DEBITI P.A. E SUD
Attualità
Da Fondazione “Con il Sud”
e Movimento Cooperativo
garanzie per 50 milioni di euro a favore
di cooperative sociali, consorzi
e organizzazioni non profit del Sud
che vantano crediti nei confronti della PA
ondo di 5 milioni di
euro e garanzie per
altri 50 milioni a
disposizione
delle
cooperative sociali,
consorzi e organizzazioni non profit del
Sud
(Campania,
Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia) che vantano crediti
verso la pubblica amministrazione. Le risorse sono disponibili
grazie al fondo costituito da Fondazione CON IL SUD, dai fondi
mutualistici della cooperazione
(Fondosviluppo, Coopfond, General Fond) e dalle finanziarie della
cooperazione: CGM Finance,
C.C.F.S. e Cooperfactor. Fondo
gestito da Cooperfidi Italia, il confidi nazionale della cooperazione
e del terzo settore vigilato da
Banca d’Italia, che rilascia le proprie garanzie alle banche e società
finanziarie particolarmente attive
nel settore sociale: Banca Popolare Etica, Banca Prossima, BCC,
Unipol Banca e CGM Finance.
Saranno smobilizzabili i crediti vantati dai soggetti beneficiari
verso la pubblica amministrazione
per le seguenti attività: contratti di
appalto; prestazioni di servizi;
rimborsi fiscali; devoluzione
5xmille. Grazie alla revisione del
regolamento che ne regola l’accesso, il fondo potrà garantire
operazioni fino a 500 mila euro
per cooperative ed associazioni,
1,4 milioni per i consorzi.
Nonostante le recenti iniziative
promosse dal Governo Renzi per
potenziare lo smobilizzo dei crediti delle imprese, le cooperative
F
sociali, i loro consorzi e le associazioni non profit del Mezzogiorno denunciano ancora oggi una
situazione pesante determinata da
un lato dallo stock di crediti verso
la PA, oltre 450milioni di Euro, e
dall’altra dai tempi di pagamento
scesi a 115 giorni, ma con punte
prossime di 150gg. in Calabria e
Campania.
«Si tratta di risorse rilevanti –
sottolinea Mauro Frangi, presidente di Cooperfidi – che potranno assicurare un’adeguata liquidità a cooperative, consorzi e associazioni impegnate ad assicurare,
in partnership con il pubblico, servizi sociali che sarebbero altrimenti compromessi dalla spending review nella parte più povera
del Paese».
Cooperfidi Italia, da parte sua,
partecipa allo sforzo della Fondazione e degli strumenti finanziari
della cooperazione assicurando alle
cooperative e associazioni garantite
un costo della garanzia particolarmente contenuto: l’1% annuo della
garanzia rilasciata su operazioni
rinnovabili a 12 mesi; 1% annuo
AGCI / Febbraio 2016 / 18
(minimo 1%) per le garanzie prestate sulle fideiussioni commerciali
e 2% dell’importo garantito sui
finanziamenti chirografari.
«I debiti della Pubblica amministrazione al Sud – secondo il
presidente della Fondazione con il
Sud, Carlo Borgomeo – rappresentano un serio problema per le
cooperative sociali e le associazioni impegnate in prima linea sul
territorio, molto spesso a supplire
lo Stato fornendo servizi sociali
essenziali per i cittadini. Così al
danno si aggiunge anche la beffa.
La Fondazione CON IL SUD
sostiene progetti che sperimentano
modelli di welfare di comunità,
ma quattro anni fa abbiamo deciso
di avviare insieme ad altre organizzazioni un fondo di garanzia
con Cooperfidi per aiutare da
subito le realtà in grave difficoltà.
Uno strumento che abbiamo affinato nel tempo e che ora va ulteriormente promosso perché rappresenta una opportunità concreta
per tutti, organizzazioni non profit, operatori, cittadini e anche le
stesse PA».
CONGIUNTURALE
ALLEANZA COOPERATIVE ITALIANE
e cooperative sono
ottimiste, ma non si
fanno
illusioni,
sanno che la strada è
ancora in salita, ma
per lo meno iniziano
a vedere la luce in
fondo al tunnel.
È il quadro che emerge dalla
settima indagine congiunturale
dell’Alleanza delle Cooperative
italiane che traccia un bilancio
dell’ultimo quadrimestre 2015 e le
previsioni per i tre mesi del 2016.
L
Occupazione
Le cooperative, in particolare
quelle sociali, e in misura ridotta
quelle dei servizi, confermano la
capacità, mai venuta meno nemmeno negli anni più bui della crisi,
di creare occupazione a tassi che
riescono a bilanciare le perdite che
invece si registrano nelle costruzioni e nell’industria. Complessivamente l’84% delle cooperative
ha mantenuto stabili o aumentato i
livelli occupazionali, in particolare il 18% ha visto crescere la forza
lavoro contro un 16% che invece
ha ridotto l’occupazione.
Fatturato
Negli ultimi 4 mesi del 2015 la
componente stagionale ha contribuito nell’80% delle cooperative a
mantenere stabile o addirittura in
crescita il volume di affari. In particolare l’andamento della domanda nelle ultime settimane del 2015
ha garantito la stabilità del fatturato di una cooperativa su due (52%),
mentre è stato decisivo per la crescita dei ricavi di oltre una coope-
PER CRESCERE
LE COOPERATIVE
PUNTANO SU PIÙ
AGGREGAZIONI.
TRA I PRINCIPALI
OSTACOLI:
LA DOMANDA,
LA CONCORRENZA
SLEALE,
IL CARICO FISCALE
E LA BUROCRAZIA
rativa su quattro (26,5%) .
Credito e liquidità
Restano sempre tesi i rapporti
tra cooperative e banche. Nell’ultimo quadrimestre 2015 una coop
su 4 tra quelle che si sono rivolte
agli istituti di credito per ottenere
un fido sono rimaste a bocca
asciutta (14,4%) o si sono viste
accordare un credito inferiore a
quello richiesto (9,6%). Non va
meglio sul fronte dei pagamenti,
sia dal pubblico che da privato. A
fronte di un 10% di cooperative
che ha registrato un miglioramento dei tempi di pagamento della
Pa, fa il paio un 12% che invece ha
riscontrato un peggioramento
delle condizioni. Va peggio con i
debitori privati. Una cooperativa
su 5 lamenta un allungamento dei
tempi entro cui vengono pagate le
fatture mentre solo l’8% delle
AGCI / Febbraio 2016 / 19
imprese intervistate fa segnare un
miglioramento nei tempi di incasso dei crediti.
Ostacoli alla crescita
Per una cooperativa su due è la
stazionarietà della domanda il
principale impedimento all’attività. Il 13% punta l’indice invece
contro la concorrenza sleale e il
fenomeno delle cooperative spurie
e poco più del 10% vede nella
burocrazia,
nell’imposizione
fiscale, nella corruzione e nei
ritardati pagamenti un significativo ostacolo allo sviluppo.
Previsioni
Cooperative pronte a investire
e a continuare a creare occupazione, nonostante nei primi 4 mesi
del 2016 non si prevedano significative variazioni positive nello
scenario economico nazionale. È
un ottimismo della volontà quello
che prevale tra le cooperative. Una
su 4 ha messo in cantiere nuovi
investimenti per migliorare il proprio posizionamento sul mercato,
in particolare nelle cooperative
sociali e quelle attive nell’agroalimentare. L’11% prevede un
aumento dell’occupazione. Una su
5 si aspetta nel primo quadrimestre del 2016 una crescita del fatturato. Pochi dubbi invece su
quale sia la strada da percorrere
per accrescere la competitività: il
20% è pronta a seguire progetti di
aggregazione con altre cooperative per dare vita a imprese più solide in grado di reggere il confronto
con la concorrenza e conquistare
nuovi mercati.
Attualità
VII NOTA
Le cooperative credono nella ripresa.
Nei primi 4 mesi del 2016 1 su 4 pronta a fare nuovi
investimenti, 1 su 10 a creare nuova occupazione
LA SVALUTAZIONE
DEI CREDITI
COMMERCIALI
Attualità
Gian Luigi De Gregorio
a crisi economica
finanziaria degli ultimi anni si è riflessa in
modo
dirompente
sulla stabilità delle
aziende italiane, caratterizzate sempre
più dall’aumento di
crediti in sofferenza.
L
Il rischio di credito, cioè il
rischio di insolvenza commerciale dei clienti, rappresenta una
variabile importante da monitorare adeguatamente per evitare che
possa ripercuotersi sull’equilibrio
economico e finanziario dell’azienda, anche alla luce del complesso rapporto tra normativa civilistica e fiscale.
L’art. 2426 comma 1 numero
8) del codice civile stabilisce che i
crediti devono essere iscritti in
bilancio al valore presumibile
di realizzazione.
Il valore nominale dei crediti
deve essere quindi rettificato per
tenere conto di resi, di rettifiche di
fatturazione, sconti e abbuoni ed
ogni altra causa di minor realizzo,
nonché di perdite per inesigibilità, che possono essere:
– ragionevolmente previste
in base a valutazioni e stime degli
amministratori sull’esigibilità dei
crediti iscritti in bilancio;
– realizzate in dipendenza di
elementi certi e precisi, e quindi
non derivanti da valutazioni degli
amministratori sulla recuperabilità
del credito.
I principi di prudenza e di
competenza sanciti
dall’art.
2423-bis del c.c.1 impongono di
tener conto dell’eventuale perdita
su crediti nell’esercizio in cui essa
diviene ragionevolmente prevedibile, senza “rinviarla” agli esercizi futuri in cui si manifesterà con
certezza.
Pertanto, il valore dei crediti va
rettificato tramite un fondo di
svalutazione, che verrà poi utilizzato per assorbire la perdita nel
momento in cui questa si realizzerà. Nel caso di perdite potenziali/ragionevoli, gli accantonamenti al fondo svalutazione crediti vanno iscritti in Conto Economico alla voce B.10.d) Svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità
liquide.
L’importo da accantonare al
fondo svalutazione si determina
attraverso un procedimento ana-
Tabella 01
AGCI / Febbraio 2016 / 20
litico di valutazione dell’esigibilità dei singoli crediti, anche se
si ritiene ammissibile -in determinate condizioni- l’adozione di un
procedimento di valutazione sintetico attraverso formule applicate a classi di crediti omogenee con
profili di rischio simili.
Diversamente, se la perdita
sul credito è “realizzata” -sulla
base di elementi certi e precisi2essa va imputata in Conto Economico alla voce B.14 - Oneri
diversi di gestione, previo utilizzo del fondo svalutazione crediti
se esistente.
L’Organismo Italiano di
Contabilità (OIC) al Principio
15 indica alcune fattispecie al
verificarsi delle quali il credito
deve essere mantenuto o cancellato dal bilancio, come meglio spiegato nella Tabella 01.
Gli artt. 101 comma 5 e 106
del TUIR contengono la disciplina fiscale delle perdite e delle
svalutazioni su crediti.
L’art. 106 stabilisce che le
svalutazioni dei crediti risultanti in bilancio sono deducibili ai
fini IRES in base ad un criterio
forfettario (deducibilità massima
pari allo 0,5% del valore nominale o di acquisizione dei crediti
iscritti in bilancio) fino a che
l’ammontare complessivo delle
svalutazioni e degli accantonamenti non raggiunge il 5% del
valore nominale dei crediti iscritti
in bilancio. Se gli accantonamenti
al fondo svalutazione crediti superano tali limiti, l’eccedenza è
fiscalmente indeducibile e origina una variazione in aumento
in dichiarazione dei redditi.
Il fondo svalutazione crediti
si può suddividere in:
– fondo dedotto relativo alla
parte degli accantonamenti effettuati nei limiti dello 0,5% con il
massimo del 5% (art. 106 TUIR);
– fondo non dedotto relativo
alla parte che eccede il 5% (differenza tra accantonamenti civilistici e quelli deducibili ex art. 106
TUIR). In caso di successivo utilizzo a copertura di perdite su crediti, questo genera una variazione in diminuzione al fine di evitare che l’accantonamento non
dedotto al momento dello stanziamento sia perso definitivamente3.
Il valore contabile dei crediti
da prendere a base per il calcolo
della svalutazione (potenziale e/o
certa) è dato dalla somma algebrica del valore dei crediti di natura
commerciale derivanti dalla cessione dei beni e dalle prestazioni
di servizi di cui all’art. 85 comma
1 del TUIR, e cioè:
– i crediti derivanti dalla cessione di beni e prestazione di servizi;
– i crediti concessi a società
controllate o collegate da parte di
una società che ha come oggetto
della propria attività l’assunzione
di partecipazioni e finanziamenti
(diversi dai crediti di finanziamento);
– i crediti assistiti da pegno o
ipoteca (ossia una garanzia che
non comporta un costo per il creditore);
– le ricevute bancarie all’incasso;
– i crediti ceduti pro-solvendo.
Vedi Tabella 02
Non rientrano nella base del
calcolo il valore dei:
– crediti, anche commerciali
coperti da garanzia assicurativa;
– crediti non commerciali,
come quelli derivanti dalla cessione dei beni strumentali;
– crediti di finanziamento;
– crediti concessi a chiunque
non legati ai ricavi dell’impresa
(ad es. i crediti verso dipendenti);
– crediti derivanti da acconti a
fornitori;
– crediti commerciali ceduti
con clausola pro-soluto a seguito
della quale il cedente è liberato dal
pagamento del credito (ma non
dalla garanzia di esistenza dello
stesso);
– crediti derivanti da depositi
bancari.
Le perdite su crediti, ai sensi
dell’art. 101 comma 5 del TUIR
sono deducibili ai fini IRES se il
debitore è assoggettato a procedure concorsuali o ha concluso
un accordo di ristrutturazione
del debito oppure se la perdita
risulta da elementi certi e precisi4, che devono essere documentati dal contribuente. La deducibilità ai fini IRES è però limitata alla
parte che eccede le svalutazioni e
gli accantonamenti dedotti
negli esercizi precedenti (art. 106
comma 2 TUIR).
AGCI / Febbraio 2016 / 21
Relativamente all’assoggettamento a procedure concorsuali il
momento della certezza fiscale
della perdita ai fini della competenza fiscale è diverso a seconda
del tipo di procedura:
– fallimento: data della sentenza dichiarativa di fallimento;
– concordato preventivo: data
del decreto di ammissione alla
procedura;
– liquidazione coatta amministrativa: data del provvedimento;
– amministrazione straordinaria: data del decreto che la
dispone;
– ristrutturazione del debito:
data del decreto di omologa.
L’art. 101 comma 5 del TUIR
si occupa delle perdite su crediti
derivanti da mini-crediti scaduti
da almeno 6 mesi, da crediti in
procedure concorsuali e da crediti che rientrano in accordi di
ristrutturazione omologati ex
art. 182-bis del R.D. 267/1942.
Fiscalmente si rileva una
perdita su crediti, deducibile
senza ulteriori oneri probatori da
parte del contribuente per la parte
che eccede accantonamenti e svalutazioni dedotti nei periodi d’imposta precedenti, mentre, civilisticamente si rileva un accantonamento al fondo svalutazione crediti, quantificato in base alle valutazioni dell’amministratore circa
l’inesigibilità del credito.
Per le perdite derivanti da
mini-crediti, le svalutazioni
risultanti in bilancio e non
dedotte fiscalmente sono comunque deducibili come perdite, ex
art. 101 comma 5 del TUIR, e non
soggiacciono alle limitazioni stabilite dall’art. 106 comma 1 per le
svalutazioni dei crediti.
Nel fondo di svalutazione crediti che raccoglie gli accantonamenti dei crediti “per masse” non
è però possibile individuare l’ammontare delle svalutazioni cumulate e gli utilizzi del fondo svalutazione crediti riferibili ai mini-crediti stessi, per cui in questo caso
nel periodo d’imposta in cui sussistono entrambi i requisiti per la
deducibilità dei mini-crediti (scadenza da oltre 6 mesi e imputazione in bilancio del componente
Attualità
Tabella 02
Attualità
negativo -anche a titolo di svalutazione-), l’intero ammontare dei
mini-crediti scaduti da almeno 6
mesi che trova capienza nelle svalutazioni non dedotte negli anni
precedenti deve essere considerato fiscalmente una perdita su
crediti deducibile ex art. 101
comma 5 del TUIR.
Vi sono poi crediti di modesta
entità scaduti da almeno 6 mesi,
ovvero prescritti oppure cancellati
dal bilancio in applicazione dei
principi contabili nazionali e internazionali dove gli elementi certi e
precisi si ritengono sussistenti
ex lege, e la deduzione delle perdite può avvenire senza ulteriori
oneri probatori a carico del contribuente.
La tabella che segue riepiloga
la complessità della svalutazione
dei crediti sulla base della disciplina fiscale.
Vedi Tabella 03
Segue un esempio:
Ipotizziamo che una società al
31/12/n presenti in bilancio crediti per euro 100.000, di cui 25.000
relativi a mini-crediti (nessuno
scaduto da almeno 6 mesi). Il
Fondo svalutazione crediti (contenente tutti gli accantonamenti
senza distinguo tra mini-crediti e
altri crediti) è pari a euro 5.000, di
cui dedotto ex art. 106 TUIR per
euro 500. Nell’esercizio n+1 ipotizziamo non vengano effettuate
ulteriori svalutazioni dei crediti e
che mini-crediti che superano la
scadenza dei 6 mesi ammontino
ad euro 6.000. Nel periodo d’imposta n+1 si rilevano perdite fiscali per euro 5.000, pari all’ammontare dei mini-crediti scaduti da
almeno sei mesi e che trovano
capienza, per euro 500 nel Fondo
dedotto (ex art. 106 TUIR) e per
euro 4.500 nel computo delle svalutazioni non dedotte degli anni
precedenti ricomprendenti indistintamente sia mini-crediti che
altri. Pertanto, in sede di dichiarazione dei redditi (anno n+1) si
effettuerà una variazione in diminuzione per l’importo di euro
4.500.
Vedi Tabella 04
L’esempio mette in evidenza la
complessità della corretta svalutazione dei crediti e la conseguente necessità di monitorare
la valutazione dei mini-crediti
che vengono poi imputati a perdita ai sensi dell’art. 101 comma 55.
Dal momento che i mini-crediti vengono cancellati dal bilancio
e, quindi, interamente dedotti non
potranno generare ulteriori perdite
deducibili e non potranno essere
Tabella 03
Tabella 04
AGCI / Febbraio 2016 / 22
presi in considerazione per il calcolo del plafond di cui all’art.
106 del TUIR (0,5% del valore
nominale …), in quanto detti crediti sono da considerarsi fiscalmente “stralciati”, anche se sono
ancora iscritti in bilancio.
In caso di utilizzo, il fondo svalutazione crediti non dedotto
non potrà più generare variazioni
in diminuzione per la parte corrispondente ai mini-crediti dedotti.
Pertanto, la base di calcolo per
la deduzione delle svalutazioni ex
art. 106 comma 5 non può più
comprendere i crediti già dedotti
fiscalmente come perdite, e quindi
diviene pari a 95.000 euro
(100.000 - 5.000).
Qualora volessimo ipotizzare
che nell’anno n+2 vengano stralciati dal bilancio mini-crediti (già
dedotti fiscalmente) per 4.000
euro, poiché il fondo svalutazione
civilistico è pari a 5.000 euro, la
perdita verrà interamente assorbita
dal fondo senza originare variazioni in diminuzione, in quanto il
fondo è stato già interamente
dedotto.
1 Nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti principi: la valutazione delle voci
deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuazione dell’attività, nonché
tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivo o
del passivo considerato.
2 Ad esempio sono elementi “certi e
precisi”: il riconoscimento giudiziale del credito inferiore al valore
iscritto in bilancio, la cessione del
credito, la transazione con il debitore, la prescrizione del credito. In
tutti questi casi il minor valore di
realizzo del credito non dipende
da valutazioni dell’amministratore sull’esigibilità del credito, ma
da situazioni di fatto che impongono lo stralcio (totale o parziale)
del credito stesso.
3 Circolare Agenzia delle Entrate n.
26/E/2013: le perdite su crediti
vanno prioritariamente assorbite
tramite il fondo dedotto e solo per
l'eventuale eccedenza tramite il
fondo non dedotto.
4 Sono elementi certi e precisi:
– l'assoggettamento a procedure
concorsuali;
– l'infruttuosa azione legale esperita;
– la documentata mancanza dei
beni mobili e immobili del debitore;
– l'esito negativo del pignoramento;
– la fuga o la latitanza del debitore;
– la chiusura dei locali dell'impresa;
– la denuncia penale per truffa;
– la rinuncia al credito solo dopo
aver dimostrato la convenienza
economica in quanto la riscossione comporterebbe una procedura
eccessivamente onerosa, prescindendo così dal termine di sei mesi.
5 Circolare Agenzia delle Entrate n.
14/E/2014
AGCI / Febbraio 2016 / 23
Attualità
NOTE
APICE
LA NUOVA SCOMMESSA
DI SOL.CO. NAPOLI
Sociale
Lina Palma*
OL.CO. Napoli, Consorzio di Cooperative
Sociali aderente alla
AGCI, nella prossima
primavera festeggerà i
vent’anni di attività.
Vent’anni a servizio
della cittadinanza, scrivendo tanti capitoli importanti e
innovativi del welfare locale napoletano con ancora una costante
voglia di sperimentare, di innovare e di investire.
E così quando si visita un
fondo agricolo di circa 15 mila
metri quadri nel Comune di Apice,
in provincia di Benevento, scattano le intuizioni del Presidente del
Consorzio, Pina Colosimo. E se
diventasse…
Certo, ma alle intuizioni deve
seguire un lavoro serio di analisi:
approfondire i bisogni dei cittadini, verificare la sostenibilità economica, progettare.
Parte così un lavoro di ricerca
che vede il contatto con i 19 comuni dell’ambito territoriale B2, con
l’Ufficio di Piano,si lavora sulle
banche dati dell’ASL, di Inps,
Inail e Istat. Emerge la presenza di
circa 750 persone con disabilità
psichica, che a causa della carenza
di strutture e servizi oggi sono
costrette a spostarsi lontano.
E allora quello spazio coperto
ma tutto da ristrutturare di 600
metri quadri circa può diventare
un Centro Sociale Polifunzionale
per disabili minori e adulti, pensato come un luogo di accoglienza
per le persone che necessitano di
un sostegno durante la giornata e
che hanno bisogno di interventi
S
specifici di tipo terapeutico, riabilitativo, di apprendistato e inserimento sociale e lavorativo, insomma un presidio di benessere sul
territorio. Il Centro ospiterà 30
persone, tra minori dagli 11 ai 18
anni e adulti dai 19 ai 30 anni,
autonomi e semiautonomi. In primavera, con il ventennale del
Consorzio, la posa della prima
pietra, alla presenza del Presidente di A.G.C.I., Rosario Altieri.
Ma il Centro Polifunzionale è
solo una parte del progetto. Parallelamente è partita la bonifica del
terreno: si è provveduto alla pulizia e alla recinzione della tenuta, è
stato effettuato il “sovescio” del
terreno, cioè una pratica agronomica consistente nell’interramento di apposite colture allo scopo di
mantenere o aumentare la fertilità
dello stesso, secondo i principi
dell’agricoltura biologica e dell’agricoltura biodinamica.
Sì, perché oltre alle attività più
o meno convenzionali previste nel
Centro Polifunzionale, si intende
offrire ai ragazzi disabili un’opportunità di professionalizzazione
e di inserimento al lavoro, con gli
strumenti della terapia occupazionale, attraverso appunto l’agricoltura biodinamica. Si tratta in
sostanza di una modalità di coltivazione che utilizza, oltre alle tecniche dell’agricoltura biologica,
altre derivanti dagli insegnamenti
di Rudolf Steiner, filosofo e pedagogista austriaco e che prevede la
considerazione dei cicli astronomici e lunari nel calendario delle
lavorazioni. Il terreno è trattato
come un enorme laboratorio,
AGCI / Febbraio 2016 / 24
“dinamizzato” con preparati a base
di sostanze naturali e letame, per
incrementare la sua vitalità e le sue
difese; la concimazione, la coltivazione e l’allevamento sono attuati
con modalità che rispettano e promuovono la fertilità del terreno.
Secondo il metodo biodinamico,
infatti, la fertilità e la vitalità del
terreno devono essere ottenute con
mezzi naturali: compost prodotto
da concime solido da cortile, materiale vegetale come fertilizzante,
rotazioni colturali, pesticidi a base
di sostanze minerali e vegetali.
Insomma, accanto al Centro
Polifunzionale, vi sarà la possibilità per i ragazzi disabili di acquisire competenze e formazione nel
campo della biodinamica, insieme
all’opportunità di essere inseriti
nel mondo del lavoro, attraverso il
sostegno per la creazione di
impresa; ma il fondo di Apice
offrirà anche la possibilità di fare
un’esperienza di cittadinanza attiva e di sentirsi utili in un progetto
di crescita personale per arrivare
alla costruzione di un futuro autonomo e dignitoso.
Quella tra lavoro agricolo e
disabilità può essere una sinergia
molto valida dal momento che,
soprattutto per i disabili psichici,
il lavoro manuale e fisico può
costituire una dimensione di crescita personale e lavorativa importante, tale da mettere in risalto le
qualità e la produttività del giovane stesso in un contesto compatibile con la propria disabilità, poiché all’aria aperta ed in un
ambiente libero.
Ma non è tutto: il Centro offri-
Sociale
rà la possibilità di svolgere attività
ricreative/riabilitative nella piscina coperta, prevista tra gli spazi
funzionali della tenuta, oltre che le
attività ludico-ricreative e riabilitative, tra cui:
– Attività laboratoriali per il
recupero delle autonomie e la promozione di abilità sociali;
– Attività laboratoriali a supporto del processo di integrazione
(laboratorio di carta riciclata;
laboratorio di ceramica; laboratorio di attività manuali/espressive e
découpage; laboratorio di cucina;
laboratorio di materiale plastico);
– Laboratorio di art therapy;
– Pet therapy;
– Scuola di radio con attivazione di una radio web;
– Laboratorio di informatica;
– Attività finalizzate all’orientamento al lavoro;
– Attività sportive – nuoto e
ginnastica dolce;
Iniziative in favore dei caregiver, attraverso la formazione di un
gruppo Auto-Mutuo-Aiuto,
di un gruppo psicologico esperienziale di sostegno ai care giver, la
creazione di un laboratorio
di
educazione e aggiornamento per
caregiver, l’attivazione di una
pagina web
collegata e di un
sito istituzionale per facilitare la
costruzione della comunità dei
caregiver.
Appuntamento in primavera per la posa della prima pietra!
*Responsabile Ufficio Comunicazione
Consorzio SOL.CO. Napoli
AGCI / Febbraio 2016 / 25
LA FORMAZIONE
CONTINUA
NELLA COOPERAZIONE
Le politiche e le attività di Fon.Coop:
valori, risultati, prospettive
Formazione
Gabriella Urbani
uando la formazione crea valore per la
cooperazione e i
suoi
lavoratori,
quando un Fondo
Interprofessionale
come Fon.Coop dimostra di saper
rispondere alle molteplici esigenze di sviluppo e di competitività
dell’economia sociale con specifiche politiche di indirizzo e di
finanziamento delle attività formative.
Sono questi, in estrema sintesi,
i temi presentati nel volume La
formazione continua nella cooperazione. Le politiche e le attività
di Fon.Coop: valori, risultati,
prospettive uscito a fine 2015 per
le edizioni Il Mulino, nella collana
“Storia e studi cooperativi” del
Centro italiano di documentazione
sulla cooperazione e l’economia
sociale.
I saggi dei due curatori del
libro, Marco Ruffino, docente dell’Università di Bologna, e Paolo
Venturi direttore di Aiccon presentano un’analisi dell’universo cooperativo e del non-profit dal punto
di vista delle prospettive formative
sul quale poi è misurato il posizionamento e l’azione di Fon.Coop.
In particolare l’analisi di Venturi, insieme a Sara Rago, sui dati
2001-2011 del censimento Istat
sul mondo dell’economia sociale
fanno emergere quelle caratteristiche generali che Marco Ruffino,
nella sua analisi dei dati di
Fon.Coop, può assumere per contestualizzare le politiche del
Fondo e le risposte ottenute.
tamenti delle imprese non solo
offrendo finanziamenti congrui e
servizi personalizzati, ma anche
stimolando le attività più innovative e portatrici di cambiamento.
Proprio sul lato dell’innovazione, un termine che accomuna i due
saggi è morfogenesi, intesa come
capacità di evolversi differenziando le proprie specificità interne.
Venturi e Rago scrivono: “… la
scelta strategica effettuata da
molte cooperative di esplorare
nuovi settori di attività diversi da
quelli in cui finora avevano operato e che si ripercuote anche nelle
caratteristiche strutturali e nelle
forme assunte da tali soggetti
imprenditoriali (morfogenesi)”.
Questo avviene in particolare
nello specifico della cooperazione
sociale, ove si osserva un’apertura
“ad ambiti operativi inesplorati,
seppur già pre-esistenti ed in precedenza coperti da altre forme di
imprenditorialità […] cui ne consegue un riadattamento organizzativo e settoriale”.
Q
Venturi e Rago individuano nei
dati Istat la tradizionale funzione
anticiclica dell’economia sociale
correlata alla capacità di innovare
e dare risposta ai bisogni dei cittadini. Il saggio Marco Ruffino
mostra come la naturale propensione alla formazione dell’economia sociale sia stata governata dal
Fondo, che ha inciso sui compor-
AGCI / Febbraio 2016 / 26
Dall’analisi di Ruffino i fenomeni di morfogenesi si verificano
soprattutto nella cooperazione
sociale, che rappresenta circa il
43% delle aderenti, dislocate tradizionalmente nei settori dei servizi alle persone e alle imprese, ma
anche in agricoltura, nei trasporti,
nella ristorazione. Su questo Ruffino a riguardo scrive: “Siamo
dunque in presenza di una capacità innovativa non teorizzata ma
direttamente praticata anche da
parte di soggetti di non rilevante
dimensione, non omogeneamente
sostenere l’innovazione ed il riposizionamento con specifiche politiche di finanziamento della formazione e la sua presenza nella
cooperazione e nell’economia
sociale potrà diventare sempre più
incisiva e diffusa.
Da segnalare infine il saggio di
Carlo Scarzanella, presidente del
Fondo dal 2012 al 2015, che
approfondisce il contesto normativo nel quale opera Fon.Coop in
quanto Fondo Interprofessionale e
AGCI / Febbraio 2016 / 27
analizza il ruolo dei Fondi nel
sistema della Formazione Continua. Anche alla luce degli ultimi
accadimenti, che sembrano attribuire ai Fondi la natura di organismi di diritto pubblico da parte di
alcune autorità pubbliche, il saggio offre una base chiara per comprendere la complessità nella
quale i Fondi hanno operato ed
operano, sottolinea la loro specificità di organismi posti tra Stato e
Mercato, e propone una serie di
riflessioni per le azioni future.
Formazione
diffusa ma con esiti aggregati
significativamente evidenti alla
rilevazione statistica. Sono terreni
e processi che spontaneamente
interrogano Fon.Coop, aprendo
potenziali spazi di allargamento
del proprio ruolo, in un inedito
rapporto di valore fra «morfogenesi» (come supportare il cambiamento) ed «omeostasi» (qui nel
positivo significato di garanzia
del mantenimento dell’equilibrio
fra eguaglianza ed equità).
Il Fondo ha dato prova di saper
PROGETTO BRICKS
IL CONSORZIO MEUCCIO RUINI
PROMUOVE IL FORMATORE DI CANTIERE:
UN NUOVO FORMATORE PER UNA
NUOVA MODALITÀ FORMATIVA
Formazione
Micaela Di Gennaro
ra i vari profili presi
in considerazione dal
progetto BRICKS,
viene introdotta la
figura del Formatore
di Cantiere, ovvero
colui al quale è affidata la formazione
degli addetti direttamente nel cantiere sulla base dell’Assisted On
the Job Training (AOJT) metodologia che si avvale delle nuove
tecnologie e-learning per l’integrazione del supporto teorico.
Per Formatore di Cantiere si
intende un profilo preposto ad
aumentare e omogeneizzare il
livello professionale degli addetti
in modo da ottenere risultati sempre più in linea con le esigenze
produttive e con un contesto competitivo e in rapida evoluzione.
Il Formatore di Cantiere (di
seguito FdC), affianca il lavoratore in collaborazione con i Responsabili Preposti presenti, astenendosi dal fornire disposizioni operative dirette al personale discente,
presente all’interno del cantiere
stesso.
Sostanzialmente egli svolge il
suo ruolo sulla base delle sue
competenze specialistiche ed
effettuando il coaching di discenti
“sul campo” (il cantiere), assistito
dall’uso qualificato di mezzi formativi oggi molto diffusi (e-learning, CBT, evidenze esistenti in
Rete in materia, filmati, ecc.).
Si tratta della ri-visitazione del
tradizionale “on the job training”
(OJT) che è stato aggiornato grazie all’ausilio delle nuove tecnologie, proponendo un modello, snel-
T
lo, flessibile che mantiene i vantaggi dell’OJT, in particolare,
l’imparare “facendo”, tramite un
feedback continuo con il docente e
li integra con un supporto teorico
adeguato grazie alla disponibilità
dell’e-learning.
A ciò si aggiunge che, l’accesso rapido all’intero mondo Web,
consente ai più motivati, ampie
possibilità di confronto con altre
esperienze, la ricerca di novità e
aggiornamenti sulle metodologie
e tecniche impiegate e, non ultimo, l’accesso a Forum specifici
dove confrontare le proprie esperienze con altri.
Il profilo
del Formatore di Cantiere
Normalmente, il FdC è una
risorsa dell’Azienda che, oltre alle
mansioni che lo coinvolgono
direttamente nello sviluppo del
Cantiere, svolge il ruolo aggiuntivo di Formatore.
Tali competenze supplementari, che ne arricchiscono il profilo
rispetto ad un addetto aziendale
tradizionale del settore, consistono nella:
– Capacità di individuare le
ripercussioni delle tecnologie che
attengono all’impiantistica energetica e all’ambito edilizio sugli
aspetti energetici e ambientali e
nell’ambito lavorativo specifico,
con particolare riguardo ad una
visione e comprensione del “Sistema/Edificio/Impianto” e dei sottosistemi che lo costituiscono.
– Capacità di operare secondo
le regole dell’arte nel settore della
AGCI / Febbraio 2016 / 28
tecnologia specifica di sua competenza.
– Capacità di individuare ed
applicare le disposizioni di legge
in materia di sicurezza sul lavoro.
– Capacità di coaching, in termini di affiancamento e supporto
degli allievi lungo il percorso di
sviluppo delle prestazioni proprie
e altrui, con capacità di variare le
azioni formative a seconda delle
esigenze e delle risposte del singolo allievo, facendo in modo che
l’allievo “impari operativamente”
con un processo di monitoraggio
dell’apprendimento e feedback
continuo.
– Capacità di saper gestire e
sorvegliare attività esposte a cambiamenti imprevedibili.
– Capacità di valutare l’allievo
alla conclusione del percorso
anche in termini di conoscenze,
abilità e prestazioni.
In conclusione si può affermare che il FdC rappresenta per le
Aziende un investimento, anche
significativo, ma che può essere
ripagato con la maggiore qualità
ed adeguatezza delle risorse
impiegate e con un risparmio
complessivo derivante dalla riduzione degli interventi correttivi e
dall’aumento della qualità del prodotto finale.
C.R.eS.C.O
UN PROGETTO PER PROMUOVERE
LA QUALITÀ E INNOVARE
LE COMPETENZE COMPLESSIVE
DELLE STRUTTURE PER L’INFANZIA
Formazione
Marieli Ruini
l Consorzio Meuccio Ruini
in risposta all’avviso 25 di
FonCoop, “Piani formativi
aziendali concordati settoriali”, ha presentato un progetto, in procinto di essere
avviato, dal titolo “Comunicazione, Relazione e
Sostegno alla Crescita e all’Organizzazione” (C.R.eS.C.O) dedicato
alle cooperative AGCI del settore
sociale.
Quest’ultimo, riveste per il
mondo della cooperazione un’importanza particolare essendo uno
dei più consistenti in senso quantitativo poiché impegna il 18% delle
cooperative e il 23% del totale
degli addetti e anche perché l’attenzione al sociale rispecchia nella
misura maggiore i valori di partecipazione, democrazia e mutualità
della cooperazione.
In tale ambito gli asili nido e le
scuole d’infanzia rappresentano
uno dei focus cruciali e maggiormente degni di attenzione poiché il
nido è il primo e più complesso
ambiente extra-familiare che il
bambino incontra nella sua vita.
Consapevole di quanto oggi sia
necessario investire a livello organizzativo sul piano della comunicazione, delle relazioni con le
famiglie e della interculturalità e
sullo sviluppo delle competenze
specialistiche del personale dipendente, il Consorzio Meuccio
Ruini ha realizzato un Piano formativo innovativo che fornisce un
supporto complessivo ai vari ruoli
professionali delle Cooperative
aderenti al progetto, promuovendone sia il miglioramento organizzativo, sia l’aggiornamento delle
I
competenze specialistiche degli
educatori.
Il progetto C.R.eS.C.O, infatti,
non è solo formazione, comprende
anche altre attività indirizzate a
migliorare globalmente la qualità
dei servizi forniti.
In particolare la prevista azione
di ricerca sarà fondamentale per
comprendere la valenza innovativa
dell’offerta educativa sul mercato
italiano e dei nuovi metodi che
meglio possono rispondere alle esigenze dei bambini e delle famiglie.
Tale base euristica supporterà lo
sviluppo dei percorsi formativi che
rispecchiano l’offerta di servizi
delle strutture nido/scuola per l’infanzia a 360°, cioè comprendendo
formazione e aggiornamento delle
competenze sia rispetto alla gestione organizzativa sia rispetto ai
modelli e strumenti educativi,
inclusa una più ampia prospettiva
di potenziali finanziamenti sia a
livello nazionale che europeo.
Le attività avranno luogo in 7
regioni: Lombardia, Lazio, Abruzzo, Campania, Basilicata,
Calabria, e Sicilia. Le cooperative
beneficiarie del progetto appartengono
allo
stesso
ambito
educativo/formativo per l’infanzia
e mostrano stili consolidati, accomunati da una costante attenzione
alle dinamiche interne e alla qualità del rapporto con le persone.
L’iniziativa, della durata di 1
anno, si concluderà con l’organizzazione di una conferenza nazionale dedicata a favorire il dialogo e la
conoscenza dei risultati raggiunti,
che avrà luogo a Roma con un alto
livello di coinvolgimento istituzionale.
AGCI / Febbraio 2016 / 30
Obiettivi generali
di C.R.eS.C.O
Fornire competenze aggiornate ai ruoli manageriali e
di coordinamento per promuovere il cambiamento nella
gestione organizzativa e la
qualità del servizio;
Fornire competenze aggiornate agli educatori per
relazionarsi in maniera efficace con i colleghi, i genitori, i
bambini;
Fornire conoscenze per
individuare le opportunità di
sviluppo e crescita d’impresa
legate ai piani nazionali, territoriali ed europei.
Il 9 febbraio scorso a
Roma, presso il Senato
della Repubblica, i primi
firmatari senatori del Pd
Massimo Caleo e Stefano
Vaccari hanno presentato alla stampa il disegno
di legge dal titolo
“Disposizioni per il contrasto delle false cooperative”, sottoscritto da
altri 34 colleghi di Pd,
Ala, Ap, Autonomie,
Misto.Alla conferenza
stampa, che si è tenuta
presso la sala Caduti di
Nassirya
di
Palazzo
Madama, hanno partecipato, accanto ai firmatari: Rosario Altieri, presidente nazionale Alleanza Cooperative Italiane e
AGCI; Mauro Lusetti,
presidente
nazionale
Legacoop e copresidente
nazionale dell’Alleanza;
Maurizio Gardini, presidente Nazionale Confcooperative e copresidente nazionale dell’Alleanza. Presenti anche i
“Conoscere per
decidere, decidere
per innovare”
Corso di cultura
politica per giovani
imprenditori
AGCI, in collaborazione
con la Fondazione Giovanni Spadolini “Nuova
Antologia”, sta organizzando un Corso di cultura politica rivolto ai giovani imprenditori dal
titolo “Conoscere per
decidere, decidere per
innovare”.
A breve sarà pubblicato
il programma dell’iniziativa, ma sin da ora è possibile richiedere informazioni al riguardo
all’indirizzo di posta
elettronica [email protected]
Servizio Civile AGCI
Lavorare con e per
gli altri: l’esperienza
di Ilaria Lulli, 19 anni,
studentessa
Dopo aver sostenuto il
colloquio ed essere risultata idonea, ad ottobre
2015 ho iniziato la mia
esperienza di servizio
civile presso la cooperativa Ludus. Questa struttura si occupa di offrire
una serie di servizi inerenti all’infanzia ed alla
famiglia, cercando di stimolare la ricerca di soluzioni flessibili ed innovative in campo educativo
per migliorare la qualità
della vita quotidiana
AGCI / Febbraio 2016 / 31
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Appuntamenti
ALLEANZA
COOPERATIVE
Presentato in Senato
DDl contro false
cooperative
direttori Filippo Turi
(AGCI) e Giancarlo Ferrari (Legacoop), Vincenzo
Mannino
(Segretario
Generale Confcooperative), Carlo Scarzanella
componente Ufficio di
Presidenza Alleanza e
Presidenza AGCI, Stefania Serafini Responsabile
Progetti di Rete Legacoop. Il Presidente Altieri,
auspicando una rapida
approvazione del provvedimento, ha ringraziato i senatori firmatari
per la tempestività con
la quale hanno raccolto
il “grido di dolore” degli
oltre 100mila cittadini
firmatari della petizione
popolare e che hanno
ritenuto assurde le accuse rivolte alla buona cooperazione. “Un grido di
dolore che riguarda il
Paese intero e non solo
la cooperazione, che
rappresenta una forma
di impresa fondamentale sia sul versante economico, sia su quello dell’inclusione e della socialità. Difendiamo dunque
una realtà che assicura
inclusione, una realtà
produttiva che non delocalizza, non trasferisce
capitali e lavoro, che cresce e fa crescere insieme
a sé il proprio territorio.
Il ruolo sociale della
cooperazione - ha concluso Altieri - è fondamentale per un futuro
in cui non solo cresca la
ricchezza ma si realizzi
una distribuzione più
equa della stessa”.
delle famiglie e recuperare i valori delle relazioni parentali. Grazie al
servizio civile ed al progetto “Cresciamo insieme sul territorio”, a cui
sto partecipando, sono
riuscita a comprendere
cosa vuol dire “lavorare
con e per gli altri”, aiutandosi a vicenda e cercando insieme di raggiungere gli obiettivi
predisposti.
Lavorare e mettersi a
disposizione dei bambini,
a mio parere, è uno dei
lavori più stimolanti e
belli che si possa intraprendere, grazie al quale,
dopo tanta fatica, si
ottengono molte soddisfazioni. Bisogna saper
condividere con le altre
colleghe gioie, soddisfazioni, ma anche problemi
e dispiaceri perché, solo
provando a risolverli
insieme, si può raggiungere un risultato soddisfacente e concreto. Prendersi cura del prossimo in
generale ed assumersi
delle responsabilità nei
suoi confronti permette
di crescere, migliorarsi e,
a mio avviso, completarsi come persone. Essendo a metà del mio percorso, posso riconoscere
che ho ancora tanto da
imparare ma posso inoltre dire che, comunque,
le esperienze fino ad
oggi maturate mi hanno
fatto crescere ed avere
una visione più ampia su
quello che potrà essere il
mio lavoro futuro.